mercoledì 21 marzo 2018

Ecco dunque la necessità di riproporre incessantemente, in nome della solidarietà tra le generazioni, una storia dei secoli cristiani libera da preconcetti e opportunismi.


RIFLESSIONI direi OPPORTUNE

Il problema degli Ebrei
Si è già rilevato come l’ebraismo fosse sottratto all’Inquisizione. Gli Ebrei godevano da parte della Chiesa di molteplici garanzie e protezioni; rinomata era la scienza di alcuni di loro e gli stessi Pontefici non disdegnarono di averli spesso come medici personali. Persino l’Inquisizione se ne giovò non di rado come giurati nel corso di processi contro Ebrei convertiti al cristianesimo e caduti in eresia.

In effetti i rapporti tra Ebrei e cristiani furono, a livello di popolo, sempre difficili. Sì consentiva agli Ebrei quel che ai cristiani era vietato, cioè il prestito a interesse o “usura”, praticato a un tasso fisso di circa il trenta per cento. Trascorsero secoli rima che i teologi moralisti ammettessero anche per i cristiani la legittimità dell’interesse sul presto.

Spesso i principi cristiani attiravano gli Ebrei sui territori con la promessa di privilegi, per poter fruire dei loro crediti, di rado in verità rimborsati. In tempo di carestia erano sufficienti due o tre usurai per ridurre in miseria intere comunità rurali, essendo l’agricoltura la principale risorsa dell’economia medioevale. Di qui le sporadiche esplosioni della furia popolare, che le autorità riuscivano ad arginare con fatica. A ciò si aggiunga che i cittadini di religione ebraica non erano tenuti – proprio perché non cristiani – all’osservanza della chiusura festiva delle botteghe, la qual cosa veniva vissuta come concorrenza intollerabile, se si considera che nel Medioevo le festività religiose erano innumerevoli. I ghetti vennero istituiti proprio per motivi di ordine pubblico, così da ridurre al minimo i contatti tra le due comunità. La situazione era estremamente delicata in Spagna, dove gli Ebrei costituivano all’incirca il trenta per cento della popolazione. La propaganda negava sull’Inquisizione spagnola ha inizio con l’invasione napoleonica. Prima, al contrario, gli sforzi dei governi francesi – da Richelieu in poi – erano tesi a dimostrare l’insufficiente severità del Tribunale spagnolo, onde accreditare l’opinione che sola Francia difendesse energicamente la fede.

Per inquadrare correttamente la questione occorre considerare che nella Spagna del tardo Medioevo, appena liberatasi dai Mori dopo una lotta plurisecolare, molti Ebrei si erano convertiti al cristianesimo per mera convenienza, giungendo pressoché a dominare nella cultura, nell’economia e nella finanza. Non di rado importanti uffici erano ricoperti da Ebrei convertiti (conversos). Il già citato storico Jean Dumont riferisce che in Spagna la situazione arrivò al punto che in numerose chiese si celebravano riti giudaizzanti, con cerimonie che in taluni casi non avevano quasi più nulla di cattolico. Così che il popolo insorgeva con tumulti improvvisi accomunando in un solo linciaggio Ebrei, conversos veri e conversos falsi. Il compito precipuo dell’Inquisizione spagnola fu appunto quello di stabilire con esattezza secondo giustizia quali fossero i falsi convertiti. Avocando a sé la questione, si può dire che l’Inquisizione abbia avuto in Spagna il merito storico di aver preservato gli Ebrei dalle invidie di quanti in essi ravvisavano solo il ceto sociale economicamente più forte, e di averne garantito la prosperità.

Per ragione d’assoluta imparzialità l’Inquisizione fu affidata proprio a conversos, uno dei quali fu il famigerato Tommaso di Torquemada. Questi, che i romanzi “gotici” ci hanno tramandato come in personaggio torvo e sanguinano, fu in realtà uno dei più grandi mecenati del suo tempo, instancabile promotore di amnistie proprio a favore di imputati ebrei. In sintesi è doveroso dire che l’Inquisizione spagnola, perseguendo solo chi simulava di essere cristiano per motivi di carriera, assicurò pace sociale e risparmiò al Paese gli orrori delle guerre di religione che di lì a poco, con l’esplosione protestante, avrebbero insanguinato tante regioni d’Europa.
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I Templari e santa Giovanna D’Arco
In queste rapide considerazioni sui più diffusi luoghi comuni intorno all’Inquisizione non va taciuta la dolorosa vicenda dei Templari.

Come è noto, l’Ordine dei Cavalieri del Tempio venne sanguinosamente soppresso agli inizi del 1300. Gli storici sono ormai concordi nel ritenere l’orrendo crimine sia stato ordito dal sempre indebitato Filippo il Bello, re di Francia, al fine di impossessarsi delle ingenti ricchezze dell’Ordine. Clemente V venne praticamente raggirato da uomini al soldo di Filippo, che accusarono i Templari stregoneria e di perversioni sessuali. Siamo al tempo della cattività avignonese, quando la Chiesa era in completa balia dei sovrani francesi.

Fu davvero una vicenda oscura nella storia dell’Inquisizione, così come tale fu in seguito la condanna di Giovanna D’Arco, canonizzata poi da Benedetto XV. Si trattò tuttavia di processi “politici” promossi, nell’un caso, dal re di Francia e, nell’altro, dal sovrano d’Inghilterra, i quali si servirono di figure di comodo nell’assoluto dispregio delle procedure canoniche. I Papi furono tenuti all’oscuro della realtà dei fatti, e in entrambi i processi gli appelli interposti dai condannati non furono nemmeno portati a conoscenza della somma autorità della Chiesa.
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Savonarola, Bruno e Campanella
Controversa rimane a tutt’oggi la figura di Girolamo Savonarola, la cui storia non s’intende qui ripercorrere. C’è solo da precisare – ove fosse necessario – che egli mai ebbe a che fare con l’Inquisizione, non essendo eretico. Come è noto, il Savonarola venne impiccato e arso dalle autorità fiorentine (che prima lo avevano protetto, nella complessa vicenda che vide contrapposte le fazioni cittadine) sotto l’accusa di sobillare il popolo.

Diverso è il caso di Giordano Bruno. Il discusso pensatore ebbe il suo momento di maggior fulgore nel secolo scorso, durante il lungo contrasto che oppose i governi liberal-massonici del neonato Regno d’Italia alla Santa Sede. Al filosofo nolano Crispi fece addirittura erigere a Roma un monumento, in piazza Campo dei Fiori.

