domenica 3 novembre 2019

Puntualizzazione

La forza della verità contro il delirio ideologico

Icastica puntualizzazione del lettore 'tralcio':
I trucchi del demonio sono abili...
A chi aveva già tutto ha detto: ".. se faceste questo e quest'altro diventereste come Dio..." 
Dall'indicativo al congiuntivo/condizionale si è consumato il peccato originale.

La creazione di Dio consegna all'uomo una differenza di genere, una sessualità da riconoscere, una complementarità "divina" in grado di generare vita (anche se non riducibile soltanto a quello), ma soprattutto autorizzata a dominare su tutto il creato, per partecipazione alla perfezione creatrice, nel suo ordine.

Il peccato ha introdotto il disordine. 
Negato il peccato si nega il disordine. Negato il disordine, si nega il peccato. Fate voi. 

Così una tendenza disordinata diventa "naturale" e il suo esercizio un "diritto".

Le passioni che salgono dalla "natura" (natura ferita, ma reputata sana, e che persino gli esami dell'ospedale da campo certificano sana) sono così rispettate, quasi adorate, che non si pone nemmeno più a tema l'ascesi necessaria a contenerle, per crescere nella virtù, il che vale per l'etero (variamente malato anch'esso) e per l'omo sessuale.
È tale l'assenso alla tendenza, che viene persino ammessa la variazione di tendenza: cerco di non fartela sviluppare da piccolo (quella naturale), la tutelo (specie quella non naturale), ti permetto di cambiarla, al bisogno, anche chirurgicamente se necessario. 

È tale il delirio ideologico che a non poter essere ammessi sono solo coloro che mostrino opinioni contrastanti, non solo un motivato dissenso, ma persino la seria opzione scientifica di cura di evidenti psicopatologie, divenute sacrari degni di pellegrinaggio.
Come in tutte le derive idolatriche, non mancano abili profittatori, che si fanno mercanti nel tempio.

Prevalendo la psiche, prevalgono i desideri della carne. L'uomo torna a essere soltanto "terra", pur mantenendo le sue prerogative razionali e volitive, ma unicamente orientate al darsi leggi che rendano "giusto" il proprio comportamento, non rinunciando a idealità pseudo-spirituali, tinteggiate dei colori variopinti e gioiosa di totem quali l'accoglienza, la dignità, la libertà, la misericordia etc etc. 

Quindi: nessun peccato. Nessun disordine. Diritto genetico. 
Purtroppo la Chiesa che ha rinunciato al dogma del peccato originale non ha più la nozione dello snodo su cui fondare, con rispettosa fermezza, il proprio contributo di Verità. 
Lascia soli quelli che cercano di curare i malati, dichiarandosi ospedale da campo.
L'ospedale da campo non è luogo da terapie riparative della psiche. 
Amputa. 
Via un pezzo, e il problema non c'è più... 

Ricordiamoci sempre che satana vende congiuntivi/condizionali. 
Vende promesse. E non le mantiene. Promesse cosiddette "da marinaio". 
La Chiesa era fatta di pescatori, ma di lago. 
Pietro aveva la barchetta e pescava umilmente carpe, tilapia e sardine...
Adesso "ragiona" in grande, al pari dei dominatori del mondo. 
Tutti a fare il trenino nella sala da ballo della nave da crociera, dopo la cena con il comandante. Marinai... sempre più con la sindrome di Schettino. 
L'inchino non lo fa più al Signore, ma alla "personalità" che ammira l'impresa...
Salvo dissociarsene se le cose si mettono male: è il demonio!
Non è come Nostro Signore, che porta Lui la croce per le nostre miserie.

VITA INTERIORE E VITA ETERNA


  


   VITA INTERIORE E VITA ETERNA
   ‘Bambine, amate tanto la Madonna, e pregatela molto. Vi proteggerà….’

   Oh, padre, non andrò in cielo che comportandomi come si deve.’ 


   'Perché bisogna soffrire? Perché quaggiù l'Amore puro non esiste senza sofferenza.' (S. Bernadette S.)

sabato 2 novembre 2019

ECCO è e resta inutile. Una sola è necessaria: Ascoltare il Signore!

ECCO CIÒ CHE DEVE ACCADERE PRESTO !
TUTTO SARÀ CONSEGNATO NELL’ULTIMO LIBRO:

“IL MIO ULTIMO PASSO CON DIO PRIMA DELLA TERRA NUOVA”

Parola di DIO


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22 luglio 2009

GESÙ: Figlia Mia, ogni cosa è e resta inutile. Una sola è necessaria: ascoltare il Signore.

