mercoledì 28 dicembre 2016

«Strage degli innocenti»

Giovanni Paolo II e quella «strage degli innocenti» che si compie anche oggi «davanti alla nostra stessa coscienza»




                                       

dicembre 28, 2016                                     Giovanni Paolo II

Il 28 dicembre per la Chiesa è la Festa dei santi innocenti martiri. Un formidabile discorso «sulla Vita» del grandissimo Wojtyla davanti ai giovani a Denver




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Il 28 dicembre la Chiesa celebra la Festa dei santi Innocenti martiri, «i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello», recita il Martirologio romano. Pubblichiamo per questa occasione la “parte seconda” del discorso pronunciato dal beato Giovanni Paolo II il 14 agosto del 1993 a Denver, durante la veglia di preghiera della Giornata mondiale della gioventù. Quel giorno papa Wojtyla parlò infatti di una «strage degli innocenti» di «dimensioni enormi» che viene perpetrata ancora oggi sotto lo sguardo indifferente di tutti.




1. A questo punto i giovani riuniti a Denver potrebbero chiedersi: cosa sta per dire il Papa sulla Vita?
Le mie parole saranno una professione della fede di Pietro, il primo Papa. Il mio messaggio non sarà diverso da quanto è stato tramandato fin dall’inizio, perché non è mio, ma è la Buona Novella di Gesù Cristo stesso.

Il Nuovo Testamento presenta Simone – che Gesù ha chiamato Pietro, la roccia – come un vigoroso, appassionato discepolo di Cristo. Ma egli ha anche dubitato e, in un momento decisivo, ha perfino negato di essere un seguace di Gesù. Eppure, nonostante queste debolezze umane, Pietro è stato il primo discepolo a fare pubblica professione di fede nel Maestro. Un giorno Gesù ha chiesto: “Voi chi dite che io sia?” e Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).
A cominciare da Pietro, il primo testimone apostolico, innumerevoli testimoni, uomini e donne, giovani e vecchi, di ogni nazione della terra, hanno proclamato la loro fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il Redentore dell’uomo, il Signore della storia, il Principe della Pace. Come Pietro, essi hanno chiesto: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).
Questa sera noi professiamo la stessa fede di Pietro. Noi crediamo che Gesù Cristo ha parole di Vita, e che egli dice queste parole alla Chiesa, a tutti coloro che aprono le loro menti e i loro cuori a lui con fede e fiducia.

2. “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore” (Gv 10,11). La nostra prima riflessione è ispirata da queste parole di Gesù nel Vangelo di San Giovanni.
Il Buon Pastore offre la vita. La morte attacca la Vita.
A livello della nostra esperienza umana, la morte è il nemico della vita. È un intruso che frustra il nostro naturale desiderio di vivere. Ciò è particolarmente evidente nel caso di una morte prematura o violenta, e soprattutto nel caso dell’uccisione di innocenti.
Non sorprende quindi che tra i Dieci Comandamenti il Signore della Vita, il Dio dell’Alleanza, abbia detto sul Monte Sinai “Non uccidere” (Es20,13 ; cf. Mt 5,21).

Le parole “non uccidere” furono scolpite sulle tavole dell’Alleanza – sulle tavole di pietra della Legge. Ma, ancor prima, questa legge era scolpitanel cuore umano, nel santuario di ciascuna coscienza individuale. Nella Bibbia, il primo a sperimentare la forza di questa legge fu Caino, che uccise suo fratello Abele. Immediatamente dopo questo terribile crimine, egli avvertì tutto il fardello dell’aver infranto il comandamento di non uccidere. Anche se cercò di sfuggire alla verità dicendo: “Sono forse il guardiano di mio fratello?” (Gen 4,9 ), la voce interiore continuava a ripetergli: “Sei un assassino“. La voce era la sua coscienza, e non poteva essere messa a tacere.

