venerdì 17 giugno 2016

San Ildefonso di Toledo canta Maria SS.ma


 La beatitudine di Maria


       Eccoti beata fra le donne, integra fra le madri, signora tra le ancelle, regina tra le sorelle. Ecco infatti che da questo momento ti dicono beata tutte le genti; beata ti riconoscono le celesti virtù; beata ti predicano tutti i poeti; beata ti celebrano le nazioni. Beata tu per la mia fede, beata per la mia anima, beata per il mio amore, beata per le mie preghiere e per le mie prediche.

       Che io ti predichi, dunque, finché sei predicanda; che ti ami finché sei amabile; che ti lodi finché sei lodevole; che io ti serva finché servizio merita la tua gloria. Tu ricevendo Dio solo, sei seconda solo al Figlio di Dio; tu, generando nel tempo Dio e l’uomo simultaneamente, sei prima dell’uomo figlio, al quale, accogliendo la venuta di Dio come ospite, e concependolo desti ospitalità ad un tempo a Dio e all’uomo. In passato, pura per intervento di Dio; nel presente accogli in te Dio e l’uomo; nel futuro generando l’uomo e Dio; lieta per la verginità e per il concepimento; gioiosa per la prole e per la purezza; fedele al figlio ed allo sposo. Conservi la fedeltà al Figlio tuo, perché Egli non conosca genitore nella sua carne; serbi fedeltà allo sposo, perché Quegli stesso ti conosca genitrice senza l’uomo.

       Tanto degna di gloria nel Figlio, quanto disconosci ogni contatto di uomo; istruita in ciò che si deve conoscere, edotta in ciò che si deve credere, confermata in ciò che si deve sperare, corroborata in ciò che si deve mantenere senza possibilità di perdita alcuna.

Ildefonso di Toledo, De virginit. BMV, vv. 106-121
AVE MARIA!

giovedì 16 giugno 2016

La corona del Rosario diventa l'arma più potente // non solo per i cristiani

Ora dovete prepararvi.

«Da ogni parte del mondo, figli prediletti, oggi vi raccolgo nel mio Cuore Immacolato. Con
umiltà avete accolto l'invito ad affidare a Me la vostra vita, e ora Io stessa sarò in ogni
momento la vostra difesa.

Mi avete anche consacrato il vostro Sacerdozio: Io mi assumo il compito di renderlo ogni
giorno più conforme al disegno d'amore del Cuore Eucaristico di Gesù.

Mi avete donato il cuore. Io metterò al posto dei vostri cuori ripieni di peccati il mio Cuore
Immacolato, e così attirerò su di voi la Potenza di Dio che formerà in ciascuno mio Figlio Gesù
fino alla sua pienezza.

Per questo rispondete a quanto la vostra Mamma Immacolata oggi vi domanda.

Vi chiedo docilità, preghiera e sofferenza.

Siate anzitutto sempre più docili. Solo così Io vi posso nutrire, vestire, condurre e formare.
Sono questi i momenti in cui opero i più grandi prodigi nel nascondimento e nel silenzio. 
Compio i miei più grandi miracoli nel cuore e nell'anima dei miei figli prediletti. Senza che voi o altri se ne accorgano, vi conduco a grande santità.
Dono a voi il mio stesso spirito e così lo Spirito del Padre e del Figlio sarà attirato
irresistibilmente a scendere su di voi come è sceso su di Me e Lui vi trasformerà
completamente.
Diventerete grandi nell'amore, nella virtù, nel sacrificio, nell'eroismo.
Così sarete pronti per il mio disegno.

