domenica 26 luglio 2020

C’era dunque un ricco il quale aveva un fattore.

VIII Domenica dopo Pentecoste 
Sant'Anna, Madre della B.V. Maria



..................
............
 3 Poi inizia a parlare.
   «Bello sarebbe se l’uomo fosse perfetto come lo vuole il Padre dei Cieli. Perfetto in ogni suo pensiero, affetto, atto. Ma l’uomo non sa essere perfetto e usa male i doni di Dio, il quale ha dato all’uomo libertà di agire, comandando, però, le cose buone, consigliando le perfette, acciò l’uomo non potesse dire: “Io non sapevo”.

   Come usa l’uomo della libertà che Dio gli ha data? Come potrebbe usarne un bambino nella gran parte della umanità, o come uno stolto, o anche come un delinquente, nelle altre parti. Ma poi viene la morte, e allora l’uomo è soggetto al Giudice che chiederà severo: “Come usasti e abusasti di ciò che ti avevo dato?”. Tremenda domanda! Come allora men che festuche di paglia appariranno i beni della Terra, per i quali così spesso l’uomo si fa peccatore! Povero di una miserabilità eterna, nudo di una veste che nulla può surrogare, sarà avvilito e tremante davanti alla maestà del Signore, né troverà parola per giustificarsi. Perché sulla Terra è facile giustificarsi, ingannando i poveri uomini. Ma in Cielo ciò non può accadere. Dio non si inganna. Mai. E Dio non scende a compromessi. Mai.

   Come allora salvarsi? Come fare servire tutto a salvezza, anche ciò che è venuto dalla Corruzione che ha insegnato i metalli e le gemme come strumenti di ricchezza, che ha acceso smanie di potere e appetiti di carne? Non potrà allora l’uomo, che per povero che sia può sempre peccare desiderando smoderatamente oro, cariche e donne – e talora diviene ladro di queste cose per avere ciò che il ricco aveva – non potrà allora l’uomo, ricco o povero che sia, salvarsi mai? Si che può. E come? Sfruttando le dovizie per il Bene, sfruttando la miseria per il Bene. Il povero che non invidia, non impreca e non attenta a ciò che è d’altri, ma di ciò che ha si contenta, sfrutta il suo umile stato per averne santità futura e, in verità, la maggioranza dei poveri sa fare questo. Meno lo sanno fare i ricchi, per i quali la ricchezza è un continuo tranello di satana, della triplice concupiscenza.

 4 Ma udite una parabola e vedrete che anche i ricchi possono salvarsi pur essendo ricchi, o riparare ai loro errori passati coll’uso buono delle ricchezze anche se male acquistate. Perché Dio, il Buonissimo, lascia sempre molti mezzi ai suoi figli perché si salvino.
   C’era dunque un ricco il quale aveva in fattore. Alcuni, nemici di questo perché invidiosi del buon posto che aveva, oppure molto amici del ricco e perciò premurosi del suo benessere, accusarono il fattore al suo padrone: “Egli dissipa i tuoi beni. Se ne appropria. Oppure trascura di farli fruttare. Stà attento! Difenditi!”.

   Il ricco, udite le ripetute accuse, comandò al fattore di comparirgli davanti. E gli disse: “Di te mi è stato detto questo e quello. Come mai hai agito in tal modo? Dammi il rendiconto della tua amministrazione perché non ti permetto più di tenerla. Non posso fidarmi di te e non posso dare un esempio di ingiustizia e di supinità che indurrebbe i conservi ad agire come tu hai agito. Và e torna domani con tutte le scritture, che io le esamini per rendermi conto della posizione dei miei beni prima di darli ad un nuovo fattore”.

   E licenziò il fattore, che se ne andò pensieroso dicendo fra sé: “E ora? Come farò ora che il padrone mi leva la fattoria? Economie non ne ho perché, persuaso di come ero di farla franca, tanto usurpavo tanto godevo. Mettermi come contadino e sottoposto non mi va perché sono disusato al lavoro e appesantito dai bagordi. Chiedere l’elemosina mi va meno ancora. Troppo avvilimento! E che farò?”.

   Pensa e pensa, trovò modo di uscire dalla penosa situazione. Disse: “Ho trovato! Con lo stesso mezzo come mi sono assicurato un bel vivere fino ad ora, d’ora in poi mi assicurerò amici che mi ospiteranno per riconoscenza quando non avrò più la fattoria. Chi benefica ha sempre amici. Andiamo dunque a beneficare per essere beneficato e andiamoci subito, prima che la notizia si sparga e sia troppo tardi”.

   E andato dai diversi debitori del suo padrone disse al primo: “Quanto devi tu al mio padrone per la somma che ti prestò alla primavera di tre anni fa?”.
   E l’interrogato rispose: “Cento barili d’olio per la somma e gli interessi”.
   “Oh! poverino! Tu , così carico di prole, tu afflitto da malattie nei figli, dover dare tanto?! Ma non ti dette per un valore di trenta barili?”.