Nei manuali di liceo ancor oggi Bruno è presentato come “martire del libero pensiero”, ma il domenicano Tito Centi, uno dei maggiori tomisti contemporanei, confessava qualche anno fa di non capire in che cosa consista tutta la supposta “profondità filosofica” del pensiero del Nolano. Più rilevanti sono le opere di Tommaso Campanella, ad esempio, che pur viene spesso associato a Giordano Bruno. A proposito di Campanella è da dire che, nonostante la sua posizione dottrinale quanto meno eterodossa, pure fu protetto dal Papa Urbano VIII, che ne favorì la fuga dal Regno di Napoli ove era stato implicato in una congiura. 
Dopo una vita ricca di peripezie, a motivo delle ostilità che la sua concezione utopica di palingenesi universale suscitava, il filosofo calabro riparò a Parigi dove pubblicò tranquillamente le sue opere. Contrariamente a quanto i più ritengono, morì in terra francese senza subire alcuna persecuzione. Ma torniamo a Giordano Bruno, la cui vicenda è per molti versi esemplare ai fini del nostro discorso. Questo frate domenicano si segnalò subito per le sue opinioni decisamente eretiche sulla verginità della Madonna, sulla transustanziazione, sul culto dei santi, sull’inferno. Si spinse addirittura a sostenere la liceità della fornicazione e della bigamia, perdendosi in confuse teorie sulla trasmigrazione delle anime. Ovviamente le sue posizioni dottrinali richiamarono l’attenzione dell’Inquisizione (siamo nella seconda metà del ‘500: non si è ancora spenta l’eco della rivoluzione protestante e i massacri conseguenti). Deposto l’abito religioso, Bruno fuggì, peregrinando senza sosta per l’intera Europa.

Fu a Ginevra, dove si fece calvinista. Qui pubblicò un libello giudicato blasfemo e finì in carcere. Dopo esserne uscito, passò prima in Francia e poi in Inghilterra, dove cercò di introdursi alla corte di Elisabetta. Alla regina non piacquero i suoi scritti adulatori, così che Bruno dovette riparare in Germania. In terra luterana indirizzò sermoni celebrativi a Lutero (l’ “Ercole” che aveva sconfitto il “lupo” di Roma), ma il suo carattere ombroso e polemico lo costrinse a cambiare più volte città.

Fuggito anche dalla Germania, riparò a Venezia che proteggeva volentieri gli eretici. Qui fu ospite per un certo tempo di Giovanni Mocenigo, al quale aveva promesso di insegnare l’arte della memoria di cui si proclamava maestro. Ma il patrizio veneziano, giudicando insoddisfacente il profitto che traeva dalle lezioni e preoccupato per i discorsi eretici religiosi del filosofo, lo denunciò all’Inquisizione. Il governo della Serenissima colse l’occasione per liberarsi dell’incomodo ospite ordinandone l’estradizione a Roma. In questa città ebbe come inquisitore Roberto Bellarmino, poi santo e Dottore della Chiesa. Posto di fronte alle sue tesi erronee, Giordano Bruno ritrattò dichiarandosi colpevole e pentito.

Quasi immediatamente però, spinto forse dal suo carattere orgoglioso, rinnegò tutto. Allora, nonostante le suppliche di Bellarmino, fu consegnato governatore di Roma che lo reclamava quale eversore dell’autorità costituita (Bruno aveva sempre disdegnato la disputa coi teologi, preferendo predicare direttamente sulle pubbliche piazze). L’autorità civile si premurò di avviarlo velocemente al patibolo, senza dar tempo agli ecclesiastici di reiterare i tentativi (del resto inutili) per indurre Bruno al pentimento.
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Galileo
Per la vicenda giudiziaria senz’altro più famosa e meno conosciuta, quella cioè relativa a Galileo Galilei, si rimanda al mio scritto “La verità su Galileo” (Fogli, n. 90, settembre 1984). Qui mi limiterò a osservare che la leggenda ha talmente enfatizzato quel processo da trasformarlo arbitrariamente in una requisitoria della religione contro la scienza. Da allora, infatti, nella coscienza molti credenti è radicato un certo complesso colpa e d’inferiorità nei confronti del sapere fisico-matematico.
Purtroppo solo gli epistemologi, cioè i filosofi della scienza, sanno che Galileo fu processato per le sue posizioni teologiche decisamente eretiche, e non perché asseriva che fosse la terra a girare intorno al sole. Questo era noto fin dal secolo VI avanti Cristo, e Copernico l’aveva teorizzato matematicamente prima di lui. Del resto, il moto della terra poté solo essere intuito da Galileo. La dimostrazione scientifica effettiva fu molto più tarda.

Si ravvisa ancor oggi nella Chiesa della riforma tridentina la massima espressione dell’intolleranza, ma pochi sanno che Galileo aveva diversi figli (tra cui una suora) avuti da una donna che non sposò mai e che nelle fonti non v’è alcuna traccia di critica al riguardo da parte ecclesiastica. Anzi, la Curia pontificia lo teneva in gran conto, elargendogli a più riprese onori e somme di denaro. Carattere turbolento, passò la vita in perpetuo contrasto coi colleghi (che disprezzava apertamente), invidiosi della sua fama e del suo genio.
Furono gli astronomi gesuiti a difenderlo e a confermare le sue prime scoperte astronomiche. E furono i colleghi dell’Università a spingerlo a dichiarare pubblicamente che la Sacra Scrittura dovesse essere corretta sulla scorta delle sue scoperte.

Ma la Bibbia non è un libro scientifico: Bellarmino, che gli era amico e per più anni l’aveva protetto, cercò di comporre la controversia suggerendo a Galileo di insegnare le sue teorie per quel che erano, cioè mere ipotesi matematiche, strumenti inadeguati per trattare di teologia.
Dapprima Galileo acconsentì e la Curia lo colmò di onori e privilegi. Tuttavia in seguito, reso forse più sicuro dalla sua fama ormai universale, fece circolare il Dialogo dei massimi sistemi in cui la teoria eliocentrica era riproposta in modo a dir poco offensivo per lo stesso Pontefice Urbano VIII (adombrato nella figura di Simplicio).

Inquisito ancora, inviò certificato medico in cui denunciava malesseri e depressione. Il processo fu rinviato. Quando non fu più possibile differirlo, l’Inquisizione gli permise di alloggiare in casa dei vari cardinali che se ne contendevano la compagnia. La condanna di Galileo consisté nel recitare per tre anni i Salmi penitenziali una volta alla settimana nella sua villa di Arcetri. La pena fu quasi subito commutata, e lo scienziato ricominciò indisturbato a insegnare le sue teorie.
Tuttavia da quel momento si incrinò l’unità di fede e ragione che san Tommaso e altri pensatori della Scolastica avevano perseguito, e la scienza cominciò a rivendicare quell’autonomia assoluta che rischia oggi di produrre la paventate aberrazioni dell’ingegneria genetica.
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Alcune osservazioni di metodo
Si è qui cercato non tanto di denunciare una mentalità profondamente radicata in molte coscienze, quanto di offrire spunti volutamente provocatori in merito all’Inquisizione, tali da stimolare e indurre ad approfondire la verità storica. La verità infatti libera, e la Chiesa non ha nulla da nascondere odi cui vergognarsi nel suo passato. 
Additare per venti secoli agli uomini d’ogni tempo, con mentalità e passioni molteplici e contrastanti, sempre il medesimo messaggio dovrebbe stupire e far riflettere sull’origine dell’istituzione ecclesiale. E tuttavia, sul piano della mera storicità, non è possibile parlare a uomini di secoli diversi e di molteplici nazionalità senza adottare un linguaggio loro conforme. D’altronde, è antico vezzo cercare di dare giudizi di valore avendo come misura la propria mentalità. 
Gli uomini di oggi subiscono il fascino di concetti quali “democrazia”, “libertà”, “uguaglianza”; solo pochi “addetti ai lavori” sono consapevoli che tali idee non avevano alcun significato, ad esempio, per gli uomini del XIII secolo (o ne avevano uno del tutto diverso). Così com’è per noi senza significato il gesto di un cavaliere crociato che passava anni di stenti, di fatiche e di privazioni, solo per avere il diritto di aggiungere al suo blasone gentilizio le insegne del proprio re.

