martedì 17 aprile 2012

Passò parecchi guai nella sua vita.


San Salvatore da Horta Professo Francescano
17 aprile

Ecco un santo che a causa del carisma di operare troppi miracoli, passò parecchi guai nella sua vita. 


Salvatore nacque del dicembre 1520 a Santa Coloma de Farnés nella Catalogna (Spagna), i genitori di cui si conosce solo il cognome Grionesos, lavoravano assistendo gli ammalati del piccolo ospedale della zona e di cui in seguito ne ebbero la direzione.

Rimasto orfano giovanissimo, andò a Barcellona dove si mise a fare il calzolaio per sostenere la sorella minore Blasia. Non appena questa sorella si sposò, Salvatore poté così in piena libertà, scegliere la vita religiosa da sempre desiderata; lasciata Barcellona andò nella famosa abbazia benedettina di Montserrat per un periodo di prova, ma la sua vocazione di umiltà e povertà ebbe la sua attuazione, dopo l´incontro con i francescani, entrando il 3 maggio 1541 nel loro convento di Barcellona.


Si distinse subito per le sue virtù e pietà, fece la professione religiosa nel maggio del 1542 e trasferito poi a Tortosa dove fu impiegato in tutti i servizi più faticosi, che espletò con prontezza e diligenza; ma cominciarono pure i guai per lui; dotato di poteri taumaturgici, operava prodigi su prodigi e la sua fama di dispensatore di miracoli, che lo rendevano oltremodo popolare, suscitò l´incomprensione dei confratelli e l´ostilità dei superiori, i quali infastiditi da tanto clamore lo ritennero un indemoniato e presero a trasferirlo da un convento all´altro.


Dovunque arrivasse i prodigi proseguivano, i frati si mettevano le mani nei capelli e giocoforza si armavano di pazienza con quel confratello laico professo, che faceva perdere la loro pace. Da Tortosa, fu inviato prima a Belipuig e verso il 1559 ad Horta nella provincia di Tarragona in Catalogna, dove restò per quasi 12 anni, compiendo anche qui numerosi miracoli, gli fu mutato anche il nome in fra´ Alfonso, nel tentativo di allontanarlo dai fedeli, ma alla fine fu trasferito anche da qui. 


Giunto a Reus lo attendevano ulteriori persecuzioni e un altro allontanamento a Barcellona, che era sede della famigerata Inquisizione spagnola e a cui Salvatore venne perfino denunziato, uscendone comunque trionfante con l´umiltà e la carità dei santi.


Infine ultima tappa del suo doloroso calvario itinerante, fu il convento di S. Maria di Gesù a Cagliari in Sardegna, giungendovi nel novembre del 1565, trovando finalmente qui un´oasi di pace, pur continuando i fatti straordinari che l´avevano accompagnato per tutto quel tempo, procurandogli dolori, sofferenze, incomprensioni; in altre parole beneficando la vita degli altri e avvelenandosi la sua.


Colpito da una violenta malattia, fra´ Salvatore da Horta, morì a Cagliari il 18 marzo 1567 fra il dolore di tutta la città, che ancora oggi ne venera le reliquie nella Chiesa di S. Rosalia; il corpo del santo è custodito in una preziosa urna di bronzo dorato, arricchita di pregiati cristalli. L´urna è sistemata visibile, sotto la mensa dell´altare maggiore al centro del presbiterio, attorniata da quattro angeli oranti in marmo bianco.
Da qui, il culto per il taumaturgo, laico professo dei Frati Minori Francescani, crebbe e si estese in tutta la Spagna e Portogallo; il 15 febbraio 1606 dietro richiesta del re Filippo II di Spagna, il papa Paolo V gli accordò il titolo di beato, confermato il 29 gennaio 1711 da papa Clemente XI.
E il 17 aprile 1938, papa Pio XI lo canonizzò, stabilendo la festa liturgica per l´umile santo, perseguitato perché troppo miracoloso, al 18 marzo.

Il nome Salvatore è molto diffuso nell´Italia Meridionale e in particolare in Sicilia, anche nelle varianti Turi, Turiddu; bisogna però dire che il nome Salvatore più che al santo di cui abbiamo parlato, si riferisce almeno in Campania, a Gesù Salvatore e la cui festa della "Trasfigurazione di Gesù" è al 6 agosto.
Il santo spagnolo di Horta è molto venerato anche nel Comune di Orta di Atella, in provincia di Caserta, che per puro caso ha il nome come la città spagnola, che identifica il santo francescano.

Autore:
Antonio Borrelli  




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lunedì 16 aprile 2012

Scuola Ecclesia Mater: La Liturgia ferita

Scuola Ecclesia Mater: La Liturgia ferita: di Mons. Marc Aillet,  Vescovo di Bayonne, Francia All'origine del Movimento Liturgico ci fu la volontà del Papa San Pio X, soprat...

