SCHEMA RIASSUNTIVO
Per comprendere meglio lo sviluppo delle conoscenze di
don Guido,
forse è bene fare un quadro riassuntivo di tutte le
rivelazioni avute e ricapitolare
quali sono stati in totale gli apprendimenti avuti in
ordine di successione
che, come è stato detto fin dall’inizio, non sono nello
stesso ordine
con cui le troviamo in questo testo.
* I rivelazione ricevuta nel 1968 (sotto forma di
locuzione interiore): apprende
che l’unico carattere ‘umano’ di Caino è ‘la parola’. Da
qui viene
a don Guido la certezza che, se l’Uomo è stato creato
perfetto come è
detto nella Genesi e Caino non ha l’aspetto umano, a
monte c’è stato un
problema di ibridazione genetica.
* II rivelazione ricevuta nel 1970 (I ‘sogno profetico’):
apprende che il
‘peccato originale’ è stato commesso
‘solo’ dall’Uomo.
* III rivelazione ricevuta nel 1970 (II ‘sogno
profetico’): con la ‘morte di
Abele’ comprende che, con il peccato originale, la violenza e le deviazioni
sessuali erano entrate nell’uomo. Non capisce però che la vittima
era Abele e pensa che questi, per la sua tenera età, sia
un discendente di
Set.
* IV rivelazione ricevuta nel 1970 (III ‘sogno
profetico’): vede
le prime
generazioni di ibridi: gli uomini della preistoria simili
agli ominidi.
* V rivelazione ricevuta nel 1972 (‘la grande visione’):
vede la nascita
dell’Universo, della Terra, della Luna e della prima
Donna. Infine gli
viene detto dal Signore che quella femmina ancestre, che ha
messo al
mondo la Bambina, è Eva, e gli viene fatto notare che è la
stessa protagonista
del ‘peccato originale’. Il Signore gli dice pure che Eva è l’‘capo
di ponte’ fra le due specie, ossia ‘la madre di tutti e due’ i primi soggetti
del Genere Umano.
* VI rivelazione ricevuta nel 1974 (IV ‘sogno
profetico’): assiste all’‘ultima
cena di Abele’ e capisce la vera identità di Caino e Abele.
* VII rivelazione ricevuta nel 1974 (V ‘sogno
profetico’): è la rivelazione
con cui il Signore gli spiega che responsabile indiretto
della morte
di Abele è l’Uomo per aver generato contro il volere di
Dio Caino, un
irresponsabile. Il Signore gli conferma inoltre che il
‘sogno’ del ‘peccato
originale’ era autentico e che quindi la Donna era completamente
estranea a quel ‘peccato’ perché in quel momento ella aveva
solo un
paio d’anni. Per cui la responsabilità era da addebitarsi
interamente all’Uomo.
Capisce inoltre la profonda ribellione dell’Uomo a Dio e la sua
mancanza di pentimento.
* VIII rivelazione ricevuta ancora nel 1974 (sotto forma
di locuzione interiore)
in cui comprende il vero Amore di Dio e il suo misericordioso
progetto di Redenzione per l’uomo ibrido. Termine delle
rivelazioni.
* Nel 1982 durante l’ultima stesura del manoscritto
avvengono nuovi
interventi
del Signore che gli ripropone la visione di
alcune scene già viste
nelle visioni precedenti per correggere le sue errate
interpretazioni o
convinzioni. Da queste ultime, fra l’altro, capisce che gli ancestri erano
miti ed obbedienti ausiliari
dell’Uomo, e
che l’istinto della violenza
era entrato nell’uomo ibrido come conseguenza dello
squilibrio genetico
dovuto al ‘peccato originale’.
A partire dal 1982 don Guido inizia la revisione dei suoi
scritti sotto una
luce nuova e redige l’ultima stesura del suo manoscritto.
APPENDICE
di Renza Giacobbi
Credo sia bene dare al lettore alcuni elementi utili
perché possa comprendere
meglio i motivi che hanno indotto il Signore ad
intervenire, in
questi anni e non prima, per spiegare ciò che nella
Genesi mosaica è espresso
solo ‘in nuce’.
1. Come collocare la Genesi rivelata
a don Guido Bortoluzzi
nell’ambito della Teologia e della
Scienza
L’origine dell’uomo, uno dei problemi più affascinanti e
coinvolgenti di
questi ultimi secoli, è stato al centro di aspre
polemiche fra uomini di Fede
e di Scienza. Diamo una veloce carrellata.
Nel ’700 un grande filosofo e scienziato naturalista
francese, George
Louis Leclerc conte di Buffon (1707-1788), nominato nel 1739
intendente
del Gabinetto del re di Francia Luigi XV, titolo
paragonabile oggi a un
ipotetico ministro delle scienze per le ricerche
botaniche, pubblica l’opera
“L’Histoire Naturelle Générale et Particulière” in 44
volumi, editi in più
di una ventina d’anni, in cui ribadisce fermamente la
stabile definizione di
ogni specie. In particolare sostiene la tesi della
creazione dell’Uomo perfetto,
corrotto successivamente a causa di un probabile peccato
di ibridazione
con una specie inferiore. Visto il periodo in cui vive,
viene erroneamente
scambiato per un illuminista anziché per un uomo
illuminato.
Don Guido,
al termine delle rivelazioni, pensa che anche Leclerc
abbia avuto qualche
esperienza mistica simile alla sua, ma che egli non abbia
osato parlarne per
timore di veder vanificata la sua opera scientifica.
Un secolo più tardi, nel 1859, Darwin pubblica la sua
opera “L’origine delle
specie” in cui afferma che l’uomo deriva dalla scimmia.
Lo scalpore negli
ambienti cristiani è grande perché questa affermazione
contraddice la Bibbia.
Nel 1860 viene
indetta a Colonia una Conferenza Episcopale, chiamata
‘Concilio di Colonia’. Sette Vescovi si riuniscono per
discutere su questo
argomento della massima importanza per la Fede. La
posizione dei Vescovi
si divide. Alcuni difendono la Bibbia nella sua
integralità perché sostengono
che la Parola di Dio è infallibile; altri, i più, pur
accettandola come
Parola di Dio, pensano che la Bibbia vada letta con senso
critico ritenendo
che essa non debba avere necessariamente i requisiti di
libro scientifico o
storico, ma che tratti principalmente i rapporti di Dio
con il Suo popolo.
Un secolo dopo, nel 1960,
a Nimega in Olanda, alcuni teologi e Vescovi
si riuniscono nuovamente per chiarire e decidere una
posizione comune sullo
stesso tema. Nel 1967, viene promulgato un documento, ‘Il
Catechismo
Olandese’, approvato quasi all’unanimità dai Vescovi
olandesi, in cui sostanzialmente si accoglie l’ipotesi evoluzionista. Questa
pubblicazione
segna una grave ferita nella Chiesa Cattolica.
Nel frattempo la Chiesa aveva introdotto come chiave di
lettura della
Bibbia ‘i generi
letterari’ spiegando che molti episodi, specie quelli dei primi
capitoli della Genesi, non hanno una valenza scientifica
o storica, ma
riflettono concetti e fatti, spesso allegorici, che
possono essere catalogati
in ‘miti’, ‘leggende’, ‘saghe’, ecc. Vengono tuttavia ribaditi alcuni principi
irrinunciabili per
la Fede come:
a) la creazione dal nulla quale opera di Dio,
b) la monogenesi della specie umana,
c) l’esistenza dell’immortalità dell’anima e
d) la presenza di un peccato di origine, peccato
misterioso di disobbedienza
e di ribellione a Dio, che ha compromesso tutto il genere
umano.
Cosa accade in campo scientifico? Darwin apre la strada
all’evoluzionismo
che si sviluppa principalmente nel Nord America. Secondo
questa
teoria il caso determina delle mutazioni dei geni e dei
cromosomi le quali
gradualmente trasformano i caratteri delle specie
favorendo gli individui
più idonei a superare la selezione naturale. Le specie
non sono più definite,
ma in continua evoluzione.
Gli evoluzionisti si illusero d’aver trovato la formula
della creazione focalizzando
la loro attenzione soprattutto sui reperti archeologici
dell’uomo,
che presentano un possibile quadro di progressiva
evoluzione passando da
forme ancestrali a forme sempre più evolute fino a quelle
dei giorni nostri.
Essi non potevano però sapere che il fenomeno evolutivo
riguardante l’uomo
era un caso a sé stante: ciò che appariva ai loro occhi
non era un’evoluzione,
bensì un lento recupero a seguito di un precedente
decadimento
avvenuto per un problema di ibridazione della specie.
Essi perciò estesero
erroneamente le
loro deduzioni alle altre specie e ne costruirono artificiosamente
una teoria.
È chiaro che se fosse stato ‘il caso’ e non Dio a
determinare il sorgere
di nuove specie, il ruolo di Dio-Creatore sarebbe
risultato inutile. Perciò la
teoria evoluzionista porta all’ateismo e pone la Scienza
contro la Fede.
Di fronte alle affermazioni evoluzioniste, uno scudo di
protesta si è alzato
dai creazionisti di credo cristiano-evangelico. Sempre
negli Stati del
Nord America, gruppi di studiosi di alcune università
canadesi e statunitensi
si impegnarono per smentire la fondatezza scientifica
dell’evoluzionismo
e, applicando metodi statistici rigorosamente matematici
e una seria osservazione
di tutte le altre specie, dimostrarono l’infondatezza
della teoria
evoluzionista. Ad essi diede ragione la scoperta del DNA che, possedendo
un particolare sistema di difesa dei caratteri originari
di ciascuna specie, elimina
automaticamente ogni significativa variazione che entri
casualmente
nel patrimonio genetico.
I creazionisti, tuttavia, mostrarono i loro limiti nella
interpretazione rigorosamente
letterale della Bibbia per cui i frutti del loro lavoro
vennero
vanificati da critiche altrettanto mordaci e giustificate
che vennero rivolte
loro.
Purtroppo oggi la cultura di massa si è ovunque
uniformata alla tesi
evoluzionista nella misura in cui l’umanità si è andata
adeguando ad una
mentalità laicista. Ciò non toglie che l’evoluzionismo sia uno dei più grandi
abbagli della
storia scientifica moderna.
Mentre in America
gli studiosi si andavano accapigliando su posizioni
diametralmente opposte e inconciliabili, in Europa si è andato delineando
un filone di pensiero intermedio, il cosiddetto ‘teismo
evoluzionista’.
Questa teoria, sviluppatasi essenzialmente in ambienti
cattolici, cerca di
ripristinare il ruolo di Dio come Creatore pur ammettendo
in qualche modo
l’evoluzione delle specie. Questa strada più moderata ha
visto distinguersi
correnti diverse alle quali accenno brevemente.
a) Pierre Teillhard de Chardin (1881-1955)
propone la cosiddetta ‘evoluzione
guidata’, espressione puramente teorica perché non scende
nel
concreto. Essa si rifà in sostanza alla tesi
evoluzionista in cui Dio ha solo
una funzione di guida, come dice la stessa espressione.
Questa teoria ha
trovato in passato grandi consensi nell’ambiente
ecclesiastico.
b) Una seconda teoria è quella assunta dall’Ateneo
Bolognese. Alla Facoltà
di Antropologia di questa Università l’ex prof. Fiorenzo
Facchini ipotizzò
che Dio diede un ‘input iniziale’ alla Sua creazione
perché fosse
in grado di evolversi indipendentemente ed autonomamente
e, quando
l’uomo raggiunse una adeguata evoluzione, Dio gli infuse
il Suo Spirito.
Dal punto di vista scientifico e teologico, anche questa
teoria presenta
dei limiti: all’attenzione costante di Dio e a tutti i
Suoi interventi creatori
si sostituisce un automatismo che conduce la natura ad
evolversi
spontaneamente dove l’ambiente e la selezione operano in
un loro ruolo
autonomo. L’intervento di Dio sulla realtà psicofisica dell’uomo
si esaurisce
dunque nell’atto creativo iniziale. In pratica Lo si
estromette da
ogni intervento successivo. Che cos’è questo se non un compromesso fra
teologia ed
evoluzionismo?
c) Il nuovo ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ (1992),
scrive che l’Uomo,
maschio e femmina, fu creato da Dio e fa un riferimento
implicito alla
monogenesi. Dice
che l’uomo fu creato a immagine e somiglianza di
Dio, ma omette di
dire che il primo Uomo fu creato nella sua massima
perfezione. I tre requisiti, perfezione, immagine e
somiglianza di Dio,
non sono equivalenti. Un
batterio è stato creato perfetto, un coniglio, o
un orso, o un pollo sono stati creati perfetti, ma non
sono stati creati né
ad immagine, né a somiglianza di Dio. Invece, l’Uomo è stato creato sia
perfetto, che ad immagine e somiglianza di Dio. Al
contrario l’uomo
di Neanderthal non era né perfetto, né ad immagine e
somiglianza di
Dio, mentre l’uomo odierno, pur non essendo perfetto, ha
riconquistato
parzialmente l’immagine di Dio e, nei casi più favorevoli,
anche la
Sua somiglianza. Dice
tuttavia che fu creato buono, in totale armonia
con il Suo Creatore e con la natura. Riguardo al peccato originale, dice
che questo fu un peccato di disobbedienza e di mancanza
di fiducia in
Dio pretendendo l’Uomo di diventare come Dio e che, a
seguito di tale
peccato, venne spezzata l’armonia con Dio e la Sua
creazione.
Infine afferma che questo peccato è stato trasmesso a
tutta l’umanità
‘per propagazione’, espressione vaga che tuttavia non
esclude di per sè la via
genetica. Si direbbe che il C.C.C. (Catechismo della Chiesa Cattolica)
non intenda di proposito prendere alcuna posizione
definitiva sull’entità
di questa misteriosa caduta, lasciando aperta la porta ad
un’eventuale
luce dal Cielo e permettendo in seguito alla Scienza di
pronunciarsi in
modo più convincente. Infatti, con i pressanti
interrogativi dell’uomo
moderno su questi temi vitali, le sue spiegazioni
risultano giuste, ma
insufficienti. D’altro canto è comprensibile che la
Chiesa non potesse
pronunciarsi con asserzioni più definite, visto che
doveva testimoniare
la Genesi mosaica, decisamente antievoluzionista, e che
una grande
incertezza permane proprio nella Scienza odierna.
d) Altra posizione, che si avvicina a quella
creazionista, è quella data da
alcuni docenti della Facoltà di Medicina. Già si entra in
campo scientifico
e si dà a Dio il ruolo di Diretto Operatore e si scende
nella concretezza
quando si afferma che Dio interviene sulle cellule
germinative durante il
concepimento del primo e del secondo esemplare di ogni
nuova specie,
compresa quella umana. Però la visione di questa scuola
predilige la tesi
della ‘modificazione’ di ciò che già esiste. Questa
teoria assume i caratteri
dell’‘innovazione’ piuttosto che della ‘creazione’. Il
suo Autore è il più
vicino alla realtà, ma interpreta troppo liberamente il
processo creativo.
Non si capisce perché il ruolo di Dio debba limitarsi a
‘modificare’ ciò
che già esiste quando per Dio-Creatore non ci sono
barriere al ‘creare’ ciò
che Egli desidera mettere in atto. Pare ci sia una
inconscia volontà di non
considerare la possibilità che Dio operi creando, cioè
facendo dal nulla.
Forse per uno scienziato questa espressione suona come
un’ingenuità.
Creare con il solo Pensiero Volitivo è quanto è espresso
nella Genesi
mosaica. È quello che Dio ha sempre fatto da quando
decise di porre in
essere il creato stesso e poi la vita. Creare, come diceva il Catechismo di
Pio X, significa ‘fare
dal nulla tutte le cose’. Questo è lo spirito di tutta la
creazione nei primi capitoli della Genesi mosaica e di
quella rivelata a don
Guido.
Creare è uno dei requisiti fondamentali di Dio. Perché
ora si vuole metterGli
dei limiti? Non è forse questa una sorta di contestazione
dovuta al
nostro diffuso pensiero laicista? Parlare di ‘modificare’
oppure di ‘creare
dal nulla’ quando il risultato è lo stesso sembra un
particolare poco importante,
una quisquilia insignificante e puramente accademica, ma
non è così.
Dio non trasforma, Dio crea!
Dalla cultura diffusa su tutto il pianeta abbiamo appreso
alcuni principi
della chimica e della fisica che hanno sottilmente minato
il concetto di ‘creazione dal nulla’.
L’enunciato di Lavoisier che dice che “nulla si
crea e nulla
si distrugge” oppure quello di Einstein dove l’energia è
riconducibile alla
materia e viceversa, hanno convinto l’opinione pubblica
che tutto subisce
solamente una trasformazione. A nessuno è venuto in mente
che queste e
tutte le altre leggi della natura riguardano unicamente
‘ciò che è già stato
creato’ e non valgono per la creazione stessa, mentre Dio
continua a creare
galassie ed universi nuovi. Rimaniamo in umiltà di fronte
al nostro Creatore!
Come facciamo allora ad essere tanto sicuri che Dio sia
intervenuto direttamente
‘creando’ e non trasformando i cromosomi che diedero
origine
al primo Uomo e alla prima Donna? Semplicemente ponendo
l’attenzione
su ciò che il Signore ha fatto vedere a don Guido e che
troviamo descritto
nella terza parte della grande visione.
Gli mostrò in forma allegorica, riguardo
al concepimento della prima Donna, come per la creazione
della sua
prima cellula, sia stato calato dall’alto un punto
piccolissimo e luminoso
(il gamete femminile creato in quell’attimo da Dio) per
andarsi a unire a ciò
che già esisteva: il gamete maschile reso disponibile
dall’Uomo. Dio avrebbe
potuto creare simultaneamente entrambi i gameti anche per
il concepimento
della Donna come aveva fatto per l’Uomo, ma non lo fece
perché
l’Uomo doveva essere padre della Donna e,
gerarchicamente, il Capostipite
di tutto il genere umano.
Questo particolare, di grandissima importanza teologica e
scientifica,
dimostra che Dio non trasformò un gamete già esistente
appartenente ad
un individuo di una specie precedente, ma lo creò dal
nulla e lo pose nel
posto adatto. Per analogia, possiamo dedurre che per
creare la prima cellula
dell’Uomo compì lo stesso procedimento, solo che, invece
di creare un gamete
soltanto, li creò entrambi. E, sempre per analogia,
possiamo estendere
questa modalità alla creazione di qualunque altra specie,
in cui Dio creò
prima il primo esemplare (con la creazione di entrambi i
gameti), poi l’altro
(con la creazione di un solo gamete poiché il secondo
gamete era già pre-
sente essendo naturalmente prodotto dal primo esemplare),
così che i primi
due individui della specie desiderata ne divenissero i
progenitori.