DIO manda il Suo Spirito sulle Popolazioni che vogliono ascoltarlo, che vogliono tenere conto della Sua Parola che non ha mai sbagliato. Essa necessita di una cura particolare e di un'attenzione continua, di giorno e di notte. Beato colui che l'ascolta e la mette in pratica. Beato colui che ha paura e non si allontana da essa, perché è saggia ed efficace, pronta ad essere eseguita.

Beato sei tu che Mi ascolti e te ne prendi cura,  perché essa arriva come il fulmine: il fulmine in pieno mezzogiorno.

Per quelli che non vogliono farci caso, essa si allontana per sempre. Ma per quelli che l'ascoltano, ritorna a loro giorno dopo giorno, per aiutarli a vedere con gli occhi di DIO che li guarda.

Figlia Mia, non dimenticare mai che coloro che sono scelti, sono responsabili della Mia informazione, come il pastore è responsabile delle sue pecore. Non ti allontanare dalla Mia Parola, che ti sarà data via via, secondo il suo tempo.

L'ascolto sarà condiviso tra quelli che veramente Mi ascoltano e quelli che ascoltano senza stare attenti, perché la rettitudine non permetterà che soccombano coloro che, per errore, avranno ascoltato la falsa informazione.

Guai alla bocca, attraverso la quale l'errore si installa nei cuori deboli! Tu, misura la Mia Parola, come si misura l’oro o la farina ; perché DIO interverrà in quei momenti terribili, quando tutto vi sarà misurato.

I tempi si susseguono; ma vanno tutti verso lo stesso punto, verso lo stes­so luogo, e tutti hanno la stessa direzione... verso la FINE: «la Fine dei Tempi». Il progresso non può fare più niente...

Le parole degli uomini sono come tutte quelle bandiere che sventolano annunciando il colore di ogni Nazione.

Ogni Paese è responsabile di quanto vi sta arrivando, perché nessuno ha pensato alla protezione dei Miei Piccoli. E voi siete responsabili non solo della loro sventura, ma più di tutto siete responsabili di avere deriso l'Autorità di DIO, Capo di tutte le Nazioni. Voi avete nutrito intenzioni contro di ME e contro la Mia Santa Chiesa!

Ed eccovi al banco degli accusati: « Voi, capi delle NAZIONI », accusati spregevoli, che avete deriso la Legge del Signore e abusato della Sua Bontà di Padre Misericordioso!

DIO non ha che un desiderio:  è da questo momento critico che deve elevarsi, con i vostri lamenti, la richiesta di Perdono!

Ora, parla, come Io te lo ordino, liberamente e in verità. Parla con l'autorità che DIO ti ha dato e che devi applicare, perché la Parola di DIO è fuoco! E il suo agire è immediato.

JNSR: Mio DIO, se questo viene da me, fermami! Ti scongiuro! Io temo DIO e la Sua Parola.

GESÙ: Allora scrivi: Nessuno può andare contro la Parola del Signore, che è Forza e Potere dell'Altissimo. La Terra si coprirà di tenebre da ogni parte, si coprirà di lamenti e di paura. Gli uomini si domanderanno, s'interrogheranno e faranno penitenza.

Quel Tempo è già programmato per la FINE e quando si sentirà un BOATO, che sembrerà uscire dalle viscere della. Terra, tutti i Popoli sapranno che Io arrivo nel bagliore di un Giorno senza sole, e cosi freddo come la luna solitaria.

Il Mio Bacio sarà freddo per alcuni. Ma essi non avranno paura, perché è mediante il sonno che Io li porterò via, perché è necessario! La loro fragilità non avrà che questo merito: "addormentarsi in DIO"

Quanto a coloro che Io chiamerò per essere al Mio fianco, beati quelli che riconosceranno allora la Mano di DIO, perché sarà loro chiesto di avere tanta cura, tante attenzioni che Io Stesso ho per il Mio PIANO DIVINO! Senza distinzione di età e di rango saranno chiamati, ed Io darò loro forza e coraggio di fronte alle avversità che si manifesteranno davanti a loro. Ma, ognuno saprà che in quel momento, essi saranno diventati i soldati di Cristo Vincitore, e che nella loro mano avranno la spada della Salvezza del loro Maestro. Basterà alzare le braccia chiamando per NOME, dunque il Suo NOME, “il Capo delle Armate di Gloria DIVINA”  “il vostro Signore Gesù Cristo”, che sarà alla testa di voi tutti in quel combattimento, contro le armate perdenti del Principe delle Tenebre.

