martedì 9 dicembre 2025

San Juan Diego

 

09 dicembre

San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, 

Veggente di Guadalupe

Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza.

Breve biografia
Nel dicembre 1531 la Madonna apparve a Guadalupe, in Messico, scegliendo come suo interlocutore un povero indio, Juan Diego, nato verso il 1474 e morto nel 1548, che prima di convertirsi al cattolicesimo portava un affascinante nome azteco, Cuauhtlotatzin, che sta a significare “colui che parla come un’aquila”.

Cuauhtlotatzin fu tra i primi a ricevere il battesimo, nel 1524, all’eta’ di cinquant’anni, con il quale gli fu imposto il nuovo nome cristiano di Juan Diego, e con lui venne battezzata anche la moglie Malintzin, che prese a sua volta il nome di Maria Lucia. Rimasto vedovo dopo solo quattro anni di matrimonio, orientò tutta la sua vita a Dio.

Dopo le apparizioni della S. Vergine sulla collina del Tepeyac visse santamente per 17 anni in una casetta che il vescovo Zumàrraga gli aveva fatto costruire a fianco della cappella eretta in onore della Vergine di Guadalupe. Giovanni Paolo II nel 1990 lo ha dichiarato beato, per proclamarlo infine santo nel 2002.


Messaggi di Nostra Signora di Guadalupe all'indigeno San Juan Diego

  • Ascolta figlio mio, piccolo mio, sappi che sono molti i miei servitori e messaggeri che potrei incaricare per comunicare il mio messaggio e la mia volontà. Ma io ti prego molto, figlio mio, il più piccolo tra i miei figli, e con forza ti domando che ancora una volta, domani mattina, tu vada a trovare il Vescovo, parlagli a nome mio e fagli sapere interamente la mia volontà, che deve cioè adoperarsi perché si faccia il tempio che gli chiedo. E digli che sono io in persona, la sempre Vergine Santa Maria, Madre di Dio, che ti invio.
  • Non sono la tua Madre misericordiosa, la Madre di tutte le nazioni? Ascolta e senti bene nel tuo cuore: Ciò che ti spaventa e ti perturba non è nulla. Non ci sono io, tua Madre? Non sei sotto la mia ombra e la mia protezione? Non sei avvolto dalle mi braccia e protetto nel mio mantello? Non sono la fonte della tua vita?" 
  • Figlio mio, piccolo mio, dove stai andando? Non ci sono qua io che sono la tua cara Mamma? Non ti affliggere per nulla.

Preghiere alla Madonna di Guadalupe
<<Santa Maria, che con il titolo di Nostra Signora di Guadalupe sei invocata come Madre dagli uomini e dalle donne del popolo del Messico e dell'America Latina, incoraggiati dall'amore che ci ispiri, riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita.Tu che sei presente in questi giardini vaticani, regina nel cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore.

Con grande speranza, a Te ricorriamo e in Te confidiamo. Ave Maria...
Nostra Signora di Guadalupe, prega per noi!San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, prega per noi!>>

Preghiera di P. Thelían A. Corona Cortés
<<Grazie o Maria, immacolata, ausiliatrice di Guadalupe, continua ad essere, per questo continente della speranza, madre, regina, avvocata, rifugio, potente ausilio per il tuo popolo che t’invoca con tanta fiducia.

Continua ad essere per tutta l’America la Madonna dei tempi difficili, come amava chiamarti Don Bosco.

Ti affidiamo la vita delle nostre famiglie, la vita di grazia della nostra gioventù, i laici impegnati nella nuova evangelizzazione, le nostre autorità civili, le cause sociali più difficili e che in questo momento sono motivo di preoccupazione per la pace in tanti luoghi del mondo, ma soprattutto nei luoghi in cui tu hai vissuto.Oggi chiediamo, o Maria, che tu ripeta per noi le parole che hai detto a Juan Diego: “Qui, non sono forse io tua madre? Non sei tu per caso sotto la mia protezione? Non sono io la tua salute? Non sei forse nel mio grembo? Cosa ti preoccupa?”. Maria di Guadalupe: monstra te esse matrem... mostraci che sei nostra Madre. Amen.>>

