mercoledì 7 settembre 2016

MARIA: PREPARAZIONE... PERFETTO CIBORIO... SANTA NECESSITA'... VERO ALBERO DI VITA

Da una Madre è sempre dolce 
avere conforto e cure
  • Maria è la preparazione di Gesù. (….)
    Maria, Madre del Signore, è Quella che prepara lo spirito ad una unione vera e fruttuosa con Gesù.
    Ella Genitrice universale, versa il suo latte di grazia sui suoi poveri figli peccatori, deboli, malati, paurosi, nauseati, stanchi. Da una Madre è sempre dolce avere conforto e cure. E li irrobustisce, dà loro un sano appetito, una volontà di più perfetto Cibo, di quel Cibo che  è in Lei, una sola cosa con Lei: il suo Gesù.
    Oh! La Regina nostra è il perfetto Ciborio. Sempre il Pane di Vita e la Grazia è in Lei. E non vi giungete, voi uomini, a quel Pane e a quella Fonte di Grazia, altro che andando a Lei. Az 263 - 8.9.46
  • Maria è la santa necessità, Gesù è il Compimento. Ella prepara. Egli completa. Ella mantiene la fame e la sete e l’aumenta, per  portarvi, con la dolcezza dei suoi santi sapori, al sempre più vivo e rinnovato desiderio di vivere di Cristo.
    E’ l’Eva vera. La radice e l’Albero dei Viventi: Il Padre l’ha creata, l’Amore l’ha fecondata, e dal suo midollo è venuta la linfa di Grazia che v'ha dato il Frutto che è la Grazia stessa. (…)
    Vero Albero di Vita, Ella tende i suoi rami, carichi del Frutto del suo Seno, perché voi ne mangiate. Ora chi mai non va all’albero per cogliere i frutti? E non vi torna quando i frutti sono soavi? Nessuno, a meno che non sia stolto. Così voi pure andateci, o spiriti cristiani, e mangiate e bevete di Maria per giungere al santo appetito di Gesù che, a voi comunicandosi, vi dia la Vita Eterna Az 264 - 8.9.46
AVE MARIA PURISSIMA!

I TRE SETACCI

ECCO 3 SETACCI:
LA VERITA’ LA BONTA’ LA NECESSITA’
SE PRIMA DI APRIR BOCCA PENSASSIMO:
“CIO’ CHE STO PER DIRE
E’ VERO?
E’ BUONO?
E’ NECESSARIO?”

OHHHHHHH COME IL MONDO CAMBIEREBBE!!!!

SON POCHI. Comunque per adulti maturi... CERTO CHE GESU' NON CONTA PIU' sui suoi... amici

Miserere nostri, Domine
Miserere nostri!

