venerdì 26 maggio 2017

CHI SEI?

Lo jihadista non è riuscito a decapitarmi: “Chi sei, visto che non riesco ad abbassare il coltello?”

Santiago Quemada

La straordinaria esperienza del sacerdote francescano Abuna Nirwan in Iraq

Abuna Nirwan è un sacerdote francescano originario dell’Iraq che prima dell’ordinazione ha studiato Medicina. Destinato alla Terra Santa, nel 2004 si è visto concedere dalle Suore Domenicane del Rosario, fondate da Santa Marie Alphonsine Danil Ghattas (palestinese canonizzata nel 2015), una reliquia della loro fondatrice e un rosario da lei utilizzato, che padre Nirwan porta sempre con sé.
Quando nel 2009 Benedetto XVI ha approvato il miracolo per la beatificazione della religiosa, è stato richiesto dalla Santa Sede che si procedesse alla riesumazione del suo cadavere. In genere il compito spetta al vescovo locale, che designa un medico presente. È stato allora chiesto a Abuna Nirwan di eseguire la riesumazione e di elaborarne un rapporto medico.
Due anni prima aveva avuto luogo un fatto davvero straordinario, riferito dal sacerdote Santiago Quemada nel suo blog Un sacerdote en Tierra Santa:
La storia che racconteremo si è svolta il 14 luglio 2007. Abuna Nirwan era andato a far visita alla sua famiglia in Iraq. Era andato con un taxi contrattato alla frontiera siriana. Lo ha raccontato egli stesso nell’omelia di una Messa che ha celebrato a Bet Yalla:
“In quel momento non c’era la possibilità di andare in aereo a trovare la mia famiglia. Era proibito. Il mezzo di trasporto era l’automobile. L’idea era arrivare a Baghdad e da lì andare a Mosul, dove vivevano i miei genitori.
L’autista aveva paura per la situazione che si viveva in Iraq. Una famiglia – padre, madre e una bambina di due anni – ci ha chiesto se poteva viaggiare con noi. Il tassista mi ha detto che glielo avevano chiesto e io non ho sollevato obiezioni. Erano musulmani. L’autista era cristiano. Ho detto loro che nella macchina c’era posto e che potevano venire con noi. Ci siamo fermati a un distributore, e un altro giovane, musulmano, ci ha chiesto di venire a Mosul. Visto che c’era posto è stato accolto anche lui.
La frontiera tra Giordania e Iraq non si apre fino all’alba. Quando è spuntato il sole si è alzata la barriera, e circa cinquanta o sessanta automobili hanno avanzato lentamente una dietro l’altra.
Abbiamo proseguito il viaggio. Dopo più di un’ora siamo arrivati in un posto in cui c’era un’ispezione. Abbiamo preparato i passaporti. Ci siamo fermati. L’autista ha detto: “Ho paura di quel gruppo”. Prima era un check point militare, ma i membri di un’organizzazione terroristica islamica avevano ucciso i militari e avevano preso il controllo del luogo.
Quando siamo arrivati ci hanno chiesto i passaporti e non ci hanno fatto scendere dalla macchina. Hanno portato i passaporti nell’ufficio. La persona è tornata, si è rivolta a me e mi ha detto: “Padre, andiamo avanti con le indagini. Potete andare in ufficio”. “Molto bene”, ho risposto, “se dobbiamo andare andremo”. Abbiamo camminato per un quarto d’ora fino ad arrivare alla baracca che ci avevano indicato.
Quando siamo arrivati lì sono usciti due uomini a volto coperto. Uno aveva una telecamera in una mano e un coltello nell’altra. L’altro aveva la barba e teneva in mano il Corano. Si sono avvicinati al punto in cui ci trovavamo e uno di loro mi ha chiesto: “Padre, da dove viene?” Ho detto che venivo dalla Giordania. Poi lo ha chiesto all’autista. Poi si è rivolto al ragazzo che viaggiava con noi, l’ha afferrato da dietro con le braccia e lo ha ucciso con il coltello. Mi hanno legato le mani. Poi mi hanno detto: “Padre, stiamo registrando tutto questo per al Jazeera. Vuole dire qualcosa? Per favore, non più di un minuto”. Io ho detto: “No, voglio solo pregare”. Mi hanno lasciato un minuto per pregare.
Poi l’uomo mi ha spinto fino a farmi cadere in ginocchio e ha detto: “Sei un sacerdote, ed è proibito che il tuo sangue cada a terra perché sarebbe un sacrilegio”. Allora è andato a prendere un secchio ed è tornato per sgozzarmi. Non ricordo quali preghiere ho recitato in quel momento. Avevo molta paura, e ho detto a Marie Alphonsine: “Non dev’essere un caso che ti porti con me. Se è necessario che il Signore mi porti via sono pronto, ma se non è così ti chiedo che non muoia nessun altro”.
L’uomo mi ha afferrato la testa con la mano, mi ha tenuto con forza la spalla e ha alzato il coltello. Dopo qualche momento di silenzio ha detto: “Chi sei?” Io ho risposto: “Un frate”. E lui: “E perché non riesco ad abbassare il coltello? Chi sei?” Poi, senza lasciarmi il tempo di rispondere, ha detto: “Padre, tu e tutti gli altri tornate alla macchina”. Siamo andati verso il veicolo.
Da quel momento ho smesso di avere paura di morire. So che un giorno morirò, ma ora ho più chiaro che sarà solo quando Dio vorrà. Da allora non ho paura di niente e di nessuno. Quello che mi accadrà sarà per volontà di Dio, ed Egli mi darà la forza per prendere la sua Croce. Ciò che conta è avere fede. Dio si prende cura di chi crede in Lui.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
AMDG et BVM