3. Con il tempo, le minacce contro la vita non vengono meno. Esse, al contrario, assumono delle dimensioni enormi. Non si tratta soltanto di minacce provenienti dall’esterno, di forze della natura o dei “Caino” che assassinano gli “Abele”; no, si tratta di minacce programmate in maniera scientifica e sistematica.
Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti. I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile.
Allo stesso modo, dei falsi modelli di progresso hanno portato a mettere in pericolo l’equilibrio ecologico della terra. L’uomo, fatto a immagine e somiglianza del Creatore – era chiamato ad essere il buon pastore dell’ambiente, contesto della sua esistenza e della sua vita. È il compito che ha ricevuto da molto tempo e che la famiglia umana ha assunto non senza successo lungo tutta la sua storia, fino a un’epoca recente, in cui l’uomo è divenuto egli stesso il distruttore del suo ambiente naturale. Questo è già avvenuto in alcuni luoghi, dove si sta compiendo.

Ma c’è dell’altro. Assistiamo anche alla diffusione di una mentalità di lotta contro la vita – un atteggiamento di ostilità vero la vita nel seno materno e verso la vita nelle sue ultime fasi. È nel momento in cui la scienza e la medicina riescono ad avere una maggiore capacità di vegliare sulla salute e sulla vita, che, per l’appunto, le minacce contro la vita si fanno più insidiose. L’aborto e l’eutanasia – omicidio vero e proprio di un autentico essere umano – vengono rivendicati come dei “diritti” e delle soluzioni a dei “problemi”, problemi individuali o problemi della società. La strage degli innocenti non è un atto meno peccaminoso o meno distruttivo solo perché viene compiuto in modo legale o scientifico. Nelle metropoli moderne, la vita – primo dono di Dio e diritto fondamentale di ogni individuo, base di tutti gli altri diritti – è spesso trattata tutt’al più come una merce da organizzare, da commercializzare e da manipolare a proprio piacimento.

Tutto questo avviene mentre Cristo il Buon Pastore, vuole che noi abbiamo la vita. Egli conosce ciò che minaccia la vita; sa riconoscere il lupo che arriva per rapire e disperdere le pecore. Egli sa individuare quanti tentano di entrare nel gregge, ma sono ladri e mercenari (cf. Gv 10,1 . 13). Si accorge di quanti giovani dissipano la loro esistenza fuggendo nell’irresponsabilità e nella falsità. Droga, abuso di sostanze alcoliche, pornografia e disordine sessuale, violenza: ecco alcuni gravi problemi che richiedono una seria risposta dalla società intera, in ogni Paese e a livello internazionale. Ma essi sono anche tragedie personali da affrontare con atti concreti interpersonali di amore e di solidarietà, grazie ad un grande rinnovamento della propria responsabilità personale davanti a Dio, davanti agli altri e davanti alla nostra stessa coscienza. Siamo i custodi dei nostri fratelli! (cf. Gen 4,9).

4. Perché le coscienze dei giovani non si ribellano a questa situazione, soprattutto al male morale che deriva dalle scelte personali? Perché tanti si adagiano in atteggiamenti e comportamenti che offendono la dignità umana e deturpano l’immagine di Dio in noi? Sarebbe normale che la coscienza individuasse il pericolo mortale per l’individuo e per l’umanità racchiuso nella facile accettazione del male e del peccato.
Eppure non è sempre così. È forse perché la stessa coscienza sta perdendo la facoltà di distinguere il bene dal male?
In una cultura tecnologica in cui i popoli sono abituati a dominare la materia, scoprendo le sue leggi e i suoi meccanismi al fine di trasformarla secondo la propria volontà, sorge il pericolo di voler anche manipolare la coscienza e le sue esigenze. In una cultura che sostiene che nessuna verità universalmente valida è possibile, nulla è assoluto. Perciò, alla fine – dicono – la bontà oggettiva e il male non hanno più importanza. Bene significa ciò che è piacevole o utile in un momento particolare.
Male significa ciò che contraddice i nostri desideri soggettivi. Ogni persona può costruirsi un sistema privato di valori.