don Paul Renner, l’errore che sale in cattedra
(di Mauro Faverzani) Il prossimo appello è il 16 settembre, dalle ore 10 alle ore 12. L’esame, quello di Questioni di teologia morale e pratica, figura nella pagina della sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Docente è il prof. don Paul Renner, che insegna presso una struttura convenzionata col prestigioso ateneo, la Scuola Superiore di Sanità “Claudiana” di Bolzano.
Il personaggio, 58enne, raramente è vestito da prete, preferisce abiti spesso sgargianti oppure tipici altoatesini: molto noto in Alto Adige, lo è poco invece nel resto d’Italia. A casa propria riveste cariche autorevoli: insegna Scienze della Religione e di Teologia Fondamentale presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone; è direttore dell’Istituto di Scienze Religiose diocesano ed è incaricato della formazione degli insegnanti di religione per tutto l’Alto Adige; inoltre, è responsabile dell’Ufficio diocesano Cultura ed Educazione permanente. Da una figura così, con tutte queste responsabilità, ci si aspetterebbe quanto meno una dottrina salda, anzi granitica.
Stupisce prender atto che non sia così. E addolora doverlo aggiungere al pur triste eppure affollato novero di quanti siano pronti a cavalcare i peggiori luoghi comuni contro la Chiesa e contro il Catechismo. A partire – come dubitarne? – dalla questione Lgbt. Non da oggi. Già in un’intervista rilasciata al quotidiano Alto Adigenel 2000, dichiarò: «È sostanzialmente vero quanto sostengono molti e cioè che forse in futuro la Chiesa dovrà chiedere perdono per le discriminazioni e le sofferenze inferte alle persone con tendenza omosessuale».
E da qui eccolo vomitare accuse infamanti: «Roma l’hanno già rovinata i cattolici ferventi, senza dover attendere i gay». Ha nostalgia dei primi cristiani, ma solo perché almeno loro «si accontentavano di rimanere defilati e scavavano catacombe», non come al giorno d’oggi, quando «l’incidenza ed a volte l’invadenza del Vaticano nella politica rimane fortissima», commenta sconsolato. Ancora nel 2004, in un’altra intervista sempre per l’Alto Adige, non esitò a mostrarsi favorevole al riconoscimento delle unioni civili, etero e omosessuali, sia pur distinguendole formalmente da quelle sposate.
Di lui nel 2006 si è occupata anche GoiTv, la televisione della massoneria. L’occasione per un’intervista giunse dall’annuale Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, svoltasi al Palacongressi di Rimini dal 31 marzo al 2 aprile 2006. Don Renner vi partecipò nella veste di oratore, definendo crocifisso e grembiulini compatibilissimi, al punto da ritenere superate divisioni e incomprensioni.
Posizione ribadita anche nel suo libro, Frontiere/Grenzen: Vita freelance di un prete felice (Il Margine, Trento 2006): «I massoni sono un’organizzazione (o una serie di organizzazioni) di persone votate al progresso culturale e spirituale, che si impegnano nella filantropia», e questo, secondo lui, basterebbe a rendere i contrasti con la Chiesa roba del passato. È voce comune che anch’egli sia affiliato alla confraternita, anche se lui, si limita a sostenere «la possibilità di una duplice appartenenza alla chiesa e alla massoneria» (op. cit., p. 204).
Don Renner pare “dimenticare” la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983 con specifica approvazione di papa Giovanni Paolo II, e tuttora in vigore. In essa si ribadiscono la condanna dell’appartenenza alle logge: «I loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la Dottrina della Chiesa – si legge – perciò l’iscrizione ad essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Sconcertante è anche quanto dichiarato nella predetta circostanza alla tv della massoneria: «Gesù è un laico, non è mai diventato sacerdote, non ha mai esercitato il culto. Raduna intorno a sé altri laici, avvia un movimento laicale, che poi ha assunto anche una sua fisionomia clericale, ma la Chiesa è una realtà laica». Per questo non deve «fare proseliti».
Qui don Renner dimostra di non tenere in alcun conto l’istituzione dell’Eucaristia. San Tommaso (che, nel Commentarium in epistolam ad Hebraeos, scrisse: «Solo Cristo è il vero Sacerdote, mentre gli altri sono i suoi ministri» e nella Summa theologiae precisò: «Cristo è la fonte di ogni sacerdozio») e il Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 1544 afferma con chiarezza: «Tutte le prefigurazioni del sacerdozio dell’Antica Alleanza trovano il loro compimento in Cristo Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini». Quanto al far proseliti, val la pena ricordare quanto scritto da Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini al n. 91: «La Chiesa è missionaria nella sua essenza. Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Gesù Cristo». Ed ancora al n. 93: «La missione della Chiesa non può essere considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale. È necessario dunque riscoprire sempre più l’urgenza e la bellezza di annunciare la Parola per l’avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo stesso».
Ma questo probabilmente sfugge al sacerdote altoatesino, talmente infervorato dalla prospettiva del dialogo interreligioso da auspicare l’insegnamento della religione islamica nelle scuole, convinto che ciò possa costituire un «deterrente» contro il terrorismo anziché l’innesto di elementi estranei alla nostra cultura. Del resto, sembra infastidirlo alquanto l’idea che una religione possa dirsi vera e, di conseguenza, le altre false, benché in questo le Sacre Scritture siano chiare: Gesù Cristo è «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6) e non altri. Ma don Renner rilancia in un’intervista per il quotidiano L’Adige: «I primi a scatenare l’odio religioso siamo stati noi cristiani», colpa nostra quindi, contro ogni evidenza storica, a partire dal sangue dei martiri, sgorgato copioso sin dalle origini ed ancora oggi versato in molte parti del mondo.
Che una persona con tali convinzioni sia stata posta ad insegnare agli studenti universitari, ai futuri insegnanti di religione, all’Istituto di Scienze Religiose e debba curare settori strategici come Cultura ed Educazione permanente nella propria Diocesi suscita più di una perplessità. Come è possibile? Che ne pensano il vescovo di Bolzano e la Congregazione per la Dottrina della Fede? (Mauro Faverzani)