Preghiera santa in onore della Misericordia Infinita di Dio

IL MESSAGGIO di Dozulé

giovedì 25 maggio 2017

L'UOMO SELVAGGIO...

San Cristoforo


San Cristoforo è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Secondo la tradizione della Chiesa occidentale subì il martirio in Licia sotto Decio nel 250.

Biografia

Il più antico testo degli Atti di san Cristoforo, in lingua latina, risale al VII secolo; ma è con la narrazione della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che la storia di san Cristoforo divenne famosa durante il Medioevo.
Secondo la leggenda agiografica orientale, Cristoforo, un omone dall'aspetto animalesco, entrato nell'esercito imperiale, si convertì al cristianesimo e annunciò la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, che avrebbero dovuto corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine Cristoforo venne decapitato.
In Occidente prevalse invece un altro aspetto, quello legato al significato etimologico del suo nome: Cristoforo infatti significa, in greco, "(colui che) porta Cristo". Così la leggenda parla di un cananeo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco, di cui era padrone. Secondo alcune storie il fiume era in Licia. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo, secondo alcune versioni), anche se grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. In alcune versioni sarebbe cresciuta anche la corrente del fiume, che si faceva più vorticosa. Il gigante sembrava essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riuscì a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio.
Questo aspetto di Cristoforo suggerisce che con l'avvento di Cristo l'uomo non è più responsabile del proprio piccolo mondo, ma di tutto il creato. Trasportare un giovane maschio dall'altra parte del bosco poteva essere, anticamente, una qualche forma di iniziazione ai misteri della natura, della foresta, dell'acqua, o iniziarlo alla vita adulta. Da quando però Cristo irrompe nel mondo, tutto cambia profondamente: un bimbo cristiano porta su di sé la responsabilità del mondo intero, anche quello al di là del bosco. "Hai portato il peso del mondo sulle tue spalle": questa la differenza tra l'uomo del prima e l'uomo del dopo Cristo.
*
In alcuni paesi, tra i quali quelli anglosassoni, esiste la storia di Iron John, o di Eisenhans, come raccontano i fratelli Grimm. Il protagonista della fiaba è un uomo selvatico che viene ripescato nel fondo di uno stagno, dove si trovava chissà da quanto tempo.

