mercoledì 24 settembre 2014

Mark Twain

Dal Diario di Adamo 

Forse non dovrei dimenticare che è giovanissima, nient'altro che una bambina, e essere più 
indulgente. Tutto la incuriosisce, la infiamma, Eva è fuoco vivo; per lei il mondo è un oggetto 
affascinante, pieno di meraviglie, misteri, gioie, quando trova un fiore che non ha mai visto, il 
piacere che prova la lascia senza parole, sente il bisogno di coccolarlo, di accarezzarlo, di 
annusarlo, di parlargli e di ricoprirlo di nomi affettuosi. Va pazza per i colori: le rocce marroni, la 
sabbia gialla, le rive muschiose grigie, le foglie verdi, il cielo azzurro; il color perla dell'alba, le 
ombre viola sulle montagne, le isole d'oro al tramonto che galleggiano su mari cremisi, la pallida 
luna che veleggia tra brandelli di nuvole, i gioielli stellati che brillano nelle vastità dello spazio - 
niente di tutto questo, per quanto mi riesce di capire, possiede un pur minimo valore pratico, ma 
poiché è colorato e ha un aspetto maestoso, questo le basta e lei ci perde il bene dell'intelletto. Se 
soltanto riuscisse a calmarsi, a stare ferma almeno due minuti di seguito, sarebbe uno spettacolo 
riposante. Se così fosse penso che mi piacerebbe starla a guardare; anzi sono sicuro che sarebbe 
così, perché credo di essere sul punto di convincermi che Eva è una creatura piuttosto bella - 
snella, sottile, ben fatta, dalle linee precise e rotonde, agile, graziosa; una volta stava in piedi su 
una roccia, la figura bianca come di marmo, inondata di sole, la testa piegata all'indietro e la mano 
che le faceva schermo agli occhi, stava seguendo il volo di un uccello nel cielo, in quell'occasione 
dovetti ammettere che era bella. 

Lunedì, mezzogiorno -

 Se esiste una cosa, sulla faccia della terra, per la quale lei non nutra 
interesse, sono le cose che piacciono a me. Ci sono animali ai quali io personalmente mi sento 
indifferente, ma ai quali non è indifferente lei. Non è in grado di fare discriminazioni, le piacciono 
tutti, pensa che siano dei tesori, uno per uno, ogni nuovo arrivato è il benvenuto; chiunque per la 
prima volta faccia la sua comparsa tra di noi è il benvenuto.

Quando il brontosauro possente fece a grandi passi irruzione nella nostra vita, lei lo considerò un 
acquisto, io una calamità; e questo mi sembra un bell'esempio dell'assenza di armonia che pervade 
le nostre reciproche visioni del mondo. Voleva addomesticarlo. Io volevo fargli omaggio della casa e 
traslocare. 
Lei pensava che trattandolo bene lo si sarebbe potuto rendere docile e sarebbe stato un perfetto 
cucciolotto di casa; io le dissi che un cucciolo alto sei metri e lungo venticinque non sarebbe stato 
l'animale ideale da avere intorno, perché, anche se con le intenzioni migliori e senza assolutamente 
voler far male a nessuno, il cucciolotto avrebbe potuto sedersi sopra la casa e schiacciarla, infatti 
chiunque, solo a guardarlo negli occhi, sarebbe stato in grado di capire che era un animale distratto.
Nonostante tutto, Eva si era messa in testa di tenere quel mostro, e non c'era modo di farle 
cambiare idea. Pensava che con il brontosauro avremmo potuto aprire una latteria e voleva che la 
aiutassi a mungerlo; ma io non volevo; era troppo rischioso, a parte il fatto che il sesso non era 
quello giusto e che non avevamo neppure una scala. Poi le venne voglia di salirgli in groppa per 
ammirare il panorama. Come se fosse un albero abbattuto, la coda del brontosauro si allungava sul 
terreno per dieci, quindici metri, così a Eva venne in mente che avrebbe potuto arrampicarvisi 
sopra, ma si sbagliava; quando raggiunse il punto più ripido scoprì che era troppo scivoloso e 
precipitò e si sarebbe fatta male se non ci fossi stato io. 

E adesso ne era convinta? No. Non c'è niente che la convinca, se non la dimostrazione; le teorie 
non sperimentate non fanno per lei e non ne vuole sapere. E' l'atteggiamento giusto, lo ammetto, mi 
attrae e mi affascina; se stessi più a lungo con lei penso che adotterei quell'atteggiamento anch'io. 
Bene, sul colosso di cui parlavo, Eva aveva un'ultima teoria: pensava che, se fossimo riusciti a 
domarlo e a farcelo amico, avremmo potuto sistemarlo sul fiume e usarlo come se fosse un ponte. 
Scoprimmo che era già più che addomesticato - almeno per quanto lo riguardava - così Eva 
sperimentò la teoria che aveva formulato, ma la teoria risultò sbagliata; tutte le volte che riusciva a 
metterlo nel punto giusto del fiume e ritornava a riva per potersi servire di lui per passare dall'altra 
parte, il brontosauro usciva dall'acqua e la seguiva come se fosse stato un cucciolo gigantesco. 
Come d'altronde tutti gli altri animali. Lo fanno tutti con Eva. 

