domenica 4 marzo 2012

(10 bis, fine) DON GUIDO BORTOLUZZI: SCHEMA RIASSUNTIVO.1. Come collocare la Genesi rivelata a don Guido Bortoluzzi nell’ambito della Teologia e della Scienza.2. L’evoluzionismo e la rivelazione.3. Riflessioni sulla Genesi mosaica.4. Interventi del passato sulla Genesi mosaica.5. Il terzo capitolo della Genesi va riletto alla luce delle nuove conoscenze.6. L’eredità di Caino.7. A Immagine e Somiglianza di Dio.8. La morte spirituale e la Rigenerazione. 9. I Figli di Dio.10. La Misericordia di Dio.11. “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove”.12. La separazione.13. La Redenzione.4. Nella pienezza dei tempi.15. La creazione mediata.16. Perché solo con la nascita di Enos si iniziò ad invocare il nome del Signore? 17. Come valutare un maggior o minor grado di purezza. 18. Apparenti contrasti con rivelazioni più recenti. 19. Conclusioni. TESTIMONIANZE Il mio ricordo di don Guido di Renza Giacobbi.



SCHEMA RIASSUNTIVO


Per comprendere meglio lo sviluppo delle conoscenze di don Guido,
forse è bene fare un quadro riassuntivo di tutte le rivelazioni avute e ricapitolare
quali sono stati in totale gli apprendimenti avuti in ordine di successione
che, come è stato detto fin dall’inizio, non sono nello stesso ordine
con cui le troviamo in questo testo.

* I rivelazione ricevuta nel 1968 (sotto forma di locuzione interiore): apprende
che l’unico carattere ‘umano’ di Caino è ‘la parola’. Da qui viene
a don Guido la certezza che, se l’Uomo è stato creato perfetto come è
detto nella Genesi e Caino non ha l’aspetto umano, a monte c’è stato un
problema di ibridazione genetica.

* II rivelazione ricevuta nel 1970 (I ‘sogno profetico’): apprende che il
‘peccato originale’ è stato commesso ‘solo’ dall’Uomo.

* III rivelazione ricevuta nel 1970 (II ‘sogno profetico’): con la ‘morte di
Abele’ comprende che, con il peccato originale, la violenza e le deviazioni
sessuali erano entrate nell’uomo. Non capisce però che la vittima
era Abele e pensa che questi, per la sua tenera età, sia un discendente di
Set.

* IV rivelazione ricevuta nel 1970 (III ‘sogno profetico’): vede le prime
generazioni di ibridi: gli uomini della preistoria simili agli ominidi.

* V rivelazione ricevuta nel 1972 (‘la grande visione’): vede la nascita
dell’Universo, della Terra, della Luna e della prima Donna. Infine gli
viene detto dal Signore che quella femmina ancestre, che ha messo al
mondo la Bambina, è Eva, e gli viene fatto notare che è la stessa protagonista
del ‘peccato originale’. Il Signore gli dice pure che Eva è l’‘capo
di ponte’ fra le due specie, ossia ‘la madre di tutti e due’ i primi soggetti
del Genere Umano.

* VI rivelazione ricevuta nel 1974 (IV ‘sogno profetico’): assiste all’‘ultima
cena di Abele’ e capisce la vera identità di Caino e Abele.

* VII rivelazione ricevuta nel 1974 (V ‘sogno profetico’): è la rivelazione
con cui il Signore gli spiega che responsabile indiretto della morte
di Abele è l’Uomo per aver generato contro il volere di Dio Caino, un
irresponsabile. Il Signore gli conferma inoltre che il ‘sogno’ del ‘peccato
originale’ era autentico e che quindi la Donna era completamente
estranea a quel ‘peccato’ perché in quel momento ella aveva solo un
paio d’anni. Per cui la responsabilità era da addebitarsi interamente all’Uomo.
Capisce inoltre la profonda ribellione dell’Uomo a Dio e la sua
mancanza di pentimento.

* VIII rivelazione ricevuta ancora nel 1974 (sotto forma di locuzione interiore)
in cui comprende il vero Amore di Dio e il suo misericordioso
progetto di Redenzione per l’uomo ibrido. Termine delle rivelazioni.

* Nel 1982 durante l’ultima stesura del manoscritto avvengono nuovi interventi
del Signore che gli ripropone la visione di alcune scene già viste
nelle visioni precedenti per correggere le sue errate interpretazioni o
convinzioni. Da queste ultime, fra l’altro, capisce che gli ancestri erano
miti ed obbedienti ausiliari dell’Uomo, e che l’istinto della violenza
era entrato nell’uomo ibrido come conseguenza dello squilibrio genetico
dovuto al ‘peccato originale’.

A partire dal 1982 don Guido inizia la revisione dei suoi scritti sotto una
luce nuova e redige l’ultima stesura del suo manoscritto.



APPENDICE
di Renza Giacobbi

Credo sia bene dare al lettore alcuni elementi utili perché possa comprendere
meglio i motivi che hanno indotto il Signore ad intervenire, in
questi anni e non prima, per spiegare ciò che nella Genesi mosaica è espresso
solo ‘in nuce’.



1. Come collocare la Genesi rivelata a don Guido Bortoluzzi
nell’ambito della Teologia e della Scienza

L’origine dell’uomo, uno dei problemi più affascinanti e coinvolgenti di
questi ultimi secoli, è stato al centro di aspre polemiche fra uomini di Fede
e di Scienza. Diamo una veloce carrellata.
Nel ’700 un grande filosofo e scienziato naturalista francese, George
Louis Leclerc conte di Buffon (1707-1788), nominato nel 1739 intendente
del Gabinetto del re di Francia Luigi XV, titolo paragonabile oggi a un
ipotetico ministro delle scienze per le ricerche botaniche, pubblica l’opera
“L’Histoire Naturelle Générale et Particulière” in 44 volumi, editi in più
di una ventina d’anni, in cui ribadisce fermamente la stabile definizione di
ogni specie. In particolare sostiene la tesi della creazione dell’Uomo perfetto,
corrotto successivamente a causa di un probabile peccato di ibridazione
con una specie inferiore. Visto il periodo in cui vive, viene erroneamente
scambiato per un illuminista anziché per un uomo illuminato.
Don Guido,
al termine delle rivelazioni, pensa che anche Leclerc abbia avuto qualche
esperienza mistica simile alla sua, ma che egli non abbia osato parlarne per
timore di veder vanificata la sua opera scientifica.

Un secolo più tardi, nel 1859, Darwin pubblica la sua opera “L’origine delle
specie” in cui afferma che l’uomo deriva dalla scimmia. Lo scalpore negli
ambienti cristiani è grande perché questa affermazione contraddice la Bibbia.


Nel 1860 viene indetta a Colonia una Conferenza Episcopale, chiamata
‘Concilio di Colonia’. Sette Vescovi si riuniscono per discutere su questo
argomento della massima importanza per la Fede. La posizione dei Vescovi
si divide. Alcuni difendono la Bibbia nella sua integralità perché sostengono
che la Parola di Dio è infallibile; altri, i più, pur accettandola come
Parola di Dio, pensano che la Bibbia vada letta con senso critico ritenendo
che essa non debba avere necessariamente i requisiti di libro scientifico o
storico, ma che tratti principalmente i rapporti di Dio con il Suo popolo.

Un secolo dopo, nel 1960, a Nimega in Olanda, alcuni teologi e Vescovi
si riuniscono nuovamente per chiarire e decidere una posizione comune sullo
stesso tema. Nel 1967, viene promulgato un documento, ‘Il Catechismo
Olandese’, approvato quasi all’unanimità dai Vescovi olandesi, in cui sostanzialmente si accoglie l’ipotesi evoluzionista. Questa pubblicazione
segna una grave ferita nella Chiesa Cattolica.

Nel frattempo la Chiesa aveva introdotto come chiave di lettura della
Bibbia ‘i generi letterari’ spiegando che molti episodi, specie quelli dei primi
capitoli della Genesi, non hanno una valenza scientifica o storica, ma
riflettono concetti e fatti, spesso allegorici, che possono essere catalogati
in ‘miti’, ‘leggende’, ‘saghe’, ecc. Vengono tuttavia ribaditi alcuni principi
irrinunciabili per la Fede come:
a) la creazione dal nulla quale opera di Dio,
b) la monogenesi della specie umana,
c) l’esistenza dell’immortalità dell’anima e
d) la presenza di un peccato di origine, peccato misterioso di disobbedienza
e di ribellione a Dio, che ha compromesso tutto il genere umano.

Cosa accade in campo scientifico? Darwin apre la strada all’evoluzionismo
che si sviluppa principalmente nel Nord America. Secondo questa
teoria il caso determina delle mutazioni dei geni e dei cromosomi le quali
gradualmente trasformano i caratteri delle specie favorendo gli individui
più idonei a superare la selezione naturale. Le specie non sono più definite,
ma in continua evoluzione.
Gli evoluzionisti si illusero d’aver trovato la formula della creazione focalizzando
la loro attenzione soprattutto sui reperti archeologici dell’uomo,
che presentano un possibile quadro di progressiva evoluzione passando da
forme ancestrali a forme sempre più evolute fino a quelle dei giorni nostri.
Essi non potevano però sapere che il fenomeno evolutivo riguardante l’uomo
era un caso a sé stante: ciò che appariva ai loro occhi non era un’evoluzione,
bensì un lento recupero a seguito di un precedente decadimento
avvenuto per un problema di ibridazione della specie. Essi perciò estesero
erroneamente le loro deduzioni alle altre specie e ne costruirono artificiosamente
una teoria.

È chiaro che se fosse stato ‘il caso’ e non Dio a determinare il sorgere
di nuove specie, il ruolo di Dio-Creatore sarebbe risultato inutile. Perciò la
teoria evoluzionista porta all’ateismo e pone la Scienza contro la Fede.
Di fronte alle affermazioni evoluzioniste, uno scudo di protesta si è alzato
dai creazionisti di credo cristiano-evangelico. Sempre negli Stati del
Nord America, gruppi di studiosi di alcune università canadesi e statunitensi
si impegnarono per smentire la fondatezza scientifica dell’evoluzionismo
e, applicando metodi statistici rigorosamente matematici e una seria osservazione
di tutte le altre specie, dimostrarono l’infondatezza della teoria
evoluzionista. Ad essi diede ragione la scoperta del DNA che, possedendo
un particolare sistema di difesa dei caratteri originari di ciascuna specie, elimina
automaticamente ogni significativa variazione che entri casualmente
nel patrimonio genetico.
I creazionisti, tuttavia, mostrarono i loro limiti nella interpretazione rigorosamente
letterale della Bibbia per cui i frutti del loro lavoro vennero
vanificati da critiche altrettanto mordaci e giustificate che vennero rivolte
loro.
Purtroppo oggi la cultura di massa si è ovunque uniformata alla tesi
evoluzionista nella misura in cui l’umanità si è andata adeguando ad una
mentalità laicista. Ciò non toglie che l’evoluzionismo sia uno dei più grandi
abbagli della storia scientifica moderna.

Mentre in America gli studiosi si andavano accapigliando su posizioni
diametralmente opposte e inconciliabili, in Europa si è andato delineando
un filone di pensiero intermedio, il cosiddetto ‘teismo evoluzionista’.
Questa teoria, sviluppatasi essenzialmente in ambienti cattolici, cerca di
ripristinare il ruolo di Dio come Creatore pur ammettendo in qualche modo
l’evoluzione delle specie. Questa strada più moderata ha visto distinguersi
correnti diverse alle quali accenno brevemente.

a) Pierre Teillhard de Chardin (1881-1955) propone la cosiddetta ‘evoluzione
guidata’, espressione puramente teorica perché non scende nel
concreto. Essa si rifà in sostanza alla tesi evoluzionista in cui Dio ha solo
una funzione di guida, come dice la stessa espressione. Questa teoria ha
trovato in passato grandi consensi nell’ambiente ecclesiastico.
b) Una seconda teoria è quella assunta dall’Ateneo Bolognese. Alla Facoltà
di Antropologia di questa Università l’ex prof. Fiorenzo Facchini ipotizzò
che Dio diede un ‘input iniziale’ alla Sua creazione perché fosse
in grado di evolversi indipendentemente ed autonomamente e, quando
l’uomo raggiunse una adeguata evoluzione, Dio gli infuse il Suo Spirito.

Dal punto di vista scientifico e teologico, anche questa teoria presenta
dei limiti: all’attenzione costante di Dio e a tutti i Suoi interventi creatori
si sostituisce un automatismo che conduce la natura ad evolversi
spontaneamente dove l’ambiente e la selezione operano in un loro ruolo
autonomo. L’intervento di Dio sulla realtà psicofisica dell’uomo si esaurisce
dunque nell’atto creativo iniziale. In pratica Lo si estromette da
ogni intervento successivo. Che cos’è questo se non un compromesso fra
teologia ed evoluzionismo?


c) Il nuovo ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ (1992), scrive che l’Uomo,
maschio e femmina, fu creato da Dio e fa un riferimento implicito alla
monogenesi. Dice che l’uomo fu creato a immagine e somiglianza di
Dio, ma omette di dire che il primo Uomo fu creato nella sua massima
perfezione. I tre requisiti, perfezione, immagine e somiglianza di Dio,
non sono equivalenti. Un batterio è stato creato perfetto, un coniglio, o
un orso, o un pollo sono stati creati perfetti, ma non sono stati creati né
ad immagine, né a somiglianza di Dio. Invece, l’Uomo è stato creato sia
perfetto, che ad immagine e somiglianza di Dio. Al contrario l’uomo
di Neanderthal non era né perfetto, né ad immagine e somiglianza di
Dio, mentre l’uomo odierno, pur non essendo perfetto, ha riconquistato
parzialmente l’immagine di Dio e, nei casi più favorevoli, anche la
Sua somiglianza. Dice tuttavia che fu creato buono, in totale armonia
con il Suo Creatore e con la natura. Riguardo al peccato originale, dice
che questo fu un peccato di disobbedienza e di mancanza di fiducia in
Dio pretendendo l’Uomo di diventare come Dio e che, a seguito di tale
peccato, venne spezzata l’armonia con Dio e la Sua creazione.


Infine afferma che questo peccato è stato trasmesso a tutta l’umanità
‘per propagazione’, espressione vaga che tuttavia non esclude di per sè la via
genetica. Si direbbe che il C.C.C. (Catechismo della Chiesa Cattolica)
non intenda di proposito prendere alcuna posizione definitiva sull’entità
di questa misteriosa caduta, lasciando aperta la porta ad un’eventuale
luce dal Cielo e permettendo in seguito alla Scienza di pronunciarsi in
modo più convincente. Infatti, con i pressanti interrogativi dell’uomo
moderno su questi temi vitali, le sue spiegazioni risultano giuste, ma
insufficienti. D’altro canto è comprensibile che la Chiesa non potesse
pronunciarsi con asserzioni più definite, visto che doveva testimoniare
la Genesi mosaica, decisamente antievoluzionista, e che una grande
incertezza permane proprio nella Scienza odierna.



d) Altra posizione, che si avvicina a quella creazionista, è quella data da
alcuni docenti della Facoltà di Medicina. Già si entra in campo scientifico
e si dà a Dio il ruolo di Diretto Operatore e si scende nella concretezza
quando si afferma che Dio interviene sulle cellule germinative durante il
concepimento del primo e del secondo esemplare di ogni nuova specie,
compresa quella umana. Però la visione di questa scuola predilige la tesi
della ‘modificazione’ di ciò che già esiste. Questa teoria assume i caratteri
dell’‘innovazione’ piuttosto che della ‘creazione’. Il suo Autore è il più
vicino alla realtà, ma interpreta troppo liberamente il processo creativo.
Non si capisce perché il ruolo di Dio debba limitarsi a ‘modificare’ ciò
che già esiste quando per Dio-Creatore non ci sono barriere al ‘creare’ ciò
che Egli desidera mettere in atto. Pare ci sia una inconscia volontà di non
considerare la possibilità che Dio operi creando, cioè facendo dal nulla.
Forse per uno scienziato questa espressione suona come un’ingenuità.
Creare con il solo Pensiero Volitivo è quanto è espresso nella Genesi
mosaica. È quello che Dio ha sempre fatto da quando decise di porre in
essere il creato stesso e poi la vita. Creare, come diceva il Catechismo di
Pio X, significa ‘fare dal nulla tutte le cose’. Questo è lo spirito di tutta la
creazione nei primi capitoli della Genesi mosaica e di quella rivelata a don
Guido.


Creare è uno dei requisiti fondamentali di Dio. Perché ora si vuole metterGli
dei limiti? Non è forse questa una sorta di contestazione dovuta al
nostro diffuso pensiero laicista? Parlare di ‘modificare’ oppure di ‘creare
dal nulla’ quando il risultato è lo stesso sembra un particolare poco importante,
una quisquilia insignificante e puramente accademica, ma non è così.
Dio non trasforma, Dio crea!


Dalla cultura diffusa su tutto il pianeta abbiamo appreso alcuni principi
della chimica e della fisica che hanno sottilmente minato il concetto di ‘creazione dal nulla’.
L’enunciato di Lavoisier che dice che “nulla si crea e nulla
si distrugge” oppure quello di Einstein dove l’energia è riconducibile alla
materia e viceversa, hanno convinto l’opinione pubblica che tutto subisce
solamente una trasformazione. A nessuno è venuto in mente che queste e
tutte le altre leggi della natura riguardano unicamente ‘ciò che è già stato
creato’ e non valgono per la creazione stessa, mentre Dio continua a creare
galassie ed universi nuovi. Rimaniamo in umiltà di fronte al nostro Creatore!


Come facciamo allora ad essere tanto sicuri che Dio sia intervenuto direttamente
‘creando’ e non trasformando i cromosomi che diedero origine
al primo Uomo e alla prima Donna? Semplicemente ponendo l’attenzione
su ciò che il Signore ha fatto vedere a don Guido e che troviamo descritto
nella terza parte della grande visione.
Gli mostrò in forma allegorica, riguardo
al concepimento della prima Donna, come per la creazione della sua
prima cellula, sia stato calato dall’alto un punto piccolissimo e luminoso
(il gamete femminile creato in quell’attimo da Dio) per andarsi a unire a ciò
che già esisteva: il gamete maschile reso disponibile dall’Uomo. Dio avrebbe
potuto creare simultaneamente entrambi i gameti anche per il concepimento
della Donna come aveva fatto per l’Uomo, ma non lo fece perché
l’Uomo doveva essere padre della Donna e, gerarchicamente, il Capostipite
di tutto il genere umano.

