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sabato 27 aprile 2013

La razza umana ... non si direbbe... ma ha toccato il profondo


Se non fosse per le cure di Maria, per le preghiere di Maria, la razza umana non sarebbe più. L’avrei cancellata perché veramente il vostro vivere ha toccato il profondo del Male e la Giustizia è ferita, e la Pazienza è colmata, e la Punizione è pronta; ma c’è Maria che vi ripara con il suo manto, e se Io posso, con un volger di sguardo, far prostrare il Paradiso e tremare gli astri, non posso nulla contro mia Madre.
Sono il suo Dio, ma sono sempre il suo Pargolo. Su quel Cuore mi sono riposato nel primo sonno d’infante e nell’ultimo della morte, e di quel Cuore so tutti i segreti. So, dunque, che punirvi sarebbe dare un trafiggente dolore alla Madre del genere umano, alla Madre vera, che sempre spera potervi condurre al Figlio suo. Sono il suo Dio ma Ella è mia Madre ed Io perfetto in tutto, vi sono Maestro anche in questo: nell’amore per la Madre. A chi ancora crede, nel mondo, Io dico: “La salvezza del mondo è in Maria”. (…)
Unico ponte resta Maria, ma se dispregiate Essa pure, sarete schiacciati. Non permetto sia vilipesa Colei in cui lo Spirito Santo discese per generare Me, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. 4.7.43


FILII, AUDITE ME:
BEATI QUI CUSTODIUNT VIAS MEAS
ALLELUIA


domenica 14 aprile 2013

MARIA REGINA E MAESTRA DEI DOTTORI? CERTAMENTE



VERSO UN NUOVO TITOLO: 
MARIA MAESTRA DEI DOTTORI?


Tenendo conto dell'importanza insostituibile della verità rivelata come fondamento della fede; del posto preminente che nella Chiesa hanno sempre avuto ed hanno i dottori, i maestri cui è demandato il compito di esporre, di spiegare, di adattare ai tempi le verità della fede rivelata; della funzione altissima che ha Maria di preservare la Chiesa di Cristo da qualunque errore che contamini la purezza di questa fede, ci si domanda se non convenga a Lei, accanto ai molti altri titoli che la Chiesa Le ha attribuito nei secoli, anche il titolo di « Maestra dei Dottori », come a Colei che da sola ha vinto e sgominato tutte le eresie.

Dall'importanza della fede deriva l'importanza dei predicatori e dei maestri della fede, dei dottori. Essi svolgono un ruolo di primo piano nella Chiesa docente, nella Chiesa « che insegna », che deve « far discepoli di Dio » tutti i popoli della terra.


Nella Chiesa docente il primo « dottore » è il Papa che, dotato del dono dell'infallibilità in materia di fede e di morale, ha il compito di  
« confermare nella fede i suoi fratelli » (Lc. 22, 32), di « pascere » il gregge di Cristo guidandolo verso la verità e allontanando, anche col pericolo della sua vita, i mer-cenari interessati e i lupi rapaci che tentano di fare strage tra il gregge oscurando il lume della fede e seminando l'eresia.

Dopo il Papa, e insieme col Papa, sono « dottori » nella Chiesa i vescovi. Ad essi è demandato il compito non solo di governare, ma soprattutto di predicare.

Dopo il Papa e i vescovi, in armonia con loro e col magistero della Chiesa, viene una terza categoria di «dottori», i teologi. Il teologo - secondo una felice definizione di Karl Barth - è una persona che, nella Chiesa, spiega alla Chiesa la dottrina della Chiesa. Abbiamo così, fin dai primi tempi della Chiesa, una lunga teoria di studiosi che hanno portato un valido contributo alla enucleazione della sacra Scrittura e della rivelazione, servendosi anche dei dati della scienza naturale e della filosofia pagana estraendone sapientemente tutti gli elementi di verità che conteneva e applicandoli alla verità rivelata: perché la verità, dovunque si trovi, ha sempre una sola e identica fonte, Dio. Per questo san Tommaso d'Aquino, colui che più di tutti, a quanto pare, ha saputo sposare la teologia con la filosofia, la scienza divina con la scienza umana, ha potuto affermare: « Quando il teologo nello spiegare la rivelazione si serve della filosofia, non mescola il vino con l'acqua, ma cambia l'acqua in vino ».

