domenica 24 aprile 2022

SANTA FAUSTINA KOWALSKA

 

Maria Faustina Kowalska

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Santa Maria Faustina Kowalska
200px-Faustina.jpg
Ritratto di santa Maria Faustina
 

Religiosa

 
NascitaGłogowiec, Polonia,
25 agosto 1905
MorteCracoviaPolonia,
5 ottobre 1938 (33 anni)
Venerata daChiesa cattolica
Beatificazione18 aprile 1993, da papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione30 aprile 2000, da papa Giovanni Paolo II
Santuario principaleSantuario della Divina Misericordia a Cracovia
Ricorrenza5 ottobre

Maria Faustina (in polacco Maria Faustyna) Kowalska, al secolo Helena Kowalska (Głogowiec25 agosto 1905 – Cracovia5 ottobre 1938), è stata una religiosa polacca, appartenente alla congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, propagatrice della devozione a Gesù misericordioso; nel 2000 è stata canonizzata da papa Giovanni Paolo II. Viene venerata in tutto il mondo come l'Apostola della Divina Misericordia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque in Polonia da Marianna e Stanislao Kowalski, terza di dieci figli, fu battezzata con il nome di Elena nella chiesa parrocchiale di San Casimiro. La famiglia era molto religiosa ed Elena fu educata cristianamente. La sua vocazione religiosa si manifestò fin dall'età di sette anni. Poté frequentare una scuola solo per poco più di tre anni. Ancora adolescente lasciò la famiglia per lavorare come domestica ad Aleksandrów e a Łódź, provvedendo così al proprio sostentamento e aiutando la famiglia.

A 18 anni chiese ai genitori il permesso di entrare in convento, ma la famiglia necessitava del suo aiuto e quindi non acconsentì. Faustina cercò di ubbidire ai genitori e partecipò alla vita mondana trascurando le ispirazioni interiori della grazia. Nel suo Diario racconta che un giorno, mentre era a un ballo insieme alla sorella, ebbe una visione di Gesù flagellato che le disse: «Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?»[1]. Subito dopo si decise per la vita religiosa.

Dopo essere stata respinta da molti conventi, finalmente, il 1º agosto 1925, fu ammessa nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Il 30 aprile del 1926 iniziò il noviziato, ricevendo l'abito e il nome di "Suor Maria Faustina". Nella Congregazione visse tredici anni, soggiornando in diverse case, in particolare a Cracovia, Płock, e Vilnius. Ebbe due direttori spirituali: don Michał Sopoćko, a Vilnius, e padre Józef Andrasz S.I. a Cracovia. Svolse mansioni di cuoca, giardiniera e portinaia e osservò fedelmente la regola religiosa. Adottò uno stile di vita severo e i digiuni indebolirono la sua salute, già cagionevole. Si ammalò di tubercolosi e dovette essere ricoverata due volte in un sanatorio vicino a Cracovia.

Di carattere riservato, i devoti le attribuiscono un'intensa vita mistica: nel suo Diario scrive che Gesù le attribuisce l'appellativo di "Segretaria della Divina Misericordia". Nel 1938 aggiunge di aver avuto un dialogo con Dio, in cui si lamenta del fatto che la sua congregazione non abbia nemmeno una santa, e riceve questa risposta: "...Tu la sei" (Diario 1650)[2]. La morte la colse "nel giorno della sua crociata", il 5 ottobre dello stesso anno a Cracovia, alle ore 22:45, all'età di 33 anni.

La Chiesa cattolica ritiene che abbia ricevuto in vita molte grazie straordinarie: le rivelazioni, le visioni, le stigmate nascoste, la partecipazione alla passione del Signore, il dono dell'ubiquità, il dono di leggere nelle anime, il dono della profezia e il raro dono del fidanzamento e dello sposalizio mistico; il contatto vivo con Dio, con la Madonna, con gli angeli, con i santi e con le anime del purgatorio. Malgrado il dono di tante grazie straordinarie scriveva nel "Diario": "Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono ad essa elargito la rendono perfetta, ma l'unione intima della mia anima con Dio. I doni sono soltanto un ornamento dell'anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio" (Diario p. 380).


La profezia dei "Tre giorni di buio"[modifica | modifica wikitesto]

Ad Anna Maria Taigi viene attribuita l'origine della profezia dei "Tre giorni di buio", ripresa in seguito da altri mistici, tra i quali la beata Elena Aiello. Anche santa Maria Faustina Kowalska ne parla, senza però fare riferimenti alla durata. Nel suo diario infatti ha scritto, riferendosi a Gesù:

«Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove furono inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra. Ciò avverrà poco tempo prima dell'ultimo giorno»

(Santa Maria Faustina Kowalska, Diario, 2010, Libreria Editrice Vaticana, p.101.)

Il culto[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1965 e il 1967 si svolse a Cracovia il processo informativo relativo alla vita e alle virtù: la causa fu promossa dall'allora vescovo ausiliare di Cracovia, Karol Wojtyła. Nel 1968 iniziò a Roma il processo di beatificazione, che si concluse nel dicembre del 1992. Fu beatificata da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, a Città del Vaticano, il 18 aprile 1993, e proclamata santa il 30 aprile 2000. Il 18 maggio 2020 papa Francesco ha inserito la celebrazione della santa nel calendario romano generale con il grado di memoria facoltativa.[3]

Le sue reliquie si trovano nel "Santuario della Divina Misericordia" a Cracovia.

