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venerdì 22 marzo 2013

LA FINE DEI TEMPI MALVAGI

Mater Divinae Gratiae

LA FINE 
DEI TEMPI MALVAGI

Lasciamoci, cari amici, docilmente ammaestrare dalla Vergine, Profetessa di questi ultimi tempi malvagi.

Più volte ci ha annunziato che si approssima 

la fine dei tempi e la venuta di Gesù nella gloria.

E ci ha pure aiutati a comprendere i segni descritti nella

Divina Scrittura, segni  che indicano ormai vicino il glorioso 

ritorno di Gesù.

Questi segni, chiaramente indicati dai Vangeli, e dalle Lettere di S. Pietro e di S. Paolo,  si stanno realizzando in questi anni sotto i nostro occhi.


-Il primo segno è la diffusione degli errori, che portano alla perdita della fede ed all’apostasia. Sono errori propagati da falsi maestri, celebri teologi che non insegnano più le verità del Vangelo, ma perniciose eresie, basate su errati ed umani ragionamenti.

“Badate che nessuno vi inganni! 5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. 9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. (Mt 24, 5-9)”

“3Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima [del giorno del Signore] infatti verrà l’apostasia (2 Ts. 2, 3)”

1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni [eresie disastrose] che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, 2molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità [la fede cristiana] sarà coperta di disprezzo. 3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma per loro la condanna è in atto ormai da tempo e la loro rovina non si fa attendere. (2 Pt. 2, 1-3)”


-Il secondo segno è lo scoppio di guerre e di lotte fratricide … predominio della violenza e dell’odio … un generale raffreddamento della carità … cresce la frequenza di catastrofi naturali come epidemie, carestie, inondazioni e terremoti.


“6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.
9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti.13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. (Mt.24,6-12)”.


-Il terzo segno è la sanguinosa persecuzione di coloro che si mantengono fedeli a Gesù ed al suo Vangelo e permangono forti nella vera fede. Frattanto il Vangelo viene predicato in ogni parte del mondo.  Basti pensare  alle grandi persecuzioni cui viene sottoposta la Chiesa ed allo zelo apostolico del Papa mariano Beato Giovanni Paolo II.

“9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda.   …  14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. (Mt. 24, 9-10)”


-Il quarto segno è l’orribile sacrilegio compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio.


“… si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? 6E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. 7Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. 8Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. 9La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri 10e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati.(2 Ts. 2, 4-9)”
“15Un giorno vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione [ossia colui che commette l’orribile sacrilegio], di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda – (Mt. 24, 15)”

PER capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio 
bisogna leggere quanto predetto dal profeta Daniele:

“Va’, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine.10Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio devastante, passeranno milleduecentonovanta giorni. 12Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. (Dn. 12, 9-12)”


La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. 

ACCOGLIENDO la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E COSI’ VERRA’ SOPPRESSA la celebrazione della santa Messa. IN QUESTA ABOLIZIONE del sacrificio quotidiano consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni.


-Il quinto segno è costituito da fenomeni straordinari che avvengono nel firmamento del cielo.


“29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze dei cieli saranno sconvolte. (Mt. 24, 29)”
Il miracolo del sole in Fatima voleva indicarci che siamo ormai entrati nei tempi che ci preparano al ritorno di Gesù nella gloria.
“30Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. (Mt. 24, 30)”

Fatima.
P. G. Lerario: Il Miracolo del sole

 La Vergine dolcissima ci ha voluto ammaestrare su questi segni che Gesù ci  ha indicati nel suo Vangelo, per prepararci alla fine dei tempi, perché essi si stanno realizzando nei nostri giorni, immersi nella grande tribolazione.

Carissimi amici, occorre rimanere forti nella fede, sicuri nella speranza ed ardenti nella carità. Lasciamoci portare dalla Mamma Celeste e raccogliamoci tutti nel sicuro rifugio del suo Cuore Immacolato, preparato proprio per noi per questi ultimi tempi. Leggiamoli con Lei i segni del nostro tempo e viviamo nella pace del cuore e nella fiducia.

LA REALIZZAZIONE dei suddetti segni ci indica con sicurezza che è vicinissima la Fine dei tempi, con il ritorno di Gesù nella gloria.


“32Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 33Così anche voi: quando vedrete accadere tutte queste cose, sappiate che Egli è vicino, è alle porte; che la vostra liberazione è vicina. (Mt. 24, 32-33)”

cfr. MSM. 31,XII,1992.

Sancte Joseph
Protector sanctae Ecclesiae
Ora pro nobis

martedì 22 gennaio 2013

Diomede parla: «Fratelli, comprendo che è giunta l’ora del circo e della vittoria eterna. Per Agapito è già venuta. Per voi sarà domani. Siate forti, fratelli. Il tormento sarà un attimo. La beatitudine non conoscerà sosta. Gesù è con voi. Non vi lascerà neppure quando le Specie saranno consumate in voi. Egli non abbandona i suoi confessori. Ma con essi resta per riceverne senza un indugio l’anima lavata dall’amore e dal sangue. Andate. Pregate nell’ora della morte per i carnefici e per il vostro prete. Il Signore per mia mano vi dà l’ultima assoluzione. Non abbiate timore. Le anime vostre sono più candide di un fiocco di neve che scenda dal cielo.»


