domenica 9 settembre 2018

È il più grande Mistero di DIO, che oggi Io vi rivelo. Solo il Mio Sacerdote, solo colui che Mi ha ricevuto nelle sue mani, può offrirMi al Mondo


GESÙ SI OFFRE INTERAMENTE AL SUO SACERDOTE
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9 settembre 2009

Oggi, la Promessa “di una Nuova Terra” dove è chiamato il Popolo di DIO, riguarda tutto il genere umano, compresi gli uomini di un tempo.

Io SONO Colui che ha seguito quel Popolo di un tempo, nel nome del Padre.
Io SONO il FIGLIO,
Io SONO la Manna che li ha nutriti.

Il Padre ha sempre dato al Mondo il Meglio di Se Stesso, “il FIGLIO Suo Unigenito che vive in Lui”, fin dall’Eternità:  “GESÙ il CRISTO”.

“Io SONO la Manna degli Antichi, come SONO il Pane di oggi.

Chi mangia questo Pane, non avrà mai più Fame. È il PANE nascosto nella Santa Eucaristia.
Chi mangia questo PANE, non avrà più sete. È il Mio Sangue, che diventa la bevanda di VITA che è presente nell’Ostia Santa.”

E voi, in comunione con Gesù CRISTO, diventerete simili a Lui, ci dice il Padre di ogni Bontà, perché con Mio Figlio Unigenito, unito allo Spirito Santo, IO VENGO a dare la VITA che non ha fine a colui che Mi riceve in NOME del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Quell’Ostia che il Sacerdote solleva fino a DIO, contiene all’istante il Corpo, il Sangue e la DIVINITÀ
di DIO FATTO UOMO.

Il Calice della Salvezza spetta esclusivamente al Mio Sacerdote, che Mi glorifica a nome di tutta l’Assemblea dei figli presenti, i quali diventano “Miei Apostoli”, perché in quel momento benedetto, IO SONO infatti nel Mio Prete, come egli è in Me.

In una sola di quelle piccole Ostie Sante,
DIO è presente in modo completo, all’infinito.
Esse sono il Santo Nutrimento del Mio Popolo.

È proprio attraverso il Prete, che solleva in alto fino a DIO quel Calice, che Io discendo dal Padre fino a lui: per lui, in lui e con lui. Egli diventa “Me Stesso”: ha la Mia Divinità. Le sue mani sono le Mie Mani.

Pertanto, solo il Sacerdote celebrante è investito del più grande DONO di DIO: la Sua Santa Somiglianza a DIO: Come Gesù, il Figlio Divino di DIO, è Prete, allo stesso modo, ogni Prete della Terra è PRETE per l’Eternità, a fianco del suo Modello, Gesù Cristo.

È il più grande Mistero di DIO, che oggi Io vi rivelo.
Solo il Mio Sacerdote, solo colui che Mi ha ricevuto
nelle sue mani, può offrirMi al Mondo, perché
sono IO (in lui) che mi dono,
sono IO (in lui) che vi nutro.
Parola Santa
di Gesù di Nazaret. Amen.