Oh Maria, Madre di Dio e Madre nostra
<<Come potremo ringraziarti per gli innumerevoli benefici che ci hai fatto? Hai posto i tuoi occhi misericordiosi sopra di noi e della nostra famiglia, considerandoci tua proprietà. Grazie, Signora!
Gli Angeli ti lodino per questo insigne favore; tutti i popoli e le nazioni ti benedicano e noi, prostrati ai tuoi piedi, ti offriamo tutto il nostro amore e ti cantiamo, come Israele a Giuditta:
Tu sei la Gloria del nostro popolo!
Chiedesti un Tempio e noi te ne offriamo migliaia, giacché ti consacriamo le nostre famiglie e vogliamo che Tu regni nei nostri cuori. Ci chiami: "Miei cari figliolini" e noi, accettando così dolce titolo, vogliamo chiamarti nostra Regina, Madre nostra, ed essere non solo tuoi fedeli vassalli e figli tuoi amatissimi, ma tuoi umilissimi servi.
Comanda, oh altissima Signora, noi siamo pronti ad obbedirti.
Regna nelle nostre famiglie e liberale da ogni male; regna nelle anime nostre e fa che siamo sempre fedeli a Dio; regna nella nostra Patria, nel nostro Paese, nella Chiesa diffusa su tutta la terra...
e donaci la Pace!
Perdona i figli ingrati e prevaricatori, fortifica la fede di quelli che ti acclamano e invocano e concedici che, formando la tua corte qui sulla terra, oh dolcissima Madre, possiamo cantare con Te le lodi eterne davanti al trono di Dio.Amen.>>

Preghiera a San Juan Diego Cuauhtlatoatzin
di Giovanni Paolo II
<<Benedetto Juan Diego, indio buono e cristiano, che il popolo semplice ha sempre considerato come un vero santo! Ti chiediamo di accompagnare la Chiesa pellegrina in Messico, perché ogni giorno sia sempre più evangelizzatrice e missionaria. Incoraggia i Vescovi, sostieni i sacerdoti, suscita nuove e sante vocazioni, aiuta tutti coloro che offrono la propria vita per la causa di Cristo e per la diffusione del suo Regno.
Felice Juan Diego, uomo fedele ed autentico! Ti affidiamo i nostri fratelli e sorelle laici, perché sentendosi chiamati alla santità, impregnino tutti gli ambiti della vita sociale con lo spirito evangelico. Benedici le famiglie, sostieni gli sposi nel loro matrimonio, appoggia gli sforzi dei genitori per educare cristianamente i loro figli. Guarda benigno il dolore di quanti soffrono nel corpo e nello spirito, di quanti patiscono povertà, solitudine, emarginazione o ignoranza. Che tutti, governanti e sudditi, agiscano sempre secondo le esigenze della giustizia e il rispetto della dignità di ogni uomo, perché così si consolidi la vera pace.
Amato Juan Diego, “l’aquila che parla”! Insegnaci il cammino che conduce alla Virgen Morena del Tepeyac, affinché Ella ci accolga nell’intimo del suo cuore, giacché Ella è la Madre amorosa e compassionevole che ci conduce fino al vero Dio. Amen.>>



Nome: San Juan Diego Cuauhtlatoatzin
Titolo: Veggente di Guadalupe
Nascita: 1474 circa, Città del Messico
Morte: 1548, Città del Messico
Ricorrenza: 9 dicembre
Martirologio: edizione 2004

Beatificazione:

6 maggio 1990, Roma, papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione:

31 luglio 2002, Messico, papa Giovanni Paolo II


Memoria facoltativa


SAN JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN
*
AMDG et D.V.MARIAE



mercoledì 3 dicembre 2025

MATER ET REGINA

 

SALVE REGINA...



https://www.youtube.com/watch?v=3xYaqakDq8U&t=31s


***

https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_11101954_ad-caeli-reginam.html#fnref10

Ad Caeli Reginam è la trentesima enciclica di papa Pio XII, firmata l'11 ottobre 1954. (IT) Testo integrale sul sito della Santa Sede. Concerne la dignità regale della Santa Vergine Maria. Testo integrale sul sito della Santa Sede.3 dic 2015
Roma, presso San Pietro, nella festività della maternità di Maria vergine, l'11 ottobre 1954, XVI del Nostro pontificato. PIO PP. XII. (1) PIUS PP. XII, Litt.
Pontefice, Papa Pio XII ; Data, 11 ottobre 1954 ; Anno di pontificato, XVI ; Traduzione del titolo, Alla Regina del cielo ; Argomenti trattati, Dignità regale della ...
16 ott 2024 — Era, infatti, l'11 ottobre 1954quando papa Pacelli decise di istituire la festa della regalità di Maria Santissima.

