AMDG et DVM
"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
sabato 27 novembre 2021
Alfonso Maria Ratisbonne - Sua conversione istantanea
La conversione di Alphonse Ratisbonne
L’istantanea conversione dell’ateo
Alphonse Marie Ratisbonne
La storia della Chiesa è piena di conversioni, ma alcune sono più imprevedibili di altre.
Così si può dire della conversione dell’avvocato Alphonse Marie Ratisbonne, di famiglia
ebrea, ateo, scettico, cinico e fortemente anticlericale, trascorse la vita nell’ozio e nei
piaceri ma in pochissimi istanti e attraverso esperienze apparentemente casuali
abbandonò tutta la sua vita passata per dedicarsi a ciò che per tutta la vita aveva odiato:
Dio e la Chiesa.
Partiamo dall’inizio di questa imprevedibile storia: siamo nel 1839, Alphonse ha 27 anni, è
laureato in giurisprudenza e già avviato alla carriera di banchiere. E’ fidanzato con Flore,
sua cugina, e i due vorrebbero sposarsi rapidamente. La fidanzata però, è ancora in età
minore, e gli anziani di famiglia, per guadagnar tempo, decidono di far allontanare
Alphonse da Strasburgo con un lungo viaggio turistico, ovunque gli sia gradito. Egli
decide per l'Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l'Italia, Malta e l'Egeo. Costantinopoli
sarà la meta conclusiva.
In questi momenti gli torna alla mente suo fratello, Theodore. Non lo sente da molti anni,
infatti Theodore si è fatto sacerdote cattolico! Che ironia! Alphonse non poteva
sopportare la scelta del fratello, perciò aveva troncato i rapporti con lui. Ma a sua
insaputa, il fratello sacerdote lo affidava tutti i giorni all’Immacolata Concezione, affinché
potesse cambiar vita (e pensare che il dogma dell’Immacolata verrà proclamato solo anni
dopo!).
Come tappa del suo lungo viaggio Alphonse giunse il 5 gennaio a Roma, dove constatò
con dolore le condizioni degli ebrei nel ghetto. Nella Città Eterna incontrò fortuitamente
un suo vecchio compagno di scuola di Strasburgo, Gustavo de Bussières, protestante
pietista. Con gioia rinnovarono la loro amicizia e proseguirono insieme la visita alla città.
Gustavo propose a Ratisbonne anche una visita al fratello, barone Teodoro.
Alphonse non voleva accettare quest'ultimo invito, anzitutto perché il barone si era
convertito al cattolicesimo ed era un neofito oltremodo fervente e poi perché si era fatto
amico di suo fratello sacerdote. Tuttavia non poté esimersi, pur adducendo impegni da
assolvere e protestando che doveva ritornare a Napoli, come aveva promesso agli amici,
per ripartire il giorno 20 gennaio per Malta.
Alla fine decise di recarsi alla casa del barone il 15 gennaio, semplicemente per
presentare un biglietto di scuse e andarsene via ma aprì la porta un domestico, che, non
comprendendo una parola di francese, lo annunciò e lo introdusse subito nel salotto.
Alphonse fu accolto con gentilezza e con gioia dalla famiglia de Bussières. Era presente
anche un altro ospite, il Conte De Caroli.
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La conversione di Alphonse Ratisbonne
Dopo i primi convenevoli, la conversazione fu portata sul piano religioso. Alphonse fu
letteralmente assalito, ma si difese, contrattaccando e formulando giudizi sarcastici contro
il Cattolicesimo ed il governo papale, che lasciava gli ebrei di Roma nella miseria e nel
degrado. Poi vomitò veleno e bestemmie contro la Religione Cattolica, come fosse la
superstizione più grande e deleteria, non badando che erano presenti anche le bambine
del barone. Protestò di essere nato ebreo e di voler morire ebreo, e terminò esclamando
seccamente che era tempo perso volerlo convertire, perché sarebbero stati necessari due
miracoli: uno per persuaderlo del suo errore e un altro per muoverlo.
A questo punto, con un'invadenza oggi difficilmente comprensibile, Teodoro de Bussières
intervenne, cercando di smorzare il tono della conversazione e facendo una proposta:
- Giacché lei detesta la superstizione - disse il barone -, e professa dottrine tanto liberali,
e poiché è uno spirito forte e cosi illuminato, avrebbe il coraggio di sottoporsi ad una
prova molto innocente?
- Quale prova?
- Sarebbe di portare su di sè un oggetto che ora le darò. Eccolo; è una medaglia della
Santa Vergine. Le par cosa proprio ridicola, non è vero? Ma in quanto a me, io dò molto
valore a questa medaglia.
“La proposta” - afferma il Ratisbonne nel suo racconto -, “mi stupì per la sua puerile
singolarità. Non mi aspettavo di cadere in una simile facezia. Il mio primo impulso fu di
ridere stringendomi nelle spalle, ma poi mi venne in mente che quella scena poteva
divenire un delizioso capitolo delle mie impressioni di viaggio e consentii a prendere la
medaglia, come una prova autentica che avrei offerto alla mia fidanzata.