venerdì 7 settembre 2018

Testimomiate la vostra fede! Non abbiate paura

Crolla la chiesa, crolla l’Europa

(di Alfredo De Matteo) I dati di uno studio sulla demografia europea del Berlin Institute for Population and Development certificano l’inverno demografico dell’Europa ed in particolare della Grecia, uscita con le ossa rotte dalle misure di austerità che hanno letteralmente sconvolto la sua economia ed il suo tessuto sociale e che hanno portato alla fame milioni di greci: nel 2011, 11,1 milioni di persone vivevano nella penisola ellenica e solo 4 anni dopo, nel 2015, sono scese a 10,8 milioni; secondo le previsioni, nel 2050 la popolazione scenderà a 8,3 milioni e nel 2070 addirittura a 7,2. Attualmente, il 21% dei greci ha più di 65 anni e, sempre secondo le previsioni, nel 2050 gli ultra sessantacinquenni supereranno il 33%.
La feroce crisi economica non ha fatto altro che incrementare il numero degli aborti, tanto che la Grecia è ormai fra i leader mondiali degli infanticidi legalizzati: se nel 2008 vi sono stati 200.000 aborti, oggi siamo intorno ai 300.000. Di contro, cala drasticamente il numero delle nascite (nascono solamente 90.000 bambini all’anno), al punto che Melbourne è divenuta la terza città greca dopo Atene e Salonicco … (occhi della guerra.it, 30 agosto 2018).
La fotografia scattata dall’istituto demografico è impietosa e riguarda tutti i paesi europei, chi più, chi meno. L’azione combinata di misure economiche e fiscali che penalizzano oltre misura i singoli contribuenti, le famiglie e le piccole e medie imprese, il parziale annullamento delle identità nazionali nel nome di un’unione europea senz’anima né autentici ideali, la spinta sempre più marcata verso il varo di leggi contrarie al diritto naturale, il favoreggiamento dell’immigrazione incontrollata è alla base della tremenda crisi demografica in atto, che porterà inevitabilmente alla fine della civiltà europea fondata sulle comuni radici cristiane. L’antidoto al veleno del relativismo e del sovvertimento dell’ordine naturale è, come sempre, la Chiesa Cattolica. Tuttavia, la sposa di Cristo è attraversata da una profonda crisi interna che ha ormai raggiunto livelli ben superiori al limite di guardia. Gli effetti di tale crisi sono evidenti e certificati da numerosi sondaggi secondo cui il numero di coloro che dichiarano di appartenere alla Chiesa è in costante diminuzione mentre tra i praticanti aumenta l’ateismo pratico, tanto che solo un cattolico su tre conserva ancora la vera fede. È possibile affermare che il sistema di vita dei cristiani attuali non differisce in nulla da quello di chi non crede, cosicché la loro fede debole e priva di sostanza non è più in grado di influenzare la loro vita e dunque di migliorarla. Ma se la vita morale e spirituale dei fedeli è così insipida ciò non può che derivare da una cattiva predicazione, dal fatto che il clero per decenni non ha insegnato e trasmesso la fede cattolica. 
Del resto, la documentata carenza di vocazioni sacerdotali e religiose non è altro che il sintomo di una profonda crisi del clero, fiaccato nell’animo e nello spirito dall’abbandono della pratica delle virtù e dal conseguente sprofondamento nel vizio. Il recente scandalo dell’esistenza di un’ignobile rete di coperture nei confronti di eminenti porporati descritti come molestatori seriali di ragazzi e giovani seminaristi, che chiama in causa direttamente FP, non è altro che lo scoperchiamento di una fogna a cielo aperto da cui fuoriescono nefandezze morali di ogni tipo.
Il recente e imprevisto crollo del tetto di una chiesa al centro di Roma sembra un segno di ben altri cedimenti che stanno sconvolgendo la Chiesa al suo interno nonché segno del doloroso processo di purificazione che la stessa Chiesa dovrà inevitabilmente subire per poter poi risorgere a vita nuova. E con essa l’Europa cristiana. Il Mondo. (Alfredo De Matteo)
AMDG et DVM