   “Sì. Ma avevo bisogno subito e lui mi disse: ‘Te lo do. Ma a patto che tu mi dia quanto la somma ti frutta in tre anni’. Mi ha fruttato per un valore di cento barili. E li devo dare”.
   “Ma è un’usura! No. No. Lui è ricco e tu sei appena fuori della fame. Lui è con poca famiglia e tu con tanta. Scrivi che ti ha fruttato per cinquanta barili e non ci pensare più. Io giurerò che ciò è vero. E tu avrai benessere”.
   “Ma non mi tradirai? Se lo viene a sapere?”.
   “Ti pare? Io sono il fattore, e ciò che giuro è sacro. Fa come dico e sii felice”.
   L’uomo scrisse, consegnò e disse: “Te benedetto! Mio amico e salvatore! Come compensarti?”.
   “Ma in nessun modo! Vuol dire che, se per te avessi a soffrire ed essere cacciato, tu mi accoglierai per riconoscenza”.
   “Ma certo! Certo! Contaci pure”.

   Il fattore andò da un altro debitore, tenendo su per giù lo stesso discorso. Costui doveva rendere cento staia di grano, perché per tre anni la secca aveva distrutto le sue biade e aveva dovuto chiederne al ricco per sfamare la famiglia.
   “Ma non ci pensare a raddoppiare ciò che ti ha dato! Negare il grano! Esigerne il doppio da uno che ha fame e figli, mentre il suo tarla nei granai perché ce ne è in esuberanza! Scrivi ottanta staia”.
   “Ma se si ricorda che me ne ha date venti e venti e poi dieci?”.
   “Ma che vuoi che ricordi? Io te li ho dati e io non voglio ricordare. Fa, fa così e mettiti a posto. Giustizia ci vuole fra poveri e ricchi! Io già, se ero io il padrone, volevo solo le cinquanta staia e forse condonavo anche quelle”.
   “Tu sei buono. Fossero tutti come te! ricordati che la mia casa ti è amica”.
   Il fattore andò da altri, tenendo lo stesso metodo, professandosi pronto a soffrire per rimettere le cose a posto con giustizia. E offerte di aiuti e benedizioni piovvero su di lui.

 5 Rassicurato sul domani, andò tranquillo dal padrone, il quale a sua volta aveva pedinato il fattore e scoperto il suo gioco. Pure lo lodò dicendo: “La tua azione non è buona e per essa non ti lodo. Ma lodarti devo per la tua accortezza. In verità, in verità i figli del secolo sono più avveduti dei figli della luce”.

   E ciò che disse il ricco Io pure vi dico: “La frode non è bella, e per essa Io non loderò mai nessuno. Ma vi esorto ad essere, almeno come figli del secolo, avveduti con i mezzi del secolo, per farli usare a monete per entrare nel regno della Luce”. Ossia con le ricchezze terrene, mezzi ingiusti nella ripartizione e usati per l’acquisto di un benessere transitorio che non ha valore nel Regno eterno, fatevene degli amici che vi aprano le porte di esso. Beneficate coi mezzi che avete, restituite quello che voi, o altri della vostra famiglia, hanno preso senza diritto, distaccatevi dall’affetto malato e colpevole per le ricchezze. E tutte queste cose saranno come amici che nell’ora della morte vi apriranno le porte eterne e vi riceveranno nelle dimore beate.

   Come potete esigere che Dio vi dia i suoi beni paradisiaci se vede che non sapete fare buon uso neppure dei beni terrestri? Volete che, per un impossibile supposto, ammetta nella Gerusalemme celeste elementi dissipatori? No, mai. Lassù si vivrà con carità e con generosità e giustizia. Tutti per Uno e tutti per tutti. La comunione dei santi è società attiva e onesta, è santa società. E nessuno che abbia mostrato di essere ingiusto e infedele può entrarvi.

   Non dite: “Ma lassù saremo fedeli e giusti perché lassù tutto avremo senza temenze di sorta”. No. Chi è infedele nel poco sarebbe infedele anche se il Tutto possedesse, e chi è ingiusto nel poco ingiusto è nel molto. Dio non affida le vere ricchezze a chi nella prova terrena mostra di non sapere usare delle ricchezze terrene. Come può Dio affidarvi un giorno in Cielo la missione di spiriti sostenitori dei fratelli sulla Terra, quando avete mostrato che carpire e frodare, o conservare con avidità è la vostra prerogativa? Vi negherà perciò il vostro tesoro, quello che per voi aveva conservato, dandolo a quelli che seppero essere avveduti sulla Terra, usando anche ciò che è ingiusto e malsano in opere che giusto e sano lo fanno.

   Nessun servo può servire due padroni. Perché o dell’uno e dell’altro sarà, o l’uno o l’altro odierà. I due padroni che l’uomo può scegliere sono Dio o Mammona. Ma se vuole essere del primo non può vestire le insegne, seguire le voci, usare i mezzi del secondo».