2. L’evoluzionismo e la rivelazione
Eccettuato l’intervento creatore divino, la rivelazione
ricevuta da don
Guido condivide le tappe dello sviluppo della vita in
genere, che parte dagli
stadi più semplici fino a giungere a quelli più complessi
ed evoluti, così
come viene proposta dagli evoluzionisti, ma supera i loro
limiti riguardo
alla modalità della creazione delle specie, e alla
datazione della comparsa
dell’Uomo. Infatti, questa rivelazione, oltre a ribadire
che l’Uomo venne
creato con il massimo grado di perfezione e non già in
via di evoluzione,
afferma che la sua comparsa avvenne come conclusione
all’epoca della creazione
dei grandi mammiferi, ossia in un tempo di gran lunga
antecedente
a quello supposto. Fu l’ibridazione della specie pura a
sviare le conclusioni
delle osservazioni sui reperti archeologici, i quali non
chiarivano se appartenessero
a esemplari provenienti dalla parabola discendente in via
di regressione
o a quella ascendente in via di ‘ricostruzione’, cammino
quest’ultimo
che venne scambiato dagli antropologi per evoluzione.
Quello che inoltre in questa rivelazione si contrappone
nettamente all’evoluzionismo
è che la Forza Motrice che fece apparire le infinite
nuove
specie non va ricercata nel caso, ma nella Volontà
Creatrice di Dio stesso.
La vera Scienza, comunque, si sta già avviando da qualche
anno ad una
critica severa dell’evoluzionismo fondamentalista, o
neoevoluzionismo, e
sta mettendo sotto accusa attraverso la matematica e il
calcolo delle probabilità
quei principi di casualità che hanno fatto la fortuna di
quella teoria e
che hanno tolto tanto terreno alla fede in Dio Creatore.
Il fatto che in natura appaiano tante specie simili non
smentisce questa
rivelazione a favore della tesi evoluzionista, perché Dio
operò infiniti
interventi creativi. Come spiegare allora i cambiamenti
di molte specie
dovuti all’ambiente? Gli adattamenti dovuti all’ambiente
sono sempre, e
solo, compresi nell’ambito delle variabili già previste
nella specie stessa al
momento della sua creazione. Mai comunque questi
adattamenti possono
trasformare una specie in un’altra. La modifica resta
sempre un semplice
adeguamento all’ambiente entro i limiti previsti in
quella specie.
Ciò che piuttosto si evidenzia nella rivelazione è che
l’ibridazione della
specie si è verificata a causa del peccato originale, o
meglio, è il peccato
originale stesso. Il problema dell’ibridazione può
sollevare una reazione in
coloro che credono che tutti gli ibridi siano sterili, ma
nella realtà non tutti
lo sono. Tra specie geneticamente vicine può accadere che
nasca una prole
ibrida e molto spesso questa ha un alto grado di
sterilità, vedi ad esempio
il mulo, ma talvolta, assai raramente, non è sterile,
compreso il mulo. Nel
caso della specie umana ibrida, il salto cromosomico fra
le due specie pure
fu consentito dalla presenza della femmina ancestre che
funse da ‘ponte’,
in quanto dotata eccezionalmente di 47 cromosomi. Per cui
una discendenza
umana ibrida divenne non solo possibile, ma reale. Poi,
con lo scorrere
delle generazioni, gli individui con 46 cromosomi si
affermarono rispetto a
quelli con 47 cromosomi perché dotati di maggior
aspettativa di vita.
In natura esiste un caso singolare che potrebbe
considerarsi un esempio
di popolazione con individui dotati di un diverso numero
di cromosomi,
esempio che dimostra che questa situazione non è di per
sé impossibile.
Esiste a tutt’oggi un tipo di Lemuride, il ‘Lemur fulvus
fulvus’, che presenta
una popolazione mista, in cui vivono in perfetta
interdipendenza individui,
tutti vitali e fertili, con un diverso numero di
cromosomi e, cosa più importante,
questi individui sono interfertili: come probabilmente è
accaduto
agli esordi della specie umana, dove la comunità
riscontrava individui con
46, 47 e 48 cromosomi. Se Eva ha trasmesso a Caino, che
era uomo con 46
cromosomi come il padre, l’aspetto di un ancestre,
potrebbe aver trasmesso
ai figli di Caino altri caratteri recessivi ancestrali.
Ne è esempio il pelo di
Caino: Eva, pur non essendo pelosa, diede alla luce Caino
peloso come la
nonna materna. Allo stesso modo Eva poteva trasmettere ai
figli di Caino
il proprio numero di cromosomi (47), oppure quello della
sua vecchia madre
brizzolata (48). Così anche Caino, pur avendo 46 cromosomi,
poteva
trasmettere il suo proprio numero di cromosomi (46), o il
numero di quelli
della madre Eva (47) o della nonna (48). Perciò,
teoricamente, una popolazione
ibrida mista era possibile. E mentre gli incroci fra individui
con 46
e 48 cromosomi erano infecondi, quelli con 46 e 47, o
quelli con 47 e 48
erano fecondi. Dopo di che, con il passare delle
generazioni, gli individui
con 47 cromosomi andarono diminuendo per l’alto indice di
instabilità del
47° cromosoma, per cui i due gruppi, quello con 48
cromosomi e quello con
46, andarono separandosi e differenziandosi.
3. Riflessioni sulla Genesi mosaica
Come conciliare questa rivelazione con la Genesi mosaica?
Dobbiamo
anzitutto considerare che il Signore potrebbe aver tenuto
con Mosè un linguaggio
più semplice, adatto alla cultura del suo tempo. In
secondo luogo
dobbiamo tener presenti alcuni trascorsi storici della
Parola ricevuta da
Mosè.
Quando Dio rivelò a Mosè le origini dell’universo e la
creazione dell’Uomo,
il popolo ebraico non aveva una sua propria scrittura.
Dobbiamo scendere
a poco prima del tempo dei Re, intorno al 1000 a.C., per
trovare le tracce
del primo documento scritto in ebraico che riguarda
l’episodio di Debora nel
Libro dei Giudici. Questo significa che fra i due eventi,
la rivelazione avuta
da Mosè e la sua stesura al tempo di re Salomone (950),
sono trascorsi dei
secoli, sia che si voglia datare Mosè intorno al 1250
a.C. come vuole la tradizione,
e ancor più se lo si data intorno al 1700 a.C., come
sostengono gli
storici e archeologi più recenti: tempo che in entrambi i
casi sfida, per la mole
complessiva dei cinque Libri del Pentateuco, qualunque
tradizione orale!
Dobbiamo anche tener conto che l’antica lingua ebraica
era una lingua
molto vivace perché si compiaceva di usare allegorie,
giochi di parole,
espressioni idiomatiche, simboli, immagini infantili che
celavano però concetti
profondi. Il linguaggio ebraico era quello di un popolo
intelligente che
sapeva giocare con le espressioni e lasciare spazio
all’intuizione. È quindi
limitativo e fuorviante fare esegesi biblica su una
parola o su una frase se il
suo significato è allegorico!
Sappiamo poi che una qualsiasi lingua è in costante
trasformazione, specialmente
se questa lingua non è ancorata alla scrittura. Una
tradizione orale
subisce molte sollecitazioni culturali, storiche,
ambientali che, con il passare
del tempo, possono dare ad un’espressione colorazioni che
si discostano
dal suo significato iniziale.
Basta che un termine con un significato preciso
assuma a poco a poco una sfumatura diversa perché diventi
sinonimo di
un altro termine che ha, grosso modo, un significato
simile. Parole come
‘femmina’, ‘donna’, o ‘moglie’ possono con il passare dei
secoli esser state
usate inavvertitamente in modo improprio ed aver creato
così una grande
confusione che ha travisato il senso del testo. È quello
che probabilmente è
accaduto quando, prima ancora che esistesse la lingua
scritta, questi termini
diversi, ma simili, vennero usati come sinonimi
determinando la sovrapposizione
delle due distinte identità femminili. Fu probabilmente
questo fatto
che ha causato nella stesura del testo biblico al tempo
dei Re non poche
confusioni che si sono andate perpetuando nei secoli.
Ma poiché Dio vigila sulla Sua Parola, possiamo
supporre che Egli con
questa rivelazione abbia voluto
riportare in asse ciò che già dai tempi remotissimi
era stato equivocato. E possiamo anche presumere che, se
non
è intervenuto prima d’ora, sia stato perché volle
aspettare che la Scienza
fosse in grado di comprendere le modalità della Sua
creazione e le reali
conseguenze del peccato originale.
Va fatto notare che questa rivelazione è assai meno
distante sia dalla
Genesi Mosaica che dalla Dottrina Cristiana di quanto
possa sembrare perché
i suoi cardini fondamentali, come l’intervento diretto di
Dio in ogni
atto creativo, la perfezione dell’Uomo originario e la
sua arrogante disobbedienza,
disobbedienza che ha alterato l’equilibrio della
creazione, sono
perfettamente rispettati. Quelle che sembrano a prima
vista delle novità
inconciliabili trovano la loro spiegazione nella stesura
del testo. È naturale
pensare che quando una cosa non viene capita, finisca per
essere tralasciata
e dimenticata. Ne è un esempio la mancanza di una
spiegazione della distinzione
fra i ‘Figli di Dio’ e i ‘figli degli uomini’ (Gn.
6,2-4). Ciò fa pensare
che ci siano altre lacune presenti nel testo mosaico a
noi pervenuto, lacune
che solo talvolta hanno lasciato la loro traccia come in
questo caso.
Questo è il vero
motivo dell’incomprensione di alcuni passi della Genesi
perché noi
leggiamo solamente ciò che rimane della vera rivelazione fatta
a Mosè. Così si spiegherebbe anche perché un’altra Genesi
mosaica, quella
che deriva dal copto e anch’essa cristiana, abbia non
pochi passi che si differenziano sia da quella attuale ebraica, sia da quella
cattolica, sia da quella
rivelata a don Guido.
Se da un lato la Bibbia ci parla della creazione,
ma non ci dice ‘come’ avvenne questa creazione e
dall’altro la Scienza moderna non è stata ancora
in grado di capire ‘come’ Dio abbia creato, questa rivelazione
arriva quanto mai opportuna. Essa infatti è di
un’importanza
immensa sia per la
genetica, sia per la teologia.
4. Interventi del passato sulla
Genesi mosaica
Poiché si è visto che applicando al Pentateuco (che
comprende 5 Libri:
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) nuovi
criteri di analisi
che prendono in esame le diversità di espressioni, di
stile e di sensibilità
dei vari brani, se non addirittura dei vari versetti,
alcuni biblisti sono giunti
alla discutibile conclusione che il Pentateuco sia opera
di differenti autori,
o scuole di autori, che si sono succeduti nel tempo
intrecciando i loro scritti
fra loro. Secondo costoro gli Autori più importanti
sarebbero almeno quattro:
l’Autore yahvista, l’Autore eloista, l’Autore
deuteronomista e l’Autore
sacerdotale. Questi biblisti non tengono conto però che,
come dice la dottrina
ebraica e la tradizione cristiana, l’intero Pentateuco è
opera di Mosè.
Ma poiché delle differenze di stili esistono davvero, si
può avanzare
l’ipotesi che esse siano dovute a successivi interventi
di rimaneggiamento
mirati, nel corso dei secoli, ad aggiornare il testo
mosaico a sempre nuove
esigenze culturali e linguistiche.
Questi ‘revisori’, per così dire, avrebbero operato come
un restauratore
che avesse fatto scomparire l’originale lasciando
tuttavia trasparire talvolta
la traccia del suo intervento. Questo spiegherebbe come
mai vi siano nei
primi capitoli della Genesi due narrazioni della
creazione e due del diluvio.
Abbiamo visto che il più antico documento di scrittura in
ebraico arcaico
è un piccolo frammento che risale a poco più di un secolo
prima dell’avvento
dei Re e riguarda l’episodio di Debora narrato nel Libro
dei Giudici.
Da ciò possiamo avanzare una prima ipotesi che questo
documento fosse un
primo tentativo di scrittura in lingua ebraica.
Altra ipotesi è che accanto a questo campione di
scrittura arcaica vi
fosse l’originale dell’intero Pentateuco andato perduto e
che tutti e quattro
i così detti ‘Autori’ non siano altro che il frutto di
‘interventi’ massicci
che sono stati fatti a macchia di leopardo
successivamente. Perciò, tenendo
buona la distinzione fra stili proposta da Wellhausen1,
(1 Julius
Wellhausen, 1844-1918 scrisse i Prolegomeni: La Storia di Israele, 1883.
Fu
colui che diede inizio alla ricerca delle ‘fonti’ dei Testi Sacri.)
sostituiremo il
termine
‘Autori’ con ‘interventi’e li chiameremo semplicemente:
a) l’
‘intervento’ yahvista,
che risale al tempo dei Re intorno al 950 a.C, detto
così perché usa il termine Yavè (Yhaweh o Yhwh) per
indicare l’unico Dio;
b) l’
‘intervento’ elohista,
venuto circa un secolo dopo, che introduce il
termine Elohim riferito alla Divinità;
c) l’
‘intervento’ deuteronomista,
venuto un altro secolo dopo, così chiamato
perché a lui si rifanno la maggior parte dei capitoli del
Deuteronomio;
e infine
d) l’
‘intervento’ sacerdotale,
indicato con la lettera S o con la lettera P (che
è l’iniziale del termine Priestercodex che in tedesco
significa ‘codice dei
preti’ o ‘codice dei sacerdoti’) che opera durante e dopo
la deportazione
a Babilonia intorno al 550 a.C.
Per quanto riguarda il nostro campo di studio, ossia i
primi sei capitoli
della Genesi, noi troviamo presenti solamente:
a) l’autore dell’intervento yahvista, che ha uno stile più sciolto, più
vivace,
più colorito, a cui si attribuiscono i racconti della
creazione dell’Uomo
e della Donna, del peccato originale, del fratricidio di
Caino, della distinzione
fra i Figli di Dio e degli uomini, dei giganti, e, più
oltre, del
diluvio, della torre di Babele, ecc. e
b) l’autore dell’intervento sacerdotale, posteriore a quello
dell’intervento
yahvista di circa quattro secoli, che presenta uno stile
più monotono, più
schematico, più razionale e che lascia trapelare una
certa influenza della
cultura e della filosofia babilonese. A lui si
attribuiscono la creazione del
cosmo e della Terra, le genealogie, e più oltre una
seconda versione del
diluvio, ecc.
Ed ecco dove questo ragionamento vuole arrivare. Abbiamo
già accennato
che la scrittura yahvista era ancora molto rudimentale.
Essa era composta
da segni monosillabici corrispondenti alla radice dei
vocaboli che
potevano essere al tempo stesso sostantivi, aggettivi o
verbi. Questa scrittura
era priva di vocali, di articoli, preposizioni, di
punteggiatura e di spazi
tra le parole. Una frase poteva quindi essere
interpretata in molte maniere
ed assumere anche una decina di significati. Doveva
essere decodificata
come ‘un rebus’. Perciò, al tempo della scrittura
yahvista,
la lettura e l’interpretazione del testo dovevano essere
affiancate dalla
tradizione orale che integrasse il testo e sopperisse a
questa difficoltà.
Questo compito era affidato
alla classe sacerdotale e agli scribi. Solo molto più
avanti la scrittura
si arricchì e si trasformò in scrittura flessionale,
ossia in una scrittura che fa
corrispondere un segno ad ogni suono.
Ma una tradizione orale specializzata nel leggere ed
interpretare dei Sacri
Testi così vaghi, lo si può ben intuire, è una scienza
che può diventare molto
fragile: basta una smagliatura, come abbiamo visto, che
immediatamente si
crea il caos. Così un errore d’interpretazione, avvallato
da un linguaggio non
univoco, può diventare una valanga di errori. È quello
che probabilmente
è accaduto. Perché, in verità, è sulla distinzione
e precisazione di quei tre
termini (donna, femmina, moglie) che verte il nocciolo di
questa nuova rivelazione
che ha lo scopo di bandire ogni equivoco sui ruoli delle
varie identità
femminili del testo yahvista, equivoco che, trascinatosi
fino ai giorni nostri,
ha impedito una visione più realista del problema delle
origini dell’Uomo.
Sappiamo poi che tutti questi scritti, yahvisti, eloisti,
deuteronomisti e
sacerdotali di cui è composto il Pentateuco, furono fusi in
un unico testo
intorno al 430 a.C. e solo nel 5° secolo dopo Cristo
furono rielaborati e
trascritti nella scrittura ebraica odierna con l’aggiunta
delle vocali. Questo
testo venne detto masoretico. Il risultato di questo
immane lavoro è il testo
che attualmente viene letto e studiato nelle scuole di
teologia.
Poi, fra il 250 a.C. e il 130 a.C., il Pentateuco,
assieme agli altri Libri che
formano la Bibbia, venne tradotto in greco nella
cosiddetta ‘Versione dei
Settanta’. Promotore di questa iniziativa fu
il re d’Egitto Tolomeo Filadelfo
che, desideroso di avere nella già rinomata biblioteca di
Alessandria una
copia della Legge mosaica, fece venire da Gerusalemme 72
Ebrei esperti
della Bibbia per compiere questa traduzione.
Successivamente, nel IV sec.
d.C., il frate dalmata San Girolamo compì la traduzione in latino. Sulla base
dei suoi scritti, la Bibbia venne infine tradotta nelle
lingue odierne.
Quindi la Genesi mosaica che abbiamo fra le mani è il
risultato di innumerevoli
interventi lungo il corso dei millenni, ciascuno dei
quali ha lasciato
il suo segno.
5. Il terzo capitolo della Genesi va
riletto
alla luce delle nuove conoscenze
Di fronte alle mie perplessità di conciliare la nuova
rivelazione con la
lettura del Testo biblico, don Guido mi spiegava:
– Tutto il brano mosaico del terzo
capitolo della Genesi va considerato
un brano ermetico come l’Apocalisse,
perché fu scritto in forma simbolica
in cui la verità è stata nascosta
dietro molte allegorie. Senza dubbio questo
ermetismo rientrava nel progetto di
Dio che aveva riservato la sua comprensione
per i tempi nei quali l’umanità
sarebbe stata in grado di comprendere
i meccanismi genetici e le loro
implicazioni morali. Fu dunque
per Sua Volontà che solo oggigiorno
venisse data al mondo la chiave di
lettura per la sua decodificazione
per mezzo di questa rivelazione.
È il concetto di Eva quello che va
riveduto nella tradizionale interpretazione
del terzo capitolo della Genesi.
Eva, quella che la Bibbia chiama ‘la
madre di tutti i viventi’, è lei ‘l’albero
della conoscenza del bene e del male’,
oggetto della proibizione del
Signore, albero selvatico che avrebbe potuto
diventare ponte pericoloso fra le
due specie perché potenzialmente in grado
di procreare, con i suoi 47
cromosomi, sia dagli ancestri che dall’Uomo.