Mangiate... bevete... e divertitevi! - dopo aver letto questo ritratto

Umberto Eco la triste parabola di un nominalista

(di Roberto de Mattei) Il 23 febbraio 2016 si è svolto a Milano il “funerale laico” dello scrittore Umberto Eco, morto il 19 febbraio a 84 anni. Eco è stato uno dei peggiori prodotti della cultura torinese ed italiana del XX secolo. La sua ascendenza torinese va sottolineata perché il Piemonte è stato una fucina di grandi santi nel XIX secolo, ma anche di intellettuali laicisti e anti-cattolici nel ventesimo.
La “scuola torinese”, ben descritta da Augusto Del Noce, è passata, grazie all’influsso di Antonio Gramsci (1891-1937) e di Piero Gobetti (1901-1925), dall’idealismo al marx-illuminismo, mantenendo sempre la sua anima immanentista ed anti-cattolica. Nel secondo dopoguerra, questa linea culturale esercitò un’egemonia talmente forte da attrarre a sé non pochi cattolici. Umberto Eco, nato ad Alessandria nel 1932, dirigente diocesano a 16 anni dell’Azione Cattolica, era, come egli stesso ricorda, non solo un attivista, ma «un credente da comunione quotidiana».
Partecipò alla campagna elettorale del 1948 attaccando manifesti e distribuendo volantini anticomunisti. Collaborò quindi con la presidenza dell’Azione Cattolica a Roma, mentre studiava all’Università di Torino, dove si laureò nel 1954, con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, poi pubblicata nel suo unico libro che valga la pena di leggere (Il problema estetico in san Tommaso, 1956).
È in quell’anno 1954 che egli abbandonò la fede cattolica. Come maturò la sua apostasia? Di certo essa fu ragionata, convinta e definitiva. Eco disse con irrisione di aver perso la fede leggendo san Tommaso d’Aquino. Ma la fede non si perde, si rifiuta e, alle origini del suo allontanamento dalla verità non c’è san Tommaso, ma il nominalismo filosofico, che è un’interpretazione decadente e deformata della dottrina tomista. Eco rimase fino alla fine un nominalista radicale, per il quale non esistono verità universali, ma solo nomi, segni, convenzioni. Guglielmo di Occam, il padre del nominalismo, è raffigurato in Guglielmo da Baskerville, il protagonista del suo romanzo più celebre, Il nome della rosa (1940), che si chiude con un motto nominalista: «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus».
L’essenza della rosa (come di ogni cosa) si riduce a un nome; noi non abbiamo che nomi, apparenze, illusioni, nessuna verità e nessuna certezza. Un altro personaggio del romanzo, Adso, afferma che «Gott ist ein lautes Nichts», “Dio è un puro nulla”. Tutto in ultima analisi è gioco, danza sul nulla. Questo concetto è lo stesso di un altro romanzo filosofico, Il pendolo di Foucault (1989). Dietro la metafora del pendolo c’è un Dio che si confonde con nulla, il male, il buio assoluto.
Il vero pendolo del pensiero di Eco fu in realtà l’oscillazione tra il razionalismo assoluto degli illuministi e l’irrazionalismo dell’occultismo, della cabala, della gnosi, che egli combatté ma da cui fu morbosamente attratto. Se il nominalismo svuota la realtà del suo significato, l’esito inevitabile è infatti la caduta nell’irrazionale. Per uscirne non resta che lo scetticismo assoluto. Se Norberto Bobbio (1909-2004) costituisce la versione neo-kantiana dell’illuminismo torinese del Novecento, Umberto Eco ne incarna quella neo-libertina. Uno dei suoi ultimi romanzi, Il Cimitero di Praga (2010), è l’apologia implicita di quel cinismo morale che segue necessariamente all’assenza di vero e di bene.
Nelle oltre cinquecento pagine del libro non c’è un solo impeto ideale, né figura che si muova spinta da amore o idealismo. «L’odio è la vera passione primordiale. È l’amore che è una situazione anomala», fa dire Eco a Rachkovskij, uno dei protagonisti. E tuttavia, malgrado le figure spregevoli e i fatti criminosi di cui il libro è infarcito, manca nelle sue pagine quella nota tragica che sola può far grande un’opera letteraria.
Il tono è quello sarcastico di una commedia in cui l’autore si fa beffe di tutto e di tutti, perché l’unica cosa in cui veramente crede sono i filets de barbue sauce hollandaiseche si mangiano da Laperouse al quais des Grands-Augustin, le écrevisses bordelaises o le mousses de Volailles del Café Anglais di rue Gramont, i filets de poularde piqués aux truffes del Rocher du Cancale in rue Montorgueil. Il cibo è l’unica cosa che esce trionfante dal romanzo, continuamente celebrato dal protagonista, che confessa: «La cucina mi ha sempre soddisfatto più del sesso. Forse un’impronta che mi hanno lasciato i preti». Non a caso, nel 1992, Eco fu ricoverato in ospedale e dato quasi per morto a causa di una colossale indigestione.
Eco è stato tecnicamente un grande giocoliere, perché si è preso gioco di tutti: dei suoi lettori, dei suoi critici e soprattutto dei cattolici che lo invitavano nei loro convegni alla stregua di un oracolo. Come per gioco, in occasione del referendum sul divorzio del 1974, egli rivolse ai divorzisti dalle colonne dell’Espresso, l’appello per una intelligente impostazione della loro campagna propagandistica con queste parole: «La campagna per il referendum dovrà essere scevra di presupposti teorici, spregiudicata, immediata, volta a un effetto a breve scadenza. Diretta eminentemente a un pubblico facile preda di sollecitazioni emotive, dovrà vendere una immagine positiva del divorzio che ribalti esattamente gli appelli emotivi di parte avversa… I temi di questa campagna di « vendita » dovrebbero essere: il divorzio fa bene alla famiglia, il divorzio fa bene alle donne, il divorzio fa bene ai bambini… Da anni i pubblicitari italiani vivono un loro dramma di identità: colti e informati, si sanno oggetto di una critica sociologica che li indica come servi fedeli del potere consumistico… Tentano campagne gratuite per la difesa del verde e la donazione del sangue. Ma si sentono esclusi dai grandi problemi del proprio tempo, condannati a vendere saponette. La battaglia per il referendum sarà la prova della sincerità di tante aspirazioni civili più volte asserite. Basta che un gruppo di agenzie esperte, dinamiche, spregiudicate, democratiche, si coordini e si autofinanzi per sostenere una campagna del genere. Basta un giro di telefonate, due riunioni, un mese di lavoro intenso. Distruggere un tabù in pochi mesi è una sfida che dovrebbe far venire l’acquolina in bocca a ogni pubblicitario che ami il suo mestiere…».
Il tabù da distruggere era la famiglia, che, per un relativista come lui, non aveva nessuna ragione di esistere. La distruzione della famiglia in Italia, dal 1974 è proseguita, per tappe successive. Eco l’ha accompagnata con compiacimento, uscendo di scena alla vigilia dell’approvazione delle unioni omosessuali, che è l’esito conclusivo dell’introduzione del divorzio, quarant’anni prima. La famiglia naturale viene sostituita da quella innaturale.
Il relativismo celebra il suo apparente trionfo. Umberto Eco ha contribuito fortemente a quest’opera di dissacrazione dell’ordine naturale e cristiano, eppure ciò di cui egli dovrà rispondere non è tanto il male che ha fatto, quanto il bene che avrebbe potuto fare se non avesse deliberatamene rifiutato la Verità. 
A che serve ricevere quaranta lauree honoris causa e vendere trenta milioni di copie per un solo libro (Il nome della rosa), se non si guadagna la felicità eterna? 
Il giovane attivista di Azione Cattolica avrebbe potuto essere un san Francesco Saverio in quella terra di missione che oggi è l’Europa. Ma non accolse quelle parole che sant’Ignazio rivolgeva a san Francesco Saverio e che Dio fa risuonare in ogni cuore cristiano: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?» (Roberto de Mattei)

