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domenica 20 gennaio 2019

«Donna, che vi è più fra Me e te?»


LII. Le nozze di Cana. 
Il Figlio non più soggetto alla Madre compie per Lei il primo miracolo. 

   16 gennaio 1944.

 1 Vedo una casa. Una caratteristica casa orientale - un cubo bianco, più largo che alto, con rade aperture - sormontata da una terrazza che fa da tetto, recinta da un muretto alto circa un metro e ombreggiata da una pergola di vite, che si arrampica fin là e stende i suoi rami su oltre metà di questa assolata terrazza. Una scala esterna sale lungo la facciata sino all'altezza di una porta, che si apre a metà altezza della facciata. Sotto ci sono, al terreno, delle porte basse e rade, non più di due per lato, che mettono in stanze basse e scure. La casa sorge in mezzo ad una specie di aia, più spiazzo erboso che aia, che ha al centro un pozzo. Vi sono delle piante di fico e di melo. La casa guarda verso la strada, ma non è sulla strada. È un poco in dentro, e un viottolo fra l'erba l'unisce alla via che sembra una via maestra.
   Si direbbe che la casa è alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo al loro poderetto. La campagna si stende oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Vi è un bel sole e un azzurro tersissimo di cielo. In principio non vedo altro. La casa è sola.

 2 Poi vedo due donne, con lunghe vesti e un manto che fa anche da velo, avanzarsi sulla via e da questa sul sentiero. Una è più anziana, sui cinquant'anni, e veste di scuro, un color bigiomarrone come di lana naturale. L'altra è vestita più in chiaro, una veste di un giallo pallido e manto azzurro, e sembra avere un trentacinque anni. È molto bella, snella, e ha un portamento pieno di dignità, per quanto sia tutta gentilezza e umiltà. Quando è più vicina, noto il color pallido del volto, gli occhi azzurri e i capelli biondi che appaiono sotto il velo sulla fronte. Riconosco Maria Ss. Chi sia l'altra, che è bruna e più anziana, non so. Parlano fra loro e la Madonna sorride. Quando sono prossime alla casa, qualcuno, certamente messo a guardia degli arrivi, dà l'avviso, ed incontro alle due vengono uomini e donne tutti vestiti a festa, i quali fanno molte feste alle due e specie a Maria Ss.
   L'ora pare mattutina, direi verso le nove, forse prima, perché la campagna ha ancora quell'aspetto fresco delle prime ore del giorno, nella rugiada che fa più verde l'erba e nell'aria non ancora offuscata da polvere. La stagione mi pare primaverile, perché i prati sono con erba non arsa dall'estate e i campi hanno il grano ancor giovane e senza spiga, tutto verde. Le foglie del fico e del melo sono verdi e ancora tenere, e così quelle della vite. Ma non vedo fiori sul melo e non vedo frutta né sul melo, né sul fico, né sulla vite. Segno che il melo ha già fiorito, ma da poco, e i frutticini non si vedono ancora.

 3 Maria, molto festeggiata e fiancheggiata da un anziano che pare il padrone di casa, sale la scala esterna ed entra in un'ampia sala che pare tenere tutta o buona parte del piano sopraelevato.
  Mi pare di capire che gli ambienti al terreno sono le vere e proprie stanze di abitazione, le dispense, i ripostigli e le cantine, e questa sia l'ambiente riservato a usi speciali, come feste eccezionali, o a lavori che richiedano molto spazio, o anche a distensione di derrate agricole. Nelle feste lo svuotano da ogni impiccio e lo ornano, come è oggi, di rami verdi, di stuoie, di tavole imbandite. Al centro ve ne è una molto ricca, con sopra già delle anfore e piatti colmi di frutta. Lungo la parete di destra, rispetto a me che guardo, un'altra tavola imbandita, ma meno riccamente. Lungo quella di sinistra, una specie di lunga credenza, con sopra piatti con formaggi e altri cibi che mi paiono focacce coperte di miele e dolciumi. In terra, sempre presso questa parete, altre anfore e tre grossi vasi in forma di brocca di rame (su per giù). Le chiamerei giare.
   Maria ascolta benignamente quanto tutti le dicono, poi con bontà si leva il manto ed aiuta a finire i preparativi della mensa. La vedo andare e venire aggiustando i letti-sedili, raddrizzando le ghirlande di fiori, dando migliore aspetto alle fruttiere, osservando che nelle lampade vi sia l'olio. Sorride e parla pochissimo e a voce molto bassa. Ascolta invece molto e con tanta pazienza.
   Un grande rumore di strumenti musicali (poco armonici in verità) si ode sulla via. Tutti, meno Maria, corrono fuori. Vedo entrare la sposa, tutta agghindata e felice, circondata dai parenti e dagli amici, a fianco dello sposo che le è corso incontro per primo.