lunedì 1 dicembre 2025

IMMACOLATA CONCEZIONE

Immacolata Concezione 


8 dicembre 1946

   Immacolata Concezione di Maria
   Introito: Salmo 30 (29) 2; Isaia 61, 10.
   Orazione: O Dio, che con l'immacolata Concezione della Vergine preparasti una degna dimora al tuo Figlio, fa', te ne preghiamo, che, come in previsione della morte dello stesso tuo Figliuolo la rendesti immune da ogni macchia, così, per intercessione di Lei, ci conceda di venire a Te purificati.
   Lettura: Proverbi 8, 22-35.
   Graduale: Giuditta 13, 18 (volgata 13, 23); 15, 9 (volgata 15, 10); Cantico dei cantici 4, 7.
   Tratto: Giuditta 15, 9 (15, 10); Salmo 87 (86), 1-3.5; Cantico dei cantici 4, 7.
   Vangelo: Luca 1, 26-28.
   Offertorio: Luca 1, 28.
   Segreta: Accogli, o Signore, l'ostia di salute che ti offriamo nella solennità dell'immacolata Concezione della beata Vergine Maria e fa' che, come cantiamo lei immune da ogni macchia perché prevenuta dalla grazia, così per sua intercessione siamo liberati da ogni colpa.
   Comunione: Cose gloriose sono dette di te, o Maria: perché grandi cose ha compiuto in te colui che è potente.
   Dopocomunione: I sacramenti che abbiamo ricevuti guariscano in noi, o Signore Dio nostro, le ferite di quella colpa dalla quale in modo singolare hai preservato l'immacolata Concezione della beata Maria.
  

  