Datevi una regolata

07 settembre 2016 - 10:31

Sbeffeggiati al Festival di Venezia il Papa e il Vaticano

(di Cristina Siccardi) La figura del Papa è approdata alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno nel modo peggiore che si potesse immaginare. Essa è stata dileggiata, schernita, vilipesa con gli strumenti dell’affabulatore pensiero contemporaneo, ammantato di abilità artistica e cerebrale.
A Venezia sono state presentate le prime due puntate (sulle complessive dieci) della serie tv The Young Pope, diretta dal regista pluripremiato Paolo Sorrentino e prodotta da Sky, HBO e Canal+: investimento sostanzioso per un prodotto che, in contemporanea al Pontificato di F, elimina in toto l’aura di sacralità del Pontefice.
Sorrentino, che si è limitato a raccogliere tutto ciò che offre la secolarizzata e materializzata civiltà occidentale, con questo provocatorio lavoro sorpassa in bruttezza, in volgarità e blasfemia il satirico Habemus Papam di Nanni Moretti: là il Papa, che aveva comunque già perso il suo ruolo di Vicario di Cristo, era un uomo insicuro, bisognoso dello psicanalista. Qui, invece, siamo di fronte ad un uomo diabolico.
La Chiesa viene rappresentata soltanto come un contenitore di vanità, di potere, di fobie e di manie di grandezza. Vero squallore per gli squallidi tempi che viviamo, dove il limite non esiste più, come ha dimostrato l’orrenda vignetta di Charlie Hebdosulle vittime del terremoto del 24 agosto scorso. Miasmi di un’età in cui il Papato da 50 anni a questa parte ha sempre più rinunciato ad assolvere il suo compito fondativo: confermare i fedeli nella fede ed evangelizzare le genti per la salvezza eterna delle anime.
Il papa di Sorrentino è americano, si chiama Lenny Belardo – interpretato da Jude Law – e, una volta eletto, prende il nome di Pio XIII. Fuma in maniera compulsiva, mette le infradito, indossa scarpe Louboutin.
Dal 21 ottobre andrà in onda su SKY Atlantic e, forse, sarebbe buona cosa che gli uomini di Chiesa, soprattutto le alte gerarchie, ne prendessero visione al fine di rendersi conto che cosa sia davvero accaduto nel voler, con il Concilio Vaticano II, dialogare con il mondo e con i lontani: non solo le vocazioni sono rare e le chiese sempre più vuote, ma ormai la figura del Capo della Chiesa viene sbeffeggiata e dileggiata con arroganza, tanto da arrivare a far dire al papa: «Non credo in Dio» per poi sogghignare mefistofelicamente e dire «Sto scherzando». Ma questo film non è affatto uno scherzo e neppure una buffonata. È, al contrario, estremamente serio nel rispecchiare un’epoca in cui la Chiesa terrena ha perso l’orientamento, ha smarrito, in sintesi, l’altare rivolto verso oriente, verso Dio.
Il regista non ha nessun timore per i commenti oltre Tevere. «Quali reazioni mi aspetto dal Vaticano? È un problema loro, non mio, capiranno che è un lavoro onesto, senza sterili provocazioni o pregiudizi, sulle contraddizioni e le difficoltà di quel mondo, e di un prete speciale che è il Papa» ha detto al Corriere della Sera lo scorso 3 settembre. Perverso e pasoliniano meditare cinematografico quello di Sorrentino in questa architettonica operazione. Comunque sia, il film infierisce pesantemente sul Vaticano, che dovrebbe porsi davvero il «problema»: dalla crisi della Chiesa postconciliare si è passati all’agonia, sulla quale irridono coloro che utilizzano le debolezze altrui per farne il proprio successo e per servire il padrone degli abissi.