Il miracolo per la beatificazione[modifica | modifica wikitesto]

Per la beatificazione di suor Faustina la Chiesa cattolica ha ritenuto miracolosa la guarigione di Maureen Digan di Roslindale, nel Massachusetts (Stati Uniti d'America) che, all'età di quindici anni, si ammalò di linfoma. Tra il quindicesimo e il ventesimo anno di vita subì cinquanta intervanti chirurgici. A diciannove anni subì un intervento alla colonna vertebrale che la lasciò per due anni paralizzata alle anche. A vent'anni subì la prima amputazione. Si recò allora con la famiglia a Cracovia, e pregò sulla tomba di suor Faustina, ottenendo un'imprevista e repentina guarigione il 28 marzo 1981[4][5].

Il miracolo per la canonizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Per la canonizzazione della beata Faustina Kowalska, la Chiesa cattolica ha ritenuto miracolosa la guarigione di padre Ronald Pytel, avvenuta nel 1995 a Baltimora. Padre Pytel, nato a Baltimora nel gennaio 1947, era diventato parroco della locale chiesa del Santo Rosario, che era anche santuario diocesano della Divina Misericordia: Nel 1995 gli venne diagnosticata una stenosi aortica, con calcificazione del ventricolo sinistro. Dal momento che ogni minimo sforzo gli provocava affanno, decise di farsi operare il 14 giugno dello stesso anno. L'intervento, consistente nella sostituzione della valvola aortica con una protesi meccanica, sembrava riuscito, ma un mese dopo sorsero complicazioni: comparve una sindrome post-pericardiotomica, con versamento pleuro-pericardico. A quarantotto anni gli fu vietato ogni sforzo, e gli venne consigliato di lasciare l'incarico, con una previsione, inoltre, di pochi anni di vita.

Padre Pytel era stato fin da bambino devoto a suor Faustina Kowalska. Nella sua chiesa si celebrava, il 5 ottobre di ogni anno, nel giorno anniversario della morte di suor Faustina, una giornata di preghiera. Il 5 ottobre 1995, al momento delle preghiere per la guarigione, alcuni sacerdoti carismatici pregarono insieme a padre Pytel, tenendo sul suo capo una reliquia dell'allora beata Faustina. A un certo punto gli fecero baciare la reliquia e il parroco cadde a terra come paralizzato. Quando si rialzò dopo qualche minuto, si dimostrò completamente guarito. I medici che lo visitarono successivamente considerarono inspiegabile il recupero totale e improvviso dell'efficienza fisica.

Il caso fu sottoposto alla Congregazione per le cause dei santi che, il 20 dicembre 1999, promulgò il decreto sul miracolo, confermando che la guarigione rapida, completa e duratura, non era spiegabile per la scienza[6].

La Divina Misericordia[modifica | modifica wikitesto]

La fama della sua santità crebbe insieme alla diffusione del culto alla Divina Misericordia e per le grazie ottenute tramite la sua intercessione. Il 22 febbraio 1931 suor Faustina scriveva nel suo Diario: «La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l'altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l'uno e l'altro pallido. [...] Gesù mi disse: "Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in Te! Desidero che quest'immagine venga venerata [...] nel mondo intero. Prometto che l'anima che venererà quest'immagine non perirà. [...] Voglio che l'immagine [...] venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua: questa domenica deve essere la Festa della Misericordia.»[7]

Papa San Giovanni Paolo II scrisse un'enciclicaDives in Misericordia, la seconda del suo pontificato (1980), interamente dedicata alla devozione appresa dall'umile suora polacca ed è stato lui che l'ha proclamata santa, il 30 aprile 2000. In quell'occasione il Papa ha stabilito per la prima volta la Festa della Misericordia, da celebrarsi ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua.

La Coroncina alla Divina Misericordia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Coroncina alla Divina Misericordia.

In una rivelazione privata nel 1935 Gesù avrebbe chiesto a suor Faustina una particolare forma di preghiera detta "Coroncina alla Divina Misericordia". La misericordia di Dio, la grazia della conversione e del perdono dei peccati, soprattutto nell'ora della morte, sarebbero stati concessi all'anima che avesse recitato la coroncina della divina misericordia[8]: «La mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente nell'ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina»[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Faustina M. Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, p.44
  2. ^ Da "Aleteia"
  3. ^ Decreto della Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sull’iscrizione della celebrazione di santa Faustina Kowalska, vergine, nel Calendario Romano Generale, su vatican.vaURL consultato il 18 maggio 2020.
  4. ^ Non credevo nei miracoli: la testimonianza di Maureen Digan, su suorfaustina.itURL consultato il 20 febbraio 2022.
  5. ^ Vita di Santa Faustina Kowalska, su books.google.itURL consultato il 20 febbraio 2022.
  6. ^ Piero Vigorelli, MiracoliEdizioni Piemme, 2004, pp.261-266
  7. ^ Diario, p. 74-75
  8. ^ La coroncina
  9. ^ La storia della coroncina, su fuocovivo.orgURL consultato il 19 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2010).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Faustina M. Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, 2004, Libreria Editrice VaticanaISBN 88-209-7527-0
  • Faustina M. Kowalska, Lettere di santa Faustina Kowalska, 2006, Libreria Editrice Vaticana, ISBN 88-209-7767-2
  • Michele Sopocko, Gesù confido in te! Le preghiere della divina misericordia, 2003, Segno, ISBN 88-7282-689-6
  • Raffaele Iaria, Santa Faustina e la divina misericordia, 2003, (2 edizioni e traduzioni in portoghese e spagnolo) Edizioni San Paolo, ISBN 88-215-5021-4
  • Jolanta Sasiadek, Così straordinaria, così normale! Vita di santa Faustina Kowalska, apostola della divina misericordia, 2006, Edizioni San PaoloISBN 88-215-5676-X