Questo particolare, di grandissima importanza teologica e scientifica,
dimostra che Dio non trasformò un gamete già esistente appartenente ad
un individuo di una specie precedente, ma lo creò dal nulla e lo pose nel
posto adatto. Per analogia, possiamo dedurre che per creare la prima cellula
dell’Uomo compì lo stesso procedimento, solo che, invece di creare un gamete
soltanto, li creò entrambi. E, sempre per analogia, possiamo estendere
questa modalità alla creazione di qualunque altra specie, in cui Dio creò
prima il primo esemplare (con la creazione di entrambi i gameti), poi l’altro
(con la creazione di un solo gamete poiché il secondo gamete era già pre-
sente essendo naturalmente prodotto dal primo esemplare), così che i primi
due individui della specie desiderata ne divenissero i progenitori.




2. L’evoluzionismo e la rivelazione

Eccettuato l’intervento creatore divino, la rivelazione ricevuta da don
Guido condivide le tappe dello sviluppo della vita in genere, che parte dagli
stadi più semplici fino a giungere a quelli più complessi ed evoluti, così
come viene proposta dagli evoluzionisti, ma supera i loro limiti riguardo
alla modalità della creazione delle specie, e alla datazione della comparsa
dell’Uomo. Infatti, questa rivelazione, oltre a ribadire che l’Uomo venne
creato con il massimo grado di perfezione e non già in via di evoluzione,
afferma che la sua comparsa avvenne come conclusione all’epoca della creazione
dei grandi mammiferi, ossia in un tempo di gran lunga antecedente
a quello supposto. Fu l’ibridazione della specie pura a sviare le conclusioni
delle osservazioni sui reperti archeologici, i quali non chiarivano se appartenessero
a esemplari provenienti dalla parabola discendente in via di regressione
o a quella ascendente in via di ‘ricostruzione’, cammino quest’ultimo
che venne scambiato dagli antropologi per evoluzione.
Quello che inoltre in questa rivelazione si contrappone nettamente all’evoluzionismo
è che la Forza Motrice che fece apparire le infinite nuove
specie non va ricercata nel caso, ma nella Volontà Creatrice di Dio stesso.

La vera Scienza, comunque, si sta già avviando da qualche anno ad una
critica severa dell’evoluzionismo fondamentalista, o neoevoluzionismo, e
sta mettendo sotto accusa attraverso la matematica e il calcolo delle probabilità
quei principi di casualità che hanno fatto la fortuna di quella teoria e
che hanno tolto tanto terreno alla fede in Dio Creatore.
Il fatto che in natura appaiano tante specie simili non smentisce questa
rivelazione a favore della tesi evoluzionista, perché Dio operò infiniti
interventi creativi. Come spiegare allora i cambiamenti di molte specie
dovuti all’ambiente? Gli adattamenti dovuti all’ambiente sono sempre, e
solo, compresi nell’ambito delle variabili già previste nella specie stessa al
momento della sua creazione. Mai comunque questi adattamenti possono
trasformare una specie in un’altra. La modifica resta sempre un semplice
adeguamento all’ambiente entro i limiti previsti in quella specie.

Ciò che piuttosto si evidenzia nella rivelazione è che l’ibridazione della
specie si è verificata a causa del peccato originale, o meglio, è il peccato
originale stesso. Il problema dell’ibridazione può sollevare una reazione in
coloro che credono che tutti gli ibridi siano sterili, ma nella realtà non tutti
lo sono. Tra specie geneticamente vicine può accadere che nasca una prole
ibrida e molto spesso questa ha un alto grado di sterilità, vedi ad esempio
il mulo, ma talvolta, assai raramente, non è sterile, compreso il mulo. Nel
caso della specie umana ibrida, il salto cromosomico fra le due specie pure
fu consentito dalla presenza della femmina ancestre che funse da ‘ponte’,
in quanto dotata eccezionalmente di 47 cromosomi. Per cui una discendenza
umana ibrida divenne non solo possibile, ma reale. Poi, con lo scorrere
delle generazioni, gli individui con 46 cromosomi si affermarono rispetto a
quelli con 47 cromosomi perché dotati di maggior aspettativa di vita.

In natura esiste un caso singolare che potrebbe considerarsi un esempio
di popolazione con individui dotati di un diverso numero di cromosomi,
esempio che dimostra che questa situazione non è di per sé impossibile.
Esiste a tutt’oggi un tipo di Lemuride, il ‘Lemur fulvus fulvus’, che presenta
una popolazione mista, in cui vivono in perfetta interdipendenza individui,
tutti vitali e fertili, con un diverso numero di cromosomi e, cosa più importante,
questi individui sono interfertili: come probabilmente è accaduto
agli esordi della specie umana, dove la comunità riscontrava individui con
46, 47 e 48 cromosomi. Se Eva ha trasmesso a Caino, che era uomo con 46
cromosomi come il padre, l’aspetto di un ancestre, potrebbe aver trasmesso
ai figli di Caino altri caratteri recessivi ancestrali. Ne è esempio il pelo di
Caino: Eva, pur non essendo pelosa, diede alla luce Caino peloso come la
nonna materna. Allo stesso modo Eva poteva trasmettere ai figli di Caino
il proprio numero di cromosomi (47), oppure quello della sua vecchia madre
brizzolata (48). Così anche Caino, pur avendo 46 cromosomi, poteva
trasmettere il suo proprio numero di cromosomi (46), o il numero di quelli
della madre Eva (47) o della nonna (48). Perciò, teoricamente, una popolazione
ibrida mista era possibile. E mentre gli incroci fra individui con 46
e 48 cromosomi erano infecondi, quelli con 46 e 47, o quelli con 47 e 48
erano fecondi. Dopo di che, con il passare delle generazioni, gli individui
con 47 cromosomi andarono diminuendo per l’alto indice di instabilità del
47° cromosoma, per cui i due gruppi, quello con 48 cromosomi e quello con
46, andarono separandosi e differenziandosi.



3. Riflessioni sulla Genesi mosaica

Come conciliare questa rivelazione con la Genesi mosaica? Dobbiamo
anzitutto considerare che il Signore potrebbe aver tenuto con Mosè un linguaggio
più semplice, adatto alla cultura del suo tempo. In secondo luogo
dobbiamo tener presenti alcuni trascorsi storici della Parola ricevuta da
Mosè.
Quando Dio rivelò a Mosè le origini dell’universo e la creazione dell’Uomo,
il popolo ebraico non aveva una sua propria scrittura. Dobbiamo scendere
a poco prima del tempo dei Re, intorno al 1000 a.C., per trovare le tracce
del primo documento scritto in ebraico che riguarda l’episodio di Debora nel
Libro dei Giudici. Questo significa che fra i due eventi, la rivelazione avuta
da Mosè e la sua stesura al tempo di re Salomone (950), sono trascorsi dei
secoli, sia che si voglia datare Mosè intorno al 1250 a.C. come vuole la tradizione,
e ancor più se lo si data intorno al 1700 a.C., come sostengono gli
storici e archeologi più recenti: tempo che in entrambi i casi sfida, per la mole
complessiva dei cinque Libri del Pentateuco, qualunque tradizione orale!
Dobbiamo anche tener conto che l’antica lingua ebraica era una lingua
molto vivace perché si compiaceva di usare allegorie, giochi di parole,
espressioni idiomatiche, simboli, immagini infantili che celavano però concetti
profondi. Il linguaggio ebraico era quello di un popolo intelligente che
sapeva giocare con le espressioni e lasciare spazio all’intuizione. È quindi
limitativo e fuorviante fare esegesi biblica su una parola o su una frase se il
suo significato è allegorico!
Sappiamo poi che una qualsiasi lingua è in costante trasformazione, specialmente
se questa lingua non è ancorata alla scrittura. Una tradizione orale
subisce molte sollecitazioni culturali, storiche, ambientali che, con il passare
del tempo, possono dare ad un’espressione colorazioni che si discostano
dal suo significato iniziale.

Basta che un termine con un significato preciso
assuma a poco a poco una sfumatura diversa perché diventi sinonimo di
un altro termine che ha, grosso modo, un significato simile. Parole come
‘femmina’, ‘donna’, o ‘moglie’ possono con il passare dei secoli esser state
usate inavvertitamente in modo improprio ed aver creato così una grande
confusione che ha travisato il senso del testo. È quello che probabilmente è
accaduto quando, prima ancora che esistesse la lingua scritta, questi termini
diversi, ma simili, vennero usati come sinonimi determinando la sovrapposizione
delle due distinte identità femminili. Fu probabilmente questo fatto
che ha causato nella stesura del testo biblico al tempo dei Re non poche
confusioni che si sono andate perpetuando nei secoli.

Ma poiché Dio vigila sulla Sua Parola, possiamo supporre che Egli con
questa rivelazione abbia voluto riportare in asse ciò che già dai tempi remotissimi
era stato equivocato. E possiamo anche presumere che, se non
è intervenuto prima d’ora, sia stato perché volle aspettare che la Scienza
fosse in grado di comprendere le modalità della Sua creazione e le reali
conseguenze del peccato originale.
Va fatto notare che questa rivelazione è assai meno distante sia dalla
Genesi Mosaica che dalla Dottrina Cristiana di quanto possa sembrare perché
i suoi cardini fondamentali, come l’intervento diretto di Dio in ogni
atto creativo, la perfezione dell’Uomo originario e la sua arrogante disobbedienza,
disobbedienza che ha alterato l’equilibrio della creazione, sono
perfettamente rispettati. Quelle che sembrano a prima vista delle novità
inconciliabili trovano la loro spiegazione nella stesura del testo. È naturale
pensare che quando una cosa non viene capita, finisca per essere tralasciata
e dimenticata. Ne è un esempio la mancanza di una spiegazione della distinzione
fra i ‘Figli di Dio’ e i ‘figli degli uomini’ (Gn. 6,2-4). Ciò fa pensare
che ci siano altre lacune presenti nel testo mosaico a noi pervenuto, lacune
che solo talvolta hanno lasciato la loro traccia come in questo caso.
Questo è il vero motivo dell’incomprensione di alcuni passi della Genesi
perché noi leggiamo solamente ciò che rimane della vera rivelazione fatta
a Mosè. Così si spiegherebbe anche perché un’altra Genesi mosaica, quella
che deriva dal copto e anch’essa cristiana, abbia non pochi passi che si differenziano sia da quella attuale ebraica, sia da quella cattolica, sia da quella
rivelata a don Guido.

Se da un lato la Bibbia ci parla della creazione,
ma non ci dice ‘come’ avvenne questa creazione e
dall’altro la Scienza moderna non è stata ancora
in grado di capire ‘come’ Dio abbia creato,  questa rivelazione
arriva quanto mai opportuna. Essa infatti è di un’importanza
immensa  sia per la genetica, sia per la teologia.



4. Interventi del passato sulla Genesi mosaica

Poiché si è visto che applicando al Pentateuco (che comprende 5 Libri:
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) nuovi criteri di analisi
che prendono in esame le diversità di espressioni, di stile e di sensibilità
dei vari brani, se non addirittura dei vari versetti, alcuni biblisti sono giunti
alla discutibile conclusione che il Pentateuco sia opera di differenti autori,
o scuole di autori, che si sono succeduti nel tempo intrecciando i loro scritti
fra loro. Secondo costoro gli Autori più importanti sarebbero almeno quattro:
l’Autore yahvista, l’Autore eloista, l’Autore deuteronomista e l’Autore
sacerdotale. Questi biblisti non tengono conto però che, come dice la dottrina
ebraica e la tradizione cristiana, l’intero Pentateuco è opera di Mosè.
Ma poiché delle differenze di stili esistono davvero, si può avanzare
l’ipotesi che esse siano dovute a successivi interventi di rimaneggiamento
mirati, nel corso dei secoli, ad aggiornare il testo mosaico a sempre nuove
esigenze culturali e linguistiche.
Questi ‘revisori’, per così dire, avrebbero operato come un restauratore
che avesse fatto scomparire l’originale lasciando tuttavia trasparire talvolta
la traccia del suo intervento. Questo spiegherebbe come mai vi siano nei
primi capitoli della Genesi due narrazioni della creazione e due del diluvio.
Abbiamo visto che il più antico documento di scrittura in ebraico arcaico
è un piccolo frammento che risale a poco più di un secolo prima dell’avvento
dei Re e riguarda l’episodio di Debora narrato nel Libro dei Giudici.
Da ciò possiamo avanzare una prima ipotesi che questo documento fosse un
primo tentativo di scrittura in lingua ebraica.
Altra ipotesi è che accanto a questo campione di scrittura arcaica vi
fosse l’originale dell’intero Pentateuco andato perduto e che tutti e quattro
i così detti ‘Autori’ non siano altro che il frutto di ‘interventi’ massicci

che sono stati fatti a macchia di leopardo successivamente. Perciò, tenendo
buona la distinzione fra stili proposta da Wellhausen1,
(1 Julius Wellhausen, 1844-1918 scrisse i Prolegomeni: La Storia di Israele, 1883.
Fu colui che diede inizio alla ricerca delle ‘fonti’ dei Testi Sacri.)

 sostituiremo il termine
‘Autori’ con ‘interventi’e li chiameremo semplicemente:

a) l’ ‘intervento’ yahvista, che risale al tempo dei Re intorno al 950 a.C, detto
così perché usa il termine Yavè (Yhaweh o Yhwh) per indicare l’unico Dio;
b) l’ ‘intervento’ elohista, venuto circa un secolo dopo, che introduce il
termine Elohim riferito alla Divinità;
c) l’ ‘intervento’ deuteronomista, venuto un altro secolo dopo, così chiamato
perché a lui si rifanno la maggior parte dei capitoli del Deuteronomio;
e infine
d) l’ ‘intervento’ sacerdotale, indicato con la lettera S o con la lettera P (che
è l’iniziale del termine Priestercodex che in tedesco significa ‘codice dei
preti’ o ‘codice dei sacerdoti’) che opera durante e dopo la deportazione
a Babilonia intorno al 550 a.C.

Per quanto riguarda il nostro campo di studio, ossia i primi sei capitoli
della Genesi, noi troviamo presenti solamente:
a) l’autore dell’intervento yahvista, che ha uno stile più sciolto, più vivace,
più colorito, a cui si attribuiscono i racconti della creazione dell’Uomo
e della Donna, del peccato originale, del fratricidio di Caino, della distinzione
fra i Figli di Dio e degli uomini, dei giganti, e, più oltre, del
diluvio, della torre di Babele, ecc. e
b) l’autore dell’intervento sacerdotale, posteriore a quello dell’intervento
yahvista di circa quattro secoli, che presenta uno stile più monotono, più
schematico, più razionale e che lascia trapelare una certa influenza della
cultura e della filosofia babilonese. A lui si attribuiscono la creazione del
cosmo e della Terra, le genealogie, e più oltre una seconda versione del
diluvio, ecc.

Ed ecco dove questo ragionamento vuole arrivare. Abbiamo già accennato
che la scrittura yahvista era ancora molto rudimentale. Essa era composta
da segni monosillabici corrispondenti alla radice dei vocaboli che
potevano essere al tempo stesso sostantivi, aggettivi o verbi. Questa scrittura
era priva di vocali, di articoli, preposizioni, di punteggiatura e di spazi
tra le parole. Una frase poteva quindi essere interpretata in molte maniere
ed assumere anche una decina di significati. Doveva essere decodificata
come ‘un rebus’. Perciò, al tempo della scrittura yahvista,
la lettura e l’interpretazione del testo dovevano essere affiancate dalla
tradizione orale che integrasse il testo e sopperisse a questa difficoltà.
Questo compito era affidato
alla classe sacerdotale e agli scribi. Solo molto più avanti la scrittura
si arricchì e si trasformò in scrittura flessionale, ossia in una scrittura che fa
corrispondere un segno ad ogni suono.

Ma una tradizione orale specializzata nel leggere ed interpretare dei Sacri
Testi così vaghi, lo si può ben intuire, è una scienza che può diventare molto
fragile: basta una smagliatura, come abbiamo visto, che immediatamente si
crea il caos. Così un errore d’interpretazione, avvallato da un linguaggio non
univoco, può diventare una valanga di errori. È quello che probabilmente
è accaduto. Perché, in verità, è sulla distinzione e precisazione di quei tre
termini (donna, femmina, moglie) che verte il nocciolo di questa nuova rivelazione
che ha lo scopo di bandire ogni equivoco sui ruoli delle varie identità
femminili del testo yahvista, equivoco che, trascinatosi fino ai giorni nostri,
ha impedito una visione più realista del problema delle origini dell’Uomo.


Sappiamo poi che tutti questi scritti, yahvisti, eloisti, deuteronomisti e
sacerdotali di cui è composto il Pentateuco, furono fusi in un unico testo
intorno al 430 a.C. e solo nel 5° secolo dopo Cristo furono rielaborati e
trascritti nella scrittura ebraica odierna con l’aggiunta delle vocali. Questo
testo venne detto masoretico. Il risultato di questo immane lavoro è il testo
che attualmente viene letto e studiato nelle scuole di teologia.

Poi, fra il 250 a.C. e il 130 a.C., il Pentateuco, assieme agli altri Libri che
formano la Bibbia, venne tradotto in greco nella cosiddetta ‘Versione dei
Settanta’. Promotore di questa iniziativa fu il re d’Egitto Tolomeo Filadelfo
che, desideroso di avere nella già rinomata biblioteca di Alessandria una
copia della Legge mosaica, fece venire da Gerusalemme 72 Ebrei esperti
della Bibbia per compiere questa traduzione. Successivamente, nel IV sec.
d.C., il frate dalmata San Girolamo compì la traduzione in latino. Sulla base
dei suoi scritti, la Bibbia venne infine tradotta nelle lingue odierne.
Quindi la Genesi mosaica che abbiamo fra le mani è il risultato di innumerevoli
interventi lungo il corso dei millenni, ciascuno dei quali ha lasciato
il suo segno.