 4 E qui la visione ha un mutamento. Vedo, invece della casa, un paese. Non so se sia Cana o altra borgata vicina. E vedo Gesù con Giovanni ed un altro che mi pare Giuda Taddeo, ma potrei, su questo secondo, sbagliare. Per Giovanni non sbaglio. Gesù è vestito di bianco ed ha un manto azzurro cupo. Sentendo il rumore degli strumenti, il compagno di Gesù chiede qualcosa ad un popolano e riferisce a Gesù. 
   «Andiamo a far felice mia Madre» dice allora Gesù sorridendo. E si incammina attraverso ai campi, coi due compagni, alla volta della casa. Mi sono dimenticata di dire che ho l'impressione che Maria sia o parente o molto amica dei parenti dello sposo, perché si vede che è in confidenza.
   Quando Gesù arriva, il solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al figlio sposo ed a Maria, scende incontro a Gesù e lo saluta rispettosamente. Saluta anche gli altri due, e lo sposo fa lo stesso. 
   Ma quello che mi piace è il saluto pieno di amore e di rispetto di Maria al Figlio e viceversa. Non espansioni, ma uno sguardo tale accompagna la parola di saluto: «La pace è con te» e un tale sorriso che vale cento abbracci e cento baci. Il bacio tremola sulle labbra di Maria, ma non viene dato. Soltanto Ella pone la sua mano bianca e piccina sulla spalla di Gesù e gli sfiora un ricciolo della sua lunga capigliatura. Una carezza da innamorata pudica.

 5 Gesù sale a fianco della Madre e seguito dai discepoli e dai padroni, ed entra nella sala del convito, dove le donne si danno da fare ad aggiungere sedili e stoviglie per i tre ospiti, inaspettati, mi sembra. Direi che era incerta la venuta di Gesù e assolutamente impreveduta quella dei suoi compagni.
   Odo distintamente la voce piena, virile, dolcissima del Maestro dire, nel porre piede nella sala: «La pace sia in questa casa e la benedizione di Dio su voi tutti». Saluto cumulativo a tutti i presenti e pieno di maestà. Gesù domina col suo aspetto e con la sua statura tutti quanti. È l'ospite, e fortuito, ma pare il re del convito, più dello sposo, più del padrone di casa. Per quanto sia umile e condiscendente, è colui che si impone.
   Gesù prende posto alla tavola di centro con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici più influenti. I due discepoli, per rispetto al Maestro, vengono fatti sedere alla stessa tavola.
   Gesù ha le spalle voltate alla parete dove sono le giare e le credenze. Non le vede perciò, e non vede neppure l'affaccendarsi del maggiordomo intorno ai piatti di arrosti, che vengono portati da una porticina che si apre presso le credenze.