   Dice Azaria:
   «Meditiamo cantando le glorie di Maria Ss. La S. Messa di questa festività è tutta un inno alla potenza di Dio e alla gloria di Maria. Mettiamoci, per ben comprenderla questa liturgia di luce e fuoco, nei sentimenti della Regina e Maestra di ogni creatura che ami il Signore.
   Regina e Maestra! Degli uomini. Ma anche degli angeli. Vi sono misteri che voi non sapete, che non ci è concesso di svelare completamente. Ma sollevarne un velo è concesso perché qualche anima molto amata ne goda. Ed io lo sollevo per te. Un lembo di velo. Dall'ostacolo rimosso ti si concederà di affissare lo sguardo spirituale sull'infinita Luce che è il Cielo, e nella Luce meglio comprenderai. Guarda, ascolta e sii beata.
   Quando il peccato di Lucifero sconvolse l'ordine del Paradiso e travolse nel disordine gli spiriti meno fedeli, un grande orrore ci percosse tutti, quasi che qualcosa si fosse lacerato, si fosse distrutto, e senza speranza di vederlo risorgere più. In realtà ciò era. Si era distrutta quella completa carità che prima era sola esistente lassù, ed era crollata in una voragine dalla quale uscivano fetori d'Inferno.
   Si era distrutta l'assoluta carità degli angeli, ed era sorto l'Odio. Sbigottiti, come lo si può essere in Cielo, noi, i fedeli al Signore, piangemmo per il dolore di Dio e per il corruccio suo. Piangemmo sulla manomessa pace del Paradiso, sull'ordine violato, sulla fragilità degli spiriti. Non ci sentimmo più sicuri di essere impeccabili, perché fatti di puro spirito. Lucifero e i suoi uguali ci avevano provato che anche l'angelo può peccare e divenire demonio. Sentimmo che la superbia poteva, era latente, e poteva svilupparsi in noi. Tememmo che nessuno, fuorché Dio, potesse resistere ad essa se Lucifero aveva ad essa ceduto. Tremammo per queste forze oscure che non pensavamo potessero invaderci, che potrei dire: ignoravamo che esistessero, e che brutalmente ci si disvelavano. Abbattuti, ci chiedevamo, con palpiti di luce: "Ma dunque l'esser così puri non serve? Chi mai allora darà a Dio l'amore che Egli esige e merita, se anche noi siamo soggetti a peccare?".
   Ecco allora che, alzando il nostro contemplare dall'abisso e dalla desolazione alla Divinità, e fissando il suo Splendore, con un timore sino allora ignorato, contemplammo la seconda Rivelazione del Pensiero Eterno. E se per la conoscenza della prima venne il Disordine creato dai superbi che non vollero adorare la Parola Divina, per la conoscenza della seconda tornò in noi la pace che si era turbata.
   Vedemmo Maria nel Pensiero eterno. Vederla e possedere quella sapienza che è conforto, sicurezza e pace, fu una sola cosa. Salutammo la futura nostra Regina con il canto della nostra Luce, e la contemplammo nelle sue perfezioni gratuite e volontarie. Oh! bellezza di quell'attimo in cui a conforto dei suoi angeli l'Eterno presentò ad essi la gemma del suo Amore e della sua Potenza! E la vedemmo umile tanto da riparare da sé sola ogni superbia di creatura.
   Ci fu maestra da allora nel non fare dei doni uno strumento di rovina. Non la sua corporea effige, ma la sua spiritualità ci parlò senza parola, e da ogni pensiero di superbia fummo preservati per aver contemplata per un attimo, nel Pensiero di Dio, l'Umilissima. Per secoli e secoli operammo nella soavità di quella fulgida rivelazione. Per secoli e secoli, per l'eternità, gioimmo e gioiamo e gioiremo del possedere Colei che avevamo spiritualmente contemplata. La Gioia di Dio è la nostra gioia e noi ci teniamo nella sua Luce per essere di essa compenetrati e per dare gioia e gloria a Colui che ci ha creati.
   Ora dunque ripieni dei suoi stessi palpiti meditiamo la Liturgia che parla di Lei.
   "Con gioia". Carattere della vera umiltà è la vera gioia che nessuna cosa turba.
   Chi è umile in modo relativo ha sempre un motivo di turbamento anche nei suoi più schietti trionfi. Il vero e completo umile, invece, non ha turbamento di sorta. Quale che sia il dono o il trionfo che lo riveste di speciale veste, egli è gioioso e non teme, perché sa e riconosce che quanto lo fa diverso dai più non è cosa che egli si è fatta con mezzi umani, ma è cosa che viene da altre sfere e che nessuno gli può rapire. La contempla e considera come vestimento di gran valore che gli è stato dato per portarlo un tempo e che deve essere usato con quella cura che si ha per ciò che non è nostro e va reso senza lesioni a chi lo ha donato.