Pregate di più, figli prediletti.
Non tralasciate mai la preghiera della Liturgia delle Ore, la vostra meditazione quotidiana, le
visite frequenti a Gesù presente nell'Eucaristia.
Il sacrificio della santa Messa sia da voi interiormente vissuto nella vita e nel momento della sua celebrazione. È soprattutto all'altare ove ciascuno di voi viene assimilato a Gesù
Crocifisso. 
Non tralasciate mai la recita del santo Rosario, questa preghiera che Io prediligo e
che dal Cielo sono venuta a domandarvi. Io vi ho insegnato a recitarlo bene, facendo scorrere
fra le mie dita i grani della corona, mentre mi associavo alla preghiera della mia piccola figlia,
a cui apparivo nella Grotta di Massabielle.
Quando recitate il Rosario voi mi invitate a pregare con voi ed Io veramente, ogni volta, mi
associo alla vostra preghiera. Così voi siete i bimbi che pregano assieme alla Mamma Celeste.
Ed è per questo che la corona del Rosario diventa l'arma più potente da usare nella terribile
battaglia che siete chiamati a combattere contro Satana e il suo esercito del male.

Offritemi anche le vostre sofferenze:
- quelle interiori che tanto vi umiliano, perché provengono dalla esperienza dei vostri limiti, dei
vostri difetti, dei vostri numerosi attaccamenti. Quanto più piccole e nascoste sono le
sofferenze che mi offrite, tanto più grande è la gioia che prova il mio Cuore Immacolato;
- le sofferenze esteriori, che spesso il mio Avversario vi procura, mentre con rabbia e furore si scatena maggiormente contro di voi, perché prevede che sarete da Me usati per la sua
definitiva sconfitta.
Alcuni egli li tormenta con tentazioni di ogni genere, altri con il dubbio e la sfiducia, altri con
l'aridità e la stanchezza, altri con la critica e la derisione, altri persino con le calunnie più
gravi.
Rispondete in una sola maniera: offrendomi il dolore che provate e abbiate fiducia, fiducia,
fiducia nella vostra Mamma Celeste.
Se fui sempre accanto a voi, in questi momenti lo sono in maniera particolare, con tutta la
tenerezza del mio amore di Mamma. Non temete. Vi ripeto: siete miei e Satana non vi
toccherà. Siete nel mio giardino e nessuno potrà strapparvi dal mio Cuore Immacolato.
È giunta l'ora però in cui sarete chiamati a sofferenze molto più grandi: la persecuzione, la
prigionia, per alcuni l'offerta della vostra vita. Presto dovrete vivere momenti che non
potreste sopportare se accanto a voi non vi fosse la vostra Mamma.
Ora dovete prepararvi.
Per questo, oggi, con sollecitudine vi domando solo docilità, preghiera e sofferenza».
(dal Libro del Mov.Sac.Mar. 11 febbraio 1978. Festa della Madonna di Lourdes)
AMDG et BVM

SANCTA MISSA IMMACULATI CORDIS BEATAE MARIAE VIRGINIS

IMMACULATI CORDIS

BEATAE MARIAE VIRGINIS

Duplex II classis

Introitus Hebr. 4, 16
ADEÁMUS cum fidúcia ad thronum grátiae, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno. Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.

Oratio
OMNÍPOTENS sempitérne Deus, qui in Corde beátae Maríae Vírginis dignum Spíritus Sancti habitáculum praeparásti: concéde propítius ; ut ejúsdem immaculáti Cordis festivitátem devóta mente recoléntes, secúndum Cor tuum vívere valeámus. Per Dóminum... in unitáte ejúsdem.


Léctio libri Sapiéntiae.
Eccli. 24, 23-31
EGO quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei, fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchrae dilectiónis, et timóris, et agnitiónis, et sanctae spei. In me grátia omnis viae et veritátis: in me omnis spes vitae et virtútis. Transíte ad me, omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes saeculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam aetérnam habébunt.

Graduale Ps. 12, 6 Exsultábit cor meum in salutári tuo: cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi: et psallam nómini Dómini altíssimi. V/. Ps. 44, 18 Mémores erunt nóminis tui in omni generatióne et generatiónem: proptérea pópuli confitebúntur tibi in aetérnum.
Allelúja, allelúja. V/. Luc. 1, 46-47 Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo. Allelúja.