L'uomo selvaggio

Una fiaba dei fratelli Grimm
8.6/10 - 120 voti
C'era una volta un uomo selvaggio perché‚ era stato stregato, e vagava negli orti dei contadini e nelle messi danneggiando tutto. I contadini allora si lamentarono con il signore di quelle terre e dissero che non avrebbero potuto pagare il loro tributo. Il signore riunì tutti i suoi cacciatori e disse che colui che avesse catturato il selvaggio avrebbe avuto una grossa ricompensa. Si fece avanti un vecchio cacciatore che disse che lui avrebbe catturato il selvaggio: chiese di portare con sé una fiasca di acquavite, una di vino e una di birra, e le pose sulle rive di uno stagno dove tutti i giorni il selvaggio veniva a bagnarsi. Mentre stava nascosto dietro un albero venne il selvaggio e bevve dalle fiasche, si leccò le labbra e si guardò attorno per vedere se trovava ancora qualcosa. Ma intanto s'era ubriacato e, coricatosi per terra, si addormentò. Il cacciatore allora gli si avvicinò e gli legò le mani e i piedi; poi lo svegliò, lo fece alzare e disse: -Uomo selvaggio, se vieni con me, avrai da bere tutti i giorni-. Lo condusse con sé al castello del signore e lo mise in una cella. Il signore invitò tutta la nobiltà a vedere che razza di bestia il suo cacciatore avesse preso. Uno dei bambini del signore giocava con una palla; la lasciò cadere nella cella e disse: -Uomo selvaggio, ridammi la palla-. Ma il selvaggio rispose: -La palla devi venire a prendertela da te-. -Ma io- disse il bambino -non ho la chiave.- -Allora fai in modo di arrivare di nascosto alla borsa di tua madre e rubale la chiave.- Così il bambino riuscì ad aprire la gabbia e l'uomo selvaggio scappò fuori. Il bambino si mise a gridare: -Uomo selvaggio, rimani qui, altrimenti le prendo!-. Allora l'uomo selvaggio prese il bambino sulle spalle e fuggì nella foresta con lui. Così il selvaggio era fuggito e il bambino perduto! L'uomo selvaggio fece indossare al bambino un vecchio camiciotto e lo mandò dal giardiniere di corte dell'imperatore a chiedere se aveva bisogno di un apprendista giardiniere. Quello rispose che era tanto sporco che gli altri non avrebbero voluto dormire con lui. Egli disse che avrebbe dormito nella paglia. E ogni giorno di mattino presto andava nel giardino tutto lieto. Un giorno venne l'uomo selvaggio e gli disse: -Ora lavati e pettinati-. Poi l'uomo selvaggio rese il giardino tanto bello come nemmeno il giardiniere era mai riuscito a fare. E la principessa cercava tutte le mattine il bel ragazzo, finché‚ un giorno chiese al giardiniere che l'apprendista le portasse un mazzo di fiori. Ella chiese al ragazzo da quanto tempo fosse lì, ma egli rispose che non lo sapeva. Allora lei gli diede un pane cavo pieno di ducati. Quando se ne fu andato, il ragazzo diede il denaro al suo padrone dicendo: -Che cosa devo farmene? Prendetelo piuttosto voi-. Poi gli toccò di nuovo di portare un mazzo di fiori alla principessa, ed ella gli diede un'anitra piena di ducati, che di nuovo egli consegnò al suo padrone. E ancora un'altra volta ella gli diede un'oca piena di ducati, che il ragazzo consegnò al suo padrone. La principessa pensava che egli avesse il denaro, ed egli invece non aveva niente. Allora lei lo sposò in segreto. Ma i genitori di lei si arrabbiarono molto e la mandarono in cantina a guadagnarsi il pane filando. Il ragazzo andò in cucina ad aiutare il cuoco a fare il pane, e ogni tanto rubava un pezzo di carne e lo portava a sua moglie. In quel tempo ci fu in Inghilterra una grande guerra e anche l'imperatore dovette andarci con tutti i nobili signori; il giovane allora disse che voleva andarci anche lui se avevano ancora un cavallo nella stalla. Gli risposero che ne avevano ancora uno che aveva solo tre zampe, ma che per lui andava bene. Egli montò a cavallo e partì su quelle tre zampe zoppicon zoppiconi. Gli venne incontro l'uomo selvaggio e lo condusse a un gran monte dov'era schierato un reggimento di mille soldati con i loro ufficiali, e gli diede una bella divisa e gli procurò uno splendido cavallo. Quando partì con la sua gente per la guerra in Inghilterra, l'imperatore lo trovo così simpatico che gli chiese se voleva essere suo aiutante in battaglia. Egli vinse la battaglia e sconfisse tutti. Quando l'imperatore volle ringraziarlo e gli chiese che signore fosse, egli rispose: -Non chiedetemelo perché‚ non lo so-. E ripartì dall'Inghilterra a cavallo con il suo esercito; ma ecco che gli venne incontro l'uomo selvaggio che richiuse tutti i soldati nella montagna, ed egli se ne tornò a casa sul suo cavallo a tre zampe. E la gente diceva: -Da dove vien fuori questo zoppicone sul cavallo a tre zampe?- e chiedeva: -Ti sei nascosto dietro l'angolo a dormire?-. -Sì- diceva lui -se non ci fossi andato io, non sarebbe andata mica bene in Inghilterra!- E quelli dicevano: -Sta' zitto, ragazzo, altrimenti il signore ti liscia il groppone-. Quando ci fu una seconda guerra, egli di nuovo vinse tutti. Ma riportò una ferita in un braccio, e l'imperatore prese la sua sciarpa e gli fasciò la ferita; e voleva forzarlo a rimanere con lui. -Presso di voi non posso restare- disse il ragazzo -e chi io sia non dovete chiederlo.- E gli venne di nuovo incontro l'uomo selvaggio, che di nuovo nascose il suo esercito dentro la montagna, e il ragazzo montò di nuovo il suo cavallo a tre zampe e se ne tornò a casa. La gente rideva e diceva: -Da dove torna lo Zoppicone? Dove ti sei nascosto a dormire?-. Ed egli rispondeva: -Non ho dormito, e l'Inghilterra è tutta conquistata e adesso ci sarà una vera pace-. L'imperatore un giorno raccontava dei bravi cavalieri che lo avevano aiutato nella guerra. Allora il giovanotto disse all'imperatore: -Se io non fossi stato con voi, non sarebbe andata così bene-. L'imperatore voleva picchiarlo, ma quello disse: -Se non volete credere a me, vi mostrerò il mio braccio-. E quando mostrò il braccio e l'imperatore vide la ferita, fu tutto meravigliato e disse: -Forse sei Dio stesso, o un angelo che Dio mi ha mandato-. Lo pregò di perdonarlo per essere stato con lui così villano e gli fece dono di tutti i suoi beni imperiali. Allora l'uomo selvaggio fu liberato dall'incantesimo e si rivelò un grande re: raccontò tutta la sua storia e la montagna si rivelò un castello regale, e il ragazzo ne prese possesso con la sua sposa e vissero contenti fino alla morte.
grimmstories.com