   Sa anche che questo rivestimento regale, non chiesto per avidità di apparire, gli è stato dato da una Sapienza infinita che ha giudicato bene di darlo. Non c'è dunque affanno per ottenerlo o per conservarlo. L'umile che è veramente tale non brama cose straordinarie e non si turba se chi ha dato leva. Dice: "Tutto è bene perché la Sapienza così vuole". Perciò l'umile è sempre nella gioia. Perché non brama, perché non è avaro di ciò che gli viene dato, perché non si sente menomato se gli vien tolto.
   Maria Ss. ebbe questa gioia. Dal suo nascere al suo assurgere la ebbe sulla Terra, anche fra le lacrime del suo lungo Calvario di madre del Cristo, anche sotto il mare di strazio del Calvario di suo Figlio. Ebbe, nel suo dolore che non fu simile a nessun altro, la gioia esultante di fare, sino al sacrificio totale, ciò che Dio voleva, ciò che Dio le aveva significato di pretendere da Lei da quando l'aveva rivestita con le vesti della salvezza e coperta col manto di giustizia come sposa ornata di gioielli.
   Misura quale caduta sarebbe stata quella di Maria se, avendo avuto la Concezione Immacolata, la giustizia, e ogni altro gioiello divino, avesse calpestato ogni cosa per seguire la voce dell'eterno Corruttore? Ne misuri la profondità? Non ci sarebbe più stata redenzione per gli uomini, non più Cielo per gli uomini, non più possesso di Dio per gli uomini. Maria vi ha dato tutto questo perché con la vera gioia degli umili ha portato le sue vesti di Beneamata dall'Eterno e ha cantato le lodi di Lui, di Lui solo, pur fra i singhiozzi e le desolazioni della Passione.
   Ha esultato! Che profonda parola! Ha sempre esultato magnificando con lo spirito il suo Signore, anche quando la sua umanità conosceva lo scherno di tutto un popolo, ed era sommersa e torchiata dal suo dolore e dal dolore della sua Creatura. Ha esultato pensando che quel suo dolore, quel dolore del suo Gesù, dava gloria a Dio salvando uomini a Dio.
   Sopra i gemiti della Madre, sopra i suoi lamenti di Donna, cantava la gioia del suo spirito di Corredentrice. Cantava con la sommissione a quell'ora, con la speranza nelle parole della Sapienza, con l'amore che benediceva Dio di averla trafitta.
   La lunga passione di Maria ha completato Maria, unendo alle grandi cose che Dio in Lei aveva fatte, le grandi cose che Ella sapeva fare per il Signore. Veramente mentre le sue viscere di Madre gridavano lo strazio della sua tortura, il suo spirito fedele cantava: "Io ti esalto, o Signore, perché mi hai protetta e non hai permesso che i miei nemici potessero rallegrarsi a mio riguardo".
   Vedi che umiltà? Chiunque altro avrebbe detto: "Sono contento di aver saputo rimanere fedele anche nella prova. Sono contento di aver fatto la Volontà di Dio". Non sono queste parole di peccato. Ma un filo di orgoglio è ancora in esse. "Io sono contento perché ho fatto". L'iodella creatura che si sente autore unico del bene compiuto. Maria Ss. dice: "Io ti esalto perché Tu mi hai protetta". Dà a Dio il merito di averla tenuta santa in quelle ore di lotta.
   Dio aveva preparata una degna dimora al suo Verbo. Ma Maria ha saputo serbare quella dimora degna di Dio, che in Lei doveva incarnarsi. Imitatela, o creature. In misura minore, come si conviene a voi, che non dovete concepire il Cristo, ma per quanto vi è necessario a portare il Cristo in voi, Dio vi dà i mezzi ed i doni atti a fare di voi dei templi e altari. Imitate Maria, sapendo serbare la dimora del vostro cuore degna del Santo che chiede di entrare in voi per godere di voi e vivere fra i figli degli uomini, da Lui amati senza misura.
   E se non avete saputo imitarla, e la vostra dimora è ormai una dimora profanata o smantellata dai troppi che l'hanno abitata, ricostruitela in Maria, che è l'amabile e instancabile Madre che genera i figli al Signore, perché attraverso a Maria si va alla Vita, e perciò chi è languente o morto, e non osa alzare gli occhi al Signore, può tornare vivo e gradevole all'Eterno se entra nel Seno, nel Cuore che hanno dato al mondo il Salvatore.