Martedì - mercoledì - giovedì - e oggi: tutti passati senza vederlo. Non finiscono mai se li si vede 
passare da soli; eppure è meglio la solitudine piuttosto che non essere ben accetti. 

Venerdì 

Dovevo ASSOLUTAMENTE trovare compagnia - fa parte della mia natura, penso - così ho fatto 
amicizia con gli animali. Sono proprio deliziosi, e poi hanno un'indole dolcissima e modi di fare 
molto educati; non tengono mai il broncio, non ti fanno mai sentire di troppo, ti sorridono e agitano 
felici la coda se ne hanno una, sono sempre disposti a giocare rotolandosi per terra, a fare delle 
gite, oppure a seguirti qualsiasi cosa tu proponga loro. Li considero dei veri gentiluomini. Per tutto 
questo periodo ci siamo divertiti tantissimo e io non ho mai sentito la solitudine, mai. Io sola! No, 
non si direbbe proprio. Ne ho sempre a nugoli intorno - a volte coprivano fino a quattro o cinque acri 
- non li si può nemmeno contare; e quando ci si alza in piedi, su una roccia in mezzo a loro e si 
rivolge lo sguardo tutto intorno, su quella morbida distesa di pelliccia, il colore vivace, la luce, il 
riflesso del sole la fanno sembrare così chiazzata e schizzata di allegri riflessi, così increspata in 
superficie dalle strisce del pelo, che ti viene da pensare che si tratti di un lago, solo che sai che non 
lo è; e una pioggia di uccelli socievoli e un vorticare violento di ali; e quando il sole si posa su quelle 
superfici di ali in continuo movimento, ne scaturisce un incendio di colori inimmaginabile, quasi da 
accecarti completamente. 

Abbiamo fatto gite lunghissime, e sono stata nei più svariati posti, credo di aver visto il mondo 
intero, quasi, quindi sono la prima viaggiatrice e anche l'unica. Quando siamo in cammino, la vista è 
stupenda - non c'è niente al mondo di così bello. Per starmene più comoda salgo in groppa a una 
tigre oppure a un leopardo, sono morbidi e hanno schiene tornite che si adattano al mio corpo e poi 
sono animali così carini; per viaggi più lunghi o per ammirare meglio il panorama uso l'elefante. 
Quando ci devo salire lui mi solleva con la proboscide ma riesco a scendere da sola; quando stiamo 
per fermarci si siede e io gli scivolo lungo la schiena. 

Gli uccelli e gli animali vanno molto d'accordo, e non si azzuffano su niente. Parlano tutti e parlano 
anche a me, ma deve essere la lingua di un altro paese, perché io non riesco a capire una sola 
parola di quello che dicono; nonostante questo spesso, quando rispondo loro, mi capiscono, 
soprattutto il cane e l'elefante. Io ne ho vergogna. E' la dimostrazione infatti che sono più intelligenti 
di me, quindi mi sono superiori. Mi dà fastidio perché voglio essere io l'Esperimento più importante 
e, come se non bastasse, ho tutte le intenzioni di esserlo. 

Ho imparato un certo numero di cose ed ora sono una persona che si è fatta una cultura, ma 
all'inizio non era così. All'inizio ero una persona ignorante. All'inizio l'esserlo mi dava molto fastidio, perché a forza di guardare e guardare, non avevo mai la prontezza di essere lì, nel momento in cui 
l'acqua scorreva verso l'alto, ma ora non m'importa. Ho fatto esperimenti su esperimenti e ormai so 
che l'acqua non scorre mai verso l'alto, se non quando è buio. So che questo accade quando è 
buio, perché lo stagno non si prosciuga mai; naturalmente succederebbe così se l'acqua non 
ritornasse nella notte. La cosa migliore è dimostrare ciò che si vuole dimostrare con l'esperimento 
vero e proprio; è solo così che veramente si capisce; mentre, se si è condizionati da teorie, 
congetture, ipotesi, non si arriverà mai ad avere una cultura. 