Sera dell’11 febbraio, ore 20.

<<Fra i miei spasimi vedo questi altri spasimi.
Una specie di pozzo circolare di una larghezza di pochi metri quadri. Avrà un
diametro di quattro, cinque metri al massimo, alto quasi altrettanto, senza
finestre. Una porta stretta, piccola, di ferro, è incassata nel muraglione di
quasi un metro di spessore. Al centro del soffitto un buco tondo, di un diametro
di un mezzo metro al massimo, serve per l’aerazione di questo pozzo che nel suo
pavimento, di suolo battuto, ha un altro buco dal quale sale fetore e gorgoglìo
d’acque profonde, come se vicino ci fosse un fiume o sotto passasse una cloaca
diretta al fiume.
Il luogo è malsano, umido, fetido. Le muraglie trasudano
acqua, il suolo è impregnato di materie schifose, perché comprendo che il buco
del soffitto fa da scolo ai rifiuti della cella soprastante.

In questo orrido carcere, in cui è una penombra folta che appena permette di
intravvedere l’essenziale, sono due persone. Una è coricata al suolo,
nell’umido, presso la parete, è incatenata per un piede. Ma non fa moto alcuno.
L’altro è seduto lì presso, col capo fra le mani. È vecchio, perché vedo il
sommo della testa calvo affatto.

Al di sopra, nell’altra cella, vi devono essere più persone, perché odo voci e
tramestìo. Voci di uomo e di donna. Voci di bimbi e di vecchi commiste a voci
fresche di giovinette e forti di adulti.
Cantano dentro per dentro (Espressione ricorrente e che signific: ogni tanto, di tanto in tanto) dei mesti inni che pur nella loro mestizia hanno un
che di tanta pace. Le voci risuonano contro le pareti spesse come in una sala
armonica. È molto bello l’inno che dice:

“Conducici alle tue fresche acque.
Portaci negli orti tuoi fioriti.
Dài la tua pace ai martiri
che sperano, che sperano in Te.

Sulla tua promessa santa
abbiam fondato la nostra fede.
Non deluderci, Gesù Salvatore,
perché abbiamo sperato in Te.

Ai martirî noi gioiosi andiamo
per seguirti nel bel Paradiso.
Per quella Patria tutto lasciamo
e non vogliamo, non vogliam che Te”.

Quando quest’ultimo canto si spegne lento, una luce si affaccia al buco e un
braccio si spenzola con una piccola lampadetta. Un volto d’uomo pure si
affaccia. Guarda. Vede che l’uomo coricato non fa moto e l’altro col capo fra le
mani non vede il lume, e chiama: “Diomede! Diomede! È l’ora”.
Il seduto sorge in piedi e trascinando la sua lunga catena viene sotto la
botola. “Pace a te, Alessandro”.
“Pace, Diomede”.
“Hai tutto?”.
“Tutto. Priscilla osò venire, travestita da uomo. Si è rasi i capelli per parere
un fossore. Ci ha portato di che celebrare il Mistero. Agapito che fa?”.
“Non si lamenta più. Non so se dorma o se sia spirato. E vorrei vedere... Per
dire su lui le preci dei martiri”.
“Ti caliamo la lampada. Attendi. Sarà gioia per lui avere il Mistero”.
Con un cordone di cinture annodate calano il fanaletto sino alle mani di Diomede
che, ora lo vedo bene, è un vecchio dal volto affilato e austero. Pallidissimo,
con pochi capelli, ha due occhi ancor splendidi di espressione. Nella sua
miseria di incatenato in quella fetida tana ha dignità di re.
Stacca il fanaletto dal cordone e va verso il compagno. Si china. Lo osserva. Lo
tocca. E apre le braccia, dopo aver posato la lampada al suolo, in un largo
gesto di commiserazione. Poi raccoglie le mani del cadavere, già quasi
irrigidite, e le incrocia sul petto. Povere mani gialle e scheletrite di vecchio
morto di stenti.
Si volge a chi attende presso il foro e dice:
Agapito è morto. Gloria sia al
martire della putrida fossa!”.
“Gloria! Gloria! Gloria al fedele al Cristo” rispondono quelli della cella
superiore.
“Calate per il Mistero. Non manca l’altare. Non più le sue mani, tese a far da
sostegno. Ma l’immoto petto che sino all’ultima ora ebbe palpiti per il Signore
nostro, Gesù”.