Detto fatto: mi si mette la medaglia al collo non senza sforzo, perché il cordone era
troppo corto e la testa non vi passava. Infine, tira tira, avevo la medaglia sul petto ed
esclamai con uno scoppio di risa: - Ah! eccomi cattolico, apostolico, romano!".
Non era ancor tutto finito. Il de Bussières, si direbbe "santamente importuno", volle
anche che l'amico accettasse, prima di andarsene, copia della preghiera di S. Bernardo
alla Vergine, il Memorare, in versione francese.
Secondo la "Relazione autentica" del barone, il Ratisbonne uscendo mormorò tra se:
“Ecco un individuo originale e molto indiscreto! Vorrei vedere che cosa direbbe, se io lo
tormentassi per fargli recitare una preghiera ebraica!”.
Tuttavia, giunto in albergo, Alphonse lesse più volte la preghiera, non trovandovi nulla di
straordinario, e la imparò quasi a memoria.
Lo stesso Ratisbonne nella deposizione del 18 febbraio 1842, affermò: “Fino a 23 anni
sono vissuto senza alcuna religione, perfino senza credere in Dio... Ho sempre riso delle
apparizioni e ho sempre rifiutato di credere ai miracoli”. Era quindi ben lontano dal
pensare che proprio lui avrebbe dovuto farne esperienza, nei pochi giorni che aveva
deciso di passare ancora a Roma.
Il 20 gennaio andò ad accomiatarsi dal barone Teodoro de Bussieres. Lo trovò per strada
in carrozza. Il barone lo fece salire e lo pregò di accompagnarlo un momento alla vicina
chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, per predisporre i funerali di un amico, il Conte
Augusto La Ferronay, deceduto improvvisamente il giorno 17.
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Erano ormai le 12,45, quando il superiore, P Giuseppe Mantineo, fu avvertito dal
sacrestano che il de Bussières voleva parlargli. L'assenza di Teodoro non durò più di 10-12
minuti ed il Ratisbonne ingannò l'attesa gironzolando per la chiesa ed osservando
distrattamente marmi e dipinti.
L'attuale cappella dell'Apparizione era allora dedicata a S. Michele Arcangelo e all'Angelo
Custode, ma vi era anche un piccolo quadro che rappresentava l'Arcangelo Raffaele,
guida del giovane Tobia. Tobia era uno dei nomi di Alfonso.
Terminata la sua commissione, Teodoro ritornò in chiesa, ma non vide l'amico. Solo in un
secondo momento lo trovò inginocchiato nella cappella di S. Michele come in estasi.
“Dovetti toccarlo tre o quattro volte - affermerà nella lettera a Teodoro Ratisbonne, il
fratello sacerdote di Alfonso, scritta due giorni dopo, il 22 gennaio 1842 -, e poi
finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un
espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la medaglia miracolosa, la
coprì di baci e di lacrime, e proferì queste parole: - Ah, come sono felice, quanto è buono
Dio, che pienezza di grazia e di felicità, come sono infelici coloro che non sanno niente!”
Da parte sua Alfonso scrive nella sua lettera autobiografica quanto segue: “Ogni
descrizione, sia pur sublime, non sarebbe che una profanazione dell'ineffabile verità. Ero
là, prosteso, irrorato dalle mie lacrime, ed il cuore mi batteva forte quando il Signor de
Bussières mi richiamò alla vita. Non potevo rispondere alle sue domande incalzanti. Alla
fine afferrai la medaglia che mi pendeva dal collo e baciai con effusione l'immagine della
Vergine raggiante di grazie... Oh! era Lei, sì era Lei!”
Calmata alquanto la prima emozione, Alfonso chiede all'amico di condurlo subito da un
confessore, che lo prepari a ricevere il Battesimo, protestando che avrebbe parlato
soltanto dopo che il sacerdote gliene avesse dato il permesso.
Viene accompagnato prima in albergo e poi al “Gesù”, dal P Filippo Villefort, il quale gli
ordina di raccontare quanto aveva visto e sperimentato.
"Maria non ha parlato, ma io ho compreso tutto!"
Alfonso Ratisbonne stringe in mano la medaglia miracolosa e, quando la commozione gli
spezza la parola, la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”
Dominandosi a stento, riesce a fare il seguente racconto, secondo la "Relazione
autentica" di Teodoro de Bussières:
"Stavo da poco in chiesa, quando all'improvviso l'intero edificio è scomparso dai miei
occhi e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è
apparsa in piedi, sull’ailtare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine
Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di
Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi:
- Così va bene!-. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!".
Il barone prosegue il suo scritto dicendo: “Per condurre a termine questo breve racconto,
Ratisbonne aveva dovuto interrompersi di frequente per riprendere fiato, per
padroneggiare la commozione che l'opprimeva. Noi lo ascoltavamo con un santo
spavento misto di gioia... ".
“Nello spazio di tre minuti - commenta sempre Teodoro de Bussières - Alfonso aveva
fatto un'esperienza in cui gli era stato dato tutto. Egli accettò di essere afferrato da Dio,
con un cambiamento radicale, totale e definitivo di tutto il suo essere”. Per tutta la vita
Alfonso Ratisbonne vivrà di questa illuminazione di un istante, pur “conservando - dice un
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suo biografo - le debolezze, la vivacità e le asprezze di un carattere appassionato,
impetuoso, indipendente e perfino originale”.