Come argutamente osservava Chesterton, chi non crede più in Dio, lungi dal non credere in niente, finisce col credere a tutto. E, sull’onda della “demitizzazione”, si continua a dare per scontata la “secolare connivenza tra Chiesa e potere”, dimenticando l’ingiuria di Anagni, la cattività avignonese, la lotta per le investiture, il rifiuto del Papa di sciogliere il matrimonio di Enrico VIII (che provocò lo scisma anglicano), e analoghi altri fatti. Così come si continua a ritenere che i “diritti dell’uomo” siano una conquista della Rivoluzione francese e si dimentica il Terrore, o che prima del 1789 non esisteva neppure la leva militare obbligatoria o, ancora, che i concetti di “persona” e di “dignità umana” sono valori affermatisi con il cristianesimo.

Altra grave deformazione della verità è quella di ritenere che sia stato il messaggio evangelico a minare dall’interno le strutture dell’impero romano, laddove fu il cristianesimo a salvarne l’idea, la cultura e lo spirito delle istituzioni; o che le Crociate siano state promosse per motivi commerciali e di espansione… coloniale, dimentichi di quanti sovrani, cavalieri e semplici fedeli persero vita e beni nel tentativo di recuperare alla cristianità i Luoghi Santi. 

Al riguardo canta T. S. Eliot: «Solo la fede poteva aver fatto ciò che fu fatto bene, I l’integra fede di pochi,! la fede parziale di molti./ Non avarizia, lascivia, tradimento,/ invidia, indolenza, golosità, gelosia, orgoglio: / non queste cose fecero le Crociate,/ ma furono queste cose che le disfecero». Ciò che questa digressione ha inteso riaffermare è che non si dà convivenza sociale senza difesa di quelli che si considerano valori comuni. 
Che il regime democratico, fondato sul pluralismo e sulle “regole del gioco”, reprima gli eversori di destra e di sinistra, è cosa che non stupisce nessuno. Orbene, c’è stato un tempo in cui gli uomini si riconoscevano nella Res publica christiana e chiedevano alla Chiesa di essere difesi dai falsi profeti, propagatori di idee non di rado aberranti, tali da minacciare gravemente i fondamenti dottrinali, culturali e istituzionali della società religiosa e civile. Fu a questo compito che sovrintese con mitezza e buonsenso il tribunale dell’Inquisizione.

La “leggenda nera” dell’inquisizione nasce con l’Illuminismo, con quegli ideologi che, portando alle estreme conseguenze l’infatuazione umanistica per un mitico mondo precristiano, si denominarono “illuministi”, cioè coloro che rischiarano l’intelletto liberandolo dall’errore. Essi intesero i secoli fra l’età classica (quale l’immaginavano nei loro slanci letterari: si pensi all’insistenza sulle vantate virtù civiche dei Romani o alla fantasiosa età dell’oro e al mito del buon selvaggio) e quella dei “lumi” come epoca di tenebre, di mera barbarie, favorita dalla “superstizione” cattolica.

L’Inquisizione venne considerata – e additata – come la carceriera dell’umanità, come un “comitato di salute pubblica” incaricato di scovare ed eliminare il “dissenso”, applicando quelle che di volta in volta erano le “direttive” di un presunto Consiglio segreto.

Ma ovviamente né il cristianesimo è una concezione del mondo, né l’Inquisizione fu un tribunale ideologico. Eppure poté tanto la propaganda che i protagonisti della Rivoluzione francese si affrettarono a emanare un decreto che “liberava” le suore dai conventi. Grande dovette essere la loro sorpresa (soprattutto dopo la lettura dei romanzi di Diderot sulla condizione di plagio in cui si sarebbero trovate le monache) quando si avvidero che solamente una decina di suore accettava la “liberazione”, preferendo le altre piuttosto la ghigliottina. La storia attesta che là dove la Chiesa ha perduta la sua incidenza sulla società, il sangue è scorso fiumi. Dove invece fu operante l’Inquisizione, e per tutto il tempo in cui lo fu, ai popoli furono risparmiati gli orrori delle guerre di religione.

Ricordavo all’inizio l’equivoco in cui spesso s’incorre non distinguendo opportunamente fra Inquisizione cattolica e Inquisizione protestante.
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L’Inquisizione protestante
Proprio lo scisma luterano offre agli storici un proficuo termine di paragone. Si pensi a quel che accadde ai cattolici nei Paesi separatisi da Roma: in Inghilterra, i “papisti” erano impiccati e arsi (l’ultimo fu bruciato nel 1696, e la discriminazione civile proseguì fino alla prima metà dell’Ottocento; in Germania, i contadini trucidati venivano allineati lungo le strade a monito contro ogni tentativo di emancipazione sociale; a Münster, gli anabattisti di Giovanni da Leyda arrivarono al cannibalismo sotto l’influsso delle “profezie” del loro capo; in Francia, gli ugonotti (vittime poi a loro volta, ma per ragioni politiche) si resero responsabili di inauditi massacri.

Si consideri altresì il regime teocratico di Ginevra, dove in poco più di un ventennio Calvino mandò a morte una sessantina di persone per bestemmia, idolatria, adulterio. Squadre di “santi” ispezionavano le case, fustigando gli oziosi e arrestando i peccatori. Un fanciullo di dieci anni fu decapitato perché aveva percosso i genitori. Il medico e letterato Michele Servet fu arso vivo avendo modificato – per sbaglio – una parola del simbolo di fede redatto da Calvino. I processi per stregoneria del Massachusetts (i “puritani” del Mayflower portarono in America anche la loro Inquisizione) sono infine troppo famosi perché vi si accenni.

