lunedì 13 luglio 2020

Mistero della Santissima Trinità


Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore: oggi, la Santissima Trinità; giovedì prossimo, quella del Corpus Domini, che, in molti Paesi tra cui l’Italia, verrà celebrata domenica prossima; e infine, il venerdì successivo, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo. Sono in verità aspetti dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo.


Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale.

Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari.

In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore.

“In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

La Vergine Maria, nella sua docile umiltà, si è fatta ancella dell’Amore divino: ha accolto la volontà del Padre e ha concepito il Figlio per opera dello Spirito Santo. In Lei l’Onnipotente si è costruito un tempio degno di Lui, e ne ha fatto il modello e l’immagine della Chiesa, mistero e casa di comunione per tutti gli uomini. Ci aiuti Maria, specchio della Trinità Santissima, a crescere nella fede nel mistero trinitario.

Fonte: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20090607_it.html

Solennità della Santissima Trinità
Piazza San Pietro
Domenica, 7 giugno 2009



AMDG et DVM

Il Preziosissimo Sangue del Figlio di Dio è l’unico che ci redime, eppure...

Il Preziosissimo Sangue di Gesù, versato grazie a Maria


San Gaspare del Bufalo è l'apostolo del Preziosissimo Sangue: oltre al Crocifisso portava con sé un quadro, con la raffigurazione della Regina del Preziosissimo Sangue, dove si contempla la Madonna non tanto nell’atto di accettare la morte del Figlio, ma mentre lo esorta ad effondere il Suo Sangue. Il Sangue offerto per la Redenzione è quello di Cristo, ma esso è offerto non senza il pieno consenso della Madre che arriva a “spingere” il Figlio fino al consummatum est.
San Gaspare del Bufalo è giustamente conosciuto come il grande e zelante apostolo del Preziosissimo Sangue. Ordinato sacerdote nel 1808, appena due anni dopo, il 13 giugno 1810, venne prima esiliato e poi arrestato per aver rifiutato di giurare fedeltà a Napoleone. Il giovane sacerdote aveva preferito condividere la sorte di papa Pio VII, catturato e deportato la notte tra il 5 e 6 luglio del 1809, piuttosto che tradire la Chiesa. San Gaspare rimase in carcere per quattro anni.
Il declino dell’arrogante potere del Bonaparte rimise in libertà il Papa e quanti avevano resistito. Ma l’uragano napoleonico aveva lasciato in eredità una devastazione religiosa e morale: il peccato, l’empietà, l’indifferenza religiosa avevano messo radici un po’ ovunque. Bisognava rimboccarsi le maniche e ripartire.
Nel 1814, San Gaspare ricevette da papa Pio VII il compito di dedicarsi soprattutto alle missioni popolari. L’anno seguente venne così fondata la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue: talare, fascia ed un grande Crocifisso appeso con una catena al collo, così grande che i Padri dovevano e devono ancor oggi infilarlo nella fascia. Ancora più imponente, di grandezza naturale, era il Crocifisso che egli portava nei luoghi ove era chiamato a predicare la missione. Voleva che le persone guardassero «a colui che hanno trafitto» (Zc 12, 10), e facessero ricorso a quel Sangue Preziosissimo che ci ha redenti. Prezioso, appunto: un aggettivo che non indica solamente l’alto valore, ma anche il pretium, il prezzo pagato per tale riscatto.
Oltre al Crocifisso, San Gaspare portava anche un quadro, con la raffigurazione della Regina del Preziosissimo Sangue; sembra sia stato un dono dello stesso Pio VII, allorché domandò a San Gaspare di predicare le missioni nello Stato Pontificio. Il quadro, oggi conservato, insieme al grande Crocifisso, nel Museo di San Gaspare ad Albano Laziale, rappresenta la Santissima Vergine che porta in braccio il Bambino, il quale tiene nella manina destra il calice.
San Vincenzo Pallotti, che fu al capezzale di San Gaspare, e che abbracciò e propagò con entusiasmo la devozione al Preziosissimo Sangue, durante il processo canonico rilasciò numerose testimonianze sulla vita dell’amico. Riguardo alla sua devozione alla Madonna, il Pallotti ha spiegato le ragioni per cui San Gaspare era particolarmente legato a quel quadro: «È tale la indicata immagine che credo che possa nominarsi una tal quale espressione della fede del Servo di Dio in Maria Santissima e nella virtù infinita del Sangue preziosissimo del di lei divino Figliolo Gesù, poiché si vede nel quadro che la rappresenta in atto amorevole da eccitare i cuori a devozione. Dico si vede l’immagine della nostra cara Madre Maria tenente alla destra il Bambino Gesù che mostra per un calice effigiato nella sua destra di essere mosso dalle preghiere di Maria ad offrire all’eterno suo Divin Padre il suo Sangue preziosissimo per ottenere l’abbondanza delle divine misericordie a favore di noi miserabili peccatori».