Alfonso stesso, nella deposizione del Processo canonico del 1819 febbraio 1842, proverà
a spiegare ciò che, in quel momento di illuminazione della grazia, aveva istantaneamente
capito: “Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi
l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione
Cattolica: in una parola capii tutto!”
La notizia della conversione miracolosa dell'ebreo Alfonso Ratisbonne si diffuse subito,
non solo a Roma, ma in tutta Europa. Già la sera del 23 gennaio 1842, domenica, dal
pulpito di Nostra Signora delle Vittorie a Parigi, il fratello, Don Teodoro, narrò
l'apparizione dell'Immacolata a Roma e la conversione dell'ebreo.
Il P Villefort che si prese l'incarico di prepararlo al Battesimo constatò una nuova
meraviglia, che tutti attribuirono alla SS. Vergine. Alfonso apparve inaspettatamente già
ben preparato nella dottrina cattolica. "Si trovò in lui - attestò il P Roothaan -, dopo la sua
conversione, il senso della fede in maniera concreta ed efficace, facendogli comprendere,
penetrare e ritenere con facilità quanto gli veniva proposto, al punto che in pochissimi
giorni fu istruito in modo più che sufficiente”. In particolare si manifestò in Alfonso, una
fede vivissima nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia.
Il 29 gennaio pertanto, egli subì l'esame dal Card. Mezzofanti, a cui era commessa la cura
del Catecumenato, e fu ammesso a ricevere in forma solenne il Battesimo, nella chiesa
del Gesù, il mattino del 31 gennaio.
La chiesa era gremita di gente, tra cui spiccava il fior fiore della nobiltà romana. Il nome di
Battesimo prescelto dall'interessato fu quello di "Maria" e il suo padrino fu il barone
Teodoro de Bussiéres.
Alfonso fu battezzato dal Card. Costantino Patrizi, Vicario Generale di Sua Santità, che gli
amministrò anche il sacramento della Cresima.
Subito dopo, Mons. Felice Dupanloup, oratore di fama e futuro vescovo di Orléans,
intrattenne l'uditorio con una commovente omelia in lingua francese.
Si passò quindi alla celebrazione della S. Messa, durante la quale il Ratisbonne poté
ricevere per la prima volta Gesù Eucaristia.
Il nuovo cristiano si fermò ancora presso i Padri Gesuiti per sei settimane e fu ricevuto in
udienza particolare dal Santo Padre, Gregorio XVI. Secondo una testimonianza della
biografia di Santa Caterina Labouré, il Papa fece vedere al Ratisbonne in quella occasione, la Medaglia Miracolosa, che egli aveva ricevuto in dono e che teneva in capo al
suo letto.
Nel frattempo il Vicariato di Roma istruì un regolare processo canonico sull'apparizione
dell'Immacolata e sulla conversione subitanea dell'ebreo. Le 17 sessioni si svolsero dal 17
febbraio 1842 al 1° aprile. Furono chiamati a deporre nove testimoni, primo dei quali il
veggente.
Dalla severa inchiesta risultò che non vi era stata traccia di allucinazione o di
autosuggestione fanatica. La cappella di S. Michele non aveva alcuna statua o quadro
della SS. Vergine, che avesse potuto colpire la fantasia del veggente.
Il Ratisbonne, secondo la testimonianza del P Villefort, ripeteva, più meravigliato degli
altri: “Quale grazia! Proprio a me che, un ora prima, bestemmiavo ancora!”
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Il 3 giugno 1842, con un decreto apposito il Card. Costantino Patrizi, Vicario dell'Urbe,
“udita la relazione, visto il processo, visti gli esami dei testi e i documenti, dopo matura
considerazione, richiesto il parere anche dei teologi e di altri uomini di pietà, secondo la
formula del Concilio Tridentino... pronunciò e dichiarò definitivamente che constava
pienamente la verità dell'insigne miracolo operato da Dio Ottimo Massimo, per
intercessione della Beata Maria Vergine, cioé la istantanea e perfetta conversione di
Alfonso Maria Ratisbonne dall’ebraismo.”
Alfonso era stato prevenuto delle sofferenze che avrebbe incontrato, anche con un segno
profetico, che manifestò in un secondo tempo al P Villefort. Nella notte dal 19 al 20
gennaio infatti, aveva sognato una croce scura, priva della figura del Cristo, che lo seguiva ovunque, e questa visione l'aveva accompagnato per gran parte della notte e del
giorno seguente, benché si sforzasse di cacciarne il ricordo.
Quando esaminò più attentamente la parte posteriore della Medaglia Miracolosa, scoprì
con gioia la croce che campeggia nel centro, ma capì anche che significava sofferenza e
sacrificio. "Questa croce che avete visto - gli aveva detto il P Roothaan, Superiore
Generale dei Padri Gesuiti, mostrandogli il Crocifisso del suo scrittoio -, quando sarete
battezzato, bisognerà non solo adorarla, ma anche portarla!”