 6 Una voce si alza dal gruppo degli esseni: «L’uomo non è libero di scegliere. È costretto a seguire un destino. Né diciamo che sia distribuito senza saggezza. Anzi la Mente perfetta ha stabilito, a proprio disegno perfetto, il numero di coloro che saranno degni dei cieli. Gli altri inutilmente si sforzano di divenirlo. Così è. Diverso non può essere. Come uno, uscendo di casa, può trovare la morte per una pietra che si stacca dal cornicione, mentre uno nel più fitto della battaglia si può salvare dalla più piccola ferita, ugualmente colui che vuole salvarsi, ma così non è scritto, non farà che peccare anche senza saperlo, perché è segnata la sua dannazione».

   «No, uomo. Così non è, ricrediti. Pensando così tu fai grave ingiuria al Signore».
   «Perché? Dimostramelo ed io mi ravvederò».
   «Perché tu, dicendo questo, ammetti mentalmente che Dio è ingiusto verso le sue creature. Egli le ha create in ugual modo e con uno stesso amore. Egli è un Padre. Perfetto nella sua paternità come in ogni altra cosa. Come può allora fare distinzioni, e quando un uomo viene concepito maledirlo mentre è innocente embrione? Sin da quando è incapace di peccare?».
   «Per avere una rivalsa all’offesa avuta dall’uomo».

   «No. Non così si rivale Dio! Egli non si accontenterebbe di un misero sacrificio quale questo, e di un ingiusto, forzato sacrificio. La colpa a Dio può essere solo levata dal Dio fatto Uomo. Egli sarà l’Espiatore. Non questo o quell’uomo. Oh! fosse stato possibile che Io avessi a levare solo la colpa d’origine! Che nessun Caino avesse avuto la Terra, nessun Lamec, nessun corrotto sodomita, nessun omicida, ladro, fornicatore, adultero, bestemmiatore, nessuno senza amore ai genitori, nessun spergiuro, e così via! Ma di ognuno di questi peccati non Dio, ma il peccatore è colpevole e autore. Dio ha lasciato libertà ai figli di scegliere il Bene o il Male».

   «Non fece bene», urla uno scriba. «Ci ha tentati oltre misura. Sapendoci deboli, ignoranti, avvelenati, ci ha messi in tentazione. Ciò è imprudenza o malvagità. Tu che sei giusto devi convenire che dico una verità».
   «Dici una menzogna per tentarmi. Dio ad Adamo ed Eva aveva dato tutti i consigli, e a che servì?».
   «Fece male anche allora. Non doveva mettere l’albero, la tentazione, nel Giardino».
   «E allora dove il merito dell’uomo?».
   «Ne faceva senza. Viveva senza proprio merito e per unico merito di Dio».
   «Essi ti vogliono tentare, Maestro. Lascia quei serpi e ascolta noi che viviamo in continenza e meditazione», grida di nuovo l’esseno.
   «Si, vi vivete. Ma malamente. Perché non viverci santamente?».

 7 L’esseno non risponde a questa domanda, ma chiede: «Come mi hai detto ragione persuasiva sul libero arbitrio, ed io la mediterò senza malanimo sperando poterla accettare, or dimmi. Credi Tu realmente in una resurrezione della carne e in una vita degli spiriti completati da essa?».
   «E vuoi che Dio ponga fine così alla vita dell’uomo?».
   «Ma l’anima… Posto che il premio la fa beata, a che serve far risorgere la materia? Aumenterà ciò il gaudio dei santi?».
   «Niente aumenterà il gaudio che un santo avrà quando possederà Iddio. Ossia una cosa sola lo aumenterà l’ultimo Giorno:  quello di sapere che il peccato non è più. Ma non ti pare giusto che, come durante questo giorno carne e anima furono unite nella lotta per possedere il Cielo, nel Giorno eterno carne e anima siano unite per godere il premio? Non ne sei persuaso? E allora perché vivi in continenza e meditazione?».
   «Per… per essere maggiormente uomo, signore sopra gli altri animali che ubbidiscono agli istinti senza freno, e per essere superiore alla maggior parte degli uomini che sono imbrattati di animalità anche se ostentano filatterie e fimbrie, e zizit, e larghe vesti, e si dicono “i separati”».

   Anatema! I farisei, ricevuta in pieno la frecciata che fa mormorare di approvazione la folla, si contorcono e gridano come ossessi. «Egli ci insulta, Maestro! Tu sai la santità nostra. difendici», urlano gesticolando.
   Gesù risponde: «Anche egli sa la vostra ipocrisia. Le vesti non corrispondono alla santità. Meritate di esser lodati e potrò parlare. Ma a te, essendo, Io rispondo che troppo per poco ti sacrifichi. Perché? Per chi? Per quanto? Per una lode umana. Per un corpo mortale. Per un tempo rapido come volo di falco. Eleva il tuo sacrificio. Credi al Dio vero, alla beata risurrezione, alla volontà libera dell’uomo. Vivi da asceta. Ma per queste ragioni soprannaturali. E con la carne risorta godrai dell’eterna gioia».
   «È tardi! Sono vecchio! Ho forse sciupato la mia vita stando in una setta d’errore… È finita!…».
   «No. Mai finita per chi vuole il bene!

