martedì 28 gennaio 2020

Il testo sacro più importante per gli ebrei....

Il Talmud ebraico svelato

ITalmud è uno dei testi sacri dell'Ebraismo; anzi, probabilmente (diciamo...sicuramente) è il testo sacro più importante. Scoprire che cosa è il Talmud è fondamentale per capire i pensieri e i comportamenti degli EbreiMolte fonti con da cui ho tratto mia questa pagina Web sono scomparse...ed anche questo è un campanello d'allarme non da poco su che cosa è davvero il Talmud...! Scopriamolo insieme...! (Postato il 18 luglio 2013)

Introduzione

Il Talmud (תלמוד) (che significa insegnamento, studio, discussione dalla radice ebraica LMD) è uno dei testi sacri dell'Ebraismo: diversamente dalla Torah, il Talmud è riconosciuto solo dall'Ebraismo, che lo considera come la Torah orale, rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana. Il Talmud fu fissato per iscritto solo quando, con la distruzione del Secondo Tempio, gli ebrei temettero che le basi religiose di Israele potessero sparire.
Il Talmud consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti (hakhamim) e i maestri (rabbanim) circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta, e si articola in due livelli:
• la Mishnah (o ripetizione) raccoglie le discussioni dei maestri più antichi (giungendo fino al II secolo);
• la Ghemarah (o completamento), stilata tra il II e il V secolo, fornisce un commento analitico della Mishnah.
Il Talmud è anche conosciuto con il nome di Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim, Nezikin, Kodashin, Tohorot) in cui è divisa la Mishnà. La suddivisione del Talmud è identica a quella della Mishnà: i Shisha Sedarim si suddividono in Massechtot - trattati, i quali a loro volta sono composti da capitoli.
Secondo la tradizione ebraica la Torah scritta non può essere applicata senza la Torah orale. (...)  Presso la Chiesa cattolica (il Talmud) fu inserito nell'Indice dei libri proibiti e ritenuto un testo che un cristiano poteva leggere solo previo consenso del proprio vescovo. (....) La giustificazione di questo divieto potrebbe ricavarsi da ciò che il Talmud dice, ripetutamente, di Gesù e Maria, l'uno impostore e l'altra donna poco seria (o di malaffare, ndr); inoltre vien suggerito e codificato l'atteggiamento, tutt'altro che di amore e tolleranza, che un buon ebreo deve avere di fronte ad un cristiano, com'è lecito raggirarlo, con quale tipo di rifiuto deve essere trattato l'ebreo che passa al cristianesimo, ecc. (....).
(Postato il 18 luglio 2013)

Gli Ebrei e la Bibbia

di Rino Tartaglino
Cosa sappiamo dell’ebraismo? Quali sono le convinzioni che sono alla base della fede degli ebrei? Praticamente non sappiamo nulla se non quello che trapela da qualche autore capace di leggere i testi originali in ebraico.
Gli elementi si trovano nei testi originali o, in molti casi, nei libri moderni scritti in ebraico che sono destinati a un pubblico di specialisti. Cerca invano chi pensa di trovarli in pubblicazioni in lingua inglese.
Un altro equivoco, particolarmente comune tra i cristiani o tra chi è in qualche modo influenzato dalla tradizione e dalla cultura cristiana è che il giudaismo sia una "religione biblica”, e che quindi il Vecchio Testamento occupi nel giudaismo lo stesso posto centrale e la stessa autorità legale che la Bibbia rappresenta per i protestanti, e persino per i cattolici. In tale ambito i criteri interpretativi della religione sono fissati rigidamente, dal Talmud piuttosto che dalla Bibbia.
Occorre ricordare che la fonte prima dell'autorità per tutte le manifestazioni del giudaismo classico e dell'ortodossia contemporanea, è il Talmùd babilonese, mentre il resto, sono testi autorevoli ma supplementari.
Il sistema legale del Talmùd è globale e rigidamente autoritario ma, al tempo stesso, capace d'infiniti sviluppi senza possibilità di operare alcun cambiamento nei suoi fondamenti dogmatici. Copre qualsiasi aspetto della vita ebraica sia individuale che sociale, di solito nei più intimi dettagli, con sanzioni e punizioni per qualsiasi peccato concepibile o infrazione alle regole.
Il punto di vista classico, e dell'ortodossia contemporanea, é che il significato interpretativo del Talmud , anche quando é contrario al senso letterale dello scritto biblico, é sempre e comunque normativo.
Forse. addirittura la maggior parte dei versetti biblici che prescrivono obblighi rituali sono “intesi” dal giudaismo classico e dall'ortodossia contemporanea in un senso diverso dal loro significato letterale, o addirittura contrario a quello che gli danno cristiani o altri lettori del Vecchio Testamento che vedono il testo in sé per sé. La stessa divisione si ha oggi in Israele tra chi è stato educato nelle scuole religiose ebraiche e chi ha frequentato le scuole pubbliche dove s'insegna il semplice significato del Vecchio Testamento.
I cambiamenti di significato non vanno tutti nella stessa direzione. almeno dal punto di vista etico. Gli apologeti del giudaismo sostengono che l'interpretazione della Bibbia, cominciò con i Farisei e fu codificata nel Talmud. Gli esempi che seguono dimostrano quanto sia contraria alla nostra la sua interpretazione.
1 - Cominciamo con il Decalogo. L'ottavo comandamento "Non rubare", (Esodo, 20: 15) è considerato come la proibizione del "furto", è inteso come rapimento, di un ebreo. Il furto della proprietà non è un reato capitale così come il rapimento dei gentili da parte degli ebrei è permesso dalla legge talmudica. Invece, un'altra sentenza virtualmente identica, "tu non ruberai" (Levitico, 19:11), è accettata invece, nel suo significato letterale.
2 - IL famoso versetto "Occhio per occhio. dente per dente..." (Esodo, 21:24) viene interpretato nel senso di "occhio = denaro", cioè il pagamento di una multa al posto della rappresaglia fisica.
3 - Il versetto "Non bollirai l'agnello nel latte della madre" (Esodo, 23:19) è interpretato come il divieto di mescolare qualsiasi specie di carne con il latte o con uno dei suoi derivati. Visto che lo stesso versetto è ripetuto in altri due passi del Pentateuco, la ripetizione come tale è considerata come un divieto agli ebrei di mangiare quella mescolanza di carne e latte. di cucinarla per qualsiasi ragione, di goderne e trarne vantaggio per qualsiasi ragione.
4 – E’ assai frequente che termini generici come "il tuo simile" o "lo straniero"o persino "l'uomo" assumano un significato esclusivista. IL famoso versetto "ama il tuo simile come te stesso" (Levitico, 19: 18) è interpretato dal giudaismo classico e dall'ortodossia contemporanea come un'ingiunzione ad amare il proprio "simile ebreo" e non il proprio "simile uomo" .
Analogamente, il versetto “né permetterai che si sparga il Sangue del tuo simile (amico)” (Levitico 16) vuole dire che non sì deve stare a guardare quando la vita di un tuo “simile ebreo" è in pericolo.
Il generoso precetto di lasciar spigolare il proprio campo e la vigna ai ‘poveri e agli stranieri' (Levitico, 9:10) viene riferito esclusivamente agli ebrei poveri e ai convertiti al giudaismo.
Le leggi riguardanti i tabù dei cadaveri cominciano con il versetto: “Questa è la legge: quando un uomo sarà morto in una tenda. chiunque entrerà nella tenda e chiunque vi sì trovi sarà impuro per sette giorni" (Numeri 19: 16). La parola “uomo” (adamo) significa “ebreo” e per questo soltanto un cadavere ebreo è tabù, cioè impuro e sacro al tempo stesso. Forti di questa interpretazione, i pii ebrei hanno un vero e proprio timore reverenziale, per i cadaveri e per i cimiteri ebraici mentre non hanno lo stesso rispetto per i cadaveri e per i cimiteri non-ebraici. Così in Israele. sono stati distrutti cimiteri musulmani; la costruzione dell'Hilton di Tel Aviv è nel posto dove prima esisteva un cimitero musulmano.
5 - Infine. consideriamo uno dei più bei passi profetici. la stupenda condanna dell'ipocrisia e dell'arido ritualismo fatta da Isaia e la sua esortazione ad essere umani.
Risulta evidente da questi esempi che gli ebrei ortodossi, leggono un libro molto diverso dalla Bibbia che è letta dai non-ebrei o dagli ebrei non ortodossi.
Tale distinzione si applica persino in Israele, anche se i seguaci dei due “orientamenti" leggono il testo ebraico.
L’esperienza, particolarmente dopo la guerra del 1967, ha ripetutamente confermato l'enorme divario che c'è nella ricezione e comprensione del testo biblico. In Israele e altrove, numerosi ebrei non ortodossi che non conoscono in dettaglio il rituale ebraico, hanno tentato, e tentano, citando i versetti biblici nel loro significato umano, di far ragionare gli ortodossi e la destra israeliana che a questi s’ispira, del loro atteggiamento troppo duro nei confronti dei palestinesi, non hanno nessun effetto su chi segue i principi dei giudaismo classico.
Se un vuoto comunicativo di questo genere esiste in Israele ove la gente legge l'ebraico e può facilmente ottenere informazioni sulle questioni bibliche, figurarsi quanto sono più profonde le incomprensioni e gli equivoci che si hanno fuori. particolarmente tra chi è stato educato nella tradizione cristiana. Infatti, se i non ebrei leggono la Bibbia nella speranza di capire il giudaismo ortodosso si illudono, più leggono meno capiscono. Il giudaismo considera il Vecchio Testamento come un insieme di formule sacre immutabili, che, recitate conferiscono grandi meriti ma il cui significato è deciso altrove. La religione degli ebrei ortodossi non ha il valore universale che ha il cristianesimo cioè per tutti ma è specifica per il popolo ebraico. Di questo parleremo meglio nella prossima puntata (Struttura del Talmud, ndr).
(Postato il 18 luglio 2013)

