mercoledì 28 marzo 2012

( 2 ) Opera Divina Sapienza : ATTINGETE ALLA MIA ACQUA SORGIVA FRESCA E LIMPIDA ED AVRETE PACE E GIOIA PRIMA SULLA TERRA, POI, PER L'ETERNITA', IN CIELO /// SCHÖPFT AUS MEINER QUELLE DAS FRISCHE UND KLARE WASSER, IHR WERDET LIEBE, FRIEDEN UND FREUDE HABEN, ZUERST AUF ERDEN, DANN IM HIMMEL, FÜR EWIG

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Gesù 17-11-2011 
Sposa amata, nel mondo si parla del Mio Ritorno?
Si attende il Mio Ritorno?
Ci si prepara al Mio Ritorno?
Sposa amata, sposa cara, i segni sono presenti; la fede la voglio concedere con larghezza, ma ti dico: chi guarda i segni?
Chi chiede il Dono della fede?
Gli uomini chiedono tutto, ma poco la fede.
Ti dico, piccola Mia, che colui che ha gli occhi attenti ai segni vedrà, capirà, si preparerà.
Chi desidera, ardentemente, il Dono della fede certo lo avrà; ma chi non vuole nulla avrà ed il Mio Ritorno lo troverà impreparato: farà la fine di colui che aveva seppellito il talento e non l’aveva fatto fruttificare.
Amara sarà la sua fine e dura la condanna!
Conosca il mondo il Mio Messaggio d’Amore ed ogni uomo si tenga pronto.


Gesù 22-11-2011 
Sposa cara, sono quel grande Signore Che è partito per un lungo viaggio ed ha lasciato la casa affidata ai Suoi servi, dando Ordini ben precisi da eseguire.
Sono quel Signore Che torna dopo tanto tempo, preceduto da un gran numero di Doni da offrire perché la Gioia regni nella Sua Casa.
Ricordi le Mie Parole?
Quel signore tardò un poco a tornare, perché aveva molti impegni di lavoro e voleva eseguirli tutti, prima di tornare, per potersi godere la compagnia dei suoi servi.
Il grande signore indugiò un poco.
Nella sua casa aveva lasciato molti servi perché la tenessero in ordine; pensava, quindi, di trovare tutto al suo posto, perché gli ordini erano stati molto chiari e precisi: non c’era un solo servo che non avesse un incarico.
Il nobile signore a tutto aveva pensato.

Sposa cara, sta bene a sentire le Mie Parole e trasmettile: il Mio Ritorno è certo; sarà grandioso, inimmaginabile da mente umana e l’intera Creazione sarà avvolta e permeata dalla Mia Luce.
Sono nato nel silenzio e nella solitudine; il Mio Ritorno sarà assai differente: prima Mi vedranno i più ardenti d’amore per Me, poi, gradualmente, gli altri, fino a quando Mi vedranno tutti, proprio tutti.
Ma il fiume di esultanza sarà per i servi fedeli che sono restati al loro posto, facendo il proprio dovere con gioia.
Sposa cara, i servi fedeli, che troverò al loro posto, avranno la paga del servo fedele; ma quelli che troverò ebbri e inetti saranno duramente trattati e triste sarà la loro fine.
Sposa amata, per il Mio Ritorno, per immaginarlo usa pure la tua fantasia e sogna le cose più belle; ma ti dico che mente umana mai può immaginare ciò che avverrà, ciò che Mente Divina ha progettato.
Sposa amata, il Mio Ritorno sarà un evento unico e meraviglioso!
Beato colui che non perde tempo in stoltezze e vanità, ma si prepara con cura, come si fa con un esame importante che decide la vita.
Sposa cara, usa pure la più fervida fantasia per il pensiero del Mio Ritorno; riempi il cuore della più viva gioia ed attendi in essa.
Tutti si preparino.
Nessuno resti freddo ed incredulo.    
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Gesù 25-11-2011   
Sposa amata, la terra è divisa tra chi Mi attende e chi non Mi attende affatto, tra chi Mi pensa giorno e notte e chi mai Mi pensa ed osa vivere come se Io non fossi il Creatore di tutte le cose, il Salvatore di tutte le anime, lo Spirito d’Amore Che permea la terra.
Mi supplichi, giorno e notte, perché venga a cambiare la condizione della terra.
Mi supplichi, vedendo che intorno tutto sta crollando e viene meno anche la speranza.
Ho udito il grido di dolore della terra, che giunge a Me, Dio, da ogni suo angolo ed ho preparato la Mia Venuta, speciale, molto diversa da come è immaginata dall’uomo.
Sposa cara, circa il Mio Ritorno, ognuno può balbettare, ma nessuno parlare con cognizione, se non Io, Io, Gesù.
Se Io, Io, Gesù, non ho voluto spiegare, quale uomo può farlo?
Si sappia che l’evento sarà unico e speciale, grandioso, come mai ce n’è stato uno simile, e sarà diverso per ogni uomo che sarà chiamato per nome e trattato in modo diverso.
Sposa cara, in una casa vi saranno due donne ad operare insieme: per una ci sarà un trattamento, per l’altra uno diverso; nel campo ci saranno due uomini: per uno ci sarà un trattamento, per l’altro uno differente.