In quel quadro, dunque, San Gaspare contempla la Madonna non tanto nell’atto di accettazione del destino del Figlio, ma mentre lo esorta ad effondere il Suo Sangue a nostro vantaggio. «Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. [...] Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia» (2Mac 7, 27. 29): sono le parole del secondo libro dei Maccabei, con le quali la madre dei sette fratelli martiri si rivolge all’ultimo figlio, per spronarlo a non temere la morte. La pietà che questa madre chiede al figlio non è quella di salvarsi la pelle, ma di accettare il sacrificio nella fedeltà a Dio, per vivere per sempre nel giorno della misericordia. Questa madre è immagine della Madre che muore totalmente a se stessa, esortando il Figlio al sacrificio, ma questa volta perché venga istituito il giorno della misericordia nel suo Sangue.
È per questo che immagine ancora più prossima al sacrificio di Maria è quella di Abramo che sacrifica il figlio Isacco. La coppia Abramo-Isacco sul monte Moria è la figura più perfetta della coppia Maria-Gesù sul Calvario. Il commento tradizionale rabbinico dell’episodio biblico, chiamato la ‘Aquedah (legatura) di Isacco (Gn. 22, 1-18), è molto eloquente: Isacco non è un ragazzino incosciente di quanto sta accadendo; al contrario, è un uomo adulto, che si abbandona mansueto all’immolazione. Secondo la tradizione ebraica, giunto sul monte, Isacco si rivolge al padre con queste parole: «Legami forte, padre mio, non sia che per paura io resista, e non sia valido il tuo sacrificio, e tutti e due veniamo rifiutati». La “legatura” di Isacco è dunque il tipo del sacrificio di Cristo che offre liberamente la sua vita: «Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv. 10, 18).
Dall’altra parte abbiamo Abramo, che accoglie il comando di Jahvé ad immolargli l’unico figlio, ad accompagnarlo sul Moria per offrirlo in olocausto, facendo violenza ai propri diritti ed affetti paterni. La Vergine Santa compie proprio così il suo sacrificio: nell’unione perfetta al sacrificio del Figlio. La sua presenza ai piedi della Croce non dev’essere compresa solo come quella di una madre affettuosa e coraggiosa, ma come unione all’offerta del Figlio, sostegno pieno al sacrificio di Lui fino al punto di offrirlo Essa stessa.
Il quadro della Regina del Preziosissimo Sacro schiude così il senso corredentivo del sacrificio della Madonna, ben compreso da San Gaspare e da San Vincenzo Pallotti: il Sangue offerto per la Redenzione è quello di Cristo, non vi è dubbio; ma esso è offerto non senza il pieno consenso della Madre, un consenso che arriva a “spingere” il Figlio fino al consummatum est.
Il sacrificio di Isacco viene comunemente denominato anche come sacrificio di Abramo, e viceversa, tale era la perfetta fusione delle due volontà nell’adesione crocifiggente alla volontà di Dio. Un’unione senza confusione, perché il solo sacrificio di Isacco sarebbe stato cruento, mentre quello di Abramo si compiva perfettamente nella volontà crocifissa. Possiamo pensare qualcosa di meno di Maria e di Gesù?
Il Preziosissimo Sangue del Figlio di Dio è l’unico che ci redime; eppure quel Sangue è stato versato per la piena adesione della Madre, ai piedi della Croce.

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AMDG et DVM

domenica 12 luglio 2020

LA DONNA VESTITA DI SOLE




Apocalisse 12

1 Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. 5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. 6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. 9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. 10 Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
11 Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell'Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio;
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
12 Esultate, dunque, o cieli,
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è precipitato sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo».
13 Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. 14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. 15 Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. 16 Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
17 Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.
18 E si fermò sulla spiaggia del mare.

Segnali dal ... futuro

Microchip sottocutanei e social rating saranno presto realtà?

Intervista ad Eric Larsen di Biohax Italia
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Questo periodo di isolamento sociale causato dal COVID-19 ha fatto emergere con forza il tema del rapporto tra uomo e tecnologia. Una grossa fetta della nostra vita sociale si è totalmente trasferita nel mondo virtuale: dal lavoro ai rapporti con gli amici.