   Osservo una cosa. Meno le rispettive madri degli sposi e meno Maria, nessuna donna siede a quel tavolo. Tutte le donne sono, e fanno baccano per cento, all'altra tavola contro la parete, e vengono servite dopo che sono stati serviti gli sposi e gli ospiti di riguardo. Gesù è presso il padrone di casa ed ha di fronte Maria, la quale siede a fianco della sposa.
Il convito comincia. E le assicuro che l'appetito non manca e neanche la sete. Quelli che lasciano poco il segno sono Gesù e sua Madre (il significato è che poco mangiano e poco bevono), la quale, anche, parla pochissimo. Gesù parla un poco di più. Ma, per quanto sia parco, non è, nel suo scarso parlare, né accigliato né sdegnoso. È un uomo cortese ma non ciarliero. Interrogato risponde, se gli parlano si interessa, espone il suo parere, ma poi si raccoglie in Sé come uno abituato a meditare. Sorride, non ride mai. E, se sente qualche scherzo troppo avventato, mostra di non udire. Maria si ciba della contemplazione del suo Gesù, e così Giovanni, che è verso il fondo della tavola e pende dalle labbra del suo Maestro.

 6 Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo è impacciato, e capisce cosa c'è di spiacevole. «Figlio» dice piano, richiamando l'attenzione di Gesù con quella parola.      «Figlio, non hanno più vino».
   «Donna, che vi è più fra Me e te?». Gesù, nel dirle questa frase, sorride ancor più dolcemente, e sorride Maria, come due che sanno una verità che è loro gioioso segreto, ignorata da tutti gli altri.



 7 Gesù mi spiega il significato della frase.
   «Quel "più", che molti traduttori omettono , è la chiave della frase e la spiega nel suo vero significato.
   Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volontà del Padre mio mi indicò esser venuta l'ora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre, ma il Servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia Genitrice. Essi si erano mutati in altri più alti, si erano rifugiati tutti nello spirito. Quello chiamava sempre "Mamma" Maria, la mia Santa. L'amore non conobbe soste, né intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto come quando, separato da Lei come per una seconda figliazione, Ella mi dette al mondo per il mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime mistica maternità fu quando, nello strazio del Golgota, mi partorì alla Croce facendo di Me il Redentore del mondo.
   "Che vi è più fra Me e te? "Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero "soggetto". Ora sono della mia missione.
   Non l'ho forse detto? (Luca 9, 62; Vol 3 Cap 178; Vol 4 Cap 276) "Chi, messa la mano all'aratro, si volge indietro a salutare chi resta, non è adatto al Regno di Dio". Io avevo posto la mano all'aratro per aprire col vomere non le glebe, ma i cuori, e seminarvi la parola di Dio. Avrei levato quella mano solo quando me l'avrebbero strappata di là per inchiodarmela alla croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del Padre mio, facendone uscire il perdono per l'umanità.
  Quel "più", dimenticato dai più, voleva dire questo: "Tutto mi sei stata, o Madre, finché fui unicamente il Gesù di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma, da quando sono il Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sarò da capo tutto tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quand'ero bambino, e nessuno te lo contenderà più, questo tuo Figlio, considerato un obbrobrio dell'umanità, che te ne getterà la spoglia per coprire te pure dell'obbrobrio d'esser madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, e poi mi avrai per sempre, trionfante tu pure in Cielo. Ma ora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi ha mandato ad essi".
  Ecco quel che vuol dire quel piccolo e così denso di significato "più" ».



8 Maria ordina ai servi: «Fate quello che Egli vi dirà». Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio l'assenso, velato dal grande insegnamento a tutti i "vocati". E ai servi: «Empite d'acqua le idrie» ordina Gesù.
   Vedo i servi empire le giare di acqua portata dal pozzo (odo stridere la carrucola che porta su e giù il secchio gocciolante). Vedo il maggiordomo mescersi un poco di quel liquido con occhi di stupore, assaggiarlo con atti di ancor più vivo stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo (erano vicini).
   Maria guarda ancora il Figlio e sorride; poi, raccolto un sorriso di Lui, china il capo arrossendo lievemente. È beata.
   Nella sala passa un sussurrìo, le teste si volgono tutte verso Gesù e Maria, c'è chi si alza per vedere meglio, chi va alle giare. Un silenzio, e poi un coro di lodi a Gesù.
   Ma Egli si alza e dice una parola: «Ringraziate Maria» e poi si sottrae al convito. I discepoli lo seguono. Sulla soglia ripete: «La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi» e aggiunge: «Madre, ti saluto».
   La visione cessa.
AMDG et DVM

