sabato 13 giugno 2015

FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA


FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 

La devozione al Cuore Immacolato.
La devozione al Cuore Immacolato di Maria è antica come il Cristianesimo. Lo Spirito Santo l'insegnò per mezzo di san Luca, l'evangelista dell'infanzia del Salvatore: "Maria conservava nel suo Cuore e meditava tutte queste cose". "E la Madre di Gesù conservava tutte queste cose nel suo Cuore" (Lc 2,19;51). La devozione, che porta i fedeli a rendere a Maria l'onore e l'amore che a Lei si devono, ha qui la sua origine. I più grandi Dottori della Chiesa cantarono le perfezioni del suo Cuore: sant'Ambrogio, sant'Agostino, san Giovanni Crisostomo, san Leone, san Bernardo, san Bonaventura, san Bernardino da Siena, le due grandi monache sante, Gertrude e Matilde... Nel secolo XVII, san Giovanni Eudes "padre, dottore e apostolo del culto al Sacro Cuore" (Bolla di Canonizzazione) si fece dottore e apostolo del culto al Cuore purissimo di Maria e dal dominio della pietà privata, lo introdusse nella Liturgia cattolica.

Oggetto della devozione.
Di questa devozione egli ci dice: "Nel Cuore santissimo della prediletta Madre di Dio, noi intendiamo e desideriamo soprattutto venerare e onorare la facoltà e capacità naturale e soprannaturale di amare che la Madre dell'amore tutta impegnò nell'amare Dio e il prossimo. Poiché sia che il cuore rappresenti il cuore materiale che portiamo in petto, organo e simbolo dell'amore, o piuttosto la memoria, la facoltà d'intendere con cui meditiamo, la volontà, che è radice del bene e del male, la finezza dell'anima per la quale si fa la contemplazione, in breve, tutto l'interno dell'uomo (noi non escludiamo alcuno di questi sensi) intendiamo e vogliamo soprattutto venerare e onorare prima di ogni cosa e sopra ogni cosa, tutto l'amore e tutta la carità della Madre del Salvatore verso di Dio e verso di noi" (Devozione al Sacro Cuore di Maria, Caen, 1650, p. 38 e Cuore ammirabile, l. i, c. 2).

La cosa più dolce per un figlio è onorare la madre e pensare all'amore di cui è stato oggetto. San Bernardo, parlando del Cuore di Gesù, ci dice: "Il suo Cuore è con me. Il Cristo è mio capo. Come potrebbe non essere mio tutto quello che appartiene alla mia testa? Gli occhi della mia testa sono miei e allo stesso modo questo cuore spirituale è veramente mio cuore. È veramente mio e io possiedo il mio cuore con Gesù" (Vigna mistica, c. 3). Possiamo dire allo stesso modo del Cuore di Maria. Una madre è tutta di suo figlio e gli appartiene con i suoi beni, il suo amore, la sua vita stessa. Un figlio può sempre contare sul cuore della madre.
Noi tutti siamo figli della Santa Vergine, che ci accolse con Gesù nel suo seno nel giorno dell'Incarnazione. Ci generò nel dolore sul Calvario e ci ama in proporzione di quanto a Lei siamo costati. Essa ha offerto al Padre, per noi, quanto aveva di più caro, Gesù, ha detto il suo fiat per l'immolazione, lo ha dato a noi e come l'avrebbe dato senza dare se stessa?