Molti di questi « dottori della Chiesa », cioè teologi, sono vescovi: Papia di Gerapoli, Cirillo di Gerusalemme, Grillo di Alessandria, Atanasio, Giovanni Crisostomo, Basilio di Cesarea, i Cappadoci, Cipriano, Agostino, Ambrogio... Altri sono semplici sacerdoti: Origene, Gerolamo, Giovanni Damasceno... Altri sono laici: Giustino, Atenagora, Lattanzio, Tertulliano, Boezio, Cassiodoro...

Anche nella Chiesa trionfante i dottori saranno dotati di una speciale 
« aureola », definita «un premio accidentale aggiunto al premio essenziale, per l'eccellenza della loro vittoria», diversa da quella dei martiri e delle vergini, secondo il passo di Daniele: « Quelli che ammaestrano molti alla giustizia rifulgeranno come stelle nell'eternità senza fine » (Dan., 12, 3).

Ora, ecco la questione che ci si pone: può Maria essere considerata la Regina e la Maestra dei dottori e dei teologi nella Chiesa docente?
Essa è già invocata col titolo di « Regina degli Apostoli » per la parte attiva da Lei avuta nella Chiesa nascente. Regina degli Apostoli, Maria è in certo senso anche la Regina dei successori degli Apostoli, del Papa e dei vescovi, che hanno il compito di predicare e di insegnare la fede rivelata.



Il Venerabile Papa Pio XII parlando a un convegno di cardinali, arcivescovi e vescovi radunati in Roma (2 novembre 1954), affermava:
« Per quanto Essa sia Regina di tutti, la Beata Vergine Maria ha un dominio su di voi, sui vostri progetti e imprese, per un titolo speciale, in una forma più intima, essendo stata invocata per tanto tempo col singolare e glorioso titolo di Regina degli Apostoli. Infatti, essendo Essa la Madre del bell'Amore, della conoscenza e della santa speranza (Sir, 24, 24), che cosa può Essa desiderare più ardentemente o cercare con più tenacia che l'autentica adorazione del vero Dio sia radicata e impiantata profondamente nelle anime, che una carità più genuina le infiammi, che il puro timor di Dio regoli i loro piani, la speranza, fermamente basata sulla promessa dell'immortalità, sia sollievo in questo triste esilio sulla terra? Tutte queste virtù sono coltivate tra gli uomini attraverso i lavori e gli sforzi che voi spendete nel vostro apostolico ministero, di modo che guidando la loro vita terrena nella sobrietà, nella giustizia e nella pietà, essi possano raggiungere la felicità eterna nel ciclo ».


Il titolo di « Maestra dei dottori » conferito a Maria aggiungerebbe un aspetto più ampio, esplicativo e complementare, al titolo di « Regina degli Apostoli », esteso anche a coloro che propriamente parlando non sono i successori degli Apostoli, cioè ai teologi nel significato corrente della parola, in quanto Essa li illumina a scoprire la verità recondita nella parola di Dio rivelata, li infiamma ad amare questa parola, li spinge a parlare e a scrivere a vantaggio delle anime, li preserva dalla superbia che oscura la verità e impedisce di penetrarne il mistero, li allontana dall'errore che è sempre in agguato anche nelle cose più sante e più essenziali alla salute.

Anche se il titolo si presenta nuovo, le ragioni storiche e teologiche non sono nuove. Fin dai primi tempi della Chiesa, nella liturgia e nei Padri, troviamo espressioni che fanno vedere chiaramente il ruolo occupato da Maria nell'insegnamento della verità rivelata. Ne diamo qui un breve saggio.

La Vergine è chiamata « Sacrario dello Spirito Santo » (antif. alle Laudi del sabato): Essa è « sacrario » dello Spirito Santo in un senso molto vasto che comprende anche, non esclude, la verità rivelata da Dio, che lo Spirito Santo, 
« Spirito di verità », dovrà « far ricordare », « suggerire », « insegnare » (Gv. 14, 26). « Egli vi guiderà verso tutta la verità, perché non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto quello che ascolta e vi farà conoscere l'avvenire » (ivi, 16, 13).
Nella liturgia ambrosiana la Vergine è spesso chiamata col nome greco - il che indica l'antichità del rito — di Agia Sophia, Santa Sapienza, identificata con la Sapienza biblica dell'antico Testamento.