mercoledì 17 luglio 2013

“La Vergine alle Nozze di Cana” e la Serva di Dio Luigina Sinapi


Storia dell’immagine lasciata dalla Vergine in un incontro con la3maria5 “Serva di Dio” Luigina Sinapi con il messaggio: “Fate quello che Egli vi dirà” Il “regalo” della Madonna a Luigina
Ella attendeva, come ogni primo sabato del mese, la visita della “Mamma” nella sua casa di via Urbino, e più esattamente nella sua Cappellina; ma quel sabato la Madonna non era venuta. Luigina si fece triste e, per consolarsi,pensò di proiettarsi alcune immagini sacre, ed in particolare le diapositive dei Luoghi Santi.
Un’abitudine, questa, che incrementò dopo il pellegrinaggio in Terra Santa, avvenuto nell’agosto 1967. Sulla parete che funge da schermo, ecco che arriva, nell’ordine , la diapositiva della località, Cana, luogo dell’evangelico “Festino di Nozze”, dove Gesù “diedi inizio ai suoi miracoli”.
All’’improvviso la scena si anima per la presenza reale della Madre di Gesù che intercede preso il Figlio. Maria è rivestita della Veste di Nozze, ed è adorna dei “gioielli della Casa di Davide”, dono dello Sposo Giuseppe: due magnifici orecchini di perle e una fibula analoga sull’omero a fermare la lieve cadenza del manto. Un tessuto impalpabile, quasi un velo, bianco, poggia sul suo capo. In una prima posa la

Vergine è rivolta con gli occhi al Figlio e dice a Lui: “Non hanno più vino”. In un’altra posa, la seconda, l’immagine si presenta il sembiante verginale della “Donna”, allorché la Madre di Gesù, rivolta ai servi, pronuncia le arcane parole: ”Fate quello che Egli vi dirà”. Nell’atto di allontanarsi la Madonna dice a Luigina: “Ti lascio un regalo, vedi!”, e aggiunge: “In Me troverai Gesù”.

La testimonianza è di Don Attilio Malacchini, Paolino, che fu con lei in quel pellegrinaggio, e, successivamente, provvide Luigina del proiettore, preso in affitto vicino Porta Cavalleggeri, nonché delle diapositive. Maria indossava abitualmente il costume del suo popolo, di tessuto bigio, ma usava per le festività anche un abito turchino con ricami d’argento. Sono particolari, questi, dati da Luigina. 

Luigina constata che la presenza della Madre di Gesù alle “Nozze di Cana” ha impressionato per due volte il materiale adoperato per la proiezione, producendo il ritratto della Madre di Dio in due pose diverse. Essa chiamerà

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l’effige “La Vergine alle Nozze di Cana”.

L’evangelica “Festa di Nozze” è il misterioso grembo da cui è sorta l’immagine. Quale “regalo” più bello avrebbe potuto lasciarle, la “Mamma”? Più desiderato? 
Ma Luigina era anche depositaria di un materno avviso: “In me troverai Gesù”, le aveva detto la “Mamma” all’’atto di allontanarsi. Quali parole misteriose, queste! Luigina dapprima non le intende. La sua fede, fede di “eventi maturati in silenzio”, diventa operosa attesa. Sorge la viva esigenza di decifrare il senso delle arcane parole. Il giubilo del materno “regalo” era attraversato da quella domanda. Ed ecco, a un tratto, la sublime, consolante scoperta: nel Volto bello e santo della “Mamma”, c’era –c’è– ben visibile, il Volto di Gesù.
Bisogna coprire con un foglio bianco la parte sinistra del Volto della Madre, perché nella parte destra emerga una sagoma, uguale e diversa: l’immagine del Figlio. I sembianti del Figlio e del Figlio e della Madre sono uguali, ma non identici, nei tratti e nelle espressioni.
Luigina cerca una conferma alla sua scoperta e la trova in modo convincente nell’unico termine di paragone irrefragabile: i tratti del Salvatore presenti nel Volto della “Donna” che intercede alle Nozze di Cana, sono conformi al divino sembiante dell’Uomo  della Sindone, l’unico archetipo dell’Uomo–Dio. Nel regalo fatto dalla “Mamma” a Luigina “il Figlio di Maria” è conforme nei tratti al Volto della Madre. Ma la Madre, “Figlia del Suo Figlio”, è conforme a Lui. Allorché Luigina mostrava nel volto di Maria il volto adorabile del suo Gesù era presa da un’intima consolazione. Era questo il messaggio più grande dell’immagine: “ –e cioè in Me– troverai Gesù”, aveva detto la “Mamma”.