5. Il terzo capitolo della Genesi va riletto
alla luce delle nuove conoscenze

Di fronte alle mie perplessità di conciliare la nuova rivelazione con la
lettura del Testo biblico, don Guido mi spiegava:
– Tutto il brano mosaico del terzo capitolo della Genesi va considerato
un brano ermetico come l’Apocalisse, perché fu scritto in forma simbolica
in cui la verità è stata nascosta dietro molte allegorie. Senza dubbio questo
ermetismo rientrava nel progetto di Dio che aveva riservato la sua comprensione
per i tempi nei quali l’umanità sarebbe stata in grado di comprendere
i meccanismi genetici e le loro implicazioni morali. Fu dunque
per Sua Volontà che solo oggigiorno venisse data al mondo la chiave di
lettura per la sua decodificazione per mezzo di questa rivelazione.
È il concetto di Eva quello che va riveduto nella tradizionale interpretazione
del terzo capitolo della Genesi. Eva, quella che la Bibbia chiama ‘la
madre di tutti i viventi’, è lei ‘l’albero della conoscenza del bene e del male’,
oggetto della proibizione del Signore, albero selvatico che avrebbe potuto
diventare ponte pericoloso fra le due specie perché potenzialmente in grado
di procreare, con i suoi 47 cromosomi, sia dagli ancestri che dall’Uomo.
Da questo ‘albero selvatico’ l’Uomo, per volontà di Dio, generò ‘in
bene’ la Donna e, contro la volontà di Dio, generò ‘in male’ Caino. Dio,
rispettoso della libertà che aveva donato all’Uomo, si astenne in questa
circostanza di intervenire con la Sua opera creatrice. –

Molto inchiostro è stato versato per tentare di spiegare il mistero dei
versetti del Terzo capitolo del testo mosaico e fortunatamente l’interpretazione
letterale del serpente, dell’albero e del frutto è stata già da lungo
tempo abbandonata.

a) Per alcuni studiosi il ‘peccato originale’ è consistito nel sottrarsi da
parte dell’uomo o della prima comunità di uomini (in evoluzione, loro dicono)
alle leggi della natura che regolano negli animali i tempi e le stagioni
della fertilità. Questa libertà rubata e ripetuta all’infinito dai loro discendenti
portò, secondo costoro, alla perdita della felicità. Essi non considerano
che Dio possa aver creato l’Uomo già diverso dagli animali.

b) Per molti, invece, ‘il peccato originale’ è considerato soltanto un peccato
della mente, causato dalla superbia, dall’autosufficienza e dalla disob-



* La creazione di una qualsiasi nuova specie animale
- Carattere minuscolo neretto: i figli degli uomini
- Crom.: cromosomi
* La creazione della specie umana [sono indicazioni per le
Foto nel libro dell’editore]


bedienza dell’uomo. Secondo costoro il peccato dell’uomo, e dell’umanità, è
consistito nell’addentrarsi in campi del sapere che non erano a loro permessi.
Questo modo di interpretare il passo biblico appare alquanto riduttivo e
fuorviante, perché dà l’immagine di un Dio che, geloso dei propri segreti,
mortifichi la creatura umana nella sua naturale e legittima ricerca della verità.
Partendo da questa interpretazione nasce il dubbio che l’uomo possa
mai essere felice avendo insito nella sua natura il bisogno di conoscenza.
Risulterebbe che Dio è un Dio distante, incomprensivo, punitivo, un tiranno.
Questo sarebbe un Dio imperfetto dal quale ci si dovrebbe difendere, un
Dio che ha più l’aspetto di una proiezione umana piuttosto che l’immagine
del Dio della Misericordia. Non sarebbe più Dio.


c) Altri ancora considerano l’espressione ‘albero della conoscenza del
bene e del male’ come il desiderio dell’uomo di crearsi un proprio concetto
di bene e di male. Questo atteggiamento presuntuoso sarebbe stato il cosiddetto
‘peccato originale’, peccato che è sempre stato presente nell’animo
umano fin dalle sue origini. Nel volersi appropriare da parte dell’uomo di
questa distinzione che spetta solo a Dio, consisterebbe, essi dicono, il vero
peccato di superbia e di disobbedienza. Da questa disobbedienza, che in
verità è arroganza, nasce la presunzione di negare una ‘morale oggettiva’.
Da qui alla ‘morale relativa’, già avanzata da Voltaire, il passo è breve.
Questa presunzione, che il Signore non tollera perché è una morale che va
contro l’uomo, sarebbe, secondo questi pensatori, il nocciolo del ‘peccato
originale’. In realtà quest’ultima interpretazione, alla luce di questa rivelazione,
è la più vicina alla verità perché l’autogiustificazione delle proprie
trasgressioni agli ordini di Dio porta inevitabilmente alla superbia e all’autosufficienza in campo morale.
Questi biblisti hanno il merito d’aver compreso
che l’uomo non può trovare la felicità quando esce arbitrariamente
dalla legge di Dio. Ma non basta. Ora noi sappiamo che il lato morale è
solo un aspetto del ‘peccato d’origine’, che invece si è attuato anche in un
atto concreto.


d) Soltanto una minoranza di studiosi ha preso in considerazione il fatto
che questo peccato possa aver compromesso anche l’integrità fisica e psichica
dell’uomo. Le scoperte archeologiche relative all’evoluzione, che ora
sappiamo trattarsi di una regressione e di una lenta ricostruzione, avevano
sviato il pensiero teologico e fatto dimenticare che la Bibbia
aveva enunciato che l’Uomo era stato creato con la massima
perfezione: era cosa ‘molto’ buona. Questa affermazione della Bibbia
non era stata presa in seria considerazione,
perché pareva non potersi conciliare con l’imperfezione dell’uomo
attuale e tanto meno con quella dell’uomo preistorico. Il problema
sembrava insolubile e finiva per togliere alla Genesi credibilità e il requisito
di ‘Parola di Dio’. Solo una nuova rivelazione poteva darci la chiave di
lettura di questo brano ermetico.


6. L’eredità di Caino

Caino è la chiave di lettura non solo della Genesi, ma della Bibbia intera.
Caino è nostro padre, ricordiamocelo, perché anche il ramo genealogico
puro di Set finì per essere inglobato da quello ibrido dei discendenti di
Caino. Perciò tutto quello che riguarda Caino riguarda anche noi.
Don Guido si domanda perché Caino fosse così perverso se il padre era
perfetto e gli ancestri erano esseri buoni, più fedeli e mansueti del cane.
Senza dubbio lo squilibrio è dovuto alla distorsione genetica. Questo
sangue corrotto portatore di qualità negative, incomplete o distorte, “sarà
il demone per luomo(§132). A questo si aggiunga l’intelligenza, sia pur
ridotta, messa a servizio degli istinti non più regolati dalle sapienti leggi
programmate dal Creatore.

Dalle scimmie ha ereditato istinti deviati omosessuali. Alcuni studiosi di
comportamenti animali hanno affermato che la sodomia è tipica di alcuni
tipi di scimmie che mostrano con questo comportamento la loro supremazia
fisica su altri individui del gruppo.
I lupi o altri animali invece, quando sono vinti, si allontanano dal branco
o si gettano a terra supini scoprendo il collo indifeso alle zanne del vincitore
che spesso, soddisfatto del riconoscimento della vittoria, abbandona la lotta.
Di certo Caino, oltre alla stizza per lo smacco ricevuto nella scaramuccia durante
L’ultimo pasto di Abele’ e l’invidia, o la gelosia, per la preferenza che
il padre Adamo dimostrava per il figlio legittimo, voleva provare la sua superiorità
fisica sul fratellino a causa del suo grande complesso d’inferiorità.
Da una statistica effettuata da uno studio degli Stati Uniti è risultato che il
10% della popolazione della Terra è affetta da ‘tendenze omosessuali’.
Dopo
questa rivelazione, capiamo chiaramente che questa distorsione psicosomatica
è una delle tante tare ereditarie derivate dalla bestia con il ‘peccato originale’.
Cosa possa fare la medicina per questo problema è difficile dirlo.
Sicuramente molto potrà fare l’educazione e la Redenzione attraverso i
Sacramenti, specialmente l’Eucarestia, visto che Gesù è venuto non per i
sani ma per i malati.
Ciò che più impressiona oggi non è tanto il constatare la vastità di questo
fenomeno che è sempre esistito, quanto il permissivismo con cui viene
accettato, perché sempre di deformità si tratta. Questo modo di pensare denuncia
una mentalità propria dei ‘figli degli uomini’, e non dei ‘figli adottivi
di Dio’.

Purtroppo, verso la fine degli anni ‘90 tali deviazioni hanno finito
per essere considerate, in alcuni Stati, un aspetto della libertà personale e
regolamentate come oggetto di diritto equiparandole alla normalità.
Il problema poi della pedofilia è un’anomalia sopra l’anomalia che ripete
il peccato di Caino.
Non per nulla la dottrina cristiana dice che ‘i peccati contro natura’ sono
tra ‘i peccati che gridano verso il cielo’2.
Dio vietò ad Adamo di eliminare Caino, sebbene con la morte di lui sarebbe
finito ogni problema di futura ibridazione dei Figli puri di Dio, perché
solo Dio può disporre della vita di un uomo. E Caino era uomo. Non era
compito di Adamo fare giustizia.
Ma nemmeno Dio stesso intervenne ad eliminare direttamente Caino,
perché evidentemente Adamo non si era pentito, e per questo le conseguenze
del male commesso dovevano far parte dell’economia redentiva anche
di Adamo. Infatti, ogni guarigione individuale o collettiva, perciò anche
quella della presunzione di Adamo, doveva e deve passare attraverso la sofferenza,
la separazione da Dio, per giungere alla consapevolezza di ciò che
è male. Con la sopravvivenza di Caino, Adamo e gli Adamiti e infine i ‘figli
degli uomini’ portarono su di loro le conseguenze di quel peccato perché
l’umanità, e in primo luogo Adamo, comprendesse che fuori dalla volontà
di Dio non ci può essere felicità. Se Dio ha permesso tanta sofferenza per
l’umanità ‘per colpa di un solo Uomo’ (Rm. 5,12), potremmo dedurre che a
Dio in primo luogo stia a cuore il ritorno del Figliuol prodigo Adamo.

2 Catechismo della Chiesa Cattolica N. 1867.


7. A Immagine e Somiglianza di Dio

Dice il versetto 6,3 della Genesi: “E il mio Spirito non rimarrà sempre
nell’uomo perché egli è carne...”. Questo versetto ci dice che l’Uomo creato
da Dio ‘possedeva’ lo Spirito di Dio e che successivamente, a causa
dell’ibridazione, i suoi discendenti illegittimi ‘lo hanno perduto’.
Infatti i figli degli incroci ibridi, non voluti da Dio perché concepiti ‘nel
male’ o ‘in male’, non ricevettero più l’alito di Vita Divina, cioè lo Spirito,
che Dio aveva soffiato nelle creature concepite nel Bene, perché, avendo
perduto i requisiti psicofisici di perfezione dai quali dipende la capacità di
intendere e di desiderare i Doni Soprannaturali, persero anche lo Spirito, in
quanto inidonei ad essere templi degni dello Spirito Santo.

Si è visto che, dall’incrocio delle due specie, quella dei Figli puri di
Dio e quella degli ancestri, nacquero ‘i giganti ibridi’, i figli degli uomini,
quegli esseri mostruosi e possenti di cui parla la Genesi (6,4). Questi uomini,
figli naturali e illegittimi del primo Uomo, che avevano assunto nel
loro sangue gli istinti del regno animale, avevano perduto ‘l’Immagine di
Dio’ non solo nel loro aspetto esteriore, ma, cosa assai più terrificante, nel
loro aspetto interiore: erano potenzialmente violenti, dalla psiche alterata
e talvolta dalla sessualità deviata. Ecco il motivo per cui Dio, non trovando
più in loro la Sua Immagine, ha ritirato il Suo Spirito. Non è stata una
punizione di Dio, poiché il povero individuo geneticamente tarato non è
colpevole della sua condizione, bensì vittima. Piuttosto si tratta di una
inadeguatezza dell’uomo ibrido a ricevere e a trattenere lo Spirito di Dio.

Dice giustamente S. Paolo che dove prendono il sopravvento gli istinti
bestiali, lì non ci può essere Vita dello Spirito. E sebbene la non idoneità
non sia una colpa, è però uno stato di fatto: è una conseguenza inevitabile
del ‘peccato originale’. Questo è quanto è accaduto ai discendenti illegittimi
di Adamo.
Se per l’uomo ‘l’Immagine di Dio’ è la sua capacità di intendere e di
volere con tutte le sue naturali inclinazioni, la ‘Somiglianza di Dio’, è lo
Spirito che Dio effonde su di lui. Se il contenitore, ossia ‘l’Immagine di
Dio’, perde, il contenuto, la ‘Somiglianza di Dio’, se ne va.


8. La morte spirituale e la Rigenerazione

Ma cos’è questo Spirito che Dio ha ritirato? Non certo l’alito di vita
biologica poiché, anche senza lo Spirito, gli ibridi rimasero fisicamente
vivi. E nemmeno l’intelligenza. Se lo Spirito fosse sinonimo d’intelligenza
dovremmo pensare che l’uomo rievolvendosi ha riconquistato spontaneamente
e naturalmente lo Spirito di Dio. Sappiamo invece che non è così
perché l’uomo ha bisogno di un atto formale di adozione, il Battesimo, per
ricevere nuovamente lo Spirito e poter essere riammesso come figlio nella
famiglia di Dio.
Lo Spirito dunque va al di là delle facoltà intellettive. Lo si potrebbe definire
l’anima dell’anima, dove l’anima, o psiche, è pur essa immortale, e lo
Spirito che diviene la vera identità soprannaturale del figlio adottivo di Dio.
È vera e propria Vita Divina, un Germe di Vita della stessa Vita di Dio. Una
cosa che l’uomo fa fatica a comprendere pienamente nella sua grandiosità.

Se Dio ha ritirato il Suo Spirito, che non avrebbe potuto albergare in
esseri più simili a bestie che a uomini (Genesi 6,3), significa che l’uomo
rimase privo della Vita dello Spirito: era, cioè, ‘spiritualmente’ morto.
Perso il titolo di Figlio di Dio, l’uomo ibrido si è trovato declassato a
semplice ‘creatura’ di Dio.
Qui s’innesta la Nuova Alleanza ove l’uomo (uno dei due contraenti),
diseredato e spiritualmente morto, si dispone ad accogliere lo Spirito che
Dio (l’altro Contraente) gli dona in cambio della sua accoglienza. Con
la Nuova Alleanza Dio risuscita l’uomo ridandogli la Vita dello Spirito.
Questa è una vera e propria Ri-generazione dello Spirito in cui Dio dà la
Sua stessa Vita spirituale al nuovo figlio adottivo. Se da un lato Dio ‘ri-crea’
la mente e il corpo dell’uomo compromesso dalle tare del peccato originale
con infiniti piccoli atti creativi di guarigione, dall’altro lo ‘ri-genera’ spiritualmente
facendolo passare dalla sfera naturale a quella soprannaturale.
Questo è uno dei compiti che Gesù ha dato agli Apostoli: risuscitare i morti,
spiritualmente s’intende.

Dice S. Paolo nella Lettera ai Romani (5,12-19): “Come a causa di un
sol uomo il peccato entrò in questo mondo e attraverso il peccato la morte
si estese a tutti gli uomini, così per l’obbedienza di un sol Uomo, Gesù
Cristo, coloro che hanno ottenuto la Grazia (cioè lo Spirito) saranno
giustificati (ossia ri-generati, redenti) e costituiti giusti (ossia nuovamente
trinitari perché composti come inizialmente, all’origine dell’Umanità, di
corpo, anima e Spirito)”.

Quindi nell’individuo contaminato dal peccato originale la ‘morte’ precede
e non segue la ‘Vita’ dello Spirito. Ciò non toglie che colui che ha accolto
la Vita dello Spirito non possa nuovamente perderla, conoscendo così
quella che è chiamata la seconda morte. Questo è ciò che intende in molti
casi la Bibbia quando parla genericamente di ‘morte’ o del ‘mondo delle
tenebre’, perché, ripetiamolo, l’uomo ibrido nasce privo della Luce dello
Spirito. Nel linguaggio biblico, dunque, quando si parla di ‘morte’ assai
spesso non s’intende il distacco dell’anima dal corpo per il decesso fisico
dell’uomo, ma la separazione dell’anima dalla sua componente spirituale
per cui ogni legame di parentela con Dio viene interrotto.


9. I Figli di Dio

Scrive ancora S. Paolo nella Lettera ai Romani (8,19-21): “La creazione
stessa [l’umanità ibrida] attende con impazienza la rivelazione dei Figli di
Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per volere di Dio, ma
di colui [Adamo] che l’ha sottomessa e nutre la speranza di essere pure
lei liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della
gloria dei Figli di Dio”.

La rivelazione fatta a don Guido è la rivelazione tanto attesa e preannunciata
da S. Paolo sui Figli di Dio! L’impazienza per questa conoscenza
nasce dal desiderio dell’uomo di essere liberato dalla schiavitù della corruzione
(le tare ereditarie e la privazione dello Spirito) per entrare nella
libertà dei figli di Dio. È la conoscenza di questa rivelazione che promuove
la volontà di ottenere il riscatto.


Già la Genesi all’inizio del 6° capitolo distingue i Figli di Dio dai figli
degli uomini, ma non ne spiega la differenza. Con la lettura di questo testo,
invece, abbiamo appreso che i ‘Figli di Dio’ erano i discendenti legittimi
del ramo puro di Adamo e della Donna, iniziato con Abele, Set, Enos…,
mentre i ‘figli degli uomini’ erano i discendenti di Adamo e di Eva attraverso
Caino, il ramo geneticamente corrotto e spiritualmente morto. Abbiamo
saputo anche che con il passare delle generazioni il ramo puro dei Figli di
Dio si è estinto, perché assimilato dal ramo ibrido di Caino, e che ora siamo
tutti sottomessi alla schiavitù della corruzione.

Mettiamo ora a fuoco i Figli di Dio.
I Figli puri e legittimi di Dio, nella loro perfezione, erano composti
di corpo, anima e Spirito. L’Alfa, Dio Creatore, e l’Omega, l’Uomo puro
e la Donna pura, posti nella rivelazione alle due estremità opposte della
Creazione (§ 68), insieme a tutti i discendenti del ramo puro e legittimo
di Adamo, sono intrinsecamente legati perché partecipi della stessa Vita
dello Spirito di Dio. Potremmo dire che il Padre ha trasferito nei Suoi Figli
legittimi il Suo ‘DNA Spirituale’, la Sua stessa Vita.
E se lo Spirito che possedeva
l’Uomo perfetto, e che l’uomo ibrido ha perduto, era una ‘particella
della Vita stessa di Dio’, ne consegue che l’Uomo originario era più simile
a Dio che a una qualsiasi creatura, uomo attuale compreso.
Se con il peccato d’ibridazione l’uomo ha perduto la parentela con Dio,
con la Redenzione l’uomo redento, riacquistando lo Spirito di Dio, ridiventa
trinitario. Ne erano perfettamente consapevoli S. Giovanni e S. Paolo.
Ma nei primi secoli del cristianesimo la cultura greco-romana, che aveva
una visione dualistica dell’uomo, ha influenzato la dottrina della Chiesa
che ha ridotto l’uomo redento alla sintesi di anima e corpo, dando al termine
‘anima’ quel significato che più correttamente dovremmo attribuire
allo Spirito. Da qui la confusione tra anima e Spirito. Tuttavia negli ultimi
anni si è aperta una nuova consapevolezza su ciò che riguarda lo Spirito
nell’uomo e si tende, specie nella preghiera, a riacquistare la terminologia
delle origini del cristianesimo.