 8 Udite, o voi peccatori, o voi che siete negli errori, o voi, quale che sia il vostro passato. Pentitevi. Venite alla Misericordia. Vi apre le braccia. Vi indica la via. Io sono fonte pura, fonte vitale. Gettate le cose che vi hanno traviato fin qui. Venite nudi al lavacro. Rivestitevi di luce. Rinascete. Avete rubato come ladroni sulle vie, o signorilmente e astutamente nei commerci e nelle amministrazioni? Venite. Avete avuto vizi o passioni impure? Venite. Siete stai oppressori? Venite. Venite. Pentitevi. Venite all’amore e alla pace. Oh! ma lasciate che l’amore di Dio possa riversarsi su di voi. Sollevatelo questo amore in ambascia per la vostra resistenza, paura, titubanza. Io ve ne prego in nome del Padre mio e vostro. Venite alla Vita e alla Verità, a avrete la vita eterna».
   «Un uomo dalla folla grida: «Io sono ricco e peccatore. Che devo fare per venire?».
   «Rinuncia a tutto per amore di Dio e della tua anima».
   I farisei mormorano e scherniscono Gesù come «venditore di illusioni e di eresie», come «peccatore che si finge santo», e lo ammoniscono che gli eretici sono sempre eretici, e tali sono gli esseni. Dicono che le conversioni subitanee non sono che esaltazioni momentanee e che l’impuro sarà sempre tale, il ladro ladro, l’omicida omicida, terminando col dire che solo loro, che vivono in santità perfetta, hanno diritto al Cielo e alla predicazione.

9 «Era un giorno felice. Una semina di santità cadeva nei cuori. Il mio amore, nutrito dal bacio di Dio, dava ai semi vita. Il Figlio dell’uomo era beato si santificare… Voi mi avvelenate il giorno. Ma non importa. Io vi dico – e, se dolce non sarò, di voi è la colpa – Io vi dico che voi siete quelli che si mostrano giusti, o tentano di farlo, al cospetto degli uomini, ma giusti non siete. Dio conosce i vostri cuori. Ciò che è grande al cospetto degli uomini è abominevole dinanzi all’immensità e perfezione di Dio. Voi citate la Legge antica. Perché allora non la vivete? Voi modificate a vostro pro la Legge, aggravandola di pesi che vi danno utilità. Perché allora non lasciate che Io la modifichi a pro di questi piccoli, levando da essa tutti gli zizit e i telefin pesanti, inutili, dei precetti fatti da voi, tali e tanti che la Legge essenziale scompare sotto di essi e muore affogata? Io ho pietà di queste turbe, di queste anime che cercano il respiro nella Religione e trovano il nodo scorsoio. Che cercano l’amore e trovano il terrore…

   No. Venite, o piccoli d’Israele. La Legge è amore! Dio è amore! Così Io dico agli intimoriti da voi. La Legge severa e i profeti minaccianti che mi hanno predetto, ma non sono riusciti a tenere indietro il peccato nonostante gli urli del loro profetare angoscioso, sono fino a Giovanni. Da Giovanni in poi viene il Regno di Dio, il Regno dell’amore. Ed Io dico agli umili: “Entratevi. È per voi”. Ed ognuno di quelli di buona volontà si sforza ad entrarvi. Ma per coloro che non vogliono curvare il capo, battersi il petto, dire: “Ho peccato”, non vi sarà il Regno. È detto: “Circoncidete il vostro cuore senza indurare più la vostra cervice”. (Deuteronomio 10, 16)

   Questa terra vide il prodigio di Eliseo che fece dolci le acque amare col gettarvi dentro il sale. (2 Re 2, 19-22). Ed Io non getto il sale della Sapienza nei vostri cuori? E allora perché siete inferiori ad acque e non mutate lo spirito vostro? Intridete nelle vostre formule il mio sale e avranno novello sapore, perché ridaranno alla Legge la primitiva forza. In voi, prima di tutti, i più bisognosi. Voi dite che Io muto la Legge? No. Non mentite. Io rendo alla Legge la sua primitiva forma da voi travisata. Perché è legge che durerà quanto la Terra, e prima spariranno cielo e terra che uno solo dei suoi estremi o dei suoi consigli. E se voi la mutate, perché così vi piace, e sottilizzate cercando scappatoie alle vostre colpe, sappiate che ciò non giova. Non giova, o Samuele! Non giova, o Isaia! Sempre è detto: “Non fare adulterio”, e Io completo: “Chi rimanda una sposa per prenderne un’altra è adultero, e chi sposa una ripudiata dal marito è adultero, perché ciò che Dio ha unito solo la morte può dividere”.