Cari giovani, non cedete a questa diffusa falsa moralità. Non soffocate la vostra coscienza! La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio (cf. Gaudium et spes, 16). “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire” (Ivi). Questa legge non è una legge umana esteriore, bensì la voce di Dio, che ci chiama a liberarci dalla morsa di desideri malvagi e dal peccato, e ci stimola a cercare ciò che è buono e vero. Solo ascoltando la voce di Dio nel nostro intimo, e agendo in conformità alle sue direttive, raggiungerete la libertà a cui anelate. Come ha detto Gesù, solo la verità vi farà liberi (cf. Gv 8,32). E la verità non è il frutto dell’immaginazione di ciascun individuo. Dio vi ha dato l’intelligenza per conoscere la verità, e la volontà di raggiungere ciò che è moralmente buono. Vi ha dato la luce della coscienza per guidare le vostre decisioni morali, per amare il bene ed evitare il male. La verità morale è oggettiva, e una coscienza adeguatamente formata può percepirla.
Ma se la stessa coscienza è stata corrotta, come può sanarsi? Se la coscienza – che è luce – non illumina più, come possiamo vincere il buio morale? Gesù dice: “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!” ( Mt 6,22-23).
Ma Gesù dice anche: “Io sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” ( Gv 8,12 ). Se seguite Cristo restituirete alla coscienza il suo giusto posto e il ruolo che le è proprio, e sarete la luce del mondo, il sale della terra (cf. Mt 5,13).
Una rinascita della coscienza deve venire da due sorgenti: innanzitutto, lo sforzo di conoscere con certezza la verità oggettiva, compresa la verità su Dio; e in secondo luogo, la luce della fede in Gesù Cristo, che solo ha parole di vita.

6. Con lo splendido scenario delle montagne del Colorado, con la sua aria pura che infonde pace e serenità alla natura, l’anima si innalza spontaneamente per cantare la lode del Creatore: “O Signore, nostro Dio, quanto grande è il tuo nome su tutta la terra” (Sal 8,2).
Giovani pellegrini, il mondo visibile è come una mappa che mostra il cielo, la dimora eterna del Dio vivente. Impariamo a vedere il Creatore contemplando la bellezza delle sue creature. In questo mondo risplendono la bontà, la saggezza e il potere onnipotente di Dio. E l’intelligenza umana anche dopo il peccato originale – che non è stata offuscata dall’errore o dalla passione – può scoprire la mano dell’Artista nelle opere meravigliose che ha compiuto. La ragione può conoscere Dio per mezzo del libro della natura: un Dio personale, infinitamente buono, saggio, potente ed eterno, che trascende il mondo e, nello stesso tempo, è presente nel più intimo delle sue creature. San Paolo scrive: “Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,20).
Gesù ci ha insegnato a vedere la mano del Padre nella bellezza dei gigli del campo, negli uccelli del cielo, nella notte stellata, nei campi pronti per il raccolto, nei visi dei bambini e nelle necessità del povero e dell’umile. Se osservate l’universo con cuore puro, anche voi vedrete il volto di Dio (cf. Mt 5,8), perché rivela il mistero dell’amore provvidenziale del Padre.
I giovani sono particolarmente sensibili alla bellezza della natura e la sua contemplazione li ispira spiritualmente. Tuttavia deve essere una contemplazione autentica. Una contemplazione che non riveli il volto di un Padre personale, intelligente, libero e amoroso, ma che giunga solamente alla figura oscura di una divinità impersonale o di una forza cosmica, non è sufficiente. Non dobbiamo confondere il Creatore con la sua creazione.
La creatura non ha vita per sé stessa ma per mezzo di Dio. Nello scoprire la grandezza di Dio, l’uomo scopre la posizione unica che occupa nel mondo visibile: “Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” ( Sal 8,6-7). Sì, la contemplazione della natura non solo rivela il Creatore, ma anche il ruolo dell’essere umano nel mondo che ha creato. Con fede, rivela la grandezza della nostra dignità come esseri creati a sua immagine.
Per avere la vita e averla in abbondanza, per ristabilire l’armonia originale della creazione, dobbiamo rispettare questa immagine divina in tutta la creazione e, in modo particolare, nella stessa vita umana.