Anche chi era restio alla tecnologia si è trovato forzatamente a farne uso e molti ne hanno sperimentato i benefici. Ora si inizia a parlare sempre più frequentemente di applicazioni per il tracciamento delle persone e di digitalizzazione totale dei pagamenti. Verso quale futuro ci stiamo dirigendo?
Abbiamo intervistato per voi Eric Larsen, giovane imprenditore nel settore tecnologico. Potremmo definirlo un piccolo Elon Musk italiano. Già, perché anche se il nome tradisce le sue origini svedesi, Eric è nato in Italia si è laureato in economia a Parma e dopo una breve esperienza come export manager si è lanciato nell’imprenditoria tech.
Eric Larsen – Biohax Italia (Fonte immagine: Eric Larsen)
La sua prima start up è stata Inkdome, un’app vetrina per migliaia di tatuatori italiani. Il progetto è andato così bene che ora si sta espandendo anche in altri stati europei. 
Nel 2018 Eric è entrato nel “circuito Bocconi” diventando membro dell’I-CRIOS Research Center. Un centro di ricerca ed incubatore tecnologico che raggruppa 500 start up. Frequentando questi mondi Eric è entrato in contatto con Biohax International, l’azienda svedese leader nei chip sottocutanei. Un progetto che punta a racchiudere in un unico device tutte le carte che oggi abbiamo: dalle carte di credito alla carta sconto del supermercato, dalla patente alla tessera sanitaria.
Su questi argomenti c’è un dibattito acceso: la tecnologia semplificherà la vita di ciascuno di noi migliorando la società o snaturerà il nostro modo di vivere fino a condurci verso società distopiche come quelle dipinte in molti film di fantascienza?
La tecnologia libererà l’uomo dalle fatiche del vivere o lo renderà schiavo di un controllo globale? Sono questioni molto complesse che certamente riguarderanno tutti noi. Lo sviluppo tecnologico è un processo inarrestabile: oggi nessuno metterebbe in discussione l’utilizzo di macchine nelle industrie eppure nel ‘700 c’era chi le distruggeva temendo che potessero rappresentare una grossa minaccia per l’equilibrio sociale.  
Oggi però si inizia a parlare di transumanesimo ossia di fusione uomo-macchina. Una fusione che potrà potenziare le nostre capacità e migliorare, secondo alcuni, la nostra vita. Si tratta anche questa di una normale transizione del progresso o siamo di fronte ad un passaggio epocale che potrebbe rappresentare una reale minaccia per l’umanità?
Di fronte a queste domande crediamo che una scelta matura possa essere quella di informarsi e di riflettere. Informarsi su cosa sta accadendo nel mondo dell’innovazione tecnologica e riflettere sul senso di essere umani. 
Con questa intervista vorremmo darvi la possibilità di conoscere più da vicino i progetti e la visione di futuro di uno degli attori nel campo del transumanesimo e dei chip sottocutanei.

