martedì 11 settembre 2012

In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva? Che cosa bisogna fare?

Bartolome Esteban Murillo XVI-XVII.jpg
AVE MARIA PURISSIMA!

Cardinale Ratzinger: 

il vero significato della partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia




«Partecipazione attiva»


In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva?
Che cosa bisogna fare
?

Purtroppo questa espressione è stata molto presto fraintesa e ridotta al suo significato esteriore, quello della necessità di un agire comune, quasi si trattasse di far entrare concretamente in azione il numero maggiore di persone possibile il più spesso possibile. 

La parola "partecipazione" rinvia, però, a un'azione principale, a cui tutti devono avere parte. Se, dunque, si vuole scoprire di quale agire si tratta, si deve prima di tutto accertare quale sia questa "actio" centrale, a cui devono avere parte tutti i membri della comunità. Lo studio delle fonti liturgiche permette una risposta che, forse, in un primo tempo può sorprendere, ma che è del tutto ovvia se si prendono le mosse dai fondamenti biblici su cui abbiamo riflettuto nella prima parte.

Con il termine "actio", riferito alla liturgia, si intende nelle fonti il canone eucaristico. La vera azione liturgica, il vero atto liturgico, è la oratio: la grande preghiera, che costituisce il nucleo della celebrazione liturgica e che proprio per questo, nel suo insieme, è stata chiamata dai Padri con il termine oratio. 
Questa definizione era corretta già a partire dalla stessa forma liturgica, poiché nella oratio si svolge ciò che è essenziale alla liturgia cristiana, perché essa è il suo centro e la sua forma fondamentale. La definizione dell'Eucaristia come oratio fu poi una risposta fondamentale tanto per i pagani che per gli intellettuali in ricerca. Con questa espressione si diceva infatti a quelli che erano in ricerca: i sacrifici di animali e tutto ciò che c'era e c'è presso di voi e che non può appagare nessuno, sono ora liquidati. Al loro posto subentra il sacrificio-parola. Noi siamo la religione spirituale, in cui ha luogo il culto divino reso per mezzo della parola; non vengono più sacrificati capri e vitelli, ma la parola viene rivolta a Dio come a Colui che sostiene la nostra esistenza e questa parola si unisce alla Parola per eccellenza, al Logos di Dio che ci innalza alla vera adorazione. Forse è utile osservare anche che la parola oratio all'inizio non significa "preghiera" (per questo esisteva il termine prex), ma il discorso solenne tenuto in pubblico, che ora riceve la sua più alta dignità per il fatto che si rivolge a Dio, nella consapevolezza che esso proviene da Dio stesso e da Lui è reso possibile.

Ma finora abbiamo solamente accennalo a ciò che è centrale. Questa oratio - la solenne preghiera eucaristica, il "canone" - è davvero più che un discorso, è actio nel senso più alto del termine. In essa accade, infatti, che l’actio umana (così come è stata sinora esercitata dai sacerdoti nelle diverse religioni) passa in secondo piano e lascia spazio all’actio divina, all'agire di Dio. In questa oratio il sacerdote parla con l'io del Signore - "questo è il mio corpo", "questo è il mio sangue" - nella consapevolezza che ora non parla più da se stesso, ma in forza del sacramento che egli ricevuto, che diventa voce dell'altro che ora parla e agisce. Questo agire di Dio, che si compie attraverso un discorso umano, è la vera "azione", di cui tutta la creazione è in attesa: gli elementi della terra vengono trans-sustanziati, strappati, per cosi dire, dal loro ancoraggio creaturale, ricompresi nel fondamento più profondo del loro essere e trasformati nel corpo e nel sangue del Signore. Il nuovo cielo e la nuova terra vengono anticipati.

La vera "azione" della liturgia, a cui noi tutti dobbiamo avere parte, è azione di Dio stesso. E questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere l'essenziale. Egli introduce la nuova creazione, si rende accessibile, così che noi possiamo comunicare con Lui in maniera del tutto personale, attraverso le cose della terra, attraverso i nostri doni.

Ma come possiamo noi avere parte a questa azione?

Dio e l'uomo non sono del tutto incommensurabili?

L'uomo, che è finito e peccatore, può cooperare con Dio, che è infinito e santo?

