martedì 15 novembre 2011

La più antica prassi di distribuzione della Comunione




UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE  

LA COMUNIONE RICEVUTA SULLA LINGUA E IN GINOCCHIO




La più antica prassi di distribuzione della Comunione è stata, con tutta probabilità, quella di dare la Comunione ai fedeli sul palmo della mano. 
La storia della liturgia evidenzia, tuttavia, anche il processo, iniziato abbastanza presto, di trasformazione di tale prassi. Sin dall’epoca dei Padri, nasce e si consolida una tendenza a restringere sempre più la distribuzione della Comunione sulla mano e a favorire quella sulla lingua.

Il motivo di questa preferenza è duplice: da una parte, evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici; dall’altra, favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento.


All’uso di ricevere la Comunione solo sulla lingua fa riferimento anche san Tommaso d’Aquino, il quale afferma che la distribuzione del Corpo del Signore appartiene al solo sacerdote ordinato. Ciò per diversi motivi, tra i quali l’Angelico cita anche il rispetto verso il sacramento, che «non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di caso di necessità: se per esempio stesse per cadere per terra, o in altre contingenze simili» (Summa Theologiae, III, 82, 3).


Lungo i secoli, la Chiesa ha sempre cercato di caratterizzare il momento della Comunione con sacralità e somma dignità, sforzandosi costantemente di sviluppare nel modo migliore gesti esterni che favorissero la comprensione del grande mistero sacramentale. 
Nel suo premuroso amore pastorale, la Chiesa contribuisce a che i fedeli possano ricevere l’Eucaristia con le dovute disposizioni, tra le quali figura il comprendere e considerare interiormente la presenza reale di Colui che si va a ricevere (cf. Catechismo di san Pio X, nn. 628 e 636). 


Tra i segni di devozione propri ai comunicandi, la Chiesa d’Occidente ha stabilito anche lo stare in ginocchio. Una celebre espressione di sant’Agostino, ripresa al n. 66 dellaSacramentum Caritatis di Benedetto XVI, insegna: «Nessuno mangi quella carne [il Corpo eucaristico], se prima non l’ha adorata. Peccheremmo se non l’adorassimo» (Enarrationes in Psalmos, 98,9). Stare in ginocchio indica e favorisce questa necessaria adorazione previa alla ricezione di Cristo eucaristico.


In questa prospettiva, l’allora cardinale Ratzinger aveva assicurato che «la Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa dall’adorazione» (Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo, San Paolo 2001, p. 86). Per questo, egli riteneva che «la pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della vera, reale e sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie consacrate» (cit. nella Lettera This Congregation della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, del 1° luglio 2002: EV 21, n. 666).


Il Beato Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica, Ecclesia de Eucharistia, ha scritto al n. 61:
«Dando all’Eucaristia tutto il rilievo che essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. Ci invita a questo una tradizione ininterrotta, che fin dai primi secoli ha visto la comunità cristiana vigile nella custodia di questo “tesoro”. [...] Non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché “in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza”».
In continuità con l’insegnamento del suo Predecessore, a partire dalla solennità del Corpus Domini del 2008, il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato a distribuire ai fedeli il Corpo del Signore, direttamente sulla lingua e stando inginocchiati.


AMDG et BVM

SANT'ALBERTO MAGNO (1206 - 1280)


PIO ESERCIZIO QUOTIDIANO PER MANTENERSI CONTINUAMENTE ALLA PRESENZA ATTUALE DI DIO

Vantaggi del raccoglimento
Quantunque voi dobbiate sempre stare raccolti in voi stessi, nei limiti permessi della debolezza umana, dovete tuttavia ogni giorno, se nulla vi si oppone, presentarvi con qualche esercizio particolare allo Sposo celeste della vostra anima: sforzarvi di unirvi a Lui, sia che sentiate devozione, sia che non ne sentiate affatto.

Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente l’anima a Dio
Per far questo, vi sceglierete un’ora speciale; per questo scopo potete servirvi, e con grandissimo vantaggio, dell’esercizio che vi abbiamo precedentemente raccomandato, dandovi delle formule di aspirazione.
Ma vogliamo anche insegnarvi un altro mezzo che i maestri di vita spirituale giudicano della più grande utilità.

Per compiere l’esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei propri peccati
Comincerete dunque col raccogliere i vostri sensi e le vostre forze, poi vi prostrerete in spirito ai piedi di Gesù Cristo, piangerete con dolore ed umiltà i vostri peccati e li getterete nell’abisso della misericordia di Dio, perché egli li consumi, li distrugga, li annienti; ecciterete in voi il vivo desiderio di non avere mai offeso un Padre così buono, per meritare con ciò di piacergli come se realmente non l’aveste offeso mai.

Proporsi di evitare il peccato
Proporrete poi, con l’aiuto della grazia, di evitare tutto ciò che a Dio dispiace, chiederete che vi perdoni per i meriti di Gesù Cristo, della beatissima Vergine Maria e di tutti i santi.
Domanderete di essere lavati nel sangue prezioso di Gesù Cristo, di essere perfettamente guariti e santificati, ed avrete infine ferma fiducia di ottenere l’intera remissione dei vostri peccati e un completo perdono.

Meditare la vita del Salvatore
Indi passerete al ricordo della vita e della passione di Gesù Cristo e ringrazierete questo divino Redentore.

Umiliarsi profondamente
In seguito vi porrete in spirito, al disotto di ogni creatura, preferirete tutti gli altri a voi stessi e li comprenderete tutti nel sentimento di una stessa carità.
Rinuncerete a tutto ciò che è inferiore a Dio; vi rassegnerete interamente alla sua volontà e vi mostrerete disposti a soffrire in spirito di penitenza ogni specie di tribolazione.
Tutto ciò deve essere fatto con sincerità somma; ma se non foste ancora pervenuti al punto di poterlo dire dal profondo del vostro cuore e con piena volontà, ditelo almeno come lo potete, e sarete a Dio graditi.

Chiedere a Dio la sua grazia
Compiuto questo, chiederete al Signore quanto vi è necessario per giungere alla unione perfetta con lui, e invocherete altresì la gloriosa Vergine Maria, madre di Dio, e tutti gli abitanti della celeste Gerusalemme a fine di ottenere, per loro intercessione, la grazia che desiderate.