   Il Signore Gesù ti ha spiegato1 la luce del capitolo sapienziale. Io non mi permetto di parlare dove Egli ha parlato. Ma a conferma del mio dire ti faccio notare le parole che la Sapienza applica a Maria: "La mia delizia è stare coi figli degli uomini". Con questi figli, che le sono costati tanto pianto. Ma è delle vere madri piangere e amare, e amare per quanto si è pianto, amare tanto da portare all'amore, piangere tanto da convertire i perversi. Perché troverebbe delizia a stare fra gli uomini questa Benedetta la cui dimora è ab eterno il Cielo, questa Benedetta che ebbe ad abitazione il Seno meraviglioso di Dio, e che fu abitazione a Dio, questa Benedetta il cui Popolo è quello degli Angeli e dei beati, se non per ricostruire i poveri cuori che il mondo e Satana, che la carne e le passioni hanno devastato? Perché troverebbe delizia, se non perché stando fra voi vi ripartorisce a Dio?
   Sentitela cantare nella sua luce di perla: "Beati quelli che battono le mie vie". Le vie di Maria finiscono nel Cuore di Dio. "Ascoltate i miei consigli per diventare saggi, non li ricusate". Una Madre, e santa quale Ella è, non può che dare parole di vita. Ma considerate quanto, nella già piena di Grazia, e perciò di Sapienza, avrà lasciato la Parola portata per nove mesi nel seno, e sul seno per tanti anni. Sul seno nell'infanzia e puerizia, e nella morte, nel Cuore purissimo per 33 anni. Mai è stato inerte Dio-Figlio per la sua amabile Madre. Mai, Egli che non è mai inattivo neppur coi colpevoli uomini. Perciò tutta la Sapienza si è fusa con tutta la Purezza, e Maria non può che parlare con la parola di Dio, con quella parola che il Cristo ha detto Vita di chi l'ascolta. Canta Maria, Lei che sa ciò che è in Lei: "Beato l'uomo che mi ascolta e veglia alla mia porta e attende all'ingresso della mia casa". Abitacolo di Dio, Ella sa che chi in Lei entra trova Dio. Ossia, così come Ella canta: "Chi troverà Lei avrà trovato la Vita e riceverà dal Signore la salute".
   Veramente chi vive in Lei ha salute, vita, sapienza, gloria, letizia e onore perché Ella è tutto questo, avendo le sue radici in Dio stesso, fondata come è sul monte di Dio per esserne il Tempio, amata più di ogni altra creatura dal Signore Altissimo, dovendo Essa in eterno essere la Madre dell'Uomo.
  Oh! parola poco meditata, meno ancora compresa, nella quale è compendiata tutta la figura di Maria. Cosa è Maria? È la Riparatrice. Ella annulla Eva. Ella riporta le cose sconvolte al punto dove erano quando le sconvolse il Serpente maligno ed Eva imprudente. L'angelo la saluta: "Ave". Si dice che Ave è il capovolgimento di Eva. Ma Ave è ancora un'eco che ricorda il Nome Ss. di Dio, così come lo ricorda ancor più vivamente, e come te l'ho spiegato2, il nome del Verbo: Jeoscué.
   Nel tetragramma sacro che i figli del Popolo di Dio avevano formato per pronunciare nel segreto tempio dello spirito l'irripetibile Nome, già è "Ave". Il principio della parola con cui Dio mandò a far della Tutta Bella la Santa Madre e Corredentrice. Ave: quasi che, come realmente avvenne, Egli, annunciandosi col suo Nome, entrasse a farsi carne in un seno, nell'Unico Seno che poteva contenere l'Unico.
   Ave, Maria, Madre dell'Uomo come Eva, più di Eva, che hai riportato l'uomo, attraverso all'Uomo, alla sua Patria, alla sua eredità, alla sua figliolanza, alla sua Gioia.
   Ave, Maria, Seno di santità in cui è rideposto il seme della Specie, perché l'eterno Abramo abbia i figli di cui l'invidia satanica lo aveva fatto sterile.
   Ave, Maria, Madre Deipara del Primogenito eterno, Madre pietosa dell'Umanità, lavata nel tuo pianto e nel Sangue che è tuo sangue.
   Ave, Maria, Perla del Cielo, Luce di Stella, Bellezza soave, Pace di Dio.
   Ave, Maria piena di Grazia in cui è il Signore, mai divisa da Lui che in Te prende le sue delizie e i suoi riposi.
  Ave, Maria, Donna benedetta fra tutte le donne, amore vivente, fatta dall'Amore sposa all'Amore, Madre dell'Amore.
   In Te purezza, in Te pace, in Te sapienza, in Te ubbidienza, in Te umiltà, in Te perfette le tre e le quattro virtù...
   Maria, il Cielo delira d'amore nel contemplare Maria. Il suo canto aumenta sino a note incomparabili. Nessun mortale, per santo che sia, può comprendere cosa sia per tutto il Cielo Maria.
   Tutte le cose sono state fatte per il Verbo. Ma anche tutte le opere più grandi sono state fatte dall'Amore Eterno in Maria e per Maria. Perché Colui che è potente l'ha amata senza limite, e l'ama. E la Potenza di Dio sta nelle sue mani di Giglio purissimo per essere sparsa su chi a Lei ricorre.