Da questo ‘albero selvatico’ l’Uomo,
per volontà di Dio, generò ‘in
bene’ la Donna e, contro la volontà
di Dio, generò ‘in male’ Caino. Dio,
rispettoso della libertà che aveva
donato all’Uomo, si astenne in questa
circostanza di intervenire con la
Sua opera creatrice. –
Molto inchiostro è stato versato per tentare di spiegare
il mistero dei
versetti del Terzo capitolo del testo mosaico e
fortunatamente l’interpretazione
letterale del serpente, dell’albero e del frutto è stata
già da lungo
tempo abbandonata.
a) Per alcuni studiosi il ‘peccato originale’ è
consistito nel sottrarsi da
parte dell’uomo o della prima comunità di uomini (in
evoluzione, loro dicono)
alle leggi della natura che regolano negli animali i
tempi e le stagioni
della fertilità. Questa libertà rubata e ripetuta
all’infinito dai loro discendenti
portò, secondo costoro, alla perdita della felicità. Essi
non considerano
che Dio possa aver creato l’Uomo già diverso dagli
animali.
b) Per molti, invece, ‘il peccato originale’ è considerato
soltanto un peccato
della mente, causato dalla superbia, dall’autosufficienza
e dalla disob-
* La creazione di
una qualsiasi nuova specie animale
- Carattere minuscolo neretto: i
figli degli uomini
- Crom.:
cromosomi
* La creazione
della specie umana [sono indicazioni per le
Foto nel libro dell’editore]
bedienza dell’uomo. Secondo costoro il peccato dell’uomo,
e dell’umanità, è
consistito nell’addentrarsi in campi del sapere che non
erano a loro permessi.
Questo modo di interpretare il passo biblico appare
alquanto riduttivo e
fuorviante, perché dà l’immagine di un Dio che, geloso
dei propri segreti,
mortifichi la creatura umana nella sua naturale e
legittima ricerca della verità.
Partendo da questa interpretazione nasce il dubbio che
l’uomo possa
mai essere felice avendo insito nella sua natura il
bisogno di conoscenza.
Risulterebbe che Dio è un Dio distante, incomprensivo,
punitivo, un tiranno.
Questo sarebbe un Dio imperfetto dal quale ci si dovrebbe
difendere, un
Dio che ha più l’aspetto di una proiezione umana
piuttosto che l’immagine
del Dio della Misericordia. Non sarebbe più Dio.
c) Altri ancora considerano l’espressione ‘albero della conoscenza del
bene e del male’ come il desiderio dell’uomo di
crearsi un proprio concetto
di bene e di male. Questo atteggiamento presuntuoso
sarebbe stato il cosiddetto
‘peccato originale’, peccato che è sempre stato presente
nell’animo
umano fin dalle sue origini. Nel volersi appropriare da
parte dell’uomo di
questa distinzione che spetta solo a Dio, consisterebbe,
essi dicono, il vero
peccato di superbia e di disobbedienza. Da questa
disobbedienza, che in
verità è arroganza, nasce la presunzione di negare una
‘morale oggettiva’.
Da qui alla ‘morale relativa’, già avanzata da Voltaire,
il passo è breve.
Questa presunzione, che il Signore non tollera perché è
una morale che va
contro l’uomo, sarebbe, secondo questi pensatori, il
nocciolo del ‘peccato
originale’. In realtà quest’ultima interpretazione, alla
luce di questa rivelazione,
è la più vicina alla verità perché l’autogiustificazione
delle proprie
trasgressioni agli ordini di Dio porta inevitabilmente
alla superbia e all’autosufficienza in campo morale.
Questi biblisti hanno il merito d’aver compreso
che l’uomo non può trovare la felicità quando esce
arbitrariamente
dalla legge di Dio. Ma non basta. Ora noi sappiamo che il
lato morale è
solo un aspetto del ‘peccato d’origine’, che invece si è
attuato anche in un
atto concreto.
d) Soltanto una minoranza di studiosi
ha preso in considerazione il fatto
che questo peccato possa aver compromesso anche
l’integrità fisica e psichica
dell’uomo. Le scoperte archeologiche relative
all’evoluzione, che ora
sappiamo trattarsi di una regressione e di una lenta
ricostruzione, avevano
sviato il pensiero teologico e fatto dimenticare che la
Bibbia
aveva enunciato che l’Uomo era stato creato con la
massima
perfezione: era cosa ‘molto’ buona.
Questa
affermazione della Bibbia
non era stata presa in seria considerazione,
perché pareva non potersi conciliare con l’imperfezione
dell’uomo
attuale e tanto meno con quella dell’uomo preistorico. Il
problema
sembrava insolubile e finiva per togliere alla Genesi
credibilità e il requisito
di ‘Parola di Dio’. Solo una nuova rivelazione poteva
darci la chiave di
lettura di questo brano ermetico.
6. L’eredità di Caino
Caino è la chiave di lettura non solo della Genesi, ma
della Bibbia intera.
Caino è nostro padre, ricordiamocelo, perché anche il
ramo genealogico
puro di Set finì per essere inglobato da quello ibrido
dei discendenti di
Caino. Perciò tutto quello che riguarda Caino riguarda
anche noi.
Don Guido si domanda perché Caino fosse così perverso se
il padre era
perfetto e gli ancestri erano esseri buoni, più fedeli e
mansueti del cane.
Senza dubbio lo squilibrio è dovuto alla distorsione
genetica. Questo
sangue corrotto portatore di qualità negative, incomplete
o distorte, “sarà
il demone per l’uomo” (§132). A questo si aggiunga l’intelligenza, sia pur
ridotta, messa a servizio degli istinti non più regolati
dalle sapienti leggi
programmate dal Creatore.
Dalle scimmie ha ereditato istinti deviati omosessuali.
Alcuni studiosi di
comportamenti animali hanno affermato che la sodomia è
tipica di alcuni
tipi di scimmie che mostrano con questo comportamento la
loro supremazia
fisica su altri individui del gruppo.
I lupi o altri animali invece, quando sono vinti, si
allontanano dal branco
o si gettano a terra supini scoprendo il collo indifeso
alle zanne del vincitore
che spesso, soddisfatto del riconoscimento della
vittoria, abbandona la lotta.
Di certo Caino, oltre alla stizza per lo smacco ricevuto
nella scaramuccia durante
‘L’ultimo
pasto di Abele’ e
l’invidia, o la gelosia, per la preferenza che
il padre Adamo dimostrava per il figlio legittimo, voleva
provare la sua superiorità
fisica sul fratellino a causa del suo grande complesso
d’inferiorità.
Da una statistica effettuata da uno studio degli Stati
Uniti è risultato che il
10% della popolazione della Terra è affetta da ‘tendenze
omosessuali’.
Dopo
questa rivelazione, capiamo chiaramente che questa
distorsione psicosomatica
è una delle tante tare ereditarie derivate dalla bestia
con il ‘peccato originale’.
Cosa possa fare la medicina per questo problema è
difficile dirlo.
Sicuramente molto potrà fare l’educazione e la Redenzione
attraverso i
Sacramenti, specialmente l’Eucarestia, visto che Gesù è
venuto non per i
sani ma per i malati.
Ciò che più impressiona oggi non è tanto il constatare la
vastità di questo
fenomeno che è sempre esistito, quanto il permissivismo
con cui viene
accettato, perché sempre di deformità si tratta. Questo
modo di pensare denuncia
una mentalità propria dei ‘figli degli uomini’, e non dei
‘figli adottivi
di Dio’.
Purtroppo, verso la fine degli anni ‘90 tali deviazioni
hanno finito
per essere considerate, in alcuni Stati, un aspetto della
libertà personale e
regolamentate come oggetto di diritto equiparandole alla
normalità.
Il problema poi della pedofilia è un’anomalia sopra
l’anomalia che ripete
il peccato di Caino.
Non per nulla la dottrina cristiana dice che ‘i peccati
contro natura’ sono
tra ‘i peccati che gridano verso il cielo’2.
Dio vietò ad Adamo di eliminare Caino, sebbene con la
morte di lui sarebbe
finito ogni problema di futura ibridazione dei Figli puri
di Dio, perché
solo Dio può disporre della vita di un uomo. E Caino era
uomo. Non era
compito di Adamo fare giustizia.
Ma nemmeno Dio stesso intervenne ad eliminare
direttamente Caino,
perché evidentemente Adamo non si era pentito, e per
questo le conseguenze
del male commesso dovevano far parte dell’economia
redentiva anche
di Adamo. Infatti, ogni guarigione individuale o
collettiva, perciò anche
quella della presunzione di Adamo, doveva e deve passare
attraverso la sofferenza,
la separazione da Dio, per giungere alla consapevolezza
di ciò che
è male. Con la sopravvivenza di Caino, Adamo e gli
Adamiti e infine i ‘figli
degli uomini’ portarono su di loro le conseguenze di quel
peccato perché
l’umanità, e in primo luogo Adamo, comprendesse che fuori
dalla volontà
di Dio non ci può essere felicità. Se Dio ha permesso
tanta sofferenza per
l’umanità ‘per colpa di un solo Uomo’ (Rm. 5,12),
potremmo dedurre che a
Dio in primo luogo stia a cuore il ritorno del Figliuol
prodigo Adamo.
2 Catechismo della Chiesa Cattolica N. 1867.
7. A Immagine e Somiglianza di Dio
Dice il versetto 6,3 della Genesi: “E il mio Spirito non rimarrà sempre
nell’uomo perché egli è carne...”. Questo versetto ci dice che l’Uomo
creato
da Dio ‘possedeva’ lo Spirito di Dio e che
successivamente, a causa
dell’ibridazione, i suoi discendenti illegittimi ‘lo
hanno perduto’.
Infatti i figli degli incroci ibridi, non voluti da Dio
perché concepiti ‘nel
male’ o ‘in male’, non ricevettero più l’alito di Vita
Divina, cioè lo Spirito,
che Dio aveva soffiato nelle creature concepite nel Bene,
perché, avendo
perduto i requisiti psicofisici di perfezione dai quali
dipende la capacità di
intendere e di desiderare i Doni Soprannaturali, persero
anche lo Spirito, in
quanto inidonei ad essere templi degni dello Spirito
Santo.
Si è visto che, dall’incrocio delle due specie, quella
dei Figli puri di
Dio e quella degli ancestri, nacquero ‘i giganti ibridi’,
i figli degli uomini,
quegli esseri mostruosi e possenti di cui parla la Genesi
(6,4). Questi uomini,
figli naturali e illegittimi del primo Uomo, che avevano
assunto nel
loro sangue gli istinti del regno animale, avevano
perduto ‘l’Immagine di
Dio’ non solo nel loro aspetto esteriore, ma, cosa assai
più terrificante, nel
loro aspetto interiore: erano potenzialmente violenti,
dalla psiche alterata
e talvolta dalla sessualità deviata. Ecco il motivo per
cui Dio, non trovando
più in loro la Sua Immagine, ha ritirato il Suo Spirito.
Non è stata una
punizione di Dio, poiché il povero individuo
geneticamente tarato non è
colpevole della sua condizione, bensì vittima. Piuttosto
si tratta di una
inadeguatezza dell’uomo ibrido a ricevere e a trattenere
lo Spirito di Dio.
Dice giustamente S. Paolo che dove prendono il
sopravvento gli istinti
bestiali, lì non ci può essere Vita dello Spirito. E
sebbene la non idoneità
non sia una colpa, è però uno stato di fatto: è una
conseguenza inevitabile
del ‘peccato originale’. Questo è quanto è accaduto ai
discendenti illegittimi
di Adamo.
Se per l’uomo ‘l’Immagine
di Dio’ è la sua capacità di intendere e di
volere con tutte le sue naturali inclinazioni, la ‘Somiglianza di Dio’, è lo
Spirito che Dio effonde su di lui. Se il contenitore,
ossia ‘l’Immagine di
Dio’, perde, il contenuto, la ‘Somiglianza di Dio’, se ne
va.
8. La morte spirituale e la Rigenerazione
Ma cos’è questo Spirito che Dio ha ritirato? Non certo
l’alito di vita
biologica poiché, anche senza lo Spirito, gli ibridi
rimasero fisicamente
vivi. E nemmeno l’intelligenza. Se lo Spirito fosse
sinonimo d’intelligenza
dovremmo pensare che l’uomo rievolvendosi ha
riconquistato spontaneamente
e naturalmente lo Spirito di Dio. Sappiamo invece che non
è così
perché l’uomo ha bisogno di un atto formale di adozione,
il Battesimo, per
ricevere nuovamente lo Spirito e poter essere riammesso
come figlio nella
famiglia di Dio.
Lo Spirito dunque va al di là delle facoltà intellettive.
Lo si potrebbe definire
l’anima dell’anima, dove l’anima, o psiche, è pur essa
immortale, e lo
Spirito che diviene la vera identità soprannaturale del
figlio adottivo di Dio.
È vera e propria Vita Divina, un Germe di Vita della
stessa Vita di Dio. Una
cosa che l’uomo fa
fatica a comprendere pienamente nella sua grandiosità.
Se Dio ha ritirato il Suo Spirito, che non avrebbe potuto
albergare in
esseri più simili a bestie che a uomini (Genesi 6,3),
significa che l’uomo
rimase privo della Vita dello Spirito: era, cioè,
‘spiritualmente’ morto.
Perso il titolo di Figlio di Dio, l’uomo ibrido si è
trovato declassato a
semplice ‘creatura’ di Dio.
Qui s’innesta la Nuova Alleanza ove l’uomo (uno dei due
contraenti),
diseredato e spiritualmente morto, si dispone ad
accogliere lo Spirito che
Dio (l’altro Contraente) gli dona in cambio della sua
accoglienza. Con
la Nuova Alleanza Dio risuscita l’uomo ridandogli la Vita
dello Spirito.
Questa è una vera e propria Ri-generazione dello Spirito
in cui Dio dà la
Sua stessa Vita spirituale al nuovo figlio adottivo. Se da un lato Dio ‘ri-crea’
la mente e il
corpo dell’uomo compromesso dalle tare del peccato originale
con infiniti
piccoli atti creativi di guarigione, dall’altro lo ‘ri-genera’ spiritualmente
facendolo passare
dalla sfera naturale a quella soprannaturale.
Questo è uno dei
compiti che Gesù ha dato agli Apostoli: risuscitare i morti,
spiritualmente
s’intende.
Dice S. Paolo
nella Lettera ai Romani (5,12-19): “Come a causa di un
sol uomo il peccato entrò in questo
mondo e attraverso il peccato la morte
si estese a tutti gli uomini, così
per l’obbedienza di un sol Uomo, Gesù
Cristo, coloro che hanno ottenuto la
Grazia (cioè lo Spirito) saranno
giustificati (ossia ri-generati,
redenti) e costituiti giusti (ossia nuovamente
trinitari perché composti come
inizialmente, all’origine dell’Umanità, di
corpo, anima e Spirito)”.
Quindi nell’individuo contaminato dal peccato originale
la ‘morte’ precede
e non segue la ‘Vita’ dello Spirito. Ciò non toglie che
colui che ha accolto
la Vita dello Spirito non possa nuovamente perderla,
conoscendo così
quella che è chiamata la seconda morte. Questo è ciò che
intende in molti
casi la Bibbia quando parla genericamente di ‘morte’ o
del ‘mondo delle
tenebre’, perché, ripetiamolo, l’uomo ibrido nasce privo
della Luce dello
Spirito. Nel linguaggio biblico, dunque, quando si parla
di ‘morte’ assai
spesso non s’intende il distacco dell’anima dal corpo per
il decesso fisico
dell’uomo, ma la separazione dell’anima dalla sua
componente spirituale
per cui ogni legame di parentela con Dio viene
interrotto.
9. I Figli di Dio
Scrive ancora S.
Paolo nella Lettera ai Romani (8,19-21): “La creazione
stessa [l’umanità ibrida] attende con impazienza la
rivelazione dei Figli di
Dio; essa infatti è stata sottomessa
alla caducità non per volere di Dio, ma
di colui [Adamo] che l’ha sottomessa e nutre la
speranza di essere pure
lei liberata dalla schiavitù della
corruzione per entrare nella libertà della
gloria dei Figli di Dio”.
La rivelazione fatta a don Guido è
la rivelazione tanto attesa e preannunciata
da S. Paolo sui Figli di Dio! L’impazienza per questa conoscenza
nasce dal desiderio dell’uomo di essere liberato dalla
schiavitù della corruzione
(le tare ereditarie e la privazione dello Spirito) per
entrare nella
libertà dei figli di Dio. È la conoscenza di questa
rivelazione che promuove
la volontà di ottenere il riscatto.
Già la Genesi all’inizio del 6° capitolo distingue i
Figli di Dio dai figli
degli uomini, ma non ne spiega la differenza. Con la
lettura di questo testo,
invece, abbiamo appreso che i ‘Figli di Dio’ erano i
discendenti legittimi
del ramo puro di Adamo e della Donna, iniziato con Abele,
Set, Enos…,
mentre i ‘figli degli uomini’ erano i discendenti di
Adamo e di Eva attraverso
Caino, il ramo geneticamente corrotto e spiritualmente
morto. Abbiamo
saputo anche che con il passare delle generazioni il ramo
puro dei Figli di
Dio si è estinto, perché assimilato dal ramo ibrido di
Caino, e che ora siamo
tutti sottomessi alla schiavitù della corruzione.
Mettiamo ora a fuoco i Figli di Dio.
I Figli puri e legittimi di Dio, nella loro perfezione,
erano composti
di corpo, anima e
Spirito. L’Alfa, Dio Creatore, e l’Omega, l’Uomo puro
e la Donna pura, posti nella rivelazione alle due
estremità opposte della
Creazione (§ 68), insieme a tutti i discendenti del ramo
puro e legittimo
di Adamo, sono intrinsecamente legati perché partecipi
della stessa Vita
dello Spirito di Dio. Potremmo dire che il Padre ha
trasferito nei Suoi Figli
legittimi il Suo ‘DNA Spirituale’, la Sua stessa Vita.
E se lo Spirito che possedeva
l’Uomo perfetto, e che l’uomo ibrido ha perduto, era una
‘particella
della Vita stessa di Dio’, ne consegue che l’Uomo
originario era più simile
a Dio che a una qualsiasi creatura, uomo attuale
compreso.
Se con il peccato d’ibridazione l’uomo ha perduto la
parentela con Dio,
con la Redenzione l’uomo redento, riacquistando lo
Spirito di Dio, ridiventa
trinitario. Ne erano perfettamente consapevoli S.
Giovanni e S. Paolo.
Ma nei primi secoli del cristianesimo la cultura
greco-romana, che aveva
una visione dualistica dell’uomo, ha influenzato la
dottrina della Chiesa
che ha ridotto l’uomo redento alla sintesi di anima e
corpo, dando al termine
‘anima’ quel significato che più correttamente dovremmo
attribuire
allo Spirito. Da qui la confusione tra anima e Spirito.
Tuttavia negli ultimi
anni si è aperta una nuova consapevolezza su ciò che
riguarda lo Spirito
nell’uomo e si tende, specie nella preghiera, a
riacquistare la terminologia
delle origini del cristianesimo.
10. La Misericordia di Dio
Ora che abbiamo capito in che cosa è consistito il
‘peccato originale’ e che
conosciamo quali sono state le vere conseguenze di questo
‘peccato’, possiamo
capire il lavoro di ricostruzione compiuto da Dio
sull’uomo in tutti i suoi
aspetti, sia psicofisici che spirituali. Perché “DIO NON HA ABBANDONATO
L’UOMO IN POTERE DELLA ‘MORTE’, MA
NELLA SUA MISERICORDIA
A TUTTI È VENUTO INCONTRO, PERCHÉ
CHI LO CERCA LO POSSA
TROVARE” (§ 249). Quale grandezza ha la Misericordia di Dio!
Quando si parla di Misericordia spesso si cade
nell’incomprensione perché
nel linguaggio comune il termine ha assunto un
significato di condiscendenza,
di indulgenza nei confronti delle debolezze umane.