Egli lo può per il fatto che Dio stesso si è fatto uomo, che è divenuto corpo e continua, ancora con il suo corpo, a venire incontro a noi che viviamo nel corpo. L'intero evento, fatto di Incarnazione, croce, resurrezione e ritorno sulla terra è presente come la forma con cui Dio prende l'uomo a cooperare con se stesso. Nella liturgia ciò si esprime, come abbiamo già visto, nel fatto che dell’oratio fa parte la preghiera di accettazione. Certamente, il sacrificio del Logos è sempre già accettato. Ma noi dobbiamo pregare perché diventi il nostro sacrificio, perché noi stessi, come abbiamo detto, veniamo trasformati nel Logos e diveniamo così vero corpo di Cristo: è di questo che si tratta. E questo deve essere chiesto nella preghiera. Questa stessa preghiera è una via, un essere in cammino della nostra esistenza verso l'Incarnazione e la Resurrezione.

In questa "azione", in questo accostarsi orante alla partecipazione, non c'è alcuna differenza tra sacerdote e laico. Indubbiamente, rivolgere al Signore l'oratio in nome della Chiesa e parlare al suo apice con l'Io di Gesù Cristo, è qualcosa che può accadere solo in forza del sacramento. Ma la partecipazione a ciò che non è fatto da alcun uomo, bensì dal Signore stesso e da Lui solo, questo è uguale per tutti. Per tutti il punto è, secondo quello che si legge in I Cor 6,17, "unirsi al Signore e diventare così una sola esistenza pneumatica con Lui".

Il punto è che, alla fine, venga superata la differenza tra l'actio di Cristo e la nostra, che ci sia solamente una azione, che è allo stesso tempo la sua e la nostra - la nostra per il fatto che siamo divenuti "un corpo e uno spirito" con Lui.

La singolarità della liturgia eucaristica consiste appunto nel fatto che è Dio stesso ad agire e che noi veniamo attratti dentro questo agire di Dio. Rispetto a questo fatto, tutto il resto è secondario.

E' chiaro poi che si possono distribuire in maniera sensata le azioni esteriori: leggere, cantare, accompagnare le offerte. Tuttavia la partecipazione alla liturgia della parola (leggere, cantare) deve essere distinta dalla celebrazione sacramentale vera e propria. 

Qui dovrebbe essere chiaro a tutti che le azioni esteriori sono del tutto secondarie.

L'agire dovrebbe venire meno quando arriva ciò che conta: l’oratio. E deve essere ben visibile che l’oratio è la cosa che più conta e che essa è importante proprio perché da spazio all'actio di Dio.

Chi ha capito questo, comprende facilmente che ora non si tratta più di guardare il sacerdote o di stare a guardarlo, ma di guardare insieme il Signore e di andargli incontro. La comparsa quasi teatrale di attori diversi, cui oggi è dato assistere soprattutto nella preparazione delle offerte, passa molto semplicemente a lato dell'essenziale. 

Se le singole azioni esteriori (che di per sé non sono molte e che vengono artificiosamente accresciute di numero) diventano l'essenziale della liturgia e questa stessa viene degradata in un generico agire, allora viene misconosciuto il vero teodramma della liturgia, che viene anzi ridotto a parodia.

La vera educazione liturgica non può consistere nell'apprendimento e nell'esercizio di attività esteriori, ma nell’introduzione nell'actio essenziale, che fa la liturgia, nell'introduzione, cioè, alla potenza trasformante di Dio, che attraverso l'evento liturgico vuole trasformare noi stessi e il mondo.

A questo riguardo l'educazione liturgica di sacerdoti e laici è oggi deficitaria in misura assai triste. 

Qui resta molto da fare.

da Joseph Ratzinger "Introduzione allo spirito della liturgia", Edizioni San Paolo, 2001, pagg. 167-172



<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

Diversi significati del santissimo nome di Maria: "AMAREZZA" "MAESTRA E SIGNORA DEL MARE" "ILLUMINATRICE, STELLA DEL MARE", PIOGGIA STAGIONALE, ALTEZZA


La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

Martirologio Romano: Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.