Rotta insomma la comunione con Roma, e di conseguenza l’unità di dottrina che l’Inquisizione cattolica aveva per secoli preservato, le “Chiese cristiane” si moltiplicarono immediatamente scindendosi, separandosi e inquisendosi l’un l’altra, in un processo che si è espanso in progressione geometrica fino ai nostri giorni. Come i sociologi della religione hanno giustamente rilevato, questa moltiplicazione in sètte e gruppi che si proclamavano unici depositari della verità ha dischiuso la via allo scetticismo e all’incredulità, nonché al materialismo e a tutte le filosofie che comunque vi si sono ispirate. Come da tempo non manca di sottolineare un insigne filosofo, Augusto Del Noce, oggi l’idea stessa di una verità da ricercare è stata rimossa: il problema di Dio non è più neanche un fatto privato; è un “non problema”. Il risultato è che la morte di Dio coincide con quella dell’uomo. È questo l’avvertimento che percorre tutto il Magistero dell’attuale Pontefice.
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Verità senza pregiudizi
In anni in cui la Dottrina sociale cattolica conosce un promettente rigoglio e il laicato cattolico viene provvidenzialmente maturando la consapevolezza che una fede che non diviene cultura assomiglia al fico sterile del Vangelo, sembra più che mai necessario che ognuno contribuisca alla edificazione di una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio. Per questo, secondo l’alta parola di Giovanni Paolo II, “nel suo più nobile significato la cultura è inseparabile dalla politica, intesa come arte del bene comune, di una giusta partecipazione alle risorse economiche, di una ordinata collaborazione nella libertà”. 

Ma in quest’opera di edificazione non va rinnegato né taciuto il proprio passato. Una civiltà cristiana c’è stata, non è da inventare. Pur con i loro limiti gli uomini del Medioevo concepirono e dispiegarono un grandioso sforzo per fondare l’esistenza su valori trascendenti. 
Scrisse Leone XIII nell’Enciclica Immortale Dei (1885): «Fu già tempo che la filosofia del Vangelo governava gli Stati, quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata bene addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e ragioni dello Stato, quando la religione di Gesù Cristo, posta solidamente in quell’onorevole grado che le conveniva, fioriva all’ombra del favore dei principi e della dovuta protezione dei magistrati; quando procedevano concordi il sacerdozio e l’impero, stretti tra loro per amichevole reciprocanza di servizi. Ordinata in tal modo la società recò frutti che più preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durerà la memoria, affidata a innumerevoli monumenti storici, che niuno artifizio di nemici potrà falsare od oscurare».

Ecco dunque la necessità di riproporre incessantemente, in nome della solidarietà tra le generazioni, una storia dei secoli cristiani libera da preconcetti e opportunismi. 

Una storia – e un fare storia – che non sia più solo trastullo d’alto livello per intellettuali, ma che appaghi quella fame di chiara e semplice verità a ragione pretesa dai più giovani. 

Nell’indirizzarsi a loro, durante una celebre omelia del novembre 1974, il cardinal Stepan Wyszynsky esortava: «È venuto il tempo in cui dovete dire ai vostri educatori e professori: insegnateci la verità e non ci distruggete. Non strappateci la fede. Non annientate il nostro modo di vivere cristiano e morale attraverso uno stolto laicismo del quale nessuno comprende il senso e per il quale viene speso tanto denaro. 
Non ci togliete la fede nel Dio vivente. […] È venuto il tempo in cui voi, giovani, nelle università e nelle case degli studenti, dovete avere l’ardire di esigere: non ci strappate la fede perché non ci potete dare nulla di più prezioso in cambio».

Conformemente a una massima del tempo, gli uomini della cristianità medioevale pensavano sé stessi come nani appollaiati sulle spalle di giganti. Nani sì, ma che potevano veder più lontano proprio perché tenevano nel giusto conto la tradizione. L’Inquisizione fu un istituto storicamente necessario. Se viene studiata correttamente, basandosi cioè sui fatti e non muovendo da pregiudizi o mettendo “le mani avanti” come il Ciampa pirandelliano” la fede del credente avrà un’ulteriore conferma.
(*) Comparso in Fogli n. 131/32 – Agosto/Settembre 1988

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Omnia possum in Eo qui me confortat

martedì 20 marzo 2018

EL PECADO ORIGINAL

El pecado original
Entró la muerte

Dios dio a Adán un precepto positivo:
«Dios impuso (sivah) al hombre este mandamiento: del cualquier árbol del jardín puedes comer, mas del árbol de la ciencia del bien y del mal no comerás» (Gn 2, 16).
Si no se cumple ese precepto, viene la muerte:
«Porque el día que comieres de él, morirás (tamut) sin remedio» (Gn 2, 17).


El hebreo dice literalmente, “muriendo, tú morirás”. Esto significa que la sentencia de muerte se cumple el mismo día de la transgresión. Por lo tanto, esa muerte no se refiere ni a una muerte física, ni espiritual ni eterna.
Dios da un mandamiento que, si no se cumple, conduce a la muerte. Este precepto es dado antes de crear a la mujer. Es un precepto sólo para el varón, no es para la mujer. La mujer no estaba bajo la ley, bajo este mandamiento, porque no había sido creada.
«Donde no hay ley, no hay transgresión» (Rom 4, 15). La mujer no podía pecar porque no conocía este precepto.
¿Quién es la mujer que seducida peca, que va en contra de este mandamiento divino?
«… el engañado no fue Adán sino la mujer, que seducida incurrió en la transgresión» (1 Tim 2, 14).
El engañado no fue Adán, sino la mujer. [=hembra]
Es una mujer que existe antes de que Dios creara a la mujer (a la varona), y que conocía el mandamiento que Dios le había impuesto al hombre. Cuando Dios le comunica ese precepto, al lado del hombre está esa mujer.

Dios no impone su precepto a los primeros padres, sino sólo a Adán. Si Dios hubiera querido poner un precepto al varón y a la mujer conjuntamente, para que se sometieran con sus obras a Dios, para que le tributaran obsequios como reconocimiento de su dominio, entonces una vez creada la mujer, a los dos les hubiera impuesto ese precepto.
Pero, Dios se dirige solamente al varón. Y junto al varón, está esa mujer, esa hembra, que no es la mujer creada para el hombre.
Adán fue creado en el vientre de una hembra. Esa hembra debe actuar como madre de Adán. Por lo tanto, al lado de Adán está esa hembra, de la cual él fue tomado. Y Dios les da el precepto a los dos: a Adán y a la hembra.


