lunedì 16 novembre 2020

Santa Gertrude la Grande

 

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BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 6 ottobre 2010
 

[Video]

 

Santa Gertrude la Grande

Cari fratelli e sorelle,

Santa Gertrude la Grande, della quale vorrei parlarvi oggi, ci porta anche questa settimana nel monastero di Helfta, dove sono nati alcuni dei capolavori della letteratura religiosa femminile latino-tedesca. A questo mondo appartiene Gertrude, una delle mistiche più famose, unica donna della Germania ad avere l’appellativo di “Grande”, per la statura culturale ed evangelica: con la sua vita e il suo pensiero ha inciso in modo singolare sulla spiritualità cristiana. È una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo, di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi.

A Helfta si confronta, per così dire, sistematicamente con la sua maestra Matilde di Hackeborn, di cui ho parlato nell’Udienza di mercoledì scorso; entra in rapporto con Matilde di Magdeburgo, altra mistica medioevale; cresce sotto la cura materna, dolce ed esigente, della Badessa Gertrude. Da queste tre consorelle attinge tesori di esperienza e sapienza; li elabora in una propria sintesi, percorrendo il suo itinerario religioso con sconfinata confidenza nel Signore. Esprime la ricchezza della spiritualità non solo del suo mondo monastico, ma anche e soprattutto di quello biblico, liturgico, patristico e benedettino, con un timbro personalissimo e con grande efficacia comunicativa.

Nasce il 6 gennaio del 1256, festa dell’Epifania, ma non si sa nulla né dei genitori né del luogo di nascita. Gertrude scrive che il Signore stesso le svela il senso di questo suo primo sradicamento: “L'ho scelta per mia dimora perché mi compiaccio che tutto ciò che c'è di amabile in lei sia opera mia […]. Proprio per questa ragione io l'ho allontanata da tutti i suoi parenti perché nessuno cioè l'amasse per ragione di consanguineità e io fossi il solo motivo dell'affetto che le si porta” (Le Rivelazioni, I, 16, Siena 1994, p. 76-77).

All’età di cinque anni, nel 1261, entra nel monastero, come si usava spesso in quella epoca, per la formazione e lo studio. Qui trascorre tutta la sua esistenza, della quale lei stessa segnala le tappe più significative. Nelle sue memorie ricorda che il Signore l’ha prevenuta con longanime pazienza e infinita misericordia, dimenticando gli anni della infanzia, adolescenza e gioventù, trascorsi - scrive - “in un tale accecamento di mente che sarei stata capace […] di pensare, dire o fare senza alcun rimorso tutto ciò che mi fosse piaciuto e dovunque avessi potuto, se tu non mi avessi prevenuta, sia con un insito orrore del male ed una naturale inclinazione per il bene, sia con la vigilanza esterna degli altri. Mi sarei comportata come una pagana […] e ciò pur avendo tu voluto che fin dall'infanzia e cioè dal mio quinto anno di età, abitassi nel santuario benedetto della religione per esservi educata fra i tuoi amici più devoti” (Ibid., II, 23, p. 140s).

Gertrude è una studentessa straordinaria, impara tutto ciò che si può imparare delle scienze del Trivio e del Quadrivio, la formazione di quel tempo; è affascinata dal sapere e si dà allo studio profano con ardore e tenacia, conseguendo successi scolastici oltre ogni aspettativa. Se nulla sappiamo delle sue origini, molto ella ci dice delle sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura la catturano; ha un carattere forte, deciso, immediato, impulsivo; sovente dice di essere negligente; riconosce i suoi difetti, ne chiede umilmente perdono. Con umiltà chiede consiglio e preghiere per la sua conversione. Vi sono tratti del suo temperamento e difetti che l’accompagneranno fino alla fine, tanto da far stupire alcune persone che si chiedono come mai il Signore la prediliga tanto.

Da studentessa passa a consacrarsi totalmente a Dio nella vita monastica e per vent’anni non accade nulla di eccezionale: lo studio e la preghiera sono la sua attività principale. Per le sue doti eccelle tra le consorelle; è tenace nel consolidare la sua cultura in svariati campi. Ma, durante l’Avvento del 1280, inizia a sentire disgusto di tutto ciò, ne avverte la vanità e il 27 gennaio del 1281, pochi giorni prima della festa della Purificazione della Vergine, verso l’ora di Compieta, la sera, il Signore illumina le sue dense tenebre. Con soavità e dolcezza calma il turbamento che l’angoscia, turbamento che Gertrude vede come un dono stesso di Dio “per abbattere quella torre di vanità e di curiosità che, pur portando ahimè e il nome e l'abito di religiosa, io ero andata innalzando con la mia superbia, onde almeno così trovar la via per mostrarmi la tua salvezza” (Ibid., II,1, p. 87). Ha la visione di un giovanetto che la guida a superare il groviglio di spine che opprime la sua anima, prendendola per mano. In quella mano, Gertrude riconosce “la preziosa traccia di quelle piaghe che hanno abrogato tutti gli atti di accusa dei nostri nemici” (Ibid., II,1,  p. 89), riconosce Colui che sulla Croce ci ha salvati con il suo sangue, Gesù.

