sabato 12 ottobre 2024

Segreto di Fatima

 


 

IL TERZO SEGRETO di Fatima
– una testimonianza –

Del Dott. Franco Adessa

Pubblicato su Chiesa viva - Anno XLIII - n° 462 - luglio-agosto 2013



Nell’autunno 1996, poco prima di presentare il mio libro “ONU gioco al massacro?”, a Brescia, chiesi a Don Luigi Villa come avrei dovuto comportarmi se, in relazione al testo del libro da presentare, qualcuno mi avesse posto delle domande sul “Terzo Segreto” di Fatima.
Il Padre, allora, mi sottopose il testo: “Il Segreto di Fatima” che era stato pubblicato, nel 1963, dalla rivista tedesca “Neues Europa” di Stoccarda, e mi disse: «Se lei prendesse il testo del “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia, e togliesse, oppure aggiungesse, una sola virgola, lei avrebbe creato un “falso”. Ora, questo testo, pubblicato dalla “Neues Europa”, essendo quasi tre volte più lungo del testo originale del “Terzo Segreto”, lo si può decisamente chiamare un “falso”. Ma un testo anche palesemente “falso” può contenere delle singole frasi che appartengono al testo originale».
A quel punto, aprì davanti ai miei occhi le pagine del documento e mi indicò, ad una ad una, le frasi che erano contenute nel testo originale del “Terzo Segreto”, scritto da Lucia.

Dopo alcuni anni, ritornai su questo argomento, chiedendo a Padre Villa: «Come ha fatto il “Neues Europa” ad avere questo testo sul “Terzo Segreto” di Fatima?».
Il Padre non rispose direttamente alla mia domanda, ma mi disse: «Il card. Ottaviani scrisse quel documento diplomatico. Egli, in seguito, fu contattato da quelli del “Neues Europa” per sapere se potevano pubblicare il testo. Il
card. Ottaviani rispose affermativamente».

Il 13 maggio 2000, Giovanni Paolo II, a Fatima per la beatificazione dei due pastorelli, Francesco e Giacinta Marto, annunciò l’imminente pubblicazione
del “Terzo Segreto” di Fatima.

Il 26 giugno 2000, il Vaticano pubblicò un testo di quattro fogli, scritti da Lucia sul “Terzo Segreto” di Fatima, accompagnato da una presentazione a firma del Mons. Tarcisio Bertone, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e da una interpretazione del “Segreto”.
Questa interpretazione comprendeva una lettera di Giovanni Paolo II a Suor Lucia, la relazione del colloquio che aveva avuto Suor Lucia col card. Bertone, il 27 aprile 2000, il discorso pronunciato a Fatima dal card. Angelo Sodano ed un commento teologico del card. Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Due giorni dopo, mons. Bertone, in una conferenza stampa sul Terzo Segreto fece una stupefacente dichiarazione che terminava con queste parole: «... il segreto non ha niente a che vedere con l’apostasia legata al Concilio, al Novus Ordo (della Messa) ed ai Papi conciliari, così come da decenni sostengono gli integralisti. Per questo solo fatto valeva la pena rivelare il Segreto».
Il “Terzo Segreto” rivelato consisteva nella “Visione” dei tre pastorelli, incentrata sul “Vescovo vestito di Bianco che, giunto alla cima del monte e prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce fu ucciso da un gruppo di soldati...”.

///*/// I penosi tentativi di Giovanni Paolo II, del Segretario di Stato, card. Angelo Sodano e del card. Tarcisio Bertone, di mettere in relazione il “Terzo Segreto” col tentativo si assassinio di Giovanni Paolo II, in San Pietro, il 13 maggio 1981, furono avallati anche dal card. Ratzinger, il quale, in un’intervista del 19 maggio 2000, a Orazio la Rocca de “La Repubblica”, alla fine affermò: «Il legame tra l’attentato e il “Terzo Segreto” è evidente, esiste nei fatti!».
Di fronte a questa frode manifesta, la stampa esplose: il “Messaggero”, “La Repubblica”, “La Stampa”... e, sin dal 17 maggio 2000, “Il Figaro” pubblicava l’indignazione di una certa Elichar Alesne che esprimeva bene anche quella
generale: «Bisogna veramente essere nell’ignoranza assoluta della storia di Fatima per credere alla versione del “Terzo Segreto” che Sua Santità, il Papa Giovanni Paolo II, ci ha dato il 13 maggio...».///***///