Confidenza nel Cuore Immacolato.
Maria ridice a noi le parole di Gesù: Venite a me voi tutti e vi consolerò... Ci sorride e ci chiama come a Lourdes e nessuno, per la sua indegnità, ha motivo di starne lontano. Il Cuore di Maria fu sede della Sapienza, dimora per nove mesi del Verbo fatto carne, formò il Cuore stesso di Gesù e gli insegnò la misericordia verso gli uomini, pulsò all'unisono col Cuore di Gesù e per quel cuore fu ornato dei più preziosi doni di grazia, Cuore materno per eccellenza, resta il rifugio dei poveri peccatori. Per questo fu fatto immacolato e ne sgorgò soltanto sangue purissimo, il sangue dato a Gesù, perché lo versasse per la nostra salvezza. È il Cuore depositario e custode delle grazie meritate dal Signore con la sua vita e con la sua morte e sappiamo che Dio non distribuì mai, né distribuirà grazie ad alcuno se non per le mani e il Cuore di Colei, che è tesoriera e dispensatrice di tutti i doni. È il Cuore, infine, che ci è stato dato con quello di Gesù, "non solo per modello, ma perché sia il nostro, perché, essendo membra di Gesù e figli di Maria, dobbiamo avere con il nostro Capo e con la nostra Madre un solo cuore e dobbiamo compiere tutte le nostre azioni con il Cuore di Gesù e di Maria" (San Giovanni Eudes,Cuore ammirabile, l. xi, c. 2).

Consacrazione al Cuore Immacolato.
Se la consacrazione individuale di un'anima a Maria le assicura le grazie più grandi, quali frutti non potremo attendere dalla consacrazione del genere umano fatta dal Sommo Pontefice? La Vergine stessa si degnò farci sapere che desiderava tale consacrazione e, rispondendo al desiderio della Madonna di Fatima, S. S. Pio XII, il giorno otto dicembre 1942, pieno di confidenza nell'intercessione della Regina della pace, solennemente consacrò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Le nazioni cattoliche si sono unite al supremo Pastore.

MESSA
La festa del Cuore di Maria era stata concessa a parecchie diocesi e a quasi tutte le Congregazioni religiose, che la celebravano in date differenti. S. S. Pio XII l'estese a tutta la Chiesa e la fissò al giorno 22 Agosto.         [OGGI ancora si celebra solo come memoria obbligatoria all'indomani della Solennità del Sacro Cuore di Gesù, ma verranno i tempi nuovi e si celebrerà come solennità accanto a quella del Figlio]

VANGELO (Gv 19,25-27). - In quel tempo: Stavano vicino alla croce di Gesù la sua madre, la sorella della sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo la sua Madre e il discepolo ch'egli prediligeva, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre. E da quel momento il discepolo la prese con sé.

La maternità di Maria data dall'Incarnazione, ma fu proclamata in modo solenne sul Calvario da Gesù morente. Dandoci sua madre, Gesù ci diede la prova più grande del suo amore e Maria, accettando di divenirlo, ci mostrò quanto il suo cuore possedesse di tenerezza e di misericordia. Maria non si sentì mai madre come in quel momento in cui vedeva il Figlio soffrire e morire in croce, intendeva che ci confidava e ci donava a Lei, e accettò di estendere l'affetto che nutrì in vita per Gesù, non solo su san Giovanni, ma su noi tutti, sui carnefici del suo Figlio, su tutti quelli, che erano stati causa della morte di Lui.
Quando il centurione venne ad aprire il cuore di Gesù già morto, la spada predetta dal vecchio Simeone penetrò nell'anima, nel Cuore di Maria e produsse una ferita che, come quella del Salvatore, resterà sempre aperta.

 Preghiera al Cuore Immacolato di Maria.

"Quali cose grandi e ricche di gloria bisogna dire e pensare del tuo amabile Cuore, o Madre degna di ogni ammirazione! Lo Spirito Santo dice che tu sei un abisso di prodigi e noi diremo, senza ingannarci, che il tuo Cuore è un mondo di meraviglie. L'umiltà del tuo Cuore ti ha innalzata al più alto trono di gloria e di grandezza, che possa essere occupato da una creatura. L'umiltà, la purezza e l'amore del tuo Cuore ti resero degna di essere Madre di Dio e di possedere per conseguenza tutte le perfezioni, tutti i privilegi, tutte le grandezze, che sono dovute a tale dignità. Per questo io ammiro, saluto e onoro il tuo Cuore verginale come un mare di grazia, un miracolo d'amore, uno specchio di carità, un abisso di umiltà, come il trono della misericordia, il regno della divina volontà, il santuario dell'amore divino, come il primo oggetto dell'amore della Santissima Trinità" (San Giovanni Eudes, Cuore ammirabile, l. ix, c. 14).
"Apri, o Madre di misericordia, apri la porta del tuo Cuore benignissimo alle preghiere che noi facciamo sospirando e gemendo. Tu non rigetti il peccatore, non lo disprezzi, anche se è al colmo della corruzione e del delitto, purché sospiri a te, purché implori con cuore contrito e penitente la tua intercessione" (San Bernardo, Preghiera alla Vergine).
"Sia sempre benedetto, o Madre, il tuo nobilissimo Cuore, onorato di tutti i doni della divina Sapienza e infiammato dagli ardori della carità. Sia benedetto il Cuore nel quale meditasti e conservasti con tanta diligenza e fedeltà i sacri misteri della Redenzione, per rivelarceli nel momento opportuno. A te la lode, a te l'amore, o Cuore amantissimo, a te l'onore, a te la gloria da parte di tutte le creature, per tutti i secoli dei secoli. Così sia" (Nicola de Saussay, Antidotario dell'anima, Parigi, 1495).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1008-1011