Da quel momento la sua vita di comunione intima con il Signore si intensifica, soprattutto nei tempi liturgici più significativi - Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, feste della Vergine - anche quando, ammalata, era impedita di recarsi in coro. È lo stesso humus liturgico di Matilde, sua maestra, che Gertrude, però, descrive con immagini, simboli e termini più semplici e lineari, più realistici, con riferimenti più diretti alla Bibbia, ai Padri, al mondo benedettino.

La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare “conversione”: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario. Il Signore, che l’aveva scelta dal seno materno e fin da piccola l’aveva fatta partecipare al banchetto della vita monastica, la richiama con la sua grazia “dalle cose esterne alla vita interiore e dalle occupazioni terrene all'amore delle cose spirituali”. Gertrude comprende di essere stata lontana da Lui, nella regione della dissomiglianza, come ella dice con sant’Agostino; di essersi dedicata con troppa avidità agli studi liberali, alla sapienza umana, trascurando la scienza spirituale, privandosi del gusto della vera sapienza; ora è condotta al monte della contemplazione, dove lascia l’uomo vecchio per rivestirsi del nuovo. “Da grammatica diventa teologa, con l'indefessa e attenta lettura di tutti i libri sacri che poteva avere o procurarsi, riempiva il suo cuore delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura. Aveva perciò sempre pronta qualche parola ispirata e di edificazione con cui soddisfare chi veniva a consultarla, e insieme i testi scritturali più adatti per confutare qualsivoglia opinione errata e chiudere la bocca ai suoi oppositori”(Ibid., I,1, p. 25).

Gertrude trasforma tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie. Di questa sua intensa attività ci resta poco, anche a causa delle vicende che portarono alla distruzione del monastero di Helfta. Oltre all’Araldo del divino amore o Le rivelazioni, ci restano gli Esercizi Spirituali, un raro gioiello della letteratura mistica spirituale.

Nell'osservanza religiosa la nostra Santa è “una salda colonna […], fermissima propugnatrice della giustizia e della verità” (Ibid., I, 1, p. 26), dice la sua biografa. Con le parole e l’esempio suscita negli altri grande fervore. Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza di essere alla presenza del Signore. E di fatto Dio stesso le fa comprendere di averla chiamata ad essere strumento della sua grazia. Di questo immenso tesoro divino Gertrude si sente indegna, confessa di non averlo custodito e valorizzato. Esclama: “Ahimè! Se Tu mi avessi dato per tuo ricordo, indegna come sono, anche un filo solo di stoppa, avrei pur dovuto riguardarlo con maggior rispetto e reverenza di quanto ne abbia avuta per questi tuoi doni!” (Ibid., II,5, p. 100). Ma, riconoscendo la sua povertà e la sua indegnità, ella aderisce alla volontà di Dio, “perché – afferma - ho così poco approfittato delle tue grazie che non posso risolvermi a credere che mi siano state elargite per me sola, non potendo la tua eterna sapienza venir frustrata da alcuno. Fa’ dunque, o Datore di ogni bene che mi hai gratuitamente elargito doni così indebiti, che, leggendo questo scritto, il cuore di uno almeno dei tuoi amici sia commosso al pensiero che lo zelo delle anime ti ha indotto a lasciare per tanto tempo una gemma di valore così inestimabile in mezzo al fango abominevole del mio cuore” (Ibid., II,5, p. 100s).

In particolare due favori le sono cari più di ogni altro, come Gertrude stessa scrive: “Le stimmate delle tue salutifere piaghe che mi imprimesti, quasi preziosi monili, nel cuore, e la profonda e salutare ferita d'amore con cui lo segnasti. Tu mi inondasti con questi Tuoi doni di tanta beatitudine che, anche dovessi vivere mille anni senza nessuna consolazione né interna né esterna, il loro ricordo basterebbe a confortarmi, illuminarmi, colmarmi di gratitudine. Volesti ancora introdurmi nell’inestimabile intimità della tua amicizia, aprendomi in diversi modi quel sacrario nobilissimo della tua Divinità che è il tuo Cuore divino […]. A questo cumulo di benefici aggiungesti quello di darmi per Avvocata la santissima Vergine Maria Madre Tua, e di avermi spesso raccomandata al suo affetto come il più fedele degli sposi potrebbe raccomandare alla propria madre la sposa sua diletta” (Ibid., II, 23, p. 145).

Protesa verso la comunione senza fine, conclude la sua vicenda terrena il 17 novembre del 1301 o 1302, all’età di circa 46 anni. Nel settimo Esercizio, quello della preparazione alla morte, santa Gertrude scrive: “O Gesù, tu che mi sei immensamente caro, sii sempre con me, perché il mio cuore rimanga con te e il tuo amore perseveri con me senza possibilità di divisione e il mio transito sia benedetto da te, così che il mio spirito, sciolto dai lacci della carne, possa immediatamente trovare riposo in te. Amen” (Esercizi, Milano 2006, p. 148).

Mi sembra ovvio che queste non sono solo cose del passato, storiche, ma l’esistenza di santa Gertrude rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita. Grazie.