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"Chi si accosta ad essi (i Sacramenti pasquali del Battesimo e dell'Eucaristia) con fede riceve il dono della vita eterna".

 


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BENEDETTO XVI

REGINA CÆLI

Domenica, 15 aprile 2012

(Video)

 

Cari fratelli e sorelle!

Ogni anno, celebrando la Pasqua, noi riviviamo l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, l’esperienza dell’incontro con Lui risorto: racconta il Vangelo di Giovanni che essi lo videro apparire in mezzo a loro, nel cenacolo, la sera del giorno stesso della Risurrezione, «il primo della settimana», e poi «otto giorni dopo» (cfr Gv 20,19.26). Quel giorno, chiamato poi «domenica», "Giorno del Signore", è il giorno dell’assemblea, della comunità cristiana che si riunisce per il suo culto proprio, cioè l’Eucaristia, culto nuovo e distinto fin dall’inizio da quello giudaico del sabato. In effetti, la celebrazione del Giorno del Signore è una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico.

Allora come oggi, il culto cristiano non è solo una commemorazione di eventi passati, e nemmeno una particolare esperienza mistica, interiore, ma essenzialmente un incontro con il Signore risorto, che vive nella dimensione di Dio, al di là del tempo e dello spazio, e tuttavia si rende realmente presente in mezzo alla comunità, ci parla nelle Sacre Scritture e spezza per noi il Pane di vita eterna. Attraverso questi segni noi viviamo ciò che sperimentarono i discepoli, cioè il fatto di vedere Gesù e nello stesso tempo di non riconoscerlo; di toccare il suo corpo, un corpo vero, eppure libero dai legami terreni.

E’ molto importante quello che riferisce il Vangelo, e cioè che Gesù, nelle due apparizioni agli Apostoli riuniti nel cenacolo, ripeté più volte il saluto «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). Il saluto tradizionale, con cui ci si augura lo shalom, la pace, diventa qui una cosa nuova: diventa il dono di quella pace che solo Gesù può dare, perché è il frutto della sua vittoria radicale sul male. La «pace» che Gesù offre ai suoi amici è il frutto dell’amore di Dio che lo ha portato a morire sulla croce, a versare tutto il suo sangue, come Agnello mite e umile, «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Ecco perché il beato Giovanni Paolo II ha voluto intitolare questa Domenica dopo la Pasqua alla Divina Misericordia, con un’icona ben precisa: quella del costato trafitto di Cristo, da cui escono sangue ed acqua, secondo la testimonianza oculare dell’apostolo Giovanni (cfr Gv 19,34-37). Ma ormai Gesù è risorto, e da Lui vivo scaturiscono i Sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucaristia: chi si accosta ad essi con fede riceve il dono della vita eterna.

Cari fratelli e sorelle, accogliamo il dono della pace che ci offre Gesù risorto, lasciamoci riempire il cuore dalla sua misericordia! In questo modo, con la forza dello Spirito Santo, lo Spirito che ha risuscitato Cristo dai morti, anche noi possiamo portare agli altri questi doni pasquali. Ce lo ottenga Maria Santissima, Madre di Misericordia.


Dopo il Regina Caeli

Cari fratelli e sorelle,

desidero anzitutto salutare i pellegrini che hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario Agostino Vallini nella chiesa di Santo Spirito in Sassia - benvenuti!-, luogo privilegiato di culto della Divina Misericordia, dove si venerano in modo particolare anche santa Faustina Kowalska e il beato Giovanni Paolo II. A tutti auguro di essere testimoni dell’amore misericordioso di Cristo. Grazie della vostra presenza!

Je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins de langue française, en ce deuxième dimanche de Pâques où nous célébrons également la fête de la Divine Miséricorde. Le temps pascal nous invite, à la suite de la première communauté chrétienne, à exprimer notre confiance et notre joie d’être baptisés. Jésus nous convie à ne pas être incrédules, comme Thomas, mais croyants. N’ayons pas peur, ayons l’audace de témoigner de notre foi! Jeudi prochain, à l’occasion du septième anniversaire de mon élection au Siège de Pierre, je vous demande de prier pour moi, pour que le Seigneur me donne la force d’accomplir la mission qu’il m’a confiée! Que la Vierge Marie, Mère des croyants, nous aide à vivre dans la joie de Pâques!