La struttura del Talmud

di Rino Tartaglino
Occorre ricordare che la fonte prima dell'autorità per tutte le manifestazioni del giudaismo classico e dell'ortodossia contemporanea, è il Talmùd babilonese, mentre il resto della letteratura talmudica, compreso il Talmùd di Gerusalemme, o Talmùd palestinese, sono testi autorevoli ma supplementari.
Il Talmùd consiste di due parti: la Mishnah e la Gemara.
La prima è un lucido codice di leggi e consiste in sessantatré trattati raccolti in sei volumi redatti in Palestina a partire dall'anno 200 dell'era volgare e derivati da un materiale legale molto più voluminoso, in gran parte orale, elaborato durante i due secoli precedenti.
La Mishnah è scritta in ebraico e comprende sezioni dedicate al servizio nel Tempio, purezza rituale, agricoltura, festività, donne, comportamenti degli ebrei tra loro, verso i non-ebrei e verso Dio.
La seconda parte, la Gemara, molto più lunga e predominante, in gran parte scritta in aramaico, fu completata alla fine del sesto secolo dell'era volgare: è un'esegesi della Mishnah e dei libri biblici con le discussioni di varie generazioni di rabbini a Babilonia, sotto l'impero persiano e nella "Terra d'Israele" durante la dominazione romana.
La Gemara consiste dunque in due parti parallele, una babilonese, databile tra l'anno 200 e il 500 e l'altra palestinese tra l'anno 200 e una data sconosciuta, assai prima dell'anno 500.
La Mishnah, è tutta in ebraico, le altre parti del Talmùd e della letteratura talmudica sono scritte in ebraico e in aramaico, lingua questa che predomina nel Talmùd babilonese. Questi testi non si limitano alle questioni legali: spesso le discussioni giuridiche, senza ordine né una ragione apparente, vengono interrotte da una "narrazione", aggadah, mescolanze di storie e aneddoti sui rabbini e la gente comune, personaggi biblici, angeli, demoni, stregonerie e miracoli.
Per il giudaismo classico sono le parti che riguardano questioni giuridiche e la discussione di casi problematici ad avere la massima importanza.
È lo stesso Talmùd a definire le varie categorie di ebrei, in ordine ascendente: nel gradino più basso ci sono gli ignoranti, seguono quelli che conoscono soltanto la Bibbia, poi quelli che hanno familiarità con la Mishnah o con l'aggadah e infine la classe superiore, quelli che hanno studiato la parte legale della Gemara e sono in grado di discuterla. Solo questi sono in grado di guidare in ogni cosa tutti gli altri ebrei.
Il sistema legale del Talmùd è globale e rigidamente autoritario ma, al tempo stesso, capace d'infiniti sviluppi senza possibilità di operare alcun cambiamento nei suoi fondamenti dogmatici. Copre qualsiasi aspetto della vita ebraica sia individuale che sociale, di solito nei più intimi dettagli, con sanzioni e punizioni per qualsiasi peccato concepibile o infrazione alle regole. Per ogni problema le regole sono formulate in forma assolutamente dogmatica e non possono esser messe in questione. L'unica cosa che può esser messa in discussione all'infinito è l'elaborazione e con essa la definizione pratica delle regole.
Prendiamo alcuni esempi. Nello Shabbat non è permesso "alcun genere di lavoro". Il concetto di lavoro è definito applicabile a 39 generi di lavoro, né uno più né uno meno. Ia scelta è dogmatica e non ha nulla a che fare con la maggiore o minore durezza del lavoro. Lo scrivere è uno dei lavori proibiti. Alla domanda: "Quanti caratteri si devono scrivere perché s'incorra nel peccato di scrivere durante lo Shabbat?" La risposta è: "Due".
Un altro dei lavori proibiti è la macinazione del grano. Dal divieto si deduce che per analogia, esso è esteso anche all'esercizio della medicina durante lo Shabbat. E questo per impedire che non si commetta peccato nel macinare gli ingredienti per le pozioni. Per quanto possa essere assurdo, quello che è stato stabilito rimane tale, una volta per sempre.
Una delle forme di lavoro proibite durante lo Shabbat è il raccolto. Questo divieto è esteso, per analogia, all'atto di spezzare il ramo di un albero e, di conseguenza, è proibito cavalcare qualsiasi animale; così è anche vietato andare in bicicletta per l'analogia con l'andare a cavallo.
Un ultimo esempio per illustrare come si segue lo stesso metodo anche in casi del tutto teorici. Quando c'era il Tempio, il sommo sacerdote poteva solo sposare una vergine, sebbene durante quasi tutto il periodo talmudico non ci fosse né il Tempio né il sommo sacerdote. Tutte le scuole del giudaismo classico si sono dovute misurare con centinaia di problemi di questo genere e il prestigio dei sapienti talmudici derivava dalla loro abilità di analisi, perché dentro questo formalismo dogmatico c'è sempre posto per continui sviluppi, anche se solo in una direzione, e infatti fu così fino all'ultima redazione del Talmùd.
Il periodo talmudico finisce intorno al 500 dell'era volgare e il periodo del giudaismo classico, comincia nell'anno 800. Pochissimo si sa di questo periodo. A partire dall'anno 800 in poi esistono precise informazioni storiche. Nel frattempo, la società ebraica era cambiata profondamente: in ogni caso, non ne facevano più parte i contadini.
LE DISPENSE
Come abbiamo visto il sistema talmudico è assolutamente dogmatico e non consente alcun rilassamento delle sue regole neppure quando le nuove condizioni storiche le riducono all’assurdìtà. Contrariamente ai testi biblici, nel Talmùd il significato letterale è fuori discussione e nessun è autorizzato a interpretarlo in modo diverso dal canone.
Nel periodo del giudaismo classico divenne impossibile per le classi dominanti ebraiche i rabbini e i ricchi continuare a servirsi di numerose leggi.
Proprio nell'interesse di queste classi di potere. venne introdotto il metodo delle dispense così da conservare la lettera della legge per poi distorcerne lo spirito e l'intenzione. La causa prima della degradazione del giudaismo nella sua epoca classica fu proprio questo sistema delle dispense (heterim).
Alcuni esempi di come funziona il sistema.
1) PRESTITO AD INTERESSE
Prestito ad interesse. Nel Talmùd si proibisce severamente, pena gravi sanzioni, che un ebreo pretenda gli interessi se fa un prestito ad un altro ebreo Mentre per le leggi talmudiche esigere il massimo profitto per un prestito fatto a un gentile è un dovere religioso, una serie di regole dettagliatissime proibisce tutte le forme di interesse derivante da un prestito fatto a un ebreo da un altro ebreo. Nel XVI secolo fu introdotto un marchingegno per giustificare i prestiti ad interesse tra ebrei: la heter’isqa, la “dispensa per i rapporti di affari".
L'idea era di presentarla non come un prestito ma come un “investimento" del creditore nell'attività commerciale del debitore. salvando così la lettera della legge. Nella stipula sì fissavano le due somme quella dell’investimento e quella della restituzione comprensiva del compenso. In pratica. sì tratta di prendere il testo della dispensa scritto in aramaico e del tutto incomprensibile alla maggioranza degli ebrei, affiggerlo nella stanza dove avviene la transazione e il prestito ad interesse tra ebrei diventa perfettamente legale e irreprensibile. Copie di questo testo sono in tutte le banche israeliane.
2) L’ANNO SABBATICO
L'anno sabbatico. Secondo la legge talmudica, che a suo fondamento Levitico, 25, la terra ebraica in Palestina dev'esser lasciata incolta ogni sette anni Per il Talmud nell'anno sabbatico è vietato fare qualsiasi lavoro, agricolo compresa la raccolta delle messi.
È’ documentato che la legge fu rigorosamente rispettata per quasi un millennio, dal quinto secolo precedente l'era volgare fino alla scomparsa dell'agricoltura ebraica in Palestina. Comunque. verso il 1880, con le prime colonie ebraiche in Palestina quella legge divenne un problema.
Così i rabbini, inventano un’altra dispensa. Ecco come funziona. Poco prima dell'anno sabbatico il ministero degli interni israeliano consegna al rabbino capo un documento nel quale gli si trasferisce legalmente la proprietà di tutta la Terra d'Israele. sia privata che pubblica. Forte di questo diritto, il rabbino capo va da un non ebreo e gli vende tutta la Terra d'Israele e in un atto separato, il“compratore” s’impegna a “rivendere" la terra subito dopo la fine dell'anno sabbatico. La transazione si ripete ogni sette anni, di solito con lo stesso "compratore”.
3) LA MUNGITURA DURANTE LO SHABBAT
Anche la mungitura è stata proibita in tempi post-talmudici. I rabbini avevano scoperto un vecchio precetto che permetteva di “vuotare” le mammelle gonfie delle vacche anche durante lo shabbat per alleviarne la sofferenza ma a condizione che il latte dovesse essere sparso al suolo. Il problema viene così risolto.
La mattina dello Sbabbat. Un pio allevatore va nella stalla e mette un secchio sotto le mammelle delle vacche senza con questo infrangere alcun divieto. Poi va in sinagoga a pregare. A questo punto, arriva un altro pio collega che, entrato nella stalla, scopre con sorpresa che i secchi sono tutti pieni di latte. Allora, li porta in un posto fresco e anche lui, come gli altri va alla sinagoga. Così tutto è a posto.
4) SEMINAGIONI MISTE
Dispense analoghe furono concesse dai rabbini sionisti riguardo al divieto, che ha a fondamento Levitico, 19: 19 di “Non seminare due specie diverse di piante nello stesso campo”.
L'agronomia moderna ha dimostrato che, per il foraggio, la seminagione mista dà rendimenti migliori. I rabbini inventarono subito il tipo adatto di dispensa: un coltivatore ebreo semina il campo per lungo con una sola specie di semente e, più tardi, un suo collega, “che non sa nulla" del precedente, semina il campo per largo. ovviamente con l'altra specie.
5) SOSTANZE LIEVITATE
Durante i sette giorni di Passover (Pesach), agli ebrei è vietato mangiare e tenere presso di sè sostanze lievitate. Come al solito, fu escogitata una dispensa per cui tutte queste sostanze sono fittiziamente vendute a un gentile prima della festività e ricomprate automaticamente subito dopo.
6) IL GOY DELLO SHABBAT
Le più elaborate dispense sono forse quelle che riguardano il Goy (gentile) dello Shabbat. Come si è visto prima l’arco delle attività vietate durante lo Shabbat è stato esteso continuamente.
Persino il banale problema umano di desiderare una tazza calda di tè nel pomeriggio dello Shabbat diventa un problema. Comunità composte esclusivamente di ebrei ortodossi sarebbero stati senza soluzione, almeno per otto o dieci secoli, se non fosse stato per l'aiuto dei non ebrei.
Oggi. nello Stato d'Israele. tutto ciò è ancora più vero visto che molti dei servizi pubblici. come l’acqua. il gas e l'elettricità rientrano in questa categoria. IL giudaismo classico non sarebbe sopravvissuto neanche un settimana senza la possibilità di servirsi dei non ebrei.
Per esempio, il Talmùd vieta agli ebrei di godere della luce di una candela accesa da un gentile a meno che questi non abbia avuto bisogno della luce prima che l'ebreo entri nella stanza.
Anche qui la dispensa risolve il problema. Prima di tutto, c'è il metodo delI"'accenno", legato alla logica legale secondo cui una domanda peccaminosa perde tutto il biasimo se è posta con tatto. Come regola l'accenno dev'essere "oscuro", anche se, in casi di estrema necessità è permesso fare un accenno "chiaro". "Qui fa freddo" oppure “Qui è buio". Normalmente basta un accenno "oscuro” come per esempio: "Qui si starebbe meglio se fosse più caldo". Un servitore gentile, che non capisce questi “accenni oscuri" rischia di essere licenziato.
Il secondo metodo è seguito nei casi in cui non è un servizio occasionale ma un lavoro regolare, di routine, da effettuarsi senza la continua supervisione degli ebrei. il metodo si chiama "inclusione implicita" (hayla'ha). Il gentile è assunto "per l'intera settimana o per l'intero anno" senza che nel contratto si faccia menzione del sabato o dell'anno sabbatico. In realtà poi, il gentile lavorerà solo di sabato, come quando viene assunto per spegnere le candele nella sinagoga dopo la preghiera della vigilia dello Shabbat e, nella moderna Israele per controllare il flusso degli acquedotti o il livello dei bacini idrici.
ASPETTI SOCIALI DELLE DISPENSE
Occorre ricordare gli aspetti sociali di questi ed altri casi simili. La caratteristica predominante delle dispense. e del giudaismo classico che si fonda su di esse. è l'inganno prima di tutto ai danni di Dio se è lecito servirsi di questo termine per designare un essere che viene ingannato con tanta indifferenza dai rabbini che si considerano più astuti di lui. Non concepibile contrasto più profondo tra il Dio della Bibbia. particolarmente quella dei grandi profeti, e il Dio del giudaismo classico. Quest'ultimo è simile più al Giove dei romani spesso ingannato dai suoi fedeli. Parallelo all’inganno di Dio è l'inganno degli altri ebrei soprattutto nell’interesse della classe dominante ebraica. Come c'era da aspettarsi non sono mai state concesse dispense nell'interesse specifico degli ebrei poveri. Per esempio, agli ebrei che soffrivano la fame i loro rabbini non dettero mai la dispensa per mangiare i cibi proibiti sebbene quelli kosher fossero di solito molto più costosi.
Malgrado tutto, gli ebrei religiosi onesti, sono certamente la maggioranza.
(Postato il 18 luglio 2013)

Alcune decisioni del Concilio Talmudico

di Khalid Amayreh
IN GUERRA, ANCHE I BAMBINI DEI NEMICI POSSONO ESSERE STERMINATI
Il Concilio Talmudico formato dai Rabbini e dai Saggi della Torah, conosciuto anche come Concilio di “Yesha” che rappresenta gli insediamenti ebraici nei territori occupati del West Bank e di Gerusalemme, ha stabilito che in periodo di guerra è permesso, e persino consigliabile, colpire e sterminare civili non ebrei.
L’ultimo editto emanato dal Concilio e pubblicato martedì scorso sul sito internet "Ynetnews" del quotidiano israeliano Yedeot Ahronot, afferma che “secondo la legge ebraica, in periodo di guerra non esistono ‘civili innocenti’ dalla parte del nemico".
ESTRATTO DA "MORTE IN LIBANO" (di Sarah Meyer)

“Tutte le discussioni riguardo la moralità cristiana stanno indebolendo il morale dell’esercito e della nazione e le stiamo pagando col sangue dei nostri soldati e dei nostri civili”, si legge nella stessa dichiarazione.
Il Concilio ha emanato una simile ordinanza due settimane fa incitando l’esercito israeliano a “sterminare il nemico” e “a non esitare ad uccidere civili nemici”. Ha poi etichettato come “moralità cristiana” tutte le leggi e convenzioni internazionali che proibiscono, in guerra, di considerare deliberatamente come obiettivi i civili, definendo invece questa pratica come “mitzvah”, una buona cosa.
Secondo fonti israeliane, la maggior parte delle fazioni non laiche (inclusi i potenti movimenti religiosi e ‘nazional-religiosi’) hanno espresso profonda soddisfazione per il secondo massacro di Cana perpetrato il 31 luglio e conclusosi con la morte di almeno 60 civili libanesi di cui 37 bambini.
Inizialmente l’esercito israeliano ha affermato che guerriglieri Hezbollah si trovavano all’interno dell’edificio di tre piani colpito dall’aviazione, dichiarazione ritrattata martedì scorso dai comandanti dell’esercito israeliano che hanno riconosciuto di non aver avuto alcuna prova di guerriglieri nascosti tra i civili massacrati nel bombardamento.
Alcuni alti ufficiali si sono scusati per la carneficina mandando su tutte le furie rabbini e saggi del Talmud, i quali sostengono che Israele non debba scusarsi per l’uccisione di civili nemici poiché, secondo Halacha (legge religiosa ebraica), in periodo di guerra non esistono né civili né innocenti.
Non è la prima volta che vengono emanati codici di condotta di questo tipo: circa due anni fa, un gruppo di importanti rabbini esortò l’esercito israeliano a “non esitare ad uccidere civili e bambini palestinesi.”
In una lettera indirizzata all’allora ministro della difesa Shaul Mofaz, i rabbini, che rappresentano la corrente principale del giudaismo ortodosso, affermarono che “in guerra uccidere i civili è normale” e che l’esercito israeliano “non dovrebbe titubare nell’uccidere civili non ebrei per salvare vite ebraiche”.
Il precetto cristiano per cui bisogna ‘porgere l’altra guancia’ non ci riguarda e non ci faremo convincere da chi dà più valore alle vite dei nostri nemici che alle nostre” dichiarava la lettera firmata da parecchi rabbini tra cui Haim Druckman, ex membro della Knesset ed ora a capo di un vasto movimento giovanile religioso conosciuto come Bnei Akiva Society.
Tra i firmatari c’erano anche Elizer Melamed, responsabile dell’università religiosa del West Bank, Youval Sharlo, a capo dell’università talmudica a Petah Tikva in cui gli studi talmudici sono applicati al servizio militare, e Dov Lior, rabbino di Kiryat Arba, vicino ad Hebron. Lior, che definì il carnefice Baruch Goldstein un “gran santo” afferma che “è ben evidenziato nella Torah il fatto che le vite degli ebrei hanno maggior valore rispetto alle altre”.
“Un migliaio di vite di non ebrei non valgono l’unghia di un ebreo.”
Il 25 febbraio 1994 Goldstain uccise 29 palestinesi innocenti che stavano pregando nella moschea nel centro-città di Hebron.
Le vite degli ebrei valgono di più.
Gli editti talmudici incoraggiano l’uccisione di “civili nemici” da parte dell’esercito israeliano facendo leva su diversi passaggi dell’Antico Testamento in cui Yahweh ordina agli Israeliti di massacrare ogni uomo, donna e bambino e di non lasciare niente di vivo nella Terra di Cana.
Effettivamente molti rabbini ebraici sono a favore dell’uccisione di civili nemici in periodo di guerra e citano a tal proposito alcuni brani biblici, tra cui Giosuè 6-20:
“Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino.”
Ci sono anche numerosi ed inconfondibili passaggi nel Talmud di Babilonia che considerano i non-ebrei come animali e le cui vite hanno pochissima (se non nulla) importanza.
Il Primo Ministro Israeliano Ehud Olmert ha pubblicamente dichiarato lo scorso giugno che “le vite degli ebrei valgono più di tutte le altre.”
Gli editti talmudici di questo tipo non dovrebbero essere ignorati senza dare loro l’importanza che in effetti hanno.
Basta pensare che circa la metà degli alti ufficiali dell’esercito israeliano sono stati indottrinati per mezzo dell’ideologia talmudica e sono legati alle cosiddette fazioni nazional-religiose; il risultato è che questi editti talmudici difficilmente cadono inascoltati all’interno delle forze militari.
Tutto ciò dovrebbe spiegare, almeno parzialmente, gli insensibili massacri di civili libanesi e palestinesi compiuti dall’esercito israeliano senza il minimo senso di colpa o rimorso.
NEL TALMUD VIENE GIUSTIFICATO ANCHE LO STUPRO DELLE BAMBINE
"Se un uomo adulto ha un rapporto sessuale con una bambina che ha meno di 3 anni, tutti concordano che non si tratta di un atto sessuale significativo, perchè avere un rapporto con una bambina cha ha meno di 3 anni è come infilare un dito in un occhio. Proprio come una lacrima che viene versata quando un dito viene inserito in un occhio verrà sostituita da un'altra lacrima, così anche la verginità di una bambina che ha meno di 3 anni sarà ristabilita, perchè il suo imene ricrescerà". [(Fonte: Talmud, Trattato Ketubot 11b, "The Talmud: The Steinsaltz Edition", volume 7, p. 145; Rabbi Israel V. Berman traduttore e curatore (New York, Random House, 1991)]
(Postato il 19 luglio 2013)