AVE MARIA PURISSIMA! 

venerdì 12 giugno 2015

CONSACRAZIONE DELLA PARROCCHIA


CONSACRAZIONE DELLA PARROCCHIA VIRTUALE
AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 

<<O Maria Regina,
Figlia prediletta del Padre,
Madre verginale del Figlio
e Sposa immacolata dello Spirito Santo,
siamo umilmente prostrati ai Tuoi piedi
per affidarti l’apostolato e la missione che abbiamo intrapreso
mediante la Parrocchia virtuale intitolata a san Luigi Maria Grignion de Montfort,
ardente evangelizzatore e luminoso maestro della vera devozione a Te,
grazie alla quale si sviluppa in noi la vita battesimale di figli di Dio.

Riconoscendoti come Madre nostra e della Chiesa (cf. Gv 19, 27),
ti imploriamo di intervenire nella crisi che la scuote in questi tempi, che sono gli ultimi,
radunando e guidando i Tuoi figli fedeli, ma confusi e smarriti,
come già sostenesti la Chiesa nascente nelle sue lotte e nelle sue conquiste.

In virtù del nostro Sacerdozio, prolungamento di quello di Gesù tuo Figlio,
consacriamo l’opera da te suscitata con questa libera unione di fedeli
al Tuo Cuore immacolato, santuario del Consolatore e scrigno della Fede perfetta.

Proteggila dalle insidie e dagli attacchi del nemico infernale e dei suoi accoliti,
che spesso agiscono sotto l’apparenza del bene per sedurre i Tuoi figli,
disorientati da cattivi pastori e governanti postisi al servizio delle tenebre.

Conforta quanti patiscono scandalo e gemono nella prova,
perché non perdano la speranza di vedere il trionfo del Regno di Dio
mediante quello del Tuo Cuore immacolato, come hai promesso.

Raduna il Tuo esercito di piccoli e di poveri in spirito
che, con le sole armi della Croce e del Rosario,
sgomineranno gli avversari visibili e invisibili.

Riversa la Tua bontà materna su quanti onorano Tuo Figlio con la vita
e, per mezzo di loro, converti i cuori dei tiepidi e dei dubbiosi,
prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore (Mal 3, 23),
quando la Sua misericordia oltraggiata lascerà il posto alla Sua giustizia.

Già la scure è posta alla radice degli alberi (Mt 3, 10);
chi sta con il Signore venga con noi (cf. Es 32, 26),
poiché siamo divorati dallo zelo
per il Signore degli eserciti e per la Sua santa Casa (cf. 1 Re 19, 10; Gv 2, 17).
Tu, Donna vestita di sole che domini il tempo e la storia (cf. Ap 12, 1),
inizio della Chiesa futura e della nuova creazione,
canale traboccante di tutte le grazie e le benedizioni di Cristo,
salvaci con le Tue irresistibili preghiere e con il Tuo patrocinio invincibile,
ad eterna gloria e lode della Trinità santissima e adorabile.
Amen.>>

Salve, Regina…

< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >

AVE MARIA PURISSIMA!

In Cenacolo con Me.


