domenica 11 settembre 2022

La Santissima Vergine Maria chiedeva che fosse scavato un pozzo vicino al pero.

 

La storia del pozzo

Già nel 1965, nei messaggi del 6 e 13 agosto 1965, la Vergine Santissima promise che una sorgente sarebbe sgorgata in questo luogo e che avrebbe purificato l’anima e il corpo. Il 21 ottobre 1966, Mamma Rosa annunciò durante l’apparizione che il giorno precedente, l’Eterno Padre era sceso 7 volte, aveva fatto il giro del piccolo giardino e che la Santissima Vergine Maria chiedeva che fosse scavato un pozzo vicino al pero. La Madonna chiese ai pellegrini che si erano affollati intorno al pero di allontanarsi, in modo che l’Arcangelo San Michele potesse conficcare la sua spada in un cerchio che una pellegrina aveva disegnato con una pala. Mamma Rosa ripeté il messaggio dettato dalla Vergine Santissima: “Figlia mia, ti posso confermare che qui c’è l’acqua. Una fonte di acqua di salvezza per molte anime deve sorgere per purificare l’anima e il corpo”. Una pellegrina torinese, Lucia Cristino, sotto la direzione di Mamma Rosa, dopo aver baciato la terra dove sarebbe sgorgata l’acqua, diede qualche colpo con la pala in quel punto.

Allora Mamma Rosa le disse: “Ora San Michele conficca la sua spada. Mettiti in ginocchio perché il Padre Eterno, il Figlio e lo Spirito Santo sono tutti presenti. Sono qui con molti Angeli. San Michele sta conficcando la sua spada”.

La Madonna ha detto: “Pregate molto, figli miei! Pregate, consolate il mio Cuore che tanto soffre, così come quello di mio Figlio Gesù. Preparate questo pozzo al più presto, in modo che molte anime possano venire a questa fonte! Vi benedico, figli miei e vi stringo tra le mie braccia”.

La Beata Vergine invitò i presenti a portare una pietra per la costruzione del pozzo.

Il giorno dopo l’ingegnere Pellagatti portò un blocco di marmo bianco, e fu la prima pietra che Lei ricevette. Questo blocco di marmo insieme ad alcuni altri blocchi di pietra sono murati nella base del gradino di granito sul lato del pozzo. Il 28 ottobre, dopo le preghiere, prima gli uomini, e poi le donne, furono invitati a mettere mano alla pala per iniziare lo scavo. Dopo l’apparizione, Rosa annunciò che la Beata Vergine si era presentata accompagnata da San Michele, San Gabriele, San Raffaele. Che era molto bella e indossava un mantello tutto d’oro. Teneva in mano un rosario di rose bianche che terminava con una croce con due rose rosse. Con il rosario in mano, la Madonna fece un cerchio sopra il pozzo in costruzione, girando intorno ai pellegrini, poi scese all’interno.

Disse: “L’acqua sarà molto limpida, molto fresca e miracolosa”.

Il 4 novembre non fu possibile eseguire i lavori di scavo a causa del maltempo. I giorni seguenti, Giuseppe, il marito di Mamma Rosa, iniziò a scavare. Venerdì 11 novembre, don Mario Garbarino di Recco, quel giorno presente nel piccolo giardino, benedisse lo scavo per il futuro pozzo. Nel messaggio del 18 novembre, la Mamma Celeste annunciò che da questo pozzo sarebbe sgorgata un’acqua miracolosa. A fine giornata Mamma Rosa chiamò l’ingegnere Pellagatti per chiedergli di occuparsi dei lavori. Martedì 22 novembre l’ingegnere si recò a San Damiano e mamma Rosa gli disse che la Madonna voleva che andasse a trovare il colonnello responsabile della base militare per chiedergli aiuto per scavare il pozzo. Di fronte alla sua esitazione per questa strana richiesta, Mamma Rosa lo rassicurò dicendogli che avrebbe saputo cosa dire al momento giusto.
Dopo diversi tentativi in questa direzione, l’ingegnere si rese conto che non avrebbe potuto ottenere aiuto da lì. Si mise quindi alla ricerca di un’impresa che potesse costruire il pozzo, ma molti rifiutarono il lavoro per paura di essere derisi.