S. Ambrogio (in Luc., 2) arriva a dire che Maria è « norma doctrinae », norma della dottrina della fede, sia per l'esempio di fede da Lei dato nella sua vita, sia per la conoscenza profonda dimostrò (per es. nel Magnificat) della sacra Scrittura.
Nelle litanie lauretane Maria è detta « Arca dell'alleanza »: nell'arca antica erano contenute, tra l'altro, anche le tavole della Legge, il primo testo della parola di Dio scritta in caratteri umani.

San Edoardo Poppe (1890-1924), sacerdote belga, apostolo dell'Eucaristia e della Madonna, chiamava Maria « Ostensorio di Gesù », come Colei che porge o mostra, « ostenta » Gesù agli uomini.
Nel medioevo troviamo un'espressione molto significativa del compito che Maria assolve nella Chiesa quale tramite della verità rivelata; Maria è il « collo » del corpo mistico. L'espressione è stata messa in rilievo nel congresso mariologico di Roma (maggio 1975), dove ne sono stati esaminati i diversi aspetti: la Beatissima Vergine è il collo attraverso il quale viene a noi la parola di Dio (Eginaldo di Fiormont e Rodolfo Ardens); Maria è il collo del corpo mistico: è sotto Cristo che è il capo, al di sopra delle membra del corpo (Filippo di Harvengt); Maria è il collo della Chiesa perché è la mediatrice tra Dio e gli uomini (Ermanno di Tournai).

Maria « Maestra dei dottori »: abbiamo la ferma fiducia che, non oggi, ma con lo sviluppo della mariologia questo titolo sarà aggiunto ai molti altri, tutti gloriosi, che adornano la sua corona di Regina e di Madre.

MAGNIFICAT ANIMA MEA DOMINUM!

martedì 22 gennaio 2013

3. La carità di Maria verso il prossimo


3. La carità di Maria verso il prossimo



L'amore verso Dio e verso il prossimo ci è imposto nello stesso precetto: « Noi abbiamo da Dio questo comandamento: chi ama Dio ami anche il proprio fratello » (lGv 4,21). 
La ragione, scrive san Tommaso, è che chi ama Dio ama tutte le cose amate da Dio. 
Santa Caterina da Genova diceva un giorno a Dio: « Signore, tu vuoi che io ami il prossimo, ma io non posso amare che te ». Dio le rispose: « Chi ama me, ama tutte le cose amate da me ». 

Ma poiché non vi è stato né vi sarà chi più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più di Maria abbia amato il prossimo. « Una lettiga si è fatta il re Salomone... il centro è un ricamo d'amore delle fanciulle di Gerusalemme» (Ct 3,9 Volg.). 

A proposito di questo passo il padre Cornelio a Lapide dice che questa lettiga fu il seno della beata Vergine in cui il Verbo Incarnato venne ad abitare e riempì la sua santa Madre di un'immensa carità, affinché ella aiutasse chiunque ricorre a lei. Durante la sua vita Maria fu così piena di carità, che soccorreva i bisognosi senza esserne neppure richiesta. Così fece alle nozze di Cana, quando domandò al Figlio il miracolo del vino, esponendo la pena di quella famiglia: « Non hanno vino » (Gv 2,3). Come era sollecita la Vergine quando si trattava di aiutare il prossimo! 

Quando per un compito di carità si recò da Elisabetta, « andò in fretta in una regione montuosa » (Lc 1,39). Ma la prova più grande di carità, la diede offrendo alla morte suo Figlio per la nostra salvezza. San Bonaventura dice: « Maria ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito ». E sant'Anselmo esclama: « O benedetta fra le donne, che superi gli angeli nella purezza e i santi nella pietà! ». San Bonaventura afferma: « Grande fu la misericordia di Maria verso i miseri mentre era pellegrina su questa terra, ma molto più grande è ora che regna nel cielo, perché vede meglio le miserie degli uomini ». 