Lo stesso Giovanni Paolo II, però, a Fulda in Germania, nel novembre del 1980, a chi gli chiese notizie sul “Terzo Segreto” di Fatima parlò diversamente. Disse: «... come già altre volte, la Chiesa rinacque nel sangue, non sarà diverso questa volta (...)».
Poi, sul contenuto del “Terzo Segreto”, il Papa aggiunse: «Ad ogni cristiano dovrebbe bastare di sapere quanto segue: “quando si legge che oceani inonderanno interi continenti, che gli uomini verranno tolti dalla vita repentinamente, da un minuto all’altro, e cioè a milioni...”, se si sa questo, non è davvero necessario pretendere la pubblicazione di questo “segreto”...».
E dove si trovano queste parole, nel documento presentato dal Vaticano, il 26 giugno 2000?
Le parole di Giovanni Paolo II, a Fulda, furono registrate dalla Rivista “Vox Fidei”!
***
Nel 2006, scoppiò il caso del “Quarto Segreto di Fatima”, culminato con la pubblicazione del libro: “Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso, eccone le prove...”, di Laurent Morlier, e del libro di Antonio Socci, “Il Quarto Segreto di Fatima”, stimolato anche dalle dichiarazioni fatte da Mons. Capovilla sull’esistenza di questo “Quarto Segreto” e cioè dalla
conferma dell’esistenza di un piccolo foglio sul quale Lucia scrisse il “Terzo Segreto” di Fatima.

In quel periodo, domandai a Don Villa se non si poteva fare chiarezza su questa questione, ma egli si limitò a dirmi che si trattava solo di apparizioni private e, quindi, non erano materia di Fede.
Io non insistetti.

Nel 2009, stavo collaborando alla preparazione dell’edizione inglese del libro: “Paolo VI beato?” (“Paul VI beatified?”) dove, in Appendice 4, stavamo elaborando i testi da riportare sulle Apparizioni della Madonna del Buon
Successo di Quito, della Madonna de La Salette e della Madonna di Fatima.
L’ultimo testo da definire era quello relativo al “Terzo Segreto” di Fatima. Allora, preso il documento pubblicato dalla “Neues Europa”, trascritte le frasi che Padre Villa mi aveva indicato come frasi presenti nel documento originale di Lucia, le stampai su un foglio e le consegnai al Padre, per la sua approvazione. Alcuni giorni dopo, il Padre mi riconsegnò il foglio, dicendo: «Va bene così!».
L’edizione inglese del libro “Paolo VI beato?” fu data alle stampe e, alle pagine 352 e 353, compare la successione di frasi che Don Villa mi aveva indicato come presenti nel testo del “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia, su un unico foglio.

L’11 maggio 2010, in viaggio aereo verso Fatima, Benedetto XVI, rispondendo ad una domanda sul “Terzo Segreto” di Fatima, clamorosamente contraddiceva la versione ufficiale del Vaticano del 2000, per la quale la consacrazione della Russia era già stata effettuata e che la profezia del Terzo segreto si era conclusa con l’attentato d’assassinio di Giovanni Paolo II, nel 1981.
Le parole chiave di Benedetto XVI furono: «Noi sbaglieremmo a pensare che il messaggio profetico di Fatima sia completamente attuato».
Inoltre, Egli espresse la speranza che, per il centenario delle Apparizioni del 2017, si realizzasse “la profezia del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per la Gloria della SS. Trinità”. Questa frase fu una chiara indicazione che la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria non era stata ancora fatta, poiché il “trionfo del Cuore Immacolato, la “conversione della Russia” e il “periodo di pace” non erano ancora avvenuti, malgrado la dichiarazione vaticana del 2000 affermasse che tale Consacrazione era già stata fatta da Giovanni Paolo II, il 25 marzo 1984.
Questa dichiarazione di Benedetto XVI confermò la convinzione generale dei cattolici tradizionalisti sulla frode perpetrata al mondo dal Vaticano, nel 2000.
Benedetto XVI, in questa occasione, parlò inoltre della “necessità della passione della Chiesa che naturalmente si riflette sulla persona del Papa” e, quindi, annunciava sofferenze per la Chiesa, specificando che tali sofferenze sarebbero provenute non dai nemici esterni, ma interni alla Chiesa stessa.
Benedetto XVI, con le sue parole del 2010, riportava alla ribalta il discorso sul “Terzo Segreto” di Fatima, stravolgendo le precedenti posizioni ufficiali del Vaticano.
Perché questa improvvisa inversione a “U” di Benedetto XVI sul “Terzo Segreto” di Fatima?

Nel 2011, in presenza di un amico testimone, mi trovavo di fronte a Don Villa, al quale, scandendo le parole, posi questa domanda:
«Padre, si ricorda quando, sul documento della Rivista “Neues Europa”, Lei mi indicò le frasi che compaiono nel “Terzo Segreto” di Fatima? Si ricorda che queste frasi le abbiamo già pubblicate nell’edizione inglese del libro “Paolo VI beato?”, in appendice?».
Egli rispose: «Sì, me lo ricordo!».
Ed io: «Lei mi conferma che nel testo: “Il Terzo Segreto di Fatima”, pubblicato dal “Neues Europa” nel 1963, le frasi che Lei mi ha indicato sono realmente contenute nel testo originale del “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia?».
Senza esitazione e con enfasi, egli rispose: «Sì, glielo confermo!».

Poco tempo prima che Padre Villa morisse, tornai nuovamente sull’argomento, e gli chiesi: «Padre, cosa mi dice se io, un giorno, facessi una testimonianza su quanto Lei mi ha detto e fatto già pubblicare sul contenuto del “Terzo Segreto” di Fatima?».
Serenamente, mi rispose: «La faccia, la faccia pure!».