Durante l’apparizione di venerdì 25, la Madonna chiese ad un uomo di gettare nella fossa del futuro pozzo dell’acqua che una figlia spirituale di Padre Pio aveva prelevato dall’antico pozzo medievale del Convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo che non veniva utilizzato da anni.

Durante la stessa apparizione, la Madonna chiese di continuare la perforazione a mano (cosa che secondo l’ingegnere avrebbe rallentato i lavori) e che l’interno del pozzo fosse fatto in mattoni. Il marito di mamma Rosa, Pino, proseguì quindi lo scavo a mano. Il 2 dicembre l’ingegnere si accorse che in fondo al pozzo c’era dell’acqua, ne mise un po’ in una bottiglia, quell’acqua era torbida ma mamma Rosa assicurò che era l’acqua giusta e insistette perché si continuassero i lavori. Tramite la mediazione di un sacerdote, fu trovato un esperto di perforazione manuale dei pozzi, il Sig. Bertani. A causa del maltempo i lavori non si potevano iniziare subito. Fu il 10 dicembre che iniziarono i lavori di scavo manuale. Trovarono l’acqua velocemente, ma la Madonna desiderava che si continuasse a scavare perché secondo le Sue parole a 12m di profondità si sarebbe trovata la “giastra” (questo termine significa in dialetto piacentino una lastra di conglomerato stratificato) e al di sotto di quella c’era un acqua molto ricca. L’ingegnere dubitò dell’esistenza di questa “giastra” e, avendo sentito ciò, mamma Rosa lo rimproverò per la sua incredulità. I giorni successivi, l’ingegnere si recò sul posto dov’era il cantiere, ma purtroppo il signor Bertani non potè proseguire il lavoro a causa di uno strato di terreno troppo duro da scavare.

La Madonna volle che qualcuno portasse un campione d’acqua a Padre Pio e mamma Rosa designò l’ingegnere, che non ne era molto felice a causa della severità di Padre Pio. Quindi l’ingegnere partì con diverse bottigliette contenenti l’acqua del pozzo. Molti profumi di rose, violette, garofani, mughetto e tabacco accompagnarono il suo viaggio. Per incontrare Padre Pio, dovette registrarsi per la confessione. Quando arrivò il suo turno, dimenticò il discorso che aveva preparato. Balbettò qualcosa mostrando il campione d’acqua, Padre Pio gli sussurrò: “dille che va bene”, e poi aggiunse a gran voce, “e ora confessati!”
Il 18 novembre l’ingegnere tornò a San Damiano. Sia lui che la cerchia di mamma Rosa erano contenti della risposta di Padre Pio, ma mamma Rosa non era soddisfatta e insisteva che si proseguissero il lavori di scavo per trovare questa “giastra”. L’ingegnere era deluso, pronto a rinunciare a tutto a causa delle difficoltà di continuare i lavori, se ne andò scoraggiato perché non poteva fare di più e soprattutto, perché non poteva soddisfare i desideri della Madre Celeste. Ma, la notte, fece un sogno: una porta si apriva e nella penombra apparve la Madonna vestita di nero, e lo abbracciò così forte che si svegliò. Il giorno dopo andò a San Damiano e raccontò a mamma Rosa il suo sogno. Lei gli disse che la Madonna aveva nel cuore la costruzione di questo pozzo, che molti mettevano ostacoli e Lei doveva lottare contro chi non lo voleva, ma la preghiera avrebbe potuto eliminare questi ostacoli.
Nel frattempo, durante l’inverno del 1967, fu costruita la parte esterna del pozzo. La struttura metallica della cupola, del peso di 75 kg, fu realizzata da un fabbro di Rizzolo. Un pellegrino di Milano donò la statua in bronzo della Vergine Santissima, che sormonta la cupola e che rappresenta la Madonna di Lourdes. Fu posizionata con lo sguardo in direzione della chiesa. Alla fine di questi lavori furono stampate 26.000 cartoline a colori, che riproducevano una foto del pozzo scattata da un giovane ingegnere milanese.

Mamma Rosa chiese che dietro la foto vi fosse questa scritta: “Questo è il pozzo dove Io mi presento per dare luce al mondo e per guarire l’anima e il corpo di tante persone”.