10. La Misericordia di Dio

Ora che abbiamo capito in che cosa è consistito il ‘peccato originale’ e che
conosciamo quali sono state le vere conseguenze di questo ‘peccato’, possiamo
capire il lavoro di ricostruzione compiuto da Dio sull’uomo in tutti i suoi
aspetti, sia psicofisici che spirituali. Perché “DIO NON HA ABBANDONATO
L’UOMO IN POTERE DELLA ‘MORTE’, MA NELLA SUA MISERICORDIA
A TUTTI È VENUTO INCONTRO, PERCHÉ CHI LO CERCA LO POSSA
TROVARE” (§ 249). Quale grandezza ha la Misericordia di Dio!
Quando si parla di Misericordia spesso si cade nell’incomprensione perché
nel linguaggio comune il termine ha assunto un significato di condiscendenza,
di indulgenza nei confronti delle debolezze umane.
Misericordia invece significa: ‘donare il proprio cuore al misero’. E poiché
il Cuore di Dio, che è Puro Spirito, è ‘lo Spirito’, la Misericordia di Dio
è il dono che Dio fa all’uomo, diseredato e misero, del Suo Spirito.
Dio ha sempre amato le Sue creature che senza alcuna colpa sono rinchiuse
in un baratro. Mentre da un lato ha guidato per millenni l’umanità attraverso
la selezione naturale ed artificiale con interventi eccezionali come
ad esempio quello del diluvio, e con ‘infiniti atti creativi di un gamete’ di
cui abbiamo qualche esempio nelle nascite miracolose da madri anziane e
sterili narrate nella Bibbia, atti creativi che hanno fatto decrescere progressivamente
il tasso d’inquinamento genetico complessivo dell’umanità, dall’altro
ha provveduto, con infinita Misericordia, a riaccendere nell’anima la
Luce dello Spirito attraverso Gesù.

Ricapitolando, si potrebbe dire, con più precisione, che nella Redenzione
vi è un’azione combinata di Dio:
1) sia nel guarire il corpo e la psiche dalle tare ereditarie dovute all’ibridazione
(quella che S.Paolo chiama ‘la risurrezione del nostro corpo’ o ‘la
redenzione del nostro corpo’ : Rm 8,23), ricostruendo progressivamente
nell’uomo l’Immagine di Dio, per rendere l’umanità nuovamente idonea ad
accogliere lo Spirito;
2) sia nel riaccendere la Luce, che si era perduta, con l’effusione di una
Scintilla Divina. Donandogli così il Suo stesso Spirito attraverso un atto
Generativo per merito di Gesù, Dio ridà all’uomo anche la ‘Sua Somiglianza’.


11. “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove”

Dio sta ricostruendo in noi l’uomo nuovo, ma spesso trova un ostacolo
nella nostra poca disponibilità a compiere un cambiamento. Siamo ancora
troppo condizionati e dipendenti dalle leggi della natura che premiano il
più forte o il più dotato. Sono leggi giuste nel regno animale per tutelare
l’equilibrio ecologico e per garantire la sopravvivenza della specie, ma per
coloro che aspirano a diventare figli adottivi di Dio sono inadeguate: sono
estranee al Regno soprannaturale dello Spirito perché appartengono ad un
regno inferiore. Le leggi del Regno soprannaturale sono esattamente l’opposto.
L’istinto di prevaricazione dovrà essere sostituito con la mitezza e il
rispetto; lo sfrenato possesso con l’altruismo e la generosità; le deviazioni
sessuali con un’etica sessuale sana; la vendetta col perdono; l’odio e l’egocentrismo
con l’amore e l’umiltà, perché la finalità non è più la salvaguardia
della specie, ma l’uomo nella sua individualità. È un salto di grande
coraggio che richiede un autentico desiderio di dissociarci dalla mentalità
terrena che trova il suo sostenitore nel permissivo senso comune.

Cosa avviene dunque per l’uomo che per sua incapacità non sa o non
vuole compiere quel ‘salto di natura che gli consente di far parte del Regno
di Dio? ‘Rimane’ nel regno inferiore: ‘rimane’ cioè semplice creatura fra le
creature inferiori e, come tale, escluso dalla comunione di Spirito con Dio.
Diceva don Guido riprendendo S. Giovanni: Qui non diligit [Deum]
‘manet’ in morte”, ossia “chi non opta per Dio ‘rimane’ nella morte spirituale”.
Perché “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove – diceva ancora
don Guido. – Ciò che dobbiamo temere è la ‘non promozione’ ”. Questo è
già l’inferno: restare in eterno ‘infero fra gli inferi’, creatura fra le creature.


12. La separazione

Il grande sogno di Dio e il Suo progetto su di noi è il raggiungimento,
nella massima libertà per l’uomo, di una perfetta intesa di sentimenti
e di pensiero. È l’amore che tutti sogniamo. Il primo Uomo che Dio volle
partecipe di questo progetto fu Adamo. Ma Adamo voleva la sua libertà.
Temeva che la richiesta di Dio, di non usare impropriamente del dono della
vita, fosse un limite alla sua autonomia. Quanto assomigliamo in questo al
nostro predecessore! Così Adamo abusò usando malamente del suo libero
arbitrio, con le conseguenze che sappiamo.

Questo errore non sarebbe stato irrimediabile se egli l’avesse riconosciuto.
Certamente Dio vi avrebbe posto rimedio. Ma evidentemente l’orgoglio
lo ha reso cieco e, di fronte alle conseguenze, ha rigettato ogni
responsabilità su Dio. E fece l’offeso! Quanto ci è familiare anche questo
atteggiamento! Se l’uomo che sbaglia avesse il coraggio di riconoscere il
proprio errore, sarebbe già guarito e perdonato. Invece siamo tutti tesi a
darci delle giustificazioni, come se queste potessero risolvere il problema.
Anzi, lo aggravano perché così c’è il rischio che l’errore si ripeta.
Sta di fatto che Dio ci lascia sbagliare e aspetta paziente che noi capiamo
d’aver sbagliato. Non ha fretta. È un ottimo Maestro per farci crescere in
maturità. Il constatare le conseguenze dei nostri errori, che noi scambiamo
per castighi, è il metodo d’apprendimento più educativo, specialmente se
queste sono tanto dolorose.
Di solito alla ribellione segue la rassegnazione, poi l’autocritica. E con
l’autocritica finiscono le conseguenze perché c’è un cambio di rotta.
Evidentemente, dato che la sofferenza sulla terra non è ancora passata, è
intuibile che questa auto revisione da parte di Adamo e da parte nostra non
c’è ancora stata.


13. La Redenzione

Ora guardiamo la nostra condizione. Il grande problema di oggi è d’aver
messo l’animale-uomo al centro di un nuovo umanesimo senza Dio, ove l’autosufficienza
(dell’uomo) ne è la caratteristica principale. Secondo la cultura
prevalente, l’uomo si evolve da sè, si autodivinizza, rende se stesso albero
della conoscenza del bene e del male.

Non riconoscendo la creazione perfetta
dell’Uomo operata da Dio, non riconosce nemmeno il peccato originale,
quindi non si sente bisognoso di Redenzione. Per lui la Redenzione è un
termine vuoto, privo di significato. La sua presunzione lo rende cieco: non
riconosce la sua malattia. Perciò non può farsi né una diagnosi e tanto meno
darsi una cura. Più che mai si sente infelice, non realizzato, ma non sa perché.
Se l’umanità attuale vive in uno stato di sofferenza per le sue innumerevoli
alterazioni psicofisiche, è chiaro che ha bisogno di guarigione. Ma
se vuole avere una terapia, è necessario che prima prenda atto della sua
malattia e faccia una profonda anamnesi. Se non prende coscienza delle sue
origini e del dramma che l’ha colpita, come potrà capire qual è la cura che
può ridarle la salute e una vita accettabile?


Molte malattie attuali, sia fisiche che psichiche, trovano la loro prima
causa nella distorsione genetica avvenuta per la sovrapposizione dei caratteri
e per la combinazione dei cromosomi delle due specie, quella dell’Uomo
perfetto e quella degli ancestri che pure loro, nella loro specie, erano
perfetti. Senza tener presente questa realtà è impossibile trovarne il rimedio.
E quanto prima l’uomo ricostruirà in sè l’Immagine di Dio,
tanto prima si disporrà a ricevere la Somiglianza con Dio.
Tale discorso è di una complessità e di una vastità immense ed interessa
non solo la teologia, ma molte discipline della Scienza.
Ma Dio, che ha creato l’uomo e che conosce la sua realtà, sa che c’è una
soluzione alla sua solitudine e a tutti i suoi mali. Da Buon Padre gli dice:
“uomo, torna a Me ed Io ti ricostruirò”.

Ora più che mai, con la seconda creazione, ossia con la Redenzione,
questo appello viene ripetuto da Dio Padre con amore insistente, mostrando
all’umanità che solo uniformandosi a Cristo, mite, promotore della giustizia,
non vendicativo ed obbediente a Dio, l’uomo attuale può trovare ‘la
Via, la Verità e la Vita’ (spirituale) e realizzare ciò che nella prima creazione
l’Uomo ha distrutto. È un’opportunità unica per ciascuno di noi. Solo questa
consapevolezza renderà attuabile l’avvento dell’èra messianica profetizzata
da Isaia.
La nostra redenzione individuale richiede sforzo e dolore perché questa
strada in salita presuppone il superamento del nostro ‘io’. Questa è la nostra
partecipazione consapevole all’opera di restauro divino della nostra natura,
quella che S. Paolo ha definito “ciò che manca alla Passione di Cristo”.

Guai se non fosse così! Perché, se la Redenzione ci venisse donata senza
nostra fatica, così per incanto, rischieremmo di ripetere l’errore del primo
Uomo che si credette autosufficiente e non accettò la sottomissione a Dio.
Il Signore Iddio, nella Sua Misericordia, ha dato una possibilità a noi
uomini ibridi di risalire dal baratro nel quale siamo caduti. Tendendoci una
mano, ci affida a Gesù, perché Gesù, essendo puro e legittimo Figlio di Dio,
è legittimato a compiere lo straordinario miracolo di riportarci alle condizioni
di figli di Dio inglobandoci nel Suo Corpo Mistico attraverso un atto
di adozione a figli. “Padre Santo, fa che loro siano in Me come Io sono in
Te affinché siamo una cosa sola...” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni.

La Redenzione è un dono talmente grande che è difficile per noi umani
comprenderla appieno. Significa che, grazie a Gesù, possiamo aspirare
all’eredità della vita eterna in Dio come se non fossimo mai stati contaminati
dal peccato d’origine. Naturalmente a delle condizioni ben chiare:

a) saper lottare contro gli istinti che abbiamo ereditato dal regno animale
andando in controtendenza,

b) dimostrando fiducia in Dio.
Imparare a pensare come Dio, che è essenzialmente Amore, vuol dire
assoggettarsi alle Sue Leggi che non si fermano ai dieci Comandamenti.
La Legge dell’Amore si riassume piuttosto nelle Beatitudini. Se qualcuno
ne resta affascinato e comincia ad incamminarsi per questa strada, con suo
stupore si accorgerà che ha trovato equilibrio e serenità già in questa vita.
In tal modo Cristo, vero Figlio di Dio, viene innestato in noi e il fico
sterile e selvatico diventa fruttuoso. Il redento allora potrà dire che non è
più lui che vive, ma che è Gesù che vive in lui, come ha intuito S. Paolo.
Gesù diventa allora il nostro carrello trasportatore, Colui che mette a nostra
disposizione i Suoi meriti perché i nostri, che sono ad un livello terreno,
sono insufficienti.

Come può l’uomo, allora, disporsi a questo innesto? Riconoscendo che
Gesù è vero Figlio di Dio e che ha la facoltà di donarci il Suo Spirito.
Dice Giovanni: “Hæc est vita æterna, ut noscant Te qui misisti Jesum
Christum Filium Tuum”, questa è la Vita eterna, che conoscano Te, o Dio,
che inviasti Gesù Cristo, Figlio Tuo (Gv 17,3) per salvarci.
‘Conoscere’ in senso biblico non significa solo venire a conoscenza, ma
vuol dire soprattutto ‘condividere la stessa intimità’ o la stessa realtà. È ‘il
riconoscere’ che Dio ci ha inviato Gesù, Suo vero e legittimo Figlio, che ci
rende idonei a diventare partecipi della Sua stessa Vita soprannaturale e a
godere attraverso di Lui della Vita eterna in Dio pur mantenendo la nostra
identità! È una Vita di relazione piena, appagante. Questa è la Redenzione!
È implicito che, se riconosciamo Gesù l’Autore della nostra dimensione
spirituale, dovremmo conformarci all’insegnamento del Vangelo.
È la ‘capacità di intendere e di desiderare i Doni dello Spirito’ che dà
a noi, ibridi, una parziale, ma sufficiente, ‘Immagine di Dio’ per poter ricevere,
previe le determinate sopraccitate condizioni, lo Spirito che è la
Vita Divina. Questa Vita Divina è il Dono grande e meraviglioso che Dio
fa all’uomo con il Battesimo: gli dona il Suo Spirito, una Particella di Se
stesso, purché rinunci a Satana, cioè a colui che è il re del regno della morte
spirituale e che per dominarci e manipolarci desidera tenerci legati agli
appetiti del regno animale.


14. Nella pienezza dei tempi

Solo Dio, essendo il Creatore dell’Uomo perfetto, conosce obbiettivamente
la realtà dell’uomo attuale e può compiere quest’opera di graduale
recupero cominciata milioni di anni fa e che attualmente è ancora in corso.
E quando l’umanità raggiunse mediamente un sufficiente grado di sviluppo
intellettivo, cioè quello che S. Paolo chiama “la pienezza dei tempi”,
mandò Suo Figlio Gesù affinché ridonasse lo Spirito a coloro che erano
pronti a riceverlo. Istituendo quindi la Chiesa, Gesù ha delegato ad Essa tutti
i Suoi poteri perché continuasse l’opera che aveva iniziato, al fine di riportare
gli uomini alla purezza delle origini. La Chiesa, dunque, è la depositaria
del mandato divino. Il suo compito non si limita a donare all’umanità lo
Spirito di Dio risuscitando gli uomini spiritualmente ‘morti’ a causa del peccato
originale, o a evangelizzare, o a liberare le anime oppresse dal demonio,
o a rendere grazie a Dio.
Oltre a questi compiti, Essa ha anche quello, finora
misconosciuto, di farsi strumento di guarigione delle infermità fisiche e psichiche
dei suoi figli. Come? Attraverso i Sacramenti che operano una vera
e propria dialisi spirituale e fisica immettendo nella nostra natura umana,
debole e tarata, il Corpo e il Sangue perfetti di Gesù, perfetto Figlio di Dio.

Senza questa rivelazione è quasi impossibile rendersi perfettamente conto
della grandezza della missione che ha la Chiesa, missione che travalica
e trascende ogni logica umana. Essa è chiamata a collaborare con Dio alla
ricreazione di un’umanità sempre più orientata verso la perfezione iniziale
e verso una completa armonia con Dio e con il creato.
Questa rivelazione dà anche alla scienza medica la possibilità di approfondire
la conoscenza di noi stessi e dell’intimo dell’animo umano. Sapere
che nel nostro ‘io’ più profondo abbiamo scritte geneticamente le inclinazioni
e le tendenze della ‘bestia’, ereditate attraverso Eva e Caino, ci dà
modo di analizzare gli istinti propulsivi inconsci che condizionano il nostro
comportamento.

È importantissimo che l’uomo abbia piena consapevolezza della sua
realtà e al tempo stesso, senza sfiduciarsi, che soltanto Dio può operare
dove la medicina tradizionale non può intervenire.
Ecco perciò l’importanza di conoscere le nostre origini, perché come
aveva detto mons. Gaetano Masi6 nel lontano 1932, rivolgendosi ai
seminaristi e fissando
in particolare il chierico Guido: “Senza la conoscenza della vera
essenza del ‘peccato originale’ (e delle sue conseguenze) non è possibile
comprendere appieno l’economia della Redenzione”.

//– E quando il Signore si degnerà manifestare a uno di voi – guardando
diritto al chierico Guido – il mistero del peccato originale, ringraziateLo,
perché solo per mezzo della conoscenza della vera essenza del
peccato originale potranno essere compresi il mistero e l’economia della
Redenzione.
6 Nato a Vallesella di Cadore nel 1870, si laureò in filosofia e teologia a Bologna e in ‘utroque
iure’ a Roma. Nel 1895 divenne insegnante di dogmatica al seminario di Belluno. Rimosso
dalla sua cattedra da Pio X per le sue idee moderniste espresse sul settimanale cattolico ‘La
Domenica’ di cui era direttore, si trasferì prima a Monaco di Baviera, poi a Vienna alle dipendenze
dell’ ‘Opera Bonomelli’ per dedicarsi all’assistenza spirituale degli emigrati. Nel
1913 venne richiamato a Belluno dal vescovo Cattarossi che lo designò l’anno successivo
vicario generale della diocesi. Nel 1919 gli venne assegnata la cattedra di dogmatica, catechetica
e teologia pastorale nel seminario di Belluno alla quale rinunciò dopo un decennio
per dedicarsi totalmente alla direzione spirituale dei seminaristi, fra i quali il chierico Guido.
La sua spiritualità verteva principalmente sulla ‘Consecratio Mundi’ a Cristo Re. Il suo
motto era: “Fatevi santi senza riserve! Buttate via il pessimismo e abbiate fiducia nella liberazione
globale! Cristo infatti non ha solo salvato le anime, ma anche i corpi, riconsacrando
in radice tutte le realtà terrestri”. Morì improvvisamente come un santo nel 1936. Non vi è
dubbio che Mons. Masi ebbe un ruolo importante nella formazione di don Guido.//

15. La creazione mediata

Cercare di capire il processo creativo di ogni nuova specie e di dedurne
la regola è stato per don Guido uno dei problemi più pressanti delle sue
meditazioni e dei suoi studi negli anni successivi alle rivelazioni.
Ci arrivò progressivamente, dopo un lungo lavorio che traspare dai suoi
appunti e che continuò anche dopo la stesura del suo manoscritto.
Ritengo interessante e opportuno riportare qui lo stralcio di una nostra
conversazione avvenuta nei suoi ultimi mesi di vita da cui si può vedere come
la promessa del Signore ti aiuterò a ricordare e a capire si sia avverata.
Mi disse don Guido:

- Meditando questi fatti, mi resi conto che le regole da trarre sono due:
una per la creazione delle nuove specie animali e una per la creazione dell’Uomo.
Ma prima di entrare nelle riflessioni su come Dio operò per creare
una nuova specie, vorrei fare una premessa perché anche quelli che, come
lei, sono digiuni di genetica, possano seguire il mio pensiero.