I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present today. In today’s Gospel, Jesus appears to his disciples and overcomes the doubts of Thomas. Through his Divine Mercy, may we always believe that Jesus is the Christ and, believing, may we have life in his name. Upon you and your loved ones, I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Mit Freude grüße ich am heutigen Sonntag der Barmherzigkeit alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Nach seiner Auferstehung gibt Christus den Aposteln die Vollmacht zur Sündenvergebung. Und den heiligen Thomas läßt er nicht im Dunkel des Unglaubens allein, sondern heilt ihn durch die Kraft seiner verklärten Wunden. So wird die Barmherzigkeit des Herrn für die Apostel zur unerschöpflichen Quelle österlicher Freude. Euch allen wünsche ich eine gnadenreiche Osterzeit.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. En el evangelio de este domingo se nos narra cómo el Señor Resucitado se presenta a los discípulos, diciéndoles: “Paz a vosotros”. La paz es el don maravilloso de la Pascua. Gracias a ella la comunidad se fortalece con un vínculo nuevo que la une entre sí y con Cristo, preparándola para la misión. Así, colmados de su Espíritu podemos testimoniar al mundo la victoria de nuestro Dios y Señor. Feliz domingo.

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Farnosti Tesárske Mlyňany. Bratia a sestry, ďakujem vám za modlitby, ktorými sprevádzate moju službu Nástupcu svätého Petra a zo srdca žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do un benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti dalla Parrocchia Tesárske Mlyňany. Fratelli e sorelle, vi ringrazio per le preghiere con le quali accompagnate il mio servizio di Successore di San Pietro e cordialmente benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

Serdecznie pozdrawiam Polaków, a szczególnie uczestników liturgii Niedzieli Bożego Miłosierdzia w Sanktuarium w Łagiewnikach. Dziesięć lat temu, błogosławiony Jan Paweł II powiedział tam: „Trzeba przekazywać światu ogień miłosierdzia. W miłosierdziu Boga świat znajdzie pokój, a człowiek szczęście! To zadanie powierzam…wszystkim czcicielom Bożego miłosierdzia”. Wierni temu wezwaniu głośmy światu orędzie Jezusa Miłosiernego, bądźmy Jego świadkami. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi e in modo particolare i partecipanti alle celebrazioni liturgiche della Domenica della Divina Misericordia nel Santuario di Łagiewniki. Là, dieci anni fa, il beato Giovanni Paolo II disse: «Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l’uomo la felicità! Affido questo compito…a tutti i devoti della Divina Misericordia». Fedeli a questa esortazione annunciamo al mondo il messaggio di Gesù Misericordioso, siamo i Suoi testimoni. Vi benedico di cuore.]

E infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli da Vicenza, Fellette e Lanuvio, come pure al Coro di Castiglione Falletto e ai cresimandi della parrocchia del Sacro Cuore in Statte, con il Parroco e i genitori. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie. Buona domenica!

 

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giovedì 21 aprile 2022

Io vi prendo per mano e vi conduco alle sorgenti. So dove sono...»

 

 

 


VOLUME III CAPITOLO 196



CXCVI. Il sabato al Getsemani. Gesù parla della Madre e degli amori di diverse potenze.

  21 giugno 1945.

 1 La mattina del sabato è stata occupata, per la maggior parte del tempo, in ristoro dei corpi stanchi e delle vesti polverose e sgualcite dal viaggio. Nelle ampie cisterne del Getsemani, che l'acqua piovana ha fatto colme, e nel Cedron che fa tutto una sinfonia sui sassi, spumoso, pieno, per le acquate degli ultimi giorni, vi è tant'acqua che è un vero invito. E l'uno dopo l'altro i pellegrini, sfidando la frescura, scendono a tuffarvisi e poi, rivestiti a nuovo da capo a piedi, con ancora i capelli un poco stesi dagli spruzzi del torrente, attingono acqua dalle cisterne per riversarla in capaci vasche dove sono le vesti, colore per colore.
   «Oh! bene!» dice Pietro contento. «Lì si purgheranno e Maria le laverà con minor fatica».
   «Solo tu, piccolino, non ti puoi mutare. Ma domani...». Infatti ha una vesticciola pulita il fanciullo, tratta dal sacchettino suo, un sacchettino che potrebbe bastare ad una bambola tanto è piccino. Ma la vesticciola è ancora più stinta e lacera dell'altra, e Pietro la guarda con apprensione mormorando: «Come faccio a portarlo in città? Quasi quasi farei in due il mio mantello, perché con un mantello... si coprirebbe tutto».
   Gesù, che sente questo soliloquio paterno dice: «E' meglio farlo riposare ora. Questa sera andremo a Betania...».
   «Ma io voglio comprargli la veste. Gliel'ho promesso...».
   «Lo farai certamente. Ma è meglio consigliarsi con la Madre. Sai... le donne... hanno più capacità di noi negli acquisti.... e ne sarà felice di occuparsi di un bambino... Andrete insieme!».
   L'idea di andare con Maria a fare gli acquisti rapisce al settimo cielo l'apostolo. Non so se Gesù esprima tutto il suo pensiero o se ne trattenga una parte, ossia quella che avrebbe detto come sua Madre ha un gusto più fino che salva da accozzi di colori atroci. Fatto è che ottiene lo scopo senza mortificare il suo Pietro.