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domenica 15 aprile 2012


"Accogliamo il dono della Pace e della Misericordia". Benedetto XVI chiede di pregare per il pontificato


Domenica 15 Aprile 2012 12:24
La pace, il dono della Domenica e la Divina Misericordia.
 Benedetto XVI sceglie questi temi per il Regina Coeli di oggi in cui in qualche modo anticipa la “festa” per i suoi ottantacinque anni di vita e il settimo anniversario dall’elezione al soglio pontificio. 

E’ l’affetto dei tanti che affollavano piazza San Pietro a ricordare al papa le ricorrenze di domani e giovedì. E Benedetto XVI sembra rispondere, con il suo stile: “accogliamo il dono della pace che ci offre Gesù risorto, lasciamoci riempire il cuore dalla sua misericordia! In questo modo, con la forza dello Spirito Santo, lo Spirito che ha risuscitato Cristo dai morti, anche noi possiamo portare agli altri questi doni pasquali”.

E in francese aggiunge: “Giovedì prossimo, in occasione del settimo anniversario della mia elezione alla sede di Pietro, vi chiedo di pregare per me, perché il Signore mi doni la forza di compiere la missione che mi ha affidato!”.

Prende spunto dal Vangelo della Domenica in Albis il papa, e dice: “Gesù, nelle due apparizioni agli Apostoli riuniti nel cenacolo, ripeté più volte il saluto «Pace a voi!»”. “Il saluto tradizionale, con cui ci si augura lo shalom, la pace, diventa qui una cosa nuova – aggiunge -: diventa il dono di quella pace che solo Gesù può dare, perché è il frutto della sua vittoria radicale sul male. La «pace» che Gesù offre ai suoi amici è il frutto dell’amore di Dio che lo ha portato a morire sulla croce, a versare tutto il suo sangue, come Agnello mite e umile”.

“Ecco perché il beato Giovanni Paolo II – spiega - ha voluto intitolare questa Domenica dopo la Pasqua alla Divina Misericordia, con un’icona ben precisa: quella del costato trafitto di Cristo, da cui escono sangue ed acqua”. 

Il papa saluta il cardinale vicario per Roma Agostino Vallini, che questa mattina ha celebrato la ricorrenza nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, dove sono venerate anche le reliquie di Santa Faustina. E con i polacchi si congratula per le celebrazioni liturgiche nel Santuario di Łagiewniki, dove “dieci anni fa, il beato Giovanni Paolo II disse: «Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l’uomo la felicità!»”.

Ma è sulla Domenica, giorno dell’“Eucaristia, culto nuovo e distinto fin dall’inizio da quello giudaico del sabato”, che il papa si sofferma nella sua preghiera mariana. 
“La celebrazione del Giorno del Signore è una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico”, spiega.

Il culto cristiano – aggiunge - non è solo una commemorazione di eventi passati, e nemmeno una particolare esperienza mistica, interiore, ma essenzialmente un incontro con il Signore risorto, che vive nella dimensione di Dio, al di là del tempo e dello spazio, e tuttavia si rende realmente presente in mezzo alla comunità, ci parla nelle Sacre Scritture e spezza per noi il Pane di vita eterna”. “Attraverso questi segni – dice ancora - noi viviamo ciò che sperimentarono i discepoli, cioè il fatto di vedere Gesù e nello stesso tempo di non riconoscerlo; di toccare il suo corpo, un corpo vero, eppure libero dai legami terreni”.

LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
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La Pasiòn de Cristo. POR TI


La Pasiòn de Cristo, (Mel Gibson)


AMICI
PER VIVERE NEL FASCIO DI LUCE 
BIANCA (Battesimo) E ROSSA (Confessione ed Eucaristia)
CHE SCATURISCE DAL CUORE SACRATISSIMO 
DI GESU' MISERICORDIOSO
MEDITIAMO ogni giorno LA SUA GLORIOSA PASSIONE
La carismatica pellicola di Mel Gibson 
ci può aiutare molto bene.

LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

Orémus pro Pontífice nostro Benedícto.



"Orémus pro Pontífice nostro Benedícto.


R). Dóminus, consérvet eum, et vivíficet eum, et beátum fáciat eum in terra, et non tradat eum in ánimam inimicórum ejus.


V). Fiat manus tua super virum déxterae tuae.
R). Et super fílium hóminis quem confirmásti tibi.


Orémus.
Deus, ómnium fidélium pastor et rector, fámulum tuum Benedíctum, quem pastórem Ecclésiae tuae praeésse voluísti, propítius réspice : da ei, quaésumus, verbo et exémplo, quibus præest profícere; ut ad vitam, una cum grege sibi crédito, pervéniat sempitérnam.
Per Christum"

LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
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