AMDG et DVM

domenica 15 novembre 2020

PER CAPIRE I NOSTRI TEMPI ATTUALI

 


QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 200


9 dicembre 1943

   Zaccaria cap. XI, v. 4-7-10-13-14-15-17.  

   Dice Gesù
   «Mai come in questo momento devo ripetere a colui che mi rappresenta: "Pasci i miei agnelli".
   Molti di essi sono divenuti inselvatichiti. Ma non è tutta loro la colpa e per questo mi fanno pietà.
  Li avevo affidati ai potenti perché ne avessero cura. Già tanto avevo dato ai potenti perché non volessero più ancora e fossero buoni coi sudditi che non sono dei potenti altro che per mandato di Dio. in realtà sono gregge di Dio, sono figliolanza di Dio, e andrebbero curati con rispetto pensando al Re vero: l’Eterno di cui sono popolo.


   Invece li hanno usati come mandra senza padrone. Li hanno sospinti dove gli è parso, li hanno cibati dei cibi che a loro è parso, pur di ottenebrarli nel pensiero e smemorarli del Bene corrompendoli con dottrine che io maledico, se ne sono fatti degli schiavi ai quali è negata anche la libertà di pensiero e come pecore li hanno spinti al macello per i loro scopi delittuosi verso tutta l’Umanità. 
Tutta. Quella che per loro è "Patria" e quella che è "Patria altrui". Si sono fatti ricchi sfruttando il sacrificio dei soggetti, ladri dei beni di Dio e dell’uomo che sono Anima ed Esistenza, assassini di una e dell’altra.


   Ebbene: dall’alto dei Cieli, per tutto l’assenzio che vien dato per cibo alle folle e che le porta a disperare anche di Dio, per tutta la fame di cui soffrono i corpi e le anime dei figli miei, per coloro che in questa rovina rimangono gli agnelli del gregge di Dio e nessuna passione
2 li muta in ribelli a Dio, come i loro seduttori e padroni, figli del Male e precursori dell’Anticristo, io vengo con la mia Parola ed il mio Amore per pascere i poveri del mio gregge e ripeto a te che sei il mio Vicario:
   "Pasci i miei agnelli dando loro l’instancabile parola e le benedizioni di cui ho ricolma la tua mano innocente, che non conosce altro sangue fuorché il Sangue mio che elevi sull’altare per rito di propiziazione, ed altro gesto fuorché quello che fu mio di benedire coloro di cui tu, come io, hai pietà.


   Ho dato due verghe alla tua mano e caro mi sei perché usasti quella dell’amore. Ma l’amore, che è potente anche sulla Potenza di Dio, cade come pietruzza lanciata contro la roccia, quando è volto a certi che di uomini hanno parvenza, ma sono dei demoni dal cuore di granito. Colpisci dunque con l’altra verga a sappiano i fedeli che tu non sei complice delle colpe dei grandi. Complici si diviene anche quando non si osa tuonare contro le loro nefandezze. Non ama il tuo Maestro le maledizioni e le folgori. Ma vi sono momenti in cui occorre saperle usare 
per persuadere non i potenti, il cui animo posseduto da Satana è incapace di persuasione, ma i poveri del mondo che Dio, e i giusti di Dio, non condividono ed appoggiano i metodi e le prepotenze di chi ha superato ogni misura e si crede un dio mentre è solo una belva immonda.


   Parla, in nome della Giustizia che rappresenti. È l’ora. 
E sappiano le turbe che la mia Dottrina non è mutata e che una è la Legge, che vi è un sol Dio, che il primo suo comando è l’amore, che Egli, ancora, come nei secoli dei secoli antecedenti alla mia venuta, nella quale ho confermato la Legge, ordina di non rubare, di non fornicare, di non uccidere, di non prendere la roba d’altri. Dillo ai ladri di ora, che non si accontentano di una borsa ma rubano anime a Dio e terre ai popoli; dillo ai fornicatori, ai grandi fornicatori di ora, la cui fornicazione non è quella bestiale con una femmina ma quella demoniaca colla potenza politica; dillo agli uccisori di ora, i quali si arrogano il diritto di uccidere popoli interi dopo aver ucciso in altri popoli - i loro - la fede in Dio, l’onestà di qualsiasi forma, l’amore al bene; dillo agli insaziabili di ora, che avidi come sciacalli assalgono là dove è ciò che a loro piace e si fanno lecito ogni delitto pur di prendere ciò che non è loro.


   Parlare vuol dire 'dolore' e delle volte 'morte'. Ma ricordati di Me. Io sono più prezioso della 'gioia' e della 'vita', perché Io do a chi m’è fedele una gioia e una vita che non conoscono termine e misura. Ricordati di Me che seppi purificare la mia Casa dalle sozzure e seguire rettilineo un solo scopo: 'la gloria del Padre mio'. Ciò mi ottenne l’odio, la vendetta, la morte, perché i colpiti dal mio furore  trovarono un venduto che per trenta denari mi dette in loro potere.