Motivate dal Talmud le atrocità a Gaza e in Libano

di Khalid Amayreh (19 luglio 2006)
“UN MILIONE DI ARABI NON VALGONO L’UNGHIA DI UN EBREO”
Quando il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert, il 22 giugno scorso (2006, ndr), lasciò intendere che le vite degli ebrei valevano di più delle vite dei palestinesi, stava facendo, di fatto, un’affermazione ideologica di immenso significato e simbolismo.
L’intero discorso sionista verso i non ebrei in generale, e i palestinesi, libanesi e gli altri arabi in particolare, è permeato da osservazioni apertamente razziste, che sarebbero invece un tabù ripugnante in qualsiasi paese occidentale.
L’uccisione pornografica da parte di Israele di civili libanesi e palestinesi, come pure la sistematica e arbitraria distruzione da parte dell’aviazione israeliana delle infrastrutture civili a Gaza e in Libano possono essere interpretate come una onesta applicazione dell’ideologia talmudica, che più o meno è giunta a dominare il pensiero israeliano, dal momento che la società israeliana continua ad andare alla deriva, minacciosamente, verso l’estremismo religioso e lo sciovinismo.
Di fatto, si può sostenere, senza paura di sbagliare, che i comportamenti sfacciatamente criminali verso i palestinesi e i libanesi sono stati da tempo una applicazione della percezione dei non ebrei contenuta nel Talmud.
Questa percezione, razzista fino in fondo, se non addirittura satanica, considera i non ebrei come animali o nel migliore dei casi come esseri umani inferiori.
Razzismo talmudico
Non c’è dubbio che basti scorrere velocemente i commenti rabbinici, presenti e passati, sullo status riservato ai non ebrei dalla legge religiosa ebraica (Halaka) per capire che la maggioranza dei saggi talmudici considerano i goyim (il termine dispregiativo ebraico per i non ebrei) come bestie o comunque come subumani.
Alcuni mesi fa, quando le truppe israeliane trasferirono alcuni coloni ebraici da un avamposto di insediamento della Cisgiordania, un membro della Knesset israeliana, rappresentante del partito nazionale religioso (NRP), rimproverò l’esercito per aver trattato “degli esseri umani (i coloni ebrei) allo stesso modo in cui tratta i palestinesi”.
Le dichiarazioni del rabbino sono state riportate dalla stampa israeliana e non hanno suscitato alcuna reazione, e ciò riflette il fenomeno di un crescente razzismo in Israele.
Nel 1994, quando un immigrato americano di origine ebraica, Baruch Goldstein, massacrò 29 fedeli arabi mentre pregavano nella moschea di Abramo ad Hebron, il rabbino Moshe Levenger del gruppo militante Gush Emunim (blocco dei fedeli) dichiarò: “Sono spiacente non solo per la morte di arabi ma anche per quella delle mosche”.
Alcuni giorni dopo il massacro, Dov Lior, il rabbino di Kiriat Arba, fece l’elogio funebre di Goldstein lodandolo come uno “pieno d’amore per gli esseri umani che lo circondavano”.
Secondo Israel Shahak, autore di Storia ebraica, religione ebraica – Il peso di tremila anni, il termine “esseri umani”, secondo l’Halaka, si riferisce soltanto agli ebrei.
Shahak sostiene il suo punto di vista con numerose citazioni dal Talmud, come le seguenti:
“Tutti i figli dei gentili sono animali” ( Yebamoth, 98a.). “I gentili sono fuori della protezione della Legge e Dio ha messo a disposizione di Israele il loro denaro” (Baba Kamma, 37-b.). “Dio li ha creati sotto forma di uomini per la gloria di Israele. Ma gli Akum (i non ebrei) furono creati all’unico scopo di servirli (gli ebrei) giorno e notte. Né essi potranno mai essere esonerati da questo servizio. Si addice al figlio di un re (un israelita) che gli animali nella loro forma naturale, e gli animali nella forma di esseri umani siano i suoi servitori”. ( Midrasch talpioth, segg. 225d); "le relazioni sessuali di un Goy sono come quelle di una bestia" (Sanhedrin, 74-b, Tosephot).
Bisogna dire che queste ingiunzioni talmudiche, solo esempi generali, non sono anomalie anacronistiche che non hanno rilevanza con il sionismo come molti apologeti e portavoce israeliani sosterrebbero.
Nei fatti, vengono applicate, addirittura in modo sfacciato, in Cisgiordania a Gaza e nel Libano. Il proscioglimento di soldati israeliani responsabili di uccisioni di bambini palestinesi (come il soldato che ha ucciso la tredicenne Iman al-Hamas vicino Rafah nel 2004 mentre si stava recando a scuola), per molti versi esemplifica la percezione dei non ebrei da parte degli israeliani o ebrei.
In breve, i non ebrei, secondo gli insegnamenti talmudici, non sono uomini ma bestie; perfino il migliore dei goyim dovrebbe essere ucciso; sono sporchi idolatri che meritano la morte; e gli ebrei devono regnare sul mondo, serviti dai goyim.
Questa è la vera spiegazione del perché i soldati israeliani e i coloni uccidono civili palestinesi e libanesi a volontà, senza mostrare il minimo rimorso.
Questo è anche ciò che ha fatto dire al Capo di Stato Maggiore israeliano, Dan Halutz“Dormo bene è ho una coscienza tranquilla” dopo aver ordinato ad un pilota di aereo da combattimento F-16 di sganciare una bomba di 1 tonnellata su un palazzo civile nel pieno della notte a Gaza, uccidendo 16 persone, inclusi 11 bambini.
Questo è ciò che permette ai piloti israeliani di annichilire intere famiglie a Tiro e a Mirwahin e poi sentirsi la coscienza tranquilla.
Annichilimento
Il Talmud, libro su cui si basa il giudaismo rabbinico o ortodosso, non distingue affatto tra combattenti e non combattenti in tempo di guerra. Nei fatti, le autorità rabbiniche insegnano che uccidere dei non combattenti, bambini del nemico inclusi, è, in tempo di guerra, una mitzvah (buona azione che ci rende cari a Dio).
Alcuni anni fa, un importante savio israeliano della Torah incitò l’esercito israeliano a non trattenersi dall’uccidere i figli del nemico allo scopo di salvare la vita dei soldati israeliani occupanti nella Striscia di Gaza. Quando l’estensore di questo articolo consultò un certo numero di rabbini e studiosi chiedendo loro se per caso il rabbino in questione non fosse un pazzo, gli fu risposto che invece egli rappresentava la corrente dominante del giudaismo ortodosso.
Per molti rabbini ortodossi, non valgono per gli ebrei quelle convenzioni internazionali che considerano un crimine la deliberata uccisione di civili e la distruzione di abitazioni e proprietà, come ad esempio la Quarta Convenzione di Ginevra.
Il 12 luglio scorso, il giornale di destra israeliano Jerusalem Post, sul suo sito internet aveva questo titolo: “I rabbini Yesha chiedono lo sterminio del nemico”.
L’articolo riportava l’appello all’esercito israeliano del Consiglio rabbinico delle colonie della Cisgiordania (Yesha) che invitava a “ignorare la morale cristiana e sterminare i nemici del Nord e del Sud”. Ovviamente, il termine “morale cristiana” nell’appello si riferisce alle leggi di guerra che proibiscono di uccidere civili innocenti.
Questo modo di pensare totalmente satanico non deriva dalle tradizioni secolari del sionismo, che non sono meno malvagie in verità, ma piuttosto dal Talmud stesso. Per esempio, una eminente figura talmudica, Shimon Ben Yohai, invocò apertamente lo sterminio dei non ebrei. (La sua tomba nel Nord della Palestina è ancora un luogo di pellegrinaggio per molti ebrei).
Hatanya
Se c’è una setta o un movimento ebraico che può essere descritto come “nazista”, questo è il movimento Chabad, che prevede apertamente l’annichilimento dei non ebrei in Palestina sul modello del racconto biblico del libro di Giosuè.
Non si tratta di un movimento marginale. Sia in Israele che negli Stati Uniti, è stato in grado di accumulare una grossa quantità di denaro e di acquisire una considerevole influenza. Il movimento, a cui sono affiliati migliaia di soldati e di ufficiali di alto grado, considera i non ebrei come animali o sub-umani.
Secondo il famoso libro Hatanya dello Chabad, da quanto ci dice Israel Shahak che lo cita, tutti i non ebrei sono creature totalmente sataniche in cui non vi è assolutamente nulla di buono. Perfino un embrione non ebraico è qualitativamente diverso da uno ebraico.
In realtà, la stessa esistenza di un non ebreo è inessenziale, dal momento che l’intera creazione è stata fatta esclusivamente per il godimento degli ebrei.
In conclusione, c’è ampia conformità tra il comportamento israeliano in Libano e nei territori palestinesi occupati e gli insegnamenti talmudici riguardanti i non ebrei. Il fatto che almeno il 50% degli ufficiali di alto grado dell’esercito israeliano siano stati indottrinati secondo il Talmud, spiega, perlomeno in parte, l’assalto genocida di Israele contro i civili in Libano e nella Striscia di Gaza.
Cosa ancora più grave, è altamente probabile che questo modo di pensare talmudico e il conseguente comportamento continueranno ad estendersi e finiranno per definire l’intero rapporto di Israele verso i popoli del Medio Oriente e i non ebrei in generale.
Alcuni soldati confessano: a Gaza abbiamo compiuto delle atrocità folli
Una ventina di militari che parteciparono all’offensiva denunciano che “le regole erano: spara quando ne hai voglia, non lasciare che la coscienza sia un problema”. Nell’operazione Piombo Fuso morirono 1.400 palestinesi, per la maggior parte civili.
Gerusalemme (EFE) - Una ventina di soldati israeliani che parteciparono all’ultima offensiva a Gaza denunciano la violenza delle forze militari impiegate, l’assenza di distinzione tra combattenti e civili e la completa mancanza di restrizioni al momento di sparare.
La ONG israeliana “rompendo il Silenzio” ha diffuso oggi le testimonianze di 26 soldati che parteciparono all’operazione Piombo Fuso (tra il 27 dicembre e il 18 gennaio nella quale morirono1.400 palestinesi, per la maggior parte civili), per aprire un dibattito sul comportamento dell’Esercito.
“A Gaza si è pensato, innanzi tutto, a che le truppe non corressero nessun rischio” spiega il direttore di questa organizzazione, Yehuda Shaul, un militare di riserva secondo il quale quanto successo è da interpretarsi alla luce della sconfitta israeliana subita nel sud del Libano nel 2006.
Shaul sottolinea che i testimoni riportano l’assenza totale di regole d’ingaggio, che lasciò libertà assoluta a tutti i soldati di sparare a qualsiasi palestinese, civile o meno. “Non c’erano limiti. Tutti quelli che erano lì erano nemici”, spiega Shaul, che aggiunge che le istruzioni in molti casi furono: “Entrate e sparate contro qualsiasi cosa”.
Uno dei soldati che ha reso pubblica la sua testimonianza in forma anonima concorda che “le regole erano: spara quando ne hai voglia”, e aggiunge che i vertici “ripetevano continuamente che questa è la guerra e in guerra non ci sono restrizioni sull’apertura del fuoco”. Un altro militare dice: ”Non dovevamo preoccuparci per i civili, sparavamo a tutto quello che vedevamo, Ci ripetevano che non c’era spazio per considerazioni umanitarie, ‘Non lasciatevi condizionare dalla coscienza, Lasciate a dopo le paure e ora pensate solo a sparare'”.
Un giovane lamenta “l’odio e l’allegria di uccidere” tra i suoi commilitoni. “Tutta questa distruzione, tutto questo fuoco contro gli innocenti (…) era semplicemente incredibile”, dice questo militare il cui battaglione, spiega, era formato da “60 ragazzi di 19 e 20 anni tra i quali volgarità e violenza sono una forma di vita” e dove “non c’era nessuno a fermarli”.
Un altro qualifica il fuoco di artiglieria israeliana “demenziale” e riconosce: “Stavamo uccidendo gente innocente”. “Le istruzioni erano chiare: se hai dubbi, uccidi”, dichiara un altro giovane militare, il quale ricevette istruzioni che quella era “una guerriglia urbana e in una guerriglia urbana sono tutti tuoi nemici, non ci sono innocenti”. Anche i combattenti descrivono la distruzione gratuita delle abitazioni e di come non si lasciava “una sola casa intatta”.
Un soldato che operò al cannone di un carro armato al nord est della frangia spiega che se dovevano girare e non c’era visibilità “si sparavano dodici bombe alle case intorno e si continuava”. In due settimane di offensiva dice di aver sparato 50 bombe, 32 casse di munizioni da mitragliatrice media (più di 7.000 colpi), 20 colpi di mortaio da 60mm e 300 cariche da mitragliatrice pesante Browning 0.5. “E questo è solo un carro: ce n’erano più di duecento”, aggiunge Shaul.
I soldati descrivono la morte dei civili in circostanze in cui era facilmente evitabile, come quella di un anziano che fu colpito mentre stava nascosto nel sottoscala della sua casa. “Prima di entrare in una casa, era normale lanciare missili, fare fuoco dal carro armato e con mitragliatrici e granate e poi sparare mentre si entrava”, descrive uno dei soldati. Altri riferiscono dell’impiego dei cosiddetti “Johnnies” o “scudi umani”: si mandava un civile palestinese nella casa per assicurarsi che non ci fossero dei miliziani dentro.
Qualche militare sottolinea, sorpreso, la parte avuta dal Rabbinato Militare, e concretamente dal dipartimento “Coscienza Ebraica per un Esercito Israeliano Vincente”, dal quale si incitavano le truppe con espressioni tipo: “Non aver compassione, Dio ti protegge e tutto quello che fai sarà santificato”. I rabbini diffusero tra i militari la nozione messianica secondo la quale stavano partecipando a una “guerra santa” nella quale i “figli della luce” lottavano contro i palestinesi, “figli della oscurità”. A Gaza, conclude Shaul, “l’Esercito Israeliano ha abbandonato tutti i suoi valori morali ed ha agito contro il suo proprio codice etico”, cosa che, secondo lui, meriterebbe quanto meno un dibattito affinché la società decida se è questo l’Esercito che vuole avere.
ATTENZIONE: IL SITO www.gerusalemmeterrasanta.org (DA CUI HO TRATTO QUESTO ARTICOLO) E' STATO RIMOSSO...! CHISSA' COME MAI...! (nota di D'Auria Giancarlo Evaldo, fine 2013)
(Postato il 22 luglio 2013)