L’Emanuele vincerà con TUTTI i Suoi fratelli in DIO. Non meravigliatevi se, in quel momento, ancora non Mi vedrete. Ma Io sono già qui, con voi! Sono il vostro Consigliere. Ascoltate la Mia Voce e non abbiate timore di nulla.

Sì, Io ti dirò ciò che DIO vuole che tu sappia e che trasmetti da parte di Colui che È sempre con VOI e dona la Sua Parola a chi Lo ascolta per mettere a profitto tutti i suoi consigli e tutte le sue direttive. AscoltateMi!
Il Signore è il vostro Pastore. Amen.
Nella Pace dì Cristo, servite tutti il vostro RE,
GESÙ, il Bene-Amato di tutti i Popoli.
AMEN. AMEN. AMEN.



JNSR:  Non dimenticate che se DIO vi ammaestra passo dopo passo, quelli che leggono tutto questo su Internet, non sono per questo dispensati dall’avere questo 3° Libro, con tutti gli Insegnamenti del Signore nei Suoi 3 Libri che DIO ci dona, con quest’ultimo, che è scritto nella Sua Santa Grazia e con la Sua Santa Benedizione, con questo Titolo:

“Il mio ultimo passo con Dio prima della Terra Nuova”.

Il Signore ci chiede di conservare la Sua Parola nei Suoi Libri, fino alla FINE. Grazie.

JNSR, 22 luglio 2009

Discorso registrato ma poco praticato. 27.5.2010


DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 
ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLA 
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (C.E.I.)
Aula del Sinodo
Giovedì
 27 maggio 2010 
   
Venerati e cari Fratelli,
nel Vangelo proclamato domenica scorsa, Solennità di Pentecoste, Gesù ci ha promesso: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26). Lo Spirito Santo guida la Chiesa nel mondo e nella storia. Grazie a questo dono del Risorto, il Signore resta presente nello scorrere degli eventi; è nello Spirito che possiamo riconoscere in Cristo il senso delle vicende umane. Lo Spirito Santo ci fa Chiesa, comunione e comunità incessantemente convocata, rinnovata e rilanciata verso il compimento del Regno di Dio. È nella comunione ecclesiale la radice e la ragione fondamentale del vostro convenire e del mio essere ancora una volta con voi, con gioia, in occasione di questo appuntamento annuale; è la prospettiva con la quale vi esorto ad affrontare i temi del vostro lavoro, nel quale siete chiamati a riflettere sulla vita e sul rinnovamento dell’azione pastorale della Chiesa in Italia. Sono grato al Cardinale Angelo Bagnasco per le cortesi e intense parole che mi ha rivolto, facendosi interprete dei vostri sentimenti: il Papa sa di poter contare sempre sui Vescovi italiani. In voi saluto le comunità diocesane affidate alle vostre cure, mentre estendo il mio pensiero e la mia vicinanza spirituale all’intero popolo italiano.


Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del decennio appena concluso, avete scelto di assumere l’educazione quale tema portante per i prossimi dieci anni. Tale orizzonte temporale è proporzionato alla radicalità e all’ampiezza della domanda educativa. E mi sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida. Io ne vedo soprattutto due. Una radice essenziale consiste - mi sembra - in un falso concetto di autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’“io” diventa se stesso solo dal “tu” e dal “voi”, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica. E solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all’educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri, cioè questo “tu” e “noi” nel quale si apre l’“io” a se stesso. Quindi un primo punto mi sembra questo: superare questa falsa idea di autonomia dell’uomo, come un “io” completo in se stesso, mentre diventa “io” anche nell’incontro collettivo con il “tu” e con il “noi”.


L’altra radice dell’emergenza educativa io la vedo nello scetticismo e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell’esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe essere la natura, la seconda la Rivelazione. Ma la natura viene considerata oggi come una cosa puramente meccanica, quindi che non contiene in sé alcun imperativo morale, alcun orientamento valoriale: è una cosa puramente meccanica, e quindi non viene alcun orientamento dall’essere stesso. La Rivelazione viene considerata o come un momento dello sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale, o - si dice - forse c’è rivelazione, ma non comprende contenuti, solo motivazioni. E se tacciono queste due fonti, la natura e la Rivelazione, anche la terza fonte, la storia, non parla più, perché anche la storia diventa solo un agglomerato di decisioni culturali, occasionali, arbitrarie, che non valgono per il presente e per il futuro. 