   Sempre, e fra i più fidi, abbiamo un nemico, un venduto. Ma non importa. il 
discepolo non è da più del Maestro e se Io, sapendo che la sferza delle mie parole più della sferza di corde - mezzo simbolico più che reale - mi procurava la morte ho parlato, parla. E se Io ho sopportato per amore degli uomini, e per tuo amore un nemico e un venduto e l’orrore di un bacio di tradimento, tu, mio primo fra i miei figli di ora, non devi arretrare davanti a quello che prima di te ha subìto il Maestro.


   Ché se poi, nonostante ogni mezzo, la Giustizia avesse a perire e, trascinati sempre più da Satana dominatori e dominati, per mimetismo malefico,si staccassero sempre più da Dio, allora leverò la Luce e la Verità. E ciò avverrà quando anche nella mia dimora - la Chiesa - vi saranno troppi che, per umano interesse e per debolezza indegna, saranno fra i dominati dai seminatori del Male nelle loro diverse dottrine. Allora conoscerete3 il pastore che non si cura delle pecore abbandonate, il pastore idolo di cui parla Zaccaria.


   Ricorda l’Apocalisse di Giovanni. Ricorda il dragone: il Male generatore dell’Anticristo futuro, il quale ne prepara il regno non solo sconvolgendo le coscienze ma travolgendo nelle sue spire la terza parte delle stelle e facendo degli astri fango. Quando questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo fra i grandi della sua Chiesa, allora, nella luce resa appena bagliore e conservata come unica lampada nei cuori dei fedeli al Cristo - perché la Luce non può morire Io l’ho promesso, e la Chiesa, anche in periodi di orrore, ne conserverà quel tanto atto a tornare splendore dopo la prova - allora verrà il pastore idolo, il quale sarà e starà dove vorranno i suoi padroni.
   Chi ha orecchie da intendere intenda. Per i vivi di quel tempo sari un bene la morte"


   Più tardi.

   Dice Gesù


   «Mi pare di avere ripetuto più a più volte5 che o si crede o non si crede, che il mio tempo non si misura con la vostra misura, che saranno beati quelli che crederanno senza esigere prove.


   Aggiungo ora che la profezia può avere dei periodi di ripetizione o di apparente negazione che 
poi invece risultano essere unicamente una prova data da Dio alla fede degli uomini.


   Tutte le profezie antiche e moderne (dico antiche quelle da Adamo alla mia venuta e moderne quelle dalla mia venuta al momento presente, poiché i vostri venti secoli sono una frazione d’ora rispetto alla mia Eternità) presentano dei punti in cui sembrano errate, poiché secondo voi dovevano accadere in un dato periodo e non sono accadute. Ma l’occhio del mio servo vede col mio Occhio. Voi invece vedete col vostro. Onde il mio servo parla o ripete in mio Nome, 
e ciò che voi credete già superato può essere evento ancora da avverarsi nel futuro. Questo per tutte le profezie, anche quelle dei più grandi spiriti.
   

      A chi guarda coi suoi occhi umani può parere errata e contraddetta dai fatti anche la Profezia perfetta: la mia. Non parrebbe, leggendo i vangeli, che la fine del mondo segue di poco la distruzione di Gerusalemme? Ma quanti secoli sono intercorsi da allora? Eppure la fine del mondo verrà preceduta dai segni che dico e che all’ignoranza e alla paura vostra già tante volte sono parsi prossimi. Io solo so il momento che avranno inizio e non reputo necessario di dirlo. Anche per bontà verso i viventi di quell’ora.


   Non vorrete certo pensare che io, Profeta perfetto perché depositario dei segreti della Divinità, abbia errato! Come non vorrete credere che abbiano errato Pietro Paolo e soprattutto Giovanni, che era rimasto fuso al suo Maestro anche oltre il tempo del mio soggiorno fra gli uomini. E non dice Pietro
"La fine d’ogni cosa è vicina"(Pietro l lettera Cap. 4 v. 7). E Paolo"...Noi viventi rimasti sino alla venuta del Signore"6e ancora: "Voi ben sapete che chi lo trattiene è il Signore perché non si manifesti che a suo tempo. Già il mistero dell’iniquità è in azione"Parrebbe dunque che l’Anticristo fosse fin da allora in azione e solo Dio non gli permettesse di manifestarsi in pieno per essere da Me incenerito. Ed esorta i cristiani di allora a rimanere saldi nella fede per resistere all’iniquità in azione. E il mio Giovanni, infine, il più illuminato, colui al quale i Cieli furono cogniti con prospettive di eventi avvenire noti solo a Dio e fu aperto il mio Cuore con tutti i segreti più segreti, non termina il Libro così eccelso che pare scritto con penna rapita ad un arcangelo: "...il tempo è vicino... Ecco, Io vengo presto. Colui che attesta queste cose dice: Sì, vengo presto"?


   Or dunque dico a voi le stesse parole dei miei santi: "Davanti al Signore un giorno
9 è come mille anni e mille anni come un giorno. Non è che il Signore ritardi, ma usa pazienza... Ci sono delle cose difficili a capirsi che gli ignoranti e i poco stabili travolgono a loro perdizione".


   Oh! beati i credenti e i contenti senza bisogno di troppe prove, beati coloro che riposano sulla parola del Signore anche se par loro oscura e non si procurano i tormenti di Tommaso, che soffri più giorni degli altri per non credere alla mia Risurrezione, ed altri giorni poi per il pentimento di non aver creduto altro che dopo aver constatato!