Il 3 marzo 1967, il vescovo Filippo Rauco benedisse il pozzo alla presenza di molti pellegrini.
Venerdì 11 agosto 1967, come previsto, il pozzo si prosciugò. Mamma Rosa era delusa perché non c’era più acqua per i pellegrini. Mi disse di tornare da Padre Pio per chiedergli cosa dovessimo fare. L’ingegnere Pellagatti non era molto convinto dell’utilità di questo viaggio, pensando che avesse più senso richiamare gli operai per scavare ulteriormente. Mamma Rosa fu irremovibile nella sua decisione e affermò: “La Madonna così vuole!”. Mamma Rosa era veramente uno strumento della Madonna, perché tutte queste intuizioni non potevano venire da lei, umile contadina, e l’ingegnere si rese ben conto che ogni volta che lo contraddiceva nelle sue decisioni aveva ragione, perché i suoi pensieri provenivano dall’alto.

L’ingegnere partì subito per San Giovanni Rotondo, e gli venne detto che doveva aspettare una settimana per incontrare Padre Pio. Siccome gli era stato detto che, in caso di necessità, si sarebbe potuto rivolgere ad un certo Sandro Erario che solitamente si trovava in un bar vicino al convento, si recò lì a cercarlo; gli dissero che non era ancora stato visto in quel giorno, proprio in quel momento il signor Sandro arrivò dicendo che stava pregando in chiesa e che aveva sentito la sensazione che qualcuno fuori lo stesse cercando.

Gli diede un biglietto per confessarsi da Padre Pio, che gli permise di non aspettare. Arrivato il suo turno, alla fine della confessione, l’ingegnere gli mostrò la bottiglia contenente l’acqua del pozzo, Padre Pio la riconobbe e la benedisse. Gli raccontò del problema del prosciugamento del pozzo e a nome di mamma Rosa, gli chiede cosa fare. Padre Pio lo guardò dritto negli occhi e disse: “A puzza!”. L’ingegnere gli disse che non capiva, Padre Pio ripetè con fermezza: “A puzza!” E di nuovo l’ingegnere gli chiese spiegazione. “A puzza!” E facendogli segno di andarsene, aggiunse improvvisamente: “Cappa! Cappa! Cappa!” (Vai!Vai! Vai!).

L’ingegnere partì a mani vuote, deluso per non aver capito il messaggio di Padre Pio. Sulla via del ritorno, in macchina, dei misteriosi profumi alternati a odori di tabacco gli portarono serenità nel cuore e gli fecero capire che il suo dovere era solamente obbedire. Si rese conto che solo mamma Rosa era il vero “strumento” e lui era solo un “mezzo”!

Tornato a San Damiano, disse che non aveva concluso nulla dal suo incontro con Padre Pio. Mamma Rosa decise di iniziare subito i lavori e di fare contemporaneamente allo scavo una guaina in mattoni. La notte successiva, l’ingegnere si svegliò nel cuore della notte come se qualcuno lo avesse scosso. Un dubbio lo invase: e se nel fondo del pozzo ci fossero emanazioni di gas metano e durante i lavori queste emanazioni fossero peggiorate? All’alba chiamò a San Damiano per dire che prima di iniziare i lavori bisognava controllare che non ci fossero emissioni di gas. Pino calò una candela accesa, e questa bruciò in un istante.

Dunque, in fondo al pozzo, c’era veramente un cattivo odore come gli aveva detto Padre Pio. Tutto ciò aveva evitato, per un pelo, una catastrofe.

Venne installato un sistema di aerazione. I lavori poterono cominciare e contemporaneamente allo scavo venne realizzata una guaina in mattoni. Il 14 settembre l’operaio che scavava in fondo al pozzo segnalò un “muro”, a 12 metri di profondità: la “giastra”, come da diversi mesi era stata annunciata a mamma Rosa. L’affermazione categorica dell’esistenza di questo strato di sedimenti e la certezza che si trovasse a 12 metri di profondità, dimostrano lo straordinario carisma dell’umile contadina. È inconcepibile che in quel luogo si trovasse uno strato di roccia così sottile a livello così poco profondo, soprattutto perché non era stata trovata negli altri pozzi scavati nelle immediate vicinanze.