***

FATTI RIGUARDANTI LA PUBBLICAZIONE
DELL’ARTICOLO: “IL SEGRETO DI FATIMA”
DA PARTE DELLA RIVISTA “NEUES EUROPA”.

Il 15 ottobre 1963, circa tre anni dopo la data indicata al Vaticano da Lucia dos Santos per la divulgazione del “Terzo Segreto” di Fatima, sul giornale tedesco di Stoccarda: “Neues Europa”, a firma del giornalista Louis Emrich, apparve il testo: “Il Segreto di Fatima”, presentato col titolo: “L’avvenire dell’umanità alla luce dell’accordo di Mosca e delle rivelazioni della Madre di Dio a La Salette e a Fatima”.
Il testo, trapelato per una indiscrezione diplomatica, sarebbe stato inviato a titolo informativo dalle Autorità Vaticane a quelle di Washington, Londra e Mosca, ritenendolo indispensabile alla convenzione sulla cessazione degli esperimenti
nucleari.
Lo stesso identico documento fu pubblicato su “L’Araldo di Sant’Antonio” N. 15 del 15 maggio 1975, a cura di un gruppo di figli spirituali del Servo di Dio, San Padre Pio da Pietrelcina.

«Nel 1963, la Rivista tedesca “Neues Europa” rivelò quello che poteva essere parte del contenuto del “Terzo Segreto”: “Cardinale contro Cardinale e Vescovo contro Vescovo”. Sappiamo quel che disse il Cardinale Ottaviani,
il quale anche lui ha letto il “Terzo Segreto”, quando gli venne chiesto se fosse il caso di ripubblicare l’articolo del “Neues Europa”, egli disse con grande enfasi:
Pubblicatene 10.000, 20.000, 30.000 copie!”; l’affermazione è ancor più sorprendente proprio perché proviene dal Cardinale Ottaviani, un uomo dalla personalità fredda e sorvegliata e che fu sempre piuttosto scettico sulla maggior parte delle apparizioni» (Cfr. P. Paul Kramer, “La battaglia finale del Diavolo”, The Missionary Association, Buffalo, New York - USA, p. 213).

«Marco Tosatti scrive: “Padre Mastrocola, direttore di un foglio religioso “Santa Rita”, chiese al Cardinale Ottaviani il permesso di riprendere l’anticipazione fatta da “Neues Europa”. La risposta fu incoraggiante: “Fatelo, fatelo pure – rispose il porporato custode del “Terzo Segreto” – pubblicatene quante copie vi pare, perché la Madonna voleva che fosse reso noto già nel 1960”.
E di quel testo parlò anche la Radio Vaticana nel 1977, nel decennale del viaggio di Paolo VI a Fatima. Il testo di “Neues Europa” conobbe grande fortuna, e venne ripreso persino, il 15 ottobre 1978, dall’Osservatore Romano» (Cfr. P. Paul Kramer, “La battaglia finale del Diavolo”, The Missionary Association, Buffalo, New York - USA, p. 213, nota 18).

Nella presentazione dell’articolo: “Il Segreto di Fatima”, pubblicato della “Neues Europa”, sta scritto: «L’autenticità di tale documento non è mai stata smentita dal Vaticano».
Non vi era nulla da smentire da parte del Vaticano, perché era lo stesso documento che si smentiva da solo per la sua prolissità: era troppo esteso e pertanto, necessariamente, era un falso!
La “chiave di lettura” di quel documento, scritto dal card. Ottaviani, invece, era un altra: conoscere, di tale documento, le frasi che costituivano il “Terzo Segreto” di Fatima!

***

A questo punto, è bene ricordare che Don Luigi Villa, nel 1956, ricevette direttamente da Padre Pio l’incarico di dedicare la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica, e che questo incarico fu confermato, poi, da un mandato papale di Papa Pio XII. Fu per questa ragione che, per molti anni, Don Luigi Villa svolse il ruolo di “agente segreto” del Card. Ottaviani, che aveva ricevuto da Pio XII l’incarico di addestrare il Sacerdote e informarlo sui segreti della Chiesa che riguardavano il suo mandato papale.
Tra gli incarichi delicati assegnatigli, in quel periodo, vi fu anche quello di recarsi da Suor Lucia di Fatima, con una “lettera personale” del Prefetto del Sant’Uffizio, card. Ottaviani, che lo autorizzava ad avere un colloquio con la veggente.
Il 3 marzo 1973, entrato nell’ufficio del Vescovo di Leiria, Don Luigi Villa subì «la solita tattica usata da Paolo VI nei confronti di tutti quelli che si opponevano al suo progressismo e che non la pensavano come Lui su Fatima. (...) Dopo aver contattato Mons. Benelli della Segreteria di Stato, che si recò da Paolo VI per consultarsi, e dopo averne ricevuto risposta, il Vescovo di Leiria, rivolto a me, crudo crudo, mi disse che per me non vi era alcuna possibilità di avvicinare Suor Lucia e tantomeno parlarle».
Il card. Ottaviani, messo poi al corrente dell’accaduto, «sussultò e disse: “Questo a me!.. al Prefetto del Sant’Uffizio, e senza neppure farmene parola!.. Scriverò subito “in alto”!.. Appena avrò risposta, La richiamerò e La metterò al corrente del contenuto”». (Chiesa viva n. 356, dic. 2003, p. 14).
Perché il card. Ottaviani, che già aveva letto il “Terzo Segreto” nel 1960, inviò Don Luigi Villa da Lucia, nel 1973, per un incontro personale? Il Padre, il giorno in cui mi stava raccontando questa sua “avventura”, pronunciò questa frase: «Il card. Ottaviani, prima che io partissi, mi disse: “Sono sicuro che con
te, Lucia parlerà”».
Evidentemente, il card. Ottaviani non alludeva al contenuto del “Terzo Segreto” che lui già conosceva, e neppure poteva pensare di raccogliere “certe  informazioni” da Lucia, inviandole un Sacerdote che non fosse già a conoscenza del contenuto del “Terzo Segreto” di Fatima!