7. Quando la luce della fede penetra questa consapevolezza naturale, noi raggiungiamo una nuova certezza. Le parole di Cristo risuonano in piena verità: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Contro tutte le forze della morte, nonostante tutti i falsi maestri, Gesù Cristo continua a offrire all’umanità l’unica vera e realistica speranza. Egli è il vero Pastore del mondo. E questo perché lui e il Padre sono una cosa sola (cf. Gv 17,22). Nella sua divinità egli è una cosa sola col Padre; nella sua umanità egli è una cosa sola con noi.
Poiché ha assunto su di sé la nostra condizione umana. Gesù Cristo può trasmettere a tutti coloro che sono uniti a lui nel Battesimo la Vita che ha in sé. E poiché nella Trinità Vita è Amore, il vero amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è stato donato (cf.Rm 5,5). La Vita e l’amore sono inseparabili: l’amore di Dio per noi, e l’amore che noi offriamo a nostra volta – amore di Dio e amore per ogni fratello e sorella.


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AMDG et BVM

martedì 27 dicembre 2016

La santa Chiesa, illuminata dalla dottrina del tuo beato Apostolo ed Evangelista Giovanni, giunga alle ricompense eterne.


Dalla prima Lettera dell'Apostolo san Giovanni


Preghiamo
Diffondi, Signore benigno, la luce sulla tua Chiesa, affinché illuminata dalla dottrina del tuo beato Apostolo ed Evangelista Giovanni, giunga alle ricompense eterne.
P
er il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.R. Amen.

1 Joann. 1:1-5
1 Quel che fu da principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiam visto coi nostri occhi, quel che abbiam contemplato, e le nostre mani han palpato del Verbo della vita:
2 - e la vita s'è manifestata, e noi l'abbiam vista, l'attestiamo, e l'annunziamo anche a voi questa vita eterna, che era presso il Padre ed è apparsa a noi -:
3 Quel che abbiam visto e udito, l'annunziamo a voi, e affinché voi pure partecipiate alla nostra società, e la nostra società sia col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo.
4 E vi scriviamo queste cose, affinché ne godiate, e il vostro gaudio sia pieno.
5 Ora l'annunzio che abbiamo udito da lui e vi comunichiamo, è questo: Che Dio è luce, e in lui non vi sono tenebre.



1 Joann. 1:6-106 Se diremo d'aver società con lui, e camminiamo nelle tenebre, mentiamo, e non pratichiamo la verità.
7 Ma se camminiamo nella luce, come anch'egli è nella luce, siamo insieme nella stessa società, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci monda da ogni peccato.
8 Se diremo che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.
9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto per rimetterci i nostri peccati, e mondarci da ogni iniquità.
10 Se diremo che non abbiamo peccato, facciamo bugiardo lui, e la sua parola non è in noi.



1 Joann. 2:1-51 Figliolini miei, vi scrivo queste cose, affinché non pecchiate. E se alcuno avrà peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo il giusto:
2 Ed egli è l'espiazione per i nostri peccati: né solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
3 Ora da questo sappiamo che lo abbiamo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti.
4 Chi dice di conoscerlo, e non osserva i suoi comandamenti, è un bugiardo, e la verità non è in lui.
5 Invece chi osserva la sua parola, in lui l'onore di Dio è veramente perfetto.



Dal libro di san Girolamo Prete sugli Scrittori ecclesiasticiCap. 9
Giovanni Apostolo, che Gesù amava moltissimo, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo Apostolo decapitato da Erode dopo la passione del Signore, dietro preghiera dei vescovi dell'Asia, scrisse, ultimo fra tutti, il Vangelo contro Cerinto ed altri eretici, e specialmente contro la dottrina che cominciava a sorgere degli Ebioniti, i quali pretendono che Cristo non sia esistito prima di Maria: ciò lo determinò a proclamare la generazione divina di lui.