La cellula di un qualsiasi essere vivente ha un numero ben definito di
cromosomi secondo la sua specie.
La cellula di un qualsiasi tessuto umano ha 46 cromosomi visibili al
microscopio. Ogni cromosoma può avere 100.000 geni, visibili solo al microscopio
elettronico, disposti ciascuno nel suo ‘loco’ come le perle di una
collana, su un filamento minutissimo a forma di spirale avvolto su se stesso.
Quindi una cellula umana con i suoi 46 cromosomi può avere più di
4 milioni di geni.
Sembra una cosa da niente, ma un uomo è costituito da molti miliardi
di cellule. Con un microscopio elettronico che ingrandisca almeno 200.000
volte, una cellula è paragonabile ad una città piena di grattacieli, dove ogni
vano è pieno di macchine elettroniche che ricevono e trasmettono segnali e
sostanze necessarie all’organismo, secondo il bisogno: un panorama grandioso
e complesso, più interessante del macrocosmo o del cielo stellato.
Nell’apparato riproduttivo di ogni essere vivente, ci sono delle cellule
predisposte alla fecondazione: i ‘gameti’. Negli animali superiori e nella
specie umana i gameti sono differenziati in femminili, gli ovuli, e maschili,
gli spermatozoi.
Dall’unione di due gameti, uno maschile e uno femminile, della stessa
specie, si forma la cellula ‘zigote’ che, sviluppandosi, genera un individuo
della stessa specie. Quindi ‘la cellula germinativa’, o zigote, è composta da
due serie di cromosomi racchiusi in un sol nucleo.

Nella specie umana ogni gamete è composto da 23 cromosomi, sia che
provenga dal seme del padre, sia che provenga dalla madre, per cui lo zigote
da essi formato ne comprende 46. Quell’individuo avrà ereditato così i suoi
caratteri fisici e psichici dai genitori: metà dal padre e metà dalla madre.
A sua volta ne trasmetterà la metà per via di generazione ai suoi discendenti,
obbedendo alla legge del Creatore: “Moltiplicatevi secondo la
vostra specie”.

Cercherò ora – dice sempre don Guido – di estrarre le regole dai fatti
che il Signore mi ha fatto conoscere.

1) Cerchiamo per prima cosa di capire la regola usata da Dio per la
creazione di ogni nuova specie animale.
Se le quattro femmine ancestri erano i “quattro rami dellunico albero”,
ciò significa che la vecchia madre brizzolata era la capostipite della
sua specie composta da quell’ “unica” famiglia. Perciò sua madre apparteneva
ad un’altra specie, diversa e sconosciuta. Questa, a sua volta, era
stata ‘capo di ponte’ per la creazione della specie degli ancestri.
Ora osserviamo in particolare la specie degli ancestri.


Se, come si è visto dai fatti, la vecchia ancestre era la capostipite, ovvero
albero unico della sua specie (paragonabile ad un tronco da cui si
dipartono i rami), e suo figlio ne era un ramo, il quale con la madre generò
le tre femmine nere e pelose, è chiaro che per creare la specie degli ancestri
Dio era intervenuto due volte con la sua opera creatrice:
a) la prima per creare, nel seno di quella ignota femmina della specie
precedente e sconosciuta, un gamete maschile ed un gamete femminile,
ossia la cellula germinativa che sviluppandosi avrebbe fatto
nascere la capostipite degli ancestri;
b) la seconda per creare, nel seno di quest’ultima, raggiunta l’età fertile,
il gamete maschile che avrebbe fecondato il suo ovulo per dare
alla luce il figlio maschio. È lo stesso processo messo in atto due
anni prima per creare Eva.
Da quell’istante la prima coppia della specie degli ancestri era fatta.
Questo maschio infatti, raggiunta la maturità sessuale, verrà attratto da
lei, la madre ancestre, per quella legge che accomuna i propri simili e con
essa si accoppierà. Così la prima coppia della nuova specie si è moltiplicata
“secondo la sua specie”. Da qui la prole: “i rami (femminili) dellunico
albero” (§42). Questo esempio ci permette di estrarre la regola generale
valida per ogni specie animale: ‘Dio prima crea la femmina capostipite
della nuova specie, poi il maschio e la coppia è fatta’.
Alle origini di ogni specie – prosegue don Guido – nella prima e nella
seconda generazione era dunque necessario l’incesto per mantenere isolati
i caratteri della nuova specie. Così anche per quella umana.
Riassumendo, per la creazione degli ‘ancestri’ (e questo esempio vale
come regola per la creazione di qualsiasi nuova specie animale), Dio usò
come supporto, o ‘mezzo’, l’utero di una femmina di una specie sconosciuta
già esistente. Perciò ogni intervento creatore di Dio lo ho chiamato ‘creazione
mediata’: creazione, perché Dio non trasforma ma ‘crea dal nulla’ la
cellula germinativa della capostipite della nuova specie; mediata, perché
usa come ‘mezzo’, o supporto o gestazione, una femmina già esistente della
specie precedente.
Questo ‘strumento chiave’ per la creazione di qualsiasi nuova specie è
necessariamente sempre una femmina, quella che Dio chiama “CAPO DI
PONTE”.

Percorrere a ritroso tutti i milioni di anni per riscoprire tutte le femmine
per mezzo delle quali sono avvenute le creazioni delle numerosissime specie
di animali è impossibile perché questo strumento, unico tra una specie
e quella successiva, è introvabile. È chiaro anche il motivo per il quale per
far nascere la capostipite di una qualsiasi nuova specie Dio abbia dovuto
creare nella prima fase entrambi i gameti: la nuova nata doveva essere geneticamente
incompatibile con la specie da cui derivava. Infatti, per definizione
stessa di ‘specie’, la ‘specie è un gruppo geneticamente isolato’, e ciò
equivale a dire che eventuali rapporti fra individui della specie originaria
con quelli della specie derivata non sono fecondi o, al limite, il nuovo nato
non è fecondo, come ad esempio nella maggior parte dei muli.
E se la Bibbia dice che “ogni specie generi secondo la propria specie”,
e questa rivelazione lo comprova, è chiaro che vi è continuità ‘fra’ le specie,
ma ‘non evoluzione dentro’ ciascuna specie. Al contrario, gli evoluzionisti
pensano che le specie si trasformino attraverso una lenta evoluzione,
dando origine spontaneamente a specie nuove. Qui invece si è visto che
solo mediante nuovi e successivi atti creativi di Dio, mirati a innestare di
volta in volta la vita di una nuova specie nell’albero genealogico di una
specie già esistente, nascono i progenitori della specie nuova.
Fin qui abbiamo visto come è avvenuta la creazione di ogni nuova specie
animale.

2) Ma nel caso della creazione della specie umana, Dio ha compiuto
due passaggi successivi, uno intermedio e uno finale.

a) Primo passaggio, ovvero quello intermedio, è stato la creazione di
una ‘femmina sui generis’: un essere a metà strada fra le due specie per
dare ai primi due esemplari della specie umana una madre non pelosa,
Eva,molto più simile all’Uomo di quanto non lo fosse una comune femmina
ancestre. Un’amorevole premura di Dio.
Ma forse questo passaggio transitorio era anche una necessità dovuta
al salto di due cromosomi fra le due specie, poiché le scimmie, e presumo
anche gli ancestri, ne hanno 48, mentre la specie umana ne ha 46.
Ho intuito che questa femmina intermedia, bianca e senza pelo, Eva,
aveva eccezionalmente 47 cromosomi perché ha potuto generare sia dal
maschio della sua specie, sia dall’Uomo.

Da qui il perentorio divieto del Creatore al giovane Uomo di unirsi a
questa femmina perché da essa sarebbe venuta la morte, cioè l’estinzione
della specie umana pura, dando origine ad una discendenza ibrida.
Passato questo pericolo transitorio durante la vita di Eva, un incrocio
fruttuoso fra le due specie non sarebbe più stato possibile per la differenza
fra esse di due cromosomi.


b) Secondo passaggio, ovvero quello finale.
Per la creazione dell’Uomo, Dio creò nel seno di questa ‘femmina sui
generis’ Eva, nuovo “capo di ponte” entrambi i gameti: l’Uomo doveva essere
a tutti gli effetti ‘Figlio di Dio’, quindi dotato fin dal suo concepimento
dello Spirito di Dio, e non solo fisicamente nuova creazione. Infine, nella
seconda fase di questo passaggio finale, Dio, per creare la prima Donna,
si limitò (oltre a generare il suo Spirito) a creare nel seno della stessa femmina
‘sui generis’, Eva (che aveva avuto già una volta il ruolo di ‘capo di
ponte’ generando l’Uomo), il solo gamete femminile, cioè un ovulo della
specie umana. Non era necessario infatti creare questa volta entrambi i
gameti nel seno di Eva. Bastava creare il gamete femminile potendo usare
il gamete maschile, cioè lo spermatozoo, del giovane Uomo. Vale sempre
il principio che ‘Deus non facit per Se quod facere potest per creaturas’ ,
Dio non compie un nuovo atto creatore quando può servirsi allo scopo di
ciò che ha già creato. Se ne servì durante il sonno di Adamo, appunto come
dice la Bibbia, perché il fatto non doveva ripetersi. Economia? Diciamo
piuttosto ‘volontà di Dio’ di creare una gerarchia naturale: l’Uomo doveva
essere ‘il Capostipite’ del genere umano.


Riassumendo – prosegue sempre don Guido – nelle specie animali
Capostipite è sempre una femmina; nella specie umana,
invece, Capostipite è un maschio.
Da questo concepimento, all’insaputa e nell’incoscienza di Adamo,
nacque una Femmina, la prima Femmina della specie umana:
la Donna.
E così anche per il genere umano la prima Coppia veniva creata. E
come per qualsiasi altra specie, anche per la specie umana era necessario
il fenomeno dell’incesto nelle due prime generazioni per mantenere intatti
i caratteri originari.

Cerco ora – dice sempre don Guido – di approfondire la figura di Eva
osservando i fatti. Eva è la figlia ‘primogenita’ della capostipite degli
ancestri: è nata prima dell’unico maschio, il secondogenito della vecchia
madre ancestre. Questo per abbreviare il più possibile i tempi per creazione
dell’Uomo. Perciò fu concepita non appena la capostipite degli ancestri
raggiunse l’età della sua maturazione sessuale.
Eva, pur appartenendo alla specie degli ancestri, è bianca e non pelosa.
È diversa da sua madre ed è diversa anche dalle sue tre sorelle che sono in
tutto simili alla loro madre e al loro padre. Quindi non può essere figlia di
quell’unico maschio. È invece probabile che sia solo per metà ancestre e,
per l’altra metà, frutto di una nuova creazione intermedia fra la specie degli
ancestri e l’uomo. In altre parole nel suo concepimento Dio creò, nel seno
della sua vecchia madre, un gamete maschile semi-umano perché fecondasse
il suo ovulo naturale dando come frutto questa creatura di una specie transitoria
e ristretta a quest’unico esemplare. Questo spiegherebbe perché questa
‘femmina sui generis’, Eva, fosse più simile ad una donna di quanto non lo
fossero le sue sorelle, in previsione del suo futuro compito di dare alla luce i
primi due ‘Figli di Dio’. Inoltre Eva è diversa dagli altri animali perché non
ha usato con Adamo la tecnica di accoppiamento degli animali (§ 205).
Così Eva diventa il nuovo ‘capo di ponte’, quello predisposto da Dio per
la creazione della specie umana poiché il Signore disse: “la via alluomo è
cominciata di lì” (§ 96). Eva dunque è il “capo di ponte” più importante, il
terzo nell’arco di tre generazioni dopo quello di sua nonna, femmina di una
qualche specie sconosciuta, e di sua madre, la vecchia ancestre.
Ma se il Signore disse di Eva che “doveva rimanere capo di ponte’, ma
luomo presuntuoso e disobbediente lha resa ponte” (§ 97) e se Caino,
come appresi nella prima rivelazione e in altre che seguirono, ha l’aspetto
di un ancestre pur avendo l’Uomo per padre, ora è chiaro
anche il significato di ‘ponte’:
ponte” è la femmina di una specie che si unisce ad un individuo di una
specie diversa e dà origine ad una discendenza ibrida.
In natura generalmente questo non accade, perché le diversità
non stanno solo nel numero dei cromosomi.
Alle origini della specie umana – conclude don Guido – l’ibridazione
è stata possibile solo a causa di quell’unica ‘femmina’ interfertile che ha
potuto generare da entrambe le specie e che perciò doveva avere necessariamente 47 cromosomi. –

Don Guido aveva desiderato fare per sua curiosità un approssimato
calcolo, attraverso i dati disponibili, sull’età e il numero presunto degli
ancestri al momento della nascita della Donna. È partito dal presupposto
che gli ancestri avessero alcune caratteristiche comuni alle scimmie
antropomorfe, le quali diventano fertili intorno agli 8 anni ed hanno una
vita media che va dai 27 ai 30. Inoltre don Guido, basandosi sempre sull’osservazione, ha supposto che ogni femmina generasse ad
intervalli di due anni.
Prendendo come anno zero l’anno della nascita della vecchia madre
brizzolata, presuppose che al suo ottavo anno avesse partorito, per opera di
Dio, Eva, la sua primogenita e, due anni più tardi il maschio.
Eva all’età di 8 anni avrebbe generato il primo Uomo.
Quando l’Uomo divenne padre della prima Donna, intorno ai 15-16
anni, Eva poteva avere circa 24 anni (8+16) e la vecchia ancestre intorno ai
32 (8+8+16), età massima per la sua specie.

Vediamo ora la specie ancestre.
Il maschio nasce quando sua madre ha all’incirca 10 anni ed Eva 2. A
8 anni egli genera con sua madre, che a quel momento ne ha 18 (10+8) la
prima figlia nera e pelosa, poi a 10 anni la seconda figlia e a 12 la terza.
A quel momento la vecchia madre ne ha 22.
Quando la prima figlia del maschio ha il suo primo cucciolo, il maschio
ha circa 16 anni (8+8), Eva 18, la nonna 26, e l’Uomo ne ha 10.
Quando la seconda figlia ha il primo cucciolo, sono passati altri due anni
dalla data precedente.
Similmente, quando la terza figlia diventa madre, sono passati altri due
anni. Sappiamo per rivelazione (§ 43) che al momento in cui Eva partorisce
la prima Donna, le altre tre femmine erano tutte e tre gravide e prossime al
parto. Quando nasce la Donna, la prima sorella pelosa di Eva è al suo probabile
quarto parto, la seconda al terzo e la terza al secondo.
Quindi la comunità complessiva a quel momento comprende: i due Figli
di Dio (l’Uomo e la Donna neonata), i due progenitori ancestri, le tre figlie
pelose, i loro relativi nove figli, Eva e i figli avuti dal maschio ancestre, nati
fra la nascita dell’Uomo e quella della Donna.




16. Perché solo con la nascita di Enos si iniziò ad invocare
il nome del Signore?

Negli anni successivi alla rivelazione sull’origine dell’Uomo don Guido
cercò di collegare le nuove conoscenze con i primi capitoli della Bibbia.
Alcune di queste considerazioni, che mi esternò nelle nostre numerose conversazioni,
le reputo importanti. Mi sembra perciò di fare cosa gradita al
lettore riportarle nel testo.

Mi spiegava don Guido:
– Avevo osservato, come dissi nella premessa della rivelazione de
‘L’ultimo pasto di Abele’, che nella Genesi mosaica (4,26) è scritto che
“solo con la nascita di Enos si incipiò ad invocare il Nome del Signore”.
Questo versetto ermetico non dice nemmeno, come dato certo, che Adamo
dopo la nascita del nipote si sia effettivamente riconciliato con Dio. Anzi,
il verbo impersonale (si incipiò) fa pensare che fra coloro che invocarono
il nome del Signore-Iddio non ci fosse Adamo perché in tal caso il Signore-
Iddio avrebbe avuto la premura, o la misericordia, di farcelo sapere.
Che cosa era accaduto perché i familiari solo dopo così tanto tempo,
cioè dopo tanti anni dalla morte di Abele che coincise con la nascita di Set
e con il giorno in cui Adamo commise quell’atto di spregio e di sfida verso
Dio, si decidessero a pregare Dio? Perché dunque cominciarono ad invocare
il nome del Signore solo con la nascita di Enos e non con quella di Set
o già con la nascita di Abele o, prima ancora, con quella della Donna?
Compresi, - dice sempre don Guido - , che questo versetto nascondeva
un altro segreto, ma che con le conoscenze acquisite, e con qualche calcolo,
il mistero sarebbe venuto alla luce.

La Genesi dice che Adamo generò Set a 130 anni e Set generò Enos a
105 (Genesi 5,6). È mia opinione che l’età dei Patriarchi dell’epoca prediluviana
indichi ‘le stagioni’ in luogo degli anni, ma non così nell’epoca
postdiluviana. Perciò, riducendo gli anni in stagioni, Adamo avrebbe generato,
secondo le indicazioni della Bibbia, il Figlio Set a 32 anni e mezzo e
Set il Figlio Enos a circa 26 anni, mentre tutti gli altri ‘Figli di Dio’ generarono
in età più giovane.
Le figlie femmine e i figli morti in tenera età nella Bibbia generalmente
non venivano nominati.


Dai miei calcoli, - dice ancora don Guido -, Adamo, quando nacque Set,
aveva appunto circa 33 anni, poco più o poco meno. Infatti, sommando
approssimativamente l’età sua (16 anni) di quando nacque la Donna, l’età
della Donna (14 anni) quando nacque Abele e l’età di Abele quando morì
(3 anni), fanno circa 33 anni.
Dunque l’ipotesi che la Genesi chiami ‘anni’ le stagioni farebbe coincidere
in modo sorprendente la presunta età di Adamo di questa rivelazione
al momento della nascita di Set, con quella indicata nella Bibbia. È troppo
singolare per essere una mera coincidenza!


Ed è ancor più singolare continua don Guido – che l’atto di ribellione
di Adamo sia avvenuto pressappoco alla stessa età in cui fu crocifisso Gesù.
Salta agli occhi un’immagine di Gesù che pare la controfigura, al positivo, del
Capostipite Adamo: Gesù compì un atto di obbedienza estrema in contrapposizione,
e suppongo anche in riparazione, all’atto di ribellione di Adamo.

Molte sono anche le similitudini fra Gesù e Adamo:

a) Gesù è concepito per intervento divino come Adamo;
b) nasce in estrema povertà, alla presenza di animali miti e docili, come
il primo Uomo;
c) Gesù al tempo della pubertà fa la Sua professione pubblica di sottomissione
e di obbedienza a Dio, in contrapposizione all’atto di autosufficienza
e disobbedienza di Adamo quando, ancora ragazzino, commise il
‘peccato originale’:
d) Adamo si considera un ‘dio in Terra’ e vuole dei figli solo suoi per
esercitare su di essi la sua autorità negandoli a Dio, mentre Gesù venuto
non per giudicare ma per servire, dà la Sua stessa vita per ridare i figli a
Dio, se non più legittimi, almeno ‘adottivi’;
e) Dio dirà di Gesù al tempo del Suo Battesimo: “Questo è il Mio Figlio
diletto. Ascoltatelo!”. Non così potè dire di Adamo.
f) Gesù muore per testimoniare l’Amore di Dio verso gli uomini a 33
anni, come vuole la tradizione, mentre Adamo proprio a quell’età…

g) La causa della tentazione e della ribellione di Adamo è stata la mancanza
di fiducia in Dio, mentre Gesù è totalmente fiducioso e abbandonato in Dio.
Infine Adamo, dopo aver estromesso Dio dalla sua vita, sostituendosi a
Dio stesso, Gli attribuisce, con grande presunzione, colpe che invece erano
solo sue. Non ha voluto riconoscere le proprie responsabilità.