Non si chiedano gli uomini cosa accadrà, ma si preparino ai grandi fatti con la preghiera ardente, col sacrificio gioioso,usando la carità in ogni direzione.  

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Gesù 29-11-2011  
Sposa amata, il mondo si prepari nella preghiera e nella penitenza ad un tempo diverso; il Padre caro ha stabilito dei tempi per i più grandi fatti.
Questi sono i tempi del cambiamento!
Il mondo si prepari con la preghiera ed il sacrificio.
Guai a coloro che vivono come se nulla dovesse accadere, mentre tutto accadrà!
Mi dici: “Dolce Amore, usa la Tua Misericordia verso ogni uomo: entra nei cuori e cambiali, entra nelle menti ed illuminale.
Gran parte degli uomini vive come se nulla dovesse accadere.
I segni sono presenti; ma chi li vede?
Dolce Amore, avvolgi la terra con la Tua Misericordia e tieni ancora per un po’ sospesa la Giustizia Perfetta.
Sposa cara, già sto facendo questo per attendere che molti ancora si convertano al Mio Amore; ma il tempo, stabilito per la conversione del mondo, sta passando rapido ed entra il momento più grande e faticoso per l’Umanità.
Sposa amata, chi è già ben dentro nella Fortezza del Mio Cuore resti nella Pace e nella Gioia, ma chi ancora è fuori, per sua negligenza, non perda un solo istante, perché Io, Io, Gesù, verrò per lui quando non se lo aspetta verrò in modo speciale ed unico per chiedere conto di tutto.                                

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Gesù 01-12-2011 
Sposa cara, ho dato tanto tempo ed ancora lo sto donando; ma sono ormai briciole!
Ognuno capisca che ogni giorno è molto decisivo per la sua vita; ognuno pensi alla salvezza della sua anima e si impegni anche per quella altrui.
Chiedo ad ogni uomo della terra di darMi tutti i suoi problemi terreni perché Io, Io, Dio, ne dia risoluzione e d’impegnarsi completamente per la salvezza della sua anima e di pensare anche alle altre che sono in pericolo.
Sposa cara, come vedi, i segni parlano chiaro.
Ognuno li osservi e rifletta!
Faccia, così, bene le sue scelte di vita per avere tutto, prima in terra e, poi, in Cielo.


Gesù 05-12-2011 
Sposa cara, ho mandato la Madre Mia Santissima, Immacolata, nel mondo in modo speciale per preparare l’Umanità ai grandi cambiamenti del prossimo futuro.
Seguite, uomini della terra, l’insegnamento di questa Madre meravigliosa Che vi prepara la strada della Felicità in Me, Dio!
Uomini della terra, lasciatevi guidare da tale Madre amorosissima, vivete ogni giorno le Sue Parole e considerate Dono prezioso un solo giorno di vita, che Io, Io, Dio, vi concedo.
Sono molti, sposa cara, sono molti coloro che si perdono nelle cose terrene, giorno dopo giorno, e non pensano al Cielo: che faranno quando Mipresenterò nella loro vita come Giudice Che chiede conto di tutto, anche delle ombre?
Quando all’improvviso Mi troveranno davanti a loro, che faranno, così impreparati e stolti?