   Ma le parole dure sono per i peccatori impenitenti. Coloro che hanno peccato, ma si dolgono con desolazione per averlo fatto, sappiano, credano che Dio è Bontà, e vengano a Colui che assolve, perdona e ammette alla Vita. Andate con questa certezza. Spargetela nei cuori. Predicate la misericordia che vi dà la pace benedicendovi nel nome del Signore».

10 La gente sfolla lentamente, sia perché il sentiero è stretto, sia perché Gesù l’attrae. Ma sfolla…
   Restano gli apostoli con Gesù e, parlando, s’incamminano. Cercano ombra camminando presso un piccolo boschetto di tamerici scapigliati. Ma dentro vi è un essendo. Quello che ha parlato con Gesù. Si sta spogliando delle vesti bianche.
   Pietro, che è avanti a tutti, resta di stucco vedendo che l’uomo si riduce con le sole brache corte, e corre indietro dicendo: «Maestro! Un matto! Quello che parlava con Te, l’esseno. Si è messo nudo e piange e sospira. Non possiamo andar là».
   Ma l’uomo, magro, barbuto, nudo affatto nel corpo, meno le corte brache e i sandali, già esce dal folto del boschetto e viene verso Gesù piangendo e battendosi il petto. Si prostra: «E io sono il miracolato nel cuore. Mi hai guarito lo spirito. Ubbidisco alla tua parola. Mi rivesto di luce lasciando ogni altro pensiero che mi fosse veste d’errore. Mi separo per meditare il Dio vero, per ottenere vita e risurrezione. Basta così? Indicami il nuovo nome e un luogo in cui vivere di Te e delle tue parole».
   «È matto! Non sappiamo viverci noi che ne sentiamo tante! E lui… per un solo discorso…», dicono fra gli apostoli.
   Ma l’uomo, che sente, dice: «E volete mettere termini a Dio? Egli mi ha infranto il cuore per darmi uno spirito libero. Signore!…», supplica tendendo le braccia a Gesù.
   «Sì. Chiamati Elia e sii fuoco. Quel monte è pieno di caverne. Và in esso, e quando sentirai scuotere la terra per tremendo terremoto esci e cerca i servi del Signore per unirti a loro. Sarai rinato per essere servo tu pure. Và».
   L’uomo gli bacia i piedi, si alza e si avvia.
   «Ma va così nudo?», chiedono sbalorditi.
   «Dategli un mantello, un coltello, un’esca e un acciarino, e un pane. Camminerà oggi e domani, e poi, dove sostammo, si ritirerà in preghiera e il Padre provvederà al suo figlio».
   Andrea e Giovanni partono di corsa e lo raggiungono mentre sta per scomparire dietro una svolta.
   Tornano dicendo: «Li ha presi. Gli abbiamo anche indicato il luogo dove eravamo. Che preda impensata, Signore!».
   «Dio anche sulle rocce fa fiorire i fiori. Anche nei deserti dei cuori fa sorgere spiriti di volontà per mio conforto. Ora andiamo verso Gerico. Sosteremo in qualche casa di campagna».     

Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium ...
AVE MARIA PURISSIMA!

giovedì 23 luglio 2020

Schifo sono gli occhi e le mani menzognere.

Il Volto Santo di Gesù -
Manoppello

........................................
 3 Io so che ciò che sto per dire sarà agro alla lingua di molti. Ma Io non posso mentire anche se la verità che sto per dire mi farà dei nemici.

   In verità vi dico che se la vostra giustizia non si ricreerà, distaccandosi completamente dalla povera e ingiustamente definita giustizia che vi hanno insegnata scribi e farisei; che se non sarete molto più, e veramente, giusti dei farisei e scribi, che credono esserlo con l'aumentare delle formule ma senza mutazione sostanziale degli spiriti, voi non entrerete nel Regno dei Cieli.


   Guardatevi dai falsi profeti [ma non sono TUTTI falsi, ricordate] e dai dottori d'errore. Essi vengono a voi in veste d'agnelli e lupi rapaci sono, vengono in veste di santità e sono derisori di Dio, dicono di amare la verità e si pascono di menzogne. Studiateli prima di seguirli.


   L'uomo ha la lingua e con questa parla, ha gli occhi e con questi guarda, ha le mani e con esse accenna. 


Ma ha un'altra cosa che testimonia con più verità del suo vero essere: ha i suoi atti. 
   E che volete che sia un paio di mani congiunte in preghiera se poi l'uomo è ladro e fornicatore? 

   E che due occhi che volendo fare gli ispirati si stravolgono in ogni senso, se poi, cessata l'ora della commedia, si sanno fissare ben avidi sulla femmina, o sul nemico, per lussuria o per omicidio? 

   E che volete che sia la lingua che sa zufolare la bugiarda canzone delle lodi e sedurvi con i suoi detti melati, mentre poi alle vostre spalle vi calunnia ed è capace di spergiurare pur di farvi passare per gente spregevole? 

Che è la lingua che fa lunghe orazioni ipocrite e poi veloce uccide la stima del prossimo o seduce la sua buona fede? 