***

Ecco il testo pubblicato dalla rivista “Neues Europa”, il 15 ottobre 1963, in cui, in rosso, ho evidenziato le frasi che Padre Luigi Villa mi indicò come frasi contenute nel “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia dos Santos su un foglio di carta, il 3 gennaio 1944, e visto, toccato con le proprie mani e letto dal
Cardinale Ottaviani, a mezzogiorno del 13 maggio 1960.


IL SEGRETO DI FATIMA
(Pubblicato dalla Rivista tedesca di Stoccarda, “Neues Europa” il 15 ottobre 1963)


TESTO DEL SEGRETO

«Non aver timore, cara piccola. Sono la Madre di Dio, che ti parla e ti domanda di rendere pubblico il presente Messaggio per il mondo intero. Ciò facendo, incontrerai forti resistenze. Ascolta bene e fa attenzione a quello che ti dico:
Gli uomini devono correggersi. Con umili suppliche, devono chiedere perdono dei peccati commessi e che potessero commettere. Tu desideri che io ti dia un segno, affinché ognuno accetti le Mie Parole che dico per mezzo tuo, al genere umano. Hai visto il Prodigio del Sole, e tutti, credenti, miscredenti, contadini, cittadini, sapienti, giornalisti, laici, sacerdoti, tutti lo hanno veduto. Ed ora proclama a Mio Nome:
Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX. Lo avevo già rivelato ai bambini Melania e Massimino, a “La Salette” ed oggi lo ripeto a te, perché il genere umano ha peccato e calpestato il Dono che avevo fatto. In nessuna parte del mondo vi è ordine, e satana regnerà sui più alti posti, determinando l’andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa; egli riuscirà a sedurre gli spiriti dei grandi scienziati che inventano le armi, con le quali sarà possibile distruggere in pochi minuti gran parte dell’umanità. Avrà in potere i potenti che governano i popoli, e li aizzerà a fabbricare enormi quantità di quelle armi. E, se l’umanità non dovesse opporvisi, sarò obbligata a lasciar libero il braccio di Mio Figlio. Allora vedrai che Iddio castigherà gli uomini con maggior severità che non abbia fatto con il diluvio.
Verrà il tempo dei tempi e la fine di tutte le fini, se l’umanità non si convertirà; e se tutto dovesse restare come ora, o peggio, dovesse maggiormente aggravarsi, i grandi e i potenti periranno insieme ai piccoli e ai deboli. Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle Loro file, e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà, più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore. Tempo verrà che nessun Re, Imperatore, Cardinale o Vescovo, aspetterà Colui che tuttavia verrà, ma per punire secondo i disegni del Padre mio.
Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto, affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita, invidieranno i morti. Da qualunque parte si volgerà lo sguardo, sarà angoscia, miseria, rovine in tutti i paesi. Vedi? Il tempo si avvicina sempre più, e l’abisso si allarga senza speranza. I buoni periranno assieme ai cattivi, i grandi con i piccoli, i Principi della Chiesa con i loro fedeli, e i regnanti con i loro popoli. Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di Satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.
Va, mia piccola, e proclamalo. Io a tal fine, sarò sempre al tuo fianco per aiutarti».


IL TERZO SEGRETO DI FATIMA

Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX.
In nessuna parte del mondo vi è ordine, e Satana regnerà sui più alti posti, determinando l’andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa.
Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle loro file e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore.
Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto, affondando. Milioni e milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita invidieranno i morti.
Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di Satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.


Ora, per risalire alle dimensioni del foglietto, sul quale Suor Lucia scrisse il “Terzo Segreto” di Fatima, riportiamo due citazioni tratte da documenti manoscritti di Mons. João Pereira Venancio.