La prima dura prova fu il martirio del cuore, degli affetti più cari. Egli cercò di spiegare a
Flora, la fidanzata, che cosa gli era accaduto, ma inutilmente. La ragazza gli rinfacciò di
aver trovato a Roma "un'altra donna"!. Lo zio gli negò la mano di sua figlia, temendo a
buon diritto un matrimonio cattolico, e gli altri parenti non ebbero che parole di
maledizione. “Dalla mia famiglia - confessò nella sessione del 1 ° marzo del Processo
canonico -, ho ricevuto soltanto lettere sprezzanti, nelle quali ero denominato assassino
della mia fidanzata, di suo padre, di mio zio e di tutte le persone a me più care. Queste
parole sarebbero state sufficienti per uccidermi di dolore, senza il conforto della Fede... ".
Ratisbonne diventò sacerdote e dopo sei anni di studi entrò prima nell’Ordine dei Gesuiti
ed in seguito andò nella Congregazione delle Religiose di Nostra Signora di Sion ad
aiutare suo fratello Theodore.
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Il CIELO E' SCESO SULLA TERRA
Le apparizioni e la medaglia
Il cielo è sceso sulla terra… Da Giugno a Dicembre del 1830 Suor Caterina, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l’immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Maria Vergine. Durante i mesi precedenti, Caterina ha beneficiato di altre apparizioni. San Vincenzo de Paoli le ha manifestato il suo cuore. In preghiera nella cappella, Caterina vide, per tre giorni di seguito, il cuore di San Vincenzo di tre colori diversi. Le appare dapprima bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina ha visto il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane. « Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo. »
Il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, Il Cristo le è apparso come un Re crocifisso spogliato di tutti i suoi ornamenti.
Le apparizioni
Une notte d’estate
Il 18 Luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama tanto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11, 30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi:
« La Santa Vergine ti attende»
le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. Son petit guide dit:
«Ecco la Santa Vergine »
Disse la sua piccola guida. Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte:
« Ecco la Santa Vergine. »
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) « Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei,e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.
Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.
Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.
Il 27 Novembre
Il 27 Novembre 1830 alle 17, 30, durante la meditazione, Caterina vede nel posto dove ora è situata la statua della Santa Vergine del globo, come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.
« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini.»
Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice :
« Ces rayons sont le symbole des grâces que je répands sur les personnes qui me les demandent ».
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta.
« O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te ».
scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole :
« Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie ».
Addio
Nel mese di Dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro.
« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più ».
E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose. Lo choc è forte.
Il 30 Gennaio 1831, il seminario per lei termina. Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al N° 12 di via de Picpus, à Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.
La medaglia
In questa cappella, scelta da Dio, la Vergine Maria, in persona, è venuta a rivelare la sua identità, attraverso un piccolo oggetto, una medaglia, destinata a tutti, senza distinzioni!
L’identità di Maria è stata oggetto di discussioni tra teologi, fin dai primi tempi della Chiesa. Nel 431 il concilio di Efeso proclamò il primo dogma mariano: Maria madre di Dio. A partire dal 1830, l’invocazione
« O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi »
che sale verso il cielo, mille e mille volte ripetuta, da mille e mille cuori di cristiani di tutto il mondo, dietro domanda stessa della Madre di Dio, ha prodotto i suoi effetti!
L’ 8 dicembre 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria, per una grazia speciale, che Le è stata concessa prima della Redenzione, meritata da suo Figlio, è senza peccato fin dal suo concepimento.
Quattro anni più tardi, nel 1858, le apparizioni di Lourdes confermeranno a Bernadetta Soubirous il privilegio della Madre di Dio.
Maria, Cuore immacolato, è la primizia dei riscattati dai meriti di Gesù Cristo. Maria è la luce della nostra Terra. Tutti noi, come lei, siamo destinati alla felicità eterna.
Una medaglia, miracolosa… perchè?… luminosa in che cosa?… e dolorosa?
miracolosa…
Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina è inviata al ricovero di Enghein (Parigi, 12°) per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti! In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia «miracolosa».
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Nel 1835 nel mondo intero ce n’era già più di un milione. Nel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari. Alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contava già più di un miliardo di medaglie!
Le parole e le immagini impresse sul diritto della medaglia esprimono un messaggio con tre aspetti intimamente legati.
« O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi »
L’identità di Maria ci è rivelata qui esplicitamente: la Vergine Maria è immacolata fin dal concepimento. Da questo privilegio, che le deriva dai meriti della Passione di suo Figlio Gesù Cristo, ne scaturisce tutta la sua potenza d’intercessione, che ella esercita per coloro che la pregano. Ed è per questo che la Vergine invita tutti gli uomini a ricorrere a Lei nelle difficoltà della vita. I suoi piedi sono posati sulla metà del globo e schiacciano la testa al serpente.
La semi sfera è il globo terrestre, il mondo. II serpente,come presso gli Ebrei e i Cristiani, simboleggia Satana e le forze del male.
La Vergine Maria stessa, è impegnata nella battaglia spirituale, nella lotta contro il male, di cui il nostro mondo è il campo di battaglia. Maria ci chiama ad entrare nella logica di Dio, che non è la logica di questo mondo. E’ questa la grazia autentica, quella della conversione, che il cristiano deve chiedere a Maria per trasmetterla al mondo.