AMDG et BVM

Cuore di Maria - Terra benedetta


8. Il Cuore di Maria 
Terra benedetta

Il terzo quadro del cuore nobilissimo di Maria è dato dalle parole del Salmista: «Deus Rex noster operatus est salutem in media terrae» (Sal 73, 12). Dio, nostro re, ha operato la nostra salute nel mezzo della terra. Qual è questa terra?
Essa è la SS. Vergine, della quale la terra fisica, pur considerata nello stato in cui Dio l'aveva fatta prima del peccato, non è che un'ombra, uno schizzo tratteggiato appena. è questa la terra di cui lo Spirito Santo disse: «Aperiatur terra et germinet Salvatorem» (Is 45, 8). è questa la terra nel cui centro Dio ha operato la nostra salute: «Operatus est salutem in medio terrae» (Sal 73, 12). Dio, nostro re, ha operato la nostra salute nel mezzo della terra. Qual è questa terra?
Lo Spirito Santo non dice soltanto che Dio ha operato la salute del mondo in questa terra, ma in «medio terrae» e, secondo un'altra versione, «in intimo terrae», nel centro, ossia nel cuore, nel seno di questa Vergine incomparabile.
Nel mezzo di questa terra buona, cioè nel Cuore buonissimo di Maria, «in Corde bono et optimo» (Lc 8, 15) la parola increata ed eterna, uscita dal seno di Dio per venir a salvare gli uomini, è conservata con tutta cura; il frumento degli eletti: «frumentum electorum» (Zac 9, 17) fu seminato abbondantemente e ha prodotto il suo frutto, non solo al cento per uno, ma a mille volte cento.
Questo frumento sparso a piene mani sulle cime dei monti del Libano (Sal 78, 16) è il Figlio Unico di Dio, vero frumento degli eletti. L'Eterno Padre lo ha sparso allorché l'ha donato a noi pel mistero dell'Incarnazione e continuamente ce lo dona con tanta bontà nella SS. Eucarestia.

