giovedì 14 maggio 2020

COSA PUO’ VINCERE LA “FORZA DELL’ANTICRISTO"

BENEDETTO XVI TORNA A PARLARE E METTE IN GUARDIA DALLA “DITTATURA MONDIALE DI IDEOLOGIE APPARENTEMENTE UMANISTICHE”. INFINE SPIEGA UNA SUA FRASE ENIGMATICA SULLA PAURA E INDICA COSA PUO’ VINCERE LA “FORZA DELL’ANTICRISTO”

Come i profeti biblici e i grandi papi della storia, Benedetto XVI è tanto odiato dai poteri mondani quanto è amato dal semplice popolo cattolico. E ogni volta che, dal suo eremo, fa risuonare la verità, illumina l’oscura situazione attuale dell’umanità e della Chiesa. Attirandosi addosso furibondi attacchi – iniziati specialmente dalla sua elezione – che arrivano allo stravolgimento delle sue parole e al linciaggio morale.
In queste ore infatti ha scatenato polemiche l’anticipazione della biografia di Ratzinger, scritta da Peter Seewald, che sta uscendo in Germania col titolo “Benedetto XVI: Ein Leben” (Benedetto XVI: una vita), libro che apparirà in italiano nell’autunno.
Nel volume il papa emerito risponde ad alcune domande e spiega, per esempio, quella drammatica ed enigmatica frase pronunciata nell’omelia di inizio del suo pontificato: “Pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi”.
È una frase che ha assunto un peso enorme dall’11 febbraio 2013, quando Benedetto XVI annunciò il suo passo indietro. A cosa alludeva con quelle parole? È lì che si deve cercare la ragione della sua “rinuncia”? E’ stato costretto a farsi da parte (cosa che renderebbe invalida la rinuncia stessa)?
Dunque il papa, rispondendo, invita a riflettere su “quanto può incutere paura a un papa”. Molti – specie dopo il suo passo indietro – pensarono alla incresciosa vicenda di Vatileaks, “ma la vera minaccia per la Chiesa e quindi per il ministero petrino” spiega il Pontefice “non risiede in queste cose, bensì nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo. Ancora cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si opponga viene scomunicato dalla società. Similmente stanno le cose per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale. È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell’Anticristo e ci vuole davvero l’aiuto della preghiera di un’intera diocesi e della Chiesa universale per opporvi resistenza”.
In queste poche righe, anticipate dal sito cattolico americano Lifesitenews, Ratzinger – come sempre –riesce a condensare riflessioni straordinarie e meritevoli di profonda meditazione.
Ovviamente “Repubblica” ha provveduto subito a stravolgere il suo ragionamento, riducendolo ad una polemica su “aborto” e “nozze gay”, dando così il “la” a tutto il sistema mediatico e scatenando la canea dei social contro il papa, sommerso ancora una volta di fango. Così facendo – questi paladini della tolleranza a senso unico – hanno dato subito prova della verità delle parole di Benedetto XVI sull’anatema che colpisce chi non si allinea al mainstream.
Ma la riflessione ratzingeriana qui è ben più profonda. In perfetta continuità col magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI torna a denunciare la moderna ideologia dominante che non solo è anticristiana, ma è anche drammaticamente avversa alla vita umana.
Il papa coglie – come Montini e come Wojtyla – il connotato apocalittico del momento presente, in particolare di quella “dittatura del relativismo” che lo ha avversato durante il suo pontificato e che oggi ha il dominio, essendo dilagata anche nella Chiesa.
Benedetto XVI non teme di parlare di Anticristo, facendo insorgere e ironizzare così tanti che si credono illuminati e progressisti, ma non hanno familiarità con i libri e il dibattito filosofico e teologico. Infatti fior di uomini di pensiero non cattolici hanno trattato questo tema. Mario Tronti – filosofo di matrice marxista – ebbe a dire nel 2013, dopo la “rinuncia”, che il pontificato di Joseph Ratzinger è stato un “tentativo eroico di arginare la forma post-moderna dell’Anticristo”.
Riflessioni altrettanto drammatiche sono state fatte da Massimo Cacciari(le ho riferite nel mio libro “Il dio Mercato, la Chiesa e l’Anticristo”). Cacciari fra l’altro dichiarava: “Potremmo ipotizzare che Ratzinger si dimette perché non riesce più a contenere le potenze anticristiche, all’interno della stessa Chiesa”. Ma ora “la Chiesa si trova di fronte, per la prima volta, alla vera essenza dell’Anticristo”. Cacciari ha anche pubblicato, nel 2013, una riflessione più filosofica, “Il potere che frena”.Prezioso anche il saggio di Giorgio AgambenIl mistero del male (Benedetto XVI e la fine dei tempi)”.
Di fronte alle parole di Benedetto XVI (“È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell’Anticristo”) qualcuno potrebbe credere che dunque egli sia dovuto fuggire “davanti ai lupi”. Cosa che renderebbe invalida la sua “rinuncia”.
Ma che tipo di “rinuncia” ha fatto? Come ha spiegato il 27 febbraio 2013, egli resta papa “per sempre” e infatti conserva il suo nome e il titolo pontificio.
Nel libro “Il segreto di Benedetto XVI”, ho mostrato che per l’enormità del Nemico che aveva di fronte, egli – sentendo venir meno le forze – ha fatto umilmente “un passo di lato” per fare spazio a qualcuno che lui potesse aiutare con la preghiera e il consiglio nel compito di Kathécon. In una stagione nuova, di inedita “collegialità” del papato, perché apocalittica.
Ma i cardinali hanno scelto colui che lo avversò nel 2005il papa amato dai poteri mondani, così oggi Benedetto XVI si trova chiamato misteriosamente a un compito che solo Dio conosce. Egli resta in missione per conto di Dio.
Antonio Socci
Da “Libero”, 4 maggio 2020
AMDG et DVM