La serpiente, en el Paraíso está hablando con esta mujer, con esta hembra, no con la mujer del hombre.
«¿Conque os ha mandado Dios que no comáis de los árboles todos del paraíso?» (Gn 3, 1).
Os ha mandado Dios: a los dos, al hombre y a la hembra se les da un mandato. El demonio está hablando a esta hembra, porque la mujer, cuando fue promulgado el precepto, no existía, no había sido creada, no podía conocer el mandato. El demonio se dirige a la mujer que estaba junto al varón cuando Dios le impuso su mandamiento. Para ella también era el precepto. Dios mostró Su Voluntad a los dos: al varón y a la hembra.
Esa mujer le responde a la serpiente con conocimiento de causa:
«Del fruto de los árboles del Paraíso comemos, pero del fruto del que está en medio del Paraíso nos ha dicho Dios: “No comáis de él, ni lo toquéis siquiera, no vayáis a morir”» (Gn 3, 3).
Nos ha dicho Dios: a los dos. No dice la mujer: Dios le ha dicho al varón que no puede comer de ese árbol. Y después, él me ha transmitido ese conocimiento. Y, por eso, sé que no se puede tocar ese árbol.
Esa hembra sabía directamente lo que había dicho Dios. Está hablando de su propio conocimiento, no del conocimiento que viene del varón, adquirido indirectamente.


Dios, cuando crea a la mujer, no le da un precepto de someterse a la mente del varón. Y, por lo tanto, el precepto que tiene el varón sobre el fruto del árbol no es para la mujer. Es para la hembra, que ya existía antes que la mujer.
Y la serpiente le contesta:
«No, no moriréis; es que sabe Dios que el día que de él comáis se os abrirán los ojos y seréis como Dios, conocedores del bien y del mal» (Gn 3, 4).
Literalmente, “no muriendo, tú no morirás” (de muerte, no morirás).
Hay tres diferentes clases de “muerte” (tamut):
una muerte física en la que hay separación del alma y del cuerpo: «murió (tamut)Débora… y fue enterrada…bajo una encina…» (Gn 35, 8); «murió (tamut) Raquel y fue sepultada en el camino…» (Gn 35, 19);
una muerte espiritual en la que el alma se separa de Dios por el pecado: «Yavé te ha perdonado los pecados, no morirás (tamut) (2 Sam 12, 13); «vosotros estabais muertos por vuestros delitos y pecados» (Ef 2, 1);
y una muerte eterna en la que el alma nunca más puede ver el rostro de Dios, ha quedado separada de Su Espíritu: «Si yo digo al impío: ¡Impío, vas a morir (tamut)!… el impío morirá (tamut) por su iniquidad…» (Ez 33, 8); «los cobardes, los infieles, los abominables, los homicidas, los fornicadores, los hechiceros, los idólatras y todos los embusteros tendrán su parte en el estanque, que arde con fuego y azufre, que es la segunda muerte» (Ap 21, 8).

«El día que comas… muriendo»: el día que comas… estarás entrando en la muerte, saliendo de la vida, construyendo un mundo sin vidaEl día que comas… aparecerá la acción de la muerte, pero no va a estar definida ni por el tiempo, ni por el modo, ni por el número ni por la persona. Se emplea un verbo en gerundio, el cual no define nada, no especifica nada.
Es la muerte en desarrollo:
■ sin tiempo: hasta el final de los tiempos;
■ sin modo: habrá muchas maneras de morir a causa de esa muerte;
■ sin número: serán muchos los hombres que conocerán la muerte;
■ sin referirse una persona en concreto: a todas alcanzará esa muerte.
Muriendo, morirás: de esta obra en desarrollo, de esta muerte, vienen las otras muertes física, espiritual y eterna.
El demonio dice: no muriendo. Es decir, seguirás en la vida. Y, por eso, le dice:
«…seréis como Dios…» (Gn 3, 4).


¿A qué muerte se refiere Dios? ¿A qué vida se refiere el demonio?
Dios ha creado al hombre y a la mujer para que sean «una sola carne»; es decir, para que engendren hijos de Dios por generación y por gracia.
«Por la envidia del diablo entró la muerte en el mundo» (Sab 2, 24).
Por el deseo de tener una humanidad para él, por el deseo intenso de imitar y superar la misión que Dios ha dado al hombre y a la mujer, el demonio abre la puerta a la muerte, abre en el mundo el camino de la muerte.
La vida está en la unión del varón con su mujer: unión de dos naturalezas humanas. Unión de un gameto masculino con un gameto femenino, que pertenecen, ambos, a la esencia del hombre.

Para que el hombre muera: de muerte, morirásmuriendo, morirás; es necesario que él se una a una hembra que no sea su mujer y que no pertenezca a la naturaleza humana.
El hombre, en su mujer, encontraba la vida de Dios; pero el hombre, en una hembra, que no es de su especie, encuentra la muerte.
Esa hembra no pertenecía a la naturaleza humana, pero tampoco pertenecía al reino animal.
El demonio no podía cruzar al hombre con un animal porque lo que sale es siempre estéril. El demonio sólo puede cruzar al hombre con una hembra de 47 cromosomas, uno menos que los del animal. Esa hembra es un puente entre el animal y el hombre. Es un medio, está en el medio. Esa hembra, por estar en medio, entre el hombre y el animal, puede unirse a ambos.
«… en medio del jardín el árbol de la ciencia del bien y del mal…» (Gn 2, 9).
En medio.
Adán fue creado usando como medio a una hembra ya existente, que pertenece a la especie próxima inferior. No es una hembra animal, sino pre-humana.


La mujer fue creada de la misma manera: el medio fue esa hembra.
En medio del jardín estaba esa hembra, que es el árbol de la ciencia del bien y del mal.
Si esa hembra se usa en la Voluntad de Dios, en la ciencia del bien, entonces se da la vida. Pero si se usa fuera de la Voluntad de Dios, en la ciencia del mal, se tiene la muerte. El cruce de especies es la muerte.
El demonio, en su envidia, quiere introducir esta muerte, que no es sólo un pecado de soberbia, sino una obra de lujuria carnal. Se trata de engendrar una humanidad hibridada, con la cual se imposibilite salvarse al hijo que se engendra.
Esta muerte, este cruce de especies es el enemigo de la obra de Dios: es una humanidad que va a luchar en contra de los hijos de Dios.


Esta humanidad viene por Adán:
«… por un hombre vino la muerte…» (1 Cor 15, 21): el cruce de especies. Y esa humanidad hibridada será lo último en desaparecer:
«El último enemigo reducido a la nada será la muerte» (1 cor 15, 26): será esta humanidad hibridada. Reducida a la nada. Esa humanidad hibridada será siempre enemiga de la humanidad de Dios, de los hijos de Dios.
El demonio quiere destruir el plan de Dios en el hombre y en la mujer. Y no hay otra forma de hacerlo sino que el hombre entre en esa hembra y engendre; es decir, coma del fruto de ese árbol.