Le riproduzioni: Luigina attribuiva molta importanza a questa compenetrazione fisionomica del Figlio e della Madre e, con Lei, anche Padre Raffaele Preite, il Servo di Maria che le fu “amico e fratello per venticinque anni”.



L’autodefinizione di Padre Raffaele sta nell’unica intervista, concessa a “Prospettive 2000”, che egli stesso diffondeva.
Padre Raffaele Preite diffondeva la “foto” della “Vergine alle Nozze di Cana” con poche parole, solo qualche espressione diretta e franca, esercitando una delicatissima  forma di equilibrio tra il proporre e il non imporre. O meglio, egli dava l’immagine a chi credeva fosse pronto ad accoglierla. Ma egli, nelle “retrovie” del suo ministero sacerdotale, ad insaputa di tutti, combatteva a favore dell’immagine un’altra singolare battaglia, quella di farla riprodurre: un’impresa che non sempre gli riusciva. “Se non è scritto, non riesce”, diceva. Ma era anche un avvertimento. Significava: “Non a tutti riesce”. La sorella di Padre Raffaele, Paolina Preite vedova Letizia, ricorda: “Quando la dava per riprodurla, a qualche fotografo si rompeva l’obiettivo. È capitato a Roma ma anche a Spongano. Uno dei nostri fotografi, quando ripeteva, ripeteva i tentativi, ma non credeva, si rompeva l’obiettivo.” Si spiega così il piccolo capitale di immagini di diverso formato ed esecuzione che alla sua morte è accaduto di trovare nella valigia dove aveva disposto con estrema precisione tanti suoi documenti. Padre Raffaele le aveva accumulate amorosamente, quelle foto, sovvenendo, certo, alle spese di suo. Le copie del materno “ricordo” a Luigina da lui realizzate, egli le distribuiva con parsimonia nel tempo: le ha lasciate come impreveduta sua eredità. Per quello che riguarda la prima riproduzione dell’ “originale” e cioè l’impressione della Sua Presenza lasciata come “regalo” a Luigina dalla Madonna, se ne occupò il fisico On. Prof. Enrico Medi, a quel tempo vicino a Luigina.
Il Santo Padre Pio XII aveva disposto che si instaurasse una collaborazione della carismatica romana con lui all’’Istituto Nazionale di Geofisica. 
L’On. Medi sottopose l’immagine, ma senza denunciarne l’origine, alla perizia di un esperto dell’Università “La Sapienza”. Da questa perizia gli viene risposto che la persona 
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rappresentata era dirazza semitica e propriamente del Medio Oriente. L’On. Medi estese le sue indagini scientifiche anche negli Stati Unititi avvalendosi delle strutture di elaborazione dati dalla N.A.S.A.; lo ricordano Alfonso Malacchini dell’Istituto Nazionale di Geofisica, Pina Nuccitelli Sinapi e Maria Rosaria Calabrese. Alla morte di Luigina, il 17 Aprile 1978, nel trambusto, nel via vai di gente che si verificò nella sua casa, il Padre Raffaele Preite ebbe “un solo pensiero”, com’egli mi disse più tardi, e cioè ritrovare il cosiddetto “negativo” –che negativo non era– e cioè recuperare la matrice dell’immagine. “La ritrovai fortunatamente dentro il suo passaporto”, mi disse, “posto in un cassetto”. Ma l’immagine originale sembra essere scomparsa, vale a dire non sia più tornata nella casa di Via Urbino.