Le sue mani sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi, che cadono sulla terra, allargandosi verso il basso.
Lo splendore di questi raggi, come la bellezza e la luce dell’apparizione, descritte da Caterina, richiamano, giustificano e nutrono la nostra fiducia nella fedeltà di Maria (gli anelli) nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, nell’efficacia del suo intervento (i raggi di grazia, che cadono sulla terra) e nella vittoria finale (la luce), poichè lei stessa, prima discepola, è la primizia dei salvati.
dolorosa…
La medaglia porta sul suo rovescio una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria.
La lettera « M » è sormontata da una croce.
La « M » è l’iniziale di Maria, la croce è quella di Cristo. I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. Maria è associata alla missione di Salvezza del- l’umanità da parte del figlio suo Gesù e partecipa, attraverso la sua compassione (cum+ patire= patire insieme), all’atto stesso del sacrificio redentivo di Cristo.
In basso, due cuori, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trapassato da una spada. Il cuore coronato di spine è il cuore di Gesù. Ricorda l’episodio crudele della Passione di Cristo, prima della morte, raccontata nei Vangeli. Il cuore simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini.
Il cuore trafitto da una spada è il cuore di Maria, sua Madre. Si riferisce alla profezia di Simeone, raccontata nei Vangeli, il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe. Simboleggia l’amore di Cristo, che è in Maria e richiama il suo amore per noi, per la nostra salvezza e l’accettazione del sacrificio del suo Figlio.
L’accostamento dei due Cuori esprime che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù.
Attorno sono raffigurate dodici stelle.
Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. Essere Chiesa, significa amare Cristo, partecipare alla sua passione, per la Salvezza del mondo. Ogni battezzato è invitato ad associarsi alla missione del Cristo, unendo il suo cuore ai Cuori di Gesù e di Maria.
La medaglia è un richiamo alla coscienze di ciascuno, perché scelga, come Cristo e Maria, la via dell’amore, fino al dono totale di sé.
https://www.chapellenotredamedelamedaillemiraculeuse.com/langues/italiano/le-apparizioni-e-la-medaglia/
Sancta Caterina Labouré - Storia della Medaglia Miracolosa
Rue du Bac:
Madonna apparitiones S. Catharinae Labouré
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Soror Catharina (alias Zoe) Labouré nata est die 2 mensis Maii anno MDCCCVI in pago Fain-les-Moutiers, in Burgundia (Gallia), Petro et Ludovica Labouré. Nona undecim liberorum fuit. Mortua est mater eius XLII, cum decem tantum esset. Dolor mortis eius occasio fuit Catharinae augendi devotionem erga Beatam Virginem Mariam, quam matrem reputabat. Postquam maior soror coenobium Lutetiae ingressus est, cum filiabus Caritatis, Catharina et Tonine soror eius locum habuit in auxilio patris curam fratrum minorum et villam. Quamvis labore, Catharina vacare curavit ut ferventer oraret in proximis sacello et magnam devotionem coleret Madonna.
Interea convalescens et convalescens desiderium ingrediendi coenobium. Initio habuit nonnulla problemata ad vocationem religiosam suam sequendam, praesertim ob patris oppositionem qui eam suadere omni modo nitebatur ut suum consilium cederet. Tandem vero ordinem Puellarum Caritatis ingressuri, a San Vincenzo de'Paoli fundatum est.
Paucis diebus post eius ingressum in conventum, tempore novendiali in praeparatione ad celebrationem translationis reliquiarum sancti Vincentii, Catherina visiones habuit in quibus futuram Franciam vidit.
Non multo post die VI mensis Iunii anno MDCCCXXX Iesus in Missa ei apparuit. Per novitiatum etiam concessum est ut omni tempore Dominum videndi sacellum ingrederetur, idque per novem menses continuos.
Nocte inter XVIII et XIX mensis Iulii et sequentibus mensibus, Domina Nostra ei apparuit ut eam committeret cum missione "miracula" numisma mundo notum faciendi.
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Catharina, suo Directori Spirituali obsecundans, apparitiones et revelationes sibi factas in ceteris vitae suae secretis servavit. Interim his annis plus quam decies centena millia nomismata cusa sunt et distributa, ex multis conversionibus et sanationibus miraculorum. Sodales eius communitatis tantum post mortem suam didicerunt eam esse quae Dominam nostram viderat et Numisma Miracula recepit.
Catharina Labouré in silentio et humilitate semper vixit, ac per quadraginta sex annos in Parisiensi hospitali Enghien pauperum inserviit.
Obiit die 31 mensis Decembris anno 1876. Ipsa a Pio XI die 28 mensis Maii anno 1933 beatificata est atque anno 1947 a Pio XII canonizata. Apparitiones Sanctae Mariae ab episcopo anno MDCCCXXXVI approbatae.
Cuius corpus post mortem eius in crypta sub coenobio ecclesiae Rue du Bac sepultum est. In MCMXXXIII, cum exhumata est, incorrupta inventa est. Exstant eius reliquiae in eodem sacello ubi Catharina Madonnae apparitiones accepit, haud procul ab urna, ubi cor Sancti Vincentii de' Paoli servatur.