Misericordia
invece significa: ‘donare il proprio cuore al misero’. E poiché
il Cuore di Dio, che è Puro Spirito, è ‘lo Spirito’, la
Misericordia di Dio
è il dono che Dio fa all’uomo, diseredato e misero, del
Suo Spirito.
Dio ha sempre amato le Sue creature che senza alcuna
colpa sono rinchiuse
in un baratro. Mentre da
un lato ha guidato per millenni l’umanità attraverso
la selezione naturale ed artificiale con interventi
eccezionali come
ad esempio quello del diluvio, e con ‘infiniti atti
creativi di un gamete’ di
cui abbiamo qualche esempio nelle nascite miracolose da
madri anziane e
sterili narrate nella Bibbia, atti creativi che hanno
fatto decrescere progressivamente
il tasso d’inquinamento genetico complessivo
dell’umanità, dall’altro
ha provveduto, con infinita Misericordia, a riaccendere
nell’anima la
Luce dello Spirito attraverso Gesù.
Ricapitolando, si potrebbe dire, con più precisione, che
nella Redenzione
vi è un’azione combinata di Dio:
1) sia nel guarire il corpo e la psiche dalle tare
ereditarie dovute all’ibridazione
(quella che S.Paolo chiama ‘la risurrezione del nostro corpo’ o ‘la
redenzione del nostro corpo’ : Rm 8,23), ricostruendo
progressivamente
nell’uomo l’Immagine di Dio, per rendere l’umanità
nuovamente idonea ad
accogliere lo Spirito;
2) sia nel riaccendere la Luce, che si era perduta, con
l’effusione di una
Scintilla Divina. Donandogli così il Suo stesso Spirito
attraverso un atto
Generativo per merito di Gesù, Dio ridà all’uomo anche la
‘Sua Somiglianza’.
11. “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove”
Dio sta ricostruendo in noi l’uomo nuovo, ma spesso trova
un ostacolo
nella nostra poca disponibilità a compiere un
cambiamento. Siamo ancora
troppo condizionati e dipendenti dalle leggi della natura
che premiano il
più forte o il più dotato. Sono leggi giuste nel regno
animale per tutelare
l’equilibrio ecologico e per garantire la sopravvivenza
della specie, ma per
coloro che aspirano a diventare figli adottivi di Dio
sono inadeguate: sono
estranee al Regno soprannaturale dello Spirito perché
appartengono ad un
regno inferiore.
Le leggi del Regno soprannaturale sono esattamente l’opposto.
L’istinto di prevaricazione dovrà essere sostituito con la mitezza e il
rispetto; lo sfrenato possesso con l’altruismo e la generosità; le
deviazioni
sessuali con un’etica
sessuale sana; la vendetta col perdono;
l’odio e l’egocentrismo
con l’amore e
l’umiltà, perché la finalità non è più la salvaguardia
della specie, ma l’uomo nella sua individualità. È un
salto di grande
coraggio che richiede un autentico desiderio di dissociarci
dalla mentalità
terrena che trova il suo sostenitore
nel permissivo senso comune.
Cosa avviene dunque per l’uomo che per sua incapacità non
sa o non
vuole compiere quel ‘salto di natura che gli consente di
far parte del Regno
di Dio? ‘Rimane’ nel regno inferiore: ‘rimane’ cioè
semplice creatura fra le
creature inferiori e, come tale, escluso dalla comunione
di Spirito con Dio.
Diceva don Guido riprendendo S. Giovanni: “Qui
non diligit [Deum]
‘manet’
in morte”, ossia “chi non opta per Dio ‘rimane’
nella morte spirituale”.
Perché “Dio non castiga: Dio promuove o non promuove – diceva ancora
don Guido. – Ciò che dobbiamo temere è la ‘non promozione’ ”. Questo è
già l’inferno: restare in eterno ‘infero fra gli inferi’,
creatura fra le creature.
12. La separazione
Il grande sogno di Dio e il Suo progetto su di noi è il
raggiungimento,
nella massima libertà per l’uomo, di una perfetta intesa
di sentimenti
e di pensiero. È l’amore che tutti sogniamo. Il primo
Uomo che Dio volle
partecipe di questo progetto fu Adamo. Ma Adamo voleva la
sua libertà.
Temeva che la richiesta di Dio, di non usare
impropriamente del dono della
vita, fosse un limite alla sua autonomia. Quanto
assomigliamo in questo al
nostro predecessore! Così Adamo abusò usando malamente
del suo libero
arbitrio, con le conseguenze che sappiamo.
Questo errore non sarebbe stato irrimediabile se egli
l’avesse riconosciuto.
Certamente Dio vi avrebbe posto rimedio. Ma evidentemente
l’orgoglio
lo ha reso cieco e, di fronte alle conseguenze, ha
rigettato ogni
responsabilità su Dio. E fece l’offeso! Quanto ci è familiare anche questo
atteggiamento! Se l’uomo che sbaglia avesse il coraggio
di riconoscere il
proprio errore, sarebbe già guarito e perdonato. Invece
siamo tutti tesi a
darci delle giustificazioni, come se queste potessero
risolvere il problema.
Anzi, lo aggravano perché così c’è il rischio che
l’errore si ripeta.
Sta di fatto che Dio ci lascia sbagliare e aspetta
paziente che noi capiamo
d’aver sbagliato. Non ha fretta. È un ottimo Maestro per
farci crescere in
maturità. Il
constatare le conseguenze dei nostri errori, che noi scambiamo
per castighi, è il
metodo d’apprendimento più educativo, specialmente se
queste sono tanto
dolorose.
Di solito alla ribellione segue la rassegnazione, poi
l’autocritica. E con
l’autocritica finiscono le conseguenze perché c’è un
cambio di rotta.
Evidentemente, dato che la sofferenza sulla terra non è
ancora passata, è
intuibile che questa auto revisione da parte di Adamo e
da parte nostra non
c’è ancora stata.
13. La Redenzione
Ora guardiamo la nostra condizione. Il grande problema di
oggi è d’aver
messo l’animale-uomo al centro di un nuovo umanesimo
senza Dio, ove l’autosufficienza
(dell’uomo) ne è la caratteristica principale. Secondo la
cultura
prevalente, l’uomo si evolve da sè, si autodivinizza,
rende se stesso albero
della conoscenza del bene e del male.
Non riconoscendo la creazione perfetta
dell’Uomo operata da Dio, non riconosce nemmeno il
peccato originale,
quindi non si sente bisognoso di Redenzione. Per lui la
Redenzione è un
termine vuoto, privo di significato. La sua presunzione
lo rende cieco: non
riconosce la sua malattia. Perciò non può farsi né una
diagnosi e tanto meno
darsi una cura. Più che mai si sente infelice, non
realizzato, ma non sa perché.
Se l’umanità attuale vive in uno stato di sofferenza per
le sue innumerevoli
alterazioni psicofisiche, è chiaro che ha bisogno di
guarigione. Ma
se vuole avere una terapia, è necessario che prima prenda
atto della sua
malattia e faccia una profonda anamnesi. Se non prende
coscienza delle sue
origini e del dramma che l’ha colpita, come potrà capire
qual è la cura che
può ridarle la salute e una vita accettabile?
Molte malattie attuali, sia fisiche
che psichiche, trovano la loro prima
causa nella distorsione genetica
avvenuta per la sovrapposizione dei caratteri
e per la combinazione dei cromosomi
delle due specie, quella dell’Uomo
perfetto e quella degli ancestri che
pure loro, nella loro specie, erano
perfetti. Senza tener presente questa realtà
è impossibile trovarne il rimedio.
E quanto prima l’uomo ricostruirà in sè l’Immagine di
Dio,
tanto prima si disporrà a ricevere la Somiglianza con
Dio.
Tale discorso è di una complessità e di una vastità
immense ed interessa
non solo la teologia, ma molte discipline della Scienza.
Ma Dio, che ha creato l’uomo e che conosce la sua realtà,
sa che c’è una
soluzione alla sua solitudine e a tutti i suoi mali. Da
Buon Padre gli dice:
“uomo, torna a Me ed Io ti ricostruirò”.
Ora più che mai, con
la seconda creazione, ossia con la Redenzione,
questo appello viene ripetuto da Dio Padre con amore
insistente, mostrando
all’umanità che solo uniformandosi a Cristo, mite,
promotore della giustizia,
non vendicativo ed obbediente a Dio, l’uomo attuale può
trovare ‘la
Via, la Verità e la Vita’ (spirituale) e realizzare ciò che
nella prima creazione
l’Uomo ha distrutto. È un’opportunità unica per ciascuno
di noi. Solo questa
consapevolezza renderà attuabile l’avvento dell’èra
messianica profetizzata
da Isaia.
La nostra redenzione individuale richiede sforzo e dolore
perché questa
strada in salita presuppone il superamento del nostro
‘io’. Questa è la nostra
partecipazione consapevole all’opera di restauro divino
della nostra natura,
quella che S. Paolo ha definito “ciò che manca alla Passione di
Cristo”.
Guai se non fosse così! Perché, se la Redenzione ci
venisse donata senza
nostra fatica, così per incanto, rischieremmo di ripetere
l’errore del primo
Uomo che si credette autosufficiente e non accettò la
sottomissione a Dio.
Il Signore Iddio, nella Sua Misericordia, ha dato una
possibilità a noi
uomini ibridi di risalire dal baratro nel quale siamo
caduti. Tendendoci una
mano, ci affida a Gesù, perché Gesù, essendo puro e legittimo
Figlio di Dio,
è legittimato a compiere lo straordinario miracolo di
riportarci alle condizioni
di figli di Dio inglobandoci nel Suo Corpo Mistico
attraverso un atto
di adozione a figli. “Padre Santo, fa che loro siano in
Me come Io sono in
Te affinché siamo una cosa sola...” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni.
La Redenzione è un dono talmente grande che è
difficile per noi umani
comprenderla appieno. Significa
che, grazie a Gesù, possiamo aspirare
all’eredità della
vita eterna in Dio come se non fossimo mai stati contaminati
dal peccato
d’origine. Naturalmente a delle condizioni ben chiare:
a) saper lottare contro gli istinti che abbiamo ereditato
dal regno animale
andando in controtendenza,
b) dimostrando fiducia in Dio.
Imparare a pensare come Dio, che è essenzialmente Amore,
vuol dire
assoggettarsi alle Sue Leggi che non si fermano ai dieci
Comandamenti.
La Legge dell’Amore si riassume piuttosto nelle
Beatitudini. Se qualcuno
ne resta affascinato e comincia ad incamminarsi per
questa strada, con suo
stupore si accorgerà che ha trovato equilibrio e serenità
già in questa vita.
In tal modo Cristo, vero Figlio di Dio, viene innestato
in noi e il fico
sterile e selvatico diventa fruttuoso. Il redento allora
potrà dire che non è
più lui che vive, ma che è Gesù che vive in lui, come ha
intuito S. Paolo.
Gesù diventa allora il nostro carrello trasportatore,
Colui che mette a nostra
disposizione i Suoi meriti perché i nostri, che sono ad
un livello terreno,
sono insufficienti.
Come può l’uomo, allora, disporsi a questo innesto? Riconoscendo che
Gesù
è vero Figlio di Dio e che ha la facoltà di donarci il Suo Spirito.
Dice
Giovanni: “Hæc est vita æterna, ut noscant Te
qui misisti Jesum
Christum Filium Tuum”, questa
è la Vita eterna, che conoscano Te, o Dio,
che
inviasti Gesù Cristo, Figlio Tuo (Gv 17,3)
per salvarci.
‘Conoscere’
in senso biblico non significa solo venire a conoscenza, ma
vuol
dire soprattutto ‘condividere la stessa intimità’ o la stessa realtà. È ‘il
riconoscere’
che Dio ci ha inviato Gesù, Suo vero e legittimo Figlio, che ci
rende
idonei a diventare partecipi della Sua stessa Vita soprannaturale e a
godere
attraverso di Lui della Vita eterna in Dio pur mantenendo la nostra
identità!
È una Vita di relazione piena, appagante. Questa è la Redenzione!
È
implicito che, se riconosciamo Gesù l’Autore della nostra dimensione
spirituale,
dovremmo conformarci all’insegnamento del Vangelo.
È la
‘capacità di intendere e di desiderare i Doni dello Spirito’ che dà
a
noi, ibridi, una parziale, ma sufficiente, ‘Immagine di Dio’ per poter
ricevere,
previe
le determinate sopraccitate condizioni, lo Spirito che è la
Vita
Divina. Questa Vita Divina è il Dono grande e meraviglioso che Dio
fa
all’uomo con il Battesimo: gli dona il Suo Spirito, una Particella di Se
stesso,
purché rinunci a Satana, cioè a colui che è il re del regno della morte
spirituale
e che per dominarci e manipolarci desidera tenerci legati agli
appetiti
del regno animale.
14. Nella pienezza dei tempi
Solo Dio, essendo il Creatore dell’Uomo perfetto, conosce
obbiettivamente
la realtà dell’uomo attuale e può compiere quest’opera di
graduale
recupero cominciata milioni di anni fa e che attualmente
è ancora in corso.
E quando l’umanità raggiunse mediamente un sufficiente
grado di sviluppo
intellettivo, cioè quello che S. Paolo chiama “la pienezza dei tempi”,
mandò Suo Figlio Gesù affinché ridonasse lo Spirito a
coloro che erano
pronti a riceverlo. Istituendo quindi la Chiesa, Gesù ha
delegato ad Essa tutti
i Suoi poteri perché continuasse l’opera che aveva
iniziato, al fine di riportare
gli uomini alla purezza delle origini. La Chiesa, dunque,
è la depositaria
del mandato divino. Il suo compito non si limita a donare
all’umanità lo
Spirito di Dio risuscitando gli uomini spiritualmente
‘morti’ a causa del peccato
originale, o a evangelizzare, o a liberare le anime
oppresse dal demonio,
o a rendere grazie a Dio.
Oltre a questi compiti, Essa ha anche quello, finora
misconosciuto, di farsi strumento di guarigione delle
infermità fisiche e psichiche
dei suoi figli. Come? Attraverso i Sacramenti che
operano una vera
e propria dialisi
spirituale e fisica immettendo nella nostra natura umana,
debole e tarata, il Corpo e il Sangue perfetti di Gesù,
perfetto Figlio di Dio.
Senza questa rivelazione è quasi impossibile rendersi
perfettamente conto
della grandezza della missione che ha la Chiesa, missione
che travalica
e trascende ogni logica umana. Essa è chiamata a
collaborare con Dio alla
ricreazione di un’umanità sempre più orientata verso la
perfezione iniziale
e verso una completa armonia con Dio e con il creato.
Questa rivelazione dà anche alla scienza medica la
possibilità di approfondire
la conoscenza di noi stessi e dell’intimo dell’animo
umano. Sapere
che nel nostro ‘io’ più profondo abbiamo scritte geneticamente
le inclinazioni
e le tendenze della ‘bestia’, ereditate attraverso Eva e
Caino, ci dà
modo di analizzare gli istinti propulsivi inconsci che
condizionano il nostro
comportamento.
È importantissimo che l’uomo abbia piena consapevolezza
della sua
realtà e al tempo stesso, senza sfiduciarsi, che soltanto
Dio può operare
dove la medicina tradizionale non può intervenire.
Ecco perciò l’importanza di conoscere le nostre origini,
perché come
aveva detto mons. Gaetano
Masi6 nel
lontano 1932, rivolgendosi ai
seminaristi e fissando
in particolare il chierico Guido: “Senza la conoscenza della vera
essenza del ‘peccato originale’ (e delle sue conseguenze) non è possibile
comprendere appieno l’economia della
Redenzione”.
//– E quando il
Signore si degnerà manifestare a uno di voi – guardando
diritto al chierico Guido – il mistero del
peccato originale, ringraziateLo,
perché solo per mezzo della conoscenza della vera essenza del
peccato originale potranno essere compresi il mistero e l’economia
della
Redenzione. –
6 Nato a Vallesella
di Cadore nel 1870, si laureò in filosofia e teologia a Bologna e in ‘utroque
iure’ a Roma. Nel
1895 divenne insegnante di dogmatica al seminario di Belluno. Rimosso
dalla sua cattedra
da Pio X per le sue idee moderniste espresse sul settimanale cattolico ‘La
Domenica’ di cui
era direttore, si trasferì prima a Monaco di Baviera, poi a Vienna alle
dipendenze
dell’ ‘Opera
Bonomelli’ per dedicarsi all’assistenza spirituale degli emigrati. Nel
1913 venne
richiamato a Belluno dal vescovo Cattarossi che lo designò l’anno successivo
vicario generale
della diocesi. Nel 1919 gli venne assegnata la cattedra di dogmatica,
catechetica
e teologia
pastorale nel seminario di Belluno alla quale rinunciò dopo un decennio
per dedicarsi
totalmente alla direzione spirituale dei seminaristi, fra i quali il chierico
Guido.
La sua
spiritualità verteva principalmente sulla ‘Consecratio Mundi’ a Cristo Re. Il
suo
motto era: “Fatevi
santi senza riserve! Buttate via il pessimismo e abbiate fiducia nella liberazione
globale! Cristo
infatti non ha solo salvato le anime, ma anche i corpi, riconsacrando
in radice tutte le
realtà terrestri”. Morì improvvisamente come un santo nel 1936. Non vi è
dubbio che Mons.
Masi ebbe un ruolo importante nella formazione di don Guido.//
15. La creazione mediata
Cercare di capire il processo creativo di ogni nuova
specie e di dedurne
la regola è stato per don Guido uno dei problemi più
pressanti delle sue
meditazioni e dei suoi studi negli anni successivi alle
rivelazioni.
Ci arrivò progressivamente, dopo un lungo lavorio che
traspare dai suoi
appunti e che continuò anche dopo la stesura del suo
manoscritto.
Ritengo interessante e opportuno riportare qui lo
stralcio di una nostra
conversazione avvenuta nei suoi ultimi mesi di vita da
cui si può vedere come
la promessa del Signore “ti aiuterò a ricordare e a capire” si sia avverata.
Mi disse don
Guido:
- Meditando questi fatti, mi resi
conto che le regole da trarre sono due:
una per la creazione delle nuove
specie animali e una per la creazione dell’Uomo.
Ma prima di entrare nelle
riflessioni su come Dio operò per creare
una nuova specie, vorrei fare una
premessa perché anche quelli che, come
lei, sono digiuni di genetica,
possano seguire il mio pensiero.
La cellula di un qualsiasi essere
vivente ha un numero ben definito di
cromosomi secondo la sua specie.
La cellula di un qualsiasi tessuto
umano ha 46 cromosomi visibili al
microscopio. Ogni cromosoma può
avere 100.000 geni, visibili solo al microscopio
elettronico, disposti ciascuno nel
suo ‘loco’ come le perle di una
collana, su un filamento minutissimo
a forma di spirale avvolto su se stesso.
Quindi una cellula umana con i suoi
46 cromosomi può avere più di
4 milioni di geni.