Gesù 06-12-2011 
C’è grande differenza fra chi Mi ha subito spalancato le porte del cuore e chi le ha lasciate ben chiuse: nel primo opero Io, Io, Gesù, con Potenza; nel secondo si è insediato il Mio terribile nemico che vuole angoscia e disperazione, che vuole stordimento ed inquietudine.
Sposa cara, ho parlato sovente dell’importanza delle scelte; ho chiamato ogni uomo a Me per prepararlo ai fatti futuri che saranno incisivi.
La purificazione sarà ben tollerata da chi ha la Mia Forza in sé, ma non così sarà per chi conta su se stesso o su altri che sono nella identica condizione.
Sposa cara, già chiaramente ho parlato: la grande purificazione prepara un tempo nuovo ed è da Me preparata e voluta per la salvezza delle anime.
Ognuno prepari il suo cuore ad aprirsi a Me, Gesù: sono l’Unico Salvatore e non ve ne sono altri!
Nessuno si lasci ingannare dai nuovi volti del nemico infernale; la sua astuzia, sottile, inganna chi è senza di Me nel cuore e nella mente.


Gesù 18-12-2011
Sposa cara, la purificazione è per tutti: alla grande Mia Festa si entra con la veste candida e fragrante; chi non la possiede non può entrare.
Ogni uomo che desidera entrare nel Mio Palazzo si prepari, come ho detto e non abbia diverso pensiero che quello di prepararsi per entrare nel Mio Regno di vera Felicità, di eterna Felicità, di grande Felicità.
Il mondo capisca che è cessato il tempo concesso per pensare, riflettere e capire ed è venuto quello di operare e prepararsi.
Sposa amata, ognuno pensi a fare questo giorno dopo giorno, senza perderne uno soltanto.

I giorni per ogni uomo sono contati: si vivano come un Dono prezioso e unico.
Ti dico, amata Mia sposa, che non concedo ad alcuno di conoscere in anticipo il suo giorno,  ma dico a tutti ed a ciascuno è vicino!

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Gesù 19-12-2011
Sposa amata, Io, Io, Gesù,  tornerò quando nessuno se lo aspetta; farò una grande sorpresa, quando nessuno se lo aspetta; tornerò in modo speciale ed unico quando nessuno se lo aspetta.
Mi dici: “Dolce, Santissimo Amore, questa Tua sorpresa darà immensa gioia a pochi e grande travaglio a molti che non Ti aspettano minimamente e vivono nel fango del peccato, alcuni con una vita simile ai bruti, senz’anima.
Dolce Amore, manda i Tuoi angeli fedeli a preparare il mondo ai grandi eventi.
Il Tuo Ritorno sia felicità immensa per tutti e per nessuno tristezza e pianto.”
Sposa cara, ho mandato insieme a grandi schiere di angeli la Madre Mia Santissima a preparare il mondo ai più grandi eventi.
Le Sue Parole sono le Mie Parole.
Lasciatevi condurre per mano da Lei,  la Santissima Madre Mia.
Sposa cara, il futuro sarà di sorpresa.
Si capisca che le redini della storia sono state sempre nelle Mie Mani, ma ora lo sono in modo unico e speciale.
Faccia ogni uomo del suo giorno di vita un grande giorno di amore e servizio a Me, Gesù.