   "Le stupide questioni, le genealogie, le dispute e le battaglie, sfuggitele, essendo inutili e vane"
come dice Paolo (a Tito 3, 9). Ricordate che Giovanni a poca distanza di righe dice: "...Anche ora sono già molti gli anticristi, dal che possiamo capire che è l’ultima ora... Non ho scritto a voi (per voi) come a chi non conosce la verità, ma come a chi la conosce e sa che nessuna menzogna può venire dalla verità" (1 Giovanni 2, 18-21). infine vi ricordo che chi ripete le parole di Dio o parla direttamente, non lo fa per umano volere "ma ispirato dallo Spirito Santo" come dice Pietro nella sua IIa lettera (2 Pietro 1, 21 ).

   Per conto suo, il mio portavoce è un povero nulla che non sente mai tanto d’essere un nulla come quando io gli metto davanti un punto scritturale e gli dico: "interpretalo". Allora egli sembra un uccellino caduto in una rete e spaventato. Io che ne scruto il cuore lo vedo sciogliersi in uno stupore e in un tremore come quello di uno studente costretto a rispondere all’esaminatore su ciò che non sa. E mi piace questo suo non sapere perché me lo tiene basso e pieghevole come velo di seta.


   Riguardo ai brani, 
è inutile spargerli a cibo dei rettili, che se ne possono servire per arma nociva e per bavaglio contro i miei piccoli cristi. Ho già detto13 e ripeto che occorre molta prudenza, poiché vivete fra rettili velenosi. Perché volete sfamare le stolte curiosità? Non dètto quanto dètto per un vostro sollazzo né per piegarmi alle vostre morbose seti di conoscenze future. Quando sapete, cambiate forse? No. Non siate bugiardi o ingenui. Non cambiate. Gli spiriti retti hanno già più che basta di ciò che è detto per tutti senza alzare i veli più profondi. Gli altri... oh! gli altri! Quando non se ne fanno strumento per nuocere a molti, se ne fanno strumento per nuocere a se stessi, perché studiano, non accolgono, studiano la mia nuova Parola, unicamente con luce e metodo umano. E non ho detto che questo metodo è uccisore?


   Ho detto - e se non mi stanco di ripetere la Dottrina mia, mi stanco di ripetere i comandi in merito al "portavoce" - che 
solo quando egli non sarà più nel mondo sarà tutto cognito della sua fatica. Non abbiate smania di fare esposizioni generali. Egli non l’ha. Non gli importa d’esser conosciuto, ammirato, e per la fatica e per la mole del lavoro. Con lacrime di sangue vi permette ancora di usare delle pagine "tutte sue" per il bene di tanti e per amore mio. Altro non vuole perché Io non voglio, e nel mio "portavoce" non è più che una volontà: la mia.


   Avete nei dettati dei forzieri di gemme bastevoli a rendere luminoso il mondo. Perché volete estrarre anche i diamanti che solo fra qualche anno potranno essere maneggiati senza che le forze del Male se ne approprino per distruggerli? Non ve ne accorgete che siete in mano dei nemici di Cristo?


   Colui che scrive è condotto. Ma colui che copia15 deve saper comprendere ciò che va tenuto a disposizione di un solo, il quale, perché a sua volta è condotto da Me, può capire e benedire. Conservate dunque per l’ora che io segnerò tutto il lavoro del mio "portavoce" e date ai poveri del mondo, a seconda della loro condizione, ciò che va dato. E pregate per non lasciarvi trascinare da umanità nella vostra scelta.


   Per eventi del giorno, P. M. ha già potuto notare la concomitanza
 e lo può testimoniare. Per il resto, ripeto, usi come usò il direttore di Benigna, il quale era in tempi migliori di questi e aveva fra le mani una materia meno esplosiva, dirò per stare in carattere col tempo presente pieno di esplosioni non tanto di polveri chimiche quanto di sostanze infernali.


   Non ripetete le domande perché non risponderò. Non vogliate uscire dalla regola perché non benedirò. Prendete il vostro lavoro e datelo al mio Portavoce. Egli vi dirà i punti che non vanno messi a disposizione dei curiosi e dei malvagi. Io lo terrò per mano nella scelta.
   Sono i pargoli quelli che sentono come uccellini il pericolo per istinto. Ed il mio "portavoce" non è men pargolo di quanto fossi io in grembo alla Madre mia.
Lo amo per questo.»

 


   2 passione potrebbe leggersi anche pressione 

   3 conoscerete potrebbe leggersi anche conoscereste 


   5 in molti dettati, reperibili attraverso gli indici. i temi qui accennati si trovano soprattutto nei dettati dell’ll settembre 

(pag. 227-228) e del l6 settembre (pag. 239).

   6 Richiamando questo punto e l’inizio della citazione seguente, la scrittrice annota in calce: Paolo lettera Ia ai

Tessalonicesi cap. 4 v. 14 (ma si tratta del versetto15) e lettera IIai Tessalonicesi cap. II v. 6-7 

   9 Richiamando qui, la scrittrice annota in calce: S. Pietro III lettera (ma si tratta della 2a letteracap. 3 v. 8-9-16  

   13 Le disposizioni sugli scritti valtortiani, che qui a più avanti vengono richiamate, si trovano nei dettati del l5 agosto 

(pag. 87), del 23 agosto (pag. l89-l90), del 26 ottobre (pag. 333).