L'angelo rivelò a santa Brigida che non vi è nessuno che preghi senza ricevere grazie per la carità della Vergine. Poveri noi, se Maria non pregasse per noi! Gesù stesso disse a santa Brigida: « Senza l'intercessione di mia Madre, non ci sarebbe speranza 
di misericordia ». «Beato l'uomo che mi ascolta, dice la divina Madre, vegliando alle mie porte ogni giorno, custodendone la soglia » (Pro 8,34 Volg.), e osserva la mia carità per esercitarla verso gli altri a mia imitazione. San Gregorio Nazianzeno afferma che niente ci può conciliare la benevolenza della Vergine quanto la misericordia verso il prossimo. Dio ci esorta: « Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre, è misericordioso » (Lc 6,36). Così anche Maria sembra dire a tutti i suoi figli: « Siate misericordiosi, come la Madre vostra è misericordiosa ». 

E certo che secondo la carità che noi useremo col prossimo, Dio e Maria l'useranno con noi: « Date e vi sarà dato... con la stessa misura con cui misurate, sarà misurato anche a voi » (Lc 6,38). San Metodio diceva: « Dona al povero e riceverai il paradiso ». Scrisse l'Apostolo: « La pietà è utile a tutto, avendo la promessa della vita presente e di quella futura » (1Tm 4,8). « Chi fa la carità al povero presta a Dio » (Pro 19,17). Commentando queste parole, san Giovanni Crisostomo afferma che chi soccorre i bisognosi fa sì che Dio gli diventi debitore.

Madre di misericordia, tu sei piena di carità verso tutti; non ti scordare delle mie miserie. Tu le vedi; raccomandami a Dio che non ti nega nulla. Ottienimi la grazia di poterti imitare nella santa carità, sia verso Dio, sia verso il prossimo. Amen.

Virgo Immaculata!
Noverim me, noverim Te,
Nec aliquid cupiam nisi Te!
padremaria@libero.it



martedì 20 novembre 2012

Soldato pieno di vizi, ma aveva una moglie divota ...



ESEMPIO V.

Narra il Pelbarto (Stellar. lib. 12, part. ult., c.7)6 che un certo
soldato era pieno di vizi, ma aveva una moglie divota, la quale non avendolo potuto ridurre, almeno gli raccomandò a non lasciare di dire ogni giorno un'Ave Maria avanti a qualche immagine della Madonna. Un dì andando costui a peccare, passò per una chiesa, entrò a caso in quella e vedendo l'immagine della santa Vergine, genuflesso le disse l'Ave Maria; ed allora che vide? vide Gesù bambino in braccio a Maria tutto ferito, che mandava sangue. Allora disse: Oh Dio, chi barbaro ha così trattato quest'innocente Bambino? Voi siete, rispose Maria, peccatori, che trattate così il mio Figlio. Egli allora compunto la pregò ad ottenergli il perdono, chiamandola madre di misericordia; ed ella disse: Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia, ma non lasciate di farmi madre di dolori e di miseria.

Ma il penitente non si perdé d'animo, seguitò a pregar Maria che intercedesse per lui. La B. Vergine si voltò al Figlio e gli domandò il perdono per quel peccatore. Il Figlio parea che ripugnasse; ma allora disse Maria: Figlio mio, non partirò da' piedi tuoi, se non perdoni questo afflitto che a me si raccomanda. Allora disse Gesù: Madre mia, io non vi ho negato mai niente; desiderate voi il perdono per costui? sia perdonato; ed in segno del perdono ch'io gli do, voglio ch'esso venga a baciarmi queste ferite. Andò il peccatore, si accostò, e siccome baciava, si chiudevano le ferite. Indi partitosi dalla chiesa, cercò perdono alla moglie, e di comun consenso lasciarono ambedue il mondo e si fecero religiosi in due monasteri, dove con santo fine terminarono la vita.
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Note:
6 PELBARTUS DE THERMESWAR, Ord. Min. de Obs., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12, pars tertia (ultima), cap. 7, Venetiis, 1586, pag. 224, 225. Il Pelbarto comincia così la sua narrazione: «Scribitur in libro qui dicitur Promptuarium exemplorum beatae Virginis, et refert clarius et melius magister Ioannes Gritsch, Ordinis Minorum, quod quidam miles…».



<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>