In Missis votivis post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur
Tractus Prov. 8, 32-35 Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. V/. Beátus homo qui audit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. V/. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.

Tempore autem Paschali, omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:
Allelúja, allelúja. V/. Luc. 1, 46-48 Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo. Allelúja. V/. Beátam me dicent omnes generatiónes, quia ancíllam húmilem respéxit Deus. Allelúja.


+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.

Joann. 19, 25-27
IN illo témpore: Stabant juxta crucem Jesu mater ejus, et soror matris ejus María Cléophae, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit matri suae: Múlier, ecce fílius tuus. Deínde dicit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.
Credo.

Offertorium Luc. 1, 47 et 49 Exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo ; quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus.


Secreta
MAJESTÁTI tuae, Dómine, Agnum immaculátum offeréntes, quaésumus: ut corda nostra ignis ille divínus accéndat, qui Cor beatae Maríae Vírginis ineffabíliter inflammávit. Per eúmdem Dóminum.

Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Festivitáte.
Communio Joann. 19, 26-27 Dixit Jesus matri suae: Múlier, ecce fílius tuus: deínde dixit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accepit eam discípulus in sua.

Postcommunio
DIVÍNIS refécti munéribus te, Dómine, supplíciter exorámus: ut beátae Maríae Vírginis intercessióne, cujus immaculáti Cordis solémnia venerándo égimus, a praeséntibus perículis liberáti, aetérnae vitae gáudia consequámur. Per Dóminum.


AVE MARIA!

mercoledì 15 giugno 2016

ALLA SCUOLA DI SANT'ANTONIO DI PADOVA PER CAPIRE LE LEZIONI DELLE CONCHIGLIE

LEGGIAMO LA BIBBIA CON SANT'ANTONIO
e... impariamo dalle conchiglie



12. “Cercate di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Fa’ attenzione alle tre parole: cercate, unità e vincolo della pace, che a noi, fratelli miei, sono veramente necessarie. 

Il diavolo volle seminare nel cielo la zizzania della discordia, e ora fa di tutto per farlo anche nelle comunità dei penitenti. 

Leggiamo infatti nel libro di Giobbe: “Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore, e in quel giorno anche Satana andò in mezzo a loro” (Gb 1,6).
Fa’ attenzione alle singole parole: dice “Un” (giorno), per escludere ogni diversità; “giorno”, per escludere la successione della notte; “i figli”, adottati con la grazia; “di Dio”, per la povertà dello spirito; “andarono” con la devozione; “a presentarsi” con la mortificazione del corpo; “davanti al Signore”, non davanti al mondo; “e anche Satana andò in mezzo a loro”, appunto per seminare la zizzania della discordia. 

Invece noi, fratelli, cerchiamo di essere solleciti e non pigri; cerchiamo di conservare e non di rompere l’unità dello spirito. 

Custodiamo l’unità dello spirito, o carissimi, con grande sollecitudine, come le conchiglie marine custodisco­no con grande cura le loro perle.

Si legge nella Storia Naturale che nelle conchiglie marine si producono delle pietre preziose, cioè le perle; 
le conchiglie, ad un dato tempo dell’anno, sono bramose di rugiada come marito, e sotto tale stimolo si aprono, e quando più copiosa scende la pioggia lunare (rugiada), come boccheggiando assorbono il fluido sospirato: così concepi­scono e vengono ingravidate. 