«Il 1° marzo 1957, Mons. João Pereira Venancio consegna il documento alla nunziatura portoghese. Prima di lasciare il prezioso documento alla nunziatura, Mons. Venancio guarda il misterioso documento controluce e discerne un semplice foglio con alcune linee di scrittura. Egli ha identificato, in trasparenza, la misura della busta e la macchia che copre le parole scritte da Suor Lucia, ma non è riuscito a leggere il contenuto, racconta p. Luciano Cristino, direttore del Servizio degli studi e della diffusione del Santuario di Fatima. Il Servizio degli studi (SESDI), dal luglio 1982, possiede nei suoi archivi un documento manoscritto di Mons. João Pereira Venancio nel quale egli racconta esattamente ciò che ha veduto in trasparenza, prima di rimettere la busta alla nunziatura. (...)
«Ecco la trascrizione del testo:
«“Ho rimesso la lettera alla nunziatura alle ore 12 del 1° marzo 1957. (La carta più grande corrisponde alla misura della busta esterna, con la data dell’8.12.1945 [14,5 x 22 cm]. La seconda carta corrisponde a ciò che è stato visto all’interno in trasparenza [12 x 18 cm]. La lettera – che poteva essere vista anche in trasparenza – è di un formato un po’ più piccolo, a 75 mm dalla parte superiore e dal lato destro. Sugli altri lati, essa si adatta alla misura della busta interna. La busta esterna aveva sul retro il sigillo di Mons. José in cera rossa. In trasparenza, non si vedeva niente all’interno, ma si indovinava che c’era della cera sui quattro angoli)”» (Laurent Morlier, “Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso - Eccone le prove...” Salpan Editore, 2005, p. 217).

«Secondo Frére Michel (p. 321) mons. Venancio avrebbe annotato pure che la scrittura sul foglio aveva 3/4 di centimetro di margine e il Kramer segnala la discrepanza col manoscritto del 2000 che non ha margini. Ma il documento di mons. Venancio che è stato pubblicato di recente, dice una cosa diversa. Il prelato ha annotato le dimensioni della busta di Lucia (12 x 18 cm) e osserva che “la lettera”, vista anch’essa in trasparenza, è un poco più piccola del formato, 3-4 cm di meno sopra e a destra, mentre sugli altri lati coincideva con la busta interna». (Aura Miguel, “Totu tuus” p. 141).

Le due citazioni potrebbero coincidere tra loro se si correggessero due imprecisioni: 75 mm, dovrebbe invece essere 7,5 mm; e 3-4 cm, dovrebbe essere 3/4 cm.
Questo sarebbe confermato dalle due frasi: “la lettera” vista in trasparenza, “è di un formato un po’ più piccolo...”, e “è un poco più piccola del formato (della busta di Lucia)”...
A questo punto, le dimensioni della lettera sono finalmente chiare e definitive: il formato della busta di Lucia meno 3/4 cm (o 7,5 mm) sopra e a destra, mentre sugli altri lati coincide con la busta interna.
La lettera, quindi, ha il formato: 11,25 cm x 17,25 cm.

Inserendo le frasi del “Terzo Segreto” su un foglio di 11,25 x 17,25 cm con un margine dello scritto di 7,5 mm, tenendo presente che il testo portoghese e quello italiano hanno circa lo stesso numero di caratteri, otteniamo il seguente risultato:

Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano; non oggi, né domani, ma nella seconda metà del secolo XX. In nessuna parte del mondo vi è ordine e Satana regnerà sui più alti posti determinando l’andamento delle cose.
Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa. Anche per la Chiesa verrà il tempo delle sue più grandi prove: Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle loro file e a Roma vi saranno cambiamenti.
Ciò che è putrido cadrà e ciò che cadrà più non si alzerà.
La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore.
Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del secolo XX.
Fuoco e fumo cadranno dal cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto affondando. Milioni e milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita invidieranno i morti.
Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di Satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.


Il terzo segreto di Fatima


Per salvarsi occorre seguire attentamente le indicazioni di Cristo, del suo Vicario in terra [si intende i “veri” Papi legittimamente eletti da veri Cardinali in “liberi” Conclavi] e della Vergine Maria nelle sue apparizioni approvate [evitare nel contempo le apparizioni “patacche”, con i falsi messaggini … tipo whats App]. E queste indicazioni sono essenzialmente: –la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana è infallibile, immutabile, navicella inaffondabile, vera arca di Noè, sulla quale alcun diluvio, né le porte del male prevarranno giammai! –  Il Vicario di Cristo, assistito dallo Spirito Santo, è infallibile in materia di fede e di morale, custode del deposito apostolico immutabile della fede, Pietra inalterabile, Roccia sulla quale Gesù-Cristo ha fondato la sua UNICA Chiesa e che resterà tutti i giorni con noi fino alla fine dei tempi, in una sequenza ininterrotta di rappresentanti … sia materiali che formali, come recita la sana Teologia tomistica; – Cercare ed ottenere solo i “veri” autentici Sacramenti da “veri” prelati e sacerdoti con Giurisdizione e Missione canonica, evitando più che la peste quelli fasulli, sacrileghi, invalidi ed illeciti, “flatus” e sterco di satana, corsia preferenziale per l’inferno; nell’attesa: esame di coscienza con profonda contrizione e Comunione spirituale – La Chiesa “vera” c’è, è eclissataoffuscata, sotterranea, nelle catacombe, in grave pericolo, … ma c’è! MAI morirà né si trasformerà nella sinagoga di satana!… bisogna assolutamente cercarla e con l’aiuto del Signore farne parte (… extra Ecclesia nulla salus!) scrollandosi, con la rimozione di chi ne ha la potestà, le innumerevoli censure contratte. Osservare tutte le devozioni approvate e con indulgenza, praticare le opere di misericordia, pentirsi delle proprie colpe e farne oggettiva penitenza.  Pregare sempre, in particolare con il Santo Rosario e con la Salmodia in latino. - Perseverare fino alla fine della “corsa”, conservando la fede Cattolica di sempre, per conseguire il premio eterno. Che Dio ci aiuti e .. exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus! … et:

et Ipsa conteret caput tuum!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

giovedì 3 ottobre 2024

Il Pio Transito del Serafico Padre San Francesco d'Assisi


LA REGOLA è questa: 

Nel Nome del Signore incomincia la vita dei frati minori
La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare
il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio III e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

 https://traditiocatholica.blogspot.com/2015/10/il-pio-transito-del-serafico-padre-san.html


AMDG et DVMARIAE

Storie di colpe sempre nuove... e... pronta guarigione / perdono




L’immagine cristiana dell’uomo

di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI

L’atmosfera che dopo il Vaticano II si diffuse ampiamente nella cristianità cattolica fu inizialmente concepita in modo unilaterale come demolizione dei muri, come “abbattimento dei bastioni”, cosicché in alcuni ambienti si temette addirittura la fine del cattolicesimo, ovvero la si attese con gioia.

La ferma determinazione di Paolo VI e l’altrettanto chiara, ma gioiosamente aperta, determinazione di Giovanni Paolo II poterono nuovamente assicurare alla Chiesa – umanamente parlando – il suo proprio spazio nella storia successiva. Quando Giovanni Paolo II, che proveniva da un Paese dominato dal marxismo, venne eletto papa, vi furono certamente ambienti che credettero che un papa che proveniva da un Paese socialista dovesse necessariamente essere un papa socialista e perciò che avrebbe portato la conciliazione nel mondo come “reductio ad unum” di cristianesimo e marxismo. Tutta la stoltezza di questa posizione divenne peraltro ben presto evidente non appena si vide che proprio un papa che proveniva da un mondo socialista conosceva perfettamente l’ingiustizia di esso e potè così contribuire alla svolta sorprendente che si ebbe nel 1989 con la fine del governo marxista in Russia.

Tuttavia diviene sempre più evidente che il tramonto dei regimi marxisti è lungi dall’aver significato la vittoria spirituale del cristianesimo. La mondanità radicale si rivela invece sempre più essere l’autentica visione dominante che sottrae vieppiù al cristianesimo lo spazio per vivere.

Sin dall’inizio la modernità comincia con l’appello alla libertà dell’uomo: sin dall’accentuazione da parte di Lutero della libertà del cristiano e sin dall’umanesimo di Erasmo da Rotterdam. Ma solo nel momento storico sconvolto da due guerre mondiali, con il marxismo e il liberalismo che andavano drammaticamente estremizzandosi, si misero in moto due nuovi movimenti che condussero l’idea di libertà a un radicalismo prima di allora inimmaginabile.

Infatti, ormai si nega che l’uomo, quale essere libero, sia in qualche modo legato ad una natura che determini lo spazio della sua libertà. L’uomo ormai non ha più una natura ma “fa” sé stesso. Non esiste più una natura dell’uomo: è egli stesso a decidere cosa egli sia, maschio o femmina. È l’uomo stesso a produrre l’uomo e a decidere così sul destino di un essere che non proviene più dalle mani di un Dio creatore, ma dal laboratorio delle invenzioni umane. L’abolizione del Creatore come abolizione dell’uomo diviene dunque l’autentica minaccia per la fede. Questo è il grande compito che oggi si presenta alla teologia. Essa lo potrà assolvere solo se l’esempio di vita dei cristiani sarà più forte della potenza delle negazioni che ci circondano e che promettono una falsa libertà.

La consapevolezza dell’impossibilità di risolvere a livello puramente teorico un problema di quest’ordine di grandezza non ci dispensa certo dal cercare di prospettarne una soluzione anche a livello di pensiero.

Natura e libertà sembrano in un primo momento contrapporsi in modo inconciliabile: e tuttavia la natura dell’uomo è pensata, cioè è creazione, e come tale non è semplicemente realtà priva di spirito, ma porta essa stessa il “Logos” in sé. I Padri – in particolare Atanasio di Alessandria – hanno concepito la creazione come coesistenza di “sapientia” increata e “sapientia” creata. Qui tocchiamo il mistero di Gesù Cristo, che unisce in sé sapienza creata e increata e, come sapienza incarnata, ci chiama a essere insieme con lui.

In questo modo, però, la natura – che è data all’uomo – diviene una cosa sola con la storia di libertà dell’uomo e porta in sé due momenti fondamentali.