Schifo è! Schifo sono gli occhi e le mani menzognere.

   Ma gli atti dell'uomo, i veri atti, ossia il suo modo di comportarsi in famiglia, nel commercio, verso il prossimo ed i servi, ecco quello che testimoniano: "Costui è un servo del Signore". Perché le azioni sante sono frutto di una vera religione. 


Un albero buono non dà frutti malvagi e un albero malvagio non dà frutti buoni. Questi pungenti roveti potranno mai darvi uva saporita? E quegli ancora più tribolanti cardi potranno mai maturarvi morbidi fichi? No, che in verità poche e aspre more coglierete dai primi e immangiabili frutti verranno da quei fiori, spinosi già pur essendo ancora fiori. 

L'uomo che non è giusto potrà incutere rispetto con l'aspetto, ma con quello solo. Anche quel piumoso cardo sembra un fiocco di sottili fili argentei che la rugiada ha decorato di diamanti. Ma se inavvertitamente lo toccate, vedete che fiocco non è, ma mazzo di aculei, penosi all'uomo, nocivi alle pecore, per cui i pastori lo sterpano dai loro pascoli e lo gettano a perire nel fuoco acceso nella notte perché neppure il seme si salvi. Giusta e previdente misura.    
     Io non vi dico: "Uccidete i falsi profeti e gli ipocriti fedeli". Anzi vi dico: "Lasciatene a Dio il compito". Ma vi dico: "Fate attenzione, scostatevene per non intossicarvi dei loro succhi".
............
http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/3/clxxi-terzo-discorso-della-montagna-i-consigli-evangelici-che-perfezionano-la-legge

------------------------------------
Leggi anche: * https://www.ilconfronto.com/wp-content/uploads/2018/04/Racconti-di-un-pellegrino-russo-PDF.pdf
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/filocaliavannucci.pdf

Prezioso:* http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/il_libro_della_grazia_speciale-rivelazioni_di_santa_metilde.pdf

*** http://www.verginedelleucaristia.net/news/parole-di-profezia.html




AMDG et DVM

mercoledì 22 luglio 2020

Non muto, non mutilo nè corrompo, ma completo...


2 Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici. Prima era l'ordine. Ora è più dell'ordine. Prima era il necessario. Ora è più del necessario. Ora è la perfezione. Chi la disposa, così come Io ve la dono, all'istante è re perché ha raggiunto il "perfetto", perché non è stato soltanto ubbidiente ma eroico, ossia santo, essendo la santità la somma delle virtù portate al vertice più alto che possa esser raggiunto da creatura, eroicamente amate e servite col distacco completo da tutto quanto è appetito e riflessione umana verso qual che sia cosa. 

Potrei dire che il santo è colui al quale l'amore e il desiderio fanno da ostacolo ad ogni altra vista che Dio non sia. Non distratto da viste inferiori, egli ha le pupille del cuore ferme nello Splendore Ss. che è Dio e nel quale vede, poiché tutto è in Dio, agitarsi i fratelli e tendere le mani supplici. E senza staccare gli occhi da Dio, il santo si effonde ai fratelli supplicanti. Contro la carne, contro le ricchezze, contro le comodità, egli drizza il suo ideale: servire. 

Povero il santo? Menomato? No. E’ giunto a possedere la sapienza e la ricchezza vere. Possiede perciò tutto. Né sente fatica perché, se è vero che è un produttore continuo, è pur anche vero che è un nutrito di continuo. Perché, se è vero che comprende il dolore del mondo, è anche vero che si pasce della letizia del Cielo. Di Dio si nutre, in Dio si allieta. È la creatura che ha compreso il senso della vita.

   Come vedete, Io non muto e non mutilo la Legge, come non la corrompo con le sovrapposizioni di fermentanti teorie umane. Ma la completo. Essa è quello che è, e tale sarà fino all'estremo giorno, senza che se ne muti una parola o se ne levi un precetto. Ma è incoronata del perfetto. 

Per avere salute basta accettarla così come fu data. 

Per avere immediata unità con Dio occorre viverla come Io la consiglio. 

Ma poiché gli eroi sono l'eccezione, Io parlerò per le anime comuni, per la massa delle anime, acciò non si dica che per volere il perfetto rendo ignoto il necessario. 
Però di quanto dico ritenete bene questo: colui che si permette di violare uno fra i minimi di questi comandamenti sarà tenuto minimo nel Regno dei Cieli. 
E colui che indurrà altri a violarli sarà ritenuto minimo per lui e per colui che egli indusse alla violazione. 
Mentre colui che con la vita e le opere, più ancora che con la parola, avrà persuaso altri all'ubbidienza, costui grande sarà nel Regno dei Cieli, e la sua grandezza si aumenterà per ognuno di quelli che egli avrà portato ad ubbidire e a santificarsi così. 

AMDG et DVM

lunedì 20 luglio 2020

Perchè...



PERCHE' NON VI FERMATE A LEGGERE ...LA MIA PAROLA?