La figura di Gesù nel testo ebraico

del Reverendo I. B. Pranaitis (tratto da "Il Talmud smascherato")
Molti passi dei libri talmudici trattano della nascita, vita e morte di Gesù Cristo e dei suoi insegnamenti. Non sempre Gesù viene nominato con il suo nome, ma in diversi modi come "Quell'Uomo," "Una Certa Persona," "Il Figlio del Carpentiere," "Colui che Fu Appeso", ecc.
ARTICOLO I. - SUI NOMI DI GESU' CRISTO
1. Il vero nome di Gesù Cristo in ebraico è Jeschua Hanostri - Gesù il Nazzareno. Viene chiamato Nostri dalla città di Nazareth nella quale egli crebbe. Così, nel Talmud, anche i cristiani Articolo I. - sono chiamati Nostrim - Nazzareni.
Siccome la parola Jeschua significa "Salvatore," il nome Gesù si trova raramente nei libri ebraici. E' quasi sempre abbreviato in Jeschu, che viene maliziosamente inteso come composto delle iniziali delle tre parole Immach SCHemo Vezikro - "Possano il suo nome e la sua memoria essere cancellati."
2. Nel Talmud, Cristo viene chiamato Otho Isch - "Quell'Uomo," cioè colui che tutti conoscono. Nel Trattatello Abhodah Zarah, 6a. leggiamo:
"Viene chiamato cristiano colui che segue i falsi insegnamenti di quell'uomo, che aveva loro insegnato a celebrare la festa il primo giorno del Sabato, cioè, di rendere il culto a Dio il primo giorno dopo il Sabato."
3. Altrove, egli viene semplicemente chiamato Peloni - "Una Certa Persona." Nel Chagigah. 4b, leggiamo:
"Maria .... la madre di una certa persone, di cui si parla nello Schabbath ..." (104b).
Che questa Maria non sia altro che la madre di Gesù, vedremo più avanti.
4. Per spregio, Gesù viene anche chiamato Naggar bar naggar - 'il falegname figlio di un falegname'; e anche Ben charsch etaim - 'il figlio di uno che lavora il legno.'
5. Viene anche chiamato Talui - 'quello che fu appeso.' Il rabbino Samuel, il figlio di Meir, nell' Hilch. Akum di Maimonide, si riferisce al fatto che era proibito partecipare alle feste cristiane di Natale e Pasqua perchè celebrate a causa di colui che fu appeso. E anche il rabbino Aben Ezra, in un commentario sul Genes. (XXVII, 39) lo chiama Talui la cui immagine l'imperatore Costantino aveva riprodotto sul suo stendardo. "...nei giorni di Costantino, che operò un cambiamento nella religione e mise la figura di colui che fu appeso sul suo stendardo."
ARTICOLO II. - LA VITA DI CRISTO
IL TALMUD insegna che Gesù Cristo era illegittimo e che fu concepito durante il periodo mestruale; che aveva l'anima di Esaù; che era un pazzo, uno stregone, un seduttore; che egli fu crocefisso, sepolto all'inferno e innalzato come un idolo dai suoi seguaci.
1. ILLEGITTIMO E CONCEPITO DURANTE IL PERIODO MESTRUALE
Quanto segue viene narrato nel Trattatello Kallah, 1b (18b):
"Una volta, quando gli Anziani erano seduti alla Porta, passarono due giovani, uno dei quali aveva il capo coperto mentre l'altro l'aveva scoperto. Il rabbino Eliezer disse che quello con il capo scoperto era illegittimo, un mamzer. Il rabbino Jehoschua disse che era stato concepito durante il periodo mestruale, ben niddah. Il rabbino Akibah, comunque, disse che era entrambe le cose. A questo punto gli altri chiesero al rabbino Akibah perchè egli osasse contraddire i suoi colleghi. Egli rispose che poteva fornire le prove di ciò che affermava. Perciò, egli andò dalla madre del ragazzo che vide seduta al mercato a vendere verdure e le disse: 'Figlia mia, se risponderai sinceramente a quello che sto per chiederti, ti prometto che sarai salva nella vita che verrà' Essa gli chiese di giurare di mantenere la promessa, e il rabbino Akibah glielo giurò - ma solo con le sue labbra, perchè nel suo cuore egli invalidò il suo giuramento. Poi disse: 'Dimmi, che razza di figlio è questo tuo ragazzo?' Al che essa rispose: 'Il giorno che mi sposai avevo le mestruazioni, e a causa di ciò, mio marito mi lasciò. Ma uno spirito malvagio venne e giacque con me e da quel rapporto mi nacque questo figlio.' Fu così dimostrato che questo ragazzo non solo era illegittimo ma anche concepito dalla madre durante il periodo mestruale. E quando coloro che avevano posto la domanda ebbero sentito, dichiararono: 'Davvero grande è stato il rabbino Akibah quando ha corretto i suoi Anziani'! Ed essi esclamarono: 'Benedetto il Signore Dio di Israele che ha rivelato il suo segreto al rabbino Akibah figlio di Giuseppe'"!
Che per gli ebrei questa storia si riferisca a Gesù e a sua madre, Maria, è chiaramente dimostrato dal loro libro Toldath Jeschu -'Le Generazioni di Gesù' - dove quasi le stesse parole vengono usate per narrare la nascita del nostro Salvatore.
Un'altra storia del genere è narrata in Sanhedrin, 67a:
"Di tutti coloro che sono colpevoli di morte secondo la Legge, egli solo viene preso con uno strattagemma. In che modo? Accendono una candela in una stanza interna e mettono dei testimoni in una stanza accanto da dove, senza essere visti, possono vederlo e udirlo. Poi quello che egli aveva cercato di sedurre gli dice 'Per favore, ripeti qui privatamente quello che mi hai detto prima.' Se il seduttore ripete quello che aveva detto, l'altro gli chiede 'Ma come possiamo lasciare il nostro Dio che è nei cieli e servire degli idoli?' Se il seduttore si pente, allora tutto è a posto. Ma se egli dice 'E' nostro dovere e diritto di farlo,' allora i testimoni che l'hanno sentito dalla stanza accanto lo portano davanti al giudice e lo uccidono con la lapidazione. Questo è ciò che fecero al figlio di Stada a Lud, ed essi lo appesero alla vigilia della pasqua. Perchè questo figlio di Stada era il figlio di Pandira. Infatti il rabbino Chasda ci dice che Pandira era il marito di Stada, sua madre, ed egli visse durante la vita di Paphus, il figlio di Jehuda. Ma sua madre era stata, Maria di Magdala (una parrucchiera per signore) che, come dice il Pumbadita, aveva lasciato il marito."
Il significato di ciò è che questa Maria era chiamata Stada, cioè prostituta, perchè, secondo l'insegnamento del Pumbadita, aveva lasciato il marito e commesso adulterio. Questo appare anche nel Talmud di Gerusalemme e in Maimonide.
Che qui si intenda Maria, la madre di Gesù, si può verificare nel trattatello Chagigah, 4b:
"Quando il rabbino Bibhai fu visitato dall'Angelo della Morte (il demonio), quest'ultimo disse al suo assistente: 'Vai e portami Maria la parrucchiera' (cioè, uccidila). Egli andò e portò Maria, la parrucchiera per bambini - al posto dell'altra Maria."
Una nota a margine spiega questo passo come segue:
"Questa storia di Maria, parrucchiera per signore, si riferisce al periodo del Secondo Tempio. Essa era la madre di Peloni, 'quell'uomo,' come viene chiamato nel trattatello Schabbath," (fol.104b).
Nello Schabbath, il passo indicato dice:
"Il rabbino Eliezer disse agli Anziani: 'Non è vero che il figlio di Stada esercitava la magia egizia incidendosela nella carne?' Essi risposero: "Era un pazzo, e noi non prestiamo attenzione a quello che fanno i pazzi. Il figlio di Stada, il figlio di Pandira, ecc.'" come sopra nel Sanhendrin, 67a.
Il libro Beth Jacobh, fol 127, così spiega la magia del figlio di Stada:
"I Magi, prima di lasciare l'Egitto, prestarono particolare attenzione a che la loro magia non fosse messa per iscritto per evitare che altri la imparassero. Ma egli aveva escogitato un nuovo modo di scriverla nella pelle, o di fare dei tagli nella pelle inserendovela. Quando le ferite si rimarginavano, non era possibile vederne il significato."
Buxtorf dice:
"Non ci possono essere molti dubbi su chi fosse tale Ben Stada, o chi gli ebrei intendevano che fosse. Sebbene i rabbini, nelle loro aggiunte al Talmud, cerchino di nascondere la loro malizia e dicano che non è Gesù Cristo, il loro inganno è chiaramente evidente, e molte cose dimostrano che essi scrissero e intesero tutte queste cose su di lui. In primo luogo, lo chiamano anche il figlio di Pandira. Gesù il Nazzareno è in tal modo chiamato in altri passi del Talmud dove si fa espressa menzione di Gesù il figlio di Pandira. Anche San Giovanni Damasceno, nella sua Genealogia di Cristo, fa cenno di Panthera e del Figlio di Panthera.
"In secondo luogo, si dice che questa Stada sia Maria, e questa Maria la madre di Peloni 'quella tale persona' per cui si intende indubbiamente Gesù. In tal modo infatti erano usi celare il suo nome perchè avevano paura di pronunciarlo. Se avessimo copie dei manoscritti originali, questi lo potrebbero certamente dimostrare. E anche questo era il nome della madre di Gesù il Nazareno.
"In terzo luogo, egli è chiamato il Seduttore del Popolo. I Vangeli testimoniano il fatto che Gesù fosse così chiamato dagli ebrei, e i loro scritti sono tuttora prova che ancora lo chiamano con questo nome.
In quarto luogo, egli è chiamato 'quello che fu appeso,' che si riferisce chiaramente alla crocefissione di Cristo, specialmente dato che viene aggiunto un riferimento al tempo 'alla vigilia della pasqua (ebraica) che coincide con il giorno della crocefissione di Gesù. Nel Sanhedrin (43a) si trova quanto segue:
'Alla vigilia della pasqua (ebraica) appesero Gesù'
"In quinto luogo, riguardo a quanto dice il Talmud di Gerusalemme sui due discepoli degli anziani che furono inviati come testimoni per spiarlo, e che furono poi chiamati a testimoniare contro di lui: Ciò si riferisce ai due 'falsi testimoni' di cui l'Evangelista Matteo e Luca parlano.
"In sesto luogo, a proposito di quello che dicono sul figlio di Stada, cioè che esercitava le arti magiche egizie incidendosele nella pelle: la stessa accusa è fatta contro Cristo nell'ostile libro Toldoth Jeschu.
"Infine, il periodo storico corrisponde. Infatti si dice che questo figlio di Stada viveva nei giorni di Paphus, il figlio di Jehuda, che era contemporaneo del rabbino Akibah. Akibah, comunque, visse al tempo dell'Ascensione di Cristo, e per qualche tempo in seguito. Si dice che anche Maria sia vissuta nel periodo del Secondo Tempio. Tutto ciò dimostra chiaramente che essi segretamente e in modo blasfemo, con l'indicazione di figlio di Stada, intendevano Gesù Cristo, il figlio di Maria.
"Altre circostanze possono sembrare contraddittorie a questo proposito. Ma ciò non è una novità per le scritture ebraiche e viene fatto di proposito in maniera che i cristiani non possano facilmente individuare l'inganno."
2. Inoltre, "Nei libri segreti, che non si lasciano facilmente cadere nelle mani dei cristiani, essi dicono che in Cristo entrò l'anima di Esaù, e che egli fu perciò perverso e che fu Esaù stesso."
3. Da alcuni viene chiamato PAZZO e FOLLE. Nello Schabbath, 104b:
"Essi, (gli anziani) dissero a lui (Eliezer). 'Era un folle, e nessuno presta attenzione ai folli.'"
4. STREGONE E MAGO
Nell'infame libro Toldoth Jeschu, si bestemmia contro il nostro Salvatore come segue:
"E Gesù disse: Non è vero che Isaia e Davide, miei antenati, profetarono su di me? Il Signore mi ha detto, tu sei mi o figlio, oggi ti ho concepito, ecc. In maniera simile, in un altro punto: Il Signore ha detto al mio Signore, siedi alla mia destra. Ora io ascendo al Padre mio che è in cielo e siederò alla sua destra, come potrete vedere con i vostri occhi. Ma tu, Giuda, non arriverai mai a quell'altezza. Allora Gesù pronunciò l'alto nome di Dio (IHVH) e continuò a farlo fino a che venne un vento che lo portò in alto fra la terra e il cielo. Anche Giuda pronunciò il nome di Dio e in simile modo fu preso dal vento. In questa maniera entrambi fluttuarono nell'aria fra lo stupore degli astanti. Poi Giuda, pronunciando di nuovo il Nome Divino, prese Gesù e lo spinse in basso verso la terra. Ma Gesù cercò di fare lo stesso a Giuda e così lottarono l'uno contro l'altro. E quando Giuda vide che non poteva averla vinta sulle arti di Gesù, gli urinò addosso, ed entrambi, divenuti immondi caddero a terra; e nemmeno poterono di nuovo usare il nome Divino fino a che non si furono lavati."
Non so se coloro che credono a tali diaboliche bugie meritino più odio o pietà.
In un altro punto dello stesso libro si dice che nella casa del Santuario c'era una pietra che il Patriarca Giacobbe unse con olio. Su questa pietra erano incise le lettere tetragrammatiche del Nome (IHVH), e se alcuno avesse potuto impararle avrebbe potuto distruggere il mondo. Essi perciò decretarono che nessuno avrebbe dovuto impararle, e misero due cani su due colonne di ferro di fronte al Santuario in maniera che, se alcuno avesse imparato quelle lettere, i cani avrebbero abbaiato mentre usciva e gliele avrebbero fatto dimenticare per la paura. Si racconta poi: "Gesù venne ed entrò, imparò le lettere e le scrisse sulla pergamena. Poi fece un taglio nella carne della coscia e ve le inserì, e dopo aver pronunciato il nome, la ferita si rimarginò."