  Ave! Ave! Ave! Maria!...» 


AMDG ET B.V.MARIAE

martedì 18 novembre 2025

Maria è Sorgente di Grazia per chi accoglie la Luce.

 


XXIV. Circoncisione di Giovanni Battista. Maria è Sorgente di Grazia per chi accoglie la Luce.

   4 aprile 1944.

   24.1Vedo la casa in festa. È il giorno della circoncisione.
   Maria ha curato che tutto sia bello e in ordine. Le stanze splendono di luce, e le stoffe più belle, i più begli arredi splendono per ogni dove. Vi è molta gente. Maria si muove agile fra i gruppi, tutta bella nella sua più bella veste bianca.
   Elisabetta, riverita come una matrona, gode felice la sua festa. Il bambino le posa in grembo, sazio di latte.

   24.2Viene l’ora della circoncisione.
   «Zaccaria lo chiameremo. Tu sei vecchio. È bene che il tuo nome sia dato al bambino», dicono degli uomini.
   «No davvero!», esclama la madre. «Il suo nome è Giovanni. Deve testimoniare, il suo nome, della potenza di Dio».
   «Ma quando mai vi fu un Giovanni nella nostra parente­la?».
   «Non importa. Egli deve chiamarsi Giovanni».
   «Che dici, Zaccaria? Vuoi il tuo nome, non è vero?».
   Zaccaria fa cenni di diniego. Prende la tavoletta e scrive: «Il suo nome è Giovanni» e, appena finito di scrivere, aggiunge con la sua lingua liberata: «poiché Dio ha fatto grande grazia a me suo padre e alla madre sua e a questo suo novello servo, che consumerà la sua vita per la gloria del Signore e grande sarà chiamato nei secoli e agli occhi di Dio, perché passerà convertendo i cuori al Signore altissimo. L’angelo l’ha detto ed io non l’ho creduto. Ma ora credo e la Luce si fa in me. Ella è fra noi e voi non la vedete. La sua sorte sarà di non esser veduta, perché gli uomini hanno lo spirito ingombro e pigro. Ma il figlio mio la vedrà e parlerà di Lei e a Lei volgerà i cuori dei giusti d’Israele. Oh! beati coloro che ad essa crederanno e crederanno sempre alla Parola del Signore. E Tu benedetto Signore eterno, Dio d’Israele, perché hai visitato e redento il tuo popolo suscitandoci un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo. Come promettesti per bocca dei santi Profeti, fin dai tempi antichi, di liberarci dai nostri nemici e dalle mani di quelli che ci odiano, per esercitare la tua misericordia verso i nostri padri e mostrarti memore della tua santa alleanza. Questo è il giuramento che facesti ad Abramo nostro padre: di concederci che senza timore, liberi dalle mani dei nostri nemici, noi serviamo Te con santità e giustizia nel tuo cospetto per tutta la vita», e continua fino alla fine[60]. (Ho scritto fin qui perché, come lei vede, Zaccaria si volge direttamente a Dio).
   I presenti stupiscono. E del nome, e del miracolo, e delle parole di Zaccaria.
   Elisabetta, che alla prima parola di Zaccaria ha avuto un urlo di gioia, ora piange tenendosi abbracciata a Maria, che la carezza felice.

   24.3Non vedo la circoncisione. Vedo solo riportare Giovanni strillante disperato. Neppure il latte della mamma lo calma. Scalcia come un puledrino. Ma Maria lo prende e lo ninna, ed egli tace e si mette buono.
   «Ma guardate!», dice Sara. «Egli non tace altro che quando Ella lo piglia!».
   La gente se ne va lentamente. Nella stanza restano unicamente Maria col piccino fra le braccia e Elisabetta beata.


   24.4Entra Zaccaria e chiude la porta. Guarda Maria con le lacrime agli occhi. Vuol parlare. Poi tace. Si avanza. Si inginocchia davanti a Maria. «Benedici il misero servo del Signore», le dice. «Benedicilo poiché tu lo puoi fare, tu che lo porti in seno. La parola di Dio mi ha parlato quando io ho riconosciuto il mio errore ed ho creduto a tutto quanto m’era stato detto. Io vedo te e la tua felice sorte. Io adoro in te il Dio di Giacobbe. Tu, mio primo Tempio, dove il ritornato sacerdote può novellamente pregare l’Eterno. Te benedetta, che hai ottenuto grazia per il mondo e porti ad esso il Salvatore. Perdona al tuo servo se non ha visto prima la tua maestà. Tutte le grazie tu ci hai portato con la tua venuta, ché dove tu vai, o Piena di Grazia, Dio opera i suoi prodigi, e sante son quelle mura in cui tu entri, sante si fan le orecchie che intendono la tua voce e le carni che tu tocchi. Santi i cuori, poiché tu dài Grazia, Madre del­l’Altissimo, Vergine profetizzata e attesa per dare al popolo di Dio il Salvatore».

   24.5Maria sorride, accesa da umiltà. E parla: «Lode al Signore. A Lui solo. Da Lui, non da me viene ogni grazia. Ed Egli te la largisce perché tu lo ami e serva in perfezione, nei restanti anni, per meritare il suo Regno che il Figlio mio aprirà ai Patriarchi, ai Profeti, ai giusti del Signore. E tu, ora che puoi pregare davanti al Santo, prega per la serva dell’Altissimo. Ché esser Madre del Figlio di Dio è sorte beata, esser Madre del Redentore deve esser sorte di dolore atroce. Prega per me, che ora per ora sento crescere il mio peso di dolore. E tutta una vita dovrò portarlo. E, se anche non ne vedo i particolari, sento che sarà più peso che se su queste mie spalle di donna si posasse il mondo ed io lo avessi ad offrire al Cielo. Io, io sola, povera donna! Il mio Bambino! Il Figlio mio! Ah! che ora il tuo non piange se io lo cullo. Ma potrò io cullare il mio per calmargli il dolore?… Prega per me, sacerdote di Dio. Il mio cuore trema come fiore sotto la bufera. Guardo gli uomini e li amo. Ma vedo dietro i loro volti apparire il Nemico e farli nemici a Dio, a Gesù Figlio mio…».
   E la visione cessa col pallore di Maria e le sue lacrime che le fanno lucido lo sguardo.
   