Da un lato ci viene detto che l’essere umano, l’uomo Adamo, ha cominciato male la storia fin dall’inizio, cosicché all’essere uomo, all’umanità di ognuno la storia dà ora in dote un dato originario sbagliato. Il “peccato originale” significa che ogni singola azione è immessa in anticipo su una traccia sbagliata.

A ciò si aggiunge però la figura di Gesù Cristo, del nuovo Adamo, che ha pagato in anticipo il riscatto per tutti noi, ponendo così un nuovo inizio nella storia. Questo significa che la “natura” dell’uomo per un verso è malata, bisognosa di correzione (“spoliata et vulnerata”). Questo la pone in contrasto con lo spirito, con la libertà, come di continuo sperimentiamo. Ma in termini generali essa é anche già redenta. E questo in un duplice senso: perché in generale già é stato fatto abbastanza per tutti i peccati e perché al contempo questa correzione può sempre essere ridonata a ognuno nel sacramento del perdono. 

*Da un lato, la storia dell’uomo è storia di colpe sempre nuove,  *dall’altro è sempre di nuovo pronta la guarigione. L’uomo è un essere che ha bisogno di guarigione, di perdono. *Fa parte del nocciolo dell’immagine cristiana dell’uomo che questo perdono ci sia come realtà e non solamente come un bel sogno. *Qui trova la sua giusta collocazione la dottrina dei sacramenti. Diviene chiara la necessità del Battesimo e della Penitenza, dell’Eucaristia e del Sacerdozio, come anche del sacramento del Matrimonio.

A partire da qui può essere allora affrontata concretamente la questione dell’immagine cristiana dell’uomo. È importante innanzitutto la constatazione espressa da san Francesco di Sales: non esiste “la” immagine cristiana dell’uomo, ma molte possibilità e strade nelle quali si presenta l’immagine dell’uomo: da Pietro a Paolo, da Francesco a Tommaso d’Aquino, da fratel Corrado al cardinale Newman, e così via. Dove è innegabilmente presente un certo accento che parla in favore di una predilezione per i “piccoli”.

Naturalmente sarebbe da considerare in questo contesto anche l’interazione fra “Torah” e Discorso della Montagna, sulla quale ho detto qualcosa nel mio libro su Gesù.

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(s.m.) Il libro al quale Ratzinger rimanda in queste ultime due righe è il primo volume della sua trilogia suGesù di Nazaret”, pubblicato nella primavera del 2007.

Nel capitolo quarto del libro, dedicato al Discorso della Montagna, Gesù appare come il « nuovo Mosè » che porta a compimento la “Torah”, la legge. Le Beatitudini sono i punti cardine della nuova legge e, al tempo stesso, un autoritratto di Gesù. La legge è lui stesso: « È questo il punto che esige una decisione e perciò è il punto che conduce alla croce e alla risurrezione ».

In questo stesso capitolo, ben quindici pagine sono dedicate a un confronto col rabbino americano Jacob Neusner, il quale in un suo precedente libro del 1993 immaginava di essere stato anche lui tra gli uditori del Discorso della Montagna, ma di non aver creduto in Gesù, restando fedele a quello che egli chiamava “l’Israele eterno”.

Neusner commentò il libro di Benedetto XVI sul “Jerusalem Post” del 29 maggio 2007. In un “ragionare col papa” che resta tuttora uno dei momenti più alti del dialogo tra ebrei e cristiani.

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Sandro Magister è stato firma storica del settimanale L’Espresso.
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martedì 1 ottobre 2024

SAN GERARDO (6-4-1726--- 16-10-1755)

 


Gerardo Maiella (Muro Lucano6 aprile 1726 – Materdomini16 ottobre 1755) è stato un religioso italiano della Congregazione del Santissimo Redentore. Beatificato da papa Leone XIII nel 1893, è stato canonizzato da papa Pio X nel 1904.

Figlio di un modesto sarto di nome Domenico originario di Baragiano e di una donna del popolo di nome Benedetta Galella, Gerardo Maiella nacque a Muro Lucano (PZ) nel 1726. Dopo la prematura morte del padre entrò al servizio del vescovo di Lacedonia Claudio Albini. Morto questo prelato, Gerardo, che già avvertiva da molto tempo la chiamata del Signore alla vita religiosa, cercò invano di essere ammesso tra i frati cappuccini della sua città natale, non riuscendoci a causa della sua salute cagionevole.