5. IDOLATRO
Nel trattatello Sanhedrin (103a) le parole del Salmo XCI, 10: 'Nessun flagello verrà mai vicino alla tua casa,' sono spiegate come segue:
"Che tu non possa mai avere un figlio o un discepolo che sali il suo cibo tanto da distruggersi il gusto in pubblico, come Gesù il Nazzareno."
Salare troppo il proprio cibo, o distruggere il proprio gusto, viene detto proverbialmente di chi corrompe la sua moralità o si disonora, o che cade in eresia ed idolatria e le predica apertamente ad altri.
6. SEDUTTORE
Nello stesso libro Sanhedrin (107b) si legge:
"Mar disse: Gesù sedusse, corruppe e distrusse Israele."
7. CROCEFISSO
Infine, per punizione dei suoi crimini ed della sua empietà, egli soffrì una morte ignominiosa appeso ad una croce alla vigilia della pasqua (ebraica) (come abbiamo già visto).
8. SEPPELLITO ALL'INFERNO
Il libro Zohar, III, (282), dice che Gesù morì come un animale e fu seppellito in quel "mucchio di immondizie ... dove gettano le carcasse dei cani e degli asini, e dove i figli di Esaù (i cristiani) e di Ismaele (i turchi). inclusi Gesù e Maometto, non-circoncisi e immondi come carcasse di cani, sono seppelliti."
9. DOPO LA MORTE, ADORATO COME UN DIO DAI SUOI SEGUACI.
George El. Edzard, Nel suo libro Avoda Sara, cita le seguenti parole del commentatore dello Hilkoth Akum (V,3) di Maimonide:
"In molti passi del Talmud si fa menzione di Gesù Nazzareno e dei suoi discepoli, e del fatto che i Gentili credono che non ci sia altro dio fuori di lui. Nel libro Chizzuk Emunah, parte I, cap. 36, leggiamo: 'I Cristiani ne fanno una questione (Zachary XII, 10) e dicono: Ecco come il Profeta ha testimoniato che nei tempi futuri gli ebrei avrebbero pianto e mandato lamenti per aver crocefisso ed ucciso il Messia che era stato loro inviato; e per dimostrare che egli intendeva Gesù il Nazzareno, che possedeva sia la natura divina che quella umana, essi citano le parole: E guardarono colui che avevano trafitto e piansero su di lui come una madre sul suo primogenito.'".
Nel suo libro Hilkoth Melakhim (IX,4), Maimonide tenta di dimostrare quanto i cristiani sbaglino nell'adorare Gesù:
"Se tutte le cose che egli fece fossero prosperate, se avesse ricostruito il Santuario al suo posto, e se avesse raccolto insieme le tribù disperse di Israele, allora egli sarebbe certamente il Messia.... Ma se non l'ha ancora fatto e se fu ucciso, allora è chiaro che non era il Messia che la Legge ci dice di attendere. Egli era simile a tutti i buoni ed onesti legislatori della Casa di Davide che morirono, e che il Santo e Benedetto Signore innalzò per nessun altro motivo che di dimostrare a molti, come è detto (in Dan. XI,35): Ed alcuni di coloro che capiscono cadranno, per provare a purgarli e renderli bianchi, fino alla fine dei tempi, perchè il tempo prestabilito non è ancora. Daniele profetò anche su Gesù il Nazzareno che credeva fosse il Cristo, e che fu messo a morte per giudizio del Senato: (Dan. V.14): .... e i ladri del tuo popolo si innalzeranno per stabilire la visione; ma essi non riusciranno. Potrebbe essere più chiaro? Infatti tutti i Profeti hanno detto che Cristo avrebbe liberato Israele, gli avrebbe procurato la salvezza, avrebbe riunito i suoi popoli dispersi e confermato la loro legge. Ma egli fu la causa della distruzione di Israele e fece disperdere ed umiliare coloro che restarono, così che la Legge venne cambiata e la maggior parte del mondo fu sedotta ed adorò un altro dio. Veramente nessuno può capire i disegni del creatore, e nemmeno egli opera come noi operiamo. Infatti tutto quello che è stato costruito da Gesù il Nazzareno e dai Turchi venuti dopo di lui, tende solo a preparare la strada per la venuta di Cristo il Re, e a preparare tutto il mondo per il servizio del Signore, come è detto: Allora Io darò una bocca pulita a tutte le genti che tutti possano chiamare il nome del Signore, ed inchinarsi in unisono davanti a lui. In che maniera si sta compiendo ciò? Tutto il mondo è già pieno delle lodi di Cristo, della Legge e dei Comandamenti, e le sue lodi si sono sparse fino a terre lontane e a genti con il cuore e corpo non circoncisi. Queste discutono fra di loro la Legge che fu distrutta - alcuni dicono che i comandamenti erano veri una volta, ma che sono cessati di esistere; altri che a proposito c'è un gran mistero, che il Messia-Re è venuto e che la loro dottrina l'ha rivelato. Ma quando il Cristo verrà veramente e avrà successo, e sarà elevato ed esaltato, allora tutto cambierà e queste cose saranno dimostrate false e vane."
10. IDOLO
Nel Trattatello Abhodah Zarah, (21a Toseph) leggiamo:
"E' importante indagare sul motivo per cui gli uomini oggi vendono e affittano le loro case ai gentili. Alcuni dicono che ciò è legale perchè è detto nel Tosephta: Nessuno affitterà la sua casa ad un gentile nè qui (nella terra d'Israele) né in altro luogo perchè si sa che egli vi introdurrà un idolo. E' comunque permesso affittare loro stalle, fienili e alloggi, anche se si sa che vi introdurranno degli idoli. Il motivo è che si può fare una distinzione fra un posto nel quale verrà portato un idolo per lasciarvelo in maniera permanente ed un posto dove non sarà lasciato permanentemente. In quest'ultimo caso, è permesso. E, dato che i gentili fra cui noi ora viviamo non portano il loro idolo nelle loro case per lasciarvelo permanentemente, ma solo provvisoriamente - quando qualcuno è morto in casa o quando qualcuno sta morendo, e non vi celebrano nessun rito religioso - è permesso di vendere e affittare loro case."
Il Rabbino Ascher, nel suo Commentario sull' Abhodah Zarah (83d) si esprime non meno chiaramente su questo argomento:
"Oggi è permesso affittare case ai gentili perchè essi vi introducono il loro idolo solo temporaneamente, quando qualcuno è ammalato." E nello stesso punto, egli dice 'Oggi essi seguono la pratica di incensare il loro idolo.'"
Tutto ciò e molto più dimostra aldilà di ogni dubbio che, quando i rabbini parlavano degli idoli dei gentili fra cui essi vivevano in quel tempo quando non venivano adorati gli idoli, essi chiaramente intendevano l'"idolo" cristiano, cioè l'immagine di Cristo sul crocefisso e la Santa Comunione.
NOTA SULLA CROCE
Nelle scritture ebraiche, non c'è una parola esattamente corrispondente alla croce cristiana. La croce T sulla quale i condannati a morte venivano crocefissi, veniva chiamata Tau dai Fenici e dagli ebrei, e questo nome e segno furono poi introdotti nell'alfabeto ebraico, greco e romano. La croce venerata dai cristiani, comunque, viene chiamata con i seguenti nomi:
1. Tsurath Haattalui - l'immagine di colui che fu appeso.
2. Elil - vanità, idolo.
3. Tselem - immagine. Da qui i crociati nei libri ebraici sono chiamati Tsalmerim (ein Tselmer)
4. Scheti Veerebh - trama e ordito; preso dall'arte tessile.
5. Kokhabh - stella; a causa dei quattro raggi che ne emanano.
6. Pesila - scultura, idolo scolpito.
Ma dovunque sia menzionata è sempre con il senso di un idolo o qualcosa di spregevole, come appare dalle seguenti citazioni:
Nell'Orach Chaiim, 113,8:
"Se un ebreo dovesse, quando prega, incontrare un cristiano (Akum) che porta una stella (un crocefisso) in mano, anche se fosse arrivato ad un punto della preghiera in cui è necessario inchinarsi per adorare dio nel suo cuore, egli non dovrà farlo, affinché non si debba pensare che egli si inchina di fronte ad un'immagine."
Nello Iore Dea, 150,2:
"Anche se un ebreo dovesse infilarsi una scheggia nel piede davanti ad un idolo, o se gli dovesse cadere del denaro davanti ad esso, egli non dovrà abbassarsi per togliersi la scheggia o raccogliere il denaro affinché non sembri che egli adori l'idolo. Ma egli dovrà o sedersi o voltare la schiena o il fianco all'idolo e poi togliersi la scheggia.",
Ma quando non è possibile ad un ebreo girarsi in questa maniera, egli è tenuto ad osservare la seguente regola (in Iore Dea,3, Hagah):
Non è permesso inchinarsi o togliersi il cappello davanti a principi o preti che portano un croce sul loro abito come sogliono fare. Si dovrà fare attenzione, comunque, a non essere notati. Per esempio, è permesso gettare delle monete per terra e chinarsi per prenderle prima che essi passino. In questa maniera è permesso inchinarsi o togliersi il cappello di fronte ad essi."
Si fa anche distinzione fra una croce che è venerata ed una croce che è portata attorno al collo come ricordo o come ornamento. La prima deve essere considerata un idolo, ma non necessariamente la seconda. Nello Iore dea, 1, Hagah, si legge:
"L'immagine di una croce, davanti alla quale si inchinano, deve essere considerata un idolo, e non deve essere usata fino a che non sia distrutta. Comunque, una "trama e ordito", se portato intorno al collo come ricordo, non deve essere considerato un idolo e può essere usato."
Il segno della croce fatto con la mano, con il quale i cristiani usano benedirsi, si chiama in ebraico "muovere le dita qui e qui" (hinc et hinc).
ARTICOLO III – GLI INSEGNAMENTI DI CRISTO
Il Seduttore e un Idolatra non possono insegnare altro che falsità ed eresie il che era irrazionale e impossibile da osservare.
1. FALSITA'
Si dice nell'Abhodah Zarah (6a):
"Un nazzareno è quella persona che segue i falsi insegnamenti di quell'uomo che insegnò loro a rendere culto nel primo giorno del sabato."
2. ERESIA
Nello stesso libro, Abhodah Zarah (Cap. I, 17a Toseph) si fa menzione dell'eresia di Giacomo. Un po' più avanti (27b) si apprende che questo Giacomo non era altro che il discepolo di Gesù:
"...Giacomo Sekhanites, uno dei discepoli di Gesù, di cui abbiamo parlato nel capitolo 1."  Ma Giacomo non ha insegnato la sua dottrina, ma quella di Gesù.
3. IMPOSSIBILE DA OSSERVARE
Su questo punto, l'autore di Nizzachon si esprime come segue:
"Una legge scritta dei cristiani è: Se un ebreo ti colpisce ad una guancia, offrigli anche l'altra e non restituire in nessun modo il colpo. E il cap. VI, v. 27 dice: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri calunniatori. Se uno ti percuote su una guancia, e tu porgigli anche l'altra; e se uno ti toglie il mantello, e tu non impedirgli di prenderti anche la tunica, ecc. Lo stesso si trova in Matteo cap. V. v.39. Ma io non ho mai visto nessun cristiano obbedire a questa legge, e nemmeno Gesù stesso si è mai comportato come ha insegnato agli altri. In Giovanni cap. XVIII, v. 22, troviamo che quando qualcuno lo percosse su una guancia, egli non offrì anche l'altra guancia, ma si arrabbiò a causa di questa percossa e chiese: "Perchè mi percuoti?" Similmente, negli Atti degli Apostoli, cap. XXIII, v.3, leggiamo: che quando il Sommo Sacerdote ordinò a coloro che gli stavano intorno di percuoterlo sulla bocca, Paolo non offrì l'altra guancia; egli lo maledisse dicendo 'Iddio percoterà te, muraglia imbiancata! ecc.' Ciò è contrario al loro credo e distrugge il fondamento su cui poggia la loro religione, perchè essi sostengono che la legge di Gesù è facile da osservare. Se Paolo stesso, che può essere chiamato il Dispensiere di Gesù, poteva non osservare il precetto di Gesù, chi fra gli altri che credono in lui può dimostrarmi di poterlo fare?"
L'autore, che aveva il Vangelo e gli Atti degli Apostoli sotto mano non poteva comunque non aver capito in che modo Cristo avesse comandato ai suoi seguaci di offrire l'altra guancia a coloro che li avrebbero percossi, dato che, in un altro punto, egli comanda ai suoi seguaci di tagliarsi una mano o un braccio, e di strapparsi un occhio se queste parti del corpo avessero dato scandalo. Nessuno che abbia la minima conoscenza delle Sacre Scritture, ha mai pensato che questi comandi debbano essere presi alla lettera. Solo la profonda malizia ed ignoranza dei tempi in cui viveva Gesù può spiegare perchè gli ebrei, ancora oggi, usano questi passi per svilire gli insegnamenti di Gesù Cristo.
(Postato il 24 luglio 2013)

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lunedì 27 gennaio 2020

Il Padre Serafino Sarov

SAN SERAFIM DI SAROV
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Colloquio con Motovilov

Era un giovedì. Il cielo era grigio. La terra era coperta di neve. Spessi
fiocchi continuavano a turbinare nell’aria quando Padre Serafino iniziò
a conversare con me in una radura vicina al suo «piccolo
eremitaggio» di fronte al fiume Sarovka che scorreva ai piedi della
collina. Mi fece sedere sul ceppo d’un albero da poco abbattuto
mentre lui si rannicchiò di fronte a me.