Gesù 27-12-2011   
Sposa amata, la purificazione diverrà più incisiva nel mondo, passando il tempo.
Prima della gioia viene la tribolazione, prima della grande gioia la grande tribolazione. Pensa, piccola Mia, alla Mia Crocifissione, prima della Resurrezione.
Ecco: il mondo sarà crocifisso prima e poi risorgerà, come Io, Io, Gesù, sono stato crocifisso e poi sono Risorto.
Sposa amata, ascolta bene le Mie Parole e trasmettile al mondo che non vuole capire:  il Padre caro ha preparato una dura purificazione per coloro che ne hanno bisogno per lavare le proprie vesti ed essere, poi, degni di entrare nel Banchetto Nuziale.
Ricordi che accadde a quell’uomo che si presentò al grande banchetto con vesti indegne?
Mi dici: “Certo che ricordo.
Fu cacciato via dai servi del padrone e grande fu la sua rovina.
Bene hai detto.
La stessa cosa avverrebbe a coloro che osassero presentarsi alla grande Festa, dal Padre caro preparata, con vesti indegne; tale sarebbe la loro fine.
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La grande purificazione servirà a lavare le vesti e sarà più dura ed incisiva dove maggiore sarà la necessità.
Pensa ad un abito pieno di macchie e ad un altro con poche: sarà uguale il lavaggio?
No: certo, più forte quello per l’abito molto sporco di quello per l’abito meno sporco. Piccola sposa, hai compreso cosa intendo dire?
Sposa amata, chi si lascia aiutare da Me, certo, resisterà; chi vuole fare da solo non riuscirà e soccomberà miseramente.
Questo ti dico, amata sposa, questo ti ripeto, piccola Mia: beato l’uomo che Mi tiene spalancate le porte del cuore, perché Io, Io, Gesù, entro ed opero con Potenza ed Amore!
Durante la grande purificazione nessuno si senta abbandonato e dimenticato,  ma sempre tanto amato

LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

O MI IESU!





O MI IESU!






O mi Iesu, video quanta operatus et passus es, ut mihi necessitatem imponeres amandi te;.et ego tam ingratum me tibi probavi? Quoties pro vili delectatione et desiderio nequam tuam gratiam commutavi et amisi te, o Deus animae meae!






Creaturarum beneficia grata memoria sum prosecutus, tibi soli me ingratum praebui. Ignosce mihi, Deus meus; doleo eiusmodi ingrati animi crimen, et toto corde me paenitet, et veniam a te spero cum sis infinita bonitas.




Si tu bonitas infinita non esses, mihi desperandum foret, nec amplius misericordiam tuam implorare auderem. Tibi sint grates, amor meus, quia ad infernum, quem promerui, non me damnasti et tanto tempore me sustinuisti. Sola quidem patientia tua in me, Deus meus, ad amandum te trahere me deberet.






Quis unquam me tolerare potuisset, nisi tu, qui es infinitae misericordiae Deus? Iamdiu est, ex quo invitas me ad amandum te; nolo amplius resistere amori tuo; ecce, me tibi totum dedo. Sufficit quantum in te peccavi, nunc te diligere volo.




Amo te, o summum Bonum meum; diligo te, o Bonitas infinita; amo te, Deus meus, qui es infinito amore dignus, et semper repetere volo in tempore et in aeternitate: amo te, amo te.




O Deus, et quot annos amisi, in quibus te diligere et in amore tuo progredi potuissem, et eos insumpsi ad peccandum in te!




At sanguis tuus, o Iesu, spes mea est. Numquam, spero, te amare cessabo. Ignoro quantum mihi vivendum superest; residuum tamen vitae meae sive breve sive longum sit, illud tibi totum consecro. Ad hunc finem hactenus exspectasti me.



Volo quippe tibi complacere, volo te, amantissime Domine, semper amare, teque solum diligere volo. Quid mihi deliciae! Quid divitiae! Quid honores! Tu solus, Deus meus, tu solus, solus es, et semper eris amor meus et omnia.



Sed nihil possum, nisi tu adiuves me gratia tua. Vulnera, quaeso, cor meum, inflamma illud sancto amore tuo, tibique totum coniunge, et ita coniunge, ut a te numquam separari possit.








Tu amare promisisti, qui te diligit: Ego diligentes me diligo. Nunc amo te: parce audaciae meae, ama tu etiam me, nec permittas me quidquam facere, quod impediat quominus diligas me: Qui non diligit manet in morte. Libera me ab ista morte, qua impediar quominus amem te.