Da ogni mia immagine, anche la più povera, effondo la mia benedizione sui miei figli”dice la Madonna a Luigina. “Mamma, Ti amerò e Ti farò amare come mai sei stata amata”, aveva detto Luigina a Maria Santissima. La “Madre universale”, le ha dato uno strumento perché possa davvero essere “amata come mai è stata amata”, perché possano essere accorciate le distanze tra Lei e tutti i Suoi figli.
Così che l’amore per lei possa parlare “a tu per tu” con ciascuno. In ogni punto della terra.
La storia di Luigina Sinapi su 

sabato 26 gennaio 2013

NOZZE A CANA DI GALILEA: "Che c'è più tra me e te, o donna?"



Una traduzione brutale


di don Alfredo Morselli

Domenica scorsa, la II domenica del tempo ordinario, secondo il nuovo calendario liturgico, ci è stata proposta dalla nostra buona Madre, la Santa Chiesa Cattolica, il brano evangelico che narra il primo miracolo di Gesù, in occasione delle nozze a Cana di Galiea.



Ma la gioia nel leggere di questo primo miracolo, compiuto non senza l'intercessione e la mediazione della Vergine Maria, è stata soffocata da una traduzione brutale a dir poco:

“Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.  Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela"”.

Ma come si può pensare che il Nostro Signore, Salvatore e Redentore Gesù Cristo abbia potuto rispondere alla Sua Santissima Madre "Donna, che vuoi da me?" (Che Dio mi perdoni se ho osato riscrivere questa affermazione!)?

Anche se questa risposta è misteriosa, non si può scegliere la più spiritualmente angusta possibilità meramente grammaticale - per di più resa brutalmente -, ma bisogna vedere il contesto.
Di fatto, se Gesù avesse detto un secco no alla Madre, questa non avrebbe detto "fate ciò che Egli vi dirà"!

Questo quid est mihi et tibi mulier indica un altro livello superiore al quale Gesù invita la Madre, nel considerare gli eventi; e benché la peregrinatio di Maria nella fede sia sempre stata una velocissima corsa, il Verbo Incarnato la invita ora a correre ancora più veloce, e intravedere gli ormai imminenti frutti dell'"ora" non ancora giunta, ma prossima.

E tutto questo sostituito da una risposta maleducata: almeno l'umile e letterale "che c'è tra me e te, o Donna?" - della Vulgata - lascia aperta l'interpretazione di una disparità di veduta, di una precisazione, di un una nuova - ancorché crocifiggente - luce nel Cuore Immacolato di Maria, ben diversa da una brutale negazione.

Non mi meraviglio del minimismo mariano degli esegeti e dei successi che il nemico per eccellenza della Donna - da Lei sempre sconfitto - riesce a mietere tra i sapienti di questo mondo; mi addoloro, questo sì, mi addoloro!!! ... che nessuno di coloro che hanno l'autorità per farlo si levi per denunciare o fare qualcosa, o sia stato vigile a suo tempo, prima che la frittata della nuova versione fosse fatta.

Cari fratelli, memori delle tre cose bianche da amare secondo San Giovanni Bosco, ricordiamoci che i nemici della S. Messa, del Papa, e della Vergine SS.ma  sono una unica e identica cosa; e che il buon combattimento della fede, in difesa del Santo Sacrificio della Messa, non può essere disgiunto dalla difesa dell'onore della Madonna Santa.

Come diceva San Luigi Maria Grignion di Montfort:

"Da buon servo e schiavo, non bisogna starsene in ozio. Si deve, al contrario, con la sua protezione, intraprendere e realizzare cose grandi per questa augusta sovrana. Bisogna sostenere i suoi privilegi quando sono contestati, difendere la sua gloria quando viene denigrata, attirare tutti in quanto è possibile ­al suo servizio e a questa vera e solida devozione" (VD 253).
AVE MARIA!