  

   15 Padre Migliorini, cui si riferisce anche la sigla P. M. di alcune righe più sotto.





venerdì 13 novembre 2020

Ora voglio aiutarvi a comprendere i segni

"Laudate Dominam nostram, omnes gentes:

Glorificate Eam omnes populi"

 Rubbio (Vicenza), 31 dicembre 1992. 

Ultima notte dell'anno.

La fine dei tempi.

     «Lasciatevi docilmente ammaestrare da Me, figli prediletti.

     In questa ultima notte dell'anno, raccoglietevi in preghiera e nell'ascolto della parola della vostra Mamma Celeste, Profetessa di questi ultimi tempi.

    Non passate queste ore nel frastuono e nella dissipazione, ma nel silenzio, nel raccoglimento, nella contemplazione.

     Vi ho più volte annunciato che si approssima la fine dei tempi e la venuta di Gesù nella gloria.

Ora voglio aiutarvi a comprendere i segni descritti nella Divina Scrittura, che indicano ormai vicino il suo glorioso ritorno.


      Questi segni sono chiaramente indicati dai Vangeli, dalle Lettere di S. Pietro e di S. Paolo, e si stanno realizzando in questi anni.


- Il primo segno è la diffusione degli errori, che portano alla perdita della fede ed all'apostasia.

Questi errori vengono propagati da falsi maestri, da celebri teologi che non insegnano più le verità del Vangelo, ma perniciose eresie, basate su errati ed umani ragionamenti.

È a motivo dell'insegnamento degli errori che si perde la vera fede e si diffonde ovunque la grande apostasia.

"Fate attenzione e non lasciatevi ingannare. Perché molti cercheranno di ingannare molta gente. Verranno falsi profeti ed inganneranno moltissimi". (Mt. 24, 5-9).

"Il giorno del Signore non verrà prima che ci sia stata la grande apostasia". (2 Ts. 2, 3).

"Verranno tra voi falsi maestri. Essi cercheranno di diffondere eresie disastrose e si metteranno perfino contro il Signore che li ha salvati. Molti li ascolteranno e vivranno, come loro, una vita immorale. Per colpa loro, la fede cristiana sarà disprezzata. Per il desiderio di

ricchezza, vi imbroglieranno con ragionamenti sbagliati". (2 Pt. 2, 1-3).


- Il secondo segno è lo scoppio di guerre e di lotte fratricide, che portano al predominio della violenza e dell'odio ed a un generale raffreddamento della carità, mentre si fanno sempre più frequenti le catastrofi naturali come epidemie, carestie, inondazioni e terremoti.

"Quando sentirete parlare di guerre, vicine o lontane, non abbiate paura; bisogna che ciò avvenga.

I popoli combatteranno l'uno contro l'altro, un regno contro un altro regno. Ci saranno carestie e terremoti in molte regioni. Tutto questo sarà solo l'inizio di sofferenze più grandi.

Il male sarà tanto diffuso che l'amore di molti si raffredderà. Ma Dio salverà chi resisterà sino alla fine". (Mt. 24, 6-12).


- Il terzo segno è la sanguinosa persecuzione di coloro che si mantengono fedeli a Gesù ed al suo Vangelo e permangono forti nella vera fede. Frattanto il Vangelo viene predicato in ogni parte del mondo.

Pensate, figli prediletti, alle grandi persecuzioni cui viene sottoposta la Chiesa ed allo zelo apostolico degli ultimi Papi, sopratutto del mio Papa Giovanni Paolo II, nel portare a tutte le nazioni della terra l'annuncio del Vangelo.

"Voi sarete arrestati, perseguitati ed uccisi. Sarete odiati da tutti per causa mia. Allora molti abbandoneranno la fede; si odieranno e si tradiranno l'un l'altro. Intanto il messaggio del regno di Dio sarà annunciato in tutto il mondo; tutti i popoli dovranno sentirlo. E allora verrà la fine". (Mt. 24, 9-10).


- Il quarto segno è l'orribile sacrilegio, compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioèdall'anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio.

"Costui verrà a mettersi contro tutto ciò che gli uomini adorano e chiamano Dio. Il malvagio verrà con la potenza di Satana, con tutta la forza di falsi miracoli e di falsi prodigi. Userà ogni genere di inganno maligno per fare del male". (2 Ts. 2, 4-9). "Un giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l'orribile sacrilegio. Il profeta Daniele ne ha parlato. Chi legge cerchi di comprendere". (Mt. 24, 15). Figli prediletti, per capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele.

"Va, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le comprenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni". (Dn. 12, 9-12).

La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l'oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole.

Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa. In questa abolizione del sacrificio quotidiano consiste l'orribile sacrilegio compiuto dall'anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni.


- Il quinto segno è costituito da fenomeni straordinari, che avvengono nel firmamento del cielo.