Sembra una cosa da niente, ma un
uomo è costituito da molti miliardi
di cellule. Con un microscopio
elettronico che ingrandisca almeno 200.000
volte, una cellula è paragonabile ad
una città piena di grattacieli, dove ogni
vano è pieno di macchine
elettroniche che ricevono e trasmettono segnali e
sostanze necessarie all’organismo,
secondo il bisogno: un panorama grandioso
e complesso, più interessante del
macrocosmo o del cielo stellato.
Nell’apparato riproduttivo di ogni
essere vivente, ci sono delle cellule
predisposte alla fecondazione: i
‘gameti’. Negli animali superiori e nella
specie umana i gameti sono
differenziati in femminili, gli ovuli, e maschili,
gli
spermatozoi.
Dall’unione di due gameti, uno
maschile e uno femminile, della stessa
specie, si forma la cellula ‘zigote’
che, sviluppandosi, genera un individuo
della stessa specie. Quindi ‘la
cellula germinativa’, o zigote, è composta da
due serie di cromosomi racchiusi in
un sol nucleo.
Nella specie umana ogni gamete è
composto da 23 cromosomi, sia che
provenga dal seme del padre, sia che
provenga dalla madre, per cui lo zigote
da essi formato ne comprende 46.
Quell’individuo avrà ereditato così i suoi
caratteri fisici e psichici dai
genitori: metà dal padre e metà dalla madre.
A sua volta ne trasmetterà la metà
per via di generazione ai suoi discendenti,
obbedendo alla legge del Creatore:
“Moltiplicatevi secondo la
vostra specie”.
Cercherò ora – dice sempre don Guido – di estrarre le regole dai fatti
che il Signore mi ha fatto
conoscere.
1) Cerchiamo per prima cosa di
capire la regola usata da Dio per la
creazione di ogni nuova specie
animale.
Se le quattro femmine ancestri erano
i “quattro
rami dell’unico albero”,
ciò significa che la vecchia madre
brizzolata era la capostipite della
sua specie composta da quell’ “unica” famiglia. Perciò sua madre apparteneva
ad un’altra specie, diversa e
sconosciuta. Questa, a sua volta, era
stata ‘capo di ponte’ per la
creazione della specie degli ancestri.
Ora osserviamo in particolare la
specie degli ancestri.
Se, come si è visto dai fatti, la
vecchia ancestre era la capostipite, ovvero
albero unico della sua specie
(paragonabile ad un tronco da cui si
dipartono i rami), e suo figlio ne
era un ramo, il quale con la madre generò
le tre femmine nere e pelose, è
chiaro che per creare la specie degli ancestri
Dio era intervenuto due volte con la
sua opera creatrice:
a) la prima per creare, nel seno di
quella ignota femmina della specie
precedente e sconosciuta, un gamete
maschile ed un gamete femminile,
ossia la cellula germinativa che
sviluppandosi avrebbe fatto
nascere la capostipite degli
ancestri;
b) la seconda per creare, nel seno
di quest’ultima, raggiunta l’età fertile,
il gamete maschile che avrebbe
fecondato il suo ovulo per dare
alla luce il figlio maschio. È lo
stesso processo messo in atto due
anni prima per creare Eva.
Da quell’istante la prima coppia
della specie degli ancestri era fatta.
Questo maschio infatti, raggiunta la
maturità sessuale, verrà attratto da
lei, la madre ancestre, per quella
legge che accomuna i propri simili e con
essa si accoppierà. Così la prima
coppia della nuova specie si è moltiplicata
“secondo la sua specie”. Da qui la
prole: “i
rami (femminili) dell’unico
albero” (§42). Questo esempio ci permette
di estrarre la regola generale
valida per ogni specie animale: ‘Dio
prima crea la femmina capostipite
della nuova specie, poi il maschio e
la coppia è fatta’.
Alle origini di ogni specie – prosegue don Guido – nella prima e nella
seconda generazione era dunque
necessario l’incesto per mantenere isolati
i caratteri della nuova specie. Così
anche per quella umana.
Riassumendo, per la creazione degli
‘ancestri’ (e questo esempio vale
come regola per la creazione di
qualsiasi nuova specie animale), Dio usò
come supporto, o ‘mezzo’, l’utero di
una femmina di una specie sconosciuta
già esistente. Perciò ogni
intervento creatore di Dio lo ho chiamato ‘creazione
mediata’: creazione, perché Dio non
trasforma ma ‘crea dal nulla’ la
cellula germinativa della
capostipite della nuova specie; mediata, perché
usa come ‘mezzo’, o supporto o
gestazione, una femmina già esistente della
specie precedente.
Questo ‘strumento chiave’ per la
creazione di qualsiasi nuova specie è
necessariamente sempre una femmina,
quella che Dio chiama “CAPO DI
PONTE”.
Percorrere a ritroso tutti i milioni
di anni per riscoprire tutte le femmine
per mezzo delle quali sono avvenute
le creazioni delle numerosissime specie
di animali è impossibile perché
questo strumento, unico tra una specie
e quella successiva, è introvabile.
È chiaro anche il motivo per il quale per
far nascere la capostipite di una
qualsiasi nuova specie Dio abbia dovuto
creare nella prima fase entrambi i
gameti: la nuova nata doveva essere geneticamente
incompatibile con la specie da cui
derivava. Infatti, per definizione
stessa di ‘specie’, la ‘specie è un
gruppo geneticamente isolato’, e ciò
equivale a dire che eventuali
rapporti fra individui della specie originaria
con quelli della specie derivata non
sono fecondi o, al limite, il nuovo nato
non è fecondo, come ad esempio nella
maggior parte dei muli.
E se la Bibbia dice che “ogni specie
generi secondo la propria specie”,
e questa rivelazione lo comprova, è
chiaro che vi è continuità ‘fra’ le specie,
ma ‘non evoluzione dentro’ ciascuna
specie. Al contrario, gli evoluzionisti
pensano che le specie si trasformino
attraverso una lenta evoluzione,
dando origine spontaneamente a
specie nuove. Qui invece si è visto che
solo mediante nuovi e successivi
atti creativi di Dio, mirati a innestare di
volta in volta la vita di una nuova
specie nell’albero genealogico di una
specie già esistente, nascono i
progenitori della specie nuova.
Fin qui abbiamo visto come è
avvenuta la creazione di ogni nuova specie
animale.
2) Ma nel caso della creazione della
specie umana, Dio ha compiuto
due passaggi successivi, uno
intermedio e uno finale.
a) Primo passaggio, ovvero quello
intermedio, è stato la creazione di
una ‘femmina sui generis’: un essere
a metà strada fra le due specie per
dare ai primi due esemplari della
specie umana una madre non pelosa,
Eva,molto più simile all’Uomo di
quanto non lo fosse una comune femmina
ancestre. Un’amorevole premura di
Dio.
Ma forse questo passaggio
transitorio era anche una necessità dovuta
al salto di due cromosomi fra le due
specie, poiché le scimmie, e presumo
anche gli ancestri, ne hanno 48, mentre
la specie umana ne ha 46.
Ho intuito che questa femmina
intermedia, bianca e senza pelo, Eva,
aveva eccezionalmente 47 cromosomi
perché ha potuto generare sia dal
maschio della sua specie, sia
dall’Uomo.
Da qui il perentorio divieto del
Creatore al giovane Uomo di unirsi a
questa femmina perché da essa
sarebbe venuta la morte, cioè l’estinzione
della specie umana pura, dando
origine ad una discendenza ibrida.
Passato questo pericolo transitorio
durante la vita di Eva, un incrocio
fruttuoso fra le due specie non
sarebbe più stato possibile per la differenza
fra esse di due cromosomi.
b) Secondo passaggio, ovvero quello
finale.
Per la creazione dell’Uomo, Dio creò
nel seno di questa ‘femmina sui
generis’ Eva, nuovo “capo di ponte” entrambi i gameti: l’Uomo doveva
essere
a tutti gli effetti ‘Figlio di Dio’,
quindi dotato fin dal suo concepimento
dello Spirito di Dio, e non solo
fisicamente nuova creazione. Infine, nella
seconda fase di questo passaggio
finale, Dio, per creare la prima Donna,
si limitò (oltre a generare il suo
Spirito) a creare nel seno della stessa femmina
‘sui generis’, Eva (che aveva avuto
già una volta il ruolo di ‘capo di
ponte’ generando l’Uomo), il solo gamete
femminile, cioè un ovulo della
specie umana. Non era necessario
infatti creare questa volta entrambi i
gameti nel seno di Eva. Bastava
creare il gamete femminile potendo usare
il gamete maschile, cioè lo
spermatozoo, del giovane Uomo. Vale sempre
il principio che ‘Deus non facit per
Se quod facere potest per creaturas’ ,
Dio non compie un nuovo atto
creatore quando può servirsi allo scopo di
ciò che ha già creato. Se ne servì
durante il sonno di Adamo, appunto come
dice la Bibbia, perché il fatto non
doveva ripetersi. Economia? Diciamo
piuttosto ‘volontà di Dio’ di creare
una gerarchia naturale: l’Uomo doveva
essere ‘il Capostipite’ del genere
umano.
Riassumendo – prosegue sempre don Guido – nelle specie animali
Capostipite è sempre una femmina;
nella specie umana,
invece, Capostipite è un maschio.
Da questo concepimento, all’insaputa
e nell’incoscienza di Adamo,
nacque una Femmina, la prima Femmina
della specie umana:
la Donna.
E così anche per il genere umano la
prima Coppia veniva creata. E
come per qualsiasi altra specie,
anche per la specie umana era necessario
il fenomeno dell’incesto nelle due
prime generazioni per mantenere intatti
i caratteri originari.
Cerco ora – dice sempre don Guido – di approfondire la figura di Eva
osservando i fatti. Eva è la figlia
‘primogenita’ della capostipite degli
ancestri: è nata prima dell’unico
maschio, il secondogenito della vecchia
madre ancestre. Questo per
abbreviare il più possibile i tempi per creazione
dell’Uomo. Perciò fu concepita non
appena la capostipite degli ancestri
raggiunse l’età della sua
maturazione sessuale.
Eva, pur appartenendo alla specie
degli ancestri, è bianca e non pelosa.
È diversa da sua madre ed è diversa
anche dalle sue tre sorelle che sono in
tutto simili alla loro madre e al
loro padre. Quindi non può essere figlia di
quell’unico maschio. È invece probabile
che sia solo per metà ancestre e,
per l’altra metà, frutto di una
nuova creazione intermedia fra la specie degli
ancestri e l’uomo. In altre parole
nel suo concepimento Dio creò, nel seno
della sua vecchia madre, un gamete
maschile semi-umano perché fecondasse
il suo ovulo naturale dando come
frutto questa creatura di una specie transitoria
e ristretta a quest’unico esemplare.
Questo spiegherebbe perché questa
‘femmina sui generis’, Eva, fosse
più simile ad una donna di quanto non lo
fossero le sue sorelle, in
previsione del suo futuro compito di dare alla luce i
primi due ‘Figli di Dio’. Inoltre
Eva è diversa dagli altri animali perché non
ha usato con Adamo la tecnica di
accoppiamento degli animali (§ 205).
Così Eva diventa il nuovo ‘capo di
ponte’, quello predisposto da Dio per
la creazione della specie umana
poiché il Signore disse: “la via all’uomo è
cominciata di lì” (§ 96). Eva dunque è il “capo di ponte” più importante, il
terzo nell’arco di tre generazioni
dopo quello di sua nonna, femmina di una
qualche specie sconosciuta, e di sua
madre, la vecchia ancestre.
Ma se il Signore disse di Eva che “doveva rimanere ‘capo di ponte’, ma
l’uomo presuntuoso e
disobbediente l’ha resa ‘ponte’ ” (§ 97) e se Caino,
come appresi nella prima rivelazione
e in altre che seguirono, ha l’aspetto
di un ancestre pur avendo l’Uomo per
padre, ora è chiaro
anche il significato di ‘ponte’:
“ponte” è la femmina di una specie che si
unisce ad un individuo di una
specie diversa e dà origine ad una
discendenza ibrida.
In natura generalmente questo non
accade, perché le diversità
non stanno solo nel numero dei
cromosomi.
Alle origini della specie umana – conclude don Guido – l’ibridazione
è stata possibile solo a causa di
quell’unica ‘femmina’ interfertile che ha
potuto generare da entrambe le
specie e che perciò doveva avere necessariamente 47 cromosomi. –
Don Guido aveva desiderato fare per
sua curiosità un approssimato
calcolo, attraverso i dati
disponibili, sull’età e il numero presunto degli
ancestri al momento della nascita
della Donna. È partito dal presupposto
che gli ancestri avessero alcune
caratteristiche comuni alle scimmie
antropomorfe, le quali diventano
fertili intorno agli 8 anni ed hanno una
vita media che va dai 27 ai 30.
Inoltre don Guido, basandosi sempre sull’osservazione, ha supposto che ogni
femmina generasse ad
intervalli di due anni.
Prendendo come anno zero l’anno
della nascita della vecchia madre
brizzolata, presuppose che al suo
ottavo anno avesse partorito, per opera di
Dio, Eva, la sua primogenita e, due
anni più tardi il maschio.
Eva all’età di 8 anni avrebbe
generato il primo Uomo.
Quando l’Uomo divenne padre della
prima Donna, intorno ai 15-16
anni, Eva poteva avere circa 24 anni
(8+16) e la vecchia ancestre intorno ai
32 (8+8+16), età massima per la sua
specie.
Vediamo ora la specie ancestre.
Il maschio nasce quando sua madre ha
all’incirca 10 anni ed Eva 2. A
8 anni egli genera con sua madre,
che a quel momento ne ha 18 (10+8) la
prima figlia nera e pelosa, poi a 10
anni la seconda figlia e a 12 la terza.
A quel momento la vecchia madre ne
ha 22.
Quando la prima figlia del maschio
ha il suo primo cucciolo, il maschio
ha circa 16 anni (8+8), Eva 18, la
nonna 26, e l’Uomo ne ha 10.
Quando la seconda figlia ha il primo
cucciolo, sono passati altri due anni
dalla data precedente.
Similmente, quando la terza figlia
diventa madre, sono passati altri due
anni. Sappiamo per rivelazione (§
43) che al momento in cui Eva partorisce
la prima Donna, le altre tre femmine
erano tutte e tre gravide e prossime al
parto. Quando nasce la Donna, la
prima sorella pelosa di Eva è al suo probabile
quarto parto, la seconda al terzo e
la terza al secondo.
Quindi la comunità complessiva a
quel momento comprende: i due Figli
di Dio (l’Uomo e la Donna neonata),
i due progenitori ancestri, le tre figlie
pelose, i loro relativi nove figli,
Eva e i figli avuti dal maschio ancestre, nati
fra la nascita dell’Uomo e quella
della Donna.
16. Perché solo con la nascita di
Enos si iniziò ad invocare
il nome del Signore?
Negli anni successivi alla
rivelazione sull’origine dell’Uomo don Guido
cercò di collegare le nuove
conoscenze con i primi capitoli della Bibbia.
Alcune di queste considerazioni, che
mi esternò nelle nostre numerose conversazioni,
le reputo importanti. Mi sembra
perciò di fare cosa gradita al
lettore riportarle nel testo.
Mi spiegava don Guido:
– Avevo osservato, come dissi nella
premessa della rivelazione de
‘L’ultimo pasto di Abele’, che nella
Genesi mosaica (4,26) è scritto che
“solo con la nascita di Enos si
incipiò ad invocare il Nome del Signore”.
Questo versetto ermetico non dice
nemmeno, come dato certo, che Adamo
dopo la nascita del nipote si sia
effettivamente riconciliato con Dio. Anzi,
il verbo impersonale (si incipiò) fa
pensare che fra coloro che invocarono
il nome del Signore-Iddio non ci
fosse Adamo perché in tal caso il Signore-
Iddio avrebbe avuto la premura, o la
misericordia, di farcelo sapere.
Che cosa era accaduto perché i
familiari solo dopo così tanto tempo,
cioè dopo tanti anni dalla morte di
Abele che coincise con la nascita di Set
e con il giorno in cui Adamo commise
quell’atto di spregio e di sfida verso
Dio, si decidessero a pregare Dio?
Perché dunque cominciarono ad invocare
il nome del Signore solo con la
nascita di Enos e non con quella di Set
o già con la nascita di Abele o,
prima ancora, con quella della Donna?
Compresi, - dice sempre don Guido - , che questo versetto nascondeva
un altro segreto, ma che con le
conoscenze acquisite, e con qualche calcolo,
il mistero sarebbe venuto alla luce.
La Genesi dice che Adamo generò Set
a 130 anni e Set generò Enos a
105 (Genesi 5,6). È mia opinione che
l’età dei Patriarchi dell’epoca prediluviana
indichi ‘le stagioni’ in luogo degli
anni, ma non così nell’epoca
postdiluviana. Perciò, riducendo gli
anni in stagioni, Adamo avrebbe generato,
secondo le indicazioni della Bibbia,
il Figlio Set a 32 anni e mezzo e
Set il Figlio Enos a circa 26 anni,
mentre tutti gli altri ‘Figli di Dio’ generarono
in età più giovane.
Le figlie femmine e i figli morti in
tenera età nella Bibbia generalmente
non venivano nominati.
Dai miei calcoli, - dice ancora don Guido -, Adamo, quando nacque Set,
aveva appunto circa 33 anni, poco
più o poco meno. Infatti, sommando
approssimativamente l’età sua (16
anni) di quando nacque la Donna, l’età
della Donna (14 anni) quando nacque
Abele e l’età di Abele quando morì
(3 anni), fanno circa 33 anni.
Dunque l’ipotesi che la Genesi
chiami ‘anni’ le stagioni farebbe coincidere
in modo sorprendente la presunta età
di Adamo di questa rivelazione
al momento della nascita di Set, con
quella indicata nella Bibbia. È troppo
singolare per essere una mera
coincidenza!
Ed è ancor più singolare – continua don Guido – che l’atto di ribellione
di Adamo sia avvenuto pressappoco
alla stessa età in cui fu crocifisso Gesù.
Salta agli occhi un’immagine di Gesù
che pare la controfigura, al positivo, del
Capostipite Adamo: Gesù compì un
atto di obbedienza estrema in contrapposizione,
e suppongo anche in riparazione,
all’atto di ribellione di Adamo.
Molte sono anche le similitudini fra
Gesù e Adamo:
a) Gesù è concepito per intervento
divino come Adamo;
b) nasce in estrema povertà, alla
presenza di animali miti e docili, come
il primo Uomo;
c) Gesù al tempo della pubertà fa la
Sua professione pubblica di sottomissione
e di obbedienza a Dio, in
contrapposizione all’atto di autosufficienza
e disobbedienza di Adamo quando,
ancora ragazzino, commise il
‘peccato originale’:
d) Adamo si considera un ‘dio in
Terra’ e vuole dei figli solo suoi per
esercitare su di essi la sua
autorità negandoli a Dio, mentre Gesù venuto
non per giudicare ma per servire, dà
la Sua stessa vita per ridare i figli a
Dio, se non più legittimi, almeno
‘adottivi’;
e) Dio dirà di Gesù al tempo del Suo
Battesimo: “Questo è il Mio Figlio
diletto. Ascoltatelo!”. Non così
potè dire di Adamo.
f) Gesù muore per testimoniare
l’Amore di Dio verso gli uomini a 33
anni, come vuole la tradizione,
mentre Adamo proprio a quell’età…
g) La causa della tentazione e della
ribellione di Adamo è stata la mancanza
di fiducia in Dio, mentre Gesù è
totalmente fiducioso e abbandonato in Dio.