Ascolta da RadioRai:


Nella storia dell'esegesi ci sono state diverse interpretazioni del significato del nome di Maria:

1) "AMAREZZA"

questo significato e` stato dato da alcuni rabbini: fanno derivare il nome MIRYAM dalla radice MRR = in ebraico "essere amaro". Questi rabbini sotengono che Maria, sorella di Mose`, fu chiamata cosi` perche', quando nacque, il Faraone comincio` a rendere amara la vita degli Israeliti , e prese la decisione di uccidere i bambini ebrei.
Questa interpretazione puo` essere accettata da noi Cristiani pensando quanto dolore e quanta amarezza ha patito Maria nel corredimerci:
[Lam. 1,12] Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'e` un dolore simile al mio dolore...
Inoltre il diavolo, di cui il Faraone e` figura, fa guerra alla stirpe della donna, rendendo amara la vita ai veri devoti di Maria, che, per altro, nulla temono, protetti dalla loro Regina.

2) "MAESTRA E SIGNORA DEL MARE"

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. Maestra-Signora) + YAM (= mare): come Maria, la sorella di Mose`, fu maestra delle donne ebree nel passaggio del Mar Rosso e Maestra nel canto di Vittoria (cf Es 15,20), cosi` "Maria e` la Maestra e la Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo" (S.Ambrogio, Exhort. ad Virgines)
Altri autori antichi che suggeriscono questa interpretazione: Filone, S. Girolamo, S. Epifanio.
Questo parallelo tipologico tra Maria sorella di Mose` e Maria, madre di Dio, e` ripreso da Ps. Agostino, che chiama Maria "tympanistria nostra" (Maria sorella di Mose` e la suonatrice di timpano degli Ebrei, Maria SS. e` la tympanistria nostra, cioe` dei Cristiani: il cantico di Mose` del N.T sarebbe il Magnificat, cantato appunto da Maria: questa interpretazione e` sostenuta oggi dal P. Le Deaut, uno dei piu` grandi conoscitori delle letteratura tergumica ed ebraica in genere: secondo questo autore, S. Luca avrebbe fatto volontariamente questo parallelismo.

3) "ILLUMINATRICE, STELLA DEL MARE"

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da: prefisso nominale (o participiale) M + 'OR (ebr.= luce) + YAM (= mare): Cosi` S. Gregorio Taumaturgo, S. Isidoro, S. Girolamo (insieme alla precedente)
Alcuni autori ritengono che S. Girolamo in realta` non abbia interpretato il nome come "stella del mare", ma come "stilla maris", cioè: goccia del mare.
La presenza della radice di "mare" nel nome di Maria, ha suggerito diverse interpretazioni e/paragoni di Maria con il "mare":
Pietro di Celles (+1183) Maria = "mare di grazie": di qui Montfort riprende: "Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria" (Vera Devozione, 23).
Qohelet 1,7: "tutti i fiumi entrano nel mare"; S. Bonaventura sostiene che tutte le grazie (= tutti i fiumi) che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono "confluite" in Maria, il mare di grazie.
S.Brigida: "ecco perche` il nome di Maria e` soave per gli angeli e terribile per i demoni"
-------------
Ave maris stella, Dei Mater alma, atque semper virgo, felix coeli porta...
Questo inno sembra una meditazione sul nome di Maria, in rapporto a Maria sorella di Mosè:
"Ave maris stella" (cf significato 3); "Dei Mater ALMA atque semper virgo": Maria, sorella di Mose`, viene chiamata in Es 2,8, `ALMAH = "vergine" e, etimologicamente "nascosta"; "felix coeli porta", cioe` "maestra del mare" di questo secolo che Ella ci fa attraversare (cf. significato 2)

---------------

4) PIOGGIA STAGIONALE

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. PRIMA PIOGGIA STAGIONALE)
Maria e` considerata come Colei che manda dal cielo una "pioggia di grazia" e "pioggia di grazia essa stessa".
Questa interpretazione, che C. A Lapide attribuisce a Pagninus, viene in parte ripresa da S. Luigi di Montfort nella Preghiera Infuocata: commentando Ps. 67:10 "pluviam voluntariam elevasti Deus, hereditatem tuam laborantem tu confortasti" (Una pioggia abbondante o Dio mettesti da parte per la tua eredita`), il Montfort dice:
"[P.I. 20] Che cos'e`, Signore, questa pioggia abbondante che hai separata e scelta per rinvigorire la tua eredita` esausta? Non sono forse questi santi missionari, figli di Maria tua sposa, che tu devi scegliere e radunare per il bene della tua Chiesa cosi` indebolita e macchiata dai peccati dei suoi figli?"
Maria, pioggia di grazie, formera` e mandera` sulla terra una pioggia di missionari