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Prima apparitio facta est in nocte inter 18 et 19 iulii 1830. Angelus Catharinam duxit ad ecclesiam conventus, et hic apparuit ei Madonna, qui sedet per duas horas in thalamo solitis a patre suo superiori. Hujus prima apparitionis relatio ab ipsa Catharina anno MDCCCXXXIV scripta est, hic est:
" Soror Labouré! " Soror Labouré! "Soror Labouré! "Evigila me, ecce ex parte qua vox venit, quae erat in latere lecti. Velum traho. et video puerum albis vestitum a quatuor ad quinque annos natum, qui dicit mihi: ' Veni ad sacellum, Sancta Virgo te exspectat .' Confestim cogito: Audient me. At ille parvus puer respondit: "Nolite solliciti esse; dimidium praeteritum est undecim et omnes dormierunt. Veni et te exspectabo ."
Me puer secutus est, immo, quocumque ibat, Secutus sum, semper ad laevam retinens meam. Lumina ubique accensa transivimus, quod multum miratus sum. Sed ego multo magis obstupui ad ostium sacelli, quando ostium aperiebatur, quamprimum illud extremum digiti puer attigit. Et hoc magis mirum fuit, quando omnia cereos et omnes lampades accensas vidi, sicut in missa media nocte. Sed ego Madonnam adhuc non vidi.
Puer me ducebat ad presbyterium, juxta cathedram Directoris, ubi genuflexus procumbens, puer omni tempore rectus manebat. Cum visum est mihi multum temporis praeteriisse, singula subinde exspectavi ne moniales quae observabant per porticum transirent.
Tempus tandem venit. Admonuit me puerulus dicens: ' Ecce virgo sancta, hic est! '. Audivi tumultum, sicut murmur vestium sericarum, venientem a latere Tribuni, juxta imaginem Sancti Joseph, et vidi Sanctam Virginem, quae super gradus Altaris in latere Evangelii quiescebat; Sancta Virgo erat, sed mihi visi similis Sant'Anna, modo facies non eadem. Madonna certus non eram, sed puer mihi dixit ' Ecce Madonna! '.
Impossibile est dicere quid tunc sensi, et quid in me fiebat. Visum est mihi quod Virginem sanctam non agnovi. Tunc ille puer mecum locutus est, sed non amplius voce infantis, sed ut homo... Ego respiciens ad Beatam Virginem, et prosilivi versus eam, et genuflexus super gradus altaris. manus meas super genua sanctse virginis posui. Erat vitae tempus dulcissimum. Impossibile est dicere omnia quae sentiebam. Domina nostra exposuit mihi quomodo cum rectore meo et pluribus rebus agere debeam quod non est dicendum. Docebat me ordinare me in doloribus meis, et ostendens mihi pedes altaris sinistra manu, dixit mihi ut iret et projiciat me ad pedem altaris ad dilatandum cor meum, addens quod ibi omnia reciperem. consolatio egeo.Domina nostra dixit mihi:Filia mea, Bonus Dominus te cum missione committere vult. Multorum dolorum erit tibi, sed vinces eos existimantes se esse ad gloriam boni Dei: gratiam habebis; dic omnia, quae in te fiunt, simplicitate et fiducia. Quaedam videbis, eris precibus tuis; dicite eis omnibus qui vobis praesint regendi .
Rogavi ergo sanctam Virginem ad explicandum ea quae mihi ostensa sunt. Et respondit Domina nostra: ' Mala sunt tempora. Clades magnae Franciam percutient. Thronus evertetur. Totus mundus perturbabitur omnibus infortuniis (Sanctissima Virgo, hoc dicens, tristem aspectum habuit) . Sed ad pedem huius altaris accede. Hic dispergentur gratiae omnes homines, qui eas cum fiducia et fervore petunt: iuvenes et senes.
Filia mea, in Communitate gratias meas proferre gaudeo. Valde eam amo, sed miseret mei. Abusus sunt: regula non servatur. Plurimum relaxationis est in duabus communitatibus. Dic ei qui te praeest, licet nondum sit superior. Aliquando Communitati peculiari modo praeest. Omnia facere debebit, ut principatum in effectu reponat, dic ei pro me. Lectiones malas invigilet, tempus superfluum ac visitationes. Cum regula in effectum remittatur, communitas erit quae ad tuam veniat.
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Magna mala sequentur. Magnum periculum erit. Sed noli timere, Dei praesidium semper ibi peculiari modo communitatem S. Vincentii tuebitur. Ego vobiscum ero, semper vos custodivi. Gratias tibi dabo multas. Veniet tempus, cum erit periculum magnum et videbuntur omnia amissa, sed ero tecum. Fiducia. Documenta visitationis meae ac defensionis Dei ac sancti Vincentii super duas communitates habebis .
At non eadem erit in aliis communitatibus. Victimae erunt (haec sancta virgo lacrimans in oculis habebat ). Victimae erunt in Clero Parisiensi: Archiepiscopus moritur (iterum Domina nostra lacrimas fudit). Filia mea, Crux despicietur… Sanguis fluet. Domini nostri latus iterum aperient… (Hic sancta Virgo diutius loqui non potuit, magnus dolor in facie eius pictus est). Filia mea, totus mundus in afflictione erit .