Inolvidable ALEARDO ALEARDI

Esperienze interiori: il firmamento sopra le nostre teste
Nell’ora che pel bruno firmamento
Comincia un tremolio
Di punti d’oro, d’atomi d’argento,
Guardo e dimando: « Dite, o luci belle,
 << Ditemi cosa è Dio?»
- « Ordine» - - mi rispondono le stelle.


Quando all’april la valle, il monte, il prato
I margini del rio,
Ogni campo dai fiori è festeggiato,
Guardo e dimando: «Dite, o bei colori,
<< Ditemi cosa è Dio?»
- «Bellezza» - - mi rispondono quei fiori.

Quando il tuo sguardo inanzi a me scintilla,
Amabilmente pio
Io chiedo al lume della tua pupilla:
«Dimmi, se il sai, bel messaggier del core,
»Dimmi che cosa è Dio?»
E la pupilla mi risponde: - « Amore.»


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Sì. 
Deus caritas est, et qui manet in caritate in Deo manet et Deus in eo.

martedì 12 maggio 2020

S. CASIMIRI ad Beatam Virginem MARIAM hymnus seu oratio quotidiana, in eius sepulcro reperta. Sanctus Casimirus Poloniae Regis filius, in Regem Hungariae electus.

S. CASIMIRI
ad Beatam Virginem Mariam
hymnus seu oratio quotidiana,
in eius sepulcro reperta.
in Regem Hungariæ electus.


<<Omni die dic Mariæ mea, laudes, anima:
Eius festa, eius gesta cole splendidissima.

Contemplare et mirare eius celsitudinem:
Dic felicem genitricem, dic beatam virginem.

Ipsam cole, ut de mole criminum te liberet:
Hanc appella, ne procella vitiorum superet.

Hæc persona nobis dona contulit cælestia:
Hæc Regina nos divina illustravit gratia.

Lingua mea, dic trophæa virginis puerperæ:
Quæ inflictum maledictum miro transfert genere.

Sine fine dic Reginæ mundi laudum cantica:
Huius bona semper sona, semper illam prædica.

Omnes mei sensus ei personate gloriam,
Frequentate tam beatæ Virginis memoriam.

Nullus certe tam disertæ extat eloquentiæ,
Qui condignos promat hymnos eius excellentiæ.

Omnes laudent, unde gaudent, Matrem Dei Virginem:
Nullus fingat, quod attingat eius celsitudinem

Nemo dicet, quantum licet, laudans eius merita:
Eius cuncta sunt creata ditioni subdita.

Sed necesse, quod prodesse piis constat mentibus,
Ut intendam, quod impendam me ipsius laudibus.

Quamvis sciam, quod Mariam nemo digne prædicet;
Tamen vanus & insanus est, qui eam reticet.

Cuius vita erudita, disciplina cœlica,
Argumenta et figmenta destruxit hæretica.

Huius mores tanquam flores exornant Ecclesiam;
Actiones et sermones miram præstant gratiam.

Evæ crimen nobis limen paradisi clauserat:
Hæc, dum credit et obedit, cœli claustra reserat.

Propter Evam homo sævam accepit sententiam:
Per Mariam habet viam quæ ducit ad patriam.

Hæc amanda et laudanda cunctis specialiter:
Venerari et precari decet illam iugiter.

Ipsam posco, quam cognosco posse prorsus omnia,
Ut evellat et repellat quæ sunt nobis noxia.

Ipsa donet, ut quod movet natus eius, faciam;
Et finita carnis vita, lætus hunc aspiciam.

O cunctarum fœminarum decus atque gloria,
Quam probatam et elatam scimus super omnia.