El árbol es la hembra, su sexo. Un sexo que es conocimiento del bien y del mal. El hombre ya ha conocido a esa hembra en el camino del bien: se ha unido a ella sexualmente, en la Voluntad de Dios, para así crear a la mujer.
¿Qué es el fruto del árbol?
La hembra animal pre-humana también lo come:
«… cogió de su fruto, y comió, y dio también de él al hombre, y él comió con ella» (Gn 3, 6d).
Esa hembra cogió de su fruto.
Pero, antes ha entendido «que el árbol era bueno para comerse, hermoso a la vista y deseable para alcanzar por él sabiduría…» (Gn 3, 6a-6c);
La hembra ha comprendido:
1. que su sexo era bueno para que el hombre comiera de él; es decir, es bueno que el hombre engendre un hijo de ella.
2. que ella era hermosa para el hombre: su óvulo es hermoso para engendrar un hijo del hombre.
3. que ella tenía que mostrarse deseable para que el hombre entrara en ella, y así alcanzar la sabiduría que su especie no tenía porque no había descendencia.


El demonio engaña a la hembra dirigiendo su vida hacia una descendencia que ella no posee. Ella sólo ha sido creada como medio para formar al hombre y construir a la mujer. Pero no ha sido creada para tener descendencia, ni del hombre ni del animal. El demonio le hace desear esa sabiduría: con su sexo podía alcanzar lo que no tenía.
Entonces, coge de su fruto: se pone ante el varón como mujer, como la que excita su virilidad; come de su fruto: le propone al hombre engendrar un hijo en ella; le da también al hombre: se une a al hombre; él comió con ella: él engendró en ella un hijo.
Dios le prohibió a Adán engendrar un hijo de esa hembra. Y, por lo tanto, también le prohibió a esa hembra unirse al varón.
Los dos faltaron gravemente a este precepto divino. La mujer no pecó. La hembra sí.

Luego, el pecado original consiste en engendrar una humanidad para el demonio: hijos de los hombres. Los hombres se unen a esta hembra pre-humana, produciendo el caos en toda la Creación.
Una humanidad para la muerte: un cuerpo hibridado, que no pertenece a la naturaleza humana, que no es puro, sino que está mezclado con los genes de otra especie. En ese cuerpo hibridado no puede darse el Espíritu Divino. Luego, está habitado por el demonio. Es un cuerpo natural, de carne, no espiritual. Sin embargo, está unido a un alma humana. Tiene todavía la imagen de Dios, pero no puede tener su semejanza. Es un alma inteligente, racional, pero sin la gracia.
Es un alma humana en un cuerpo de bestia, que no puede aceptar el dominio del alma sobre él. Se rebela constantemente contra el alma, contra la razón, contra la verdad, contra toda ley. No puede vivir en la verdad. Sólo vive en el instinto que la carne busca.
Es un alma humana que vive la muerte de su cuerpo: no tiene vida espiritual ese cuerpo. Ese cuerpo está dominado por un demonio, poseído por éste.

No hay que entender el pecado original como un acto puntual de lujuria que Adán hizo una sola vez en esa hembra. Sino que hay que entenderlo como una decisión de Adán de engendrar de esa hembra y de vivir para siempre con ella.
No fue sólo un rato de cama, de placer, un gusto que los dos se dan, sino una elección de vida.
Por eso, el pecado original es gravísimo porque Adán se dedica a construir una humanidad fuera del plan de Dios. Una humanidad que tiene la muerte en sus genes y que lleva la vida hacia esa muerte. Por eso, Caín tiene que matar a Abel: vive para la muerte, para destruir toda vida.


AMDG et DVM

Fonti e fontane e sorgenti

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1 febbraio - 25 marzo - Carovana "per il diritto all'acqua, per il diritto al futuro"

Banner carovana acqua 2018Una carovana partirà il 1 febbraio dai territori e si conluderà il 25 marzo 2018. Sabato 24 marzo a Roma si svolgerà un'iniziativa pubblica a carattere nazionale in vicinanza della Giornata Mondiale dell'Acqua.
Il movimento per l'acqua ha aggregato culture ed esperienze differenti, facendo così intravedere nella battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.
Dal 2011 sono cambiati 5 governi, tutti hanno ignorato e contraddetto il referendum favorendo la privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali, e reinserendo in tariffa un profitto garantito ai gestori.
Oggi una strategia ben più subdola di quella sconfitta dal referendum favorisce i processi di fusione e aggregazione (come ad es. la società interregionale, prevista dall’ultima legge di stabilità, che creerà il mega acquedotto del Mezzogiorno d’Italia) tra aziende con protagonisti le 4 mega-multiutility - A2A, Iren, Hera e Acea - già quotate in Borsa, per competere sulmercato globale.
La crisi idrica, aggravata dal surriscaldamento globale e dai relativi cambiamenti climatici, ha fatto emergere le responsabilità di una gestione privata che risparmia sugli investimenti infrastrutturali per massimizzare i profitti.
La logica di massimizzare il profitto ignorando le conseguenze su ambiente e salute si è scaricata pesantemente sulla qualità dell'acqua. C'è un buco culturale, per cui lo sviluppo urbano, agricolo e industriale trascura il suo impatto sulla qualità dell'acqua di superficie e di falda, fino a renderla in certe situazioni non idonea al consumo umano e alla stessa vita acquatica. In questo modo abbiamo contratto un debito ambientale ed ecologico che noi tutti dobbiamo pagare in termini di salute e qualità della vita, mentre emergono sostanze nocive che non siamo ancora nemmeno in grado di monitorare adeguatamente. Occorre mutare profondamente i comportamenti e muoversi verso una strategia della prevenzionee della precauzione che tuteli l'acqua.
Le privatizzazioni sono un'espropriazione decisionale dei cittadini e delle comunità locali: é necessario reinventare nuovi processi decisionali, una democrazia partecipativa, per reagire all'appropriazione privata di un bene comune fondamentale, e ad una gestione pubblica sempre più separata ed estranea alla finalità di perseguire gli interessi sociali generali.
Abbiamo denunciato le scelte tariffarie esose e antipopolari dell’AEEGSI (ora ARERA, con competenze anche sui rifiuti), la pesante violazione referendaria, la sua complicità nel lasciar usare i tanti soldi che ci sono non per gli investimenti in un servizio così essenziale - o per la riduzione della tariffa - ma per remunerare invece gli azionisti pubblici e privati. Per la gravità delle scelte compiute, per l’enormità dei compensi ai suoi 5 consiglieri (quasi € 1,500.000 l’anno pagato con le nostre tariffe), per la loro connivenza con l’abuso dei conguagli tariffari arretrati (ha dovuto intervenire il Parlamento per limitarli agli ultimi due anni) chiediamo lo scioglimento di ARERA e il ritorno delle sue competenze al Ministero dell’Ambiente.
Così in Italia, in Europa e nel mondo, i movimenti continuano a promuovere il diritto umano universale all’acqua bene comune contro le multinazionali e le istituzioni del Consiglio Mondiale dell’Acqua che vogliono decidere sulla testa dei cittadini e a cui, anche quest’anno da Brasilia, contrapporremo il FAMA(Forum Altenativo Mondiale dell’Acqua - 17-22 marzo). Stiamo tessendo nuove relazioni sui territori, costruendo una conoscenza diffusa, studiando modelli alternativi, partecipando attivamente al European Water Movement, opponendosi ai trattati internazionali sul commercio quali TTIP e CETA e aderendo alla petizione europea Stop al Glifosato.
Oggi più di ieri è necessaria una radicale inversione di tendenza rispetto a questo modello e diviene sempre più importante riaffermare il valore paradigmatico dell'acqua come bene comune, ribadendo che: l'acqua è un diritto umano universale e fondamentale ed è la risorsa fondamentale per l'equilibrio degli ecosistemi; l'acqua è un obiettivo strategico mondiale di scontro con il sistema capitalistico-finanziario; la gestione partecipativa delle comunità locali è un modello sociale alternativo; è necessario giungere ad un sistema tariffario equo, non volto al profitto e che garantisca gli investimenti.
Per affermare questi principi, proponiamo un rinnovato percorso di mobilitazione: una “carovana dell'acqua” che attraversi vari territori con una serie di iniziative collegate a partire dal 1 febbraio per concludersi il 25 marzoSabato 24 marzo a Roma si svolgerà un'iniziativa pubblica a carattere nazionale in vicinanza della Giornata Mondiale dell'Acqua