Ci sono cose che è IMPOSSIBILE scoprire: ma è impossibile scoprirlo fondandosi su teorie e 
congetture; no, si deve aver pazienza, si deve continuare a provare fino a scoprire che è 
impossibile scoprire. E è bellissimo che sia così, in questo modo il mondo è così affascinante. Se 
non ci fosse niente da scoprire, sarebbe noioso. Anche cercare di scoprire e non scoprire è 
interessante allo stesso modo che cercare di scoprire e scoprire, non c'è niente di cui io sia più 
sicura. Il segreto dell'acqua fu un tesoro prezioso fino al giorno in cui non lo capii; in quel momento 
la mia eccitazione si spense e ebbi la sensazione di unaa perdita. E' attraverso l'esperimento che 
so che il legno galleggia, come anche le foglie secche, le penne degli uccelli e molte altre cose; 
quindi grazie a queste prove tutte insieme capisci che anche la roccia galleggia, ma si deve 
accettare il fatto che questa è una semplice conoscenza teorica, perché - almeno fino a oggi - non 
c'è stato modo di dimostrarlo. Ma io ne scoprirò uno - e a quel punto l'eccitazione si spegnerà. Cose 
come queste mi rattristano; infatti, con il passare del tempo, quando avrò scoperto tutto, non ci sarà 
più eccitazione e io vado pazza per l'eccitazione! La notte passata, solo a pensarci, non riuscivo a 
dormire. 

All'inizio non capivo a che cosa ero destinata quando fui creata, ma ora penso di essere stata 
creata per cercare i segreti di questo mondo meraviglioso, per essere felice e per ringraziare il 
Creatore per averlo inventato. Credo ci siano ancora molte cose da imparare - me lo auguro; e 
credo anche che quelle cose dureranno ancora settimane e settimane se io sarò moderata nel farlo 
e se non mi ci butterò dentro a capofitto. Cosi almeno spero. Quando uno butta in aria una penna di 
uccello, la penna svolazza nell'aria, si allontana e poi sparisce dalla nostra vista; poi butti una zolla 
e la zolla non sparisce. Tutte le volte ritorna a terra. Ci ho provato e riprovato e è così. Sempre. Ma 
perché le cose vanno così? Naturalmente NON è che la zolla ritorni, ma perché SEMBRA che così 
accada? La mia teoria è che sia una illusione ottica. Voglio dire, una delle due lo è. Non so quale 
delle due lo sia. Potrebbe esserlo per la penna, potrebbe esserlo per la zolla; non so dimostrare 
quale delle due lo sia, posso solo provare che una delle due è un trucco e lasciare a altri la 
decisione. 

Solo a guardarle, so che le stelle non sono destinate a durare nel tempo. Ne ho viste alcune, tra le 
più belle, sciogliersi e affondare nel cielo. E se può sciogliersene una, possono sciogliersi tutte; e se 
tutte possono sciogliersi, è anche possibile che si sciolgano tutte la stessa notte. Arriverà anche 
quel dispiacere, ne sono certa. Voglio stare in piedi tutte le notti e guardarle fino a quando riuscirò a 
stare sveglia; mi imprimerò nella memoria quei campi scintillanti così da riuscire a ricreare 
nell'immaginazione le miriadi deliziose di stelle e restituirle al cielo buio e farle tornare a brillare di 
nuovo, voglio raddoppiarne il numero attraverso il velo incerto delle lacrime che piangerò man mano 
che quelle stelle mi saranno sottratte. 

Dopo la caduta 

Se ci ripenso, il Paradiso Terrestre mi sembra un sogno. Era bello, più che bello, era un incanto; e 
ora l'ho perso, e non lo rivedrò più. 
Ho perso il Paradiso Terrestre, ma ho trovato LUI e ne sono felice. Mi ama con tutte le sue forze; io 
lo amo con tutta l'intensità della mia natura appassionata, e questa, credo, è una caratteristica della 
mia giovane età e del mio sesso. Se mi domando perché lo amo, scopro di non saperlo e non mi 
importa un gran che; per questo credo che il mio genere di amore non sia il prodotto di 
ragionamenti e statistiche, come l'amore che uno prova per i rettili e gli animali. Penso che sia 
proprio così. Certi uccelli li amo per il loro canto; ma Adamo non lo amo per come canta - no, 
proprio no; anzi, più canta e meno riesco ad accettare che lo faccia. E tuttavia gli chiedo di farlo, 
perché vorrei imparare ad amare tutto quello che lo interessa. Sono sicura che ce la farò perché 
all'inizio non potevo sopportarlo, ma adesso sì. 

Fa venire la pelle d'oca, ma non importa; posso benissimo abituarmici. 
Non è per la sua intelligenza che lo amo - no, proprio no. Non è colpa sua se ha l'intelligenza che si 
ritrova, è stato Dio a fargliela, non lui; Adamo è come Dio l'ha fatto, e questo è quanto basta. Aveva 
i suoi buoni motivi; di QUESTO sono sicura. Con il passare del tempo la sua intelligenza si 
svilupperà, anche se non tutta d'un botto, credo; e d'altronde non c'è fretta; - va bene così com'è. 
Non è per le sue maniere gentili e attente o per la sua delicatezza che lo amo. No, sotto questo 
punto di vista, ha grandi carenze, ma va bene così, e poi sta facendo dei miglioramenti. 
Non è per la sua applicazione costante al lavoro che lo amo - no, proprio no. Credo che lui sia fatto 
così e non capisco perché me lo voglia nascondere. E' questo il mio unico rammarico. Per il resto 
ora è schietto e aperto. Sono sicura che, oltre a quello, non mi tiene nessun altro segreto. Mi fa 
male che abbia un segreto tutto suo, a volte per questo non riesco a dormire, solo a pensarci, ma 
riuscirò a non pensarci più; quel segreto non riuscirà a sciupare la mia felicità che d'altronde è così 
grande che quasi trabocca. 