Se il fluido assorbito è puro, i piccoli grani che si formano sono candidi; se il fluido è torbido, i grani sono opachi o anche striati di colore rossiccio. Così le conchiglie figliano più di cielo che di mare. 
Inoltre, quando assorbono il seme dell’aria del mattino, la perla è più limpida; quando lo assorbono alla sera la perla risulta piuttosto offuscata; e quanto più ne avranno assorbito, tanto più grandi saranno le perle prodotte.
Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate. Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino; e quando il giorno si accende di raggi più ardenti, perché le perle non si offuschino per causa del calore del sole, si immergono in profondità e si riparano dal caldo tra i gorghi.
Nell’acqua la perla si rammollisce, nel vino si rasso­da; mai se ne trovano due insieme, distinte, e quindi una grossa perla, formata da due che si sono fuse insieme, si chiama “unione” (solitario). Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori: è per questo che si nascondono tra gli scogli. Nuotano in gruppo e le loro schiere hanno sempre una guida sicura.
Vediamo quale sia il significato morale di tutto questoLe conchiglie, il cui nome viene da “concavità”, raffi­gurano i penitenti, gli umili, i poveri nello spirito, i quali si tengono nella concavità, cioè nell’umiltà del cuore. 

Anch’essi anelano alla rugiada come a marito, e infatti dicono: “L’anima mia ha sete di Dio, fonte viva” (Sal 41,3). La rugiada della grazia celeste, come uno sposo, impregna l’anima con il fermo proposito di rettamen­te operare. Per il desiderio di questa rugiada essi si aprono, e infatti dice Giobbe: “La mia radice è aperta, protesa verso le acque, e la rugiada si fermerà sulle mie messi” (Gb 29,19).
[....]
“E quando più copiosa scende la pioggia lunare”, ecc. Nella pioggia lunare sono simboleggiate tre cose: la prosperità, l’avversità e l’infusione della grazia. 
Nello splendore della luna è raffigurata la prosperità; 
nella notte l’avversità e 
nella pioggia l’infu­sione della grazia, che i giusti bramano con ardore e assorbono quasi aprendo la bocca del cuore, sia nello splendore della prosperità come nella notte dell’avversità, in modo che né la prosperità li insuperbisce, né l’avversità li deprime. Isaia infatti dice: “L’ani­ma mia ha sospirato a te nella notte, e al mattino mi volgerò a te con il mio spirito e il mio cuore” (Is 26,9).
“E se il fluido assorbito è puro”, ecc. 
Considera che l’infusione della grazia ha due effetti: o illumina, o turba. 
Illumina la mente alla contemplazione, e allora le perle diventano candide, sono cioè puri i pensieri e gli affetti. Dice il Signore per bocca di Osea: “Sarò come rugiada, e Israele germoglierà come giglio” (Os 14,6). Quando la rugiada della contemplazione delizia la mente, Israele, ossia l’anima umile fa germogliare, quale giglio, pensieri di purezza. 
Analogamente, la grazia turba susci­tando il dolore dei peccati, e allora nelle perle subentra il colore pallido o rossiccio: pallido a motivo della mortificazione del corpo, rossiccio per la contrizione del cuo­re. Si legge nel Cantico dei Cantici: Annunciate al mio diletto che io languisco di amore (cf. Ct 5,8). Fu detto anche: Impallidi­sca ogni innamorato (Ovidio). E il salmo: “L’estremità del dorso della colomba è del pallore dell’oro” (Sal 67,14).
“Così i parti delle conchiglie sono più di cielo che di mare”. 
Chi è impregnato di mare, cioè dell’amaro del mondo, partorisce vipere; 
chi invece è impregnato di cielo, partorisce perle. 