   24.6 Dice Maria:
   «A chi riconosce il suo fallo e se ne pente e accusa con umiltà e cuor sincero, Dio perdona. Non perdona soltanto, compensa. Oh! il mio Signore quanto è buono con chi è umile e sincero! Con chi crede in Lui e a Lui si affida!

   24.7Sgombrate il vostro spirito da quanto lo rende ingombro e pigro. Fatelo disposto ad accogliere la Luce. Come faro nelle tenebre, Essa è guida e conforto santo.
   Amicizia con Dio, beatitudine dei suoi fedeli, ricchezza che nessuna altra cosa uguaglia, chi ti possiede non è mai solo né sente l’amaro della disperazione. Non annulli il dolore, santa amicizia, perché il dolore fu sorte di un Dio incarnato e può esser sorte dell’uomo. Ma rendi questo dolore dolce nel suo amaro e vi mescoli una luce e una carezza che, come tocco celeste, sollevano la croce.
   E quando la Bontà divina vi dà una grazia, usate del bene ricevuto per dar gloria a Dio. Non siate come dei folli che di un oggetto buono si fanno arma nociva, o come i prodighi che di una ricchezza si fanno una miseria.

   24.8Troppo dolore mi date, o figli, dietro ai cui volti vedo apparire il Nemico, colui che si scaglia contro il mio Gesù. Troppo dolore! Vorrei esser per tutti la Sorgente della Grazia. Ma troppi fra voi la Grazia non la vogliono. Chiedete “grazie”, ma con l’anima priva di Grazia. E come può la Grazia soccorrervi se voi le siete nemici?

   24.9Il grande mistero del Venerdì santo si approssima[61]. Tutto nei templi lo ricorda e celebra. Ma occorre celebrarlo e ricordarlo nei vostri cuori e battersi il petto, come coloro che scendevano dal Golgota, e dire: “Costui è realmente il Figlio di Dio, il Salvatore”, e dire: “Gesù, per il tuo Nome, salvaci”, e dire: “Padre, perdonaci”. E dire infine: “Signore, io non son degno. Ma se Tu mi perdoni e vieni a me, la mia anima sarà guarita, ed io non voglio, no, non voglio più peccare, per non tornare ammalato e in odio a Te”.
   Pregate, figli, con le parole del Figlio mio. Dite al Padre pei vostri nemici: “Padre, perdona loro”. Chiamate il Padre che si è ritirato sdegnato dei vostri errori: “Padre, Padre, perché mi hai Tu abbandonato? Io sono peccatore. Ma se Tu mi abbandoni, perirò. Torna, Padre santo, che io mi salvi”. Affidate, all’Unico che lo può conservare illeso dal demonio, il vostro eterno bene, lo spirito vostro: “Padre, nelle tue mani confido lo spirito mio”. Oh! che se umilmente e amorosamente cedete il vostro spirito a Dio, Egli ve lo conduce come un padre il suo piccino, né permette che nulla allo spirito vostro faccia male.
   Gesù, nelle sue agonie, ha pregato per insegnarvi a pregare. Io ve lo ricordo in questi giorni di Passione.

   24.10E tu, Maria, tu che vedi la mia gioia di Madre e te ne estasi, pensa e ricorda che ho posseduto Dio attraverso ad un dolore sempre crescente. È sceso in me col Germe di Dio e come albero gigante è cresciuto sino a toccare il Cielo con la vetta e l’inferno con le radici, quando ricevetti nel grembo la spoglia esanime della Carne della mia carne, e ne vidi e numerai gli strazi e ne toccai il Cuore squarciato per consumare il Dolore sino all’ultima stilla».

[60] fino alla fine del cantico, riportato in: Luca 1, 67-79.
[61] si approssima, poiché, come annota MV su una copia dattiloscritta, Maria Ss. dettava queste parole il Mercoledì Santo.



AMDG et D.V.MARIAE