Fac, ut semper diligam te, ut semper tu queas amare me; et sic dilectio nostra aeterna sit, nec inter me et te amplius dissolvatur. Hoc praesta, Pater aeterne, per amorem Iesu Christi. Hoc ipsum concede, iucundissime Iesu, ob merita tua, per qua spero fore, ut te semper diligam et vicissim a te semper diligar.




O Maria, Mater Dei, et mater mea, tu etiam deprecare Iesum pro me.


 http://www.tanogabo.it/Arte/Passione_arte.htm 


LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


lunedì 26 marzo 2012

***Tal stravagante rito della Santa Comunione, la cui descrizione si conchiude con l'esortazione di fare la santa Comunione anche se inquinati di peccati, non fu certo predicato da San Cirillo nella Chiesa di Gerusalemme, né poté essere lecito in qualsivoglia altra Chiesa. Si tratta infatti di un rito dovuto alla fantasia, oscillante tra il fanatismo e il sacrilego. Tale rito entrò nelle Catechesi mistagogiche per opera di un successore di san Cirillo, che i piú ritengono sia il vescovo Giovanni, cripto-ariano, origeniano e pelagiano; e perciò contestato da sant'Epifanio, da san Gerolamo e sant'Agostino. S. EUTICHIANO PAPA (275-283), a che non abbiano a toccarle con le mani, PROIBISCE AI LAICI DI PORTARE LE SACRE SPECIE AGLI AMMALATI: «Nullus præsumat tradere communionem laico vel femminæ ad deferendum infirmo» (Nessuno osi consegnare la comunione ad un laico o ad una donna per portarla ad un infermo) (P. L., V, coll. 163-168).




Il grande inganno circa la S. Comunione in mano


S. Cirillo di Gerusalemme e la Comunione sulla mano

Archeologite Liturgica – Sacrilegio Dilagante




In UnaVox

[A proposito della questione relativa alla cosiddetta "Comunione sulla mano", riproduciamo un articolo del R. P. Giuseppe Pace, S. B. D., pubblicato nel gennaio 1990,  Brescia.]

La ghianda è una quercia in potenza; la quercia è una ghianda divenuta perfetta. Il ritornare ghianda per una quercia, posto che lo potesse senza morire, sarebbe un regredire. Per questo nella Mediator Dei (n. 51) Pio XII condannava l'archeologismo liturgico come antiliturgico con queste parole: «… non sarebbe animato da zelo retto e intelligente colui il quale volesse tornare agli antichi riti ed usi, ripudiando le nuove norme introdotte per disposizione della Divina Provvidenza e per mutate circostanze. Questo modo di pensare e di agire, difatti, fa rivivere l'eccessivo ed insano archeologismo suscitato dall'illegittimo concilio di Pistoia, e si sforza di ripristinare i molteplici errori che furono le premesse di quel conciliabolo e ne seguirono, con grande danno delle anime, e che la Chiesa, vigilante custode del Depositum Fidei affidatole dal suo divin Fondatore, a buon diritto condannò».


Di una tale ossessione morbosa - di archeologite - sono preda quei pseudoliturgisti che stanno desolando la Chiesa in nome del Concilio Vaticano II; pseudoliturgisti che talora giungono al punto di spingere con l'esortazione e con l'esempio i loro sudditi a violare quelle poche leggi sane che ancora sopravvivono, e da loro stessi formalmente promulgate o confermate.
Sintomatico a questo riguardo è il caso del rito della Santa Comunione. Qualche vescovo infatti, dopo aver proclamato che il rito tradizionale, di collocare le sacre Specie sulle labbra del comunicando, è tuttora in vigore, permette tuttavia che si distribuisca la santa Comunione in cestelli che si passano i fedeli dalla mano dell'uno a quella dell'altro; o lui stesso depone le sacre Specie nelle mani nude - e sempre pulite? - del comunicando. Se si vuole convincere i fedeli che la santissima Eucarestia non è che del pane comune, magari anche benedetto, per una refezioncella simbolica, certo si è imbroccata la via piú diretta: quella del sacrilegio.
I fautori della Comunione in mano fanno appello a quell'archeologismo pseduoliturgico condannato apertis verbis da Pio XII. Dicono infatti e ripetono che in tal modo la si deve ricevere, perché in tal modo si è fatto in tutta la Chiesa, sia in Oriente che in Occidente dalle origini in poi per mille anni.