Strasburgo (Francia), 13 settembre 1984. Esercizi Spirituali in forma di Cenacolo coi
Sacerdoti del M.S.M. di lingua francese.

In Cenacolo con Me

«Figli prediletti, come sono contenta del vostro omaggio di preghiera e di fraternità che, in
questi giorni di Cenacolo continuo, voi offrite al mio Cuore Immacolato. Sono questi i tempi in
cui voglio che i Sacerdoti miei prediletti e tutti i figli a Me consacrati si raccolgano in
Cenacoli di preghiera e di vita con Me.

In Cenacolo con Me, vi formo alla preghiera, che ora diventa necessario usare sempre più
come l'arma con cui dovete combattere e vincere la battaglia contro Satana e tutti gli Spiriti
del male che, in questi tempi, si sono scatenati con grande violenza.
È soprattutto una battaglia che si svolge a livello di spiriti e così voi dovete combattere con
l'arma spirituale della preghiera.
Quanta forza voi date alla mia materna opera di intercessione e riparazione quando, insieme,
pregate con la Liturgia delle Ore, con il santo Rosario e soprattutto con l'offrire il Sacrificio
della nuova ed eterna alleanza, per mezzo della vostra giornaliera celebrazione Eucaristica.

In Cenacolo con Me, vi incoraggio a proseguire sulla difficile strada del vostro tempo, per
rispondere, con gioia e con immensa speranza, al dono della vostra vocazione.
In questi tempi, quanti sono i miei figli Sacerdoti che si trovano sempre più soli, circondati da
tanta indifferenza ed incorrispondenza, con grande peso di lavoro da svolgere, e così spesso
vengono sopraffatti dalla stanchezza e dallo scoraggiamento.

Coraggio, miei figli prediletti.
Gesù è sempre accanto a voi e dà vigore e forza alla vostra stanchezza, dona efficacia al
vostro lavoro e feconda di grazie tutto quanto voi fate con l'esercizio del ministero
sacerdotale.
I frutti, copiosi e meravigliosi, li vedrete solo in Paradiso e saranno parte importante della
ricompensa che vi attende.

In Cenacolo con Me, vi insegno a guardare ai mali di oggi con i miei occhi materni e
misericordiosi e vi formo, perché desidero che voi stessi diventiate medicina a questi mali.

Soprattutto nei vostri Paesi, vedete come la Chiesa è violata dal mio Avversario, che cerca di
oscurarla con l'errore accolto ed insegnato, di ferirla con il permissivismo morale che conduce
molti a giustificare tutto ed a vivere nel peccato, di paralizzarla con lo spirito del mondo che è
entrato al suo interno ed ha inaridito anche molte vite sacerdotali e consacrate.

Sono specialmente tre le ferite che, nei vostri Paesi, fanno soffrire il mio Cuore Immacolato.

- La Catechesi che, spesso, non è più conforme alla verità che Gesù vi ha insegnato e che il
Magistero autentico della Chiesa ancora oggi a tutti propone di credere.

- Il secolarismo entrato nella vita di tanti battezzati, soprattutto di tanti Sacerdoti che
nell'anima, nel modo di vivere, di agire ed anche di vestire si comportano non da discepoli di
Cristo, ma secondo lo spirito del mondo in cui vivono. Se vedeste con i miei occhi, come è
grande questa desolazione che ha colpito la Chiesa!

- Il vuoto, l'abbandono e la trascuratezza di cui è circondato Gesù presente nella Eucarestia.
Troppi sacrilegi si compiono da coloro che non credono più nella presenza reale di Gesù nella
Eucarestia, e da coloro che vanno alla santa Comunione in stato di peccato mortale, senza più
confessarsi.

Siate voi, figli prediletti, medicina a questi mali con la più grande adesione al Magistero della
Chiesa e perciò sia sempre più grande la vostra unità di pensiero e di vita con il Papa.

Date a tutti l'esempio di una vita santa, austera, raccolta, mortificata. Portate nel vostro
corpo i segni della Passione di Gesù ed anche esternamente il segno della vostra consacrazione
a Lui, con l'indossare sempre il vostro abito ecclesiastico.