Né la Bibbia, né questa rivelazione, ci dicono nulla sul suo ipotetico
pentimento, tranne che “si incipiò ad invocare il Nome di Dio solo dopo la
nascita di Enos” . –

Sentiamo cosa risponde ancora don Guido ad un altro quesito: come
fecero i ‘Figli di Dio’ a moltiplicarsi se Adamo non volle altri Figli e aveva
solo un maschio, neonato, senza una sorella che potesse crescere con lui?

– Sappiamo dalla Bibbia – dice ancora don Guido – che i ‘Figli di Dio’
non si estinsero con Set perché in Genesi 6,2 si parla di loro al plurale.
Riguardo al ‘come’ l’umanità si riprese, troviamo la soluzione ancora
nella Bibbia. Sono le età dei Patriarchi che ci svelano il mistero. Se Set nacque
quando Adamo aveva 32 o 33 anni (e Abele nacque quando ne aveva 29-
30) ed Enos nacque quando Set aveva 26 anni, mentre tutti i loro discendenti
generarono in età più giovane, è perché Adamo e Set dovettero aspettare che
le loro rispettive Figlie fossero in grado di poter generare da loro.
Il problema sta allora nel capire come Set abbia potuto generare la
Figlia che sarebbe diventata sua moglie, visto che era rimasto Figlio unico
e Adamo non voleva altri Figli.

Una cosa è certa: la Volontà di Dio non può essere fermata dalla volontà
umana. Se Adamo credeva con la sua ritorsione di colpire al cuore il
Signore, dovette accorgersi ben presto che nulla è impossibile a Dio.


Dio, pur essendo rimasto deluso di Adamo, – prosegue don Guido – indubbiamente
si compiacque della santità, dell’umiltà, della fedeltà e dell’accettazione
del dolore della Donna e, in Lei, volle rifare nuove tutte le
cose. Come? “ab uno disce” (§ 126) aveva detto il Signore, da un esempio
impara, ossia applicando la regola generale già considerata per la creazione
di una qualsiasi nuova specie: quando la capostipite ha generato il
maschio, con lui si accoppia.

Così, – dice sempre don Guido – non appena Set raggiunse l’età feconda,
probabilmente Dio lo fece cadere in un profondo sonno e, assieme a lui,
la Donna che al momento aveva circa una trentina d’anni.
Nel caso della Donna e di Set questo evento fu unico: un passaggio obbligato
e finalizzato solo alla nascita della seconda Donna e, per analogia,
nel sonno per entrambi come era accaduto già ad Adamo nella sua giovane
età, perché non se ne accorgessero e perché la cosa non dovesse ripetersi.
Dio avrebbe potuto creare un nuovo gamete maschile nel seno della
Donna per farle generare una Figlia, ma non usò sicuramente questa strada:
ce lo dice ancora la Bibbia nell’informarci che Set generò a 26 anni, a
differenza, dei suoi discendenti che generarono in età più giovane. Infatti,
se Dio fosse intervenuto con un nuovo atto creatore, Set avrebbe generato a
15 o a 16 anni come Adamo quando generò la Donna e non a 26.
Dio invece applicò la regola generale secondo il principio che “Deus
non facit per se quod facere potest per creaturas”, ossia che Dio non compie
direttamente un atto creativo quando può servirsi per quello scopo di
ciò che ha già creato: in questo caso si servì del seme di Set.
Da quell’unione, inconsapevole per entrambi, è nata la seconda Donna,
quella che sarebbe divenuta la legittima sposa di Set. Così anche la nuova
e definitiva Coppia fu fatta. Poi Set, con sua figlia-sorella e moglie, generò
Enos e i fratelli e sorelle di lui.


Qui potremmo chiederci che atteggiamento abbia avuto Adamo di fronte
a questo imprevisto. Con molta probabilità Adamo alla nascita di Enos era
già uscito di scena, tant’è vero che la Bibbia dice che solo quando Enos nacque
“si incipiò ad invocare il nome del Signore”. Ma forse scomparve dalla
scena ancor prima di quella data, cioè al raggiungimento della pubertà di
Set, per lasciargli campo libero nel crescere sua Figlia nella pace.

Poiché normalmente nelle genealogie le femmine non vengono nominate,
dovremmo dire più propriamente che “si incipiò a invocare il nome del
Signore” alla nascita della Figlia di Set o, meglio ancora, già prima del
suo concepimento. In quella data sicuramente Adamo con loro non c’era
già più. E, a voler essere ancora più precisi, nemmeno tanto tempo prima
che Set raggiungesse la pubertà, per garantire alla Donna e a Set, che stava
crescendo, protezione e sostentamento.

Pare chiaro che fino a quel momento Adamo non si sia pentito, altrimenti
si sarebbe iniziato ‘ad invocare il nome del Signore’ già prima della
nascita di Enos e Enos non sarebbe nato quando Set aveva 26 anni.
Quindi
è evidente che Adamo o morì prematuramente prima dei cinquant’anni
(33+15=48), forse per una disgrazia, oppure lasciò la famiglia e se ne
andò lontano.
La Bibbia invece dice che Adamo morì a 930 anni, cioè, tradotto in
stagioni, a 233 anni. Ma, visto che la notizia ci è riportata dallo scritto
sacerdotale, può darsi che questa ragguardevole età sia stata modificata
a posteriori, probabilmente dagli Autori stessi degli scritti sacerdotali che,
non sapendosi spiegare il motivo di una morte prematura, allungarono la
sua vita per analogia con tutti gli altri Patriarchi antidiluviani.
Enos generò Cainan, primo maschio, a 22 anni e mezzo, forse perché
prima gli erano nate alcune femmine che ovviamente non sono state menzionate.
Infatti i suoi discendenti generarono in età più precoce.
I tempi delle successive generazioni vennero così abbreviati e la specie
umana potè avere un più rapido avvio. La prima Donna, – conclude don
Giudo – per analogia con la longevità dei Patriarchi, sarà morta probabilmente
ultrabicentenaria dopo aver assistito alla nascita di almeno una
decina di generazioni, insegnando loro l’amore e il rispetto verso Dio. –



17. Come valutare un maggior o minor grado di purezza

Purtroppo, riguardo alla non purezza dei caratteri, è sufficiente avere
una percentuale infinitesimamente piccola di sangue animale perché manchi
‘la perfezione assoluta’, necessaria per essere Figli ‘legittimi’ di Dio.
L’uomo ibrido non nasce già figlio di Dio, ma creatura di Dio. E Tertulliano
dirà che figli adottivi di Dio non si nasce, ma si diventa. Perciò l’uomo
necessitava di un vero e proprio nuovo atto creativo e generativo di Dio,
la Redenzione, che rigenerasse le sue facoltà e riaccendesse nell’anima la
Luce divina dello Spirito.
Il recupero psicofisico dell’umanità non ha annullato i caratteri che differenziano
le varie etnie, ma, al contrario, il prolungato isolamento ha accentuato
le diversità. Una lettura frettolosa dell’Opera potrebbe far credere
che essa ispiri sentimenti razzisti poiché mette in risalto alcune caratteristiche
dell’uomo ibrido che sono diverse da quelle dell’Uomo puro. Infatti, ci
viene spontaneo osservare il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, la
statura, la lunghezza delle gambe, la conformazione del tronco o l’intensità
della peluria, ecc. e confrontarli con i parametri dell’Uomo originario,
creato perfetto.

Ma queste caratteristiche esteriori non sono elementi rilevanti per il
Signore. L’esperienza insegna che la bellezza o l’altezza non necessariamente
sono accompagnate dal dono di una vivace intelligenza o da un cuore
generoso.


Tuttavia possiamo fare qualche raffronto fra le due specie per capire a
quale livello di ricostruzione si trovano gli uomini d’oggi.

Una delle caratteristiche più appariscenti derivate dall’ibridazione è il
notevole abbassamento della statura dell’uomo ibrido rispetto all’Uomo
puro. La statura media attuale si aggira intorno alla media dei valori della
statura degli Uomini puri, che misuravano circa due metri e mezzo, e quella
degli ancestri maschi, che si aggiravano sul metro e dieci. Se noi facciamo
un semplice calcolo vediamo che il valore medio si avvicina al metro e
ottanta, valore che negli ultimi tempi è raggiunto da sempre più individui
maschi. Ciò conferma la tendenza verso l’originaria perfezione, segno
evidente che siamo nella fase di recupero. È sotto gli occhi di tutti che la
statura media va innalzandosi in molti paesi del pianeta. Indubbiamente
influiscono molti fattori fra i quali la miglior alimentazione ed una più sana
qualità di vita, ma potrebbero esserci anche delle cause non naturali
dovute all’opera del Creatore che alla Scienza sfuggono.

Invece la longevità media della popolazione attuale, a differenza dei
valori relativi alla statura, non si è stabilizzata su valori intermedi fra quelli
medi della popolazione dei Figli di Dio (227 anni circa) e quella presunta
degli ancestri che si suppone fosse simile a quella delle scimmie antropomorfe
che si aggira intorno ai 27/32 anni. L’età media dell’uomo attuale è
nettamente al di sotto della media aritmetica (227+29):2=128, segno che gli
stenti e le malattie l’hanno ridotta ulteriormente. Tuttavia anche in questa
particolarità siamo in una fase ascendente di recupero.


Fra i caratteri ancestrali esteriori che si sono attenuati troviamo la scomparsa
delle lunghe orecchie lanceolate sporgenti dalla testa per i maschi o
quelle a mo’ di pecora per le femmine. Il motivo della scomparsa totale di
questi caratteri potrebbe essere stata la selezione artificiale: quando il nuovo
nato presentava questa caratteristica, che evidentemente non piaceva, il
padre lo sopprimeva come una maledizione, sì che questo carattere col passar
del tempo scomparve. Rimane invece un po’ di peluria, più accentuata
nel maschio, distribuita sugli arti, sul petto e più raramente sulle spalle e la
schiena, ma sempre e solo nell’adulto. Perciò si può supporre che anche i
nati pelosi venissero eliminati perché dall’aspetto troppo ancestrale.


Ma ciò che colpisce maggiormente con un po’ di osservazione sono le
proporzioni fra le varie parti del corpo che hanno mantenuto in alcuni casi
un notevole grado di ancestralità. La lunghezza delle gambe richiamano
in particolare la nostra maggior attenzione. Per gli Uomini geneticamente
puri, esse rappresentavano la metà della statura. Se osserviamo la Sindone,
oltre a considerare i segni penosi della Passione di Gesù, restiamo colpiti
dalla lunghezza delle gambe rispetto al busto. Se Gesù, pur essendo Figlio
di Dio, ha abbassato la Sua naturale altezza per non umiliare l’umanità, tuttavia
ha mantenuto le caratteristiche e le proporzioni dell’Uomo originario:
la peluria assente, la barba assai ridotta e naturalmente composta, le braccia
proporzionate al tronco e non lunghe più del necessario come per noi uomini
che talvolta tendiamo ad assomigliare un po’ troppo agli ancestri che le
avevano assai lunghe in proporzione agli arti inferiori. Le spalle molto più
larghe del bacino.


Un’altra curiosità che colpisce è la presenza in noi delle famose categorie
platoniche del senso del bello e dell’armonioso. Eccettuati pochi casi
anomali, esse sono una reale caratteristica dell’animo umano e sembrano
avere la loro origine nel ricordo primordiale dei requisiti dell’Uomo perfetto.
Non si spiegherebbe altrimenti come anche un lattante sia attratto
dal bello oggettivo e rifugga il brutto. Il suo giudizio non è influenzato
né dall’esperienza né della cultura: è istintivo. La vista di un ancestre lo
spaventerebbe. Eppure, e questo è un mistero, per tutti il senso del bello è
orientato verso un’unica direzione: l’Uomo e la Donna originari. Come può
il concetto del bello essere stampato nel profondo della nostra coscienza?
Si trasmette anch’esso per via genetica? Unico requisito dell’aspetto umano
che fa eccezione a questo criterio in riferimento al Campione originario è il
bacino stretto che i giovani d’oggi considerano una qualità positiva e non
sanno che anch’esso è un retaggio ancestrale. Evidentemente il condizionamento
della moda può soffocare i ricordi inconsci. Ma generalmente le
preferenze estetiche cadono sempre su gusti concordi, come ad esempio vediamo
nei concorsi di bellezza dove vengono apprezzate le gambe lunghe,
le fronti alte, gli occhi non sporgenti e così via: tutti requisiti che avevano
gli Uomini puri.


* Stature di Adamo e Eva a confronto
* Proporzioni e caratteristiche a confronto con l’uomo attuale
[didascalie  per le foto nel libro stampato]


Chiesi a don Guido se questa rivelazione rischiasse di alimentare il razzismo,
constatando che vi sono popolazioni di pelle bianca, rossa, nera e
gialla.
Mi spiegò pacatamente che il razzismo è un sentimento e un atteggiamento
umano e non di Dio che invece guarda il cuore, non l’aspetto. Dio
ama indistintamente tutti gli uomini. Egli vede in ognuno ciò che avrebbe
dovuto essere se non ci fosse stato il ‘peccato originale’ e soffre per ciò
che l’uomo è. Il colore chiaro della pelle, che ai bianchi può sembrare un
privilegio, può diventare un ostacolo alla loro salvezza perché può ispirare
sentimenti di autocompiacimento e di orgoglio. Ciò su cui saremo giudicati
sarà solo l’apertura del cuore, verso Dio e verso gli uomini, e quello
che a noi può sembrare un pregiudizio può rivelarsi un dono.

Qual è dunque il criterio per determinare nell’uomo ibrido una minor o
maggior purezza, quella che piace a Dio? Ce lo dice Gesù nel Discorso della
Montagna quando elenca le più importanti Beatitudini. Beato, cioè privilegiato
perché maggiormente fruisce dei doni della Redenzione, è colui che
è mite, che agisce con giustizia e lotta con mezzi non violenti perché questa
si affermi, e che accetta perfino di essere perseguitato per questo ideale.
Non è quindi questione di pelle, d’intelligenza, di cultura o di civiltà
intesa come progresso tecnologico, ma è questione di essere più o meno
conformi alle doti morali e al modo di pensare di Gesù (cfr Mt 11,29).
Queste caratteristiche, frutto di una mente sana e di un’etica corretta,
determinanoquella purezza che è alla base della nostra capacità di
accogliere il dono della salvezza.
Diceva ancora don Guido che queste doti sono distribuite equamente
in tutte le etnie, segno che tutti i popoli hanno pari opportunità e che sono
amati equamente dal Signore.


18. Apparenti contrasti con rivelazioni più recenti

Il fatto che esistano discordanze fra la Parola di Dio della Genesi mosaica
e quella della rivelazione data a don Guido può creare contrarietà nel
credente, ma non un pericolo per la sua fede. Se Dio ha permesso che più di
un versetto di ciò che fu rivelato a Mosè perdesse la sua autenticità lungo i
secoli, è evidente che il Signore, che veglia sempre sulla Sua Parola, prima
o poi avrebbe dovuto intervenire per fare chiarezza e togliere tutti gli equivoci
che sono entrati nel Testo biblico.

Ma il problema cresce in modo esponenziale quando questa rivelazione
entra in apparente contraddizione con rivelazioni più recenti o quasi contemporanee.

Per il Lettore attento che sia a conoscenza delle rivelazioni
che il Signore ha fatto a veggenti del XX secolo come a Maria Valtorta,
la cui veridicità sta venendo finalmente apprezzata, potremmo dire che le
novità rivelate a don Guido a proposito di Eva potrebbero metterlo momentaneamente in crisi.
Infatti, nei libri della Valtorta, Adamo ed Eva sono
sempre associati ed Eva è considerata una figura umana e responsabile,
quindi colpevole, oltre che della caduta, anche di istigazione. Al contrario,
nella Genesi rivelata a don Guido si afferma che la prima Donna fu assolutamente
innocente e che quella che invece fu l’involontaria tentatrice
di Adamo era una femmina appartenente ad una specie immediatamente
inferiore a quella umana.
Questa novità ‘sembra’ perciò contrastare i passi
della Valtorta che trattano del peccato originale, ma non è così. Cercherò
di spiegarne il perché. Gesù non avrebbe potuto anticipare alla Valtorta la
notizia che nei secoli lontani era avvenuta una sovrapposizione fra le due
identità femminili della Genesi senza dare anche delle spiegazioni esaurienti.
Questo avrebbe rischiato di compromettere tutta l’opera di evangelizzazione
affidata a quella carismatica. Non era infatti la spiegazione della
Genesi il compito della Valtora. Ogni carismatico ha una sua missione e un
suo campo di rivelazione. La Genesi, per la mole stessa di notizie, di spiegazioni,
implicazioni, richiedeva una rivelazione a parte, esauriente.

Quindi Gesù si è semplicemente astenuto dall’accennare a questa realtà,
conformandosi alla tradizione e alla cultura vigente in quel momento storico.
Inoltre, era necessario attendere che le conoscenze in campo genetico e
scientifico fossero in grado di recepire una verità di così grande portata. È
stata una scelta di estrema saggezza che solo con la visione onnicomprensiva
di Dio poteva essere presa evitando che entrambi le rivelazioni, quella
data alla Valtorta e quella data a don Guido, andassero bruciate. Perché Dio
ci dà sempre ‘solo’ quello che possiamo digerire giorno per giorno, come
la manna nel deserto, anche in campo spirituale. Non ha forse detto Gesù
agli Apostoli: “Avrei ancora molte cose da dirvi, ma ‘per ora’ non siete in
grado di portarne il peso”? Ciò vuol dire che al momento delle rivelazioni
date alla Valtorta l’umanità non era ancora in grado di portare un peso maggiore,
mentre ora, a distanza di sole poche decine di anni, siamo in grado di
apprezzarne il valore grazie alle nuove conoscenze scientifiche.