Bisogna anche pregare per il prossimo
Pregherete in favore di tutti coloro per i quali Gesù Cristo si è degnato offrirsi come vittima; e offrirete le vostre preghiere non soltanto per i cristiani, ma anche per gl’infedeli sparsi in tutto il mondo, sentendo realmente nel profondo del cuore una viva compassione per quelli che col peccato sfigurano l’immagine di Dio stampata in loro stessi e si rendono volontariamente estranei alla felicità che Dio promette nell’eternità e a tutte le delizie del regno dei Cieli.

Bisogna pregare per le anime del Purgatorio
Vi interesserete inoltre delle anime dei fedeli defunti, trattenute ancora nelle fiamme del Purgatorio; estenderete il vostro interessamento a tutta l’immensa famiglia di Dio e invocherete con tutto il cuore la salvezza di tutti.
Non vi è mezzo più efficace per attirare su voi gli sguardi della divina misericordia.

Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Dopo ciò innalzerete la vostra preghiera alla SS. Trinità, celebrandone le lodi; ecciterete in voi il desiderio di amare Iddio sempre di più. Agli occhi di Dio i vostri meriti saranno tanto grandi quanto lo saranno stati i vostri desideri, perché Iddio nella sua misericordia accetta le buone intenzioni degli uomini in luogo delle buone opere, quando si è nella impossibilità di compierle.
Infine, con amorose aspirazioni verso Dio, con desideri ardenti, gli chiederete la grazia di essere felicemente uniti a Lui per sempre.


LO STESSO ESERCIZIO RIDOTTO IN FORMA DI PREGHIERA

Pensa di aggiungere a quanto è stato detto una formula di preghiera adatta all’esercizio giornaliero di cui si è parlato, per un maggior progresso dell’anima.

L’uomo si riconosce peccatore
O Gesù, mio Signore e mio Dio! che vi dirò? Io piego, in spirito le ginocchia dinanzi a voi, depongo il mio cuore ai vostri piedi e riconosco i miei falli.
Ho peccato, o mio Dio, ho fatto il male in vostra presenza, ho peccato contro il mio Creatore, contro il mio Redentore, contro il mio Benefattore e Padre.
Ahimè! sono sempre stato troppo ingrato e infedele verso voi; io sono tutto ciò che vi è di più miserabile e spregevole, sono cenere, polvere; non sono niente, Signore.
O Signore, abbiate pietà di me!

L’uomo domanda la grazia e il perdono
Io vengo a deporre tutte le mie iniquità, le mie negligenze, le mie mancanze (e voi sapete, Signore, quale ne sia l’enormità e il numero) nelle vostre piaghe adorabili.
Vengo a gettarle nell’immenso braciere del vostro amore, a inabissarle nell’oceano infinito della vostra misericordia.
Perché, o Signore, vi ho offeso?
Perché ho messo un ostacolo alla vostra grazia?
Come mi dolgo di non aver sempre cercato di piacervi, di obbedire alle vostre sante ispirazioni e alla vostra divina volontà in tutte le cose!

Egli si propone di essere più fedele in avvenire
Io mi propongo, con l’aiuto della vostra grazia, di evitare d’ora in avanti tutto ciò che vi dispiace, pronto a morire mille volte piuttosto che volere qualcosa che possa offendervi.
O dolce Gesù, siatemi propizio, per i meriti della vostra santa umanità, per quelli della vostra beatissima Madre e di tutti i vostri santi.
Lavatemi nel vostro sangue prezioso, purificatemi completamente, guaritemi e santificatemi senza riserva.

Il peccatore benedice e glorifica Gesù Cristo per le sue infinite misericordie
Vi adoro, vi lodo, vi glorifico, vi benedico, vi ringrazio, mio Signore Gesù, per tutte le vostre misericordie e i vostri benefici. Vi ringrazio, o Figlio del Dio vivente, Altissimo Dio, che nell’eccesso della vostra carità per me, vi siete degnato di farvi uomo.
Per me, siete nato in una stalla, siete stato avvolto in povere fasce, avete riposato in una mangiatoia, avete avuto per nutrimento il latte verginale della vostra Santa Madre, avete sopportato la povertà, l’indigenza, e per trent’anni siete stato aggravato di una infinità di lavori e di fatiche; per me avete voluto che un sudore di sangue stillasse dalle vostre membra fra tante angosce; per me siete stato preso ignominiosamente e caricato d’indegni ferri, avete voluto soggiacere al peso di una ingiusta condanna, siete stato coperto di vergognosi sputi, avete ricevuto schiaffi, siete stato rivestito in segno di scherno di una veste bianca, il cui uso rendeva ridicoli, siete stato esposto ad ogni specie di scherni, avete voluto essere crudelmente lacerato a colpi di frusta, e spietatamente coronato di spine, inumanamente inchiodato a una croce e abbeverato di fiele e aceto.
Voi, o mio Dio, che avete rivestito gli astri di tanto splendore, siete stato disprezzato, denudato, coperto di ferite, abbattuto da dolori immensi, sospeso ad una croce infame.
Per me voi avete sparso il vostro sangue così prezioso; per me infine siete morto!...

Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di amarlo
O mio dolce Gesù, unica salvezza della mia anima! fate ch’io vi ami col più ardente amore e che dal più profondo del cuore compatisca i vostri dolori.
Io abbraccio la vostra croce adorabile e la bacio per amor vostro e per la vostra gloria.
Io saluto le piaghe da voi sofferte per me e nelle quali è inciso il mio nome.
Vi saluto, mille volte vi saluto, o piaghe benefiche del mio Salvatore, del Dio che mi ha tanto amato!

Buoni proponimenti del peccatore
O mio adorabile Salvatore! io, il più miserabile dei peccatori, mi metto in vostra presenza al disotto di ogni creatura.
Io non merito che la terra mi sopporti. Fra tutti gli uomini non ve n’è uno che non debba essere preferito a me.
Io mi metto al disotto di tutti, e mi faccio volontariamente il servitore di tutti. Nei trasporti di una sincera carità, abbraccio tutti gli uomini, specialmente quelli che mi tormentano e mi perseguitano.
Per amor vostro rinuncio ad ogni peccato, ad ogni vanità, a tutti i piaceri mondani, a tutto ciò che è contrario all’ordine; rinuncio anche alla mia propria volontà, abbandono e disdegno tutto ciò che è meno di voi e vi preferisco a tutto.
Accetto i vostri disegni sopra di me.
Io desidero che la vostra santa volontà si compia sempre in me, nel tempo e nella eternità.
Io mi offro a voi, pronto a soffrire, con l’aiuto della vostra grazia e per la gloria del vostro nome, ogni specie d’ignominia, d’ingiuria, di disprezzo e di obbrobri, ogni specie di tribolazione e di dolori.
Io sono pronto a soffrire la privazione assoluta di ogni consolazione sensibile.
Io non mi rifiuto di vivere, se tale è la vostra volontà, in quella povertà e fra quelle afflizioni in cui voi stesso siete vissuto.