È vero e certo che dalle origini in poi per quasi duemila anni i comunicandi dovevano astenersi da qualsiasi cibo e bevanda, dalla vigilia fino al momento della santa Comunione, in preparazione alla medesima. Perché quelli dell'archeologite non restaurano un tale digiuno eucaristico? che certamente contribuirebbe non poco a mantenere vivo nella mente dei comunicandi il pensiero della santa Comunione imminente, e a disporveli meglio. 


È invece certamente falso che dalle origini in poi per mille anni ci sia stata in tutta la Chiesa, in Oriente e in Occidente, la consuetudine di deporre le sacre Specie nelle mani del fedele.


Il cavallo di battaglia di quei pesudoliturgisti è il seguente brano delle Catechesi mistagogiche attribuite a san Cirillo di Gerusalemme: «Adiens igitur, ne expansis manuum volis, neque disiunctis digitis accede; sed sinistram velut thronum subiiciens, utpote Regem suscepturæ: et concava manu suscipe corpus Christi, respondens Amen». (Andando quindi [alla Comunione] accostati non con le palme delle mani aperte, né con le dita disgiunte; ma tenendo la sinistra a guisa di trono sotto a quella che sta per accogliere il Re; e con la destra concava ricevi il corpo del Cristo, rispondendo Amen).
Giunti a questo Amen, si fermano; ma le Catechesi mistagogiche non si fermano lí, ed aggiungono:

«Postquam autem caute oculos tuos sancti corporis contactu santificaveris, illud percipe… Tum vero post communionem corporis Christi, accede et ad sanguinis poculum: non extendens manus; sed pronus [in greco: 'allà kùpton, che il Bellarmino traduce genu flexo], et adorationis ac venerationis in modum, dicens Amen, sancticeris, ex sanguine Christi quoque sumens. Et cum adhuc labiis tuis adbaeret ex eo mador, manibus attingens, et oculos et frontem et reliquos sensus sanctifica… A communione ne vos abscindite; neque propter peccatorum inquinamentum sacris istis et spiritualibus defraudate mysteriis». (Dopo che tu con cautela abbia santificato i tuoi occhi mettendoli a contatto con il corpo del Cristo, accostati anche al calice del sangue: non tenendo le mani distese; ma prono e in modo da esprimere sensi di adorazione e venerazione, dicendo Amen, ti santificherai, prendendo anche del sangue del Cristo. E mentre hai ancora le labbra inumidite da quello, toccati le mani, e poi con esse santifica i tuoi occhi, la fronte e tutti gli altri sensi… Dalla comunione non staccatevi; né privatevi di questi sacri e spirituali misteri neppure se inquinati dai peccati). (P. G. XXXIII, coll. 1123-1126).


Chi potrà sostenere che un tale rito fosse sia pure un po' meno che per mille anni consueto nella Chiesa universale? E come conciliare un tale rito, secondo il quale è ammesso alla santa Comunione anche chi è inquinato di peccati, con la consuetudine certamente universale sin dalle origini che proibiva la santa Comunione a chi non era santo?: «Itaque quicumque manducaverit panem hunc, vel biberit calicem Domini indigne, reus erit corporis et sanguinis Domini. Probet autem seipsum homo: et sic de pane illo edat, et de calice bibat. Qui enim manducat et bibit indigne, indicum, sibi manducat et bibit non diiudicans corpus Domini». (Perciò chiunque abbia mangiato di questo pane e bevuto del calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Si esamini dunque ognuno: e cosí [trovatosi senza peccati gravi] di quel pane si cibi e di quel calice beva. Colui infatti che ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna, non discernendo il corpo del Signore ). (I Corinti, 11, 27-29).