Nell'anno dunque decimo quarto di Domiziano, nella persecuzione, suscitata da questo, la seconda dopo Nerone, relegato nell'isola di Patmos, scrisse l'Apocalisse, che fu interpretata da Giustino Martire e da Ireneo. Ucciso poi Domiziano e annullati dal senato gli atti di lui perché troppo crudeli, sotto il governo di Nerva ritornò ad Efeso dove, dimorando fino all'impero di Traiano, fondò e governò tutte le chiese dell'Asia: e stremato dalla vecchiezza, morì nell'anno sessantotto dopo la passione del Signore, e fu sepolto presso la medesima città.


Dai Commentari del medesimo sulla Lettera ai GalatiLib 3 Cap. 6
Il beato Giovanni Evangelista, dimorando in Efeso fino alla più tarda vecchiaia, e non potendo essere condotto in chiesa se non tra le braccia dei discepoli, né potendo più fare lunghi discorsi, in ogni adunanza non faceva che ripetere questo: Figliolini, amatevi scambievolmente (Joann. 4,7). Alla fine i discepoli ed i fratelli presenti annoiati di sentire sempre la stessa cosa, gli dissero: Maestro, perché fai sempre la stessa raccomandazione? Allora egli diede questa risposta degna di Giovanni: Perché è il precetto del Signore; e se questo solo sarà osservato, basta.



Lettura del santo Vangelo secondo GiovanniJoannes 21:19-24
In quell'occasione: Gesù disse a Pietro: Seguimi. Pietro voltatosi, vide venirgli appresso quel discepolo ch'era caro a Gesù. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo
Trattato 124 sopra Giovanni dopo la metà
La Chiesa sa che ci sono due vite fatte conoscere e raccomandatele da Dio: l'una consiste nella fede, l'altra nella visione; l'una si svolge in questo pellegrinaggio temporaneo, l'altra dura per tutta l'eternità; l'una trascorre nella fatica, l'altra nel riposo; l'una è propria del nostro viaggio, l'altra della patria; l'una consiste nell'operosità dell'azione, l'altra nella ricompensa della contemplazione, Nell'una si evita il male, e si opera il bene nell'altra non c'è alcun male da evitare, e c'è invece un gran bene da godere. Nell'una si combatte contro il nemico; nell'altra si regna senza nemico.



Nell'una si soccorre l'indigente; nel soggiorno dell'altra- non c'è verun indigente. Nell'una si perdonano i peccati altrui, perché siano perdonati i propri; nell'altra non c'è nulla che abbia a perdonarsi, né si commette cosa che esiga l'altrui venia. L'una è flagellata dai mali, affinché non insuperbisca per i beni; l'altra è colma di tanta pienezza di grazia ch'è esente da ogni male, ed è unita al sommo bene senza alcuna tentazione di superbia.


L'una dunque è buona, ma ancora piena di miserie; l'altra è migliore e beata. Quella è significata nell'Apostolo Pietro, questa in Giovanni. Quella si svolge tutta quaggiù sino alla fine di questo secolo allorché avrà termine; quella non riceverà la sua perfezione che alla consumazione di questo secolo, ma nel secolo futuro non avrà fine. Perciò a questo è detto: «Seguimi» (Joann. 21,22). Dell'altro invece «Se io voglio ch'egli rimanga finché venga io cosa t'importa? tu seguimi». Che significa ciò? Per quanto so, per quanto capisco, che significa ciò? se non: tu seguimi imitandomi nel sopportare i mali temporali: l'altro rimanga, finché io venga a dare i


AMDG et BVM




L'APOSTOLO PREDILETTO ed EVANGELISTA

SAN GIOVANNI

.......
«E io... io non so. Vorrei morire subito per non vederti soffrire. Vorrei esserti al fianco per consolarti l'agonia. Vorrei vivere a lungo per servirti a lungo. Vorrei morire con Te per entrare con Te in Cielo. Tutto vorrei perché ti amo. E penso che io, il minimo fra i miei fratelli, potrò tutto questo se saprò amarti alla perfezione. Gesù, aumenta il tuo amore!», dice Giovanni.


«Vorrai dire: "Aumenta il mio amore"», commenta l'Iscanota.

«Perché siamo noi che dobbiamo amare sempre più...».