Siate in tutto opposti al secolarismo che vi circonda e non temete se, come Gesù, anche voi
per questo diventate motivo di contraddizione. 

Siate fiamme ardenti di adorazione e di riparazione verso Gesù presente nella Eucarestia.

Celebrate con amore e con intima partecipazione di vita la santa Messa. Confessatevi spesso
ed aiutate i fedeli a fare la Confessione frequente.

Fate frequenti ore di adorazione eucaristica e portate tutte le anime al Cuore di Gesù, che è
la fonte della Grazia e della divina Misericordia.

Allora, in Cenacolo con Me, voi preparate la seconda Pentecoste che ormai sta per giungere
perché, dalla forza irresistibile dello Spirito di Amore, possa essere risanata la Chiesa e
rinnovato tutto il mondo».

< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >
AVE MARIA PURISSIMA!

Chiesa e post concilio: Roma,13-14 giugno. Un evento da non perdere: 4° Co...

Chiesa e post concilio: Roma,13-14 giugno. Un evento da non perdere: 4° Co...: Nell'imminenza dell'evento, già annunciato, vogliamo ricordarlo a tutti i nostri lettori ai quali fosse sfuggita la notizia. Cli...




ATTENTI ALLA CUNFUSIONE, io direi all'eresia



SINODO/CARD. ANTONELLI: ATTENTI ALLA CONFUSIONE TRA I FEDELI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 11 giugno 2015

Un breve saggio del presidente emerito del Pontificio Consiglio per la famiglia sull’ammissione dei divorziati risposati all’Eucaristia. Chiarezza espositiva, nettezza di concetti su uno dei temi principali del dibattito sinodale. Maggiore accoglienza sì, ma molte controindicazioni a riguardo dell’accesso ai sacramenti senza una penitenza che si incarni in un cambiamento di vita. Il pericolo di banalizzare l’Eucaristia e di indebolire gravemente l’indissolubilità del matrimonio. 