5) ALTEZZA

Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MAROM (ebr. ALTEZZA, EXCELSIS): questa ipotesi e` sostenuta, tra gli antichi dal Caninius, e, tra i moderni, da VOGT, soprattutto in base alle recenti scoperte dei testi ugaritici, che hanno permesso la comprensione di molte radici ebraiche.
Luca 1:78 per viscera misericordiae Dei nostri in quibus visitavit nos oriens EX ALTO
questo versetto, in base al testo greco e alla retroversione in ebraico, puo` essere tradotto:
ci ha visitati dall'alto un sole che sorge: Cristo e` il sole che sorge che viene dall'alto (il Padre)
oppure
ci ha visitati un sole che sorge "dall'alto" = da Maria


***



Di tutti queste ipotesi, qual e` quella giusta? forse la Provvidenza ci ha lasciato nel dubbio perche' nel nome di Maria possiamo trovare nel contempo tutti i significati che l'analogia della fede ci suggerisce.


Autore: Don Alfredo Morselli






 <<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

lunedì 10 settembre 2012

Il Signore vi benedica e vi protegga...


Benedizione del Serafico Padre San Francesco a frate Leone... e a te che leggi:

"Il Signore ti bene+dica e ti protegga,
*mostri a te il suo volto e *abbia misericordia di te.
*Rivolga verso di te il suo sguardo
e ti dia pace.
*Il Signore bene+dica te, frate Leone"


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

Fiesta de Nuestra Señora de Coromoto Patrona de Venezuela


Nuestra Señora de Coromoto 

Patrona de Venezuela


Fiesta: celebrada tres veces al año, el 2 de febrero y el 8 y 11 de septiembre.



A la llegada de los españoles a la región de Guanare, hacia el 1591, un grupo de indios de la tribu de los Coromotos decide abandonar su tierra y huir hacia el río Tucupido, porque no quieren nada con los blancos ni con la religión que ellos traen. 
 Cincuenta años después los indios, que siguen sin convertirse al Evangelio, viven en un poblado no muy distante de la villa de los españoles; ambos grupos viven en armonía, pero permanecen aislados entre sí.

Estando así las cosas, una mañana del año 1651, el cacique de los Coromotos, junto con su esposa, contempla asombrado una extraordinaria visión. En la quebrada del río Tucupido, sobre la corriente de las aguas, una hermosa señora los está mirando con una amable expresión en su rostro; el pequeño niño que lleva en sus brazos también les sonríe plácidamente. La misteriosa señora llama al cacique y le ordena: "Sal del bosque junto con los tuyos y ve donde los blancos para que reciban el agua sobre la cabeza y puedan entrar en el cielo".
El cacique impresionado por lo que ha visto y oído, decide obedecer a la bella señora y marcha con su tribu para ser instruido en la religión cristiana. Sin embargo, el indio, acostumbrado a la libertad de los bosques no puede adaptarse al nuevo régimen de vida y junto con su familia, se vuelve a su aldea en la selva. La señora se aparece nuevamente, esta vez en la modesta choza del indígena; y aunque la Virgen se presenta rodeada de un aura luminosa cuyos rayos inundan de fuego todo el bohío, no logra conmover al cacique que, enojado, trata de echarla y hasta llega a tomar sus armas con la clara intención de amenazar a la amable señora. Siempre sonriente, la Virgen avanza suavemente hacia el cacique y cuando este extiende con ira su mano para atraparla, ella desaparece ante su vista. En el puño cerrado del indio coromoto quedó una pequeña estampa en la que ha quedado impresa la imagen de la Señora.



El mal ejemplo es un obstáculo para que otros encuentren la verdad sobre Jesucristo. Siempre ha sido así. No por eso la verdad cambia. ¡Cuantos se han separado de la Iglesia por el mal ejemplo de un sacerdote o de alguien que está identificado con la Iglesia!. ¡Que gran responsabilidad tenemos los cristianos al ser embajadores de Cristo! Debemos al mismo tiempo recordar que nuestra fidelidad a la Iglesia se fundamenta en Dios que nunca falla.