Il peccatore domanda le virtù cristiane
O amabilissimo Gesù, fate morire in me tutto ciò che vi dispiace.
Ornate la mia anima delle vostre virtù e dei vostri meriti.
Datemi la vera umiltà, la vera obbedienza, la vera dolcezza, la vera pazienza, la vera carità.
Datemi un assoluto impero sulla mia lingua, su tutte le mie membra, su tutti i miei sensi.
Datemi la libertà interiore, lo spirito di povertà, la purezza e la perfetta contemplazione di voi stesso.
Rendete la mia anima conforme all’anima umana che faceva parte della vostra santa umanità, e il mio corpo conforme a quel corpo così puro e così privo di ogni macchia, che voi avete rivestito.
Spandete in me la luce serena e brillante della vostra divinità.

Egli desidera di essere trasformato in Cristo
Io credo fermamente che abitate in me con la vostra divinità.
Degnatevi dunque di vedere coi miei occhi, di udire con le mie orecchie, di parlare con la mia bocca, di agire, insomma, con tutto il mio essere, per operare in me ciò che vi piace.
Liberatemi da tutto ciò che mi imbarazza e mi impedisce di essere unito a voi perfettamente.
Per mezzo delle vostre piaghe adorabili introducetemi fino al fondo della mia anima, affinché conoscendomi, io conosca voi stesso e vi ami e vi sia intimamente unito e mi riposi tranquillamente nel godimento delle vostre perfezioni, per la gloria del vostro nome.
Esauditemi, o Signore, non in ragione della mia volontà ma della vostra.
Esauditemi nella misura che vi sembra conveniente alla vostra gloria e alla mia salvezza.

Preghiera alla Vergine Maria e ai Santi
O Maria, o tenera Madre di Dio, o gloriosa Regina del cielo, abbiate pietà di me.
Intercedete per me, voi, ch’io posso chiamare un giglio puro e profumato, opera perfetta della risplendente e pacifica Trinità.
Ottenetemi la grazia di amare il vostro divin Figlio Gesù Cristo d’un amore perfetto, e di diventare un’anima secondo il suo cuore.
O voi tutti, Santi e Sante di Dio! voi, Angeli beati, soccorretemi.
Pregate per me, immortali abitanti della patria celeste, affinché io possa col vostro aiuto, piacere al supremo Re, la cui contemplazione immediata e piena di dolcezza vi inonda di una gioia inesauribile.

Preghiera per tutti gli uomini
O Gesù, salvatore misericordioso, abbiate pietà della vostra Chiesa; abbiate pietà di tutti quelli per i quali avete versato il vostro sangue.
Convertite i poveri peccatori, richiamate gli eretici e gli scismatici, illuminate gli infedeli che non vi conoscono. Soccorrete tutti coloro che sono in preda a qualche difficoltà o a qualche tribolazione.
Soccorrete quanti si sono raccomandati alle mie preghiere o desiderano di raccomandarvisi.
Soccorrete i miei parenti, i miei amici, i miei benefattori; rendeteli tutti graditi ai vostri occhi.
Concedete il perdono e la vostra grazia ai vivi e il riposo e la luce eterna ai defunti.
Per tutti, Signore, io vi offro il vostro sangue prezioso e tutto ciò che avete voluto fare e soffrire per la nostra salvezza, vi offro tutti i meriti della vostra umanità.

Preghiera alla Trinità
O Trinità! Dio altissimo, clementissimo, misericordiosissimo, Padre, Figlio, Spirito Santo, Dio uno, voi lo vedete, io spero in voi. Istruitemi, dirigetemi, sostenetemi.
O Padre, con la vostra infinita potenza, fissate in voi la mia memoria e riempitela di santi e divini pensieri.
O Figlio, con la vostra eterna sapienza, illuminate il mio intelletto, accordategli la conoscenza della vostra suprema verità e della mia bassezza.
O Spirito Santo, che siete l’amore del Padre e del Figlio, con la vostra incomprensibile bontà, trasportate la mia volontà in voi e infiammatela del fuoco inestinguibile della vostra carità.
Perché non posso io, adorabile Trinità, lodarvi e amarvi così perfettamente come i santi e gli angeli del cielo? Almeno, o Signore, ch’io glorifichi come mi è possibile la vostra saggia e benefica potenza.
Io benedico la vostra onnipotente e benefica saggezza; e glorifico la vostra saggia e onnipotente misericordia.
Ma poiché io non posso abbastanza lodarvi, degnatevi, ve ne scongiuro, di lodarvi voi stesso in me, con tutta la perfezione che meritate.
Oh! se avessi tutto l’amore di tutte le creature, con quanta gioia mi affretterei a volgerlo verso di voi e ad impiegarlo per amarvi!

L’uomo chiede a Dio di immergerlo in lui
O mio Signore e mio Dio! mio principio e mio fine, o essenza supremamente semplice, supremamente tranquilla e supremamente amabile, o abisso di dolcezze e di delizie! o mia amabile luce, e suprema felicità della mia anima! o torrente d’ineffabile diletto! oceano di gioie inesprimibili! pienezza perfetta di ogni bene, mio Dio e mio Tutto, che cosa mi potrà mancare, se possiedo voi?
Voi siete il mio bene unico ed immutabile. Io non devo cercare che voi.
Io non cerco e non desidero che voi solo. O Signore, attiratemi a voi.
Infuocatemi del fuoco del più cocente amore.
Considerate tutta la mia povertà, la mia inanità, la mia ignoranza, la mia cecità. Io busso, apritemi!
Aprite ad un orfano che vi implora. Immergetemi nell’abisso della vostra divinità; rendetemi un solo spirito con voi, affinché io possa un giorno possedere in me le vostre soavi e sante delizie.



AMDG et BVM

venerdì 11 novembre 2011

"PARLARE DI MARIA SS.ma è ... gioire" - 19, 20, 21. -

Madonna con Bambino, ca 1655-1660, olio su tela, 157 × 107 cm,

Nelle tre lezioni seguenti l'angelo mostra come la beata Vergine restò immobile nella sua fede, quando gli altri dubitavano della risurrezione di Cristo, quanto fu proficua per molti la sua vita e dottrina, e come fu assunta in cielo in anima e corpo. 
Sabato - Lezione Prima (Capitolo 19)

Assoluzione:

Ci stringa nella fede religiosa
di Dio la santa Madre gloriosa. Amen.