UN GRANDE TRADIMENTO AVVERRA' (Anguera 21/8/2018)







https://www.youtube.com/watch?v=dgcIxD6Y6O0
AVE MARIA PURISSIMA!

giovedì 6 settembre 2018

Mi chiedo quanti siano OGGI i genitori /e gli educatori/ che conoscono queste avvertenze.

Risultati immagini per san pio x
Appendice III
Avvertenze ai genitori e agli educatori cristiani


1. Fare il catechismo è istruire nella fede e nella morale di Gesù Cristo; è dare ai figli di Dio la
coscienza della propria origine, dignità e destino, e dei propri doveri; è deporre e svolgere nei loro 
intelletti i principi e i motivi della religione, della virtù e della santità in terra, e perciò delta felicità
in cielo

2. L'insegnamento del catechismo, è quindi il più necessario e benefico per gl'individui, per la
Chiesa e per la società civile; è l'insegnamento fondamentale che sta alla base della vita cristiana, la
quale, ov'esso manchi o sia stato male impartito, è debole, vacillante e facilmente vien meno.

3. I genitori cristiani come sono i primi e principali educatori dei loro figli, così debbono esserne i
primi e principali catechisti: i primi perché debbono loro istillare quasi col latte la dottrina ricevuta
dalla Chiesa; i principali, perchè spetta ad essi far imparare a memoria in famiglia le cose principali
della Fede, cominciando dalle Prime preghiere, e farle ripetere ogni giorno in modo che a poco a
poco penetrino profondamente nell'animo dei figliuoli. Che se essi, come più volte avviene, sono
costretti a farsi supplire da altri nell'educazione, ricordino l'obbligo sacrosanto di scegliere tali
istituti e tali persone che sappiano e vogliano coscienziosamente compiere per loro un così grave
dovere. L'indifferenza in questa materia è stata la perdita irreparabile di tanti figli. Qual conto se ne
dovrà rendere a Dio!

4. Per insegnar con frutto bisogna ben sapere la dottrina cristiana, bisogna esporla e spiegarla in
maniera adatta alla capacità degli alunni e soprattutto, trattandosi di dottrina pratica, bisogna
Viverla.

5. Ben sapere la dottrina cristiana; perché come si può istruire non essendo istruiti? Onde il dovere
dei genitori e degli educatori di ripassare il catechismo e di penetrarne a fondo le verità,
frequentando le spiegazioni più ampie dei parrochi agli adulti, interrogando persone competenti e
leggendo, se possono, libri opportuni.