 2 Si spargono per l'uliveto, così bello in questo sereno giorno d'aprile. La pioggia dei giorni scorsi sembra avere inargentato gli ulivi e seminato fiori, tanto le fronde splendono al sole e sono numerosi i fioretti ai piedi degli ulivi. Gli uccelli cantano e volano da tutte le parti.
   La città è stesa là, in direzione ovest di chi guarda.
   Non si vede il formicolio della folla al suo interno, ma si vedono le carovane che vanno verso la porta dei Pesci ed altre porte di cui non so il nome, da questo lato est, e che poi vengono inghiottite dalla città come fosse un famelico ventre.


   Gesù passeggia osservando Jabé che gioca allegro con Giovanni e con i più giovani. Anche l'Iscariota, passata la stizza di ieri, è allegro e giuoca. I più anziani osservano e sorridono. «Cosa dirà tua Madre di questo fanciullo?» chiede Bartolomeo.
   «Io dico che dirà: "E' molto esile"» dice Tommaso.
   «Oh! no! Dirà: "Povero fanciullo!"» risponde Pietro.
   «Ti dirà invece. "Sono contenta che Tu lo ami"» obbietta Filippo.
   «La Madre non ne avrebbe mai dubitato. Ma io credo che non parlerà. Se lo prenderà sul cuore» dice lo Zelote.
   «E Tu, Maestro, che dici che dirà?».
   «Farà quello che voi dite. Ma molte cose, tutte anzi, le penserà e le dirà nel suo cuore, e nel baciarlo dirà solo: "Che tu sia benedetto!" e lo curerà come fosse un uccellino caduto dal nido.


 3 Un giorno, udite, mi raccontava di quando era una fanciullina. Non aveva ancora tre anni perché ancora non era nel Tempio, e il cuore le si frangeva d'amore dando, come fiore e uliva pigiati e franti nel torchio, tutti i suoi oli e i suoi profumi. E in un delirio d'amore diceva alla madre sua che voleva esser vergine per piacere di più al Salvatore, ma che avrebbe voluto essere peccatrice per potere essere salvata, e quasi piangeva perché la madre non la capiva e non sapeva dirle come si può fare ad essere la "pura" e la "peccatrice" insieme.
   Le dette pace suo padre portandole un piccolo passero che egli aveva salvato mentre pericolava sull'orlo di una fontana. Le fece la parabola dell'uccellino, dicendo che Dio l'aveva salvata in anticipo e che perciò Lei lo doveva benedire due volte. E la piccola Vergine di Dio, la grandissima Vergine Maria, esercitò la sua prima maternità spirituale su quel nidiace che Ella rese al volo quando fu forte, ma che non lasciò mai più l'orto di Nazaret, consolando con i suoi voli e coi suoi cinguettii la triste casa e i tristi cuori di Anna e Gioacchino dopo che Maria fu nel Tempio. Morì poco prima che spirasse Anna... Aveva finito il suo compito...



 4 Mia Madre si era votata alla verginità per l'amore. Ma aveva, essendo creatura perfetta, la maternità nel sangue e nello spirito. Perché la donna è fatta per essere madre, ed è aberrazione quando è sorda a questo sentimento, che è amore di seconda potenza...»


   Si sono accostati anche gli altri, piano piano.

   «Cosa vuoi dire, Maestro, dicendo amore di seconda potenza?» chiede Giuda Taddeo. 
   «Fratello mio, vi sono molti amori e di diverse potenze. 

Vi è l'amore di prima potenza: quello che si dà a Dio. 

Poi l'amore di seconda potenza: quello materno, o paterno, perché se il primo è tutto spirituale, questo è per due parti spirituale e per una sola carnale. Vi si mescola, sì, il sentimento affettivo umano, ma vi predomina il superiore, perché un padre e una madre, sanamente e santamente tali, non danno solo cibo e carezze alla carne del figlio, ma anche nutrimento e amore alla mente e allo spirito della loro creatura. E tanto è vero ciò che dico, che chi si vota all'infanzia, anche se unicamente per istruirla, finisce ad amarla come fosse sua carne».


   «Io li amavo infatti molto i miei discepoli» dice Giovanni di Endor.
   «Ho compreso che dovevi essere un buon maestro vedendo come ti comporti con Jabé».
   L'uomo di Endor si china e bacia la mano di Gesù senza parlare.


   «Continua, ti prego, la tua classificazione degli amori» prega lo Zelote.


   «Vi è l'amore per la compagna: amore di terza potenza perché fatto per metà - parlo sempre dei sani e santi amori - di spirito e metà di carne. 

L'uomo per la sposa è un maestro e un padre, oltre che sposo; e la donna per lo sposo è un angelo e una madre oltre che sposa. Questi sono i tre amori più elevati».