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Prime adesioni:
Gianpiero Alloisio, Paolo Cacciari, Ascanio Celestini, Domenico Finiguerra, Maurizio Pallante, Carlo Petrini, Pino Petruzzelli, Giuliana Sgrena

Scarica il volantino (versione a colori - versione B/N)

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Le tappe della carovana

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01/02  Rieti: iniziativa pubblica "L’accordo d’interferenza regala l’acqua ad Acea ed aggraverà il disastro ambientale del Farfa". Leggi il comunicato
03/02 – Lamezia Terme (CS): assemblea pubblica “Riaffermiamo la centralità dei territori”. Leggi l'appello e guarda la locandina
13/02 – Savona: incontro pubblico con Moni Ovadia “Acqua in movimento: per il diritto all'acqua, per il diritto al futuro. Difendiamo i Beni Comuni, la Democrazia e i Diritti!”. Guarda la locandina e scarica i volantiniAscolta l'intervento di Moni Ovadia
16/02 – Roma: iniziativa pubblica "Verso il Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Brasilia". Leggi il volantino
20/02  Lecco: dibattito pubblico "Multiutility del Nord della Lombardia. A chi conviene la fusione?". Leggi il volantino e clicca qui per maggiori informazioni
22/02 – Modena: incontro pubblico con i candidati alle elezioni del 4 marzo "Con l’acqua alla gola! Crisi idrica, cambiamenti climatici, privatizzazioni e beni comuni, tutto ciò di cui non si parla in campagna elettorale". Guarda la locandina
22/02 – Napoli: incontro presso l'Istituto Superiore “Giovanni Caselli” di Capodimonte “Acqua, ambiente, legalità, diritti: influencer per l’Acqua, influencer per la Vita”. Guarda la locandina
22/02 – Forlìincontro pubblico con i candidati alle elezioni “L’Acqua si muove. Crisi idrica, cambiamenti climatici, privatizzazioni e beni comuni: tutto ciò di cui non si parla in campagna elettorale". Guarda la locandina
23/02 – Ferrara: incontro pubblico con amministratori locali e candidati alle elezioni “La carovana dell'acqua arriva a Ferrara. Acqua in bocca!”. Guarda la locandina
26/02 – Adria (RO): dibattito pubblico "Acqua Pubblica e partecipata, o Acqua Privatizzata e quotata in Borsa, dopo il referendum del 2011, l’esperienza del servizio idrico di Adria". Guarda la locandina
27/02  Formia (LT)incontro pubblico con i candidati alle elezioni "L’acqua non è candidata, ma scorre a pieno titolo nella campagna elettorale. Per il diritto all’acqua, per il diritto al futuro". Guarda la locandina
10/03  Torino: flashmob "Taglia la bolletta" (ore 15.30, Via Lagrange). Guarda le foto
10/03  Avigliana (TO): iniziativa pubblica "Clima, acqua e servizio idrico - cambiamenti climatici e disponibilità idrica: riflessioni per non rimanere a secco", alle ore 21.00 presso l'Auditorium Bertotto (Via Cavalieri Vittorio Veneto, 3). Guarda la locandina - Guarda le foto - Guarda il video dell'intervento di Daniele Cat Berro (Società Meteorologica Italiana) “I cambiamenti climatici nelle Alpi: effetti sulle riserve idriche” Guarda il video dell'intervento di Fabio Sessa (Ingegnere e membro del CdA SMAT SpA) "L'Acquedotto della Valle di Susa"
13/03 – Caserta: convegno "Acqua per lo sviluppo sostenibile” alle ore 19.00 presso la Sala Moscati della Parrocchia del Buon Pastore. Guarda la locandina
15/03  Piazzola sul Brenta (PD): incontro pubblico sull'acqua bene comune con le associaizoni , con la proiezione di "un buco nell'acqua" – Report Rai 3 (Patronato Don bosco - ore 20.30)
15/03  Cuneo: iniziativa pubblica "Acqua in movimento: per il diritto all'acqua, per il diritto al futuro" alle 19,30 presso il locale La Birrovia, ex stazione ferroviaria Gesso. Si inizia con  un'apericena, alle ore 20,15 proiezione dei film documentari: "PIANETA MARGUAREIS" e "ACQUEDOTTO DELLE LANGHE" di Alessandro Ingaria. A seguire dibattito/condivisione dei contenuti della Carovana, della campagna per la soppressione di ARERA e sulla situazione locale delle gestioni. Guarda la locandina
16/03 – Rende (CS): assemblea cittadina "Chi decide sull'acqua?" (ore 17.30, Biblioteca Civica). Guarda la locandina
16/03  Ravanusa (AG): manifestazione "Noi Bene Comune - Contro Girgenti Acque" (ore 19.00, Piazza XXV Aprile). Guarda la locandina
17/03 – Lamezia Terme (CS): iniziativa pubblica “Giù le mani dall'acqua!”. Sabato 17 marzo circa 400 sindaci saranno chiamati a votare la composizione dell'assemblea della "nuova" Autorità Idrica della Calabria (AIC). Ad oggi pochissime decine di amministrazioni comunali hanno deliberato l'adesione all'AIC. Una consapevolezza ed una disobbedienza diffusa frutto di anni di lotta dei movimenti calabresi per l'acqua! Appuntamento in C.so Nicotera alle 18.00 per porre definitivamente la parola fine alle ultra decennali politiche di privatizzazione della Regione Calabria e della Sorical SpA. Guarda la locandina
17/03  Savona: iniziativa pubblica “La carovana per l'acqua e i beni comuni” in Piazza Sisto IV dalle 15.30 alle 18.30. Scarica i volantini
17/03  La Spezia: incontro pubblico “Beni comuni e democrazia. Gli spazi di partecipazione nell'epoca del liberismo globalizzato e della "trappola " del debito pubblico” alle ore 15.00  presso il Salone di Teleliguriasud. Scarica il volantino
17/03  Catania: iForum siciliano dei movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni organizza un'iniziativa pubblica dalle ore 10.00 presso il Monastero dei Benedettini in collaborazione con Libera e Banca Etica nell'ambito delle iniziative di Libera "Numeri e nomi contro la mafia" che quest'anno si terrà a Catania dal titolo "La grande sete della Sicilia". Nell'iniziativa sono previsti tra gli altri gli interventi dei comitati territoriali del Forum siciliano dei movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni con l'obiettivo di costruire ed aggiornare un dossier sullo stato dell'acqua in Sicilia. Guarda la locandina - Leggi il comunicato