Questi monti dalle eccelse cime, sono la SS. Madre che lo Spirito Santo ci pone dinanzi agli occhi sotto il nome e la figura, non già d'una montagna soltanto, ma di parecchie, poiché Essa contiene eminentemente tutto quel che c'è di più eccellente in tutte le vette sacre, ossia in tutti i Santi, che la divina parola definisce le sante montagne (Sal 86, 1) le vette di Dio, eterne (Sal 75,5).
Le cime alte di questi monti sono le qualità sovraeminenti, le prerogative altissime e le perfezioni sublimi di questa Sovrana dell'universo. Ora, su questi monti divini, nel mezzo di questa terra santa, nel Cuore tenerissimo di quest'ottima Madre, quest'adorabile frumento è stato seminato e sparso primieramente, poiché Ella l'ha ricevuto nel suo cuore, prima ancora di accoglierlo nel suo seno.
Di qui poi si è sparso per tutto l'universo, mercé l'alata parola disseminata a tutti i venti, dai predicatori apostolici, animati dallo Spirito Santo, e si è moltiplicato infinitamente nei cuori dei veri cristiani. Tanto che si può dire in verità che Gesù è il frutto non solo del seno, ma del Cuore di Maria SS.
E come l'Eterno Padre, rivestendola della divina virtù per cui donò vita a suo Figlio: «Virtus Altissimi obumbrabit tibi» (Lc I, 35), la fece madre di Gesù così le donò il potere di formare Gesù e di farlo nascere nel Cuore dei figli di Adamo e di renderli, per questo mezzo, membri di Cristo e figli dell'Altissimo.
E com'Ella ha concepito, portato ed eternamente porterà Gesù nel suo Cuore, così ha portato, porta, porterà sempre in cuor suo i membri di questo capo divino come figli amatissimi, frutti del suo materno Cuore, di cui Ella fa continua oblazione e perpetuo sacrificio a Sua Divina Maestà.
Perciò i santi Padri chiamano Maria la cooperatrice, con suo Figlio, della nostra redenzione; la sorgente di nostra salute, la speranza dei peccatori, la mediatrice della nostra riconciliazione e della nostra pace con Dio, la redenzione dei prigionieri, la gioia e la salute del mondo, e assicurano che in Lei, da Lei, per Lei Dio ha rifatto e riparato tutte le cose; che nessuno si salva se non per Lei, e che Dio non fa grazie a nessuno se non per mezzo di Lei.