— Il Signore mi ha rivelato — disse il grande starez — che dalla vostra
infanzia avete sempre desiderato sapere quale sia il fine della vita
cristiana. Per questo avete interrogato diverse persone alcune dei
quali ricoprivano anche alte cariche ecclesiastiche.

Devo dire che dall’età di dodici anni ero perseguitato da quest’idea e
che, per questo, avevo rivolto tale domanda a parecchie personalità
ecclesiastiche senza mai aver ricevuto una risposta soddisfacente. Lo
starez avrebbe dovuto ignorare tutto questo.

Ma nessuno — continuò Padre Serafino — vi ha mai detto niente di
preciso. Vi consigliarono di andare in chiesa, di pregare, di vivere
secondo i comandamenti di Dio, di fare del bene. Tale, vi dissero, era
lo scopo della vita cristiana. Alcuni giunsero pure a disapprovare la
vostra curiosità, trovandola fuori posto ed empia. Essi avevano torto.
Quanto a me, miserabile Serafino, ora vi spiegherò in che consiste
realmente questo fine.

La preghiera, il digiuno, le veglie e le altre attività cristiane, per
quanto possano parere buone, non costituiscono il fine della vita
cristiana ma sono il mezzo attraverso il quale vi si può pervenire. Il
vero fine della vita cristiana consiste nell’acquisire lo Spirito Santo.
Per quel che riguarda la preghiera, il digiuno, le veglie, l’elemosina ed
ogni altro tipo di buona azione fatta in nome di Cristo, non sono che
dei mezzi per acquisire lo stesso Spirito.

Nel nome di Cristo

Ricordate che solo una buona azione fatta nel nome di Cristo ci
procura i frutti dello Spirito Santo. Tutto quanto non è fatto in suo
nome, fosse pure il bene, non ci può ottenere alcuna ricompensa, né

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 1 di 12
nel secolo futuro, né in questa vita mentre su questa terra non ci
dona la Grazia divina. È per questo che Gesù Cristo diceva:
«Colui che non accumula con me disperde» (Lc 11, 23).
Pertanto, si è obbligati a chiamare una buona azione «cumulo» o
«raccolta», perché essa resta buona anche se non è fatta in Nome di
Cristo. La Scrittura dice: «In ogni nazione colui che teme Dio e pratica
la giustizia gli è accetto» (At 10, 35). Il centurione Cornelio, che
temeva Dio e agiva secondo giustizia, fu visitato mentre pregava da
un angelo del Signore che gli disse: «Manda dunque due uomini a
Ioppe e fa’ venire un certo Simone soprannominato Pietro. Da lui
ascolterai della parole di vita eterna con le quali sarai salvato con
tutta la tua casa» (At 10, 5).

Vediamo, dunque, che il Signore utilizza i suoi mezzi divini per
permettere a un simile uomo di non essere privato nell’eternità della
ricompensa che gli è dovuta. Per ottenerla è necessario che si cominci
già da ora a credere in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio
disceso sulla terra per salvare i peccatori e per far acquisire loro la
Grazia dello Spirito Santo che introduce i nostri cuori nel Regno di Dio
e ci apre la via della beatitudine nella prossima vita. Non va oltre a ciò
la soddisfazione arrecata a Dio dalle buone azioni compiute
indipendentemente dal Nome di Cristo. Il Signore ci dona i mezzi per
perfezionarle. Sta all’uomo approfittarne o meno. È per questo che il
Signore dice ai giudei: «Se voi foste ciechi, sareste senza peccato ma
voi stessi dite: ‘Noi vediamo!’ Perciò il vostro peccato rimane (Gv 9,
41). Quando un uomo come Cornelio le cui opere non erano fatte nel
Nome di Cristo, ma erano gradite a Dio, comincia a credere nel Suo
Figlio, queste opere gli sono attribuite come se fossero fatte nel nome
di Cristo a causa della sua fede in Lui. (Ebr 11, 6). In caso contrario,
l’uomo non ha il diritto di contestare se il bene compiuto non gli è
servito a nulla. Questo non succede mai quando una buona azione
viene fatta nel Nome di Cristo, perché il bene compiuto in suo Nome
non porta solo una corona di gloria nel secolo venturo, ma già ora
riempie l’uomo della grazia dello Spirito Santo, com’è stato detto:
«Dio dona lo Spirito senza misura. Il Padre ama i Figli; Egli ha posto
tutto nelle loro mani» (Gv 3, 34-35).

L'acquisizione dello Spirito Santo

Acquisire lo Spirito di Dio è dunque il vero fine della nostra vita
cristiana al punto che la preghiera, le veglie, il digiuno, l’elemosina e
le altre azioni virtuose fatte in Nome di Cristo non sono che dei mezzi
per tal fine.
— Che significa acquisirlo? Domandai a Padre Serafino. Non ne

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 2 di 12
capisco bene il significato.
— Acquisire, ha lo stesso significato di ottenere. Sapete cosa vuol dire
acquisire del denaro? Per quanto riguarda lo Spirito Santo è la stessa
cosa. Il fine della vita delle persone comuni consiste nell’acquisire
denaro, nel fare un guadagno. I nobili, inoltre, desiderano ottenere
onori, titoli di distinzione e altre ricompense che lo Stato accorda loro
per determinati servizi. L’acquisizione dello Spirito Santo è anche un
capitale, ma un capitale eterno, dispensatore di grazie; è molto simile
ai capitali temporali e si ottiene con gli stessi procedimenti. Nostro
Signore Gesù Cristo, Dio-Uomo, paragona la nostra vita ad un
mercato e la nostra attività sulla terra ad un commercio. Egli ci
raccomanda: «Negoziate prima ch’io ritorni economizzando il tempo
perché i giorni sono incerti» (Lc 19, 12-13; Ep 5,15-16), il che vuol
dire: «Sbrigatevi ad ottenere dei beni celesti negoziando i prodotti
terreni». Questi prodotti terreni non sono altro che le azioni virtuose
fatte in Nome di Cristo le quali ci ottengono la Grazia dello Spirito
Santo.

La parabola delle vergini

Nella parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte (Mt. 25, 1-13)
quando quest’ultime finiscono l’olio viene detto loro: «Andate a
comperarlo al mercato». Tornando esse trovano la porta della camera
nuziale chiusa e non possono entrare. Alcuni pensano che la
mancanza d’olio delle vergini stolte simbolizzi l’insufficienza di azioni
virtuose nel corso della loro vita. Tale interpretazione non è esatta.
Quale mancanza d’azioni virtuose potevano avere, visto che vengono
chiamate comunque vergini, anche se stolte? La verginità è una
grande virtù, uno stato quasi angelico che può sostituire tutte le altre
virtù. Io, miserabile, penso che mancasse loro proprio lo Spirito Santo
di Dio. Praticando le virtù, queste vergini spiritualmente ignoranti,
credevano che la vita cristiana consistesse in tali pratiche. Ci siamo
comportate in maniera virtuosa, abbiamo fatto delle opere pie —
pensavano loro — senza preoccuparsi se avessero ricevuto o no la
Grazia dello Spirito Santo. Su questo genere di vita, basato
unicamente sulla pratica delle virtù morali senza alcun esame
minuzioso per sapere se esse ci rendono — e in quale quantità — la
Grazia dello Spirito di Dio, è stato detto: «Alcune vie che paiono
inizialmente buone conducono all’abisso infernale» (Pr 14,12)

Parlando di queste vergini, nelle sue Epistole ai Monaci Antonio il
Grande dice:
«Parecchi tra i monaci e le vergini ignorano completamente la
differenza che esiste tra le tre volontà che agiscono dentro l’uomo. La
prima è la volontà di Dio, perfetta e salvatrice; la seconda è la nostra

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 3 di 12
volontà umana, che per se stessa non e ne rovinosa né salvatrice; la
terza — quella diabolica — è decisamente nefasta. È questa terza
nemica volontà che obbliga l’uomo a non praticare assolutamente la
virtù o a praticarla per vanità o unicamente per il «bene» e non per
Cristo. La nostra seconda volontà ci incita a soddisfare i nostri istinti
malvagi o, come quella del nemico, c’insegna a fare il «bene» in
nome del bene, senza preoccuparsi della grazia che possiamo
acquisire. Quanto alla terza volontà, quella salvatrice di Dio, essa ci
insegna a fare il bene unicamente per il fine di acquisire lo Spirito
Santo, tesoro eterno ed inestimabile, che non può essere uguagliato
con nulla al mondo».

È proprio la Grazia dello Spirito Santo simbolizzata dall’olio che
mancava alle vergini stolte. Esse sono chiamate «stolte» perché non
si preoccupano del frutto indispensabile della virtù cioè la Grazia dello
Spirito Santo senza la quale nessuno può essere salvato perché «ogni
anima è vivificata dallo Spirito Santo per essere illuminata dal sacro
mistero dell’Unità Trinitaria» (Prima Antifona al Vangelo del
Mattutino). Lo stesso Spirito Santo viene ad abitare nelle nostre anime
e questa presenza dell’Onnipotente in noi, questa coesistenza della
sua Unità Trinitaria con il nostro spirito non ci è donata che a
condizione di lavorare con tutti i mezzi a nostra disposizione per
ottenere lo Spirito Santo il quale prepara in noi un luogo degno per
quest’incontro, secondo l’immutabile parola di Dio: «Io verrò e abiterò
in essi. Sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Ap 3, 20; Gv
14, 23). È questo l’olio che le vergini sagge avevano nelle loro
lampade, olio in grado di bruciare per molto tempo diffondendo una
luce forte e chiara per poter permettere l’attesa dello Sposo a
mezzanotte ed entrare con lui nella camera nuziale dell’eterna gioia.
Quanto alle vergini stolte, vedendo che le loro lampade rischiavano di
spegnersi, esse si recarono al mercato ma non poterono tornare
prima della chiusura della porta. Il mercato è la nostra vita. La porta
della camera nuziale, chiusa per impedire di raggiungere lo Sposo, è
la nostra morte umana; le vergini, sia quelle sagge che quelle stolte,
sono le anime dei cristiani. L’olio non simbolizza le nostre azioni, ma
la Grazia attraverso la quale lo Spirito Santo riempie il nostro essere
trasformandoci da corrotti ad incorrotti. Così la Grazia trasforma la
morte fisica in vita spirituale, le tenebre in luce, la schiavitù verso le
passioni alle quali è incatenato il nostro corpo in tempio di Dio, cioè in
camera nuziale dove incontriamo Nostro Signore, Creatore e
Salvatore, Sposo delle nostre anime. Grande è la compassione che
Dio ha verso la nostra disgrazia. E la nostra disgrazia non è altro che
la nostra negligenza verso la sua sollecitudine. Egli dice: «Io sono alla
porta e busso…» (Ap 3, 20), intendendo per «porta» la nostra vita
presente non ancora conclusa con la morte.

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 4 di 12

La preghiera

Oh! Quanto vorrei, amico di Dio, che in questa vita voi siate sempre
con lo Spirito Santo. «Vi giudicherò nella situazione in cui vi
troverete» dice il Signore (Mt 24, 42; Mc 13, 33-37; Lc 19, 12 e
seguenti). È una disgrazia veramente grande se egli ci trova
appesantiti dalle preoccupazioni e dalle pene della terra perché Egli
potrebbe adirarsi nel qual caso chi gli potrebbe resistere? È per
questo che è stato detto: «Vegliate e pregate per non essere indotti in
tentazione» (Mt 26, 41), il che comporta non essere privati dallo
Spirito di Dio visto che le veglie e la preghiera ci donano la Sua
Grazia.

Sicuramente ogni buona azione fatta in Nome di Cristo dona la Grazia
dello Spirito Santo, ma è soprattutto la preghiera che ottiene ciò al di
sopra d’ogni altro mezzo, essendo essa sempre nelle nostre
possibilità. Ad esempio, voi avete il desiderio di recarvi in chiesa, ma
essa è troppo distante o la liturgia è finita; avete il desiderio di fare
l’elemosina, ma non vedete alcun povero o non avete il denaro;
volete rimanere vergini ma non avete sufficiente forza per esserlo a
causa della vostra costituzione o a causa degli attacchi del nemico
davanti ai quali non potete resistere per la debolezza della vostra
carne; vorreste fare una buona azione nel Nome di Cristo ma non
avete sufficiente forza per eseguirla oppure l’occasione non si
presenta. Per quel che riguarda la preghiera nulla la impedisce:
ognuno ha la possibilità di pregare, il ricco e il povero, l’uomo
benestante e quello indigente, il forte e il debole, il sano e il malato, il
virtuoso e il peccatore.