......
.............
Io non muto un iota della Legge. E chi l'ha data fra i fulmini del Sinai? L'Altissimo.
   Chi è l'Altissimo? Il Dio uno e trino.
   Da dove l'ha tratta? Dal suo Pensiero.
   Come l'ha data? Con la sua Parola.
   Perché l'ha data? Per il suo Amore.
   Vedete dunque che la Trinità era presente. Ed il Verbo, ubbidiente come sempre al Pensiero e all'Amore, parlò per il Pensiero e per l'Amore.
   Potrei smentire Me stesso? Non potrei. Ma posso, poiché tutto Io posso, completare la Legge, farla divinamente completa, non quale la fecero gli uomini che durante i secoli non la fecero completa ma soltanto indecifrabile, inadempibile, sovrapponendo leggi e precetti, e precetti e leggi, tratti dal loro pensiero, secondo il loro utile, e gettando tutta questa macia a lapidare e soffocare, a sotterrare e sterilire la Legge santissima data da Dio. Può una pianta sopravvivere se la sommergono per sempre valanghe, macerie e innondazioni? No. La pianta muore. La Legge è morta in molti cuori, soffocata sotto le valanghe di troppe soprastrutture. Io sono venuto a levarle tutte e, disseppellita la Legge, risuscitata la Legge, ecco che Io la faccio non più legge ma regina.

2 Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici.  .......
.......
http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/3/clxxi-terzo-discorso-della-montagna-i-consigli-evangelici-che-perfezionano-la-legge
AMDG et DVM

domenica 19 luglio 2020

SANTA MARIA BERTILLA Boscardin

SANTA MARIA BERTILLA BOSCARDIN
Gioia di Brendola (VI), 6 ottobre 1888 - Treviso, 20 ottobre 1922
Nata nel 1888 in provincia di Vicenza, in una famiglia contadina, con l'aiuto del parroco, entrò nel 1905 nelle suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Santissimi Cuori a Vicenza. Divenuta infermiera, lavorò nell'ospedale di Treviso, dove si dedicò a servire i malati nel corpo e nello spirito, infaticabile nell'aiutare le consorelle. Nonostante fosse stata colpita da un tumore a soli 22 anni, continuò con impegno il proprio lavoro, reso più faticoso dalle difficoltà e dalle tensioni della prima guerra mondiale. Mandata a Como, soffrì molto per l'incomprensione di qualche medico e della propria superiore senza mai lamentarsi o protestare. Tornata a Treviso, riprese il suo lavoro in ospedale nonostante l'aggravarsi della malattia. Morì a 34 anni, nel 1922. La sua grandezza spirituale sta nell'aver cercato nella fatica, nell'umiltà, nel silenzio, un'unione con Dio sempre più profonda. Le sue spoglie si trovano ora a Vicenza, nella Casa madre della sua comunità. (Avvenire)

PREGHIERA A SANTA MARIA BERTILLA

O umilissima Santa Maria Bertilla, 
casto fiore cresciuto tra le ombre del Calvario, 
che esalasti il profumo delle tue virtù al cospetto di Dio solo, 
a conforto dei sofferenti, noi t'invochiamo. 

Deh, ottienici dal Signore la tua umiltà e carità per cui tanto Gli piacesti 
e quella fiamma di amore purissimo che tutta ti consumò. 

Insegnaci a cogliere frutti di pace dalla perfetta dedizione ai nostri doveri,
a meritare, per tua intercessione, la grazia di cui abbiamo bisogno 
e il premio eterno nei Cielo. 

PENSIERI SPIRITUALI
 (Dal suo Diario)

 • A Dio tutta la gloria, al prossimo tutta la gioia, a me tutto il sacrificio. 

• Gesù mio, fatemi prima morire mille volte piuttosto che io abbia a fare una sola azione per essere veduta. 

• lo ho niente di mio proprio, tranne la mia volontà... ed io, con la grazia di Gesù, sono pronta e risoluta ad ogni costo a non voler mai fare la mia volontà e tutto questo per puro amore di Gesù, come se l'inferno non esistesse e neppure il paradiso, e neppure il conforto della buona coscienza. 

• Debbo fare in tutto la volontà santa di Gesù; dunque non cercare niente, non domandare niente, essere indifferente a tutto, innamorarmi proprio in tutto a fare la santa volontà di Gesù, ma perfettamente, senza cercare me stessa in nessuna cosa, con allegrezza. Il mio scopo sia solo la gloria di Gesù. 

• Col Crocefisso in mano tutto diventa leggero... Non occorre fare grandi mortificazioni, basta cercare in tutto quello che meno aggrada, quando sta in mano mia la scelta; altrimenti sempre l'obbedienza, la condiscendenza. ma senza far capire nulla all'esterno, tutto per puro amore di Gesù. 