Un tal stravagante rito della Santa Comunione, la cui descrizione si conchiude con l'esortazione di fare la santa Comunione anche se inquinati di peccati, non fu certo predicato da San Cirillo nella Chiesa di Gerusalemme, né poté essere lecito in qualsivoglia altra Chiesa. Si tratta infatti di un rito dovuto alla fantasia, oscillante tra il fanatismo e il sacrilego, dell'autore delle Costituzioni Apostoliche: un anonimo Siriano, divoratore di libri, scrittore instancabile, che riversa nei suoi scritti, indigerite e contaminate dai parti della sua fantasia, gran parte di quelle sue stesse letture; che al libro VIII di dette Costituzioni apostoliche, aggiunge, attribuendo a san Clemente Papa, 85 Canoni degli Apostoli; canoni che Papa Gelasio I, nel Concilio di Roma del 494, dichiarò apocrifi: «Liber qui appellatur Canones Apostolorum, apocryfus (P. L., LIX, col. 163).
La descrizione di quel rito stravagante, se non necessariamente sempre sacrilego, entrò nelle Catechesi mistagogiche per opera di un successore di san Cirillo, che i piú ritengono sia il vescovo Giovanni, cripto-ariano, origeniano e pelagiano; e perciò contestato da sant'Epifanio, da san Gerolamo e sant'Agostino.

Come può il Leclercq affermare che: «… nous devons y voir [in detto rito stravagante] une exacte représentation de l'usage des grandes Eglises de Syrie»? Non lo può affermare che contraddicendosi, dato che poco prima afferma trattarsi di: «… une liturgie de fantasie. Elle ne procède et elle n'est destinée qu'à distraire son auteur; ce n'est pas une liturgie normale, officielle, appartenant à une Eglise déterminée» (Dictionaire de Archeologie chretienne et de Liturgie, vol. III, parte II, col. 2749-2750).

Abbiamo invece delle testimonianze certe della consuetudine contraria, e cioè della consuetudine di deporre le sacre Specie sulle labbra del comunicando, e della proibizione ai laici di toccare dette sacre Specie con le proprie mani. Solo in caso di necessità e in tempo di persecuzione, ci assicura san Basilio, si poteva derogare da detta norma, ed era concesso ai laici di comunicarsi con le proprie mani (P. G., XXXII, coll. 483-486). 


Non intendiamo, è chiaro, passare in rassegna tutte le testimonianze invocate a dimostrare che nell'antichità vigeva la consuetudine di deporre le sacre Specie sulle labbra del comunicando laico; ne indichiamo solo alcune sintomatiche, e peraltro sufficienti a smentire quanti affermano che per mille anni nella Chiesa universale, sia d'Oriente che d'Occidente, fu consuetudine deporre le sacre Specie nelle mani dei laici.

--Sant'Eutichiano, Papa dal 275 al 283, a che non abbiano a toccarle con le mani, proibisce ai laici di portare le sacre Specie agli ammalati: «Nullus præsumat tradere communionem laico vel femminæ ad deferendum infirmo» (Nessuno osi consegnare la comunione ad un laico o ad una donna per portarla ad un infermo) (P. L., V, coll. 163-168). 


--San Gregorio Magno narra che sant'Agapito, Papa dal 535 al 536, durante i pochi mesi del suo pontificato, recatosi a Costantinopoli, guarí un sordomuto all'atto in cui «ei dominicum Corpus in os mitteret» (gli metteva in bocca il Corpo del Signore) (Dialoghi, III, 3).



Questo per l'Oriente; e per l'Occidente, si sa ed è indubitabile che lo stesso san Gregorio Magno amministrava in tal modo la santa Comunione ai laici.

Già prima il Concilio di Saragozza, nel 380, aveva lanciato la scomunica contro coloro che si fossero permessi di trattare la santissima Eucarestia come se si fosse in tempo di persecuzione, tempo nel quale anche i laici potevano trovarsi nella necessità di toccarla con le proprie mani (SAENZ DE AGUIRRE, Notitia Conciliorum Hispaniæ, Salamanca, 1686, pag. 495).
 