Il 22 settembre, mamma Rosa riferì all’ingegnere che la Vergine Santissima, voleva che scendesse nel pozzo e recitasse un pater, ave e gloria, voltandosi verso i quattro punti cardinali, cosa che lui subito eseguì con gioia. L’ingegnere allora pensò che non servisse più continuare i lavori di scavo, ma mamma Rosa insistette che si continuasse a scavare e velocemente. I lavori non potevano essere svolti manualmente, si doveva procedere con le macchine, mamma Rosa accettò a una condizione: che non fosse strappata dal pero nemmeno una foglia.

A partire dal 25 ottobre 1967 i lavori proseguirono. Per i restanti 5 metri venne installato un tubo di ferro di 50 cm di diametro, catramato e su cui erano stati praticati dei fori. Il 27 ottobre, finiti i lavori, mamma Rosa si rivolse all’ingegnere e gli disse che la Madonna era contenta del risultato.

Che sollievo! La costruzione di questo pozzo ha incontrato difficoltà a causa di problemi materiali, ma anche a causa delle forze avverse che si stavano scatenando. Grazie alla perseveranza di mamma Rosa, il pozzo è stato realizzato. In un primo momento Pino, il marito di mamma Rosa, fu incaricato di estrarre l’acqua dal pozzo con un secchio per darla ai pellegrini che accorrevano sempre più numerosi, con recipienti di ogni tipo, e lo doveva fare per molte volte al giorno, tanto che, nel 1968, si rese necessario installare una pompa elettrica.
Dopo dodici anni di uso continuo del pozzo, ci si accorse che l’acqua aveva tracce molto piccole di impurità dovute al fatto che la cupola non era ermetica. Mamma Rosa allora incaricò l’ingegnere di mettersi in contatto con un’impresa locale per risolvere questo problema.

Una volta completato il lavoro, mamma Rosa chiese all’ingegnere di prelevare due bottiglie di acqua miracolosa e portarla ad analizzare in un laboratorio per verificare che fosse sicura da bere. Le analisi effettuate il 16 dicembre dello stesso anno sono state positive.

AMDG et DVM

Ratzinger, Tyconio, e Fatima...

 

Ratzinger, Tyconio, e Fatima: Una chiave interpretativa per la fine dei tempi (Versione Abbreviata)

9 Settembre 2022 Pubblicato da  28 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, qualche lettore aveva chiesto se fosse possibile avere una versione più breve dell’articolo pubblicato ieri su Ratzinger, Tyconio e Fatima. L’Autore – che ringraziamo di cuore –  molto cortesemente ha inviato questo testo. Buona lettura.

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Ratzinger, Tyconio, e Fatima: Una chiave interpretativa per la fine dei tempi

 

Di Un’Anima Mariana

 

Non è un compito facile comprendere l’attuale crisi del male all’interno della Chiesa, che a volte può sembrare schiacciante. Benedetto XVI ha indicato che la teologia di Tyconio può aiutare la Chiesa a capire come smascherare e infine sconfiggere il male dei “falsi fratelli” che si nascondono al suo interno. Le intuizioni di Tyconio si sovrappongono in vari modi al messaggio di Fatima. Se consideriamo i commenti di Benedetto su Fatima alla luce della teologia tyconiana dei tempi finali, ci viene offerta una prospettiva unica sulla natura della Chiesa e dell’anti-Chiesa durante il loro confronto finale.

 

 

“I vescovi fanno, sotto l’apparenza di un dono della Chiesa, ciò che fa avanzare la volontà del diavolo”.

 

– Tyconio, Commento all’Apocalisse, IV secolo.

 

“L’Anticristo appartiene alla Chiesa, cresce in essa e con essa fino alla grande discessio, che dà inizio alla revelatio finale.”

 

– Joseph Ratzinger, Osservazioni sul concetto di Chiesa di Tyconio, 1956.

 

“Non è possibile che la Chiesa sopravviva se rinvia passivamente alla fine dei tempi la soluzione del conflitto che dilania il ‘corpo bipartito'”.

 

– Giorgio Agamben, Il mistero del male: Benedetto XVI e i tempi della fine, 2013.