 5 «E l'amore del prossimo? Non sbagli? O lo hai dimenticato?» chiede l'Iscariota. Gli altri lo guardano stupiti e... feroci per l'osservazione.
   Ma Gesù risponde placido:
   «No, Giuda. Ma osserva. Dio va amato perché è Dio, dunque non necessita alcuna spiegazione per persuadere a questo amore. Egli è Colui che è, ossia il Tutto; e l'uomo, il nulla che diviene partecipe del Tutto per l'anima infusa dall'Eterno - senza quella l'uomo sarebbe uno dei tanti animali bruti che vivono sulla terra o nelle acque o nell'aria - deve adorarlo per dovere e per meritare di sopravvivere nel Tutto, ossia per meritare di divenire parte del popolo santo di Dio in Cielo, cittadino della Gerusalemme che non conoscerà profanazione e distruzioni in eterno. 

L'amore dell'uomo, e specie della donna, alla prole, ha indicazione di comando nelle parole di Dio ad Adamo ed Eva dopo averli benedetti, vedendo di aver fatto "cosa buona", in un lontano sesto giorno, il primo sesto giorno del creato. Disse loro: "Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra...". 

Vedo la tua inespressa obbiezione e ti rispondo subito così: posto che nel creato avanti la colpa tutto era regolato e basato sull'amore, questo moltiplicarsi dei figli sarebbe stato amore, santo, puro, potente, perfetto. E Dio lo ha dato per primo comando all'uomo: "Crescete e moltiplicatevi". "Amate perciò, dopo di Me, i vostri figli". 

L'amore quale ora è, il generatore attuale dei figli, allora non era. La malizia non era e con essa non era l'esecrata fame del senso. 

L'uomo amava la donna e la donna l'uomo, naturalmente, non naturalmente secondo natura quale noi l'intendiamo o, meglio, voi uomini l'intendete, ma secondo natura dei figli di Dio: soprannaturalmente. 

Dolci, primi giorni d'amore fra i due che erano fratelli, perché nati da un Padre unico, e che pure erano sposi, e che nell'amarsi si guardavano con gli innocenti occhi di due gemelli nella cuna; e l'uomo provava l'amor di padre per la compagna "osso delle sue ossa e carne della sua carne", così come è il figlio per un padre; e la donna conosceva la gioia d'esser figlia, ossia protetta da un amore ben alto, perché sentiva di avere in sé qualcosa di quello splendido uomo che l'amava, con innocenza e angelico ardore, nei bei prati dell'Eden!


   Dopo, nell'ordine dei comandi dati da Dio, con un sorriso, ai suoi pargoli diletti, viene quello che lo stesso Adamo, dotato per la Grazia di una intelligenza seconda solo a quella di Dio, decreta, parlando della compagna e di tutte le donne in lei, il decreto del pensiero di Dio, che si rifletteva netto sul terso specchio dello spirito di Adamo e fioriva in pensiero e parola: "L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie e i due saranno una carne sola"

Se non ci fossero stati i piloni dei tre amori suddetti, avrebbe potuto esserci l'amore di prossimo? No. Non avrebbe potuto esserci. L'amore di Dio fa Dio amico e insegna l'amore. Chi non ama Dio, che è buono, non può certo amare il prossimo, che in maggioranza è difettoso. Se non ci fossero stati amor coniugale e paternità nel mondo, non avrebbe potuto esserci prossimo, perché il prossimo è fatto dei figli nati dagli uomini. Sei persuaso?».


   «Sì, Maestro, non avevo riflettuto».


   «E' infatti molto difficile risalire alle sorgenti. L'uomo è ormai confitto da secoli e millenni nel fango, e quelle sorgenti sono talmente sulle cime! La prima, poi, è una sorgente che viene da un abisso di altezza: Dio... Ma Io vi prendo per mano e vi conduco alle sorgenti. So dove sono...»


 6 «E gli altri amori?» chiedono insieme Simone Zelote e l'uomo di Endor.
   «Il primo della seconda serie è quello del prossimo. In realtà è il quarto in potenza. Poi viene l'amore alla scienza. Indi l'amore al lavoro».
   «E basta?».
   «E basta».
   «Ma vi sono molti altri amori!» esclama Giuda Iscariota
   «No. Vi sono altre fami. Ma non sono amori. Sono "disamori".  Negano Dio, negano l'uomo. Non possono perciò essere amori, perché sono negazioni e la negazione è odio».
   «Se io nego di acconsentire al male, è odio?» chiede ancora Giuda Iscariota.
   «Miseri noi! Ma sei più cavilloso di uno scriba! Mi dici che hai? E' l'aria fina di Giudea che ti pizzica i nervi come un crampo?» esclama Pietro.
   «No. Mi piace istruirmi e avere molte idee, e chiare. Qui è facile parlare per l'appunto con scribi. Non voglio rimanere a corto di argomenti».
   «E credi di potere, in quel momento che ti occorre, tirare fuori la filaccia del colore richiesto dal sacco dove zavorri tutti quei cenci?» interroga Pietro.
   «Cenci le parole del Maestro? Tu bestemmi!»
   «Non mi fare lo scandalizzato. In bocca a Lui non sono cenci, ma una volta che vengono malmenate da noi lo divengono. Prova tu a dare un bisso prezioso in mano di un bambino... Dopo poco è uno sbrendolo sporco e lacerato. Quello che succede a noi... Ora se tu pretendi di pescare al momento buono il brandellino che ti serve, fra che è  brandellino e fra che è sporco... hum! non so che combinerai».
   «Tu non ci pensare. Sono affari miei».
   «Oh! sta' certo che non ci penso! Ne ho basta dei miei. E poi... Mi contento che tu non faccia danno al Maestro. Perché, in questo caso, penserei anche agli affari tuoi...»
   «Quando farò male lo farai. Ma non sarà mai perché io so fare... Non sono ignorante io...»
   «Lo  sono io, lo so. Ma appunto perché lo so, non zavorro nulla per sventolarlo poi al momento buono. Ma mi raccomando a Dio, e Dio mi aiuterà per amore del suo Messia di cui io sono il servo più infimo e più fedele».
   «Fedeli siamo tutti!» ribatte arrogante Giuda.
   «Oh! cattivo! Perché offendi il padre mio? E' vecchio, è buono. Non devi. Sei un cattivo uomo e mi fai paura» dice Jabé severo, rompendo il silenzio attento in cui era.
   «E due!» esclama a bassa voce Giacomo di Zebedeo urtando col gomito Andrea. Ha parlato piano, ma l'Iscariota ha sentito.
   «Vedi, Maestro, se le parole dello stolto bambino di Magdala hanno lasciato un segno?» dice Giuda acceso di stizza.