Non è per la cultura che ha che lo amo - no, proprio no. E' un autodidatta e, a essere sinceri, sa 
un'infinità di cose, che però non sono vere. 
Non è per la sua galanteria che lo amo - no, proprio no. Mi ha fatto la spia, ma io non gliene voglio; 
penso che sia una caratteristica del suo sesso, credo, e non è stato lui a creare il suo sesso. 
Naturalmente io non l'avrei mai fatto, piuttosto sarei morta; ma anche questa è una caratteristica del 
sesso, e non posso vantarmene, visto che non sono stata io a creare il mio sesso. 
E allora quale è mai il motivo per cui lo amo? SEMPLICEMENTE PERCHE' E' MASCHIO, credo. 
Sotto sotto è un essere buono e per questo lo amo, ma lo amerei anche se non lo fosse. Se mi 
picchiasse, se mi maltrattasse, io continuerei ad amarlo. Lo so. E' questione di sesso, credo. 
E' forte, è bello e per questo lo amo, e lo ammiro, e ne sono fiera, ma riuscirei ad amarlo anche se 
queste qualità gli mancassero. Se fosse un uomo senza qualità lo amerei lo stesso; se fosse a 
pezzi, lo amerei lo stesso; mi ammazzerei di lavoro per lui, mi farei in quattro per aiutarlo e 
pregherei e starei al suo capezzale, a vegliarlo, fino alla morte. 
Sì, penso di amarlo per la semplice ragione che mi appartiene e che è maschio. Non ne esiste altra, 
mi sembra. Per questo quindi penso che sia vero quello che ho detto fin dall'inizio: che non sono 
stati né i ragionamenti, né le statistiche a dare vita a questa forma di amore. Semplicemente 
SUCCEDE - nessuno è in grado di sapere come - e non lo si riesce a spiegare. E non ce n'è 
bisogno. 
E' così che la penso. Ma non sono altro che una giovane donna e sono stata la prima a occuparmi 
del problema e è possibile che, dato che non ne so molto e non ne ho una grande esperienza, non 
abbia capito come stanno le cose per davvero. 

Quarant'anni dopo. 

E' mia preghiera e desiderio che le nostre vite finiscano insieme - desiderio che non sparirà mai 
dalla faccia della terra e che fino alla fine dei tempi vivrà nel cuore di ogni sposa innamorata; quel 
desiderio avrà il mio nome. 
Ma se la vita di uno di noi dovrà per prima arrivare alla sua fine, è mia preghiera che quella vita sia 
la mia; perché lui è forte, mentre io sono debole, perché io non gli sono indispensabile tanto quanto 
lui lo è a me - la vita senza di lui non sarebbe vita; come farei a sopportarla? Anche questa mia 
preghiera è immortale e fino a quando che la mia razza si perpetuerà non smetterà di essere 
pronunciata. Io sono la prima sposa che sia mai esistita e mi reincarnerò in tutte le spose che 
verranno, fino all'ultima. 
Alla tomba di Eva. 