 

 

Durante l’udienza generale di mercoledì 22 aprile 2009, Papa Benedetto XVI ha fatto un notevole riferimento a un oscuro scrittore cristiano del Nord Africa, Tyconio. Nel suo commento egli [Tyconio] vede l’Apocalisse soprattutto come un riflesso del mistero della Chiesa. Tyconio aveva raggiunto la convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: da un lato, dice, essa appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo”.[i]

 

Per Benedetto, la concezione di Tyconio di ciò che accadrà alla Chiesa nei tempi finali fornisce un importante “anello mancante” per cogliere il momento senza precedenti nell’economia della salvezza a cui il Santo Padre ritiene che la Chiesa e il mondo siano ora giunti, oltre a offrire una comprensione delle sue eccezionalmente enigmatiche “dimissioni”.

 

Già nel 1956, Joseph Ratzinger era stato incuriosito dal teologo africano del IV secolo quando, giovane sacerdote e professore in erba, elaborò e pubblicò un saggio intitolato “Osservazioni sul concetto di Chiesa di Tyconio nel ‘Liber Regularum’”.[ii] Il saggio esplora quello che Ratzinger chiama il “paradosso” di Tyconio: “il fatto che un uomo si ponga consapevolmente e volontariamente al di fuori di ogni concreta communione ecclesiale pur continuando a voler rimanere cristiano, e crede di appartenere alla vera Chiesa.”[iii]

 

Per Tyconio, la città del diavolo esiste sia fuori dalla Chiesa che dentro la Chiesa, non solo tra i pagani ma anche tra i cristiani impostori. Tyconio si riferisce quindi a una misteriosa presenza del male all’interno della storia della salvezza che si riscontra in tutta la Sacra Scrittura e culmina nella struttura bipartita della Chiesa: essa è costituita da due corpi distinti che coesistono nella stessa istituzione visibile pur essendo diametralmente opposti l’uno all’altro.

 

 

 

Il continuo scontro della Chiesa con il diavolo è il tema centrale del commento di Tyconio, che tuttavia si preoccupa in modo particolare della guerra che si combatte all’interno della Chiesa. Il termine “anti-Chiesa” è una denominazione appropriata per il corpo del diavolo, perché il suo corpo si maschera da Chiesa.

 

Tyconio identifica questo corpo nemico che si camuffa con gli ornamenti esteriori della Chiesa usando due termini biblici che considera intercambiabili: il “mistero dell’iniquità”[iv] e l'”abominio della desolazione”.[v]  Secondo Tyconio, questa entità iniqua, abominevole e avversa sarà pienamente rivelata solo al momento di quella che Tyconio chiama la grande discessio (2 Thes 2,3). Molte traduzioni inglesi rendono questa parola come “apostasia” o “rivolta”. Il termine latino ha chiaramente il senso di una “caduta” o “separazione”. È solo al momento della “caduta” che la condizione bipartita del mondo – due città, una di Dio e una del diavolo – sarà completamente messa a nudo e mostrata in quella che sarà in realtà una divisione “tripartita” – la vera Chiesa, la falsa Chiesa e il mondo pagano.

 

Per Tyconio, è solo quando si verifica la “grande discessio” che la distinzione tra la vera Chiesa e la falsa Chiesa viene finalmente resa manifesta.

 

I cristiani fedeli di solito presumono che la “caduta” – la “separazione”, la “partenza” – sarà provocata da frotte di persone che “lasciano” la Chiesa, un esodo massiccio di non credenti. Per Tyconio, invece, è vero il contrario. Tyconio comprende che la grande “caduta” dei tempi finali non sarà causata da persone infedeli che lasceranno la Sposa di Cristo, ma piuttosto dalla Sposa di Cristo che si allontanerà da coloro che sono infedeli al suo interno. In altre parole, per Tyconio, non saranno gli infedeli ad “allontanarsi”, ma piuttosto i veri credenti, che si allontaneranno dal male all’interno della Chiesa. Un’inversione paradossale.

 

Per Tyconio, è il nuovo Israele che deve partire per il suo nuovo Esodo. La vera Chiesa stessa realizzerà la grande apostasia come via di salvezza[vi] dai suoi nemici. In un certo senso, la vera Chiesa costringerà l’apostasia alla luce, perché il corpo del diavolo, presente nei falsi fratelli che abitano la Chiesa, è già, ed è sempre stato, apostata. Questo fatto è stato solo nascosto. Come spiega Tyconio: “È necessario che l’Anticristo sia rivelato in tutto il mondo, e che allo stesso modo sia sconfitto ovunque dalla Chiesa… Ma ora è nascosto nella Chiesa”.[vii]

 

Come faranno i falsi fratelli a ingannare le persone e a farle fidare della loro guida? Su questo punto Tyconio è inequivocabilmente categorico: questi falsi fratelli si trovano spesso tra i dirigenti della Chiesa, i vescovi. “I vescovi fanno, sotto l’apparenza di un dono della Chiesa, ciò che fa avanzare la volontà del diavolo”.[viii]  I vescovi offrono alla bestia la parvenza di un agnello, mentre lui li usa come portavoce del suo programma.