Se il matrimonio cristiano può essere paragonato ad una montagna molto alta che pone gli sposi nell’immediata vicinanza di Dio, bisogna riconoscere che la sua salita richiede molto tempo e molta fatica. Ma sarà questa una ragione per sopprimere o abbassare tale vetta?”: è una riflessione che san Giovanni Paolo II ha offerto alle famiglie africane riunite a Kinshasa il 3 maggio 1980. Una “immagine suggestiva” che il cardinale Ennio Antonelli riprende nel breve saggio “Crisi del Matrimonio& Eucaristia” pubblicato dalle edizioni Ares e in uscita in questi giorni: “Il Papa era solito raccomandare ai pastori della Chiesa di non abbassare la montagna, ma di aiutare i credenti a salirla con il loro passo. Da parte loro i fedeli non devono rinunciare a salire verso la vetta; devono sinceramente cercare il bene e la volontà di Dio”.
L’immagine evocata già sintetizza il messaggio che il porporato umbro vuole proporre non solo ai padri sinodali ma all’intero mondo cattolico: in una società in cui la secolarizzazione “sta mettendo in crisi l’appartenenza di massa alla Chiesa, sarebbe fuorviante inseguire l’appartenenza numerica, mediante il disimpegno formativo e l’apertura indifferenziata, provocando un appiattimento generalizzato verso il basso”.
Il settantanovenne Ennio Antonelli, consacrato vescovo nel 1982 (prima Gubbio, poi Perugia), è stato pastore di Firenze dal 2001 per sette anni; creato cardinale da papa Wojtyla nel 2003, è stato incaricato poi da Benedetto XVI di presiedere il Pontificio Consiglio per la Famiglia dal 2008 al 2012, fino alle dimissioni per ragioni di età. E’ stato segretario generale della Cei dal 1995 al 2001. La sua odierna proposta è scritta – come osserva il cardinale Elio Sgreccia nella prefazione – “con spirito di umiltà e parresia e con uno stile semplice e trasparente”: dunque nessuna verbosità, nessuna fumisteria, nessun contorsionismo nel breve saggio, ma una riflessione sul matrimonio cristiano che, frutto anche dello spessore culturale dell’autore, si dipana senza fronzoli e senza possibili equivoci. Di questi tempi non è poca cosa. Ognuno poi deciderà se accogliere totalmente o parzialmente o non accogliere per nulla le suggestioni dell’autore.
Nove i capitoli in cui si suddivide il testo, incentrato su un argomento preciso, come “contributo di riflessione personale” per il Sinodo di ottobre: “la possibilità di ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati e i conviventi”. Dopo la premessa metodologica Ennio Antonelli ricorda quel che dicono oggi dottrina e disciplina della Chiesa cattolica in materia, un ‘no’ per motivi teologici e pastorali; affronta poi il tema della “perfettibilità della prassi vigente” (“Si potrebbero affidare con maggiore larghezza ai divorziati risposati alcuni compiti ecclesiali finora vietati, almeno quando non lo sconsiglino inderogabili esigenze di esemplarità”); rievoca nel quarto capitolo “le proposte innovative”.
NEL QUINTO CAPITOLO SEI OBIEZIONI CONTRO LA COMUNIONE AI CONVIVENTI IRREGOLARI
Il capitolo successivo è intitolato “Obiezioni contro l’ammissione dei conviventi irregolari all’Eucaristia”. Il cardinale Antonelli riporta in questo che è il capitolo centrale del breve saggio le ragioni che – anche secondo “autorevoli pastori e qualificati esperti” - obstano all’ammissione alla Comunione dei conviventi irregolari. Vediamole da vicino.
La prima è tutta da citare: “Non va sottovalutato il rischio di compromettere la credibilità del Magistero del Papa, che anche recentemente con san Giovanni Paolo II e il suo successore Benedetto XVI ha escluso ripetutamente e fermamente la possibilità di ammettere ai sacramenti i risposati e i conviventi. Con quella del papa, viene indebolita anche l’autorità di tutto l’episcopato cattolico, che per secoli ha condiviso la stessa posizione”. Seconda ragione: “Accoglienza ecclesiale verso i divorziati risposati e più in generale verso i conviventi irregolari non significa necessariamente accoglienza eucaristica”. Del resto “nell’odierno contesto culturale di relativismo c’è il rischio di banalizzare l’Eucaristia e ridurla a un rito di socializzazione. Tanto è vero che “è già successo che persone neppure battezzate si siano accostate alla mensa, pensando di fare un gesto di cortesia, o che persone non credenti abbiano reclamato il diritto di comunicarsi in occasione di nozze e funerali, semplicemente in segno di solidarietà con gli amici”.