Infine Adamo, dopo aver estromesso
Dio dalla sua vita, sostituendosi a
Dio stesso, Gli attribuisce, con
grande presunzione, colpe che invece erano
solo sue. Non ha voluto riconoscere
le proprie responsabilità.
Né la Bibbia, né questa rivelazione,
ci dicono nulla sul suo ipotetico
pentimento, tranne che “si incipiò
ad invocare il Nome di Dio solo dopo la
nascita di Enos” . –
Sentiamo cosa risponde ancora don
Guido ad
un altro quesito: come
fecero i ‘Figli di Dio’ a
moltiplicarsi se Adamo non volle altri Figli e aveva
solo un maschio, neonato, senza una
sorella che potesse crescere con lui?
– Sappiamo dalla Bibbia – dice ancora don Guido – che i ‘Figli di Dio’
non si estinsero con Set perché in
Genesi 6,2 si parla di loro al plurale.
Riguardo al ‘come’ l’umanità si
riprese, troviamo la soluzione ancora
nella Bibbia. Sono le età dei
Patriarchi che ci svelano il mistero. Se Set nacque
quando Adamo aveva 32 o 33 anni (e
Abele nacque quando ne aveva 29-
30) ed Enos nacque quando Set aveva
26 anni, mentre tutti i loro discendenti
generarono in età più giovane, è
perché Adamo e Set dovettero aspettare che
le loro rispettive Figlie fossero in
grado di poter generare da loro.
Il problema sta allora nel capire
come Set abbia potuto generare la
Figlia che sarebbe diventata sua
moglie, visto che era rimasto Figlio unico
e Adamo non voleva altri Figli.
Una cosa è certa: la Volontà di Dio
non può essere fermata dalla volontà
umana. Se Adamo credeva con la sua
ritorsione di colpire al cuore il
Signore, dovette accorgersi ben
presto che nulla è impossibile a Dio.
Dio, pur essendo rimasto deluso di
Adamo, – prosegue
don Guido – indubbiamente
si compiacque della santità,
dell’umiltà, della fedeltà e dell’accettazione
del dolore della Donna e, in Lei,
volle rifare nuove tutte le
cose. Come? “ab uno disce” (§ 126) aveva detto il Signore, da
un esempio
impara, ossia applicando la regola
generale già considerata per la creazione
di una qualsiasi nuova specie:
quando la capostipite ha generato il
maschio, con lui si accoppia.
Così, – dice sempre don Guido – non appena Set raggiunse l’età
feconda,
probabilmente Dio lo fece cadere in
un profondo sonno e, assieme a lui,
la Donna che al momento aveva circa
una trentina d’anni.
Nel caso della Donna e di Set questo
evento fu unico: un passaggio obbligato
e finalizzato solo alla nascita
della seconda Donna e, per analogia,
nel sonno per entrambi come era
accaduto già ad Adamo nella sua giovane
età, perché non se ne accorgessero e
perché la cosa non dovesse ripetersi.
Dio avrebbe potuto creare un nuovo
gamete maschile nel seno della
Donna per farle generare una Figlia,
ma non usò sicuramente questa strada:
ce lo dice ancora la Bibbia
nell’informarci che Set generò a 26 anni, a
differenza, dei suoi discendenti che
generarono in età più giovane. Infatti,
se Dio fosse intervenuto con un
nuovo atto creatore, Set avrebbe generato a
15 o a 16 anni come Adamo quando
generò la Donna e non a 26.
Dio invece applicò la regola
generale secondo il principio che “Deus
non facit per se quod facere potest
per creaturas”, ossia che Dio non compie
direttamente un atto creativo quando
può servirsi per quello scopo di
ciò che ha già creato: in questo
caso si servì del seme di Set.
Da quell’unione, inconsapevole per
entrambi, è nata la seconda Donna,
quella che sarebbe divenuta la
legittima sposa di Set. Così anche la nuova
e definitiva Coppia fu fatta. Poi
Set, con sua figlia-sorella e moglie, generò
Enos e i fratelli e sorelle di lui.
Qui potremmo chiederci che
atteggiamento abbia avuto Adamo di fronte
a questo imprevisto. Con molta
probabilità Adamo alla nascita di Enos era
già uscito di scena, tant’è vero che
la Bibbia dice che solo quando Enos nacque
“si incipiò ad invocare il nome del
Signore”. Ma forse scomparve dalla
scena ancor prima di quella data,
cioè al raggiungimento della pubertà di
Set, per lasciargli campo libero nel
crescere sua Figlia nella pace.
Poiché
normalmente
nelle genealogie le femmine non vengono nominate,
dovremmo dire più propriamente che
“si incipiò a invocare il nome del
Signore” alla nascita della Figlia
di Set o, meglio ancora, già prima del
suo concepimento. In quella data
sicuramente Adamo con loro non c’era
già più. E, a voler essere ancora
più precisi, nemmeno tanto tempo prima
che Set raggiungesse la pubertà, per
garantire alla Donna e a Set, che stava
crescendo, protezione e
sostentamento.
Pare chiaro che fino a quel momento
Adamo non si sia pentito, altrimenti
si sarebbe iniziato ‘ad invocare il
nome del Signore’ già prima della
nascita di Enos e Enos non sarebbe
nato quando Set aveva 26 anni.
Quindi
è evidente che Adamo o morì
prematuramente prima dei cinquant’anni
(33+15=48), forse per una disgrazia,
oppure lasciò la famiglia e se ne
andò lontano.
La Bibbia invece dice che Adamo morì
a 930 anni, cioè, tradotto in
stagioni, a 233 anni. Ma, visto che
la notizia ci è riportata dallo scritto
sacerdotale, può darsi che questa
ragguardevole età sia stata modificata
a posteriori, probabilmente dagli
Autori stessi degli scritti sacerdotali che,
non sapendosi spiegare il motivo di
una morte prematura, allungarono la
sua vita per analogia con tutti gli
altri Patriarchi antidiluviani.
Enos generò Cainan, primo maschio, a
22 anni e mezzo, forse perché
prima gli erano nate alcune femmine
che ovviamente non sono state menzionate.
Infatti i suoi discendenti
generarono in età più precoce.
I tempi delle successive generazioni
vennero così abbreviati e la specie
umana potè avere un più rapido
avvio. La prima
Donna, – conclude don
Giudo – per analogia con la longevità dei
Patriarchi, sarà morta probabilmente
ultrabicentenaria dopo aver
assistito alla nascita di almeno una
decina di generazioni, insegnando
loro l’amore e il rispetto verso Dio. –
17. Come valutare un maggior o minor
grado di purezza
Purtroppo, riguardo alla non purezza
dei caratteri, è sufficiente avere
una percentuale infinitesimamente
piccola di sangue animale perché manchi
‘la perfezione assoluta’, necessaria
per essere Figli ‘legittimi’ di Dio.
L’uomo ibrido non nasce già figlio
di Dio, ma creatura di Dio. E Tertulliano
dirà che figli adottivi di Dio
non si nasce, ma si diventa. Perciò l’uomo
necessitava di un vero e proprio
nuovo atto creativo e generativo di Dio,
la Redenzione, che rigenerasse le
sue facoltà e riaccendesse nell’anima la
Luce divina dello Spirito.
Il recupero psicofisico dell’umanità
non ha annullato i caratteri che differenziano
le varie etnie, ma, al contrario, il
prolungato isolamento ha accentuato
le diversità. Una lettura frettolosa
dell’Opera potrebbe far credere
che essa ispiri sentimenti razzisti
poiché mette in risalto alcune caratteristiche
dell’uomo ibrido che sono diverse da
quelle dell’Uomo puro. Infatti, ci
viene spontaneo osservare il colore
della pelle, degli occhi, dei capelli, la
statura, la lunghezza delle gambe,
la conformazione del tronco o l’intensità
della peluria, ecc. e confrontarli
con i parametri dell’Uomo originario,
creato perfetto.
Ma queste caratteristiche esteriori
non sono elementi rilevanti per il
Signore. L’esperienza insegna che la
bellezza o l’altezza non necessariamente
sono accompagnate dal dono di una
vivace intelligenza o da un cuore
generoso.
Tuttavia possiamo fare qualche
raffronto fra le due specie per capire a
quale livello di ricostruzione si
trovano gli uomini d’oggi.
Una delle caratteristiche più
appariscenti derivate dall’ibridazione è il
notevole abbassamento della statura dell’uomo ibrido rispetto all’Uomo
puro. La statura media attuale si
aggira intorno alla media dei valori della
statura degli Uomini puri, che
misuravano circa due metri e mezzo, e quella
degli ancestri maschi, che si
aggiravano sul metro e dieci. Se noi facciamo
un semplice calcolo vediamo che il
valore medio si avvicina al metro e
ottanta, valore che negli ultimi
tempi è raggiunto da sempre più individui
maschi. Ciò conferma la tendenza
verso l’originaria perfezione, segno
evidente che siamo nella fase di
recupero. È sotto gli occhi di tutti che la
statura media va innalzandosi in
molti paesi del pianeta. Indubbiamente
influiscono molti fattori fra i
quali la miglior alimentazione ed una più sana
qualità di vita, ma potrebbero
esserci anche delle cause non naturali
dovute all’opera del Creatore che
alla Scienza sfuggono.
Invece la longevità media della popolazione attuale, a
differenza dei
valori relativi alla statura, non si
è stabilizzata su valori intermedi fra quelli
medi della popolazione dei Figli di
Dio (227 anni circa) e quella presunta
degli ancestri che si suppone fosse
simile a quella delle scimmie antropomorfe
che si aggira intorno ai 27/32
anni. L’età media dell’uomo attuale è
nettamente al di sotto della media
aritmetica (227+29):2=128, segno che gli
stenti e le malattie l’hanno ridotta
ulteriormente. Tuttavia anche in questa
particolarità siamo in una fase
ascendente di recupero.
Fra i caratteri ancestrali esteriori
che si sono attenuati troviamo la scomparsa
delle lunghe orecchie lanceolate
sporgenti dalla testa per i maschi o
quelle a mo’ di pecora per le
femmine. Il motivo della scomparsa totale di
questi caratteri potrebbe essere
stata la selezione artificiale: quando il nuovo
nato presentava questa
caratteristica, che evidentemente non piaceva, il
padre lo sopprimeva come una
maledizione, sì che questo carattere col passar
del tempo scomparve. Rimane invece
un po’ di peluria, più accentuata
nel maschio, distribuita sugli arti,
sul petto e più raramente sulle spalle e la
schiena, ma sempre e solo
nell’adulto. Perciò si può supporre che anche i
nati pelosi venissero eliminati
perché dall’aspetto troppo ancestrale.
Ma ciò che colpisce maggiormente con
un po’ di osservazione sono le
proporzioni fra le varie parti del corpo che
hanno mantenuto in alcuni casi
un notevole grado di ancestralità. La
lunghezza delle gambe richiamano
in particolare la nostra maggior
attenzione. Per gli Uomini geneticamente
puri, esse rappresentavano la metà
della statura. Se osserviamo la Sindone,
oltre a considerare i segni penosi
della Passione di Gesù, restiamo colpiti
dalla lunghezza delle gambe rispetto
al busto. Se Gesù, pur essendo Figlio
di Dio, ha abbassato la Sua naturale
altezza per non umiliare l’umanità, tuttavia
ha mantenuto le caratteristiche e le
proporzioni dell’Uomo originario:
la peluria
assente, la barba assai ridotta e naturalmente composta, le braccia
proporzionate al tronco e non lunghe
più del necessario come per noi uomini
che talvolta tendiamo ad
assomigliare un po’ troppo agli ancestri che le
avevano assai lunghe in proporzione
agli arti inferiori. Le spalle molto più
larghe del bacino.
Un’altra curiosità che colpisce è la
presenza in noi delle famose categorie
platoniche del senso del bello e
dell’armonioso. Eccettuati pochi casi
anomali, esse sono una reale
caratteristica dell’animo umano e sembrano
avere la loro origine nel ricordo
primordiale dei requisiti dell’Uomo perfetto.
Non si spiegherebbe altrimenti come
anche un lattante sia attratto
dal bello oggettivo e rifugga il
brutto. Il suo giudizio non è influenzato
né dall’esperienza né della cultura:
è istintivo. La vista di un ancestre lo
spaventerebbe. Eppure, e questo è un
mistero, per tutti il senso del bello è
orientato verso un’unica direzione:
l’Uomo e la Donna originari. Come può
il concetto del bello essere
stampato nel profondo della nostra coscienza?
Si trasmette anch’esso per via
genetica? Unico requisito dell’aspetto umano
che fa eccezione a questo criterio
in riferimento al Campione originario è il
bacino stretto che i giovani d’oggi
considerano una qualità positiva e non
sanno che anch’esso è un retaggio
ancestrale. Evidentemente il condizionamento
della moda può soffocare i ricordi
inconsci. Ma generalmente le
preferenze estetiche cadono sempre
su gusti concordi, come ad esempio vediamo
nei concorsi di bellezza dove
vengono apprezzate le gambe lunghe,
le fronti alte, gli occhi non
sporgenti e così via: tutti requisiti che avevano
gli Uomini puri.
* Stature di Adamo e Eva a confronto
* Proporzioni e caratteristiche a
confronto con l’uomo attuale
[didascalie per le foto nel libro stampato]
Chiesi a don Guido se questa
rivelazione rischiasse di alimentare il razzismo,
constatando che vi sono popolazioni
di pelle bianca, rossa, nera e
gialla.
Mi spiegò pacatamente che il
razzismo è un sentimento e un atteggiamento
umano e non di Dio che invece guarda
il cuore, non l’aspetto. Dio
ama indistintamente tutti gli
uomini. Egli vede in ognuno ciò che avrebbe
dovuto essere se non ci fosse stato
il ‘peccato originale’ e soffre per ciò
che l’uomo è. Il colore chiaro della
pelle, che ai bianchi può sembrare un
privilegio, può diventare un
ostacolo alla loro salvezza perché può ispirare
sentimenti di autocompiacimento e di
orgoglio. Ciò
su cui saremo giudicati
sarà solo l’apertura del cuore,
verso Dio e verso gli uomini, e quello
che a noi può sembrare un
pregiudizio può rivelarsi un dono.
Qual è dunque il criterio per
determinare nell’uomo ibrido una minor o
maggior purezza, quella che piace a
Dio? Ce lo dice Gesù nel Discorso della
Montagna quando elenca le più
importanti Beatitudini. Beato, cioè privilegiato
perché maggiormente fruisce dei doni
della Redenzione, è colui che
è mite, che agisce con giustizia e
lotta con mezzi non violenti perché questa
si affermi, e che accetta perfino di
essere perseguitato per questo ideale.
Non è quindi questione di pelle,
d’intelligenza, di cultura o di civiltà
intesa come progresso tecnologico,
ma è questione di essere più o meno
conformi alle doti morali e al modo
di pensare di Gesù (cfr Mt 11,29).
Queste caratteristiche, frutto di
una mente sana e di un’etica corretta,
determinanoquella purezza che è alla
base della nostra capacità di
accogliere il dono della salvezza.
Diceva ancora don Guido che queste
doti sono distribuite equamente
in tutte le etnie, segno che tutti
i popoli hanno pari opportunità e che sono
amati equamente dal Signore.
18. Apparenti contrasti con
rivelazioni più recenti
Il fatto che esistano discordanze
fra la Parola di Dio della Genesi mosaica
e quella della rivelazione data a
don Guido può creare contrarietà nel
credente, ma non un pericolo per la
sua fede. Se Dio ha permesso che più di
un versetto di ciò che fu rivelato a
Mosè perdesse la sua autenticità lungo i
secoli, è evidente che il Signore,
che veglia sempre sulla Sua Parola, prima
o poi avrebbe dovuto intervenire per
fare chiarezza e togliere tutti gli equivoci
che sono entrati nel Testo biblico.
Ma il problema cresce in modo
esponenziale quando questa rivelazione
entra in apparente contraddizione
con rivelazioni più recenti o quasi contemporanee.
Per il Lettore attento che sia a
conoscenza delle rivelazioni
che il Signore ha fatto a veggenti
del XX secolo come a Maria Valtorta,
la cui veridicità sta venendo
finalmente apprezzata, potremmo dire che le
novità rivelate a don Guido a
proposito di Eva potrebbero metterlo momentaneamente in crisi.
Infatti, nei libri della Valtorta, Adamo ed
Eva sono
sempre associati ed Eva è
considerata una figura umana e responsabile,
quindi colpevole, oltre che della
caduta, anche di istigazione. Al contrario,
nella Genesi rivelata a don Guido si
afferma che la prima Donna fu assolutamente
innocente e che quella che invece fu
l’involontaria tentatrice
di Adamo era una femmina
appartenente ad una specie immediatamente
inferiore a quella umana.
Questa novità ‘sembra’ perciò
contrastare i passi
della Valtorta che trattano del
peccato originale, ma
non è così.
Cercherò
di spiegarne il perché. Gesù non
avrebbe potuto anticipare alla Valtorta la
notizia che nei secoli lontani era
avvenuta una sovrapposizione fra le due
identità femminili della Genesi
senza dare anche delle spiegazioni esaurienti.
Questo avrebbe rischiato di
compromettere tutta l’opera di evangelizzazione
affidata a quella carismatica. Non
era infatti la spiegazione della
Genesi il compito della Valtora.
Ogni carismatico ha una sua missione e un
suo campo di rivelazione. La Genesi,
per la mole stessa di notizie, di spiegazioni,
implicazioni, richiedeva una
rivelazione a parte, esauriente.
Quindi Gesù si è semplicemente
astenuto dall’accennare a questa realtà,
conformandosi alla tradizione e alla
cultura vigente in quel momento storico.
Inoltre, era necessario attendere
che le conoscenze in campo genetico e
scientifico fossero in grado di
recepire una verità di così grande portata. È
stata una scelta di estrema saggezza
che solo con la visione onnicomprensiva
di Dio poteva essere presa evitando
che entrambi le rivelazioni, quella
data alla Valtorta e quella data a
don Guido, andassero bruciate. Perché Dio
ci dà sempre ‘solo’ quello che
possiamo digerire giorno per giorno, come
la manna nel deserto, anche in campo
spirituale. Non ha forse detto Gesù
agli Apostoli: “Avrei ancora molte cose da dirvi,
ma ‘per ora’ non siete in
grado di portarne il peso”? Ciò vuol dire che al momento delle
rivelazioni
date alla Valtorta l’umanità non era
ancora in grado di portare un peso maggiore,
mentre ora, a distanza di sole poche
decine di anni, siamo in grado di
apprezzarne il valore grazie alle
nuove conoscenze scientifiche.