Però Gesù ha fatto molto di più: ha preparato il terreno alla rivelazione
ricevuta da don Guido proprio attraverso la Valtorta perché tutto ciò che è
scritto nei suoi libri riguardo alle conseguenze del peccato originale conferma
questa rivelazione. In quelle pagine descrive ampiamente gli effetti
devastanti sull’umanità, anche in senso psicofisico, della disobbedienza di
Adamo, in piena sintonia con quanto rivelato a don Guido. Questo lo constatiamo
meglio se, ‘dopo’ aver letto l’opera di don Guido, riprendiamo in
mano il L’Evangelo come mi è stato rivelato’ o meglio ancora ‘I Quaderni’
del 1943, 1944 e 1945-50. Vi troviamo le conferme sulla natura del peccato
originale e sulle sue conseguenze sui discendenti ‘illegittimi’ di Adamo,
come l’apparire di mostri animaleschi e scimmieschi incapaci di intendere
e di volere i doni dello Spirito. Infatti, se da quel famigerato rapporto nacquero
figli degeneri, è chiaro che il rapporto avvenne con una femmina che
non apparteneva alla specie umana. E poiché quella femmina non aveva né
l’uso della parola, né l’uso della ragione paragonabile a quello della specie
umana, quella va sollevata da ogni responsabilità. Inoltre, se le conseguenze
furono così devastanti, è ovvio che la partner di Adamo non poteva essere
la Donna perfetta e appartenente alla sua stessa specie, ma una femmina
di una specie inferiore che, con il suo DNA animale, ha inquinato il sangue
puro della specie dei Figli di Dio.
Quindi la Donna, la legittima sposa di Adamo, accusata per secoli come
la causa della caduta dell’Uomo, viene sollevata da questa accusa e riabilitata
nella sua dignità.

È opportuno leggere insieme un brano, fra tanti simili sullo stesso argomento,
quello del 30.12.1946 tratto da ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’ a pag. 339:

Scrive Maria Valtorta, una delle maggiori scrittrici veggenti che abbia
toccato questo argomento: “Sento la notizia che hanno ritrovato in una
caverna scheletri di uomo-scimmia”. Resto pensierosa dicendo: “Come
possono asserire ciò? Saranno stati brutti uomini. Volti scimmieschi e corpi
scimmieschi ce ne sono anche ora. Forse i primitivi erano diversi da noi
nello scheletro”. Mi venne un altro pensiero: “Ma diversi in bellezza. Non
posso pensare che i primi uomini fossero più brutti di noi essendo più vicini
all’esemplare perfetto che Dio aveva creato e che certo era bellissimo oltre
che fortissimo”. Penso a come la bellezza dell’opera creativa più perfetta
si sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienziati di negare che l’uomo
sia stato creato ‘uomo’ da Dio e non sia l’evoluzione della scimmia.


Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi.
Leggilo”. Lo leggo. Gesù mi chiede: “Capisci?”.
“No Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla
più. Non so che attinenza abbia quel capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: “Non sei la sola a non capire. Non capiscono i
sapienti e non capiscono gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi
attenta. – E comincia a recitare – : E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi
sulla terra e avendo avuto delle figliole, i figli di Dio (i discendenti
di Set) videro che le figliole degli uomini (figlie dei discendenti di Caino)
erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero…’. Ora dunque,
dopo che ‘i figli di Dio’ si congiunsero con ‘le figlie degli uomini’
e queste partorirono, ne vennero fuori ‘quelli uomini potenti, famosi nei
secoli’. (Questi sono) gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono
i vostri scienziati che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo
era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro
cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini
davanti ai misteri del creato. Non hai ancora capito? Ti spiego meglio.
Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano
potuto inoculare negli innocenti il male con tutte le sue diverse manifestazioni
di lussuria, gola, invidia, superbia e avarizia, e presto l’inoculazione
fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira e invidia, quale più profonda
decadenza… avrà provocato questo peccato secondo?...”. (Il secondo peccato
è il fratricidio di Caino, rispetto alla disobbedienza di Adamo, il primo
peccato. Nota della curatrice.). E più avanti, a pag. 341, prosegue:
“....e Caino non si pentì. Perciò egli e i propri figli non furono che figli
dell’animale detto uomo. ... Ed ebbero mostri per figli e figlie, quei mostri
che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che
per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un’ardenza belluina,
frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i bruttissimi figli di Caino e
le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia discendenti di Set per Enos, Cainan,
Malaleel, Jared, Enoc di Jared - da non confondersi coll’Enoc di Caino -
Matusala, Lamec e Noè, padre di Sem, Cam e Jafet.

Fu allora che Dio, ad
impedire che il ramo dei Figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei
figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle
acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine
dei senza Dio, insaziabili nel senso, perché arsi dai fuochi di Satana.
E l’uomo, l’uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli
zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo
per poter riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti!
Per potersi dire: “Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini”.
Si degrada, si autodegrada, per non volersi umiliare davanti a Dio. E discende.
Oh! Se discende! Al tempo della prima corruzione ebbe di animale
l’aspetto. Ora ne ha il pensiero ed il cuore e l’anima, per sempre più profondo
connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi. Scrivilo questo
... a controbattere le teorie colpevoli di troppi pseudo-sapienti.... Avrei
svelato grandi misteri. Perché l’uomo sapesse ora che i tempi sono maturi.
Non è più il tempo di contentare le folle con le favolette. Sotto la metafora
delle antiche storie sono le verità chiave di tutto l’universo ... perché l’uomo
dal sapere traesse la forza a risalire l’abisso...”.

Gesù rivela dunque che il peccato delle origini fu un peccato che compromise
non solo il rapporto dell’uomo con Dio, ma che coinvolse anche
la natura psicosomatica dei suoi discendenti, portando come conseguenza
la corruzione della persona umana in tutti e tre gli ordini: corpo, mente e
Spirito. E, se questo peccato è tale, è chiaro che le sue conseguenze vengono
trasmesse per via genetica.
Se con la Valtorta il Signore ha aperto le porte a questa rivelazione, non
avrebbe potuto inoltrarsi con lei in un tema che richiedeva la spiegazione
del ‘perché’ Abele e Set erano perfetti mentre Caino, il figlio illegittimo,
era portatore di corruzione, senza addentrarsi nella distinzione fra la prima
Donna, legittima moglie di Adamo, e la femmina subumana del peccato
originale.

Quindi l’assenza di una spiegazione di questa distinzione negli
scritti valtortani è stata una necessità poiché l’argomento dato a don Guido
era così vasto e delicato che richiedeva una rivelazione a parte per spiegare
nei dettagli questa realtà. Quella di Gesù è stata dunque a quell’epoca una
omissione necessaria e voluta per la complessità di questo tema. Ed è stata
anche una omissione di prudenza per non compromettere l’accettazione di
quelle rivelazioni, già per se stesse imponenti, che hanno avuto degli acerrimi
oppositori per motivi ben meno rilevanti. Necessitava inoltre che la
veggente avesse qualche conoscenza di genetica, cosa che probabilmente
non aveva.
Quindi, come in tutte le rivelazioni avvenute nei tempi passati,
sia pur abbastanza recenti, Gesù si è adeguato con la Valtorta alla cultura
del momento. Così, parlando di Eva in maniera tradizionale, attribuì ad essa
sentimenti e pensieri che erano di Adamo, senza svelare il mistero della sua
vera identità. Ecco il perché di questa ‘apparente’ contraddizione: apparente
perché i prodromi e le conclusioni sono le stesse.

E perché la rivelazione del
peccato originale avesse il giusto effetto, ha aspettato che l’umanità fosse in
grado di comprenderne e apprezzarne anche il valore scientifico oltre che
morale. È chiaro ora perché il Signore, nel Suo progetto di Misericordia, è
intervenuto solo ora a chiarire l’equivoco della Genesi. Questa rivelazione
è una cosa molto seria che interessa non solo tutte e tre le religioni
monoteistiche ma l’umanità intera e va presa altrettanto seriamente.
Ripensiamo a quello che il Signore aveva detto alla Valtorta: “Sotto le
metafore delle antiche storie (della Genesi mosaica) sono le verità chiave
di tutto l’universo perché l’uomo dal sapere (cioè dalla conoscenza della
verità) trovasse la forza di risalire l’abisso”.


19. Conclusioni

È il caso di accennare anche ad un altro aspetto di questa rivelazione.
Don Guido diceva che la Bibbia si apre e si chiude con due Libri ermetici:
la Genesi e l’Apocalisse. Essi stanno lì come due porte opposte, ma in stretta
relazione fra loro. Entrambi sono stati scritti in modo ermetico per volontà
del Signore perché potessero essere aperti e svelati al momento che Lui
avesse ritenuto opportuno.

E questo pare essere il momento ritenuto maturo
dal Signore dato che anche la chiave d’interpretazione e di spiegazione dell’Apocalisse
è stata consegnata intorno al 1989 ad un Sacerdote carismatico.
L’uno e l’altro, e non a caso, sono Sacerdoti della Chiesa Cattolica
Apostolica Romana.


Il Signore non si limitò a dare a don Guido le rivelazioni sulla Genesi,
ma si preoccupò di dargli anche delle referenze ineccepibili affinché potessero
da sole dargli credito. Nomi come san Giovanni Calabria, ora canonizzato,
padre Matteo Crawley, beatificato, Teresa Neumann, in via di
beatificazione, e non ultimo Papa Luciani parlano da soli a qualunque uomo
di buona volontà.

Questo messaggio è urgente perché in questi ultimi tempi si sta mettendo
in atto un secondo peccato originale perché l’uomo presuntuoso di oggi
si sente autorizzato a manipolare la vita.
Dio diede il creato intero al primo Uomo Adamo perché lo governasse
e ne godesse i frutti. Non gli diede la facoltà di disporre a sua piacimento
della vita. Concepimento, nascita, morte sono rimasti patrimonio di Dio il
Quale si riservò, e si riserva tuttora, di disporne secondo il Suo Pensiero.
Ma l’Uomo presuntuoso e disobbediente volle impossessarsi già allora della
gestione della vita e ne fu travolto e noi con lui.


L’uomo di oggi deve capire, e al più presto, che se il Signore mette un
veto non lo fa per creare un ostacolo alla fervida inventiva dell’umanità,
ma lo mette per la sua salvaguardia. Se noi non afferriamo in tempo questo
semplice concetto, ne saremo nuovamente travolti. E oggi siamo giunti
alla clonazione dell’uomo, alla scelta del sesso e dei caratteri di un figlio,
all’ibridazione con specie inferiori per usi terapeutici, e via dicendo.
Se dovessimo fare una scelta fra ciò che la Scienza insegna e la Parola di
Dio espressa in questa rivelazione, sia pur non ancora di dominio pubblico
e non ancora riconosciuta dalla Chiesa, è chiaro che il vero dato certo su cui
possiamo contare è la Parola di Dio, perché essendo Dio l’Artefice di ogni
cosa, solo Lui sa come è stata fatta.



SEZIONE III
TESTIMONIANZE
Il mio ricordo di don Guido
di Renza Giacobbi

Conobbi don Guido nel 1986, quando frequentavo la cappella della Casa
del Clero di Belluno. Un giorno arrivò questo anziano Sacerdote di 79 anni,
che mi stupì per il particolare trasporto e convincimento con il quale celebrava
la S. Messa. Il suo sguardo e tutto il suo essere si concentravano
con tanta immedesimazione in ciò che pronunciava e faceva, che ne rimasi
colpita. Le sue omelie brevi, ispirate e mai lette, erano profondissime e nuove
e quasi sempre terminavano con parole di ammirazione e di affettuosa
devozione alla Vergine Maria.
Dopo qualche tempo don Guido mi avvicinò per chiedermi se avessi
potuto aiutarlo a riordinare e a ricopiare un manoscritto che desiderava
pubblicare, perché si trovava nell’impossibilità di farlo da se stesso poiché
faticava a scrivere a causa di uno strappo ai legamenti della spalla destra
avuto qualche mese prima. Fu così che cominciò a parlarmi del suo libro
e ad accennarmi che il ‘peccato originale’ fu un peccato di ibridazione
della specie pura dei ‘Figli di Dio’ creati perfetti, come dice la Bibbia, ma
subito dopo corrotti dall’unione con la specie preumana dalla quale erano
derivati.
Al sentir queste parole lo guardai trasecolata. Aveva uno sguardo d’innocenza
e di sincerità per cui gli chiesi:
– Come fa a dire queste cose? –
Mi rispose lanciando uno sguardo al cielo:
– Chi me le ha dette non può sbagliare! –
A quel punto, scossa ma incuriosita da una risposta così sconvolgente,
realizzai in pochi attimi che sarebbe stato sciocco un mio atteggiamento di
chiusura ancor prima di conoscere i fatti. Potevo sempre riservarmi la libertà
di vagliare e di ritirarmi in seguito. Così accondiscesi.
Nei cinque anni che seguirono, prima della sua morte, ebbi modo di
trascorrere molte ore ad ascoltare e riascoltare il racconto delle sue straordinarie
esperienze soprannaturali.
Parlava in modo semplice e senza retorica. Anche i concetti più profondi
attraverso di lui diventavano facilmente comprensibili. Critico intelligente,
sapeva cogliere l’essenziale di ogni questione e al tempo stesso mostrava una
capacità analitica sorprendente. Provava interesse per tutto ciò che lo circondava,
fosse la natura o l’animo umano. Aveva un acutissimo spirito d’osservazione:
nella vita lo colpivano anche i dettagli più piccoli che ad altri passavano
inosservati. Questo spiega le descrizioni così minuziose delle sue visioni.
Vedevo nei suoi occhi un’immensa pace, un perfetto equilibrio e molta
umiltà di fronte alla grandezza del messaggio ricevuto. Diceva sempre:
– Ma pensi, proprio a me... così meschino! –
Nelle sue parole mai ho colto un pizzico di autocompiacimento per esser
stato scelto dal Signore per questo compito; provava piuttosto una grande
meraviglia che Dio si fosse adeguato alla sua pochezza.
Allo stesso tempo avvertivo la sua sofferenza di non essere creduto e la
dignitosa consapevolezza che la sua croce era già stata portata molto tempo
prima anche da Gesù quando fu respinto, schernito e crocifisso dagli uomini
del suo tempo.
Si sentiva solo, incompreso, ma mai infelice: la preghiera era per lui un
rifugio autentico che lo rigenerava costantemente. Rimasi colpita dal suo
modo convinto di pregare, dalla sua completa fiducia nella Misericordia
di Dio. E quanta espressività, compostezza e confidenza in Dio in quelle
preghiere! Molte di queste erano preghiere spontanee.
Aveva piena fiducia che il Signore, prima o poi, avrebbe provveduto Egli
Stesso ad abbattere le barriere di diffidenza che sembravano insormontabili.
Occorreva dare a tutti, con questa rivelazione, un’ulteriore prova dell’infinita
Sua Misericordia spiegando all’uomo quali furono i veri pregiudizi che
portarono tanta sofferenza sulla terra e a quale prezzo fu riscattato ciò che
era andato irrimediabilmente perduto. Diceva don Guido che questa consapevolezza
avrebbe stimolato molti a non sprecare la loro vita e a cercare la
Parola di salvezza nella Sacra Scrittura.
Don Guido aveva conservato una spontaneità vivace negli atteggiamenti
e uno spirito giovane dentro un corpo che ormai mostrava tutti i suoi anni.
Trattava con affabilità e gentilezza chiunque: benevolo verso le debolezze
umane, stimolava le qualità migliori. Nella Confessione era esplicito e
obiettivo nell’evidenziare le responsabilità. Allo stesso tempo, dimostrando
la sua stima e la sua fiducia, comunicava la voglia di ricominciare. Non
adulava ma rincuorava. Ripeteva senza stancarsi: Pro posse, petere ut possis”,
se ti senti incapace e vuoi riuscire a cambiare, chiedi aiuto a Dio.
Mi resta il ricordo del suo buon carattere e della sua rettitudine di uomo
e di Sacerdote. La sua dote più evidente era proprio l’umiltà, quella vera,
di sentirsi piccolo strumento nelle mani di Dio. Aveva l’innocenza di un
bambino. Mai la più piccola bugia, mai, nemmeno per compiacenza, il più
piccolo compromesso, mai il più piccolo orgoglio.
Ho tracciato qualche tratto della sua personalità affinché non sorga il
dubbio in chi legge queste pagine che la sua penna sia stata presa dalla
fantasia.
Forse perché sono stata una testimone costante dei suoi ultimi cinque
anni, don Guido mi affidò tutti i suoi scritti perché li proteggessi e li pubblicassi.
E poiché da don Guido ho ricevuto non solo molte spiegazioni ma
anche tante parole di bontà, sento il desiderio di manifestargli la mia gratitudine
adempiendo al mio impegno.



alcune considerazioni
di Roberto Gava
Ho conosciuto personalmente don Guido e mi è rimasta impressa la sua
serenità: una pace e una tranquillità interiore di chi si sente amato da Dio.
Ho parlato a lungo con lui della sua esperienza ed egli ha risposto alle
mie domande mantenendo il sorriso e la serenità interiore. Non c’era spirito
di critica o di condanna in lui verso coloro che non gli credevano, né orgoglio
o superbia o senso di superiorità per le esperienze che aveva fatto. Era
sereno, come un bimbo in braccio a sua madre ... sì, perché Dio è veramente
Padre e Madre e don Guido si sentiva in tutto e per tutto suo figlio. Non
scorderò don Guido. Come potrei?
Ho riflettuto per più di dieci anni sulle visioni che lui mi ha riferito di
aver ricevuto da Dio Padre e mi pare di vedere ancora la luce che sprizzava
dai suoi occhi quando me ne parlava. Era una gioia interiore traboccante
che non riusciva a contenere, ma che lasciava intravedere anche un po’ di
nostalgia.

Quando me ne parlò, erano già passati circa 15 anni dalle ultime visioni.
Intuii che avrebbe pagato qualsiasi prezzo per ritornare a quei colloqui
con l’Onnipotente. Credo che questo sia il desiderio nascosto di ogni ‘veggente’.
Quando si fa una vera esperienza di Dio, non si può non sentirne
anche una profonda nostalgia.
In questi anni di studio e di riflessione ho confrontato innumerevoli volte
il suo racconto con la Parola di Dio rivelataci attraverso la Sacra Bibbia inerente
questi argomenti e non ho mai trovato una dissonanza incolmabile.
Sappiamo che le conoscenze umane, sia dello scienziato che del credente,
sono in continua evoluzione (cfr Lc 2,52). È quindi normale che lungo
questo cammino si creino delle divergenze. Mi pare che l’esperienza di don
Guido si inserisca in questo processo e non entri in vero contrasto con quella
che oggi riteniamo Verità assoluta, sia religiosa che scientifica.
Le obiezioni principali potrebbero essere di natura teologica, ma i teologi
da me consultati hanno sollevato argomentazioni e dubbi divergenti.
Molti ostacoli che per alcuni erano insuperabili venivano sminuiti o quasi
non considerati da altri.