 Cuando vemos el pecado ajeno, en vez de separarnos de la Iglesia, debemos examinar nuestro propio comportamiento que es por el que seremos juzgados. Pero que difícil es eso cuando nunca se ha conocido a Jesús, como en el caso de los indios. ¿como pueden llegar a distinguir entre los católicos malos y la verdad de su religión?. Por la dificultad de ello es que viene la Virgen a Venezuela, y con su amor de madre lleva a los indios a superar el obstáculo de las diferencias culturales y a recibir por la Iglesia a Jesús.




La Virgen de Coromoto es una diminuta reliquia que mide 27 milímetros de alto por 22 de ancho. El material de la estampa pudiera ser pergamino o "papel de seda"; la Virgen aparece pintada de medio cuerpo, está sentada y sostiene al Niño Jesús en su regazo. Su apariencia es de ser dibujada con una fina pluma, trazada como un retrato en tinta china a base de rayas y puntos.




La Virgen y el Niño miran de frente; erguidas sus cabezas coronadas. Dos columnas unidas entre si por un arco forman el respaldo del trono que los sostiene. La virgen cubre sus hombros con un manto carmesí con oscuros reflejos morados. Un blanco velo cae simétricamente sobre sus cabellos cubriéndolos devotamente. La túnica de la Virgen es de color pajizo y la del niño es blanca como su velo.




La imagen se muestra a la veneración de los fieles protegida dentro en una riquísima custodia. El 7 de octubre de 1944, a petición de los obispos de la nación, Pío XII la declaró, "Patrona de la República de Venezuela" y su coronación canónica se celebró al cumplirse los tres siglos de la aparición, el 11 de septiembre de 1952.




El Emmo, Sr. Cardenal Arzobispo de la Habana, Manuel Artega y Betancourt, coronó la sagrada imagen de Nuestra Señora de Coromoto en representación del Papa Pío XII. Los venezolanos celebran a su patrona en tres ocasiones cada año, el 2 de febrero y el 8 y 11 de septiembre. El Santuario Nacional de la Virgen de Coromoto, lugar de encuentro de grandes peregrinaciones, fue declarado Basílica por S.S. el Papa Pío XII el 24 de mayo de 1949.




Cor amantissimum
et mitissimum Mariae

ora pro nobis.
AMDG et DVM

Nuestra Señora de Coromoto es la patrona de Venezuela. Un día de 1652, el cacique Coromoto y su mujer atravesaban una corriente de agua y vieron una Señora de extraordinaria belleza que les dijo en su idioma: "Vayan a casa de los blancos y pídanle que les eche el agua en la cabeza (el bautismo) para poder ir al cielo".



Virgen de Coromoto



"Virgen Santísima,
Madre de Dios y Madre nuestra, 
por cuya poderosa
mediación de los fieles llegaron
al conocimiento de la Fe Cristiana.
Hermosísima Aurora que brillasteis
apareciendo en Coromoto
y nos dejasteis una preciosa
prenda de vuestro amor 
en una milagrosa imagen, 
apiadaos de nosotros. 
Aliviad nuestros males,
poderosísima abogada nuestra
y fortalecednos en la lucha
contra los enemigos del alma.
¡Oh, protectora de Venezuela!
Haced que nuestra nación siga siempre
en sus leyes, en sus costumbres
y en su empresa de sabios 
los salvadores principios 
del Santo Evangelio.
Proteged nuestras instituciones, 
desterrad de nosotros el vicio, 
la impiedad y la indiferencia religiosa,
en una palabra renovad la Fe en nuestra Patria.
Promoved en nuestra sociedad
obras vivificadoras de salud,
y de los beneficios de la paz tranquila,
para que fielmente
honremos y sirvamos en la tierra
a vuestro amabilisimo Hijo Jesucristo,
a fin de gozarLe eternamente en el Cielo.
Amén."
Oración enriquecida con 100 días de indulgencia, 


Virgen de Coromoto

La Virgen de Nuestra Señora de Coromoto es la patrona de Venezuela. Es venerada tanto en la ciudad de Guanare, donde apareció hace aproximadamente 350 años, como en todo el país. En esta página le reseñaremos la historia de sus apariciones y le mostraremos los lugares donde apareció y es venerada hoy en día.
Cuando la ciudad de Guanare fue fundada, en 1591, los indígenas que habitaban en la región, los Cospes, huyeron hacia la selva en el Norte de la ciudad. Esto dificultaba la evangelización que la iglesia Católica había emprendido.
Un día de 1652, el cacique Coromoto y su mujer atravesaban una corriente de agua y vieron una Señora de extraordinaria belleza que les dijo en su idioma: "Vayan a casa de los blancos y pídanle que les eche el agua en la cabeza (el bautismo) para poder ir al cielo". Casualmente un español llamado Juan Sánchez, pasó por ahí y el Cacique Coromoto le relató lo sucedido.