"Il sole si oscurerà, la luna perderà il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze del cielo saranno sconvolte". (Mt. 24, 29).

Il miracolo del sole, avvenuto a Fatima durante la mia ultima apparizione, vuole indicarvi che siete ormai entrati nei tempi in cui si compiranno questi avvenimenti, che vi preparano al ritorno di Gesù nella gloria.

"Allora si vedrà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo. Tutti i popoli della terra piangeranno, e gli uomini vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo, con grande potenza e splendore". (Mt. 20, 40).

Miei prediletti e figli consacrati al mio Cuore Immacolato, vi ho voluto ammaestrare su questi segni, che Gesù nel suo Vangelo vi ha indicati, per prepararvi alla fine dei tempi, perché essi si stanno realizzando nei vostri giorni.


L'anno che si chiude e quello che si apre fanno parte del tempo della grande tribolazione, durante la quale si diffonde l'apostasia, si moltiplicano le guerre, succedono in tante parti catastrofi naturali, si intensificano le persecuzioni, l'annuncio del Vangelo è portato a tutti i popoli, fenomeni straordinari avvengono nel cielo e si fa sempre più vicino il momento della piena manifestazione dell'anticristo.

Allora vi invito a rimanere forti nella fede, sicuri nella speranza ed ardenti nella carità.

Lasciatevi portare da Me e raccoglietevi tutti nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato, che Io vi ho preparato proprio per questi ultimi tempi.

Leggete con Me i segni del vostro tempo e vivete nella pace del cuore e nella fiducia.

Io sono sempre con voi, per dirvi che la realizzazione di questi segni vi indica con sicurezza che è vicina la fine dei tempi, con il ritorno di Gesù nella gloria.


"Dalla pianta dei fichi, imparate questa parabola: quando i suoi rami diventano teneri e spuntano le prime foglie, voi capite che l'estate è vicina. Allo stesso modo, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che la vostra liberazione è vicina". (Mt. 24, 32-33)».


AMDG et DVM



Medicina di Santa Ildegarda

 


Vuoi migliorare il buonumore? Mangia i “biscotti per i nervi” di santa Ildegarda

Sono dolci che, secondo la santa “nutrizionista”, aiutano il nostro sistema nervoso, grazie ad una serie di ingredienti "utili" ...

http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/3922/1/lang,it/


Farro e cannella sono gli ingredienti principali di un dolce che fa bene ai nostri nervi. Li distendono e li nutrono. Lo garantisce la monaca “nutrizionista” dell’XI secolo, Santa Ildegarda da Bingen, famosa per i suoi consigli sul mangiar sano.

La ricetta dei “biscotti per i nervi” è nel “Il Libro della Medicina di Santa Ildegarda — Guarire nel corpo e nello spirito” di Marcello Stanzione e Bianca Bianchini per Gribaudi edizioni, insieme a numerose altre ricette e prodotti dalle qualità taumaturgiche e nutritive.


I poteri del farro

Un cibo cui la monaca tedesca attribuisce poteri enormi è un cereale, il farro, considerato “caldo e sostanzioso e anche il più delicato”. Nutritivo e facilmente digeribile “rigenera il sangue, distende i nervi e dispone l’uomo al buonumore” in qualunque modo venga cotto, anche come pane. Una minestra di semolino di farro il cui brodo sia stato ottenuto facendo bollire per circa quattro ore un chilo di piedi di vitello sarebbe un rimedio per chi soffre di problemi tendinei.

Del farro, cereale antichissimo originario forse della Palestina e di là giunto nell’antico Egitto (ne sono prova i ritrovamenti nelle tombe dei faraoni), la santa dice “E’ il migliore dei cereali… A chi lo mangia dona una giusta struttura muscolare e buon sangue”. Ed in effetti il farro è considerato dai nutrizionisti una buona fonte di proteine, ferro, selenio, acido fitico e potassio. Il suo elevato contenuto in fibre ne fa un prezioso alleato della funzionalità intestinale.


La qualità della cannella

La cannella, corteccia di un piccolo albero appartenente alla famiglia delle Lauraceae, vanta una storia millenaria. I cinesi la impiegavano già nel 2700 a.C. soprattutto come medicinale per curare febbre e diarrea, e gli antichi Egizi la usavano, inserita nelle cavità corporee, per le imbalsamazioni. Importata in occidente con le carovane durante il medioevo, nei banchetti veniva servita a parte, con chiodi di garofano, noce moscata e zafferano, ed era uso farne dono a re e regine.

Fu molto apprezzata da Ildegarda che scrisse: “La cannella ha una grande forza. Possiede efficaci proprietà e se la si prende di frequente riduce gli umori nocivi e ne genera di benefici. Chi si sente la testa pesante, e respira con difficoltà attraverso le narici, dovrebbe polverizzare un po’ di cannella e mangiarne spesso”.


 - “La cannella ha una gran forza. Chi ne mangia spesso diminuisce in sé gli umori cattivi, trasformandoli in buoni”

La ricetta dei biscotti

Una nota ricetta della santa, quella dei biscotti per i nervi, ha tra i propri ingredienti proprio la cannella insieme all’amatissimo farro. Volete assaggiarli? Ecco la ricetta.