• Debbo tenermi l'ultima di tutte, dunque contenta di essere posposta, indifferente a tutto, tanto ai biasimi che alle lodi, anzi preferire i primi: sempre condiscendente alle altrui opinioni; mai scusarmi, sebbene mi sembri di avere ragione; mai parlare di me stessa: gli uffici più bassi siano sempre i miei, perché così merito. 

• Madonna cara, io non ti chiedo visioni, nè rivelazioni, nè gusti, nè piaceri, neanche spirituali... per mia porzione quaggiù io non voglio altro se non quello che tu volesti nel mondo: credere puramente senza nulla vedere o gustare: soffrire con gioia senza consolazione di creature; morire continuamente senza posa a me stessa: lavorare assai per te fino alla morte, senza nessun interesse, come il più vile dei tuoi schiavi. 

• Quando si è fatto il possibile, anche se riceviamo umiliazioni e rimproveri, non importa: noi dobbiamo fare tutto per amore di Dio. 

• La mia strada è la via dei carri, la più comune. 

• Voglio ad ogni costo vivere unita a Gesù, coll'essere sempre uguale a me stessa, per quanto io debba soffrire sia internamente che esternamente. 

• Bisogna proprio per necessità che io soffra, che sia contraddetta e che, sempre unita a Gesù, sia uguale a me stessa. 

• Gesù, io vi voglio amare tanto col sacrificio, con la croce, col patire.

 • Gesù, voglio patire... fatemi patire, umiliatemi e fate che da tutti io sia contraddetta nelle mie opinioni... Per essere sempre con Voi, o Gesù, in Cielo, voglio quaggiù dividere con Voi la Croce... le amarezze tutte di questa valle di pianto. 

• Voglio farmi santa, e l'unica via è quella del patire, della mortificazione: ed io voglio farmi santa con l' esattezza alle mie sante Regole e nella vita comune, ma operando in modo fuori del comune. 

• Io non temo una vita tribolata, caro Gesù, purchè la mia tribolazione sia per Voi: non temo neppure la morte, purchè io muoia in Voi e per Voi. Il vivere o il morire mi è guadagno, purché vivendo o morendo, dia gloria a Voi e perseveri nella Vostra santa grazia. 

• Lavoriamo solo per Iddio; anche se non riusciamo ad accontentare le creature, non importa: basta che noi ci mettiamo tutta la buona volontà. 

• Facciamo presto, facciamo tutto per il Signore: già tutto passa a questo mondo, tutto è niente. 

• Facciamo che Gesù solo sia testimonio delle nostre azioni e non le creature. 

• Corretta anche a torto ringraziare: incolpata innocente tacere e soffrire con pazienza, per amore di Gesù; tenermi l'ultima di tutte con persuasione; distinta nella carità compatendo, scusando e sacrificandomi, ma sempre con cuore largo, per puro amore, desiderando di essere ripagata freddamente o anche mortificata, biasimata. 

• Il vero modo di sapere se manco di carità è studiar bene se tratto gli altri come vorrei essere trattata io stessa. 

• Per essere veramente vittima d'amore è necessario abbandonarsi interamente. perchè non saremo consumati dall'amore se non in proporzione di quanto ci abbandoniamo ad esso. 

• Mi terrò come ammessa nella casa religiosa per grazia speciale, e tutto quello che mi sarà dato lo riceverò come se non lo meritassi... Sono proprio niente, anzi peggio di niente; dunque debbo tenermi l'ultima dì tutte, contenta di essere posposta.

 • Signore, non temo di essere tribolata, purché la mia tribolazione sia per Voi. 

• Non voglio scusarmi mai, invece ringraziare, domandare perdono, persuasa che sono in colpa, e che il mio amor proprio mi fa vedere tutto l'opposto; voglio tenermi sempre l'ultima, convinta che questo è il mio posto. 

• La felicità vera la trovo solo in Dio. Dio mi ha dato tanti mezzi perché mi aiutino a conseguire la felicità vera. Dunque di tutto mi debbo servire per ottenere il mio scopo, altrimenti lo debbo subito lasciare: non debbo cercare mai quello che mi piace ovvero quello che non mi piace, basta sapere di dare gusto a Gesù. 

• Voglio essere la serva di tutti, convinta che è giusto così; voglio lavorare, patire, e tutta la soddisfazione lasciarla agli altri. 

• Per ottenere le grazie di Gesù basta avere fede e confidenza, senza tante preoccupazioni. 

• Voglio tenermi sempre unita a Gesù, e anche le occupazioni esterne, per quanto grossolane, voglio farle con Gesù, e allora riusciranno anche di gran merito e di vantaggio alla umanità. 

Sono contenta perchè faccio la volontà di Dio.

 • Oh se sapeste quanta gloria si può dare a Dio in un solo istante!

 • Mi faccio santa io e conduco a Gesù tante anime. 

• La morte non mi deve far paura, anzi debbo aspettarla con pace e tranquillità. perché per mezzo di essa posso unirmi per sempre al mio Gesù. 

• Lavorino solo per Gesù, per Gesù... che tutto è niente... tutto è niente... tutto è niente.