 

 

Una volta attuata l’apostasia, però, la Sposa di Cristo (la vera Chiesa) si troverà a combattere non solo i falsi fratelli, ma anche il mondo pagano, che si sarà unito ai falsi fratelli in un fronte demoniaco apertamente unito: “a tutto il corpo del diavolo è stato permesso da Dio”.[ix]

 

Tyconio, Fatima, e la grande apostasia

 

Alla luce della teologia tyconiana, i vari commenti di Benedetto XVI sul significato del messaggio di Fatima assumono un nuovo significato. Diventa evidente che Benedetto XVI comprende il messaggio di Fatima nel contesto dell’affermazione di Tyconio secondo cui il male più grande per la Chiesa nei tempi finali è il male nascosto dentro di lei.

 

Durante il pellegrinaggio di Benedetto XVI a Fatima nel maggio 2010, un giornalista chiese al Santo Padre:

 

Santità, quale significato hanno oggi per noi le Apparizioni di Fatima? E quando Lei presentò il testo del terzo segreto nella Sala Stampa Vaticana, nel giugno 2000, c’erano diversi di noi e altri colleghi di allora, Le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei Papi. E’ possibile, secondo Lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi?[x]

 

Considerando che la Santa Sede aveva sostanzialmente chiuso la porta al Terzo Segreto di Fatima, la risposta di Benedetto è stata a dir poco stupefacente. Ora può anche essere percepita come “ticoniana”:

 

. . . [O]ltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. . . . Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa . . . .”[xi]

 

 

L’affermazione di Benedetto più carica dal punto di vista teologico è stato il suo commento sulla visione che designa una passione della Chiesa. Secondo la valutazione di Benedetto, la rivelazione ai tre giovani bambini di Fatima riguardava principalmente quella passione – le prossime sofferenze della Chiesa, che devono ancora manifestarsi e che si “rifletteranno nella persona del Papa”. E da dove nasceranno gli attacchi che porteranno a questa passione? Ha affermato: “Proprio dall’interno della Chiesa”.

 

 

Analizzando i commenti di Ratzinger, un autore sostiene che:

 

Quando il Cardinale parlava di “i novissimi”, si riferiva a ciò che il profeta Daniele aveva detto che sarebbe avvenuto alla fine. Si riferiva ai tempi finali – le ultime cose; o come diremmo in greco, eschata. Le cose escatologiche, i testi escatologici della Scrittura. Questo è il Terzo Segreto…”.[xii]

 

Valutando altri messaggi della Beata Vergine Maria provenienti da luoghi di apparizione approvati dalla Chiesa, si è portati a concordare in modo convincente con questo autore. Inoltre, due cardinali che hanno letto personalmente il Terzo Segreto offrono ulteriore credito a questo punto di vista. In primo luogo, il cardinale Oddi, amico personale di Papa Giovanni XXIII, che aveva discusso con lui del segreto, ha dichiarato in una testimonianza a un giornalista italiano nel 1990: “Questo [il Terzo Segreto] non ha nulla a che fare con Gorbaciov. La Beata Vergine ci stava mettendo in guardia contro l’apostasia nella Chiesa”.[xiii]   In secondo luogo, il cardinale Ciappi, teologo personale dei papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, in una comunicazione a un certo professor Baumgartner a Salisburgo, ha rivelato: “Nel Terzo Segreto si predice, tra l’altro, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dall’alto”.[xiv]

 

A conferma di questa prospettiva, p. Gabriele Amorth, l’ex esorcista capo di Roma, che ha conosciuto personalmente Padre Pio per ventisei anni, ha fatto una verifica quasi identica, che ha attribuito al grande santo cappuccino e straordinario mistico. “In effetti”, afferma, “un giorno Padre Pio mi disse molto addolorato: ‘Sai, Gabriele? È Satana che è stato introdotto nel seno della Chiesa e tra pochissimo tempo arriverà a governare una Chiesa falsa”.