Viene calata una borsa di preziosa stoffa a da questa Diomede estrae un piccolo
lino, un pane largo e basso, un’anfora ed un piccolo calice. Prepara tutto sul
petto del morto, celebra e consacra dicendo le orazioni a memoria mentre quelli
di sopra rispondono. Deve essere nei primi tempi della Chiesa, perché la Messa è
su per giù come quella di Paolo nel Tullianum.
Quando la consacrazione è avvenuta, Diomede rimette nell’anfora il vino del
calice che è lievemente a brocca, forse scelto per questa funzione così, ripone
le Specie nella borsa e riporta tutto là dove il cordone attende di riportare di
sopra la borsa. Mentre questa sale, sollevata con precauzione, 
Diomede assolve i compagni. Il canto, quasi tutto di fanciulle, riprende dolcemente mentre i cristiani si comunicano.

Quando cessa, Diomede parla:

«Fratelli, comprendo che è giunta l’ora del circo e della vittoria eterna. Per
Agapito è già venuta. Per voi sarà domani. Siate forti, fratelli. Il tormento
sarà un attimo. La beatitudine non conoscerà sosta. Gesù è con voi. Non vi
lascerà neppure quando le Specie saranno consumate in voi. Egli non abbandona i suoi confessori. Ma con essi resta per riceverne senza un indugio l’anima lavata dall’amore e dal sangue. Andate. Pregate nell’ora della morte per i carnefici e per il vostro prete. Il Signore per mia mano vi dà l’ultima assoluzione. Non abbiate timore. Le anime vostre sono più candide di un fiocco di neve che scenda dal cielo.»

“Addio, Diomede!”, “Assistici, tu, santo, col tuo orare”, “Diremo a Gesù di
venire a prenderti”, “Ti precediamo per prepararti la via”, “Prega per noi”. I
cristiani si affacciano a turno al foro, salutano, sono salutati e scompaiono...
Per ultimo viene fatto risalire il fanaletto, e l’oscurità torna ancor più cupa
nell’antro in cui uno muore lentamente presso il già morto, fra il fetore e il
profondo fruscio delle acque sotterranee. Di sopra riprendono i canti lenti e
soavi.
Di mio non so dove avviene la scena. Direi a Roma, in tempi di persecuzione. Ma
quale sia la carcere non lo so. Come non so chi sia questo prete Diomede, dalla
figura tanto venerabile. Ma la visione per la sua tristezza mi colpisce ancora
di più di quella del Tullianum.>>

Domine Iesu,
Voca me, ut videam Te
Et in æternum fruar Te.
Amen.

sabato 7 gennaio 2012

"E' QUESTA LA CROCE DI CRISTO BEATA E DESIDERABILE



DAGLI SCRITTI...
Dalle «Lettere» di san Raimondo di Peñafort
, sacerdote (1175-1275).

"Se il predicatore della verità, senza mentire, ha detto veramente che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo soffrono persecuzione, nessuno, io penso, viene escluso da questa regola generale se non colui che trascura o non sa vivere «con sobrietà, con giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2, 12).



Ma sia lungi da voi l’appartenere al numero di coloro che hanno case quiete, tranquille e sicure, mentre la verga del Signore non è su di loro: trascorrono la vita nella prosperità e in un attimo scenderanno all’inferno.



Al contrario, la vostra purezza e pietà meritano ed esigono - perché siete accetti e graditi a Dio - di essere affinate con colpi ripetuti fino alla sincerità più completa. Se la spada talvolta si raddoppia e si triplica su di voi, bisogna stimare anche tutto questo come gioia e segno di amore.



La spada a doppio taglio è formata dalle battaglie all’esterno e dai timori all’interno; questi ultimi sono raddoppiati o triplicati quando lo spirito astuto rende inquiete le fibre più intime del cuore con l’inganno e con le seduzioni. Questi tipi di combattimento finora li avete conosciuti abbastanza, altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungere una così ammirevole pace e tranquillità interiore.


Si raddoppia e si triplica esteriormente la spada quando, senza motivo, nasce una persecuzione da parte di uomini di Chiesa nell’ambito spirituale, dove le ferite più gravi sono quelle che vengono dagli amici.


E’ questa la croce di Cristo beata e desiderabile, che il forte Andrea accolse con animo gioioso, nella quale solamente il Vaso di elezione [ossia S. Paolo] dice che dobbiamo gloriarci.
Guardate pertanto all’autore e conservatore della fede, a Gesù che patì nella più grande innocenza e anche da parte dei suoi e fu computato fra i malfattori; e, bevendo il calice così glorioso del Signore Gesù, rendete grazie a Dio che ci dona ogni bene.


Il Dio stesso dell’amore e della pace doni la pace ai vostri cuori e affretti il vostro cammino, per nascondervi lontano dagli intrighi degli uomini al riparo del suo volto, fino a quando non vi avrà introdotti e trapiantati in quella pienezza, dove risiederete per sempre nella bellezza della pace, nelle tende della fiducia, nel riposo dell’abbondanza".

AMDG et B.V.MARIAE!