Dei primi è detto: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira che ci sovrasta?” (Lc 3,7)

Dei secondi: “Le viti in fiore hanno sprigionato il loro profumo” (Ct 2,13). E ancora: “I tuoi effluvi sono un paradiso” (Ct 4,13).
“Quando le conchiglie assorbono il seme dell’aria del mattino la perla è più limpida, quando invece lo assorbono la sera, la perla risulta piuttosto offuscata”, ecc. Questo lo dice anche il salmo: “Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia” (Sal 29,6). Osserva che triplice è la sera e triplice il mattino: in ognuno di questi momenti c’è il pianto e la gioia.
La prima sera fu la colpa di Adamo, nella quale ci fu il pianto quando, cacciato dal paradiso terrestre, si sentì dire: “Mangerai il pane nel sudore della tua fronte”(Gn 3,19)
Il primo mattino fu la natività di Cristo, nella quale ci fu la gioia. Infatti l’angelo disse: “Io vi annunzio una grande gioia...” (Lc 2,10).
La seconda sera fu la morte di Cristo, nella quale ci fu il pianto. Dice Luca: “Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse” (Lc 23,28)
Il secondo mattino fu la sua risurrezione, nella quale ci fu la gioia. “Vedendo il Signore, gli apostoli furono pieni di gioia” (Gv 20,20).
La terza sera è la morte di ogni uomo, nella quale c’è il pianto. Dice la Genesi: “Sara morì nella città di Arbee (Ebron): arrivò Abramo per piangere e a fare il lamento su di lei” (Gn 23,2)Il terzo mattino sarà per i santi nella risurre­zione finale, nella quale splenderà sul loro capo – come dice Isaia – la perenne letizia (cf. Is 35,10).
“Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate”. La tentazione del diavolo è come un sinistro bagliore, di cui i giusti hanno una grande paura; e quando l’avvertono, subito si ritirano e chiudono le porte dei sensi. Dice Giovanni: “Essendo venuta la sera di quel giorno..., mentre tutte le porte erano chiuse”(Gv 20,19).
[Vedi anche il commento su questo vangelo nel sermone dell’Ottava di Pasqua.]
“Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino”, ecc. La sensibilità consiste in uno stimolo della mente che attraverso il corpo viene trasmesso all’anima. 
I giusti temono che i loro parti, cioè le loro opere, si macchino, e perciò, quando divampa il calore della prosperità terrena, ed essi stessi ne sono oggetto, subito scendono in profondità: meditano cioè sulla loro fragilità, sulla loro iniquità e miseria, si nascondo­no nei singhiozzi e nelle lacrime, perché, se facessero altrimenti, le loro perle si offuscherebbero e si macchierebbero per il calore del sole, vale a dire con la fiamma dell’onore e della grandezza terrena.
“Nell’acqua la perla si rammollisce”. Nell’acqua del piacere la mente del giusto si rammollisce; invece nel vino, cioè nell’austerità, si rassoda; infatti davanti a un volto austero e severo si corregge l’animo del malvagio. Leggiamo nell’Ecclesiastico: “Hai delle figlie?”. Ti sono cioè affidate delle anime? “Custodisci il loro corpo, e non mostrare loro un volto troppo indulgente” (Eccli 7,26).
In una conchiglia non si trovano mai due perle insieme, perché nella mente del giusto non c’è il sì e il no allo stesso tempo (cf. 2Cor 1,17­19), non ci sono due parti, non c’è discordanza, ma “unità”; il giusto cerca sempre di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace (cf. Ef 4,3).
“Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori”, e anche i giusti temono gli agguati delle suggestioni del diavolo, il quale in questo grande mare del mondo getta il suo amo, e quindi essi si nascondono tra gli scogli. 

Lo scoglio è una roccia che affiora sul mare; si chiama scoglio da scandagliare, e simboleggia l’umiltà della mente, nella quale chi si nasconde non ha più ragione di temere gli agguati degli spiriti maligni.
“Le conchiglie nuotano in gruppo”, e in questo è indicata egregiamente l’unione degli spiriti. 
“Le loro schiere hanno sempre una guida sicura”, e in ciò è simboleggiata l’obbedienza. Il prelato è la guida che si deve seguire, alla quale tutti siamo tenuti a obbedire di buon animo, per mantenere l’unione degli spiriti con il vincolo della pace.
Si degni di concederci tutto questo il Signore Gesù Cristo, al quale è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.