 

Cronologicamente e teologicamente, cosa c’entra la “grande apostasia” con “i novissimi” a cui si riferiva Ratzinger? È il loro cardine. San Paolo afferma nella sua Seconda Lettera ai Tessalonicesi che la grande apostasia è l’evento scatenante dell’inizio delle “ultime cose”, quello che apre la porta all’avvento del “figlio della perdizione”/”l’impotente”/”l’Anticristo”.[xv]  Una volta messo in moto, non si può più tornare indietro. Il mondo e l’umanità intera saranno entrati in rotta di collisione con il destino.

 

Le dimissioni e “un Vescovo vestito di bianco”

 

Benedetto si è reso conto che, come Papa, ha dovuto avviare il “ritiro” della vera Chiesa da quella falsa per inaugurare la grande apostasia e iniziare l’esposizione dei falsi fratelli che si sono infiltrati nella Chiesa ai massimi livelli?

 

Con queste domande in mente, rivediamo la parte del Terzo Segreto (trascritta da Suor Lucia stessa) che riguarda il Papa:

 

“E vedemmo in una luce immensa che è Dio: ‘qualcosa di simile a come le persone appaiono in uno specchio quando vi passano davanti’ un Vescovo vestito di bianco – ‘avemmo l’impressione che fosse il Santo Padre’. Altri Vescovi, Sacerdoti, uomini e donne religiosi salivano su una montagna scoscesa, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi sbozzati come di un albero di sughero con la corteccia; prima di arrivarci il Santo Padre passò attraverso una grande città per metà in rovina e per metà tremante con passo fermo, afflitto dal dolore e dal dispiacere, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava sul suo cammino”.[xvi]

 

Riflettendo sulla visione di suor Lucia, Antonio Socci propone che il “vescovo vestito di bianco” e il “Santo Padre” siano in realtà due persone distinte. Egli chiede provocatoriamente: “Il ‘segreto’ che ha al centro due figure – il ‘vescovo vestito di bianco’ e un vecchio papa – ci parla del presente? Chi sono queste due figure?”.[xvii]  Inoltre, Socci nota uno sviluppo davvero sorprendente: “Il 12 maggio 2017, a Fatima, è stato lo stesso Papa Bergoglio a dire di essere ‘il vescovo vestito di bianco’.[xviii]

 

Suor Lucia è sempre stata estremamente attenta ai dettagli e a riferire esattamente ciò che la Vergine le aveva rivelato. Sarebbe stato molto semplice per lei continuare a riferirsi al “vescovo in bianco” se si fosse trattato della stessa persona. Ma non lo fece. Le sue parole chiariscono che ci sono due persone distinte: il “vescovo vestito di bianco” e il “Santo Padre”.

 

Benedetto conosceva bene il quadro della teologia dei tempi finali di Tyconio. Sapeva che “dopo l’unità ci sarà un’altra separazione nell’ultima contesa”.[xix] Sapeva anche che “il popolo santo, dopo essere stato chiaramente avvertito da Dio, uscirà”[xx] dalla falsa Chiesa, causando la “grande discessio”. All’interno di una tale comprensione dell'”ecclesiologia escatologica” – ciò che deve accadere alla Chiesa nei tempi finali – le due figure descritte da suor Lucia avrebbero assunto un significato unico nella mente acutamente teologica di Joseph Ratzinger.

 

Sembra abbastanza probabile che a un certo punto Papa Benedetto XVI abbia constatato la sovrapposizione e l’intersezione del messaggio di Fatima e della teologia di Tyconio e, così facendo, si sia reso conto della propria sconcertante e monumentale missione – che era stato chiamato, come Abramo, a partire con fede, “senza sapere dove sarebbe andato”.[xxi]  Prendere la Chiesa, come Abramo prese Isacco, e prepararsi a offrirla in olocausto.[xxii]  Affinché “da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte”,[xxiii] nascessero un giorno numerosi discendenti grazie alla fede di Benedetto. Un passo che poteva essere fatto solo per una chiamata diretta e personale di Dio. Un passo che non avrebbe avuto senso se considerato in termini di calcolo umano o di prudenza mondana. Ma un passo che avrebbe dato inizio a un nuovo Esodo per il nuovo Israele nell’ora della sua “ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione”.[xxiv]