Manantial de agua en el lugar de la aparición
Manantial de agua en el lugar de la aparición


Reproducción de la aparición



Juan Sánchez entonces le pidió que se alistara con la tribu, que el pasaría dentro de ocho días a fin de enseñarles todo lo necesario para echarles el agua. En efecto, cuando regresó los indígenas marcharon con el a un ángulo formado entre los ríos Guanaguanare y Tucupido, donde les repartieron tierras e iniciaron la catequización, a fin de prepararlos para el bautizo.
Monumento a la virgen en el lugar de la primera aparición
Monumento a la virgen en el lugar de la primera aparición


Detalle del monumento
Detalle del monumento


Monumento a la entrada del parque, en "La quebrada"
Monumento a la entrada del parque, en "La quebrada"


Los jardines del parque
Los jardines del parque



Varios de los indios recibieron el bautismo, no así el Cacique quien echaba de menos la selva donde el mandaba y no tenía que obedecer. Esto lo hizo preparar su huída. Sin embargo el sábado 8 de septiembre de 1652, la Virgen vuelve a aparecer en el bohío, en presencia de Coromoto, su mujer, su cuñada Isabel y un sobrino de esta. (Es, por cierto, la única vez que la Santa Virgen aparece a una familia). El cacique coge la flecha y apunta para matarla. Como la Virgen María se le acercó, Coromoto tira la flecha e intenta empujarla, pero Ella desaparece, dejándole en la mano un pequeño pergamino con su imagen.

El niño corrió a avisarle a Juan Sánchez, quien con dos de sus compañeros fueron al sitio de la aparición y recogieron la preciosa reliquia. Dieron parte a las autoridades civiles y eclesiásticas, quienes a pesar de no creerlo resolvieron llevar el pergamino a la Iglesia de Guanare en 1654, donde permaneció en un relicario hasta 1987, cuando fue incrustada en el pedestal de la imagen de madera que está hoy en día en el templo "Santuario Nacional Nuestra Señora de Coromoto".

Santuario Nacional Nuestra Señora de Coromoto
Santuario Nacional Nuestra Señora de Coromoto


El Santuario está construido en el lugar de la 2da aparición
El Santuario está construido en el lugar de la 2da aparición


El cacique Coromoto huyó a la selva, y al ver que la santísima Virgen no había logrado nada con el, permitió que lo mordiera una serpiente venenosa. Entonces volvió su corazón a Dios y comenzó a pedir el Bautismo, el cual le fue administrado por un Barinés que pasaba por ahí. Al bautizarse se convirtió en apóstol y pidió a los indios que no se separaran del misionero y que se bautizaran. Como consecuencia de esto, los indios Cospes formaron una comunidad de fieles muy fervorosa.

Santuario Nacional Nuestra Señora de Coromoto

Altar del templo de la Virgen de Coromoto
Altar del templo

Hoy en día, cerca de Guanare (estado Portuguesa), en el lugar de la segunda aparición fue construido un lindo templo, el Santuario Nacional Nuestra Señora de Coromoto, el cual fue consagrado el 7 de enero de 1996, e inaugurado con la solemne Eucaristía presidida por su Santidad el Papa Juan Pablo II, el 10 de febrero de 1996.
Vitral detrás del altar
Vitral detrás del altar


Vitral sobre el altar
Vitral sobre el altar


Primera aparición
Detalle Vitral central

Segunda aparición

Detrás del altar se encuentra la imagen de la virgen que mostramos a la derecha. Debajo de esta imagen está un hermosísimo relicario de oro, brillantes y perlas. Como está prohibido fotografiarlo, lamentamos no poder mostrárselo aquí.
Cruz sobre el altar
Cruz sobre el altar

Imagen de la virgen detrás del altar
Imagen de la Virgen detrás del altar


Religión







***



<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>