Intervista ad Eric Larsen di Biohax Italia


Come sei entrato in contatto con Biohax?
Ho conosciuto Biohax ed il suo fondatore due anni fa. Sono stato da sempre interessato al rapporto uomo-macchina e al transumanesimo. Dopo la laurea questi interessi sono diventati la mia professione e ho iniziato a fare uno screening sul mercato per identificare le società più interessanti del settore. Così ho trovato Biohax, che non è l’unica azienda che si occupa di chip sottocutanei ma è quella con le caratteristiche più interessanti: è un’azienda con un team molto forte con diversi PhD medici che lavorano a Londra ed ha avuto un grande successo mediatico sia a livello nazionale svedese che a livello internazionale. Non ultimo è svedese, come le mie origini. Così ho deciso di entrare in contatto con il loro fondatore ed amministratore delegato ed è cominciata la nostra collaborazione. Ci tengo però a precisare che prima di contattarli non avevo alcun collegamento diretto con loro.
Su cosa state lavorando in questa fase?
Sul fronte tecnologico siamo a buon punto: il sistema informatico che permette di gestire le informazioni contenute nel chip e di farlo interagire con gli smartphone e i sistemi di riconoscimento esterni è già funzionante in Svezia e Norvegia. Tra l’altro questo sistema è stato sviluppato da un’azienda italiana, la IG Solutions. Ora noi siamo concentrati su due fronti: da un lato stiamo sviluppando partnership per poter far crescere il numero di servizi collegati al chip, dall’altro lato stiamo lavorando per ottenere le certificazioni necessarie per poter commercializzare il chip. Questi dispositivi vengono impiantati sotto pelle e quindi sono equiparati a dispositivi medici più che a semplici tecnologie. Siamo quindi concentrati per ottenere tutte le certificazioni di sicurezza necessarie per poter ricevere l’approvazione dai ministeri della salute e dalla European Medicine Agency
Quindi come sarà classificato dal Ministero della Salute il chip sottocutaneo?
Forse verrà classificato come medical device ma stiamo prendendo in considerazione anche l’ipotesi che si possa creare una nuova categoria ad hoc per questo tipo di impianto. Per questa seconda strada dovremo avviare un dialogo con le autorità regolatore europee e non sarà facile. Per noi però sarebbe la soluzione ideale. In futuro aumenteranno sempre di più gli impianti tecnologici nel corpo ed è giusto che ci siano regolamentazioni e linee guida precise a garanzia di qualità e sicurezza
Avete già idea di quando potrete ottenere queste certificazioni?
Noi speriamo di riuscire ad ottenere le prime certificazioni per il nord Europa entro 5-6 mesi ma è tutto da prendere con le pinze, c’è una grossa complessità dietro questo lavoro. Colgo l’occasione per fare chiarezza su una notizia uscita in modo errato. Su Euronews si è detto che entro 6-8 mesi saremo pronti per i primi test su volontari italiani. No, non è vero. L’iter burocratico per le approvazioni è molto complesso e prima intendiamo concentrarci sul mercato nord europeo dove c’è molta più apertura a questo genere di tecnologie.
Quanti chip avete installato al momento?
Per ora in due anni sono stati installati circa 3.000 impianti in Svezia. Stoccolma è stata la prima città a rendersi disponibile coinvolgendo direttamente tutta la rete di mezzi pubblici
Installazione di un microchip sottocutaneo
Installazione di un chip della Biohax (Fonte immagine: Biohax Italia)
Avete già dei dati su questo primo test? 
Certo. Il sistema che stiamo testando in Svezia permette essenzialmente di integrare nel chip tutti i badge delle persone: da quello della palestra fino agli abbonamenti per i mezzi pubblici. Si è già visto che il chip ha ottimizzato i tempi dei viaggi in treno e degli spostamenti in città. Ci sono stati poi importanti miglioramenti a livello di sicurezza sul lavoro, parlo sopratutto per le aziende con aree e computer riservati il cui accesso può essere dato solo a chi possiede badge speciali. Nei test realizzati su alcune aziende si è registrato un efficientamento dell’operatività del 40%. Significa meno tempo perso in ingresso e uscita e migliori controlli sugli accessi negli spazi riservati. Inoltre con il chip RFID sottocutaneo è già stata testata la possibilità di effettuare certi tipi di pagamenti come ad esempio quelli per le macchinette di caffè. 
Quindi al momento il chip non è ancora in grado di sostituire la carta di credito?
I test fatti fino ad ora, ed andati in porto, consistevano nel prendere il token ID delle carte di credito ed inserirlo all’interno del chip sottocutaneo. Quest’operazione però prevede che ogni singolo cliente vada in banca e si faccia autorizzare a trasferire il token ID. Ovviamente una procedura così complessa limiterebbe molto l’utilizzo del chip come metodo di pagamento. Ora stiamo lavorando per costruire partnership con intermediari di pagamento come Paypal. In questo modo eviteremmo il passaggio diretto con le banche.
Qual è il vostro modello di business, vendere i chip o i servizi collegati?