Possiamo constatare la potenza della preghiera se osserviamo che
essa ottiene i suoi risultati pure se è fatta da un peccatore, basta che
sia sincera, come nell’esempio seguente riportato dalla Santa
Tradizione. Una prostituta toccata dalla disgrazia d’una madre che
stava per perdere il suo unico figlio vedendone la disperazione osò
gridare verso il Signore benché fosse ancora insozzata dal suo
peccato: «Non per me, orribile peccatrice, ma per le lacrime di questa
madre che piange il suo figlio credendo fermamente nella tua
misericordia e nella tua Onnipotenza, risuscitaglielo, oh Signore!» E il
Signore la esaudì (cfr. Lc 7, 11-15).

Questa, amico di Dio, è la potenza della preghiera. Al di sopra d’ogni
altra cosa essa ci dona la grazia dello Spirito di Dio ed essa rientra
sempre nelle nostre possibilità. Beati saremo noi se Dio ci troverà
vigilanti nella pienezza dei doni del suo Santo Spirito. Potremo allora
sperare d’essere rapiti al di sopra delle nuvole per incontrare Nostro
Signore rivestito di potenza e di gloria il quale giudicherà i vivi e i
morti dando a ciascuno il dovuto. […]

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 5 di 12

Vedere Dio

— Padre, gli dissi, voi parlate sempre dell’acquisizione della Grazia
dello Spirito Santo come il fine della vita cristiana. Ma come la posso
riconoscere? Le buone azioni sono visibili. Ma lo Spirito Santo può
essere visto? Come posso sapere se Egli è in me oppure no?
— Nell’epoca nella quale viviamo, rispose lo starez, si è giunti ad una
tale tiepidezza nella fede, a una tale insensibilità nei riguardi della
comunione con Dio che ci siamo praticamente distanziati quasi
totalmente dalla vera vita cristiana. Oggi alcuni passi della Santa
Scrittura ci paiono strani. Ad esempio quello in cui lo Spirito Santo,
attraverso la bocca di Mosé, dice: «Adamo vedeva Dio mentre
passeggiava nel paradiso» (Gn 3, 8), o quando leggiamo nelle lettere
di San Paolo che l’Apostolo viene impedito dallo Spirito Santo a
proclamare la parola in Asia e invece lo accompagna in Macedonia (At
16, 6-9). In molti altri passi della Sacra Scrittura si ritrovano simili
temi sull’apparizione di Dio agli uomini. […]
Devo ancora io, miserabile Serafino, spiegarvi, amico di Dio, in che
consiste la differenza tra l’azione dello Spirito Santo mentre prende
misteriosamente possesso dei cuori di coloro che credono in nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo e l’azione tenebrosa del peccato che
viene come un ladro sotto l’istigazione del Demonio.
Lo Spirito Santo ci ricorda le parole di Cristo e lavora assieme a Lui,
guidando i nostri passi solennemente e gioiosamente nella via della
pace. L’agitazione prodotta dallo spirito diabolico che si oppone a
Cristo ci incita, invece, alla rivolta e ci rende schiavi della lussuria,
della vanità e dell’orgoglio.
«In verità, in verità vi dico, colui che crede in me non morirà mai» (Gv
6, 47). Colui che per la sua fede in Cristo e in possesso dello Spirito
Santo, pure dopo aver commesso per debolezza umana qualsiasi
peccato che causa la morte dell’anima, non morirà per sempre, ma
sarà resuscitato per la Grazia di Nostro Signore Gesù Cristo il quale ha
preso su di sé i peccati del mondo donando gratuitamente grazia su
grazia.
È proprio parlando di questa Grazia manifestata all’intero mondo e al
nostro genere umano dall’Uomo-Dio che il Vangelo dice: «Di ogni
essere egli era la vita e la vita era la luce degli uomini» aggiungendo:
«la luce illumina le tenebre ma le tenebre non hanno voluto
accoglierla» (Gv 1, 4-5). Questo significa che la Grazia dello Spirito
Santo ricevuta con il battesimo nel Nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, malgrado le cadute peccaminose, malgrado le tenebre
che circondano la nostra anima continua a brillare nel nostro cuore
della sua eterna luce divina per gli inestimabili meriti di Cristo. Di
fronte ad un peccatore abituale, questa luce di Cristo dice al Padre:

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 6 di 12
«Abbà, Padre, non si infiammi la tua collera contro questo
indurimento». Ed in seguito, quando il peccatore si sarà pentito, essa
cancellerà completamente le tracce dei crimini commessi, rivestendo
l’antico peccatore d’un vestito incorruttibile intessuto con la grazia
dello Spirito Santo della cui acquisizione sto continuamente parlando.
La grazia dello Spirito Santo è Luce
Egli fu trasfigurato davanti a loro e i suoi vestiti divennero bianchi
come la neve… (Mt 17, 2)
Bisogna ancora che vi dica qualcosa in più affinché comprendiate
meglio cosa si intende quando si parla di Grazia divina, come la si può
riconoscere, com’è ch’essa si manifesta agli uomini che vengono da
essa illuminati poiché la Grazia dello Spirito Santo è Luce.
Tutta la Sacra Scrittura ne parla. Davide, l’antenato dell’Uomo-Dio
dice: «Un lampo sotto i miei piedi, la tua parola, una luce sulla mia
strada» (Ps 118, 105). In altri termini, la Grazia dello Spirito Santo che
la legge rivela sotto la forma dei comandamenti divini è il mio faro, la
mia luce. È questa la Grazia dello Spirito Santo «che con tanta pena
mi sforzo di acquisire, cercando sette volte al giorno la Sua verità» (Ps
118, 164). Come potrò trovare in me, tra le numerose preoccupazioni
della mia situazione, una sola scintilla di luce per schiarire il mio
cammino ottenebrato dall’odio dei miei nemici?

Effettivamente il Signore ha mostrato spesso, davanti a numerosi
testimoni, l’azione della Grazia dello Spirito Santo sugli uomini che
aveva illuminato e istruito attraverso grandiosi avvenimenti.
Ricordate Mosé dopo che si era incontrato con Dio sul Monte Sinai (Es
34, 30-35). Gli uomini non potevano guardarlo perché il suo volto
brillava d’una luce straordinaria. Egli fu obbligato a mostrarsi al
popolo con il viso coperto da un velo. Ricordate la trasfigurazione del
Signore sul monte Tabor: «Egli fu trasfigurato davanti a loro; i suoi
vestiti divennero bianchi come la neve…, i discepoli spaventati
caddero con il viso a terra mentre Mosé ed Elia apparvero rivestiti
della medesima luce. Allora una nube li ricoprì in modo ch’essi non
divenissero ciechi». (Mt 17, 1-8 ; Mc 9, 2-8 ; Lc 9, 28-37). È così la
Grazia dello Spirito Santo appare come una luce ineffabile a coloro a
cui Dio manifesta la sua azione.

— Allora, domandai a padre Serafino, come potrò riconoscere in me la
grazia dello Spirito Santo?

— È semplicissimo, mi rispose il santo. Dio dice: «Tutto è semplice per
coloro che acquisiscono la saggezza» (Pr 14, 6). La nostra sfortuna sta
nel fatto che noi non la ricerchiamo proprio, questa Saggezza divina
la quale, non essendo di questo mondo, non è presuntuosa. Essa è

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 7 di 12

piena d’amore per Dio e per il prossimo e spinge l’uomo alla propria
salvezza. Parlando di questa saggezza il Signore dice:
«Dio vuole che tutti siano salvati e giungano alla Saggezza della
verità» (1 Tm 2, 4). Ai suoi apostoli ai quali mancava questa Saggezza
Egli disse: «Come siete privi di Saggezza! Non avete letto le Sacre
Scritture? « (Lc 24, 25-27). Il Vangelo aggiunge «Aprì loro
l’intelligenza affinché potessero comprendere le Scritture». Avendo
acquisito questa Saggezza, gli Apostoli sapevano sempre se lo Spirito
di Dio era con loro oppure no e, pieni di questo Spirito, affermavano
che il loro operato era santo e gradito a Dio. È per questo che
potevano scrivere nelle loro epistole: «È piaciuto allo Spirito Santo e a
noi…» (At 15, 28). Essi inviavano i loro messaggi solo dopo che erano
persuasi dalla sua presenza sensibile. Allora, amico di Dio, vedete
com’è semplice?

— Tuttavia io non comprendo come posso essere assolutamente
sicuro di trovarmi nello Spirito Santo. Come posso scoprire in me la
sua manifestazione?
Il Padre Serafino mi disse:
— Vi ho già detto che è estremamente semplice e ve l’ho spiegato in
dettaglio com’è che gli uomini si trovano nello Spirito Santo e come
bisogna comprendere la sua manifestazione in noi… Che ci vuole
ancora?
— Occorre, risposi io, che lo capisca veramente bene — Risposi.
Allora Padre Serafino mi prese le spalle e, stringendole molto forte,
aggiunse:
— Siamo tutti e due, tu ed io, nella pienezza dello Spirito Santo.
Perché non mi guardi?
— Non posso guardarvi, Padre. Dei fulmini lampeggiano dai vostri
occhi. Il vostro viso è divenuto più luminoso del sole. Ho male agli
occhi…

Il Padre Serafino disse:
— Non abbiate paura, amico di Dio. Siete diventato anche voi
altrettanto luminoso perché anche voi ora siete nella pienezza dello
Spirito Santo, altrimenti non avreste potuto vedermi così.
Inclinando la sua testa al mio orecchio aggiunse:
Ringraziate il Signore di averci donato questa grazia indicibile. Non ho
nemmeno fatto il segno della croce. In cuore ho semplicemente
pensato e pregato «Signore, rendilo degno di vedere chiaramente,
con gli occhi della carne, la discesa dello Spirito Santo, come ai tuoi

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 8 di 12

eletti servitori quando tu ti sei degnato di apparire loro nella
magnificenza della tua gloria!» Ed immediatamente Dio ha esaudito
l’umile preghiera del miserabile Serafino. Come non ringraziarlo per
questo dono straordinario che ci ha accordato? Non sempre Dio
manifesta in tal modo la sua grazia ai grandi eremiti. Come una
madre amorevole, questa grazia ha consolato il vostro cuore desolato,
con la preghiera della stessa Madre di Dio… Ma perché non osate
guardarmi negli occhi? Osate farlo senza paura, Dio è con noi.
Dopo queste parole sollevai i miei occhi sul suo viso e una paura
ancor più grande si impossessò di me. Immaginatevi di vedere al
centro del sole, mentre l’astro risplende con i suoi raggi più luminosi
del mezzogiorno, il viso d’un uomo che vi parla. Vedete il movimento
delle sue labbra, l’espressione cangiante dei suoi occhi, sentite il
suono della sua voce, avvertite la pressione delle sue mani sulle
vostre spalle ma, allo stesso tempo, non scorgete né le sue mani, né il
suo corpo, né il vostro. Non vedete altro che una luce splendente che
si propaga tutt’intorno ad una distanza di parecchi metri. Così tale
luce era in grado di schiarire la neve che ricopriva il prato e di
riflettersi sul grande starez e su me stesso. Si potrebbe mai
descrivere bene la situazione nella quale mi trovai allora?

— Cosa sentite ora? Domandò Padre Serafino.
— Mi sento straordinariamente bene.
— Come «bene»? Cosa volete dire per «bene»?
— La mia anima è piena d’un silenzio e d’una pace inesprimibili.
— Amico di Dio, questa è la pace di cui parla il Signore quando dice ai
suoi discepoli: «Io vi dono la pace ma non come la lascia il mondo.
Sono io che ve la dono. Se voi foste di questo mondo il mondo vi
amerebbe. Ma io vi ho eletti e il mondo vi odia. Comunque non
abbiate timore perché io ho vinto il mondo» (Gv 14, 27 ; 15, 19, 16,
33). È proprio a questi uomini eletti da Dio ma odiati dal mondo che
Dio dona la pace da voi sperimentata in questo momento. «Questa
pace — dice l’Apostolo — sorpassa ogni comprensione» (Fil 4, 7).
L’Apostolo la chiama così perché nessuna parola può esprimere il ben
essere dello spirito ch’essa fa nascere nei cuori degli uomini quando il
Signore la concede. Lui stesso la chiama «la mia pace» (Gv 14, 27).
Essa è frutto della generosità di Cristo e non di questo mondo;
nessuna felicità terrena la può dare. Inviata dall’alto, dallo stesso Dio,
essa è la pace «di Dio»… Cosa sentite ancora?
— Una dolcezza straordinaria.
— È la dolcezza di cui parlano le Scritture: «Essi berranno la bevanda
della tua casa e tu li colmerai con il torrente della tua dolcezza» (Ps
35, 9). Tale dolcezza trabocca dai nostri cuori, scorre nelle nostre

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 9 di 12

vene, procura una sensazione e una delizia inesprimibile… Cosa
sentite ancora?
— Una straordinaria gioia in tutto il cuore.
— Quando lo Spirito Santo scende sull’uomo con la pienezza dei suoi
doni, l’animo umano è riempito d’una gioia indescrivibile; lo Spirito
Santo ricrea nella gioia tutto quanto sfiora. È di questa gioia che il
Signore parla nel Vangelo quando dice: «Una donna quando giunge la
sua ora partorisce nel dolore; ma dopo che ha fatto nascere un bimbo
non si ricorda più i suoi dolori, tant’è grande la sua gioia. Anche voi
avrete da soffrire in questo mondo, ma quando vi visiterò i vostri
cuori saranno nella gioia, una gioia che nessuno potrà rapirvi» (Gv 16,
21-22).