<<Si legge che la regina dell'Austro venne da lontane regioni dal re Salomone, e, vistane la sapienza, si sentì mancare dall'immenso stupore; riavutasi poi, magnificò il re con i suoi discorsi e lo complimentò con grandi donativi. Ebbene, a questa regina può convenientemente paragonarsi l'eccellentissima regina Maria Vergine, il cui animo, esaminando tutto l'ordine e processo del mondo, dal principio alla fine, ed osservando con diligenza tutte le cose ch'erano in esso, non vi trovò cosa più desiderabile da possedere e udire che la sapienza che aveva udita riguardo a Dio.

<<La cercò, quindi, con tutto l'animo, la investigò con estrema diligenza, fino a che non trovò sapientemente la stessa sapienza, che è Cristo, Figlio di Dio, incomparabilmente più sapiente di Salomone. Vedendo poi la stessa Vergine con quanta sapienza egli redense le anime mediante la passione del suo corpo sulla croce, e aprì ad esse le porte del cielo, quelle anime che l'astuto Nemico aveva vinte, condannandole alla morte nell'inferno, allora la stessa Vergine era più prossima a venir meno di quanto lo era stata la regina dell'Austro, quand'era sembrata mancar di respiro.

<<Compiuta poi la passione del Figlio di Dio e suo, allora la Vergine, riprese le forze, glorificava Dio con doni a lui gratissimi, perché gli presentava, con i suoi ammaestramenti, più anime che qualunque altra persona, dopo la morte di Cristo, con tutte le sue opere. È pure provato ch'ella, con i suoi discorsi, lo rese onorevolmente commendevole, per il fatto che, mentre molti dubitavano di lui in tutto, dopo la morte della sua umanità, lei sola asserì costantemente ch'egli era il vero Figlio di Dio, eternamente immortale nella sua divinità.

<<Infatti, il terzo giorno, mentre i discepoli dubitavano della sua risurrezione, mentre le donne ne cercavano sollecite il corpo nel sepolcro, e mentre gli stessi apostoli si erano rinchiusi insieme in grandissima ansietà e paura, allora la Vergine Madre, benché la scrittura non ricordi che abbia detto qualcosa, si deve però credere che attestasse che il Figlio di Dio era risorto nella sua carne, per una gloria eterna, e che la morte non avrebbe potuto avere più alcun potere su di lui. Similmente, benché anche la scrittura dica che gli apostoli e la Maddalena videro per primi la risurrezione di Cristo, si deve però credere senza dubbio che la sua degnissima Madre lo sapeva certamente già prima di essi, e che prima di essi l'aveva visto risorto vivo dai morti; e per questo umilmente lo congratulò, con l'animo pieno di gioia. Quando poi il suo benedetto Figlio salì al suo regno di gloria, alla Vergine fu permesso di rimanere in questo mondo, per conforto dei buoni e correzione degli erranti. Era, infatti, maestra degli apostoli, confortatrice dei martiri, istitutrice dei confessori, specchio chiarissimo delle vergini, consolatrice delle vedove, ammonitrice salutevolissima dei coniugati e perfettissima corroboratrice di tutti nella fede cattolica.

<<In effetti, agli apostoli che venivano da lei rivelava e spiegava tutte le cose che non sapevano perfettamente intorno al suo Figlio. Animava anche i martiri a soffrire gioiosamente tribolazioni per il nome di Cristo, il quale per la salute loro e di tutti aveva affrontato volentieri moltissime tribolazioni, asserendo che lei stessa, prima della morte del Figlio suo aveva sofferto nel cuore tribolazioni per trentatre anni, portandosele sempre con molta pazienza. Ai confessori, poi, insegnava le verità della salvezza, ed essi dal suo insegnamento ed esempio appresero perfettamente ad ordinare con prudenza i tempi del giorno e della notte a lode e gloria di Dio, e a moderare spiritualmente e ragionevolmente il sonno, il cibo e i lavori del corpo.

<<Dai suoi onestissimi costumi le vergini imparavano a comportarsi onestamente e conservare con fermezza il loro pudore verginale fino alla morte, a fuggire il troppo parlare e tutte le vanità, a pensare prima con ogni diligenza tutte le proprie opere, soppesandole rigorosamente con equa bilancia spirituale. Anche alle vedove, per loro conforto, la gloriosa Vergine riferiva che, sebbene per l'amore materno le sarebbe piaciuto che il suo amatissimo Figlio non avesse voluto morire nell'umanità, come non moriva nella divinità, tuttavia aveva conformata in tutto la sua volontà di madre alla volontà di Dio, preferendo sopportare umilmente tutte le tribolazioni per compiere la volontà di Dio, piuttosto che dissentire da essa per qualche cosa di suo piacere. Con tale discorso rendeva l'animo delle vedove paziente nelle tribolazioni e forte nelle tentazioni corporali. Consigliava inoltre ai coniugati di amarsi reciprocamente, quanto al corpo e quanto all'anima, con amore vero e non finto, e di avere unica volontà per qualunque cosa di onore di Dio, riferendo loro di se stessa come lei aveva data la sua parola a Dio sinceramente, e come per amore di lui non aveva mai resistito in alcuna cosa alla divina volontà.


Sabato - Lezione Seconda (Capitolo 20)

Assoluzione:

Il Figlio di Maria, vergine pura,
ci tolga di peccato ogni lordura. Amen.
<<Siccome dal contesto del Vangelo è insegnato che a ciascuno deve essere retribuita la stessa misura con cui ha misurato gli altri, perciò sembra impossibile che alcuno possa comprendere con la ragione umana con quali sommi onori la gloriosa Madre di Dio dovette essere venerata da tutti nella dimora celeste, lei che mentre visse in questo mondo aveva benignamente fatto a tanti il bene da essi desiderato. Perciò si ritiene giusto che, quando piacque al Figlio di chiamarla da questo mondo, furono pronti a concorrere all'aumento del suo onore tutti quelli che da lei avevano avuto la perfezione della loro volontà.