«No. Dico: aumenta il tuo amore. Perché noi ameremo più Egli ci arderà col suo amore».


Gesù si attira vicino il puro e appassionato Giovanni e lo bacia in fronte dicendo poi: «Hai rivelato un mistero di Dio sulla santificazione dei cuori. Dio si effonde sui giusti, e più essi si arrendono al suo amore più Egli lo aumenta, e cresce santità. É questo il misterioso e ineffabile operare di Dio e degli spiriti. Si

compie nei silenzi mistici e la sua potenza, non descrivibile con umana parola, crea non descrivibili capolavori di santità. Non è sbaglio ma è parola sapiente questa di chiedere che Dio aumenti il suo amore in un cuore».

AMDG et BVM




lunedì 26 dicembre 2016

Il sasso di santo Stefano e...

  gli Occhi di Maria sulla città di Ancona











La divina Maria


 
GRANDEZZA DI MARIA
 
1. E' per mezzo della Santa Vergine Maria che Gesù Cristo è venuto al mondo ed è ancora per mezzo di lei che deve regnare nel mondo.
 

2. Maria ha vissuto una vita molto nascosta: per questo viene chiamata dallo Spirito Santo e dalla Chiesa Alma Mater, Madre nascosta e segreta. La sua umiltà è stata così profonda da non avere sulla terra altro desiderio più forte e più continuo che di nascondersi a se stessa e a tutti, per essere conosciuta unicamente da Dio solo.
 
3. Dio, per esaudirla nelle richieste che gli fece di nasconderla e renderla povera e umile, si compiacque di tenerla nascosta agli occhi di quasi tutti: nel concepimento, nella nascita, nei misteri della sua vita, nella risurrezione a assunzione al cielo. I suoi stessi genitori non la conoscevano; gli angeli si domandavano spesso tra loro: Chi è costei?. L'Altissimo la teneva loro nascosta; oppure, se rivelava qualcosa, infinitamente di più era ciò che teneva segreto.
 
4. Dio Padre ha consentito che non facesse nessun miracolo durante la sua vita, almeno di quelli appariscenti, anche se gliene aveva dato il potere. Dio Figlio ha permesso che ella quasi non parlasse, benché le avesse comunicato la sua sapienza. Dio Spirito Santo, benché fosse la sua Sposa fedele, ha fatto sì che gli Apostoli e gli Evangelisti non ne parlassero che pochissimo, il puro necessario per far conoscere Gesù Cristo.
 
5. Maria è l'eccelso capolavoro dell'Altissimo, di cui si è riservato la conoscenza e la proprietà. Maria è la Madre mirabile del Figlio, che egli ha voluto tenere nell'umiltà e nel nascondimento durante la sua vita; per favorirne l'umiltà egli la chiama donna, come se fosse un'estranea, benché dentro di sé la stimasse e l'amasse più di tutti gli angeli e le creature umane. Maria è la fonte sigillata e la Sposa fedele dello Spirito Santo, dove entra egli solo. Maria è il santuario e il riposo della Trinità Santa, dove Dio è presente in un modo più grande e divino che non in ogni altro luogo dell'universo, compresa la sua presenza tra i cherubini e i serafini; in lei, senza un grande privilegio, non è permesso entrare a nessuna creatura, benché purissima.
 
6. Io dico con i santi: la divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo Adamo, dove questi si è incarnato per opera dello Spirito Santo, per operarvi meraviglie inimmaginabili. E' il grande e divino mondo di Dio, dove egli custodisce bellezze e tesori ineffabili; è la magnificenza dell'Altissimo, dove è nascosto come nel proprio seno il suo unico Figlio e, in lui, tutto ciò che egli ha di più grande e prezioso. Oh! quante cose grandi e nascoste ha compiuto il Dio potente in questa creatura meravigliosa; ella stessa si sente costretta a proclamarlo, nonostante la sua profonda umiltà: «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente». Il mondo non le conosce, poiché non ne è capace né degno.
 