Nel 1748 ebbe modo di conoscere un gruppo di sacerdoti redentoristi impegnati in una missione popolare nella sua Muro e, contro il parere della madre, si unì alla nuova famiglia religiosa. Scappato di casa grazie all'aiuto di un lenzuolo usato a mo' di fune per calarsi dalla finestra e lasciato un biglietto alla madre nel quale aveva scritto "mamma, perdonami, vado a farmi santo", Gerardo si unì alla compagnia dei missionari redentoristi dai quali, solo dopo molte insistenze, fu accettato.[1] Successivamente conobbe a Deliceto anche Domenico Blasucci, con cui ebbe un rapporto di amicizia.[2]

Lavoratore instancabile, nonostante la sua fragilissima salute che, dapprincipio, aveva reso i superiori restii ad ammetterlo nella Congregazione, Gerardo si contraddistinse sempre per il suo spirito di penitenza e per una giocondità d'animo non comuni. Il 16 luglio 1752, festa del Santissimo Redentore, pronunciò i voti solenni nella Congregazione Redentorista fondata da Sant'Alfonso Maria de' Liguori nel 1732: nei conventi dove fu destinato si dedicò alle mansioni più umili senza trascurare la preghiera e la penitenza. I fedeli lo ricordano dotato del dono dei miracoli; nella sua breve esistenza i fatti prodigiosi raccontati e legati alla sua persona furono tanti e tali da meritargli in vita la fama di taumaturgo. Tra i tanti presunti miracoli si raccontano estasibilocazioni, scrutazione dei cuori, moltiplicazione dei viveri e guarigioni.

Fra i tanti ricordati dalla tradizione ne citiamo alcuni. Anzitutto il miracolo del mare avvenuto a Napoli: in località Pietra del pesce una folla urlante assisteva agli inutili sforzi di alcuni marinai che, nel mare in tempesta, cercavano inutilmente di salvarsi. Accorso Gerardo sul luogo, subito, fattosi il segno della croce, iniziò a camminare sul mare e, afferrata la barca «con due ditelle», come raccontava ingenuamente lui a Materdomini ai confratelli, come se la cosa fosse normale, la trascinò a riva. Un altro miracolo degno di nota è quello relativo alla moltiplicazione delle derrate in occasione della carestia del 1754. In quell'inverno a Caposele molti erano coloro che, costretti dalla penuria di alimenti, bussavano alla porta del collegio redentorista. Gerardo, per sfamare tutti, vuotò letteralmente le dispense che, miracolosamente, si riempivano di pane e di ogni ben di Dio.[3]

Amico dei poveri e dei contadini, Gerardo, che negli ultimi anni faceva il questuante, riscosse negli ambienti popolari un'ammirazione straordinaria. Si narra, infatti, che quando passava di paese in paese, ali di folla lo aspettavano sui margini delle strade per avere la sua benedizione o per vedere soltanto questo umile fraticello che, sempre col sorriso, si sforzava di salutare tutti. Ricchi, poveri, nobili, borghesi, umili facevano a gara per poterlo ospitare e godere della sua presenza. Era conosciuto come "Il padre dei poveri" - così lo chiamavano - "l'Angelo" e "L'Apostolo della Valle del Sele", che ancora oggi si gloria di custodire i suoi resti mortali nel Santuario eretto sulla sua tomba in Materdomini. Gerardo conservò sempre la sua encomiabile umiltà e la fede nell'obbedienza alla volontà di Dio manifestata dai suoi superiori.

Il suo animo umile brillò particolarmente nell'episodio della calunnia. Il fatto si verificò nel 1754: accusato ingiustamente da una certa Nerea Caggiano di avere avuto una relazione con lei, Gerardo non replicò e rimase in silenzio per un mese, subendo pazientemente le gravi sanzioni dei suoi superiori; finalmente la Caggiano, pentita, confessò di aver detto il falso, scagionandolo[4]. Lo stesso Sant'Alfonso in quella occasione ne lodò l'ammirevole pazienza mostrata nella triste vicenda. "La fede mi è vita e la vita mi è fede" e "volontà di Dio in cielo, volontà di Dio in terra", soleva dire e, soprattutto, osservare.

Gerardo Maiella oggi è universalmente invocato come protettore delle donne incinte. La leggenda narra che poco prima di morire aveva fatto finta di dimenticare, a Oliveto Citra, un suo fazzoletto presso la casa di una famiglia che l'ospitava. Una bambina, allora, gli corse dietro per restituirglielo, ma Gerardo le disse di tenerlo perché un giorno le sarebbe servito. Passati alcuni anni - Gerardo era già morto - la bambina, diventata sposa, gridava per le doglie del parto. I medici la davano per spacciata. Giunta quasi in fin di vita, si ricordò del fazzoletto di fratel Gerardo e volle che glielo posassero aperto sulla pancia. Appena ricevutolo, i dolori cessarono e la donna diede alla luce senza alcuna difficoltà il suo primo figlio.

Morì di tisi nel convento redentorista di Materdomini di Caposele all'età di 29 anni, il 16 ottobre 1755, dopo un breve periodo trascorso a letto durante il quale, si dice, non mancarono i fatti prodigiosi. Sempre secondo la leggenda la mattina dopo la morte del Santo, il fratello laico incaricato di suonare la campana a morto per dare l'annuncio funebre, fu preso da una forza misteriosa nelle braccia le quali, sottratte alla sua volontà, suonarono a festa le campane, dando così l'annuncio gioioso della nascita al cielo di Gerardo. La chiesetta dove il suo corpo venne esposto fu subito presa d'assalto da una moltitudine di gente venuta dalla vicina Caposele e anche da lontano, avvertita quest'ultima della morte del Santo.