<<Quindi, siccome il Creatore di tutte le cose aveva compiuto il suo beneplacito nel mondo mediante lei, così piacque a lui, insieme ai suoi angeli, di glorificarla col più alto onore nel cielo. E perciò, quando l'anima della stessa Vergine ebbe quì la sua ultima estasi, subito lo stesso Dio la sublimò mirabilmente sopra tutti i cieli, le donò l'impero su tutto il mondo e la costituì per l'eternità regina degli angeli; i quali le divennero poi così obbedienti che preferirebbero sottostare a tutte le pene dell'inferno, piuttosto che trasgredirne in qualche cosa i comandi. Dio la fece anche così potente su tutti gli spiriti maligni che, ogni volta ch'essi combattono qualche uomo che ne invoca con amore l'aiuto, al cenno di lei fuggono subito atterriti, volendo piuttosto moltiplicate le loro pene e miserie, che sentirsi dominare in tal modo dalla potenza della Vergine. E perché essa fu trovata la più umile tra tutti gli angeli e gli uomini, perciò fu fatta la più sublime di tutte le cose create, la più bella di tutte, e la più simile di tutte a Dio.

<<Si deve pure notare bene che, come l'oro è ritenuto il più pregevole dei metalli, così gli angeli e le anime sono di pregio maggiore della altre creature. Quindi, come l'oro non può trasformarsi in un'opera d'arte senza l'ausilio benefico del fuoco, applicandogli invece il fuoco prende svariate forme secondo la valentia dell'orefice, allo stesso modo l'anima della beatissima Vergine non avrebbe potuto esser fatta più bella delle altre anime e degli angeli, se la sua veramente ottima volontà, paragonata all'orefice artista, non l'avesse preparata nel fuoco ardentissimo dello Spirito Santo, così efficacemente che le sue opere apparissero gratissime al Creatore di tutte le cose.

<<E, sebbene l'oro sia ridotto in opera artistica, non vi risalta però l'arte dell'orefice finché il capolavoro è tenuto chiuso in una casa oscura, ma quando viene alla luce del sole allora risalta meglio in esso la bellezza dell'arte, allo stesso modo anche le pregevolissime opere di questa gloriosa Vergine, che ne adornavano in modo bellissimo la preziosissima anima, non si potevano perfettamente ammirare finché la stessa anima era tenuta chiusa nel nascondiglio del suo corpo verginale, fino a quando la stessa anima pervenne nello splendore del vero sole, ch'è la stessa Deità. Allora finalmente tutta la corte celeste esaltava con somme lodi la stessa Vergine, perché la sua volontà ne aveva adornata talmente l'anima che, con la sua bellezza, superava la bellezza di tutte le creature, per cui appariva similissima allo stesso Creatore.

<<A questa gloriosa anima era stata preparata dall'eternità una sede piena di gloria, la più vicina alla stessa Trinità. Perché, come Dio Padre era nel Figlio e il Figlio nel Padre, e lo Spirito Santo nel Padre e nel Figlio, quando il Figlio, dopo aver preso carne umana nel seno di sua madre, vi riposava con la divinità e l'umanità, restando assolutamente indivisa l'unità della Trinità, ed inviolata l'integrità verginale della madre, così anche lo stesso Dio preordinò all'anima della benedetta Vergine una mansione vicina al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, perché fosse partecipe di tutti i beni che possono essere donati da Dio.

<<Inoltre, nessuna profondità di cuore può comprendere quanta festa fece Dio in cielo alla sua corte, quando la sua amantissima madre emigrò da questo mondo di miserie; come apparirà veramente a tutti coloro che desiderano con amore la patria celeste, quando avranno contemplato Dio stesso, faccia a faccia. Anche gli angeli, congratulandosi con la Vergine, glorificavano Dio, perché per la morte corporale dello stesso Cristo la loro schiera si riempiva, e per la venuta della madre sua in cielo si colmava la loro gioia.

<<Anche Adamo ed Eva, con i patriarchi, i profeti e tutta la moltitudine liberata dal carcere del Limbo, e gli altri pervenuti alla gloria dopo la morte di Cristo, godevano in cielo, dando lode e onore a Dio, che aveva decorata di tanto prestigio colei che aveva generato tanto santamente e gloriosamente il loro Redentore e Signore. *


***


Sabato - Lezione Terza (Capitolo 21)


Assoluzione:
Alla sublime gloria dell'empireo
ci conduca la regina degli angeli. Amen.


<<Perché la stessa verità, che è il Figlio di Dio e della Vergine, consigliò a tutti di rendere bene anche per male, di quanti beni deve credersi che Dio stesso rimuneri quelli che fanno opere buone? E, siccome promise nel suo Vangelo di compensare al cento per uno ogni opera buona, chi potrà immaginare di quanti doni di sublimi premi arricchisse la sua venerandissima madre, che non aveva mai commesso neppure il più piccolo peccato, e le cui opere a Dio gratissime erano innumerevoli? Perché, come la volontà dell'anima della stessa Vergine era stata iniziatrice di tutte le opere buone, così il suo onestissimo corpo ne era stato strumento adattissimo, e sempre docilissimo a compierle.


<<Quindi, come veramente crediamo che per la giustizia di Dio tutti i corpi umani devono risorgere nell'ultimo giorno, per ricevere con le loro anime la ricompensa secondo richiedono le loro opere (per il fatto che, come l'anima di ciascuno, mediante l'impiego della volontà era stata l'iniziatrice di tutte le opere, così anche il corpo unito all'anima le aveva materialmente compiute), così dunque deve credersi senza dubbio che, come il corpo del Figlio di Dio, che non peccò, risorse da morte e fu nello stesso tempo glorificato con la divinità, così anche il corpo della sua degnissima madre, che mai commise peccato, per virtù e potenza di Dio, fu assunto in cielo insieme alla sua santissima anima, e glorificato insieme ad essa con ogni onore.


<<E come in questo mondo è impossibile a mente umana comprendere la bellezza e gloria della corona conveniente alla glorificazione e venerazione di Cristo, Figlio di Dio, per la sua passione, così nessuna mente può immaginare il decoro di quella corona con la quale è venerata la beata Vergine Maria, per la sua divina obbedienza in corpo ed anima. E in quel modo che tutte le virtù dell'anima della Vergine rendevano commendevole Dio, suo Creatore, il cui sacratissimo corpo era poi decorato dei premi di tutte le virtù, così le operazioni del corpo della Vergine esaltavano la stessa degnissima Vergine Madre di Dio, non avendo mai omesso, lei, di praticare nel mondo alcuna virtù, per la quale sapeva che doveva esserle reso premio in cielo, al corpo e all'anima. Quindi si deve veramente notare che, come la sola anima di Cristo, oltre quella di sua madre, fu degna di premio supremo per le sue somme virtù e meriti, in quanto non vi fu difetto alcuno nelle sue opere, così anche oltre il corpo di Cristo, solo quello della madre sua fu degnissimo di ricevere con la sua anima il premio, prima di quello degli altri corpi, perché sempre aveva compiuta con la stessa anima le sue opere sommamente buone e mai aveva consentito ad alcun peccato.