 

Benedetto XVI ha dedotto dal Terzo Segreto, in accordo con l’insegnamento di Tyconio, che nei disegni provvidenziali di Dio il culmine del confronto tra la vera Chiesa e l’anti-Chiesa poteva avvenire solo quando il valido successore di Pietro avrebbe permesso l’arrivo del “vescovo vestito di bianco”? Che ciò che è stato mostrato ai bambini di Fatima era esattamente ciò che descrive Suor Lucia – una “immagine speculare” – uno che sembra essere il Santo Padre, ma in realtà è solo un sosia? Suor Lucia stava inoltre cercando di comunicare ed evidenziare questa “parvenza di papa” quando disse: “Abbiamo avuto l’impressione che fosse il Santo Padre”? Intendeva forse porre l’accento in quella frase sulla parola “impressione”? – “Abbiamo avuto l’impressione che si trattasse del Santo Padre”. – Questo perché, quando il “vescovo vestito di bianco” sarebbe finalmente apparso, tutto il mondo avrebbe avuto la stessa “impressione”? Mentre, in realtà, il vescovo vestito di bianco avrebbe solo assomigliato al Papa, come un’immagine vista in uno specchio assomiglia alla realtà – un’imitazione … una riproduzione vuota … un usurpatore. Se è così, questa consapevolezza ha portato Benedetto XVI a mettersi in cammino con fede, come Abramo, “non sapendo dove andava”,[xxv] consegnando il potere pratico sulla struttura visibile della Chiesa, a un “vescovo vestito di bianco”, per dare inizio alla “grande discessio”?

 

 

[i] Udienza GeneraleAmbrogio Autperto, 22 aprile 2009, https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090422.html.

[ii] Beobachtungen zum Kirchenbegriff des Tyconius im Liber regularum, J. RatzingerRevue d’ Etudes Augustiniennes Et Patristiques 2 (1-2): 173-185 (1956).

[iii] Id.

[iv] 2 Tess 2,7.

[v] Cfr. Dan 9,27; 11,31; 12, 11; e Mt 24, 15.

[vi] Da virtutis meritum, da salutis exitum, da perenne gaudium (La Sequenza di Pentecoste). Il salutis exitum o “uscita della salvezza” è una “via d’uscita” dalle prove della Chiesa che realizzeranno il piano salvifico di Dio.

[vii] Id., 56.

[viii] Id., 135.

[ix] Id., 135.

[x] Intervista Concessa Dal Santo Padre Benedetto XVI Ai Giornalisti Durante Il Volo Verso Il Portogallo,  (Volo Papale, 11 maggio 2010), https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2010/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20100511_portogallo-interview.html

[xi] Id.

[xii] Fr. Paul Kramer, The Mystery of Iniquity (Liberty Lake: Unmasking Iniquity Association, 2012) 132.

[xiii] Fr. Paul Kramer, ed., The Devil’s Final Battle (The Missionary Association, Terryville, Conn., 2002) 33. See Fatima Center, Some Other Witnesses (1930’s-2003).

[xiv] See Father Gerard Mura, “The Third Secret of Fatima: Has It Been Completely Revealed?”, Catholic magazine, (published by the Transalpine Redemptorists, Orkney Isles, Scotland, Great Britain) March 2002. Cf. Fatima Center, Some Other Witnesses (1930’s-2003).

[xv] 2 Tess 2.

[xvi] https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_ message-fatima_it.html

[xvii] Il segreto di Benedetto XVI (Rizzoli2018).

[xviii] Id.; Vedi anche il Messale della Visita Apostolica in Portogallo, 12 maggio 2017: “come vescovo vestito di bianco [como bispo vestido de branco], ricordo tutti coloro che, vestiti di bianco battesimale, vogliono vivere in Dio e pregare i misteri di Cristo per raggiungere la pace.”

[xix] Tyconius, “Exposition of the Apocalypse,” 58.

[xx] Id., 167.

[xxi] Ebr 11, 8.

[xxii] Gen 22.

[xxiii] Ebr 11, 12.

[xxiv] Catechesimo della Chiesa Cattolica 677.

[xxv] Ebr 11, 8.

AMDG et DVM