Terza ragione: “Si vorrebbe poi concedere l’eucaristia ai divorziati risposati affermando l’indissolubilità del primo matrimonio e non riconoscendo la seconda unione come un vero e proprio matrimonio (in modo da evitare la bigamia)”. Posizione “pericolosa”, osserva l’autore, poiché “conduce logicamente ad ammettere il lecito esercizio della sessualità genitale fuori del matrimonio, anche perché i conviventi sono molto più numerosi dei divorziati risposati”. Quarta ragione: se è vero che “anche le unioni illegittime contengono autentici valori umani (“per esempio l’affetto, l’aiuto reciproco, l’impegno condiviso verso i figli”), è necessario però “evitare di presentare tali unioni in se stesse come valori imperfetti, mentre si tratta di gravi disordini”. Qui il cardinale Antonelli cita non a caso un passo famoso della prima Lettera di san Paolo ai Corinzi: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. Evidenzia  l’autore che la Chiesa, che pur “si astiene dal giudicare le coscienze, che solo Dio vede”, tuttavia “non deve cessare di insegnare la verità oggettiva del bene e del male”.
Quinta ragione: “L’ammissione dei divorziati risposati e dei conviventi alla mensa eucaristica comporta una separazione tra misericordia e conversione, che non sembra in sintonia con il Vangelo”. In effetti, “questo sarebbe l’unico caso di misericordia senza conversione”. Certo Dio “concede sempre il perdono: ma lo riceve solo chi è umile, si riconosce peccatore e si impegna a cambiar vita”. Al contrario oggi, “il clima di relativismo e soggettivismo etico-religioso (…) favorisce l’autogiustificazione, particolarmente in ambito affettivo e sessuale”, perché “il bene è ciò che si sente come gratificante e rispondente ai propri desideri istintivi”. Certo “è facile attribuire la colpa del fallimento all’altro coniuge e proclamare la propria innocenza”. Ma “non si deve tacere però il fatto che, se la colpa del fallimento può qualche volta essere di uno solo, almeno la responsabilità della nuova unione (illegittima) è di ambedue i conviventi ed è questa soprattutto che, finché perdura, impedisce l’accesso all’Eucaristia”. Insomma: “Non ha fondamento teologico la tendenza a considerare positivamente la seconda unione e a circoscrivere il peccato alla sola precedente separazione. Non basta fare penitenza per questa soltanto. Occorre cambiare vita”.
Sesta e ultima ragione: “Di solito i favorevoli alla comunione eucaristica dei divorziati risposati e dei conviventi affermano che non si mette in discussione l’indissolubilità del matrimonio”. Eppure, “al di là delle loro intenzioni” e “stante l’incoerenza dottrinale tra l’ammissione di queste persone all’Eucaristia e l’indissolubilità del matrimonio, si finirà per negare nella prassi concreta ciò che si continuerà ad affermare teoricamente in linea di principio”.
CIO’ CHE E’ MALE NON PUO’ DIVENTARE IL BENE ATTUALMENTE POSSIBILE
Nel sesto capitolo il cardinale Antonelli ricorda che per la Chiesa sono distinte “la verità oggettiva del bene morale e la responsabilità soggettiva delle persone”, cioè tra la legge e la coscienza. La Chiesa “riconosce che nella responsabilità personale esiste una legge della gradualità, mentre nella verità del bene e del male non esiste una gradualità della legge”. Ovvero: “Non è graduale l’obbligo di fare il bene, ma è graduale la capacità di farlo”. Evidenzia qui l’autore che “le unioni illegittime sono fatti pubblici e manifesti” e la Chiesa “non può trincerarsi nel silenzio e nella tolleranza”, perché “è costretta a intervenire per disapprovare apertamente tali situazioni oggettive di peccato”. Se la Chiesa “le approvasse quasi fossero il bene che al momento è possibile” per le persone implicate, “devierebbe dalla legge della gradualità alla gradualità della legge, condannata da san Giovanni Paolo II”. In sintesi: “Ciò che è male non può diventare il bene attualmente possibile”.
Nel capitolo seguente, il settimo, il porporato umbro ripercorre la storia dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale, dai Vangeli ai Concili ecumenici ai pronunciamenti più recenti, in particolare di papa Wojtyla nel discorso del 21 gennaio 2000 al Tribunale della Rota Romana. La conclusione è una sola: “L’indissolubilità assoluta del matrimonio sacramentale rato e consumato, sebbene non sia stata proclamata con una formale definizione dogmatica, tuttavia è insegnata dal Magistero ordinario, anch’esso infallibile, appartiene alla fede della Chiesa e perciò i cattolici non possono metterla in discussione”.
Nell’ottavo capitolo il cardinale Antonelli annota che nella visione del Concilio ecumenico vaticano II  (Gaudium et Spes, 48) “il matrimonio non è riconducibile a un contratto giuridico; ma non è riconducibile neppure a una sintonia affettiva, spontanea e senza legami”. Esso è invece “chiaramente delineato come una forma di vita comune plasmata dall’amore coniugale, che per natura sua è ordinato alla procreazione e all’educazione della prole e perciò comporta l’intimità sessuale, la donazione reciproca totalizzante, fedele e indissolubile”. Sono proprio “l’apertura ai figli e l’intimità sessuale che caratterizzano l’amore coniugale rispetto a ogni altro amore”.
Giungiamo quindi al capitolo finale, con le cui citazioni abbiamo aperto la recensione di un testo chiaro, ben argomentato, che merita tanti lettori, pur se non tutti condivideranno la tesi dell’autore. Il saggio appare in traduzione spagnola e inglese sul sito del Pontificio Consiglio per la famiglia (www.familia.va