Clemens audi, tuæ laudi quos instantes conspicis.
Munda reos et fac eos bonis dignos cœlicis.

Virga Iessæ, spes oppressæ mentis, et refrigerium;
Decus mundi, lux profundi, Domini Sacrarium;

Vitæ forma, morum norma, plenitudo gratiæ;
Dei templum, et exemplum totius iustitiæ.

Virgo salve, per quam valvæ cœli patent miseris:
Quam non flexit nec allexit fraus serpentis veteris.

Gloriosa et formosa David Regis filia,
Quam elegit Rex, qui regit et creavit omnia.

Gemma decens, rosa recens, castitatis lilium,
Castum chorum ad polorum quæ perducis gaudium.

Actionis et sermonis facultatem tribue,
Ut tuorum meritorum laudes promam strenue.

Opto nimis, ut inprimis des mihi memoriam,
Ut decenter et frequenter tuam cantem gloriam.

Quamvis muta et polluta mea sciam labia;
Præsumendum, non silendum est de tua gloria.

Virgo gaude, quia laude digna es et præmio:
Quæ damnatis libertatis facta es occasio.

Semper munda et fœcunda Virgo tu puerpera.
Mater alma, velut palma, virens et fructifera.

Cuius flore vel odore recreari cupimus:
Eius fructu nos a luctu liberari credimus.  

Pulchra tota sine nota cuiuscumque maculæ,
Fac nos mundos et iucundos te laudare sedule.

O beata, per quam data nova mundo gaudia,
Et aperta fide certa regna sunt cœlestia.

Per quam mundus lætabundus vero fulget lumine,
Antiquarum tenebrarum offusus caligine.

Nunc potentes sunt egentes, sicut olim dixeras,
Et egeni fiunt pleni, ut tu prophetaveras.

Per te morum nunc pravorum relinquuntur devia,
Doctrinarum perversarum pulsa sunt vestigia.

Mundi luxus atque fluxus docuisti spernere;
Deum quæri, carnem teri, vitiis resistere.

Mentis cursum tendi sursum pietatis studio;
Corpus angi, motus frangi pro cœlesti præmio.

Tu portasti intra casti ventris claustra Dominum
Redemptorem, ad honorem nos reformes pristinum.

Mater facta, sed intacta, genuisti filium;
Regem Regum, atque rerum creatorem omnium.

Benedicta, per quam victa mortis est versutia,
Destitutis spe salutis datur indulgentia.

Benedictus Rex invictus, cuius mater crederis,
Qui creator ex te natus nostri salus generis.

Reparatrix, consolatrix desperantis animæ:
A pressura, quæ ventura malis est, nos redime.

Pro me pete, ut quiete sempiterna perfruar;
Ne tormentis comburentis stagni miser obruar.

Quod requiro, quod suspiro mea sana vulnera;
Et da menti te poscenti gratiarum munera.

Ut sim castus et modestus, dulcis, blandus, sobrius,
Pius, rectus, circumspectus, simultatis nescius;

Eruditus, et munitus divinis eloquiis,
Et beatus, et ornatus sacris exercitiis;

Constans, gravis, et suavis, benignus, amabilis,
Simplex, purus et maturus, comis et affabilis;

Corde prudens, ore studeus veritatem dicere;
Malum nolens, Deum colens pio semper opere.

Esto tutrix et adiutrix christiani populi: 
Pacem præsta, ne molesta nos perturbent sæculi.

Salutaris stella maris salve, digna laudibus;
Quæ præcellis multis stellis atque luminaribus.

Tua dulci prece fulci supplices et refove:
Quicquid gravat et depravat mentes nostra, remove.

Virgo gaude, quod de fraude dæmonis nos liberas:
Dum in vera et sincera carne Deum generas.

Illibata et ditata cœlesti progenie:
Gravidata, nec privata flore pudicitiæ.

Nam, quod eras perseveras, dum intacta generas:
Illum tractans atque lactans per quem facta fueras.

Mihi mœsto nunc adesto, dans perenne gaudium:
Dona quæso nimis læso optatum remedium.

Commendato me beato Christo tuo filio:
Ut non cadam, sed evadam de mundi naufragio.

Fac me mitem, pelle litem, compesce lasciviam;
Contra crimen da munimen, et mentis constantiam.

Nec me liget nec fatiget sæculi cupiditas,
Quæ obscurat et indurat mentes sibi subditas.

Nunquam ira, nunquam dira me vincat elatio;
Quæ multorum sit malorum frequenter occasio.

Ora Deum, ut cor meum sua servet gratia,
Ne antiquus inimicus seminet Zizania.

Da levamen et tutamen tuum illis iugiter,
Tua festa siue gesta qui colunt alacriter. Amen.>>