Però Gesù ha fatto molto di più: ha
preparato il terreno alla rivelazione
ricevuta da don Guido proprio
attraverso la Valtorta perché tutto ciò che è
scritto nei suoi libri riguardo alle
conseguenze del peccato originale conferma
questa rivelazione. In quelle pagine descrive
ampiamente gli effetti
devastanti sull’umanità, anche in
senso psicofisico, della disobbedienza di
Adamo, in piena sintonia con quanto
rivelato a don Guido. Questo lo constatiamo
meglio se, ‘dopo’ aver letto l’opera
di don Guido, riprendiamo in
mano il ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ o meglio ancora ‘I Quaderni’
del 1943, 1944 e 1945-50. Vi troviamo le conferme sulla
natura del peccato
originale e sulle sue conseguenze
sui discendenti ‘illegittimi’ di Adamo,
come l’apparire di mostri
animaleschi e scimmieschi incapaci di intendere
e di volere i doni dello Spirito.
Infatti, se da quel famigerato rapporto nacquero
figli degeneri, è chiaro che il
rapporto avvenne con una femmina che
non apparteneva alla specie umana. E
poiché quella femmina non aveva né
l’uso della parola, né l’uso della
ragione paragonabile a quello della specie
umana, quella va sollevata da ogni
responsabilità. Inoltre, se le conseguenze
furono così devastanti, è ovvio che
la partner di Adamo non poteva essere
la Donna perfetta e appartenente
alla sua stessa specie, ma una femmina
di una specie inferiore che, con il
suo DNA animale, ha inquinato il sangue
puro della specie dei Figli di Dio.
Quindi la Donna, la legittima sposa
di Adamo, accusata per secoli come
la causa della caduta dell’Uomo,
viene sollevata da questa accusa e riabilitata
nella sua dignità.
È opportuno leggere insieme un
brano, fra tanti simili sullo stesso argomento,
quello del 30.12.1946 tratto da ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’ a pag. 339:
Scrive Maria Valtorta, una delle
maggiori scrittrici veggenti che abbia
toccato questo argomento: “Sento la notizia che hanno
ritrovato in una
caverna scheletri di uomo-scimmia”.
Resto pensierosa dicendo: “Come
possono asserire ciò? Saranno stati
brutti uomini. Volti scimmieschi e corpi
scimmieschi ce ne sono anche ora.
Forse i primitivi erano diversi da noi
nello scheletro”. Mi venne un altro
pensiero: “Ma diversi in bellezza. Non
posso pensare che i primi uomini
fossero più brutti di noi essendo più vicini
all’esemplare perfetto che Dio aveva
creato e che certo era bellissimo oltre
che fortissimo”. Penso a come la
bellezza dell’opera creativa più perfetta
si sia potuta avvilire tanto da
permettere agli scienziati di negare che l’uomo
sia stato creato ‘uomo’ da Dio e non
sia l’evoluzione della scimmia.
Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6° della
Genesi.
Leggilo”. Lo leggo. Gesù mi chiede:
“Capisci?”.
“No Signore. Capisco che gli uomini
divennero subito corrotti e nulla
più. Non so che attinenza abbia quel
capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: “Non sei la sola a non capire. Non
capiscono i
sapienti e non capiscono gli
scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi
attenta. – E comincia a recitare – :
‘E avendo cominciato gli uomini a
moltiplicarsi
sulla terra e avendo avuto delle
figliole, i figli di Dio (i discendenti
di Set) videro che le figliole degli
uomini (figlie dei discendenti di Caino)
erano belle e sposarono quelle che
fra tutte a loro piacquero…’. Ora dunque,
dopo che ‘i figli di Dio’ si
congiunsero con ‘le figlie degli uomini’
e queste partorirono, ne vennero
fuori ‘quelli uomini potenti, famosi nei
secoli’. (Questi sono) gli uomini che per potenza del loro
scheletro colpiscono
i vostri scienziati che ne deducono
che al principio dei tempi l’uomo
era molto più alto e forte di quanto
è attualmente, e dalla struttura del loro
cranio deducono che l’uomo derivi
dalla scimmia. I soliti errori degli uomini
davanti ai misteri del creato. Non
hai ancora capito? Ti spiego meglio.
Se la disubbidienza all’ordine di Dio
e le conseguenze della stessa avevano
potuto inoculare negli innocenti il
male con tutte le sue diverse manifestazioni
di lussuria, gola, invidia, superbia
e avarizia, e presto l’inoculazione
fiorì in fratricidio provocato da
superbia, ira e invidia, quale più profonda
decadenza… avrà provocato questo
peccato secondo?...”. (Il
secondo peccato
è il fratricidio di Caino, rispetto
alla disobbedienza di Adamo, il primo
peccato. Nota della curatrice.). E
più avanti, a pag. 341, prosegue:
“....e Caino non si pentì. Perciò
egli e i propri figli non furono che figli
dell’animale detto uomo. ... Ed
ebbero mostri per figli e figlie, quei mostri
che ora colpiscono i vostri
scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che
per la potenza delle forme e per una
selvaggia bellezza e un’ardenza belluina,
frutti del connubio fra Caino e i
bruti, fra i bruttissimi figli di Caino e
le fiere, sedussero i figli di Dio,
ossia discendenti di Set per Enos, Cainan,
Malaleel, Jared, Enoc di Jared - da
non confondersi coll’Enoc di Caino -
Matusala, Lamec e Noè, padre di Sem,
Cam e Jafet.
Fu allora che Dio, ad
impedire che il ramo dei Figli di
Dio si corrompesse tutto con il ramo dei
figli degli uomini, mandò il
generale diluvio a spegnere sotto il peso delle
acque la libidine degli uomini e a
distruggere i mostri generati dalla libidine
dei senza Dio, insaziabili nel
senso, perché arsi dai fuochi di Satana.
E l’uomo, l’uomo attuale, farnetica
sulle linee somatiche e sugli angoli
zigomatici, e non volendo ammettere
un Creatore, perché troppo superbo
per poter riconoscere di essere
stato fatto, ammette la discendenza dai bruti!
Per potersi dire: “Noi, da soli, ci
siamo evoluti da animali a uomini”.
Si degrada, si autodegrada, per non
volersi umiliare davanti a Dio. E discende.
Oh! Se discende! Al tempo
della prima corruzione ebbe di animale
l’aspetto.
Ora ne ha il pensiero ed il cuore e l’anima, per sempre più profondo
connubio
col male, ha preso il volto di Satana in troppi. Scrivilo questo
... a controbattere le teorie
colpevoli di troppi pseudo-sapienti.... Avrei
svelato
grandi misteri. Perché l’uomo sapesse ora che i tempi sono maturi.
Non è più
il tempo di contentare le folle con le favolette. Sotto la metafora
delle
antiche storie sono le verità chiave di tutto l’universo ... perché l’uomo
dal
sapere traesse la forza a risalire l’abisso...”.
Gesù rivela dunque che il peccato
delle origini fu un peccato che compromise
non solo il rapporto dell’uomo con
Dio, ma che coinvolse anche
la natura psicosomatica dei suoi
discendenti, portando come conseguenza
la corruzione della persona umana in
tutti e tre gli ordini: corpo, mente e
Spirito. E, se questo peccato è
tale, è chiaro che le sue conseguenze vengono
trasmesse per via genetica.
Se con la Valtorta il Signore ha
aperto le porte a questa rivelazione, non
avrebbe potuto inoltrarsi con lei in
un tema che richiedeva la spiegazione
del ‘perché’ Abele e Set erano
perfetti mentre Caino, il figlio illegittimo,
era portatore di corruzione, senza
addentrarsi nella distinzione fra la prima
Donna, legittima moglie di Adamo, e
la femmina subumana del peccato
originale.
Quindi l’assenza di una spiegazione
di questa distinzione negli
scritti valtortani è stata una
necessità poiché l’argomento dato a don Guido
era così vasto e delicato che
richiedeva una rivelazione a parte per spiegare
nei dettagli questa realtà. Quella
di Gesù è stata dunque a quell’epoca una
omissione necessaria e voluta per la
complessità di questo tema. Ed è stata
anche una omissione di prudenza per
non compromettere l’accettazione di
quelle rivelazioni, già per se
stesse imponenti, che hanno avuto degli acerrimi
oppositori per motivi ben meno
rilevanti. Necessitava inoltre che la
veggente avesse qualche conoscenza
di genetica, cosa che probabilmente
non aveva.
Quindi, come in tutte le rivelazioni
avvenute nei tempi passati,
sia pur abbastanza recenti, Gesù si
è adeguato con la Valtorta alla cultura
del momento. Così, parlando di Eva
in maniera tradizionale, attribuì ad essa
sentimenti e pensieri che erano di
Adamo, senza svelare il mistero della sua
vera identità. Ecco il perché di
questa ‘apparente’ contraddizione: apparente
perché i prodromi e le conclusioni
sono le stesse.
E perché la rivelazione del
peccato originale avesse il giusto
effetto, ha aspettato che l’umanità fosse in
grado di comprenderne e apprezzarne
anche il valore scientifico oltre che
morale. È chiaro ora perché il
Signore, nel Suo progetto di Misericordia, è
intervenuto solo ora a chiarire
l’equivoco della Genesi. Questa rivelazione
è una cosa molto seria che interessa
non solo tutte e tre le religioni
monoteistiche ma l’umanità intera e
va presa altrettanto seriamente.
Ripensiamo a quello che il Signore
aveva detto alla Valtorta: “Sotto le
metafore delle antiche storie (della Genesi mosaica) sono le verità chiave
di tutto l’universo perché l’uomo
dal sapere (cioè
dalla conoscenza della
verità) trovasse la forza di risalire
l’abisso”.
19. Conclusioni
È il caso di accennare anche ad un
altro aspetto di questa rivelazione.
Don Guido diceva che la Bibbia si
apre e si chiude con due Libri ermetici:
la Genesi e
l’Apocalisse.
Essi stanno lì come due porte opposte, ma in stretta
relazione fra loro. Entrambi sono
stati scritti in modo ermetico per volontà
del Signore perché potessero essere
aperti e svelati al momento che Lui
avesse ritenuto opportuno.
E questo pare essere il momento
ritenuto maturo
dal Signore dato che anche la chiave
d’interpretazione e di spiegazione dell’Apocalisse
è stata consegnata intorno al 1989
ad un Sacerdote carismatico.
L’uno e l’altro, e non a caso, sono
Sacerdoti della Chiesa Cattolica
Apostolica Romana.
Il Signore non si limitò a dare a
don Guido le rivelazioni sulla Genesi,
ma si preoccupò di dargli anche
delle referenze ineccepibili affinché potessero
da sole dargli credito. Nomi come
san Giovanni Calabria, ora canonizzato,
padre Matteo Crawley, beatificato,
Teresa Neumann, in via di
beatificazione, e non ultimo Papa
Luciani parlano da soli a qualunque uomo
di buona volontà.
Questo messaggio è urgente perché in questi ultimi tempi si
sta mettendo
in atto un secondo peccato originale
perché l’uomo presuntuoso di oggi
si sente autorizzato a manipolare la
vita.
Dio diede il creato intero al primo
Uomo Adamo perché lo governasse
e ne godesse i frutti. Non gli diede
la facoltà di disporre a sua piacimento
della vita. Concepimento,
nascita, morte sono rimasti patrimonio di Dio il
Quale si riservò, e si riserva
tuttora, di disporne secondo il Suo Pensiero.
Ma l’Uomo presuntuoso e disobbediente
volle impossessarsi già allora della
gestione della vita e ne fu travolto
e noi con lui.
L’uomo di oggi deve capire, e al più
presto, che se il Signore mette un
veto non lo fa per creare un
ostacolo alla fervida inventiva dell’umanità,
ma lo mette per la sua salvaguardia.
Se noi non afferriamo in tempo questo
semplice concetto, ne saremo
nuovamente travolti. E oggi siamo giunti
alla clonazione dell’uomo, alla
scelta del sesso e dei caratteri di un figlio,
all’ibridazione con specie inferiori
per usi terapeutici, e via dicendo.
Se dovessimo fare una scelta fra ciò
che la Scienza insegna e la Parola di
Dio espressa in questa rivelazione,
sia pur non ancora di dominio pubblico
e non ancora riconosciuta dalla
Chiesa, è chiaro che il vero dato certo su cui
possiamo contare è la Parola di Dio,
perché essendo Dio l’Artefice di ogni
cosa, solo Lui sa come è stata
fatta.
SEZIONE III
TESTIMONIANZE
Il mio ricordo di don Guido
di Renza Giacobbi
Conobbi don Guido nel 1986, quando
frequentavo la cappella della Casa
del Clero di Belluno. Un giorno
arrivò questo anziano Sacerdote di 79 anni,
che mi stupì per il particolare
trasporto e convincimento con il quale celebrava
la S. Messa. Il suo sguardo e tutto
il suo essere si concentravano
con tanta immedesimazione in ciò che
pronunciava e faceva, che ne rimasi
colpita. Le sue omelie brevi,
ispirate e mai lette, erano profondissime e nuove
e quasi sempre terminavano con
parole di ammirazione e di affettuosa
devozione alla Vergine Maria.
Dopo qualche tempo don Guido mi
avvicinò per chiedermi se avessi
potuto aiutarlo a riordinare e a
ricopiare un manoscritto che desiderava
pubblicare, perché si trovava
nell’impossibilità di farlo da se stesso poiché
faticava a scrivere a causa di uno
strappo ai legamenti della spalla destra
avuto qualche mese prima. Fu così
che cominciò a parlarmi del suo libro
e ad accennarmi che il ‘peccato
originale’ fu un peccato di ibridazione
della specie pura dei ‘Figli di Dio’
creati perfetti, come dice la Bibbia, ma
subito dopo corrotti dall’unione con
la specie preumana dalla quale erano
derivati.
Al sentir queste parole lo guardai
trasecolata. Aveva uno sguardo d’innocenza
e di sincerità per cui gli chiesi:
– Come fa a dire queste cose? –
Mi rispose lanciando uno sguardo al
cielo:
– Chi me le ha dette non può
sbagliare! –
A quel punto, scossa ma incuriosita
da una risposta così sconvolgente,
realizzai in pochi attimi che
sarebbe stato sciocco un mio atteggiamento di
chiusura ancor prima di conoscere i
fatti. Potevo sempre riservarmi la libertà
di vagliare e di ritirarmi in
seguito. Così accondiscesi.
Nei cinque anni che seguirono, prima
della sua morte, ebbi modo di
trascorrere molte ore ad ascoltare e
riascoltare il racconto delle sue straordinarie
esperienze soprannaturali.
Parlava in modo semplice e senza
retorica. Anche i concetti più profondi
attraverso di lui diventavano
facilmente comprensibili. Critico intelligente,
sapeva cogliere l’essenziale di ogni
questione e al tempo stesso mostrava una
capacità analitica sorprendente.
Provava interesse per tutto ciò che lo circondava,
fosse la natura o l’animo umano.
Aveva un acutissimo spirito d’osservazione:
nella vita lo colpivano anche i
dettagli più piccoli che ad altri passavano
inosservati. Questo spiega le
descrizioni così minuziose delle sue visioni.
Vedevo nei suoi occhi un’immensa
pace, un perfetto equilibrio e molta
umiltà di fronte alla grandezza del
messaggio ricevuto. Diceva sempre:
– Ma pensi, proprio a me... così
meschino! –
Nelle sue parole mai ho colto un
pizzico di autocompiacimento per esser
stato scelto dal Signore per questo
compito; provava piuttosto una grande
meraviglia che Dio si fosse adeguato
alla sua pochezza.
Allo stesso tempo avvertivo la sua
sofferenza di non essere creduto e la
dignitosa consapevolezza che la sua
croce era già stata portata molto tempo
prima anche da Gesù quando fu
respinto, schernito e crocifisso dagli uomini
del suo tempo.
Si sentiva solo, incompreso, ma mai
infelice: la preghiera era per lui un
rifugio autentico che lo rigenerava
costantemente. Rimasi colpita dal suo
modo convinto di pregare, dalla sua
completa fiducia nella Misericordia
di Dio. E quanta espressività,
compostezza e confidenza in Dio in quelle
preghiere! Molte di queste erano
preghiere spontanee.
Aveva piena fiducia che il Signore,
prima o poi, avrebbe provveduto Egli
Stesso ad abbattere le barriere di
diffidenza che sembravano insormontabili.
Occorreva dare a tutti, con questa
rivelazione, un’ulteriore prova dell’infinita
Sua Misericordia spiegando all’uomo
quali furono i veri pregiudizi che
portarono tanta sofferenza sulla
terra e a quale prezzo fu riscattato ciò che
era andato irrimediabilmente
perduto. Diceva don Guido che questa consapevolezza
avrebbe stimolato molti a non
sprecare la loro vita e a cercare la
Parola di salvezza nella Sacra
Scrittura.
Don Guido aveva conservato una
spontaneità vivace negli atteggiamenti
e uno spirito giovane dentro un
corpo che ormai mostrava tutti i suoi anni.
Trattava con affabilità e gentilezza
chiunque: benevolo verso le debolezze
umane, stimolava le qualità
migliori. Nella Confessione era esplicito e
obiettivo nell’evidenziare le
responsabilità. Allo stesso tempo, dimostrando
la sua stima e la sua fiducia,
comunicava la voglia di ricominciare. Non
adulava ma rincuorava. Ripeteva
senza stancarsi: “Pro posse, petere ut possis”,
se ti senti incapace e vuoi riuscire
a cambiare, chiedi aiuto a Dio.
Mi resta il ricordo del suo buon
carattere e della sua rettitudine di uomo
e di Sacerdote. La sua dote più
evidente era proprio l’umiltà, quella vera,
di sentirsi piccolo strumento nelle
mani di Dio. Aveva l’innocenza di un
bambino. Mai la più piccola bugia,
mai, nemmeno per compiacenza, il più
piccolo compromesso, mai il più
piccolo orgoglio.
Ho tracciato qualche tratto della
sua personalità affinché non sorga il
dubbio in chi legge queste pagine
che la sua penna sia stata presa dalla
fantasia.
Forse perché sono stata una
testimone costante dei suoi ultimi cinque
anni, don Guido mi affidò tutti i
suoi scritti perché li proteggessi e li pubblicassi.
E poiché da don Guido ho ricevuto
non solo molte spiegazioni ma
anche tante parole di bontà, sento
il desiderio di manifestargli la mia gratitudine
adempiendo al mio impegno.
alcune considerazioni
di Roberto Gava
Ho conosciuto personalmente don
Guido e mi è rimasta impressa la sua
serenità: una pace e una
tranquillità interiore di chi si sente amato da Dio.
Ho parlato a lungo con lui della sua
esperienza ed egli ha risposto alle
mie domande mantenendo il sorriso e
la serenità interiore. Non c’era spirito
di critica o di condanna in lui
verso coloro che non gli credevano, né orgoglio
o superbia o senso di superiorità
per le esperienze che aveva fatto. Era
sereno, come un bimbo in braccio a
sua madre ... sì, perché Dio è veramente
Padre e Madre e don Guido si sentiva
in tutto e per tutto suo figlio. Non
scorderò don Guido. Come potrei?
Ho riflettuto per più di dieci anni
sulle visioni che lui mi ha riferito di
aver ricevuto da Dio Padre e mi pare
di vedere ancora la luce che sprizzava
dai suoi occhi quando me ne parlava.