Fondamentale è quindi ritrovare un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi; il Creatore, tramite il libro della creazione, parla a noi e ci mostra i valori veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro della creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato nella Rivelazione, è applicato e fatto proprio nella storia culturale e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzialmente valida, sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo “concerto” – per così dire – tra creazione decifrata nella Rivelazione, concretizzata nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noi ritroviamo sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per un’educazione che non è imposizione, ma realmente apertura dell’“io” al “tu”, al “noi” e al “Tu” di Dio.

Quindi le difficoltà sono grandi: ritrovare le fonti, il linguaggio delle fonti, ma, pur consapevoli del peso di queste difficoltà, non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge. Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa, che è una passione dell’“io” per il “tu”, per il “noi”, per Dio, e che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi. Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio.


I giovani portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita. È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili. La nostra risposta è l’annuncio del Dio amico dell’uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno. La trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della persona, perché in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita: come insegna il Concilio Vaticano II, “chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo” (Gaudium et spes41). L’incontro personale con Gesù è la chiave per intuire la rilevanza di Dio nell’esistenza quotidiana, il segreto per spenderla nella carità fraterna, la condizione per rialzarsi sempre dalle cadute e muoversi a costante conversione.


Il compito educativo, che avete assunto come prioritario, valorizza segni e tradizioni, di cui l’Italia è così ricca. Necessita di luoghi credibili: anzitutto la famiglia, con il suo ruolo peculiare e irrinunciabile; la scuola, orizzonte comune al di là  delle opzioni ideologiche; la parrocchia, “fontana del villaggio”, luogo ed esperienza che inizia alla fede nel tessuto delle relazioni quotidiane. In ognuno di questi ambiti resta decisiva la qualità della testimonianza, via privilegiata della missione ecclesiale. L’accoglienza della proposta cristiana passa, infatti, attraverso relazioni di vicinanza, lealtà e fiducia. In un tempo nel quale la grande tradizione del passato rischia di rimanere lettera morta, siamo chiamati ad affiancarci a ciascuno con disponibilità sempre nuova, accompagnandolo nel cammino di scoperta e assimilazione personale della verità. E facendo questo anche noi possiamo riscoprire in modo nuovo le realtà fondamentali.


La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L’anno speciale a loro dedicato ha voluto costituire un’opportunità per promuoverne il rinnovamento interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale. Nel contempo, ci aiuta anche a riconoscere la testimonianza di santità di quanti – sull’esempio del Curato d’Ars – si spendono senza riserve per educare alla speranza, alla fede e alla carità. In questa luce, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo a un “profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia” (Benedetto XVI, Intervista ai giornalisti durante il volo verso il Portogallo, 11 maggio 2010).


Cari Fratelli, vi incoraggio a percorrere senza esitazioni la strada dell’impegno educativo. Lo Spirito Santo vi aiuti a non perdere mai la fiducia nei giovani, vi spinga ad andare loro incontro, vi porti a frequentarne gli ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie di comunicazione, che ormai permeano la cultura in ogni sua espressione. Non si tratta di adeguare il Vangelo al mondo, ma di attingere dal Vangelo quella perenne novità, che consente in ogni tempo di trovare le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando e servendo l’umana esistenza. Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione: chiamati alla vita consacrata, al sacerdozio, al matrimonio, sappiano rispondere con generosità all’appello del Signore, perché solo così potranno cogliere ciò che è essenziale per ciascuno. La frontiera educativa costituisce il luogo per un’ampia convergenza di intenti: la formazione delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona volontà, interpellando la capacità della società intera di assicurare riferimenti affidabili per lo sviluppo armonico delle persone.


Anche in Italia la presente stagione è marcata da un’incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti: ciò è indice di una crisi culturale e spirituale, altrettanto seria di quella economica. Sarebbe illusorio – questo vorrei sottolinearlo – pensare di contrastare l’una, ignorando l’altra. Per questa ragione, mentre rinnovo l’appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa e ritorna alle vere fonti dei valori. 

Alla Chiesa, infatti, sta a cuore il bene comune, che ci impegna a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese. Questa prospettiva, ampiamente sviluppata nel vostro recente documento su Chiesa e Mezzogiorno, troverà ulteriore approfondimento nella prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani, prevista in ottobre a Reggio Calabria, dove, insieme alle forze migliori del laicato cattolico, vi impegnerete a declinare un’agenda di speranza per l’Italia, perché “le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili” (Enc. Deus caritas est, 28). Il vostro ministero, cari Confratelli, e la vivacità delle comunità diocesane alla cui guida siete posti, sono la migliore assicurazione che la Chiesa continuerà responsabilmente ad offrire il suo contributo alla crescita sociale e morale dell’Italia.