Questo è il cuore del progetto. Il nostro valore sta in tutta l’infrastruttura open source che permette di far transare moneta ed informazione. Abbiamo già chiuso accordi importanti come ad esempio quello con Medic Scan, azienda leader nel settore delle cartelle cliniche digitali. Ci sono poi molti altri grossi gruppi con cui siamo in trattativa ma per ovvie ragioni per ora teniamo tutto riservato
Cosa potrà fare il microchip sottocutaneo
Tutto in un unico device: il modello di business della Biohax (Fonte immagine: Biohax Italia)
Su che tecnologia si basa il funzionamento dei chip sottocutanei?
La tecnologia di base esiste da molto tempo, si tratta della NFC ossia Near Field Communication. E’ la stessa tecnologia usata in tutte le carte di credito contactless e nei badge. Funzionano solo se entrano in contatto ravvicinato con un sistema di riconoscimento come il POS. Questo è importante perché nei chip sottocutanei non ci sono né circuiti elettrici, né GPS. E’ una tecnologia passiva. Noi però abbiamo fatto dei miglioramenti. L’attuale NFC usata dalle carte di credito contactless o dai badge non ha un vero e proprio scudo protettivo. Chi vuole può leggere tutte le informazioni contenute, può sottrarre una carta e clonarla. Poi c’è la questione della privacy.
Giusto, come farà la vostra tecnologia a garantire la privacy?
Possiamo garantire molta più privacy di quanta ne abbiamo oggi con le carte di credito. Forse non tutti lo sanno ma ogni volta che facciamo un pagamento elettronico rilasciamo una quantità enorme di dati che vengono riutilizzati, in modo aggregato, dai gestori delle carte. Di fatto oggi i nostri dati vengono venduti a nostra insaputa da terzi che ci guadagnano. Noi siamo in grado di garantire due tipi di sicurezza. La prima è ovvia: se hai un chip impiantato non rischierai più di perdere la carta o il badge. La seconda è ancora più interessante. Abbiamo implementato un sistema di protezione che si basa sulla tecnologia della blockchain. Questa tecnologia garantisce la massima sicurezza: è così complessa che se qualche hacker volesse rubare i dati e avesse a disposizione i computer più potenti del mondo ci impiegherebbe almeno 90 anni.
Quindi con i chip sottocutanei nessuno saprà cosa abbiamo comprato e dove?
Esatto, ma solo se lo vuoi tu! Abbiamo implementato un sistema di smart contract (contratti intelligenti). Sei tu a decidere se vuoi o non vuoi rendere disponibili certi dati. E qui viene il bello: se decidi di condividere i tuoi dati, come già avviene oggi con la tua carta di credito, tu ci guadagnerai. Abbiamo sviluppato un sistema per redistribuire i guadagni dei grossi gruppi che vendono i dati per studi di marketing. Al momento guadagnano loro sui tuoi dati a tua insaputa, in futuro deciderai tu se metterli a disposizione e se guadagnarci
Come gestirete l’obsolescenza tecnologica dei chip impiantati? 
Certamente la ricerca e lo sviluppo non si fermeranno. Un chip tra 10 anni potrà essere più evoluto di uno di oggi. La tecnologia di base però è semplice. Non ci sono circuiti elettrici e non ci sono problemi di ricarica o quant’altro. Può durare anni senza problemi e per sostituirlo sarà facilissimo: basta una micro incisione.
E non saremo mai tracciati? 
No, come detto decideremo noi se condividere le nostre informazioni. Oggi siamo tracciati in tutto, basta solo pensare a GoogleMaps che ci informa in tempo reale sulle condizioni di traffico in strada. Lo può fare perché riceve i dati aggregati da tutti i telefoni che sono in circolazione. Il chip sottocutaneo invece è un sistema passivo, senza GPS. Paradossalmente se uscissimo di casa senza cellulare ma con il chip nessuno saprebbe dove siamo e GoogleMaps non ci potrebbe più aggiornare in modo affidabile sulle condizioni del traffico. 
Una persona oggi in Italia potrebbe farsi impiantare un chip?
Se qualcuno vuole può acquistarlo per uso personale ma solo firmando delle autocertificazioni che diano una manleva sia alla Biohax, sia alla persona che glielo installa sotto pelle. Come detto non abbiamo ancora nessuna certificazione dai ministeri della salute europei. Ciascuno col suo corpo può fare quello che vuole, ma sotto la sua responsabilità. L’azienda non garantisce nulla, l’unica cosa che fa è aggiornare sui suoi avanzamenti in ricerca e partnership.
Microchip sottocutaneo della Biohax
Il microchip sottocutaneo della Biohax (Fonte immagine: Biohax Italia)
Come fa a mantenersi la Biohax se al momento il progetto non è ancora partito?
Ci sono degli investitori importanti dietro al sistema. Persone che mettono a disposizione capitali di rischio e determinati fondi di investimento. Ma come è facile immaginare non voglio far sapere chi sono.
Quali saranno secondo te le rivoluzioni tecnologiche dei prossimi 5-10 anni?
Il mondo cambierà a dismisura. Fino a 10 anni fa il 90% delle tecnologie attuali non esisteva. Siamo stravolti dalla tecnologia. E anche questo recente COVID-19 ci ha fatto capire quanto sia importante l’innovazione tecnologica. Anche per il mercato italiano che generalmente è più resistente. 