Quam diu apud Dominam nostram mansi, nescio. Scio, quod abivit sicut umbra evanescens, solum aliquid exiens vidi, et tunc solum umbram versus grandinem a parte qua venerat.
De gradibus altaris escendens, animadverti puerum, ubi reliqui eum, qui dixit mihi, "Abivit "; '. Viam eandem remeavimus, semper omnia lumina reperientes, et semper puerum istum in sinistro meo habentem.
Credo quod puer ille custos meus fuit angelus, ut videam sanctam virginem visibilem, quia valde rogabam eum ad obtinendum beneficium. erat indutus albis, et secum portabat lucem mirabilem, hoc est, fulgentem luce, etatis quatuor ad quinque.
Retro in lecto audivi duas horas et numquam dormitum ivi.'
Secunda apparitio sequentis Septembris et tertia, quae maxima est, die XXVII mensis Novembris. Soror Katherina erat in ecclesia et meditabatur quando ei apparuit virgo alba indutus. Catharina Madonna describit hoc modo: « Stabat, pallium eius erat de serico et aurora alba... Velum album descendebat a capite usque ad pedes eius. Discessit crines et quasi mitram cum vitta circumdedit. tres centimetra lata, pilis leviter nitida, facies prorsus nudata, pedes in globum nixos, vel potius in globum semipedem, vel minimum vidi tantum dimidium ejus (postea Caterina dixit se etiam vidisse. coluber viridis coloris et maculosus luteus, sub pedibus virginis).
Manus eius ad altitudinem baltei elata, aliam naturam minorem globum, qui universum repraesentabat, tenebat, tenebat. Oculos in caelum vertebat et facies eius fulgebat sicut globum Domino nostro praesentabat.
Subito digiti eius erant anulis, ornati lapidibus pretiosis, uno pulchriores altero, unus maior et alter minor, qui radiis singulis pulchriores iaciebant, radii isti de lapidibus pretiosis recesserunt; maior ad majora radios minores minora et impleta omni parte, et videre non poterat quidam gemmas Non mittebam radios pede ... ... lapides isti manent umbram repraesentant gratie quam oblivisci me rogas, 'Virgo dixit mihi.
Dum in hoc contemplando intentus essem, Beatissima Virgo submisit oculos suos ad me, et audivi vocem dicentem mihi haec verba, ' Globus iste, quem videtis, totum orbem, et in specie Franciam et omnes singulares personas repraesentat. ' Virgo Sanctissimum Sacramentum addidit ' Sunt symbolum gratiarum, quas spargo in populum qui me interrogant' ... Eo momento ... imago ovalis magis circa Beatam Virginem formatur, in qua supra, n. semicirculi modo a dextra ad sinistram Mariae, haec verba aureis litteris scripta sunt: 'O Maria sine peccato concepta, ora pro nobis ad te confugientibus'.
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Venit ergo vox et dixit ad me: ' Have numisma percussum in hoc exemplari. Omnes homines qui eam induunt, magnas accipient gratias, maxime circa collum induentes; abundabunt gratie pro populo qui eam confidenter perferent '. Protinus visum est mihi quod pictura versabat et vidi numisma contrarium. Superata erat littera M cruce sine crucifixo, cui littera I pro basi habebat, infra duo corda, unum spinis cinctum, alterum gladio transfixum. Postremo duodecim stellae totum circumdederunt. Tunc evanuerunt omnia, sicut aliquid quod exit, et impletus sum nescio quid, bono animo, gaudio, consolatione”.
Haec symbola numisma valde specificum sensum habent manifesto: littera M est initialis nominis Maria, littera I initialis nominis Iesus (Jesus). Spinis cor circumdatum est Iesu; alter gladio transfixus, Mariae est.
Caterina, obsecundans Dominae Nostrae roganti ut numisma percussum haberet, de ea cum suis Superioribus loquebatur, sed serio initio non accepit.
Sequenti Decembri, alia apparitione, Catharina iterum mandatum est ut numisma percussum haberet, quod post biennium factum est, cum archiepiscopus Parisiensis, Monsignor De Quelen, potestatem dedit. Exemplaria prima MD signata die 30 mensis Iunii anno 1832 ac prodigia consecuta sunt statim tam numerosa ut nomisma « miracula » vocaretur.
Suis apparitionibus, Domina Nostra postulaverat etiam ut Consociationem Filiarum Mariae Immaculatae Creandi, quae anno MDCCCXXXVI facta est.
Inter notissima facta quae ad "miraculum numisma" spectantia est conversio Alphonsi de Ratisbonne Iudaeorum (1812-1884), advocatus et argentarius Christianismi valde infestus, qui Romae ob valetudinis causas fuit. Die XX mensis Ianuarii anno MDCCCXLII ad ecclesiam Sant'Andreae delle Fratte visitandam profectus est et aspiciens ad aram, ubi funebres apparabantur, vidit Virginem Mariam in numismate expressam a Catharina Labouré. Memorandum quod Ratisbonne viderat et reposuit apud vicariatum Romanum. Cardinalis Vicarius Patrizi haec aliaque testimonia collegit ac die 3 mensis Iunii eiusdem anni documentum publicavit in quo authenticitas "prodigi eventus" affirmata est.