– 300 g di farina di farro

– 10 g di cannella in polvere

– 10 g di noce moscata grattugiata

– 2 chiodi di garofano

– 100 g di mandorle tritate

– 100 g di zucchero di canna

– 1uovo

– 120 g di burro

Questi ingredienti vanno mescolati ben bene. E’ necessario farne dei rotoli e porli in frigorifero perché induriscano un po’. Quindi si affettano e vanno posti in forno preriscaldato a 180° e cotti per circa 10 minuti.

Indicazioni

Rimedio universale per i nervi e il cuore, per eliminare lo stress, per aumentare le prestazioni e le capacità mentali, debolezza nervosa ed estrema stanchezza spirituale, migliorare il flusso sanguigno al cervello, proteggere contro la demenza e la depressione, eliminare l’irrequietezza nei casi di morbo di Parkinson. Migliorano le capacità funzionali dei cinque organi sensoriali. Servono anche ad eliminare la malinconia e la tristezza. In caso di esaurimento, debolezza o mancanza di concentrazione e nella sindrome di Burn-out.

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Consigli per l’uso

I biscotti della gioia e dell’intelligenza sono un rimedio curativo, non un gingillo. Gli adulti possono assumere per un lungo periodo di tempo, in linea di principio da tre a cinque biscotti al giorno. Gli adulti, in un caso acuto, possono assumere due biscotti ogni ora. In nessun caso i bambini devono mangiare più di tre biscotti al giorno.

I chiodi di garofano migliorano l’umore

Oltre a farro e cannella, tra gli altri ingredienti dei biscotti ci sono i chiodi di garofano. Per la badessa di Bingen, non sono solo utili, insieme alla cannella, per migliorare il tono dell’umore ma hanno altre utilissime proprietà, in particolare come rimedio per la terapia della pressione alta: “Chi è affetto da mal di testa e sente ronzare le orecchie mangi spesso chiodi di garofano”.


La noce moscata purifica i sensi

Infine, della noce moscata, pur consigliandone un uso limitato, la santa afferma che migliori l’indole di chi la consuma. Infatti “rende più ampio il cuore di chi la mangia, ne purifica i sensi e schiude l’intelletto alla comprensione”.

I più amati da Papa Benedetto XVI

 BENEDICTUS XVI

Gelsomino Del Guercio – pubblicato il 06/11/20

Il Papa Emerito parla di un “legame speciale” con San Giuseppe, San Benedetto, Sant’Agostino. Scopriamo perché

«Vi auguro di diventare santi», è l’invito che Benedetto XVI rivolge ai bambini (ma non solo) attraverso le pagine del libro I miei santi (Piccola Casa Editrice), un testo che contiene una raccolta di discorsi del Santo Padre sul tema della santità. In particolare Benedetto XVI fa riferimento a tre figure a cui lui stesso si definisce “legato in modo speciale”: san Giuseppe, san Benedetto e sant’Agostino.

Attraverso la descrizione che fa della loro vita, Benedetto XVI mostra con chiarezza come la santità non sia una cosa per superuomini. Ma è una prospettiva che tutti possono desiderare, vero compimento della vita e unica possibilità di soddisfazione. In un passaggio del libro infatti il Santo Padre afferma: «La cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità».

1) San Giuseppe e il mistero dell’Incarnazione

Uno dei santi “preferiti” da Benedetto XVI, si legge ne “I miei santi“, è sicuramente quello da cui ha preso il nome di battesimo: Joseph, Giuseppe. L’angelo del Signore parla a san Giuseppe in sogno e gli svela il mistero dell’incarnazione: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». Ed «Egli fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Secondo Benedetto XVI, «Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente».

“Modello dell’uomo giusto”

«Solo Dio – prosegue – poteva dare a Giuseppe, osserva la forza di dar credito all’angelo. Egli è modello dell’uomo “giusto” che, in perfetta sintonia con la sua sposa, accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana».

2) San Benedetto e la Regola

Un altro dei santi di Benedetto è colui da cui ha preso il nome papale. «San Benedetto Abate, a Subiaco, insieme ai suoi primi discepoli, evidenzia Ratzinger, costruì alcuni monasteri dando vita ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo». In questa comunità «la preghiera e il lavoro si alternavano armonicamente a lode di Dio. Alcuni anni dopo, a Montecassino, diede forma compiuta a questo progetto e lo mise per iscritto nella “Regola”, unica sua opera a noi pervenuta».

Saint Benoît

3) Sant’Agostino e i Manichei

L’ultimo dei tre santi di Ratzinger è sant’Agostino. «Egli era convinto che senza Gesù la verità non può dirsi effettivamente trovata e non voleva vivere senza Dio, così cercava una religione corrispondente al suo desiderio di verità e anche al suo desiderio di avvicinarsi a Gesù. «Dopo una fase travagliata in cui aderì alla rete dei Manichei, poi se ne allontanò e si trasferì a Milano», dice Benedetto XVI.

ST AUGUSTINE

TRATTO DA https://it.aleteia.org/2020/11/06/3-santi-preferiti-papa-benedetto-xvi/


AMDG et DVM