Oggi il mondo ti spinge a dare il massimo per far carriera e abbiamo tutti sempre meno tempo a disposizione per noi stessi. Possedere delle tecnologie in grado di farci risparmiare tempo e denaro sarà fondamentale.  Se devo dire cosa vedo per il futuro, ad esempio, immagino che le cucine presto scompariranno dalle case. Oggi acquistare cibo con Just Eat costa meno che fare la spesa. In USA è già così in molti luoghi e si parla di black kitchen: ristoranti che si riconvertono per cucinare e consegnare a casa i pasti. Nasceranno poi nuovi settori come quello dell’efficientamento energetico, quello dei nuovi materiali, quello della mobilità intelligente, etc.. 
Pensi che quest’uso forzato della tecnologia sotto emergenza COVID-19 abbia avviato un nuovo processo? 
Si. Durante la quarantena per il COVID-19 siamo stati in letargo due mesi e abbiamo avuto un balzo in avanti di 5 anni a livello tecnologico. E’ avvenuto un importante cambiamento socio-culturale, politico ed economico. Questo virus ci porterà sempre più a distanziarci e la tecnologia sarà fondamentale per costruire nuovi modi di relazionarci. Quando veniamo privati della nostra quotidianità inevitabilmente ci affidiamo alla tecnologia.
Quali opportunità e quali rischi vedi nell’integrazione sempre più pervasiva delle tecnologie nella vita dell’uomo?
La fusione uomo-macchina, che è la base del transumanesimo, è l’unica opzione data per il futuro. Da sempre l’uomo ha desiderato vivere meglio e più a lungo possibile. La tecnologia oggi ci offre la possibilità di avvicinarci a questo sogno. Siamo vicini al momento in cui la ricerca medica ci metterà a disposizione soluzioni tecnologiche da integrare nel nostro corpo. Potremo prevenire molte malattie, il chip sottocutaneo stesso, una volta installato, ci potrà dire se abbiamo bisogno di fare attività fisica, se i nostri livelli di glucosio sono alti e dobbiamo regolare la dieta, se siamo troppo stressati, etc.. 
In futuro prevedo che con la tecnologia potremo trattare anche disturbi mentali e determinate patologie che immobilizzano le persone. Elon Musk ad esempio sta lavorando con il suo progetto Neuralink ad impiantare microchip nel cervello.
Sinceramente non vedo rischi ma solo opportunità.
Non pensi che chi non riuscirà a stare al passo coi tempi potrà non adattarsi e rimanere escluso?
A vederla tutta sicuramente ci potrà essere una grande differenziazione tra chi avrà la fortuna di usare macchine per migliorare il proprio corpo e chi no. E’ lo stesso discorso che si fa per i vaccini: c’è chi non lo vuole e chi si. Esistevano persone che mandavano a scuola i propri figli anche se non li avevano vaccinati. Per fortuna ora lo Stato è intervenuto ed esclude dalla scuola chi non si vaccina. 
Certo, ci saranno differenziazioni sociali, e anche grandi. Ma come ogni processo anche questo è inarrestabile. Ci vorrà tempo perché ci vuole una fase di accettazione ma è inevitabile che prima o poi tutti si dovranno adattare.
Cosa pensi sul fatto che tutte queste tecnologie potranno modificare i nostri comportamenti sociali? 
Lo faranno sicuramente. Se vogliamo dirla tutta già oggi in Cina si sta monitorando il comportamento sociale delle persone e si sta dando ai cittadini un punteggio o social rating. Per me questa sarà una delle prossime frontiere che dovrà essere sviluppata. Avremo un rating sociale in base a come ci comportiamo. In certe città della Cina ci sono già milioni di telecamere a riconoscimento facciale che monitorano la vita delle persone: se qualcuno non attraversa sulle strisce pedonali perde dei punti, se fa tafferugli per strada, perde dei punti. Al contrario se rispetta le regole li guadagna. In base ai punti che ha potrà accedere a più possibilità, come ad esempio acquistare un biglietto d’aereo. E’ un modo per educare le persone al benessere della nazione e al diventare cittadini modello
Sistemi di riconoscimento facciale
I sistemi cinesi di riconoscimento facciale e tracciamento delle persone alla base della piattaforma di social rating. (Fonte immagine: Gilles Sabrié/The New York Times)
La Cina però è un paese dittatoriale
Si infatti. Noi in occidente abbiamo l’opportunità di prendere il meglio da queste tecnologie per migliorare la nostra società senza le derive autoritarie della Cina. Non si può però non osservare che oggi la Cina, anche per via del suo scarso rispetto dei diritti umani, nel campo tecnologico sta viaggiando molto più velocemente rispetto a noi e la tecnologia sarà il petrolio del futuro. Il mondo occidentale non può rimanere indietro rispetto alla Cina.
Ti risulta se il chip sottocutaneo è in uso anche in Cina?
Si, in Cina il chip lo hanno testato ma non ci sono molte informazioni. Sono secretate ma si sa che lo hanno utilizzato. Il problema è che la Cina è letteralmente un universo parallelo ed è impossibile reperire informazioni. 
Come vedi il prossimo futuro?
Sicuramente pieno di opportunità. Dal punto di vista globale questo COVID-19 ha fatto emergere tutte le debolezze dell’attuale Unione Europea, sopratutto se confrontata con quella degli Statu Uniti d’America. Credo che sia fondamentale una maggior integrazione tra gli stati per poter diventare più competitivi in ambito tecnologico che come ho detto penso sarà il petrolio del futuro. Temo che senza una vera e propria Unione Europea rischieremmo battaglie tecnologiche tra i diversi stati europei, e sarebbe un peccato. Per fortuna sembra che l’agenda di sviluppo europea dia un buono spazio alla digitalizzazione e questo fa ben sperare.