 7 «Ma non sarebbe più bello continuare la lezione del Maestro anziché sembrare tanti capretti imbizziti?» chiede il pacifico Tommaso.
   «Ma sì, Maestro. Parlaci ancora di tua Madre. E' così luminosa la sua infanzia! Ci fa l'anima vergine per riflesso, ed io, povero peccatore, ne ho tanto bisogno!» esclama Matteo.
   «Che vi devo dire? Sono tanti episodi, uno più dolce dell'altro...Lei te li ha narrati?».
   «Qualcuno. Ma molti più Giuseppe, come il più bel racconto a Me fanciullo, e anche Alfeo di Sara che, essendo di pochi anni più vecchio di mia Madre, le fu amico nei brevi anni che Lei fu a Nazaret».
   «Oh! racconta...» prega Giovanni. Sono tutti in cerchio, seduti all'ombra degli ulivi, con Jabé al centro che guarda fisso Gesù come udisse una paradisiaca fiaba.
   «Vi dirò la lezione di castità che diede mia Madre, pochi giorni avanti l'entrata nel Tempio, al suo piccolo amico e a molti altri. Si era sposata quel giorno una fanciulla di Nazaret, parente di Sara, e anche Gioacchino ed Anna erano stati invitati alle nozze. Con essi la piccola Maria, che con altri bambini aveva l'incarico di gettare petali sfogliati sul cammino della sposa. Dicono che era bellissima, da piccina, e tutti se la contendevano dopo la festosa entrata della sposa. Era molto difficile vedere Maria perché Ella viveva molto in casa, amando una grotticella, che Lei chiama tutt'ora "dei suoi sponsali", più di ogni luogo. Quando perciò era vista, bionda, rosea e gentile, era accasciata dalle carezze. La chiamavano "il Fiore di Nazaret" oppure "la Perla di Galilea" o anche "la Pace di Dio" a ricordo di un arcobaleno enorme venuto improvviso al suo primo vagire. Ed era infatti tutto questo e più ancora. E' il Fiore del Cielo e del creato, è la Perla del Paradiso, è la Pace di Dio... Sì, la Pace. Io sono il Pacifico perché sono Figlio del Padre e figlio di Maria: la Pace infinita e la Pace soave.
   Quel giorno tutti la volevano baciare e prendere in grembo. E Lei, schiva di baci e di contatti, disse con gravità gentile: "Ve ne prego. Non mi sgualcite". Credettero parlasse della sua veste di lino, cinta di una fascia d'azzurro alla vita, ai piccoli polsi, al collo... oppure alla ghirlandetta di fiorellini azzurri di cui Anna l'aveva incoronata per trattenerle a posto i riccioli lievi, e l'assicurarono che non le avrebbero sgualcita né veste né ghirlanda. Ma Lei, sicura, piccola donna di tre anni ritta fra un cerchio di adulti, disse seria: 'Non penso a ciò che si ripara. Parlo dell'anima mia. E' di Dio. E non vuole essere toccata che da Dio'. Le obiettarono: "Ma noi baciamo te, non la tua anima". Ed Essa: "Il mio corpo è tempio dell'anima e vi è sacerdote lo Spirito. Il popolo non è ammesso nel recinto sacerdotale. Ve ne prego. Non entrate nel recinto di Dio".

   Alfeo, che aveva allora otto anni e che l'amava molto, fu colpito da questa risposta e il giorno dopo, trovandola presso la sua grotticella, intenta a cogliere fiori, le chiese: "Maria, quando sarai donna mi vorresti per sposo?". Ancora in lui durava l'effervescenza della festa nuziale a cui aveva assistito.
   Ed Ella: "Io ti amo molto. Ma non ti vedo come uomo. Ti dico un segreto. Io vedo solo l'anima dei viventi. Quella la amo molto, con tutto il cuore. Ma non vedo altro che Dio come 'vero Vivente' a cui potrò dare me stessa".
   Ecco un episodio».