Innovatori indisciplinati non mancavano certo neppure anticamente. Il che indusse l'autorità ecclesiastica a richiamarli all'ordine. Cosí fece il Concilio di Rouen, verso il 650, proibendo al ministro dell'Eucarestia (ossia al presbitero) di deporre le sacre Specie sulla mano del comunicando laico: «[Presbyter] illud etiam attendat ut eos [fideles] propria manu communicet, nulli autem laico aut fœminæ Eucharistiam in manibus ponat, sed tantum in os eius cum his verbis ponat: "Corpus Domini et sanguis prosit tibi in remissionem peccatorum et ad vitam æternam". Si quis hæc transgressus fuerit, quia Deum omnipotentem comtemnit, et quantum in ipso est inhonorat, ab altari removeatur» ([Il presbitero] baderà anche a questo: a comunicare [i fedeli] di propria mano; a nessun laico o donna deponga l'Eucarestia nelle mani, ma solo sulle labbra, con queste parole: "Il corpo e il sangue del Signore ti giovino per la remissione dei peccati e per la vita eterna". Chiunque avrà trasgredito tali norme, disprezzato quindi Iddio onnipotente e per quanto sta in lui lo avrà disonorato, venga rimosso dall'altare). (Mansi, vol. X, coll. 1099-1100).

Per contro gli Ariani, per dimostrare che non credevano nella divinità di Gesú, e che ritenevano l'Eucarestia come pane puramente simbolico, si comunicavano stando in piedi e toccando con le proprie mani le sacre Specie. Non per nulla sant'Atanasio poté parlare dell'apostasia ariana (P. G., vol. XXIV, col. 9 ss.).

Non si nega che sia stato permesso ai laici di toccare talora le sacre Specie, in certi casi particolari, o anche in alcune Chiese particolari, per qualche tempo. Ma si nega che tale sia stata la consuetudine della Chiesa sia in Oriente che in Occidente per mille anni; e piú falso ancor affermare che si dovrebbe fare cosí tuttora. Anche nel culto dovuto alla santissima Eucarestia è avvenuto un sapiente progresso, analogo a quello avvenuto nel campo dogmatico (con il quale non ha nulla a che fare la teologia modernista della morte di Dio). 


Detto progresso liturgico rese universale l'uso di inginocchiarsi in atto di adorazione, e quindi l'uso dell'inginocchiatoio; l'uso di coprire la balaustra di candida tovaglia, l'uso della patena, talora anche di una torcia accesa; e poi la pratica di fare almeno un quarto d'ora di ringraziamento personale. Abolire tutto ciò non è incrementare il culto dovuto a Dio nella santissima Eucarestia, e la fede e la santificazione dei fedeli, ma è servire il demonio.



Quando san Tommaso (Summa Theologica, III, q. 82, a 3) espone i motivi che vietano ai laici di toccare le sacre Specie, non parla di un rito di recente invenzione, ma di una consuetudine liturgica antica come la Chiesa. Ben a ragione il Concilio di Trento non solo poté affermare che nella Chiesa di Dio fu consuetudine costante che i laici ricevevano la Comunione dai sacerdoti, mentre i sacerdoti si comunicavano da sé; ma addirittura che tale consuetudine è di origine apostolica (Denzinger, 881). Ecco perché la troviamo prescritta nel Catechismo di san Pio X (Questioni 642-645). Ora tale norma non è stata abrogata: nel Nuovo Messale Romano, all'articolo 117, si legge che il comunicando tenens patenam sub ore, sacramentum accipit (tenendo la patena sotto la bocca, prenda il sacramento). 


Dopo di che non si riesce a capire come mai gli stessi promulgatori di tanto sapiente norma, ne vadano dispensando le diocesi una dopo l'altra. Il semplice fedele di fronte a tanta incoerenza, non può che concepire una grande indifferenza nei riguardi delle leggi ecclesiastiche liturgiche e non liturgiche.