Chiamato per grazia ad essere Pastore della Chiesa universale e della splendida Città di Roma, porto costantemente con me le vostre preoccupazioni e le vostre attese, che nei giorni scorsi ho deposto – con quelle dell’intera umanità – ai piedi della Madonna di Fatima. A Lei va la nostra preghiera: “Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, la tua presenza faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità, faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinché ogni uomo veda la salvezza del Signore, che ha il nome e il volto di Gesù, riflesso nei nostri cuori, per sempre uniti al tuo! Così sia!” (Fatima, 12 maggio 2010). Di cuore vi ringrazio e vi benedico.

Seppellire i morti è pur sempre un'opera di misericordia.



Dal libro di sant'Agostino Vescovo: della cura da aversi per i morti
Cap. 2 e 3
La cura del funerale, la disposizione per la sepoltura, la pompa delle esequie sono più un sollievo per i vivi che un aiuto per i morti. Ma non perciò son da lasciare senza cura e rispetto i corpi dei defunti, specialmente dei giusti e dei fedeli, mentre di essi santamente si servirono le anime come di organi e di strumenti per tutte le opere buone. Poiché se la veste e l'anello di un padre, o altra cosa simile, tanto è più cara ai posteri quanto più grande è l'affetto verso i parenti; in verun modo sono da disprezzarsi i corpi che certo portiamo molto più intimamente e strettamente congiunti che qualsiasi veste. Infatti essi non sono un ornamento o un qualsiasi aiuto che serve all'esterna, ma alla stessa natura dell'uomo appartengono. Onde anche i funerali degli antichi giusti furon curati con riverente pietà, furon celebrate le loro esequie e fu provvisto ad onorevole sepoltura ed essi stessi, ancor viventi, diedero ordini ai figli circa la sepoltura o anche la traslazione dei loro corpi.



Cap. 4
La memoria, la preghiera affettuosa che si ha dai fedeli verso i carissimi defunti, non v'ha dubbio che giovi a quelli che, mentre vivevano, meritarono che tali cose giovassero loro dopo questa vita. Però sebbene qualche necessità non permetta affatto o di seppellire i corpi, o di seppellirli in luogo sacro, non per questo san da omettere le preghiere per le anime dei trapassati: preghiere che la Chiesa con una commemorazione generale fa, anche tacendo i loro nomi, per tutti quelli che son morti nella comunione cristiana-cattolica; onde quelli che ciò non hanno o dai genitori, o dai figli, o da qualsiasi parente o amico, lo ricevano dalla stessa pia madre comune. Che se non vi fossero queste preghiere, la quali con retta fede e pietà si fanno per i morti, penso che niente gioverebbe alle anime loro, nonostante che i corpi esanimi vengano sepolti in luoghi sacri.



Cap. 18
Stando cosi le cose, non crediamo di portar sollievo ai morti, verso cui abbiam tanta cura, se non offriamo per essi solennemente il sacrificio o dell'altare o di orazioni o di elemosine sebbene non giungano a tutti quelli per cui s'innalzano, ma solo a quei che, mentre vivono, meritano che giovino loro. Però siccome noi non sappiamo chi siano costoro, fa d'uopo che ciò facciamo per tutti i cristiani, affinché niuno di quelli cui questi benefizi possono e debbono giovare, ne sia escluso. Poiché è meglio ch'essi sopravanzino a quelli cui non fan né male né bene, che manchino a quelli cui arrecano giovamento. Ciascuno poi farà la cosa con maggior diligenza per i parenti, affinché i suoi facciano lo stesso per lui. Tutto ciò poi che si fa per seppellire il corpo non è già un soccorso per la salvezza, ma un ufficio di umanità, per l'affetto onde nessuno mai ebbe in odio la propria carne. Quindi è doveroso che s'abbia verso la carne del prossimo la maggior cura possibile, quando sarà uscito di vita colui che la rivestiva. E se ciò fanno quelli che non credono alla risurrezione della carne, molto più debbon farlo quelli che ci credono anche perché questo ufficio reso al corpo morto, ma che un dì risusciterà e vivrà in eterno, sia in certo modo testimonianza di una tal fede!