7. I santi hanno detto meraviglie di questa santa città di Dio; essi, al loro stesso dire, non si sono sentiti mai così felici ed eloquenti, come quando hanno parlato di lei. Essi affermano che la sublimità dei suoi meriti, da lei elevata fino al trono della Divinità, non si può cogliere; che l'immensità della sua carità, da lei estesa oltre i confini della terra, non si può calcolare; che la grandezza del suo potere, che influisce perfino su Dio stesso, non si può commisurare; che, infine, la profondità della sua umiltà e di tutte le sue virtù e grazie, come un abisso, non si può sondare. O altezza incomprensibile! O ineffabile immensità! O smisurata grandezza! O impenetrabile abisso!
 
8. Ogni giorno, da un capo all'altro della terra, dal più alto dei cieli fin nel profondo degli abissi, tutto predica, tutto proclama la mirabile Maria. I nove cori degli angeli, gli uomini e le donne, di ogni età, condizione e religione, buoni e cattivi, persino i demoni, sono costretti a proclama Maria beata, volentieri o no, ma per la forza della verità. Tutti gli angeli del cielo come dice san Bonaventura proclamano senza sosta: «Santa, santa, santa Maria, Vergine Madre di Dio». E milioni e milioni di volte al giorno le rivolgono l'angelico saluto: «Ave Maria...», e si inchinano davanti a lei, chiedendole, per grazia, di onorarli di un suo comando. Fino a san Michele, il quale dice sant'Agostino benché principe di tutta la corte celeste, è il più zelante nel renderle e farle rendere ogni sorta di omaggio, sempre in attesa di avere l'onore di andare, a un suo comando, a rendere servizio a qualcuno dei suoi servi.
 
9. Tutta la terra è piena della sua gloria, in particolare tra i cristiani, dove è scelta come patrona e protettrice di molti regni, province, diocesi e città. Tante cattedrali sono consacrate a Dio sotto il suo nome. Non c'è chiesa senza un altare in suo onore; non c'è contrada o regione che non abbia una sua immagine miracolosa, dove ogni sorta di male viene guarito e ogni sorta di bene viene ottenuto. Quante confraternite e associazioni in suo onore! Quanti ordini religiosi sotto il suo nome e la sua protezione! Quanti fratelli e sorelle, membri di associazioni, quanti religiosi e religiose di congregazioni diverse, proclamano le sue lodi e fanno conoscere le sue misericordie! Non c'è bambino, che balbettando l'Ave Maria, non la lodi; non c'è peccatore che, nella sua stessa ostinazione, non conservi una scintilla di fiducia in lei; e neppure c'è un solo demonio negli inferi che, temendola, non la rispetti.
 
10. Detto questo, bisogna in verità aggiungere con i santi: di Maria non si dice mai abbastanza. Maria non è ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. Ella merita ancora maggior lode, ossequio, amore e dedizione.
 
11. E ancora, con lo Spirito Santo dobbiamo dire: «Tutto lo splendore della figlia del Re é nell'interno». Come se tutta la gloria esteriore che a gara le rendono il cielo e la terra non fosse nulla, a confronto di quella interiore che riceve dal Creatore, non conosciuta dalle piccole creature che non sono capaci di penetrare nel più intimo segreto del Re.
 
12. E infine, con l'Apostolo possiamo esclamare: «Occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo... » le bellezze, le grandezze e le sublimità di Maria, miracolo dei miracoli della grazia, della natura e della gloria. Dice un santo: se vuoi capire la Madre, conosci il Figlio. E' una degna Madre di Dio! E qui ogni nostro discorso rimane inadeguato.
 
13. E' il cuore che mi ha dettato ciò che ho appena scritto, con gioia speciale, per mostrare come la divina Maria sia stata finora sconosciuta; questo è uno dei motivi per cui Gesù Cristo non è conosciuto come si dovrebbe. E' dunque sicuro che la conoscenza di Gesù Cristo e la venuta del suo regno nel mondo non saranno che la conseguenza necessaria della conoscenza della Santa Vergine e della venuta del regno di Maria, che lo ha messo al mondo la prima volta e che lo farà risplendere la seconda.

AVE MARIA PURISSIMA!