Ho concluso pertanto che l’argomento dell’origine dell’uomo, in base alla
Rivelazione Biblica, si presta ancora a troppe opinioni e interpretazioni.
E se in teologia molti sono i punti certi e solo alcuni da chiarire, nella
scienza antropologica è esattamente l’opposto: i dati assolutamente certi
sono pochissimi. Oserei dire che tutta la dialettica si è basata e continua
a procedere sulla base di opinioni o presunzioni o ipotesi di alcuni che
poi altri confutano e criticano apparentemente senza possibilità d’appello.
Sappiamo che il progresso scientifico avviene proprio così e quindi la
cosa non ci deve stupire. Comunque, allo stato attuale, nonostante molti
recenti progressi, mi pare che questa branca della Scienza navighi ancora
in mare aperto. Infatti, gli antropologi consultati sugli argomenti trattati da
don Guido hanno sollevato le obiezioni più disparate e sempre diverse tra
loro avvalorando così la mia ipotesi che ogni scienziato ha la sua personale
opinione e che pertanto si è ancora lontanissimi dalla verità oggettiva sul
fatto reale di come ha avuto origine l’uomo.
Perciò, anche scientificamente, la narrazione di don Guido non trova
serie obiezioni. Quindi, l’approccio a quest’opera dovrebbe avvenire senza
pregiudizi teologici e scientifici e dovrebbe farci ragionare come uomini
razionali, spinti unicamente da un sincero desiderio di verità.
Ringrazio l’Onnipotente Padre che mi ha fatto fare questa conoscenza
perché, grazie ad essa, ho approfondito molti aspetti del mio lavoro professionale
di medico e ancor più l’infinita Misericordia di Dio e l’infinito Suo
Amore per l’uomo.
Dr. Roberto Gava
Padova, 15 agosto 2003



RIFLESSIONE
di padre Serafino Dal Pont

La rivelazione sulle lontanissime origini dell’Universo e su quella paterna
e materna dell’Uomo, concessa alla provata vita di don Guido Bortoluzzi
e contenuta in questo libro, è un esempio confortante della vicinanza del
‘Dio Vivo’ alla Sua creatura, all’uomo del nostro tempo, particolarmente
bisognoso di chiarezze e di aiuto dopo l’abbandono in cui l’hanno lasciato
una scienza contraddittoria e una fede debole e divisa.

Tante sono le pagine della Sacra Scrittura rimaste oscure e le imprecisioni
introdotte nella loro interpretazione. Ecco perché il Signore è venuto
incontro all’ansia pastorale di un vero e umile Sacerdote del nostro tempo
che voleva comprendere a fondo il messaggio della Parola Divina.
I veri teologi sono i mistici e i Santi perché comunicano con il ‘Dio
Vivo’ ed entrano in comunione con il soprannaturale, riponendo la loro fiducia
non tanto in loro stessi bensì in Dio.

Chi avrà il dono e la libertà di spirito di aprirsi a questo nuovo favore
divino, comprenderà finalmente la tragedia avvenuta all’inizio dell’umanità,
tragedia che ci ha allontanati fin da subito sia dall’immagine che dalla
somiglianza con Dio. E tutto questo, come la Scrittura ha sempre insegnato,
per libera scelta, per diffidenza e ribellione del padre di tutti gli uomini
verso Dio.
Il Lettore, dunque, comprenderà meglio la necessità dell’umanità intera
di essere risanata alla radice dal Sangue puro versato dal Nuovo Adamo, il
Cristo, per gli uomini di tutte le etnie e di tutte le fedi, sia sul piano fisicoemozionale-intellettivo che spirituale.

Pochi sanno che l’augurio fatto dagli Angeli a Betlemme alla nascita di
Gesù è stata la “buona somiglianza all’Altissimo dentro gli uomini” affinché,
attraverso quel Bambino, diventino nuovamente ‘perfetti’ come all’inizio
fu creata l’umanità.
Solo allora Dio potrà essere veramente glorificato e la Terra troverà la
propria pace.

Quanto sono felice che il Signore, Sovrano dei Cieli e della Terra, abbia
scelto tra le nostre montagne natie un umile Sacerdote in un oscuro angolo
di questo grande pianeta, per portare tanta luce e tanta gioia al mondo intero!
P. Serafino Dal Pont
missionario della Consolata
Londra, 12 settembre 2002,
festa ristabilita del ‘Nome di Maria’,
ultima e suprema Signora e ‘Madre di tutti i redenti’



INDICE
Introduzione .................................................................................. 5
Non più incomprensioni fra Scienza e Fede... ..................................... 6
La terza via: la creazione mediata ....................................................... 7
SEZIONE I
VITA DI DON GUIDO BORTOLUZZI ............................................. 15
Un’infanzia difficile ........................................................................... 17
La sua precoce vocazione diventa una promessa .............................. 21
La visione dell’apparizione della Madonna ai tre pastorelli a Fatima,
il 13 ottobre 1917, avuta da don Guido a 10 anni ........................ 24
1922: prima predizione, di San Giovanni Calabria,
del progetto di Dio su don Guido ................................................. 28
1928: seconda predizione, di padre Matteo Crawley ........................ 29
1932: terza predizione, di mons. Gaetano Masi ................................ 31
Don Guido Sacerdote ......................................................................... 32
Quarta predizione, di Teresa Neumann ............................................. 33
Don Guido, Curato a Casso ............................................................... 34
1945: la visione della catastrofe del Vajont,
che avverrà nel 1963 ..................................................................... 36
La celebrazione della S. Messa con San Pio da Pietrelcina ............... 38
I luoghi nei quali sono avvenute le rivelazioni .................................. 38
L’incontro con il Patriarca Albino Luciani,
il futuro Papa Giovanni Paolo I .................................................... 42
Gli anni della vecchiaia ..................................................................... 43
Le rivelazioni non andarono perdute con la sua morte ...................... 45
La malattia e la morte ........................................................................ 47
394 Genesi Biblica
ALCUNE DATE BIOGRAFICHE ...................................................... 49
* Cartina della Provincia di Belluno ................................................... 51
SEZION E II
DAGLI SCRITTI DI DON GUI DO BORTOLUZZI
BREVE PREMESSA ............................................................................ 55
GENESI BIBLI CA
ALCUN E IN DICAZIONI INTRO DUTTI VE .................................... 61
CERCAVO LA VERITÀ PER FAR CON COR DARE
LA SCIENZ A CON LA BIBBIA
E “LA VERITÀ ” MI VENN E IN CONTRO ....................... §1..... 63
Un lungo esame di coscienza ................................................... §2..... 64
I pensieri della veglia ............................................................... §3..... 66
Un Angelo precede l’arrivo
delle due Celesti Messaggere ............................................. §7..... 69
Le due Madri dei ‘Figli di Dio’ ............................................... §8..... 70
Teofania ................................................................................. §12..... 73
* Piantina della canonica di Chies d’Alpago, leggermente
ruotata in senso antiorario rispetto ai punti cardinali ...................... 80
* Mappa del promontorio e della piana ............................................... 81
I PART E DELL A VISION E:
IL PRI MO PIONI ERE, “IL CAMPION E” .................................. 83
Il primo pioniere .................................................................... §16..... 83
Finestra aperta alla luce meridiana: l’habitat
del primo Uomo ..................................................................... §18..... 85
“Il Campione” ........................................................................ §24..... 90
“Io Sono la Risurrezione” ...................................................... §31..... 94
Il primo Uomo “è ancora innocente” ..................................... §33..... 95
La sua altezza ......................................................................... §34..... 96
Scende lungo la cengia .......................................................... §35..... 97
Un rudimentale acquedotto .................................................... §37..... 99
La specie immediatamente precedente all’Uomo .................. §40... 100
395
L’Albero della Vita e l’albero selvatico ................................. §41... 102
Questa famiglia animale è l’“unico albero” genealogico
della sua specie esistente sulla Terra ................................ §42... 102
“La prima famiglia degli ancestri più prossimi all’Uomo” ... §45... 104
“Non sono controfigure” ........................................................ §47... 106
“È una rivelazione come a Mosè” ......................................... §48... 107
“Io Sono: ti insegno a leggere e a interpretare
il Libro che tieni in mano” ............................................... §49... 108
Questa rivelazione non sostituisce la Genesi mosaica,
ma la integra e la chiarisce ............................................... §52... 109
Sono cieco .............................................................................. §53... 110
La misurazione della statura degli ancestri ............................ §57... 112
* Misurazione degli ancestri .............................................................. 117
La femmina ancestre, equivocata con la Donna,
sta per partorire la Bambina, la prima vera Donna,
la futura moglie di Adamo ................................................ §64... 118
II PART E DELL A VISION E:
L’ALFA E LA CREAZION E ........................................................ 121
L’Alfa: “Ego Sum” ................................................................ §66... 121
“Alfa” e “Omega”: due concetti da distinguere ..................... §67... 122
Primo ‘giorno’. Monogenesi dello spazio:
‘In principio Dio creò’ ........................................................... §69... 125
Secondo ‘giorno’. La nascita dell’Universo .......................... §71... 127
Tutto il creato “in vista dell’Uomo” ...................................... §73... 128
Terzo ‘giorno’. La nascita del Sistema solare e della Terra ... §74... 130
Quarto ‘giorno’. La prima esplosione della Terra
e la formazione della Luna .................................................... §76... 132
Quinto ‘giorno’. La comparsa della vita vegetale
e animale e la seconda esplosione della Terra .................. §80... 137
Gli effetti astronomici delle due esplosioni ........................... §83... 142
Gli effetti geografici delle due esplosioni .............................. §84... 143
Previsioni future .................................................................... §85... 146
L’età della Terra ..................................................................... §86... 148
La Terra rinnovata .................................................................. §87... 148
Sesto ‘giorno’: la creazione dell’Uomo e della Donna .......... §89... 151
Indice
396 Genesi Biblica
III PART E DELL A VISION E:
LA NASCIT A DELL A DONN A, ‘L’OMEGA’ ............................ 155
Il concepimento e la gestazione della prima Donna: l’Omega.. §90... 155
La bestia-“PONTE” ............................................................... §93... 159
Il “CAPO DI PONTE” non avrebbe dovuto diventare
un “PONTE” fra le due specie pure, quella dei Figli
di Dio e quella degli ancestri ............................................ §95... 162
Anche don Guido, come ibrido, è passato sotto quel ‘ponte’ . §98... 164
La vecchia madre ancestre fa da levatrice ........................... §100... 167
Il parto .................................................................................. §103... 170
La nascita della prima Donna, l’Omega .............................. §105... 173
Don Guido arriva alla conclusione delle sue ricerche:
l’Uomo ha trovato la Donna, neonata, che diventerà
la sua legittima moglie ................................................... §108... 176
La puerpera ‘è la femmina del peccato originale’ ............... §112... 179
Il paesaggio visto dalla prima abitazione ............................ §114... 181
Gli ancestri immediati dell’Uomo ....................................... §116... 182
Come per una posa fotografica ............................................ §118... 184
La neonata è osso delle mie ossa e carne della mia carne .... §121... 186
Eva: “Ponte” tra le due specie pure ...................................... §123... 188
Eva “è la madre di tutti e due ” ............................. §125... 190
Il Capostipite succhia il latte di cangura .............................. §128... 192
Il giovane padre toglie la Neonata dalle mani di Eva .......... §129... 195
Eva, la femmina preumana, sarà il dèmone per l’uomo ....... §132... 198
La prima abitazione .............................................................. §135... 199
* La prima abitazione ......................................................................... 203
Il “dèmone” della cupidigia e della sensualità ..................... §143... 204
Le costruzioni del primo Uomo ........................................... §149... 208
“Il Capostipite dell’umanità” ............................................... §150... 212
* Mappa delle costruzioni .................................................................. 214
* Ricostruzione dello stesso ambiente ................................................ 215
Il Giovane si deterge le ferite ............................................... §154... 216
L’Omega rovesciato ............................................................. §155... 218
La culla dell’umanità: il quando e il dove ........................... §157... 220
Il problema della ‘costa’ ...................................................... §160... 224
Il primo cedimento alla tentazione ...................................... §166... 227
“Lo faccio o non lo faccio?”................................................. §167... 228
Indice 397
Eva, la femmina con le gambe corte .................................... §168... 229
* Eva sulla scala ................................................................................ 231
Eva è riammessa nell’abitazione ......................................... §171... 232
Il muro nero.......................................................................... §172... 232
Il serpente: “Callidior erat”....................................................§175... 234
Eva fu “LENZA” per il giovane Uomo ............................... §178... 236
La vera causa del peccato originale...................................... §180... 239
Promesse del Signore a don Guido ...................................... §182... 240
Eva: ‘albero della conoscenza del bene e del male’ ............ §183... 241
Prime reazioni al racconto ................................................... §184... 242
IL SEGNO DI CAINO ....................................................................... 249
Premessa .............................................................................. §191... 249
La prima locuzione interiore ................................................ §192... 249
“La parola” .......................................................................... §193... 250
IL PECCATO ORIGINALE .............................................................. 253
I ‘sogni profetici’ ............................................................................. 254
Premessa .............................................................................. §194... 255
Scene di vita quotidiana ....................................................... §198... 260
La femmina ‘sui generis’ della specie preumana ................. §200... 261
* Scene di vita quotidiana .................................................................. 262
La Bambina è stata ‘concepita immacolata’ ........................ §201... 263
La piana ai piedi del promontorio ........................................ §202... 264
La Bimba è innocente riguardo al peccato originale ........... §203... 266
Quella femmina “PONTE” .................................................. §204... 267
Il ‘peccato originale’ ............................................................ §205... 268
L’ibridazione della specie umana creata perfetta ................. §208... 270
L’ULTIMO PASTO DI ABELE ......................................................... 275
Solo Abele e Set, e non Caino, furono generati
‘a immagine e somiglianza di Dio’ ................................. §211... 277
La prima famiglia riunita durante l’ultimo pasto di Abele .. §213... 278
* L’ultimo pasto di Abele ................................................................... 280
La Donna ............................................................................. §216... 282
La provocazione che fu causa dell’uccisione di Abele ........ §218... 285
398 Genesi Biblica
Il ‘Signor-padrone’, il ‘Dominus-Terrae’,
‘il Signore della Terra’: ‘Adham’ ................................... §221... 288
LA MORTE DI ABELE ..................................................................... 293
Premessa .............................................................................. §222... 293
La morte di Abele ................................................................ §223... 294
Gli ancestri erano miti, obbedienti e fedeli
all’Uomo e alla Donna ................................................... §225... 297
Le deviazioni sessuali trovano la loro origine
e causa nella corruzione genetica ................................... §226... 298
LA SERA DEL GIORNO FATALE
DELLA MORTE DI ABELE ........................................................ 301
Premessa .............................................................................. §228... 301
Il Signore-Iddio sta alla mia destra ...................................... §229... 302
L’autore del primo omicidio ................................................ §233... 305
La prima famiglia è in lutto ................................................. §235... 307
Adamo era un gigante .......................................................... §236... 309
* L’Uomo contro Dio ......................................................................... 312
L’Uomo contro Dio .............................................................. §237... 313
La Donna “È INNOCENTE” .............................................. §238... 314
“SONO UOMINI ” ovvero ora
“TUTTI SIAMO ANIMALI ” ...................................................... 317
Premessa .............................................................................. §240... 318
Gli effetti della corruzione della specie:
i primi esemplari dell’ibridazione .................................. §241... 319
Tutti siamo animali .............................................................. §242... 320
L’ULTIMO COLLOQUIO ................................................................ 323
“O Padre Santo, a tutti sei venuto incontro perché
coloro che Ti cercano Ti possano trovare” ..................... §245... 323
Il salto di natura ................................................................... §253... 328
SCHEMA RIASSUNTIVO ................................................................ 330
Indice 399
APPENDICE
1. Come collocare la Genesi rivelata ............................................... 332
2. L’evoluzionismo e la rivelazione ................................................. 338
3. Riflessioni sulla Genesi mosaica ................................................. 340
4. Interventi del passato sulla Genesi mosaica ................................ 342
5. Il terzo capitolo della Genesi va riletto alla luce
delle nuove conoscenze. ............................................................. 345
* La creazione di una qualsiasi nuova specie animale ...................... 346
* La creazione della specie umana ..................................................... 347
6. L’eredità di Caino ....................................................................... . 349
7. A Immagine e Somiglianza di Dio ............................................... 351
8. La morte spirituale e la Rigenerazione.......................................... 352
9. I Figli di Dio ................................................................................ 353
10. La Misericordia di Dio .............................................................. 354
11. “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove” ................. . 355
12. La separazione ........................................................................... 356
13. La Redenzione ........................................................................... 357
14. Nella pienezza dei tempi............................................................. 360
15. La creazione mediata ................................................................. 361
* Alberi genealogici del paradiso terrestre ........................................ 367
16. Perché solo con la nascita di Enos si iniziò ad invocare
il nome del Signore? ................................................................... 369
17. Come valutare in maggior o minor grado di purezza ................ 373
* Stature a confronto .......................................................................... 376
* Proporzioni e caratteristiche a confronto ....................................... 377
18. Apparenti contrasti con rivelazioni più recenti .......................... 378
19. Conclusioni ................................................................................ 383
SEZION E III
TESTIMONIANZE
IL MIO RICORDO DI DON GUIDO di Renza Giacobbi ................ 386
ALCUNE CONSIDERAZIONI del dott. Roberto Gava ................... 389
RIFLESSIONE di Padre Serafino Dal Pont ........................................ 391

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!

LAUDETUR CUM MARIA!

SEMPER LAUDENTUR!

NOVE INVOCAZIONI ALL'ARCANGELO MICHELE PROTETTORE del blog "Maria Giglio della Trinità"


NOVE INVOCAZIONI
ALL'ARCANGELO MICHELE
PROTETTORE 
del blog "Maria Giglio della Trinità"
1. O Beato Michele, Preposto del Paradiso, la cui voce levò nei Cieli la prima lode di Dio, insegnateci la vera orazione, che è lode perenne della gloria di Dio.
2. O Beato Michele, Messaggero della Santissima Trinità, insegnateci a seguirne con prontezza e abbandono le adorabili ispirazioni.
3. O Beato Michele, Principe delle Milizie Celesti, che nel presagio della Incarnazione apriste la lunga battaglia tra il Cielo e l'Inferno, insegnateci a condurre sulla terra quella stessa battaglia, per i meriti di Colui che s'incarnò per noi.
4. O Beato Michele, latore al sublime altare del Padre della Divina Vittima dei nostri altari, insegnateci l'adorazione perfetta della Santissima Eucaristia.
5. O Beato Michele, Cavaliere della Santissima Vergine, insegnateci a portare sempre in cuore il nome e l'immagine della vostra Celeste Signora.
6. O Beato Michele, Patrono della Chiesa Cattolica, insegnateci a professarne con assoluta purezza l'irreformabile dottrina.
7. O Beato Michele, Diacono delle Liturgie Celesti, insegnateci a custodire e tramandare con fedelissimo amore le nostre sante liturgie terrestri, che ne sono lo specchio e la figura.
8. O Beato Michele, Custode delle anime dei Giusti, otteneteci dal Signore di addormentarci nel segno della fede confessata dai nostri padri e di essere suffragati con i riti della nostra mirabile tradizione.
9. O Beato Michele, Corifeo dei Nove Cori Angelici, consentiteci di unire sino da questa vita il nostro gaudio al loro gaudio senza fine, dicendo ad una voce: "Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth. Pleni sunt cæli et terra  gloria tua. Hosanna in excelsis".

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!

LAUDETUR CUM MARIA!

SEMPER LAUDENTUR!