Se levantarán muchos falsos profetas



13 sep 2014 Entre los que evangelizan, se levantarán muchos falsos profetas

23.09.2014 12:38
Sábado 13 de septiembre de 2014 a las 22:50 hrs.
Mi muy querida bienamada hija, pronto los cambios que predije, concernientes a Mi Iglesia en la tierra, serán revelados.
Las sectas seculares en breve tratarán de tomar todo, lo que Mis seguidores consideran sagrado, e introducirán un nuevo movimiento moderno, dentro de la Iglesia. Este modernismo, dirán ellos, será para ayudar a reclutar nuevos siervos consagrados e introducir formatos más aceptables que den gloria a Dios, para que una nueva generación más joven pueda ser atraída de regreso dentro de las Iglesias de Dios. Todos estos nuevos rituales, oraciones y foros – que ellos presentarán como una nueva y más moderna interpretación de Mi Santa Palabra - enmascararán(encubrirán) una doctrina vacía y ésta no será de Mí.
El nuevo movimiento se promoverá como parte de la evangelización mundial, en donde la falsa doctrina, que será cuidadosamente redactada, de manera que se vea como teológicamente perfecta, va a atraer a millones. De este modo  muchas personas serán atraídas hacia esta forma de modernismo y por esto, ellos se apartarán de la Fe Verdadera. En lo que será visto como un renacimiento radical de la fe cristiana, se acusará/criticará la Verdad.
Muchos serán engañados y entre los que evangelizan(predican), se levantarán muchos falsos profetas. Estos falsos profetas promoverán el cristianismo falso, que sustituirá/reemplazará a los Santos Evangelios que han sido establecidos por Mí y Mi Apóstoles. A medida que las voces de la apostasía sean escuchadas en todos los países, en diferentes lenguas, y entre diferentes razas, la Verdadera Palabra de Dios será olvidada . Y, de los labios de estos profetas falsos y predicadores autoproclamados de la fe, serán vertidas muchas mentiras. Mi Escritura será declarada estar fuera de contacto con las necesidades de la humanidad y de los deseos de las personas que viven en el siglo 21.
Para muchas personas, su falta de fe en Mí, ha significado que no han tenido ningún interés en Mi Santa Palabra, hasta ahora. Pronto, ellos volverán y entusiastamente abrazarán el mayor engaño que el mundo jamás haya presenciado. Y mientras muchos sujetarán lo que ellos creerán que es un renacimiento revigorizante/innovador del cristianismo, todo lo que los va a alimentar, será dictado por los enemigos de Dios.
Hacedles saber, que el hombre no puede vivir en la falsa doctrina y esto traerá consigo la destrucción total a su paso, cuando las almas serán devoradas por la blasfemia. Lo que no viene de Mí, dará lugar a un grupo mundial, que será aplaudido por la gente en todas partes. Entonces, habrá llegado el momento para que la Nueva Religión Mundial sea anunciada y se le dé la bienvenida en Mi Iglesia. Etonces esto dirigirá al anticristo a ocupar su asiento/sede de honor en Mi Iglesia, como fue predicho, cuando él será convidado en calidad de invitado de honor por aquellos que trabajan en completa sumisión a Satanás.
Para aquellos de vosotros que seréis tentados/seducidos a dejarse enredar en esta doctrina falsa, os advierto que el hombre no puede vivir solo de pan, sino solo de la Palabra que sale de la Boca de Dios.
Vuestro Jesús



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1. - UN REGALO ECCEZIONALE di EMMANUEL ANDRÈ

Di EMMANUEL ANDRÈ
Titolo originale: Traité du Ministère Ecclésiastique - Versione dal francese di D.C. Masetti OSB
Imprimatur: Monte Oliveto Maggiore, 29 Giugno 1979 - † Angelo M. Sabatini, Abate Ordinario

INTRODUZIONE



Il ministero ecclesiastico è un'opera straordinaria della bontà di Dio; perciò per scriverne convenientemente occorre possedere una grande fede per penetrare i disegni di Dio stesso, e una grande carità per scrivere intorno alle meravigliose invenzioni di Dio per l'eterna salvezza degli uomini. 


Pur sapendo quanto ci manca di questa fede e di questa carità osiamo trattare di un argomento così grande. Non lo faccio pero senza chiedere perdono al Signore dell'ardimento col quale, così imperfetti, ci avviciniamo a cose tanto perfette. Col perdono di Dio e concedendoci Egli l'assistenza del suo divino Spirito ci proponiamo di scrivere il presente Trattato del Ministero Ecclesiastico in quattro libri. Dei quali il primo sarà consacrato alla natura del Ministero ecclesiastico; il secondo dimostrerà come questo ministero può essere snaturato; il terzo farà conoscere il terreno sul quale si deve esercitare; e il quarto sarà un'esposizione delle virtù necessarie per la sua riuscita. 


"Ci aiuti la tua grazia, o Dio onnipotente, affinché noi, che abbiamo ricevuto il ministero sacerdotale, siamo capaci di servirti degnamente e devotamente con assoluta purezza e pura coscienza. E se, purtroppo, non possiamo mantenerci in una innocenza di vita così grande come sarebbe necessario, dacci almeno la grazia di piangere giustamente quello che abbiamo fatto di male e di dedicarci al tuo servizio in spirito di umiltà e con propositi di buona volontà, in modo più fervente di come abbiamo fatto per il passato. Amen". (Imitazione di Cristo, lib. IV, cap. XI)

LIBRO PRIMO

Natura del Ministero ecclesiastico


CAPITOLO I
ORIGINE DEL MINISTERO

Dio ha tanto amato il mondo che gli ha dato il suo Unico Figlio e mentre inviava nel mondo il suo Divino Figlio gli diede un grande ministero da compiere verso l'umanità decaduta. Egli doveva soddisfare, come Redentore, la giustizia di suo Padre e poi meritarci le grazie necessarie alla salvezza e creare un'istituzione che, attingendo continuamente dal tesoro dei suoi divini meriti, facesse giungere a tutti gli eletti le grazie che dovevano condurli alla vita eterna. Nostro Signor G.C. compì in modo pieno la missione ricevuta dal Padre e alla vigilia della sua morte poté affermare con tutta verità: "Io ti ho glorificato sulla terra compiendo l'opera che mi hai dato da fare" (Gv. 17,4) e ciò ripeterà più espressamente sulla croce un istante prima di morire esclamando: "Tutto è compiuto" (Gv. 19,30). Egli aveva formato i suoi Apostoli al ministero, aveva consegnato a loro ogni verità, rivelato ogni cosa e posto nelle loro mani i sacramenti. Però prima di metterli in azione per l'esercizio del ministero aveva dato a loro lo Spirito Santo. L'opera che gli Apostoli dovevano compiere, era opera divina, poteva essere compiuta soltanto con lo spirito di Dio, non essendo lo spirito dell'uomo acconcio a una simile fatica: e lo Spirito di Dio fu dato.