<<Oh, con quanta potenza Dio mostrò la sua giustizia, quando espulse Adamo dal Paradiso terrestre, per aver mangiato, contro il divieto divino, dell'albero della scienza nel Paradiso! Oh, con quanta umiltà Dio manifestò la sua misericordia in questo mondo, nella Vergine Maria, che giustamente può chiamarsi albero della vita. Considerate, dunque, quanto presto la sua giustizia scacciò nella miseria quelli che, disobbedendo, mangiavano il frutto dell'albero della scienza! E considerate pure quanto dolcemente invita ed attira con la misericordia quelli che, obbedendo a Dio, desiderano cibarsi del frutto dell'albero della vita!


<<Considerate anche, o carissimi, che, quando il corpo di questa onestissima Vergine, paragonato all'albero della vita, cresceva in questo mondo, tutti i cori degli angeli desideravano il suo frutto e godevano della futura nascita di esso non meno di quanto si rallegravano della grazia loro fatta, per la quale prevedevano di vivere immortali nella gioia del cielo, e anche più perché si manifestava con questo l'amore di Dio per l'umanità, risultandone accresciuta la loro compagnia. E perciò l'angelo Gabriele si affrettò ad andare dalla stessa Vergine, e con parole piene di rispetto la salutò amorevolmente. E quindi, perché la stessa Vergine, maestra di umiltà e di ogni virtù, rispondeva umilissimamente all'annunzio dell'angelo, perciò egli se ne rallegrò, sapendo che da ciò doveva aver compimento il desiderio della volontà sua e degli altri angeli.


<<Però, sapendo che il corpo della Vergine fu veramente assunto in cielo insieme con l'anima, perciò agli uomini mortali, che hanno offeso Dio è salutarmente provveduto che, mediante una vera penitenza dei loro peccati, si affrettino a salire a lei, essendo afflitti ogni giorno, in questa valle di miserie, da diverse tribolazioni, e sapendo di dover ineluttabilmente chiudere questa misera vita con la morte del corpo. E se gli uomini desiderano rifocillarsi a quest'albero della vita che è Cristo, si diano da fare prima, con ogni impegno, a piegarne i ramoscelli, cioè a salutare amorevolmente la sua stessa madre, come fece l'angelo annunziatore, rafforzando le loro volontà nella fuga di qualsiasi peccato e ordinando saviamente tutte le loro opere ad onore di Dio. <<Perché allora la stessa Vergine si chinerà facilmente ad essi, offrendo loro il soccorso del suo aiuto per prendere il frutto dell'albero della vita, che è il venerabile corpo di Cristo, consacrato tra voi da mani d'uomo, e che è vita ed alimento a voi peccatori nel mondo e agli angeli in cielo. E perché Cristo, a completamento della sua gradevolissima compagnia, desidera ardentemente le anime che redense col suo sangue, perciò procurate anche voi, o dilettissimi, di soddisfare questo suo desiderio, ricevendolo con tutta devozione e amore. Il che si degni di concedervi, per le degnissime preghiere della Vergine nostra Maria, lo stesso Gesù Cristo, suo Figlio, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna per gl'infiniti secoli dei secoli. Amen.>>

giovedì 10 novembre 2011

"PARLARE DI MARIA è ... gioire" - 16, 17, 18 -



Venerdì - Lezione Prima (Capitolo 16)

Assoluzione:

Ci riconcilii a Cristo redentore
la vergine Madre del suo Creatore. Amen.
Si legge che la Vergine Maria si turbò all'annunzio dell'angelo. Certo, essa non si spaventò allora di qualche pericolo del suo corpo, ma ebbe timore che dall'inganno del nemico del genere umano le venisse qualche nocumento dell'anima. Perciò deve intendersi che quando lei giunse all'età che il suo senso ed intelletto poterono conoscere Dio e la sua volontà, come cominciò subito ad amarlo consapevolmente, così anche ad averne salutare timore. Giustamente, dunque, questa Vergine può chiamarsi rosa piacente; perché, come la rosa suol crescere tra le spine, così questa veneranda vergine crebbe nel mondo tra le tribolazioni. E, come la rosa, quanto più si espande crescendo, tanto più forte e acuta ne diventa la spina, così anche quest'elettissima rosa Maria, quanto più cresceva in età, tanto più a fondo era punta dalle spine di più forti tribolazioni.

Trascorsa finalmente l'età giovanile, il timore di Dio fu la sua prima tribolazione, perché non solo era angustiata dal più grande timore nella preoccupazione d'evitare i peccati, ma anche non poco penava nel ricercare come fare con perfezione le opere buone. E benché ordinasse con ogni attenzione pensieri, parole ed opere ad onore di Dio, temeva che in esse vi fosse qualche difetto. Considerino, dunque, gli stessi miseri peccatori che continuamente ardiscono commettere volutamente perverse lusinghe d'ogni genere, quanti tormenti e quante miserie accumulano alle loro anime, vedendo che questa gloriosa Vergine, immune da ogni peccato, compiva con timore anche le sue opere sommamente piacevoli a Dio. Comprendendo poi dalle sacre scritture dei profeti che Dio voleva incarnarsi, e che doveva essere straziato da svariate pene nella sua carne assunta, ne provò subito nel suo cuore, per il fervente amore che aveva verso Dio, non poca afflizione, benché non sapesse ancora ch'essa doveva esserne la madre.