6. Esporre in maniera adatta la dottrina cristiana, cioè con intelligenza e amore, in modo che i
fanciulli non siano disgustati e annoiati del maestro e della dottrina. 
Perciò conviene mettersi alla loro portata, 
usar le parole più note e più semplici, 
svegliare l'intelligenza con opportune similitudini ed esempi e muovere i sentimenti del cuore; 
aver somma discrezione e misura per non stancare; 
progredire a poco a poco, non tediandosi di ripetere, e 
con pazienza ed affetto compatendo l'irrequietezza, le distrazioni, le impertinenze e gli altri difetti dell'età. 
Si schivi soprattutto quella maniera meccanica d'insegnare, che opprime e lascia ottusi, mettendo in giuoco la sola memoria, senza impegnare l'intelligenza e il cuore.

7. Finalmente vivere la fede e la morale che s'insegna; altrimenti, come si avrà il coraggio
d'insegnare ai figli la religione che non si pratica, i comandamenti e i precetti che si trascurano sotto
i loro occhi medesimi ? E qual frutto, nel caso, se ne può sperare? Al contrario, i genitori facilmente
esautoreranno se stessi e avvezzeranno i figli all'indifferenza e al disprezzo dei principi più
necessari e dei doveri più sacrosanti della vita.

8. E poiché oggi si è creata un'atmosfera d'incredulità funestissima alla vita spirituale, colla guerra
ad ogni idea di autorità superiore, di Dio, di rivelazione, di vita futura, di mortificazione, inculchino
i genitori e gli educatori, con la maggior cura, le verità fondamentali delle prime nozioni del
catechismo; 

ispirino il concetto cristiano della vita, il senso della responsabilità di ogni atto presso il
Giudice supremo, che è da per tutto, tutto sa e tutto vede, e 

infondano, col santo timore di Dio, l'amor di Cristo e della Chiesa, il gusto della carità e della soda pietà, e la stima delle virtù e pratiche. cristiane. 

Solo così l'educazione dei figli sarà fondata non sull'arena di mutevoli idee e di
rispetti umani, ma sulla roccia di convinzioni soprannaturali, che non saranno scosse nella vita
intera, malgrado ogni tempesta.

9. A tutto ciò occorre viva fede, profonda stima del valore delle anime e dei beni spirituali, e
quell'amore saggio, che si studia di assicurare anzitutto la felicità eterna alle anime dei propri cari.

Occorre anche una grazia speciale per capire l'indole dei figliuoli e trovare le vie della mente e del
cuore. 

I genitori cristiani, in virtù del sacramento del Matrimonio ben ricevuto, hanno diritto alle
grazie del proprio stato, e quindi a quelle necessarie per educare cristianamente la prole. 

Inoltre essi possono con l'umile preghiera ottener più abbondante grazia a questo medesimo scopo, essendo opera particolarmente grata a Dio che gli si educhino adoratori e figli ubbidienti e devoti. 

Lo facciano dunque, a costo di ogni sacrifizio: si tratta della salute eterna delle anime dei figli e della 
propria. Dio benedirà la loro fede e il loro amore in quest'opera di capitale importanza, e li
ricompenserà col premio più desiderabile, di una figliuolanza santa, eternamente beata con loro in
cielo.

PREGHIAMO
Signore, lo [Spirito] Consolatore che da te procede, illumini le nostre menti e le conduca in tutta la
verità, come promise il tuo Figliuolo (1) Gesù Cristo Nostro Signore, che vive e regna con te
nell'unità del medesimo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
(1) Orazione per il mercoledì di Pentecoste.


Il 22 maggio 1981, sei giorni prima di morire, il primate polacco Stefan Wyszynski lasciò come suo testamento spirituale questo commovente invito ad amare l’essenziale: «La nostra stabilità è espressa nel Credo, nel Padre Nostro, nell’Ave Maria (…). Tutto il resto è mutabile. Il nostro più grande valore è la fede del nostro popolo, il suo attaccamento e il suo legame alla Chiesa e, con la Chiesa, a Cristo e alla Madre sua…» 


*http://www.corsiadeiservi.it/public/content/testi%20e%20documenti/Catechismo_PioX.pdf

**http://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2017/12/CATECHISMO-DELLA-DOTTRINA-CRISTIANA-San-Pio-X.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!