Per quanto grande e consolante sia la gioia che sperimentate in
questo momento, essa non è nulla se paragonata a quella accennata
dal Signore attraverso il suo Apostolo: «La gioia che Dio riserva a
coloro che lo amano è al di là di ogni cosa che può essere vista, intesa
e sentita dal cuore umano in questo mondo» (1 Cor 2, 9). Quanto ci
viene concesso al momento presente non è altro che un acconto di
questa gioia suprema. E se, in questo momento, sentiamo dolcezza,
giubilo, ben essere, cosa diremo di quell’altra gioia che ci è riservata
in cielo, dopo aver pianto su questa terra? Voi avete già abbastanza
pianto nella vostra vita e vedete quale consolazione nella gioia via
abbia donato il Signore. Ora tocca a noi, amico di Dio, lavorare con
tutte le nostre forze per salire di gloria in gloria al fine di «costituire
quest’Uomo perfetto, nella forza dell’età, che realizza la pienezza del
Cristo» (Ef 4, 13). «Coloro che sperano nel Signore rinnovano le loro
forze, hanno le ali delle aquile, corrono senza stancarsi e marciano
senza fatica» (Is 40, 31). «Essi procederanno da altezza in altezza e
Dio apparirà loro in Sion» (Ps 83, 8). È allora che la nostra attuale
gioia, piccola e breve, si manifesterà in tutta la sua pienezza e
nessuno potrà rapircela, dato che saremo riempiti di voluttà celesti…

Cosa sentite ancora, amico di Dio?
— Uno straordinario calore.
— Come un calore? Non siamo forse nella foresta in pieno inverno? La
neve e sotto i nostri piedi, noi ne siamo coperti ed essa continua a
cadere… Di quale caldo si tratta?
— D’un caldo simile a quello dei bagni a vapore.
— E l’odore è come è come quello del bagno?
— Oh no! Nulla sulla terra può essere simile a questo profumo.
Quando mia madre viveva ancora amavo ballare e, andando a
divertirmi, mi cospargevo del profumo ch’essa comperava nei migliori
negozi di Kazan pagandolo molto caro. Il suo odore non era per niente

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 10 di 12

simile a questo sublime aroma.
Il padre Serafino sorrise.
— Lo conosco, amico mio, lo conosco altrettanto bene come voi ed è
per questo che ve l’ho chiesto. È proprio vero. Nessun profumo sulla
terra può essere comparato al buon odore che respiriamo in questo
momento, il buon profumo dello Spirito Santo. Sulla terra cosa può
assomigliargli? Avete appena detto di sentire caldo come in un bagno.
Osservate! La neve che ci sta coprendo non si scioglie al pari di quella
che sta sotto i nostri piedi. Il caldo non è dunque nell’aria ma dentro
di noi. È quel caldo che lo Spirito Santo ci fa chiedere nella preghiera:
«Che il tuo Santo Spirito ci riscaldi!» Con tale calore gli eremiti,
uomini e donne, potevano permettersi di sfidare il freddo dell’inverno,
circondati com’erano d’un manto di pelliccia, d’un vestito intessuto
dallo Spirito Santo.

In realtà è così che la Grazia divina abita nel più profondo della nostra
anima e nel nostro cuore. Il Signore ha detto «Il Regno dei Cieli è
dentro di voi» (Lc 17, 21). Per «Regno dei Cieli» Egli intende la Grazia
dello Spirito Santo. Questo Regno di Dio ora è in noi. Lo Spirito Santo
ci illumina e ci riscalda. Egli riempie l’aria con diverse profumazioni, fa
gioire i nostri sensi e abbevera i nostri cuori con una gioia indicibile. Il
nostro attuale stato è simile a quello di cui parla l’Apostolo Paolo «Il
Regno dei Cieli non è questione di cibo o di bevanda ma di giustizia,
pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14, 17). La nostra fede non si
appoggia su parole di saggezza terrena ma sulla manifestazione della
potenza dello Spirito. Lo stato nel quale ci troviamo in questo
momento è quello che il Signore aveva visto quando disse: «In verità
vi dico, alcuni tra coloro che sono qui non moriranno prima d’aver
visto il Regno di Dio venire con potenza» (Mc 9, 1).

Ecco, amico di Dio, quale gioia incomparabile il Signore si è degnato
di accordarci. Ecco cosa vuol dire essere «nella pienezza dello Spirito
Santo». È questo che intendeva san Macario l’egiziano quando
scriveva: «Io stesso fui nella pienezza dello Spirito Santo». Da umili
che siamo il Signore ci ha riempiti con la pienezza del suo Spirito. Mi
sembra che a partire da questo momento voi non avrete più bisogno
d’interrogarmi sul modo in cui si manifesta nell’uomo la presenza
della Grazia dello Spirito Santo.

Diffusione del messaggio

— Questa manifestazione resterà per sempre incisa nella vostra
memoria?
— Non lo so, Padre, se Dio mi renderà degno di ricordare sempre

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 11 di 12
questi fatti con la precisione di questo momento.
— Ma io, mi rispose lo starez, penso che Dio vi aiuterà a conservare
queste cose per sempre. Altrimenti non sarebbe stato così
velocemente toccato dall’umile preghiera del miserabile Serafino e
non avrebbe esaudito così velocemente il suo desiderio. D’altra parte
non è solamente a voi che è stato concesso vedere la manifestazione
d’una tale grazia, ma attraverso voi, al mondo intero. Fatevi forza
perché sarete utile ad altri.

https://www.natidallospirito.com/2018/05/26/dialogo-sullo-spirito-santo-tra-san-serafino-di-sarov-e-motovilov-completo/

Serafim di Sarov - Colloquio con Motovilov 12 di 12


AMDG et DVM

sabato 25 gennaio 2020

Contro certe teorie

Appello di un sacerdote alla preghiera contro il gender

Gender-a-scuola1Contro l’introduzione della teoria del gender nelle scuole
Appello alla Preghiera
Cari  e reverendi Fratelli nel Santo Sacerdozio, cari Fratelli e Sorelle in Domino,
           Il governo sta per imporre nelle scuole, dall’asilo in su,  la sedicente ideologia del “gender”. Un ideologia che si distingue per la sua bassezza, tanto intellettuale quanto morale e che promuove la fornicazione naturale e contro natura all’interno di una concezione puramente edonista della sessualità.
           Questa iniziativa vergognosa e spregevole, condotta nel cuore stesso del cattolicesimo, rappresenta sicuramente uno dei punti cardini della crisi presente  – la più grave e profonda che la Santa Madre Chiesa e il mondo abbiano mai conosciuta. Essa non solo avrà come risultato  la corruzione e la perversione di molti nostri figli innocenti, ma attrarrà anche le fiamme vendicative dell’ ira Divina su tutta la nazione.
           Ben consapevole che la preghiera è l’arma più potente contro le potestà delle tenebre e lo spirito di iniquità, ho assunto l’impegno di offrire 30 Sante Messe consecutive  (secondo il Rito Romano Antico), a cominciare dal il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, per concluderle  il 23 luglio, festa di San Apollinare, martire.
L’intenzione è di evitare questo male tramite l’intercessione della Santissima Vergine Maria Madre di Dio, San Giuseppe, tutti i Santi e Martiri della Santa Purezza, tutti i Santi Angeli, specialmente quelli dei bambini che potrebbero subire gli effetti di questa ideologia, e tutte le anime del purgatorio.
           Invito tutti i sacerdoti ad unirsi a questa mia intenzione nella celebrazione delle loro Sante Messe quotidiane, e tutti i fedeli ad assistere a quante più Sante Messe possibili e a pregare il Santo Rosario per questa stessa intenzione, con fiducia, generosità e fervore.
            La cosa è di suprema importanza.
            Mando a tutti la  mia benedizione sacerdotale e rimango nel Sacratissimo Cuore di Gesù.
             Vostro devotissimo,
               Don Pietro Leone

AMDG et DVM

GESU' NON ERA VEGETARIANO

GESU' NON ERA VEGETARIANO (INVECE HITLER SI)

Terrificante polemica perché ho confessato che mangio le rane (VIDEO: Porta a Porta contro i fasciovegani)
di Silvana De Mari

Quando ho confessato che mangio le rane (è tipico del Piemonte e di qualsiasi zona che abbia risaie) è scoppiata su FB una terrificante polemica.
La polemica riguarda il mangiare carne e quanto sia cattivo uccidere gli animali, tutti, incluse le zanzare. Gesù Cristo non era vegetariano. Chiunque affermi che essere vegetariani sia meglio che essere normali, (c'è scritto proprio normali. Esiste una norma in biologia. Noi siamo onnivori) si sta dichiarando migliore dei suoi antenati, cacciatori raccoglitori, della nonna che faceva l'arrosto per Natale, del Cristianesimo, si sta dichiarando migliore di Gesù Cristo.
Se voi siete contenti di essere vegetariani, vi trovate bene mi fa piacere per voi, ma che sia eticamente superiore per favore eliminiamolo. Non fate fare diete criminali ai vostri figli che sono onnivori, ai vostri cani e gatti che sono carnivori.


LE VOLPI MANGIAVANO LE NOSTRE GALLINE E NOI MANGIAVAMO LORO
Tra l'altro: sono nata negli anni 50. Noi gli orsi ce li mangiavamo. Loro si mangiavano le nostre pecore e noi ci mangiavamo loro.
A spezzatino con i chiodi di garofano. Anche le volpi ci siamo mangiati. Loro mangiavano le nostre galline e noi mangiavamo loro. Avete mai visto un pollaio attaccato dalle volpi?
Non è vero che l'animale uccide solo per mangiare, uccide anche per il piacere di uccidere. Quando la volpe entra uccide tutte le galline e se voi siete un contadino, quello vi ha annientato. La mamma di Red? Me la sono mangiata io, sempre a spezzatino, ma senza chiodi di garofano.
L'irrazionalismo di considerare gli erbivori migliori, eticamente superiori rispetto a chi mangia la carne nasce dai film di cartoni animati con umanizzazione degli animali e da una precisa corrente di anti umanesimo, di odio per l'uomo visto come bestia infestante per il pianeta.

È una delle cause della catastrofe emotiva attuale, la perdita di identità, inclusa l'identità umana, creatura onnivora, appartenente a una civiltà che viene rinnegata come cattiva. Non è amore per gli animali, è odio per l'uomo e anche analfabetismo scientifico incapace di capire il concetto di ecosistema, dove i carnivori sono importanti quanto gli erbivori, quanto i saprofiti e nessuno muore di vecchiaia perché appena non riesce più a scappare viene sbranato. La morte fa parte della vita, chi odia la vita è talmente terrorizzato dalla morte che anche schiacciare una zanzara sembra troppo.
Noi ci relazioniamo con cani e gatti che sono carnivori perché la capacità di relazione si crea sulla predazione. Gli erbivori brucano l'erba, ognuno per conto suo, e non si relazionano gli uni con gli altri. La comunicazione nasce nella caccia e noi non siamo erbivori, non siamo vegetariani, chiunque lo sia sta negando la sua umanità, sta negando la sua biologia, si sta creando la posizione di essere il più buono del reame così da compensare le sue insicurezze.

SIETE VEGETARIANI? TENETEVELO PER VOI

Siete vegetariani? Tenetevelo per voi. E ricordatevi di prendere del ferro. Non venite a dirmelo su questa pagina. Questa è una pagina di una persona che non solo non è vegetariana, ma che ha opinioni sempre più perplesse in merito.
Cristo non era vegetariano e Hitler si vantava di esserlo. Voi siete più buoni e più etici di Gesù Cristo?

Non scrivetelo qui. Levatemi l'amicizia e andate su pagine più adatte a voi. Avete pianto più lacrime per il gorilla piuttosto che per 11.500 cristiani massacrati in Nigeria negli ultimi due decenni, il leone Cecil vi ha commosso più dei bambini dello Zimbabwe, due o tre l'anno, che muoiono sbranati dai leoni? Non ditemelo, non lo voglio sapere e prendiamo tutti serenamente atto che questa pagina non è per voi e cercatene una più consona.
Per inciso: anche i batteri sono creature viventi. Quando incidete un ascesso e buttate fuori il pus, ne uccidete milioni. E l'antibiotico? Mica ne avete preso?

Comunque, mi dispiace calunniare un morto, ma pare quelli del National Geographic abbiano in mano un documentario dove Cecil, il leone il compianto, sbrana uno gnu neonato. Le gazzelle del Serengeti hanno raccolto firme per dare il Nobel della pace al dentista, per il quale un esercito di pacifisti contrari a qualsiasi violenza ha invocato la pena di morte.
Gli allevamenti intensivi sono sbagliati. Deve essere vietata la fecondazione eterologa per le vacche e una gallina deve essere libera di becchettare, e questa è una causa giusta per cui è necessario battersi, ma non scrivete cose insensate. Se con mezzi naturali si fermassero le zanzare, la malaria non esisterebbe, non esisterebbero le innumerevoli malattie anche mortali trasmesse da zanzare e zecche e pidocchi, malattie che sono state fermate grazie agli insetticidi. Qualsiasi medico abbia lavorato in Africa e abbia avuto a che fare con la malaria non ama i protettori delle zanzare. Voi non le uccidete? È una scelta vostra.


L'APPARENTE COMPASSIONE DIVENTA ODIO PER L'UOMO
Ne L'ultimo elfo Yorsh è vegetariano e molto compassionevole perché non è umano. Per diventare un uomo mangia carne e così acquisisce l'umanità. Voi siete uomini e donne. Noi siamo la nostra violenza, la nostra compassione, la nostra vigliaccheria, il nostro coraggio e anche la nostra ferocia. Non rinnegare nessuna parte della mistura. Un istinto negato diventa patologia.

Amate l'uomo, perché ha capacità di sofferenza infinita. Amate gli animali. Amate la natura. Se mangiate carne ricordate che un animale è stato ucciso, quindi è un gesto sacro. Ringraziate e pregate prima di mangiare e dopo e poi guadagnatevelo. La vostra vita è costata la morte quindi non può più essere vuota, non può più essere sprecata, non può più essere buttata via. Mangiare è una gesto sacro, come sacra deve essere l'unione di un uomo e una donna, sacra l'uccisione di un animale, perché il dolore e la morte non devono essere sprecati. Ma nemmeno negati, perché altrimenti la vita si ferma e l'apparente compassione diventa odio per l'uomo.
AMDG et DVM