CAPITOLO II

Nostro Signore G. C. dopo aver creato ed esercitato egli stesso il santo ministero, lo affido agli Apostoli come coloro che dovevano continuare l'opera sua. A questo scopo concesse ad essi il potere d'ordine e di giurisdizione e, allo stesso tempo le virtù necessarie per il buon uso di questi terribili poteri. "Onus angelicis humeris formidandum", dice il Concilio di Trento.

Gesù creo gli Apostoli e li fece ministri perfetti. "Ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza" (2 Cor. 3,6) perché egli aveva altrettanta facilità nel dar loro i poteri.
Gli Apostoli trasmisero facilmente i poteri, avendo a loro disposizione i sacramenti, ma non poterono trasmettere le virtù. Ciò ci mostra come il ministero poté alle volte fallire e ci fa toccare con mano l'innata debolezza negli eredi degli Apostoli.
Senza anticipare vediamo ciò che era il ministero in mano agli Apostoli. Ce lo dice San Pietro in una sola parola: "Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola" (At. 6,4).
Si ha oggi questo concetto e del ministero e dell'ordine che bisogna seguire per compierli bene? Ne dubitiamo assai: perché, se non erriamo, ci sembra che oggi il grande affaccendarsi sia l'amministrazione dei sacramenti e poi la predicazione; mentre la preghiera è considerata come un'opera personale del sacerdote, anziché come l'opera principale del ministero. Un autentico rovesciamento dell'ordine stabilito da Dio.


CAPITOLO III
IL CORPO E L'ANIMA DEL MINISTERO

Nel ministero bisogna, come nella Chiesa, distinguere il corpo e l'anima: allo stesso modo dei composti nei quali si distingue la materia e la forma. Il corpo del Ministero è la parte esteriore, rituale: l'amministrazione dei sacramenti.

L'anima del ministero, è certamente la preghiera, l'unione interiore a nostro Signore; unione che ci deve far attingere da Dio lo spirito interiore, il solo capace di fecondare le opere esterne.
La predicazione appartiene al corpo del ministero; mentre se la si considera doversi ispirare, vivificarsi, animarsi nella preghiera e in essa attingere potenza ed efficacia, allora appartiene all'anima del Ministero. E questo ci rivela la profondità dell'affermazione di San Pietro citata più sopra: "Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola" (At. 6,4).


CAPITOLO IV
L'ORDINE VERO DELLE TRE GRANDI FUNZIONI DEL MINISTERO

Poiché il ministero secondo nostro Signore e gli Apostoli è contenuto principalmente in queste tre funzioni: preghiera, predicazione e amministrazione dei sacramenti, è necessario osservare che San Pietro ha messo prima di tutto la preghiera, dopo la predicazione e finalmente, come una risultante, l'amministrazione dei sacramenti.

Ecco l'ordine vero delle sante funzioni del ministero.
Innanzitutto è necessario entrare in relazione scambievole con Dio: punto principale, perché bisogna captare la grazia, divenirne familiare, come dice San Gregorio, e poi dedicarsi alle anime presso le quali si dovrà esercitare il ministero.
Dopo aver pregato bisogna predicare e istruire: e la predicazione fatta potente dalla preghiera che l'ha preceduta, conduce le anime a desiderare, a chiedere e poi a ricevere i sacramenti.
Questa l'economia nell'opera della salvezza delle anime, questo l'ordine col quale Nostro Signore vuole che si compiano le sante funzioni.


CAPITOLO V
PRIMA FUNZIONE DEL MINISTERO: LA PREGHIERA

Nostro Signore c'insegna che bisogna pregare sempre: "Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi mai" (Lc. 18,1). Il compimento di questo precetto, preso a rigor di termine, ci sarebbe impossibile: perciò i santi Padri lo hanno spiegato nel senso che bisogna pregare spesso perché l'anima sia continuamente sotto l'azione e sotto la protezione della preghiera fatta precedentemente.