sabato 11 luglio 2020

Sette pani e pochi pesci. --- Una serena visione.

CCCLIII. La seconda moltiplicazione dei pani e il miracolo della moltiplicazione della Parola.

   24 Maggio 1944, ore 2 ant.ne della Pentecoste.
 1 Una serena visione.
   Vedo un posto che non è certo pianura. Non è neppure montagna. Dei monti sono ad oriente ma lontani alquanto. Poi c’è una valletta ed altre elevazioni più basse e piatte. Dei pianori erbosi. Sembra che siano le prime pendici di un gruppo collinoso. Il terreno è piuttosto arsiccio e nudo d’alberi. Vi è della corta e rada erba sparsa fra un terreno ciottoloso. Qua e là qualche ciuffetto molto basso di cespugli spinosi. Ad occidente l’orizzonte si allarga ampio e luminoso. Non vedo altro, come natura. È ancora giorno, ma direi che comincia la sera, perché l’occidente è rosso per il tramonto mentre i monti a oriente sono già violacei nella luce che diviene crepuscolare. Un principio di crepuscolo che fa più nere le spaccature profonde e appena violette le parti più elevate.
   Gesù è ritto su un grosso pietrone e parla a molta, ma molta folla sparsa sul pianoro. I discepoli lo circondano. Egli, ancor più alto perché il suo rustico piedestallo lo eleva, domina la folla di tutte le età e condizioni sociali che gli sta intorno.
   Deve aver compito dei miracoli, perché sento che dice: «Non a Me ma a Chi mi ha mandato dovete offrire lode e riconoscenza. E la lode non è quella che esce come suono di vento da labbra distratte. Ma è quella che sale dal cuore ed è il sentimento vero del vostro cuore. Questa è gradita a Dio. I guariti amino il Signore di un amore di fedeltà. E lo amino i parenti dei guariti. Del dono della salute riconquistata non fatene cattivo uso. Più che delle malattie del corpo, abbiate paura di quelle del cuore. E non vogliate peccare. Perché ogni peccato è una malattia. E ve ne sono tali che possono dare la morte. Ora dunque, o voi tutti che ora giubilate non distruggete la benedizione di Dio col peccato. Cesserebbe il giubilo vostro perché le maleazioni levano la pace, e dove non è pace non è giubilo. Ma siate santi. Siate perfetti come il Padre vostro vuole. Lo vuole perché vi ama, e a coloro che ama vuol dare un Regno. Ma nel suo Regno santo non entrano che coloro che la fedeltà alla Legge rende perfetti. La pace di Dio sia con voi».
 2 E Gesù tace. Incrocia le braccia sul petto e con le braccia così conserte osserva la turba che gli sta intorno. Poi guarda in giro. Alza gli occhi al cielo sereno e che si fa sempre più scuro per la luce che decresce. Pensa. Scende dal suo masso. Parla ai discepoli. «Ho pietà di questa gente. Mi segue da tre giorni. Non ha più provviste seco. Siamo lontani da ogni paese. Temo che i più deboli soffrano troppo se Io li rimando senza nutrirli».
   «E come vuoi fare, Maestro? Tu lo dici: siamo lontani da ogni paese. In questo luogo deserto dove trovare pane? E chi ci darebbe tanto denaro da comperarlo per tutti?».
   «Non avete nulla con voi?».
   «Abbiamo pochi pesci e qualche pezzo di pane. L’avanzo del nostro cibo. Ma non basta a nessuno. Se Tu lo dai ai vicini succede una sommossa. Privi noi e non fai del bene a nessuno». E’ Pietro che parla.
   «Portatemi quanto avete».
   Portano una cestella con dentro sette tozzi di pane. Non sono neppure pani interi. Paiono grosse fette tagliate da grandi pagnotte. I pesciolini, poi, sono una manciata di povere bestioline abbruciacchiate dalla fiamma.
   «Fate sedere questa folla a cerchi di cinquanta e che stia ferma e zitta se vuol mangiare».
   I discepoli, parte salendo su delle pietre e parte circolando fra la gente, si dànno un gran da fare per mettere l’ordine chiesto da Gesù. Dài e dài, ci riescono. Qualche bambino piagnucola perché ha fame e sonno, qualche altro frigna perché, per farlo ubbidire, la mamma, o qualche altro parente, gli ha amministrato uno schiaffo.
 3 Gesù prende i pani, non tutti, naturalmente: due, uno per mano, e li offre, poi li posa e benedice. Prende i pesciolini, sono così pochi che stanno quasi tutti nel cavo delle sue lunghe mani. Offre essi pure e li posa e benedice essi pure.
   «E ora prendete, girate fra la folla e date ad ognuno, con abbondanza».
   I discepoli ubbidiscono.
   Gesù, ritto in piedi, bianca figura dominante questo popolo di seduti in larghi circoli che coprono tutto il pianoro, osserva e sorride.
   I discepoli vanno e vanno, sempre più lontano. Dànno e dànno. E sempre la cesta è piena di cibo. La gente mangia mentre la sera cala, e vi è un grande silenzio e una grande pace.