   «"Vero vivente"!!! Ma sai che è parola profonda!» esclama Bartolomeo.
   E Gesù, umilmente con un sorriso: «Ella era la Madre della Sapienza».
   «Era?... Ma non aveva tre anni?»
   «Era. Io vivevo già in Lei, essendo Dio in Lei, dal suo concepimento, nella sua Unità e Trinità perfettissima».


 8 «Ma, scusa se io colpevole oso parlare, ma Gioacchino ed Anna sapevano che Ella era la Vergine prescelta?» chiede Giuda Iscariota.
   «Non lo sapevano».
   «E allora come poté dire Gioacchino che Dio l'aveva salvata in anticipo? Ciò non allude al suo privilegio sulla colpa?»
   «Vi allude. Ma Gioacchino parlava per bocca di Dio, come tutti i profeti. Lui pure non comprese la sublime verità soprannaturale che lo Spirito metteva sulle sue labbra. Perché era un giusto, Gioacchino. Tanto da meritare quella paternità. Ed era un umile. Non vi è infatti giustizia dove è superbia. Lui era  giusto ed umile. Consolò la Figlia per amor di padre. L'istruì per sapienza di sacerdote, ché tale era essendo tutore dell'Arca di Dio. La consacrò come Pontefice del titolo più dolce: "La Senza Macchia". Un giorno verrà che un altro canuto pontefice dirà al mondo: "Ella è la Concepita senza Macchia", e darà al mondo dei credenti questa verità, come articolo di fede non impugnabile, perché nel mondo d'allora, sempre più sprofondantesi in un grigiore nebbioso di eresie e di vizi, splenda, pienamente discoperta, la Tutta Bella di Dio, incoronata di stelle, vestita di raggi di luna meno puri di Lei e, sugli astri appoggiata, la Regina del Creato e dell'Increato. Perché Dio-Re ha per Regina, nel suo Regno, Maria».
   «Allora Gioacchino era profeta?».
   «Era un giusto. La sua anima disse come un'eco ciò che Dio diceva alla sua anima amata da Dio».



 9 «Quando andiamo da questa Mamma, Signore?» chiede con occhi di desiderio Jabé.
   «Questa sera. Che le dirai vedendola?».
   «"Ti saluto, Madre del Salvatore". Va bene così?»
   «Molto bene» conferma Gesù accarezzandolo.
   «Ma oggi non andremo al Tempio?» chiede Filippo.
   «Prima di partire per Betania vi andremo. E tu starai buono qui. Non è vero?».
   «Sì, Signore».
   La moglie di Giona, il conduttore dell'uliveto, che si è accostata piano piano, dice: «Perché non lo porti? Ne ha desiderio il bambino...»
   Gesù la fissa con insistenza senza parlare. La donna capisce e lo dice: «Ho capito! Ma devo avere ancora un piccolo mantello di Marco. Lo vado a cercare» e corre via lesta.
   Jabé tira Giovanni per una manica: «Saranno severi i Maestri?».
   «Oh! no. Non avere paura. E poi non è per oggi. In pochi giorni, con la Madre, sarai più sapiente di un dottore" lo conforta Giovanni.
   Gli altri sentono e sorridono alle apprensioni di Jabé.
   «Ma chi lo presenterà come fosse il padre?» chiede Matteo.
   «Io. E' naturale! A meno... che lo voglia presentare il Maestro» dice Pietro.
   «No, Simone. Io non lo farò. Ti lascio questo onore».
   «Grazie, Maestro. Ma... ci sarai anche Tu?».
   «Certamente. Tutti ci saremo. E' il "nostro" bambino...».
   Torna Maria di Giona con un mantello viola scuro, ancora buono. Ma che colore! Lei stessa lo dice: «Marco non me lo volle mai usare perché non gli piaceva il colore».
   «Sfido io! E' atroce! E il povero Jabé, così olivastro come è, sembra un annegato fra quel viola violento. Ma egli non si vede... e perciò è felice di quel mantello in cui può drappeggiarsi come un adulto...»
   «Il pasto è pronto, Maestro. La servente ha levato ora dallo spiedo l'agnello».
   «Andiamo, allora».
   E, scendendo dal luogo dove sono, entrano nella vasta cucina per il pasto.



AMDG et DVM

martedì 19 aprile 2022

09 maggio 2015 - Una data... che ricorderanno per sempre.

 




09 maggio 2015 - Una data che la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Romana e tutta l'Umanità... ricorderanno per sempre. SOLAMENTE per Conchiglia della Santissima Trinità SUA SANTITÀ PAPA BENEDETTO XVI, ha presentato Ufficialmente a tutta l'Umanità per la prima volta nella Storia della Chiesa che è Una, Santa, Cattolica e Apostolica Romana: LA RIVELAZIONE data a Conchiglia « Bentornato Mio Signore - Il Grande Libro della Vita » Nuovo Testamento del Terzo Millennio © Copyright - LA RIVELAZIONE - Conchiglia della Santissima Trinità BENTORNATO MIO SIGNORE - Il Grande Libro della Vita - Parte Prima.