18/03 – Portici (NA): proiezione del film "Tambien la lluvia" presso il Teatro "Don Peppe Diana" alle ore 18,30. Al termine del film verrà proposto un dibattito sulle tematiche centrali della mobilitazione organizzata con la Carovana dell'acqua con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli
18/03  Potenza: spettacolo teatrale La goccia ribelle” sul tema dell’inquinamento dell’acqua lucana ad opera dell’attività estrattiva. I bimbi, protagonisti esclusivi dello spettacolo, indosseranno le vesti di goccioline d’acqua che, nascendo dai monti della Sellata e di Pierfaone, si incamminano verso la Val d’Agri dove incontrano ... Lo spettacolo si svolgerà ore 18.30 nel teatro della Parrocchia “Sacra Famiglia” di contrada Rossellino. In contemporanea, la mostra fotografica “Basilicata: petrolio e magia” di Emanuele Gaudioso, centrata sulla Val d’Agri, mostrerà … Guarda la locandina - Guarda le foto
20/03 – Monteveglio - Valsamoggia (BO): assemblea pubblica "2011-2021: Dai Referendum all'affidamento pubblico dell'acqua nel Bolognese. L'acqua fra cambiamento climatico, territorio e gestione pubblica e partecipata." alle ore 20.45 presso la Sala Sognoveglio (Piazza Libertà, Monteveglio - Valsamoggia (BO)). Leggi l'appello - Guarda la locandina
20/03  San Giorgio delle Pertuiche (PD): proiezione di "Il bacio azzurro" di Pino Tordiglione. Bacio raccontato dalla prospettiva dell’Irpinia, una delle più grandi casseforti idriche del pianeta; docu-film che, oltre alla coinvolgente trama narrativa, propone un progetto educativo (Cinema Giardino - ore 21.00)
21/03  Cori (LT): incontro presso l'Istituto Scolastico Comprensivo C. Chiominto "Ciclo dell'Acqua. Da consumatori a consum-attori, buone pratiche quotidiane a salvaguardia dell’acqua e della terra". Guarda la locandina
21/03 – Frosinone: incontro pubblico "Ripubblicizzare il servizio idrico senza Se e senza Spa" alle ore 18.00 presso Oltre l’Occidente (Largo A. Paleario 7). Sono invitati a partecipare  i neoparlamentari e neoconsiglieri regionali territoriali, gli amministratori locali, gli organi di stampa. Guarda la locandina
22/03 – Roccapiemonte (SA): il Comitato Civico per la Difesa del Diritto all'Acqua Pubblica di Roccapiemonte organizza la "Festa dell'Acqua" a partire dalle ore 11.00 presso P.zza Zanardelli. Guarda la locandina
22/03 – Quarto (NA): iniziativa pubblica in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua alle ore 10.30 a Piazzale Europa. Si farà il punto su quanto sta accadendo su tariffe, errato calcolo delle bollette e spiegheremo le nostre ragioni ignorate nella Determina n.25 che prepara l'esternalizzazione del Servizio Idrico Integrato. Si invita a partecipare cittadini, studenti, precari e tutte quelle forze politiche e sociali che condividano il percorso di contrasto alle privatizzazioni che massimizzano i profitti prevalenti su diritti e salute. Leggi il comunicato
22/03 – Portici (NA): dalle 9.00 alle 12.00 in “Memoria e impegno contro le mafie in cammino a Portici”. Iniziativa pubblica che intende coinvolgere bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie per crescere, sensibilizzare e formare ad una partecipazione attiva in difesa dei beni comuni, acqua in primo luogo, ed alla lotta alle mafie. Il tema che si snoderà in questo itinerario con i cittadini e le scuole per le vie della città sarà "Terra, solchi di verità e giustizia"
22/03  Forlì: incontro pubblico in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua "Diritto all'acqua, diritto al futuro" alle ore 20,30 presso la Sala del Chiostro di S.Lucia (Corso della Repubblica 77. Guarda la locandina
22/03 – Milano: convegno per lanciare pubblicamente il progetto “Prevenire l'inquinamento, proteggere l'acqua
22/03 – Roma: iniziativa conclusiva della lotteria per l'acqua con estrazione dei biglietti vincenti. Per informazioni cliccare quiGuarda la locandina
22/03 – Savona: iniziativa conclusiva della lotteria per l'acqua con estrazione dei biglietti vincenti. Per informazioni cliccare qui
22/03 – PalermoiForum siciliano dei movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni promuove un convegno dalle ore 15.30 presso la Sala conferenze della Presidenza della Regione Siciliana in via Magliocco, organizzata in collaborazione con la Consulta della Pace di Palermo nell'ambito delle iniziative inserite nel programma di Palermo Capitale della Cultura, dal titolo: "Gli stati generali dell'Acqua in Sicilia". Il convegno vuole incrociare e raccogliere le testimonianze ed il lavoro prodotto dai nostri comitati territoriali nel dossier di Catania con le politiche degli attori istituzionali, Presidente della Regione, Assessore, Dir. Gen.le Dip.to Acqua e rifiuti, Presidenti ATI, Commissari liquidatori ATO, Sindaci e presidenti dei Consigli Comunali che sono già stati invitati. Leggi il comunicato
24/03 – Torino: iniziativa conclusiva della lotteria per l'acqua con estrazione dei biglietti vincenti. Per informazioni cliccare quiScarica la locandina
24/03 – Roma: iniziativa nazionale della carovana “Per il diritto all'acqua, per il diritto al futuro” dalle ore 17.00 alle 20.00 in Piazza dei Sanniti presso il Cinema Palazzo con la partecipazione di attivist@ di tutta Italia per confrontarci sul diritto all'acqua e su come continuare a difenderlo a 7 anni dai referendum. Lo faremo con ospiti del mondo della scienza e del diritto, e continueremo la serata con musica e interventi artistici. Guarda l'evento Facebook - Guarda la locandina - Leggi il comunicato
25/03  Subiaco (RM) - iniziativa pubblica (in via di definizione)
25/03  Campo San Martino (PD): banchetto informativo sull'acqua a conclusione della carovana (Villa Breda dalle ore 10.30)

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