Quando poi pervenne all'età che il Figlio di Dio divenne suo Figlio e sentì ch'egli aveva preso nel suo seno il corpo che doveva dar compimento in sé alle predizioni dei profeti, allora la mitissima rosa sembrava crescere maggiormente e dilatarsi nella sua bellezza, e le spine delle afflizioni, pungendola aspramente, si facevano sempre più dure e pungenti. Perché, come le veniva grande ed ineffabile gioia nella concezione del Figlio, così anche, al pensiero della crudelissima futura passione, il suo animo era afflitto da molteplice tribolazione. Godeva, infatti, la Vergine che il Figlio suo, con la sua umiltà, avrebbe ricondotti alla gloria del regno celeste i suoi amici, ai quali il primo uomo, per la sua superbia, aveva meritata la pena dell'inferno. Ma si addolorava perché, come l'uomo per la cattiva concupiscenza aveva peccato nel Paradiso in tutte le sue membra, così prevedeva che il Figlio suo, ad espiare il peccato dello stesso uomo, avrebbe soddisfatto nel mondo con atrocissima morte del proprio corpo. Esultava la Vergine per aver concepito il suo Figlio senza peccato e diletto carnale, ed averlo partorito senza dolore, ma si affliggeva prevedendo che un figlio così dolcissimo sarebbe morto d'ignominiosissima morte, e che lei stessa ne avrebbe vista la morte nella suprema ambascia del suo cuore.

Godeva inoltre, la Vergine, prevedendo che egli sarebbe risorto dalla morte, e per la sua passione sarebbe stato elevato al supremo fastigio di eterno onore; ma si addolorava prevedendo anche che, prima di quell'onore, sarebbe stato orrendamente straziato da atroci dolori, contumelie ed insulti.

Deve veramente credersi senza esitazione che, come la rosa sta costantemente eretta nella sua posizione, benché le spine all'intorno siano divenute più forti e più acute, così questa benedetta rosa, Maria, teneva l'animo talmente saldo che, per quanto le spine della tribolazione ne pungessero il cuore, non ne mutavano però la volontà, che si mostrava prontissima a soffrire e fare qualunque cosa piacesse a Dio. Molto degnamente, quindi, è paragonata a rosa che fiorisce, e propriamente alla rosa di Gerico; perché, come della rosa di quel luogo si legge che supera nella sua bellezza gli altri fiori, così Maria, con la bellezza della sua onestà e dei suoi costumi, supera tutti i viventi in questo mondo, eccettuato soltanto il suo benedetto Figlio. Perciò, come Dio e gli angeli gioivano per la sua virtuosa costanza nel cielo, così nel mondo si rallegrano sommamente di essa gli uomini, considerando con quanta pazienza si comportava nelle tribolazioni e con quanta prudenza nelle consolazioni.>>


***


Venerdì - Lezione Seconda (Capitolo 17)

Assoluzione:
Ci scampi di sua madre per la prece
chi per noi col suo sangue soddisfece. Amen.

<<Tra le altre cose che le voci dei profeti predissero del Figlio di Dio, preannunziarono anche qual dura morte voleva soffrire in questo mondo nel suo innocentissimo corpo, affinché gli uomini godessero eterna vita con lui in cielo. Preannunziavano poi i profeti, e lo scrivevano, come lo stesso Figlio di Dio, per la liberazione del genere umano, doveva esser legato e flagellato, e in qual modo doveva esser condotto alla croce, e quanto ignominiosamente doveva esser trattato e crocifisso. Perciò, credendo noi ch'essi sapevano bene per qual motivo l'immortale Dio volle assumersi carne mortale ed essere straziato in questa sua carne in tutti i modi, ne consegue che la fede cristiana non deve dubitare che anche più chiaramente sapesse questo la nostra Vergine e signora, che Dio prima dei secoli si era predestinata come madre; né è giusto credere che alla stessa Vergine fosse nascosta la ragione per cui Dio si degnava di vestirsi di umana carne in seno a lei. E certamente deve credersi che dall'ispirazione dello Spirito Santo essa comprese, più perfettamente degli stessi profeti, tutto quello che le loro parole illustravano, dicendo essi con la bocca le parole ispirate dallo stesso Spirito.

Quindi deve certissimamente credersi che, quando la Vergine, dopo averlo partorito, prese per la prima volta il Figlio di Dio tra le sue braccia, subito le venne in mente come egli doveva adempiere le scritture dei profeti. Quando poi lo avvolgeva nei panni, allora considerava nell'animo con quanto fieri flagelli doveva esser lacerato il suo corpo, da dover sembrare quasi un lebbroso. Anche raccogliendo dolcemente mani e piedi del suo Figlio bambino nelle fasce, la Vergine ripensava con quanto strazio dovevano esser trapassati da chiodi di ferro sulla croce. Guardando poi il volto dello stesso suo Figlio, bellissimo fra tutti i figli degli uomini, meditava con quanta irriverenza empie labbra l'avrebbero lordato di sputi.

Ripensava anche dentro di sé la stessa Madre con quanti schiaffi sarebbero state colpite le guance di questo suo Figlio, e di quanti insulti e contumelie avrebbe avuto ripiene le benedette orecchie, ora immaginando come i suoi occhi si sarebbero offuscati dal fluire del suo sangue, ora come la sua bocca sarebbe stata amareggiata da aceto misto a fiele, ora ripensando come le sue braccia avrebbero dovute esser legate con funi, e come anche i suoi nervi e le sue vene e tutta la compagine del suo corpo dovevano esser distese crudelmente sulla croce, i suoi precordi contrarsi nella morte, e come tutto il suo glorioso corpo doveva essere straziato dentro e fuori, con suprema amarezza ed angoscia, fino a morirne. Sapeva ancora la Vergine che, esalato in croce lo spirito di quel suo benedetto Figlio, una lancia acutissima doveva trafiggerlo, trapassandogli in mezzo il cuore. Perciò, come era la più felice delle madri, quando vedeva il Figlio di Dio, nato da lei, sapendolo vero Dio e vero uomo, mortale nell'umanità ma eternamente immortale nella divinità, era anche la più afflitta delle madri, prevedendone l'amarissima passione.

Per tal modo, alla sua grandissima letizia andava sempre unita una grandissima tristezza, come se a una donna che partorisce si dicesse: « Hai partorito un figlio vivo e sano in tutte le sue membra, ma la pena che hai avuta nel parto durerà fino alla tua morte! »; ed ella, ascoltando ciò, godesse della vita salva di suo figlio, ma si rattristasse del patimento e della morte propria; certamente la tristezza di questa madre, proveniente dal ricordo della pena e morte del suo proprio corpo, non sarebbe più grave del dolore della Vergine Maria, ogni volta che rimuginava nell'animo la futura morte del suo amatissimo Figlio.