L’astuto Sorrentino non vuole far intendere che la Chiesa sia cambiata, perché, così facendo, metterebbe in allarme, allora indaga su «come si gestisce e si manipola il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore disinteressato verso il prossimo». Ci vorrebbe, secondo il regista, più e più libertà nella Chiesa (siamo di fronte all’abbraccio mortale con il mondo): «Che il cammino della Chiesa verso la liberalità continui dopo F è illusorio pensarlo, come è illusorio pensare che la Chiesa sia cambiata». (http://www.corriere.it/spettacoli /16_settembre_03/mostra-cinema-venezia-2016-papa-provocatorio-sorrentino-012eb5c4-71bb-11e6-a5ab-6335286216cb.shtml). Gode nel colpire e ferire l’immagine pseudopetrina, ben sapendo di trovarsi di fronte ad una realtà sempre meno sacra, sempre più svuotata dei suoi contenuti dottrinali e di fede, sempre più fragile, vulnerabile e corrotta spiritualmente e moralmente.
Il cast è di prim’ordine: oltre al già citato divo protagonista, troviamo Diane Keaton, segretaria particolare del papa, che nel film indossa una t-shirt con il titolo della canzone di Madonna Louise Veronica Ciccone, Like a Virgin; Silvio Orlando interpreta, invece, il segretario di Stato avversato da Pio XIII, una sorta di Jago, che cerca di studiare i punti deboli del pontefice, «perché gli uomini sono come Dio: non cambiano mai». Orlando pensa soprattutto ai giocatori del Napoli, ai soldi e al potere; mentre Cécile de France è la responsabile del marketing del Vaticano.
Sorrentino parla «dei segni evidenti dell’esistenza e dell’assenza di Dio, di come si cerca e di come si perde la fede, della grandezza della Santità, così grande da ritenerla insopportabile». Il suo è un pontefice spigoloso, imprevedibile («ho imparato a confondere i pensieri del prossimo fin da bambino»), solitario, contraddittorio, tradizionalista, che rinvia la prima omelia dal balcone di San Pietro, perché vuole essere irraggiungibile come una rockstar, «invisibile come Salinger e Mina». Molte le scene forti, in particolare quelle della libertà sognata da questo antipapa, che esorta le persone a peccare e a non avere più sensi di colpa…
Non andiamo oltre, tutto ciò è sufficiente per bussare alla porta del Vaticano e chiedere: per quanto tempo ancora dovremo rinunciare alla condanna di ciò che è giusto per ciò che è ingiusto e malvagio? Per quanto tempo ancora deve essere sottratta la Verità portata dal Figlio di Dio a questa povera umanità contemporanea, ubriacata da Kant, Freud, Rahner, Teilhard de Chardin… dai Pasolini, Pannella, Scalfari, Sorrentino? Per quanto tempo ancora, dopo aver elargito perle agli indegni, si continuerà ad essere superbi con la Santissima Trinità, umiliandosi senza onore davanti agli uomini per vedere calpestare le perle di inestimabile valore ed essere sbranati dai senza Dio? (Cristina Siccardi)

martedì 6 settembre 2016