Era una gioia interiore traboccante
che non riusciva a contenere, ma che
lasciava intravedere anche un po’ di
nostalgia.
Quando me ne parlò, erano già
passati circa 15 anni dalle ultime visioni.
Intuii che avrebbe pagato qualsiasi
prezzo per ritornare a quei colloqui
con l’Onnipotente. Credo che questo
sia il desiderio nascosto di ogni ‘veggente’.
Quando si fa una vera esperienza di
Dio, non si può non sentirne
anche una profonda nostalgia.
In questi anni di studio e di
riflessione ho confrontato innumerevoli volte
il suo racconto con la Parola di Dio
rivelataci attraverso la Sacra Bibbia inerente
questi argomenti e non ho mai
trovato una dissonanza incolmabile.
Sappiamo che le conoscenze umane,
sia dello scienziato che del credente,
sono in continua evoluzione (cfr Lc
2,52). È quindi normale che lungo
questo cammino si creino delle
divergenze. Mi pare che l’esperienza di don
Guido si inserisca in questo
processo e non entri in vero contrasto con quella
che oggi riteniamo Verità assoluta,
sia religiosa che scientifica.
Le obiezioni principali potrebbero
essere di natura teologica, ma i teologi
da me consultati hanno sollevato
argomentazioni e dubbi divergenti.
Molti ostacoli che per alcuni erano
insuperabili venivano sminuiti o quasi
non considerati da altri.
Ho concluso pertanto che l’argomento
dell’origine dell’uomo, in base alla
Rivelazione Biblica, si presta
ancora a troppe opinioni e interpretazioni.
E se in teologia molti sono i punti
certi e solo alcuni da chiarire, nella
scienza antropologica è esattamente
l’opposto: i dati assolutamente certi
sono pochissimi. Oserei dire che
tutta la dialettica si è basata e continua
a procedere sulla base di opinioni o
presunzioni o ipotesi di alcuni che
poi altri confutano e criticano
apparentemente senza possibilità d’appello.
Sappiamo che il progresso
scientifico avviene proprio così e quindi la
cosa non ci deve stupire. Comunque,
allo stato attuale, nonostante molti
recenti progressi, mi pare che
questa branca della Scienza navighi ancora
in mare aperto. Infatti, gli
antropologi consultati sugli argomenti trattati da
don Guido hanno sollevato le
obiezioni più disparate e sempre diverse tra
loro avvalorando così la mia ipotesi
che ogni scienziato ha la sua personale
opinione e che pertanto si è ancora
lontanissimi dalla verità oggettiva sul
fatto reale di come ha avuto origine
l’uomo.
Perciò, anche scientificamente, la
narrazione di don Guido non trova
serie obiezioni. Quindi, l’approccio
a quest’opera dovrebbe avvenire senza
pregiudizi teologici e scientifici e
dovrebbe farci ragionare come uomini
razionali, spinti unicamente da un
sincero desiderio di verità.
Ringrazio l’Onnipotente Padre che mi
ha fatto fare questa conoscenza
perché, grazie ad essa, ho approfondito
molti aspetti del mio lavoro professionale
di medico e ancor più l’infinita
Misericordia di Dio e l’infinito Suo
Amore per l’uomo.
Dr. Roberto Gava
Padova, 15 agosto 2003
RIFLESSIONE
di padre Serafino Dal Pont
La rivelazione sulle lontanissime
origini dell’Universo e su quella paterna
e materna dell’Uomo, concessa alla
provata vita di don Guido Bortoluzzi
e contenuta in questo libro, è un
esempio confortante della vicinanza del
‘Dio Vivo’ alla Sua creatura,
all’uomo del nostro tempo, particolarmente
bisognoso di chiarezze e di aiuto
dopo l’abbandono in cui l’hanno lasciato
una scienza contraddittoria e una
fede debole e divisa.
Tante sono le pagine della Sacra
Scrittura rimaste oscure e le imprecisioni
introdotte nella loro
interpretazione. Ecco perché il Signore è venuto
incontro all’ansia pastorale di un
vero e umile Sacerdote del nostro tempo
che voleva comprendere a fondo il
messaggio della Parola Divina.
I veri teologi sono i mistici e i
Santi perché comunicano con il ‘Dio
Vivo’ ed entrano in comunione con il
soprannaturale, riponendo la loro fiducia
non tanto in loro stessi bensì in
Dio.
Chi avrà il dono e la libertà di
spirito di aprirsi a questo nuovo favore
divino, comprenderà finalmente la
tragedia avvenuta all’inizio dell’umanità,
tragedia che ci ha allontanati fin
da subito sia dall’immagine che dalla
somiglianza con Dio. E tutto questo,
come la Scrittura ha sempre insegnato,
per libera scelta, per diffidenza e
ribellione del padre di tutti gli uomini
verso Dio.
Il Lettore, dunque, comprenderà
meglio la necessità dell’umanità intera
di essere risanata alla radice dal
Sangue puro versato dal Nuovo Adamo, il
Cristo, per gli uomini di tutte le
etnie e di tutte le fedi, sia sul piano fisicoemozionale-intellettivo che
spirituale.
Pochi sanno che l’augurio fatto
dagli Angeli a Betlemme alla nascita di
Gesù è stata la “buona somiglianza
all’Altissimo dentro gli uomini” affinché,
attraverso quel Bambino, diventino
nuovamente ‘perfetti’ come all’inizio
fu creata l’umanità.
Solo allora Dio potrà essere
veramente glorificato e la Terra troverà la
propria pace.
Quanto sono felice che il Signore,
Sovrano dei Cieli e della Terra, abbia
scelto tra le nostre montagne natie
un umile Sacerdote in un oscuro angolo
di questo grande pianeta, per
portare tanta luce e tanta gioia al mondo intero!
P. Serafino Dal Pont
missionario della Consolata
Londra, 12 settembre 2002,
festa ristabilita del ‘Nome di
Maria’,
ultima e suprema Signora e ‘Madre di
tutti i redenti’
INDICE
Introduzione ..................................................................................
5
Non più incomprensioni fra Scienza e
Fede... ..................................... 6
La terza via: la creazione mediata
....................................................... 7
SEZIONE I
VITA DI DON GUIDO BORTOLUZZI .............................................
15
Un’infanzia difficile
........................................................................... 17
La sua precoce vocazione diventa una
promessa .............................. 21
La visione dell’apparizione della
Madonna ai tre pastorelli a Fatima,
il 13 ottobre 1917, avuta da don
Guido a 10 anni ........................ 24
1922: prima predizione, di San
Giovanni Calabria,
del progetto di Dio su don Guido
................................................. 28
1928: seconda predizione, di padre
Matteo Crawley ........................ 29
1932: terza predizione, di mons.
Gaetano Masi ................................ 31
Don Guido Sacerdote
......................................................................... 32
Quarta predizione, di Teresa Neumann
............................................. 33
Don Guido, Curato a Casso
............................................................... 34
1945: la visione della catastrofe
del Vajont,
che avverrà nel 1963
..................................................................... 36
La celebrazione della S. Messa con
San Pio da Pietrelcina ............... 38
I luoghi nei quali sono avvenute le
rivelazioni .................................. 38
L’incontro con il Patriarca Albino
Luciani,
il futuro Papa Giovanni Paolo I
.................................................... 42
Gli anni della vecchiaia
..................................................................... 43
Le rivelazioni non andarono perdute
con la sua morte ...................... 45
La malattia e la morte
........................................................................ 47
394 Genesi Biblica
ALCUNE DATE BIOGRAFICHE ......................................................
49
* Cartina della Provincia di Belluno
...................................................
51
SEZION E II
DAGLI SCRITTI DI DON GUI DO
BORTOLUZZI
BREVE PREMESSA ............................................................................
55
GENESI BIBLI CA
ALCUN E IN DICAZIONI INTRO DUTTI VE ....................................
61
CERCAVO LA VERITÀ PER FAR CON COR
DARE
LA SCIENZ A CON LA BIBBIA
E “LA VERITÀ ” MI VENN E IN CONTRO ....................... §1..... 63
Un lungo esame di coscienza ...................................................
§2..... 64
I pensieri della veglia
............................................................... §3..... 66
Un Angelo precede l’arrivo
delle due Celesti Messaggere
............................................. §7..... 69
Le due Madri dei ‘Figli di Dio’
............................................... §8..... 70
Teofania
.................................................................................
§12..... 73
* Piantina della canonica di Chies
d’Alpago, leggermente
ruotata in senso antiorario rispetto
ai punti cardinali ......................
80
* Mappa del promontorio e della
piana ...............................................
81
I PART E DELL A VISION E:
IL PRI MO PIONI ERE, “IL CAMPION E” ..................................
83
Il primo pioniere
.................................................................... §16.....
83
Finestra aperta alla luce meridiana:
l’habitat
del primo Uomo
..................................................................... §18.....
85
“Il Campione”
........................................................................
§24..... 90
“Io Sono la Risurrezione”
...................................................... §31..... 94
Il primo Uomo “è ancora innocente”
..................................... §33..... 95
La sua altezza
.........................................................................
§34..... 96
Scende lungo la cengia
.......................................................... §35..... 97
Un rudimentale acquedotto ....................................................
§37..... 99
La specie immediatamente precedente
all’Uomo .................. §40... 100
395
L’Albero della Vita e l’albero
selvatico ................................. §41... 102
Questa famiglia animale è l’“unico
albero” genealogico
della sua specie esistente sulla
Terra ................................ §42... 102
“La prima famiglia degli ancestri
più prossimi all’Uomo” ... §45... 104
“Non sono controfigure”
........................................................ §47... 106
“È una rivelazione come a Mosè”
......................................... §48... 107
“Io Sono: ti insegno a leggere e a
interpretare
il Libro che tieni in mano”
............................................... §49... 108
Questa rivelazione non sostituisce
la Genesi mosaica,
ma la integra e la chiarisce
............................................... §52... 109
Sono cieco
..............................................................................
§53... 110
La misurazione della statura degli
ancestri ............................ §57... 112
* Misurazione degli ancestri ..............................................................
117
La femmina ancestre, equivocata con
la Donna,
sta per partorire la Bambina, la
prima vera Donna,
la futura moglie di Adamo
................................................ §64... 118
II PART E DELL A VISION E:
L’ALFA E LA CREAZION E ........................................................
121
L’Alfa: “Ego Sum”
................................................................ §66... 121
“Alfa” e “Omega”: due concetti da
distinguere ..................... §67... 122
Primo ‘giorno’. Monogenesi dello
spazio:
‘In principio Dio creò’
........................................................... §69... 125
Secondo ‘giorno’. La nascita
dell’Universo .......................... §71... 127
Tutto il creato “in vista dell’Uomo”
...................................... §73... 128
Terzo ‘giorno’. La nascita del
Sistema solare e della Terra ... §74... 130
Quarto ‘giorno’. La prima esplosione
della Terra
e la formazione della Luna
.................................................... §76... 132
Quinto ‘giorno’. La comparsa della
vita vegetale
e animale e la seconda esplosione
della Terra .................. §80... 137
Gli effetti astronomici delle due
esplosioni ........................... §83... 142
Gli effetti geografici delle due
esplosioni .............................. §84... 143
Previsioni future
.................................................................... §85... 146
L’età della Terra
..................................................................... §86...
148
La Terra rinnovata
.................................................................. §87... 148
Sesto ‘giorno’: la creazione
dell’Uomo e della Donna .......... §89... 151
Indice
396 Genesi Biblica
III PART E DELL A VISION E:
LA NASCIT A DELL A DONN A, ‘L’OMEGA’
............................
155
Il concepimento e la gestazione
della prima Donna: l’Omega.. §90... 155
La bestia-“PONTE”
............................................................... §93... 159
Il “CAPO DI PONTE” non avrebbe
dovuto diventare
un “PONTE” fra le due specie pure,
quella dei Figli
di Dio e quella degli ancestri
............................................ §95... 162
Anche don Guido, come ibrido, è
passato sotto quel ‘ponte’ . §98... 164
La vecchia madre ancestre fa da
levatrice ........................... §100... 167
Il parto
..................................................................................
§103... 170
La nascita della prima Donna,
l’Omega .............................. §105... 173
Don Guido arriva alla conclusione
delle sue ricerche:
l’Uomo ha trovato la Donna, neonata,
che diventerà
la sua legittima moglie
................................................... §108... 176
La puerpera ‘è la femmina del
peccato originale’ ............... §112... 179
Il paesaggio visto dalla prima
abitazione ............................ §114... 181
Gli ancestri immediati dell’Uomo
....................................... §116... 182
Come per una posa fotografica
............................................ §118... 184
La neonata è osso delle mie ossa e
carne della mia carne .... §121... 186
Eva: “Ponte” tra le due specie pure
...................................... §123... 188
Eva “è la madre di tutti e due ”
............................. §125... 190
Il Capostipite succhia il latte di
cangura .............................. §128... 192
Il giovane padre toglie la Neonata
dalle mani di Eva .......... §129... 195
Eva, la femmina preumana, sarà il
dèmone per l’uomo ....... §132... 198
La prima abitazione
.............................................................. §135... 199
* La prima abitazione .........................................................................
203
Il “dèmone” della cupidigia e della
sensualità ..................... §143... 204
Le costruzioni del primo Uomo
........................................... §149... 208
“Il Capostipite dell’umanità”
............................................... §150... 212
* Mappa delle costruzioni ..................................................................
214
* Ricostruzione dello stesso
ambiente ................................................
215
Il Giovane si deterge le ferite
............................................... §154... 216
L’Omega rovesciato
............................................................. §155... 218
La culla dell’umanità: il quando e
il dove ........................... §157... 220
Il problema della ‘costa’
...................................................... §160... 224
Il primo cedimento alla tentazione
...................................... §166... 227
“Lo faccio o non lo
faccio?”................................................. §167... 228
Indice
397
Eva, la femmina con le gambe corte
.................................... §168... 229
* Eva sulla scala ................................................................................
231
Eva è riammessa nell’abitazione
......................................... §171... 232
Il muro
nero..........................................................................
§172... 232
Il serpente: “Callidior
erat”....................................................§175... 234
Eva fu “LENZA” per il giovane Uomo
............................... §178... 236
La vera causa del peccato originale......................................
§180... 239
Promesse del Signore a don Guido
...................................... §182... 240
Eva: ‘albero della conoscenza del
bene e del male’ ............ §183... 241
Prime reazioni al racconto
................................................... §184... 242
IL SEGNO DI CAINO .......................................................................
249
Premessa
..............................................................................
§191... 249
La prima locuzione interiore
................................................ §192... 249
“La parola”
..........................................................................
§193... 250
IL PECCATO ORIGINALE ..............................................................
253
I ‘sogni profetici’
.............................................................................
254
Premessa
..............................................................................
§194... 255
Scene di vita quotidiana
....................................................... §198... 260
La femmina ‘sui generis’ della
specie preumana ................. §200... 261
* Scene di vita quotidiana ..................................................................
262
La Bambina è stata ‘concepita immacolata’
........................ §201... 263
La piana ai piedi del promontorio
........................................ §202... 264
La Bimba è innocente riguardo al
peccato originale ........... §203... 266
Quella femmina “PONTE”
.................................................. §204... 267
Il ‘peccato originale’
............................................................ §205... 268
L’ibridazione della specie umana
creata perfetta ................. §208... 270
L’ULTIMO PASTO DI ABELE .........................................................
275
Solo Abele e Set, e non Caino,
furono generati
‘a immagine e somiglianza di Dio’
................................. §211... 277
La prima famiglia riunita durante
l’ultimo pasto di Abele .. §213... 278
* L’ultimo pasto di Abele ...................................................................
280
La Donna
.............................................................................
§216... 282
La provocazione che fu causa
dell’uccisione di Abele ........ §218... 285
398 Genesi Biblica
Il ‘Signor-padrone’, il
‘Dominus-Terrae’,
‘il Signore della Terra’: ‘Adham’
................................... §221... 288
LA MORTE DI ABELE .....................................................................
293
Premessa ..............................................................................
§222... 293
La morte di Abele
................................................................ §223... 294
Gli ancestri erano miti, obbedienti
e fedeli
all’Uomo e alla Donna ...................................................
§225... 297
Le deviazioni sessuali trovano la
loro origine
e causa nella corruzione genetica
................................... §226... 298
LA SERA DEL GIORNO FATALE
DELLA MORTE DI ABELE ........................................................
301
Premessa
..............................................................................
§228... 301
Il Signore-Iddio sta alla mia destra
...................................... §229... 302
L’autore del primo omicidio ................................................
§233... 305
La prima famiglia è in lutto
................................................. §235... 307
Adamo era un gigante
.......................................................... §236... 309
* L’Uomo contro Dio .........................................................................
312
L’Uomo contro Dio
.............................................................. §237... 313
La Donna “È INNOCENTE”
.............................................. §238... 314
“SONO UOMINI ” ovvero ora
“TUTTI SIAMO ANIMALI ” ......................................................
317
Premessa
..............................................................................
§240... 318
Gli effetti della corruzione della
specie:
i primi esemplari dell’ibridazione
.................................. §241... 319
Tutti siamo animali
.............................................................. §242... 320
L’ULTIMO COLLOQUIO ................................................................
323
“O Padre Santo, a tutti sei venuto
incontro perché
coloro che Ti cercano Ti possano
trovare” ..................... §245... 323
Il salto di natura
................................................................... §253... 328
SCHEMA RIASSUNTIVO ................................................................
330
Indice
399
APPENDICE
1. Come collocare la Genesi rivelata
............................................... 332
2. L’evoluzionismo e la rivelazione
................................................. 338
3. Riflessioni sulla Genesi mosaica
................................................. 340
4. Interventi del passato sulla
Genesi mosaica ................................ 342
5. Il terzo capitolo della Genesi va
riletto alla luce
delle nuove conoscenze.
............................................................. 345
* La creazione di una qualsiasi
nuova specie animale ...................... 346
* La creazione della specie umana .....................................................
347
6. L’eredità di Caino
....................................................................... . 349
7. A Immagine e Somiglianza di Dio
............................................... 351
8. La morte spirituale e la
Rigenerazione.......................................... 352
9. I Figli di Dio
................................................................................
353
10. La Misericordia di Dio
.............................................................. 354
11. “Dio non castiga: Dio promuove o
non promuove” ................. . 355
12. La separazione
........................................................................... 356
13. La Redenzione
........................................................................... 357
14. Nella pienezza dei tempi.............................................................
360
15. La creazione mediata
................................................................. 361
* Alberi genealogici del paradiso
terrestre ........................................ 367
16. Perché solo con la nascita di
Enos si iniziò ad invocare
il nome del Signore?
................................................................... 369
17. Come valutare in maggior o minor
grado di purezza ................ 373
* Stature a confronto ..........................................................................
376
* Proporzioni e caratteristiche a
confronto .......................................
377
18. Apparenti contrasti con
rivelazioni più recenti .......................... 378
19. Conclusioni ................................................................................
383
SEZION E III
TESTIMONIANZE
IL MIO RICORDO DI DON GUIDO di Renza Giacobbi ................
386
ALCUNE CONSIDERAZIONI del dott. Roberto Gava
................... 389
RIFLESSIONE di Padre Serafino Dal Pont
........................................ 391
LAUDETUR JESUS
CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!