Comprendeva la Vergine che le predizioni dei profeti avevano già preannunziato ch'era necessario che il suo dolcissimo Figlio soffrisse molte e gravi pene, ed anche il giusto Simeone aveva predetto, non da lontano come i profeti, ma davanti a lei stessa, che la sua anima doveva esser trapassata da spada. Per cui deve notarsi che, siccome le forze dell'animo sono più forti e sensibili di quelle del corpo, così l'anima benedetta della Vergine, che la spada doveva trafiggere, era più afflitta dalla tristezza prima che il Figlio suo patisse, di quanto una donna possa soffrire prima di partorire un figlio. Perché quella spada di dolore si avvicinava ognor più al cuore della Vergine, quanto più il suo diletto Figlio si avvicinava al tempo della sua passione. Quindi deve credersi senza dubbio che l'affettuosissimo e innocentissimo Figlio di Dio, compatendo filialmente i dolori della madre sua, li alleviava con frequenti consolazioni. Altrimenti la vita di lei non avrebbe potuto durare fino alla morte del Figlio.>>



Venerdì - Lezione Terza (Capitolo 18)

Assoluzione:
Propiziazione al Padre per noi
sia la passione del Figlio di Maria. Amen.

<<Finalmente la dolorosa punta della spada punse crudamente il cuore della Vergine, allorquando il Figlio disse: « Mi cercherete e non mi troverete ». E, dopo che fu tradito da un suo discepolo e catturato come loro piacque dai nemici della verità e della giustizia, allora la spada del dolore veniva trafiggendo cuore e precordi della Vergine, e trapassandone duramente l'anima, apportava gravissimi dolori a tutte le membra del suo corpo. Ogni volta, infatti, che al suo amatissimo Figlio venivano inferti tormenti ed obbrobri, anche nell'animo della Vergine infieriva con ogni amarezza quella spada crudele.

Vedeva invero il Figlio schiaffeggiato da empie mani, crudelmente ed impietosamente flagellato, condannato a morte umiliantissima dai capi dei Giudei, e gridando tutto il popolo « Crocifiggi il traditore! » lo vedeva condotto con le mani legate al luogo del supplizio, precedendolo alcuni che se lo trascinavano dietro, mentre con estrema stanchezza portava la croce sulle spalle, ed altri accompagnandolo e sospingendolo con pugni, e scuotendo come una belva feroce quell'agnello mansuetissimo che, secondo la profezia d'Isaia, in tutte le sue sofferenze era così paziente che, come pecora condotta al macello senza voce, e come agnello silenzioso davanti al tosatore, non apriva la sua bocca.

E come egli stesso mostrò in sé tanta pazienza, così la sua benedetta Madre sopportò tutte le sue pene con somma pazienza. Anzi, come l'agnello si associa alla madre, dovunque sia condotta, così la Vergine madre seguiva il Figlio ai luoghi dei tormenti. Vedendo ancora la Madre il Figlio coronato di spine, e il suo volto madido di sangue e le sue guance tumide per gli schiaffi, gemé di profondissimo dolore, e le sue guance cominciarono a impallidire per l'immensa pena. Per lo scorrere poi del sangue del Figlio in tutto il corpo nella sua flagellazione, un rivolo d'innumerevoli lacrime scorreva dagli occhi della Vergine.

Nel vedere poi la Madre il Figlio suo crudelmente steso sulla croce, cominciarono a venirle meno le forze del corpo. Ma l'intensità del dolore la fece cadere a terra come morta, essendole mancati i sensi, all'ascolto dei colpi di martello che trapassavano con chiodi di ferro le mani e i piedi del Figlio. Quando poi i Giudei l'abbeverarono di fiele e aceto, l'amarezza dell'animo le inaridì talmente il palato e la lingua, da non poter muovere le sue benedette labbra a parlare. Ascoltando quindi la flebile voce del Figlio che nell'agonia mortale diceva: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? », e vedendo poi tutte le sue membra irrigidirsi, e reclinato il capo, esalare lo spirito, allora l'acerbità del dolore oppresse talmente il cuore della Vergine, da sembrare come impietrita, senza alcun movimento nelle sue membra. Per cui si comprende che Dio fece allora non piccolo miracolo nel fatto che la Vergine Madre, trafitta interiormente da tali e tanto grandi dolori, non morisse, quando vide pendere dalla croce nudo e insanguinato, in mezzo a due ladroni, un sì amato Figlio, vivo e poi morto, ed anche trafitto dalla lancia, tra le derisioni di tutti, avendolo abbandonato quasi tutti i suoi conoscenti, ed essendosi molti di essi enormemente allontanati dalla fede.

Come, quindi, il suo Figlio sostenne la morte più amara di qualunque altro vivente in questo mondo, così anche la Madre, nella sua anima benedetta, portò la sofferenza dei più amari dolori. Ricorda ancora la sacra scrittura che la moglie di Finees, vedendo l'arca di Dio catturata dai suoi nemici, ne morì di colpo, per la veemenza del dolore, ma i dolori di quella donna non potrebbero paragonarsi ai dolori di Maria Vergine, che vedeva il corpo del suo benedetto Figlio (che la suddetta arca figurava) stretto e imprigionato tra i chiodi e il legno della croce. Perché la Vergine amava il suo Figlio, vero Dio e vero uomo, infinitamente più di quanto un nato da uomo e da donna possa amare se stesso o un altro. Quindi, se meraviglia il fatto che la moglie di Finees morì di dolore, pur essendo stretta da minore pena, mentre sopravvisse Maria, che fu assalita da ambasce più grandi, chi può attribuire ad altro che a un dono singolare dell'onnipotente Iddio, il fatto che, contro tutte le sue forze fisiche, poté rimanere in vita?





Finalmente, morendo, il Figlio di Dio aprì il cielo e liberò con potenza i suoi amici detenuti nell'inferno. La Vergine, poi, riavutasi, conservava essa sola nell'animo la retta fede, fino alla risurrezione del Figlio, e correggeva, riportandoli alla fede, i molti che ne avevano miseramente deviato. Infatti, morto il suo Figlio, fu deposto dalla croce e, avvolto in panni come negli altri mortori, fu sepolto. E allora tutti se ne allontanarono, e pochi credettero che sarebbe risorto. Allora, invece, nel cuore di Maria scomparvero le strette dei dolori, e cominciò a rinnovarsi soavemente in lei una deliziosa consolazione, sapendo che ormai erano totalmente finite le tribolazioni del Figlio suo, e che lo stesso doveva risorgere nella sua umanità e deità il terzo giorno, per una gloria eterna, e che in seguito non avrebbe più potuto patire alcuna molestia.>>

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AMDG et BVM