Ratisbonae conversus et anno 1847 sacerdos ordinatus est. Ille primum Iesuita, deinde membrum « Sacerdotum Beatae Mariae Virginis Sion » fuit. Huius congregationis sedem in Palaestina condidit.
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Santa Caterina Labouré Vergine |
Fain-les-Moutiers, Borgogna, 2 maggio 1806 - Parigi, 31 dicembre 1876 Caterina Labouré visse i suoi primi 24 anni in una famiglia numerosa (10 fratelli) nella fattoria dei genitori, presso Chatillon (Francia). Nel 1830 entrò tra le Figlie della carità di Parigi. Erano le suore nate dal carisma di san Vincenzo e di santa Luisa de Marillac. Ebbe delle visioni soprannaturali riguardanti san Vincenzo e soprattutto la Madonna, che le predisse avvenimenti francesi futuri (rivoluzioni del 1830 e 1848) e le affidò dei messaggi. In particolare le chiese di coniare una «Medaglia miracolosa», dispensatrice di grazie. Caterina spese 45 anni di servizio agli anziani nell'ospizio di Enghien in un sobborgo della capitale francese, dove morì. Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco Martirologio Romano: A Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza. |
Nacque a Fain-les-Moutiers, un villaggio della Borgogna, il 2 maggio 1806. Rimasta orfana di madre a nove anni con sette fratelli e due sorelle, Caterina non poté frequentare le classi elementari, ma dovette rendersi utile in famiglia e, più tardi, prenderne le redini. All'età di ventiquattro anni fu ammessa tra le Figlie della Carità, il 21 aprile 1830, mentre Parigi onorava solennemente s. Vincenzo de' Paoli in occasione della traslazione delle sue reliquie, che per molto tempo erano state nascoste a causa dei torbidi rivoluzionari. In quella circostarza la giovane novizia per tre giorni consecutivi ebbe l'apparizione del cuore di s. Vincenzo sopra un piccolo reliquiario nella cappella delle suore in rue du Bac. Durante il suo noviziato ebbe altre visioni, come quelle di Gesù Eucaristico e di Cristo Re (giugno 1830); ma le più importanti furono le apparizioni dell'Immacolata della "Medaglia--miracolosa". Fu questo un ciclo di almeno cinque apparizioni, simili fra loro, ma delle quali due ebbero caratteristiche ben individuate: Nella notte tra il 18 e il 19 1uglio 1830, mentre la Francia era sconvolta dal presentimento di una nuova rivoluzione (infatti, il 27 luglio cadde Carlo X), Caterina, condotta da un angelo nella grande cappella della Casa Madre, ebbe un colloquio durato più di due ore con la Madonna, che le preannunziò nuovi incontri. Questi, infatti, avvennero a brevi intervalli l'uno dall'altro, nel settembre, il 27 novembre e nel dicembre di quello stesso anno. La più nota e la più singolare delle apparizioni fu quella avvenuta il 27 novembre, nella quale si possono distinguere due fasi. Nella prima fase la Madonna appare a Caterina, ritta su un globo avvolto dalle spire del serpente, nell'atto di offrire a Dio un altro piccolo globo dorato, simbolo del mondo e di ogni anima, ch'Ella tiene all'altezza del cuore: dalle mani della Madonna piovono sul globo inferiore due fasci di luce. Nella seconda fase, mentre il piccolo globo d'oro scompare, le mani della Vergine si abbassano, ancora irraggianti fasci luminosi, simbolo delle grazie ottenute da Dio per la sua intercessione e, come a formare un'aureola intorno alla testa della Madonna, appaiono a caratteri d'oro le parole della giaculatoria: "O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi". Poi il quadro sembra visto nel suo retro: la figura della Madonna scompare e al centro si staglia, luminosissima, la lettera M, al di sopra della quale appare la croce e al di sotto i ss. Cuori di Gesù e Maria, mentre dodici stelle fulgidissime fanno corona (bisogna, tuttavia, osservare che nelle sue relazioni C. non parla mai né delle stelle. né del loro numero). Contemporaneamente una voce interiore ingiunse a Caterina di far coniare una medaglia che riproducesse la visione: ma soltanto il 30 giugno 1832 furono coniati i primi millecinquecento esemplari. La medaglia fu presto detta "miracolosa" e fra i miracoli più belli da essa operati, vi fu la conversione dell'ebreo Alfonso Ratisbonne (20 gennaio 1842). Per desiderio espresso dalla Madonna nelle apparizioni di Parigi, nacque l'Associazione delle Figlie di Maria Immacolata (1836-47). Nessuno, tranne i superiori, seppe mai dei favori celesti concessi a Caterina Ella visse nella più grande umiltà e nel più assoluto silenzio e servì per quarantasei anni i poveri dell'ospizio di Enghien a Parigi. Morì il 31 dicembre 1876; quando la sua salma fu esumata, le mani che avevano toccato la Madonna e gli occhi che l'avevano veduta, apparvero straordinariamente conservati. Fu beatificata da Pio XI il 28 maggio 1933 e canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947: le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni. La festa liturgica, per le Famiglie Vincenziane, è stabilita al 28 novembre.
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AMDG et DVM