A questo scopo lo Spirito Santo ha ispirato alla Chiesa di stabilire le ore della preghiera, e sono considerati sempre oranti coloro che sono fedeli alla preghiera nei tempi prescritti, nelle ore prescritte, e meglio, nelle ore canoniche. Infatti il Venerabile Beda dice che "semper orat qui statuta tempora non praetermittit orandi".
Le ore canoniche sono note. Gli Apostoli ci hanno dato l'esempio della preghiera nel corso delle ore canoniche: "verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inno a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli". Era una preghiera vocale, dal momento che era intesa da coloro che stavano in prigione con gli Apostoli (At. 16,25).
Nel giorno della Pentecoste la Chiesa nascente era riunita per la preghiera di Terza, quando discese lo Spirito Santo: "si trovavano tutti insieme nello stesso luogo... all'ora terza del giorno" (At. 2,1-15).
San Pietro sale a pregare in una stanza alta ed era l'ora di Sesta: "Salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare" (At. 10,9).
San Pietro e San Giovanni salgono al tempio per pregare all'ora di Nona: "Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio" (At. 3,1). Questo passo è estremamente importante: gli Apostoli avevano le loro ore fisse per pregare: "Horam orationis", e Nona era una di queste.
Il Centurione Cornelio, prima ancora di essere cristiano, pregava all'ora Nona, e fu allora che ricevette la visita dell'angelo che lo indirizzo a San Pietro: "Verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio" (At. 10,30).
La tradizione della Chiesa è costante su questo punto così importante della preghiera nelle ore canoniche. Gli esempi dei Santi sono uniformi in tutti i secoli, e li vediamo tutti e sempre fare delle preghiere nelle ore canoniche il loro primo dovere. E come San Pietro diceva: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense" (At. 6,2), non volendo sacrificare la predicazione per un servizio esterno di carità, tanto meno egli avrebbe sacrificato la preghiera, che anteponeva alla predicazione, ad ogni altra cosa come ne fanno testimonianza le parole già citate: "Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola" (At. 6,4). Secondo San Pietro il Ministero consisteva innanzitutto nella preghiera, e, dopo nella predicazione; l'amministrazione dei sacramenti veniva dopo come una cosa secondaria. Una parte per così dire materiale che spesso gli Apostoli lasciavano ai diaconi per il battesimo e ai presbiteri per il battesimo e per gli altri sacramenti.
San Paolo pur avendo convertito numerosi abitanti di Corinto, in Corinto battezzo soltanto pochissime persone perché la massa dei fedeli era già stata battezzata da Apollo e da Cefa; ed egli dice chiaramente che nostro Signore non l'aveva inviato a battezzare, ma a predicare il Vangelo: "Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo" (1 Cor. 1,17). Ciò è di basilare importanza tanto più che oggi le idee sono diametralmente all'opposto di quelle degli Apostoli: i vescovi e i sacerdoti dopo aver somministrato i sacramenti credono volentieri di aver compiuto il loro ministero, mentre ne hanno compiuto soltanto la parte materiale, perché l'essenziale non consiste in questo.


CAPITOLO VI
SECONDA FUNZIONE DEL MINISTERO: LA PREDICAZIONE

La predicazione della parola di Dio non è un'opera umana. La scienza per quanto grande sia e l'eloquenza per quanto potente, non sono punto la predicazione della parola di Dio.

La scienza può essere utile, ed utile l'eloquenza, ma nella predicazione della parola di Dio c'è qualcosa più della scienza e meglio dell'eloquenza. Sottolineiamo bene l'espressione "Parola di Dio". Per parlare questa parola, bisogna averla ricevuta: e se è vero che la si riceve dalla Chiesa, non è men vero che essa diviene parola di vita grazie allo Spirito di Dio infuso in noi durante la preghiera. La parola che dobbiamo predicare deve perciò venire da Dio e deve essere annunziata dallo Spirito di Dio. Gli Apostoli hanno veramente predicato, la prima volta, nel giorno della Pentecoste: "Furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare..." (At. 2,4). Vi è perciò una distanza infinita tra il nostro insegnamento e gli insegnamenti umani. Gli uomini annunziano la parola dell'uomo, noi la parola di Dio: gli uomini parlano col loro spirito, noi abbiamo lo spirito di Dio: gli uomini intendono far nascere la scienza nei loro uditori, noi la fede. Quale differenza!
Ora, come per generare la scienza bisogna possedere la scienza, allo stesso modo per generare la fede nelle anime bisogna essere già se stessi penetrati dalla fede. La parola che noi annunciamo dev'essere la stessa parola della fede: "Verbum Fidei", dice San Paolo (Rom. 10,8), "Fides ex auditu" (Rom. 10,17).
Pertanto, noi non siamo dei professori di religione, ma i mezzi di Dio per far penetrare la fede nelle anime: "Come se Dio esortasse per mezzo nostro", dice ancora San Paolo ( 2 Cor. 5,20). perciò oltre il chiedere a Dio con la preghiera che la nostra parola sia veramente la sua parola; dobbiamo essere ricolmi dello Spirito di Dio per annunciare la divina parola, sapendo poi che in questo formidabile ministero facciamo un'opera eminentemente divina per cui ci occorre essere umili, oranti e supplichevoli, spogli di noi stessi, e in qualche modo di tutta la nostra umanità se vogliamo che l'opera nostra sia veramente l'opera di Dio che faccia nascere la fede nei nostri uditori: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato" (Gv. 6,29).