Eva e Maria. «Eva ha riempito il mondo di miserie;
Maria ha portato al mondo la salute.
Eva è la madre e la sorgente del peccato;
Maria è la sorgente e la madre della grazia.
Eva ci ha procurata la morte;
Maria ci ha donata la vita.
Quella ci ha feriti; questa ci ha guariti».
«Voi, o Maria, siete l'unica speranza dei peccatori. Per mezzo vostro noi possiamo ottenere da Dio il perdono dei nostri peccati; per vostro mezzo noi speriamo ricevere i doni, i favori della sua infinita bontà» (S. Agostino).
«Veneremur salutis auctricem» dice S. Gerolamo. Dobbiamo avere una grande venerazione per Colei che è la sorgente della nostra salute».
«In vitam prodiisti, ut orbis universi salutis administram te praeberes» (Orat. I de Nat.). «Voi siete venuta in questo mondo per cooperare col Figlio alla salute dell'universo» (S. Giovanni Damasc.).
«Per te reconciliati sumus Deo. Tu captivorum redemptio, Tu omnium salus. Ave, pax, gaudium et salus mundi. Ave mediatrix gloriosissima» (S. Efrem Orat. ad B. Virg.).
«Nemo salvatur nisi per Te, o Deipara! Nemo liberatur a periculis, nisi per Te, o Virgo puerpera! Nemo coelesti aliquo munere donatur nisi per Te, Deo charissima!» (S. Germano). Nessuno si salva se non per Te, o Madre di Dio! Nessuno è liberato dai pericoli se non per Te, o Vergine Madre!
Nessuno riceve doni da Dio se non per mezzo di Te, che gli sei carissima!
«Sicut in Eva omnes moriuntur, ita et in Maria omnes vivificabuntur: et sicut Evae scelere fit mundi damnatio, ita fide Mariae facta est orbis reparatio» (Beato Amedeo).
Tutti gli uomini sono morti in Eva; tutti saranno vivificati in Maria; la colpa di Eva ha perduto il mondo; la fede di Maria ha tutto riparato.
«Merito in Te respiciunt oculi omnis creaturae quia in Te, de Te et per Te benigna manus omnipotentis quidquid creaverat recreavit» (S. Bernardo). Tutte le creature volgono gli occhi verso di Voi, poiché è in Voi, con Voi, che la dolce mano dell'Onnipotente ha rifatto e riparato la sua opera, rovinata dal peccato. Ragione per cui lo stesso Santo chiama Maria: «Gratiae inventricem, mediatricem salutis, restauratricem saeculorum».
«Quod damnavit Eva, salvavit Maria» (Innocenzo III).
«Maria ha desiderato, ha cercato, ha ottenuto la salute di tutti; veramente è per Lei che la salute di tutti è stata fatta; ecco perché Ella è chiamata: salute del mondo (Riccardo da S. Vittore).
Non che il Salvatore osserva S. Bernardo non fosse da solo più che sufficiente a compiere l'opera della nostra salute: «Sed congruum magis erat ut adesset nostrae reparationi sexus uterque quorum corruptioni neuter defuisset» (Serm. de verbis Apoc. Signum magnum). Sicché il cuore di Maria è la sorgente della salute universale: «Omnis salus de Corde Mariae scaturizat» (S. Bonaventura).
Quali obbligazioni abbiamo quindi noi verso il caritatevolissimo cuore della nostra madre pietosa? Quale riconoscenza le dobbiamo noi, quali lodi le potremo offrire, che rispondano degnamente alla sua eccessiva carità verso di noi, agli innumerevoli favori che la divina misericordia ci ha fatto per mezzo suo?

Il Cuore di Maria centro del mondo rimesso a nuovo, che è il mondo del divino amore e della santa carità. Infatti tutto l'amore che è nel cuore degli Angeli e degli uomini che amano Dio per sé stesso e il prossimo in Dio e per Dio, si trova riunito nel Cuore della Madre del bell'amore, quasi raggi di sole venuti a concentrarsi in uno specchio, abbastanza grande per riunirli tutti, convergenti.
Ora, l'amabilissimo Gesù non è forse l'amore, la gioia, il centro, la delizia del cielo e della terra? E per conseguenza, non è forse vero che il cuore di Maria, cioè Gesù, è il centro di tutti i cuori degli uomini e degli Angeli? Verso di Lui dobbiamo essere sempre rivolti per guardarlo di continuo, per aspirare a Lui e per tendere a Lui: Egli è il luogo del nostro riposo e della nostra suprema felicità, fuori del quale non c'è che timore, inquietudine, angoscia, morte e inferno.


PREGHIERA. O Gesù, vero cuore di Maria, attirate, portate, rapite il nostro Cuore! Fate che esso non ami, non desideri, non cerchi, non gusti che Voi; che sospiri e tenda incessantemente a Voi e non prenda alcuna compiacenza che in Voi. Fate che esso dimori in Voi perpetuamente, sia consumato nella fornace ardente del vostro divin cuore e sia trasformato in Voi, per sempre!

AVE MARIA PURISSIMA!