 4 Dice Gesù:
   «Ecco un’altra cosa che darà noia ai dottori difficili. L’applicazione che Io faccio a questa visione evangelica. Non ti faccio meditare sulla mia potenza e bontà. Non sulla fede e ubbidienza dei discepoli. Nulla di questo. Ti voglio far vedere l’analogia dell’episodio con l’opera dello Spirito Santo.
   Vedi: Io do la mia parola. Do tutto quanto potete capire e perciò assimilare per farne cibo all’anima. Ma voi siete tanto resi tardi dalla fatica e dall’inedia che non potete assimilare tutto il nutrimento che è nella mia parola. Ve ne occorrerebbe molta, molta, molta. Ma non sapete riceverne molta. Siete tanto poveri di di forze spirituali! Vi fa peso senza darvi sangue e forza. Ed ecco che allora lo Spirito opera il miracolo per voi. Il miracolo spirituale della moltiplicazione della Parola. Ve ne illumina, e perciò la moltiplica, tutti i più riposti significati, di modo che voi, senza gravarvi di un peso che vi schiaccerebbe senza corroborarvi, ve ne nutrite e non cadete più affranti lungo il deserto della vita.
   Sette pani e pochi pesci!
   Ho predicato tre anni e, come dice il mio diletto Giovanni (Giovanni 21, 25), “se si dovessero scrivere tutte le parole e i miracoli che ho detto e compiuto per dare a voi un cibo abbondante, capace di portarvi senza debolezze sino al Regno, non basterebbe la Terra a contenere i volumi”. Ma se anche ciò fosse stato fatto, non avreste potuto leggere tale mole di libri. Non leggete neppure, come dovreste, il poco che di Me è stato scritto. L’unica cosa che dovreste conoscere, come conoscete le parole più necessarie sin dalla più tenera età.
   E allora l’Amore viene e moltiplica. Anche Egli, Uno con Me e col Padre, ha “pietà di voi che morite di fame” e, come un miracolo che si ripete da secoli, raddoppia, decuplica, centuplica i significati, le luci, il nutrimento di ogni mia parola. Ecco così un tesoro senza fondo di celeste cibo. Esso vi è offerto dalla Carità. Attingetene senza paura. Più il vostro amore attingerà in esso e più esso, frutto dell’Amore, aumenterà la sua onda.
 5 Dio non conosce limiti nelle sue ricchezze e nelle sue possibilità. Voi siete relativi. Egli no. È infinito. In tutte le sue opere. Anche in questa di potervi dare in ogni ora, in ogni evento, quelle luci che vi abbisognano in quel dato istante. E come nel giorno di Pentecoste lo spirito effuso sugli apostoli rese la loro parola comprensibile a Parti, Medi, Sciti, Cappadoci, Pontici e Frigi, e simile a lingua natìa ad Egizi e Romani, Grici e Libici, così ugualmente Esso vi darà conforto se piangete, consiglio se credete, compartecipazione di gioia se gioite, con la stessa Parola.
   Oh! che realmente se lo Spirito vi illustra: “Và in pace e non voler peccare”, questa frase è premio per chi non ha peccato, incoraggiamento all’ancora debole che non vuole peccare, perdono al colpevole che si pente, rimprovero temperato di misericordia a colui che non ha che una larva di pentimento. E non è che una frase. Delle più semplici. Ma quante ce ne sono nel mio Vangelo! Quante che sono come bocci in fiore, che dopo un’acquata e un sole d’aprile si aprono fitti sul ramo, dove prima ve ne era solo uno fiorito, e lo coprono tutto con gioia di chi li mira!
   Riposa, ora. La pace dell’Amore sia con te».