CAPITOLO VII
TERZA FUNZIONE DEL MINISTERO: I SACRAMENTI

Dopo aver pregato e parlato, l'uomo di Dio, "Homo Dei" (1 Tm. 6,11), vedendo la fede ormai nata nell'anima degli ascoltatori e operarvi le opere necessarie alla giustificazione, darà i sacramenti.

I sacramenti che elargiscono tanta grazia, non danno pero le disposizioni necessarie per riceverli. Ecco un punto capitale nella dottrina cristiana: e ciò dimostra quanto si sbagliano coloro che credono che tutto è salvo quando si sono ricevuti i sacramenti.
I sacramenti sono dei segni sensibili della grazia invisibile; e il sacerdote che amministra i sacramenti, pur stando attento al rito esterno, deve applicarsi interiormente a chiedere la grazia interiore: egli deve entrare in comunione con Dio che dà la grazia, con Nostro Signore Gesù Cristo che l'ha meritata e con l'anima che la riceve. 
Nella religione non c'è nulla che sia soltanto esteriorità. Dio è spirito, e in tutto ciò che viene da lui, come tutto ciò che a lui va, dev'essere spirito.
Noi siamo anima e corpo: Nostro Signore è Dio e uomo; i sacramenti hanno forma e materia: tutto questo in armonia l'un con l'altro. Si turberebbe quest'armonia dimenticando od omettendo nella nostra religione quanto Dio volle che vi fosse conservato.
L'uomo che dimenticasse la sua anima per non veder altro che il suo corpo; chi in nostro Signore vedesse soltanto l'umanità, imitando per così dire gli antichi Antropomorfiti; il sacerdote, che nei sacramenti non vedesse altro che il rito esterno, sarebbero fuori dalla verità. Ora, soltanto la verità salva: "La verità vi farà liberi" (Gv. 8,32).


CAPITOLO VIII
IL MINISTERO È UN MISTERO INTERIORE


Benché nel ministero ci siano diversi elementi esterni, tuttavia risponde a verità l'affermare che, preso nel suo insieme, il ministero è cosa interiore. Infatti, chiedere la grazia, concorrere al suo stabilirsi nelle anime, a conservarvisi e a farla sviluppare non è forse l'essenziale e il tutto del ministero? Chi non vede che tutte queste cose sono fatti interiori? E perché è così, come d'altronde non se ne può dubitare, si comprende sempre più chiaramente quant'è profonda l'affermazione del principe degli Apostoli che dice: "Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola" (At. 6,4). Egli pone in primo luogo la preghiera: perché il ministero, che agisce sugli uomini, manifesta la sua efficacia nella misura con la quale il ministero è entrato in comunicazione con Dio per mezzo della preghiera. Dio solo dà senza aver ricevuto, perché, essendo Dio, ha in se stesso ogni bene: noi che non siamo Dio, non possiamo dare se non dopo che abbiamo ricevuto. E quando si tratta dei mezzi di santificazione delle anime da chi li potremo ricevere se non da Dio; e come Dio ce li darà con la loro piena efficacia se noi non lo preghiamo, con umiltà, con fiducia e con perseveranza?
Quanto sono ammirevoli sotto quest'aspetto gli antichi missionarî benedettini nostri Padri! Quando arrivavano in un paese idolatra vi cercavano un luogo solitario e un sito inaccessibile dove si mettevano in preghiera, lottavano con i demoni, con le fiere; si costruivano una capanna di legno, cantando i salmi nelle ore canoniche del giorno e della notte... "Nos vero orationi instantes erimus". Quando poi avevano pregato, spesse volte per anni, andavano da loro contadini e pastori, domandavano chi erano, che cosa facevano e da lì alle prime lezioni di catechismo non c'era che un passo e col tempo i catecumeni... "Orationi et ministerio Verbi instantes erimus".
Poi sorgeva una comunità cristiana: poteva venire la persecuzione, ma era vinta e la fede trionfante piantata nelle anime perché tutto fluiva da un principio interiore: la preghiera, l'unione con Dio. In questa unione e in questa incessante comunione con Dio i cristiani ricevevano le grazie di luce e di conversione per le anime; e il ministero era benedetto da Dio.

DIVINA PASTORA ORA PRO NOBIS

Terza parte del Segreto di Fatima confermata da Alì Agca





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MiL - Messainlatino.it: Stava morendo ma la preghiera di intercessione del...: Czestochowa, 18 Settembre 2014 (Zenit.org)  Milena Kindziuk  Era in fin di vita François, 56enne francese affetto da una forma estrem...





Beate Jerzy Popiełuszko, ora pro nobis