mercoledì 11 novembre 2020

Conosco solo due filosofie di vita...

Amorismi del Venerabile 

Fulton John Sheen (Arcivescovo)

  • Conosco solo due filosofie di vita: la prima comincia con il digiuno e termina con la festa; la seconda comincia con la festa e termina con una forte emicrania.
  • Tre sono i mezzi per comunicare l'amore: parola, vista e tatto. Il più importante è la parola. Non saprai mai infatti quanto una persona ti ama se non te lo dice.
  • Il sacerdote non s'appartiene.
  • Ai piedi del Cristo si apprende ciò che Platone non poté insegnare e ciò che Socrate non imparò mai.
  • Chiedere la salvezza senza vigilare è dimenticare le parole di Gesù: "Non tenterai il Signore Dio tuo".
  • I miracoli non possono guarire chi non crede.
  • Il proselitismo è mutamento di etichetta, la conversione di carattere.
  • Il sacerdote che non si è tenuto vicino alla fiamma del tabernacolo non può emettere scintille dal pulpito.

  • Coloro che sfuggono la Chiesa per l'ipocrisia e per l'imperfezione delle persone religiose dimenticano che se la Chiesa fosse perfetta nel senso da loro reclamato, non ci sarebbe in essa alcun posto per loro.
  • La misura del successo apostolico del sacerdote è data dalla profondità della sua compassione.
  • La natura non aprirebbe mai il libro delle sue leggi se lo scienziato volesse imporle le sue idee. Allo stesso modo il Sommo Sacerdote non ci conferirà mai la pienezza del potere se non ci poniamo davanti a Lui come vasi vuoti.
  • Nella misura in cui cerchiamo ciò che il mondo può dare, diventiamo incapaci di dare ciò che il mondo abbisogna.
  • Oggi gli uomini cercano Dio non per l'ordine che trovano nell'Universo ma per il disordine che trovano in se stessi.
  • Ogni sacerdote ha così la misura del fuoco che arde nella sua anima e la misura sono le vocazioni.
  • Taluni amano parlare ininterrottamente di religione come fece Erode fino a quando Giovanni il Battista non gli rinfacciò il suo problema morale. Più che di discussione, la religione è argomento di decisione.
  • Vogliamo scansare il lavoro. La persona del Cristo compì le conversioni più grandi quando era più stanco.
  • Il nostro mondo moderno è caratterizzato da segni profondi. Noi siamo impastati di ansie e di paura. Nel passato si temeva Iddio: ma era un paura tanto diversa da quella che ci agita; la preoccupazione di allora era di non offenderlo perché si amava. Poi le guerre mondiali infusero nell'uomo il terrore dei suoi simili.
  • Agli inizi l'amore parla; poi approfondendosi nelle sue ricchezze, diventa senza parole.
  • Il chiasso esterno distoglie lo sguardo dell'anima dalle ferite intime e ne ritarda la cicatrizzazione.
  • Il Cristianesimo è la sola religione che ha un carattere familiare perché esso ha origine da una madre ed un figlio.
  • Il male dell'individuo è diventato il male di tutta l'umanità il giorno in cui fu sganciata la prima bomba atomica.
  • Il professore, un intellettuale, uno la cui istruzione era maggiore dell'intelligenza, si prendeva gioco del ragazzo dicendogli: "Ma non vi è differenza alcuna fra Lei (la Madonna) e mia madre!". "Questo lo dice lei – rispose il ragazzo – c'è un sacco di differenza tra i figli".
  • L'amore è come un gomitolo di filo; è fatto di milioni di ragione d'amore, come piccoli fili, ma se cerchiamo di dipanarli in parole, ci ritroviamo senza il gomitolo d'amore.
  • L'uomo ammise di discendere dalla bestia, affrettandosi a provarlo immediatamente con una guerra bestiale.
  • L'uomo lavora nella sua generazione, la madre nella futura.
  • Le sette volte in cui la Madonna parla possono essere chiamate le Sue Sette Parole e fanno così splendido parallelo alle Sette Ultime Parole di Gesù sulla croce.
  • Maria è la finestra attraverso cui la nostra umanità ha una prima visione della divinità sulla terra.
  • Non è Dio che ha abbandonato il mondo, ma il mondo che ha abbandonato Iddio, unendo la sua sorte a quella della natura scissa dalla natura di Dio.
  • Può esistere una religione senza la maternità?
  • Quanto più ci avviciniamo allo Spirito, tanto più aumenta il silenzio.
  • Regola assoluta di santità è non giustificarsi mai davanti agli uomini.
  • Se volete convertire qualcuno insegnategli il rosario.
  • Una moglie è una creatura essenzialmente legata al tempo, giacché anche viva può diventare vedova; una madre è all'infuori del tempo.
  • Una risata fragorosa è dissipazione; un sorriso è comunione.
  • Una volta apparso il sole non c'è più bisogno della luna.
  • C'è a questo mondo una sola cosa peggiore del peccato: negare di essere peccatori.
  • Cristo non disse nulla sulla schiavitù, in quanto sapeva che la schiavitù non sarebbe stata sradicata fin quando gli uomini non fossero stati apparentati sulla base dell'eguaglianza nella loro qualità di figli di Dio.
  • Dio dagli uomini non esige la raffinatezza, esige la penitenza.
  • Fin quando crediamo di essere buoni non possiamo mai trovare Dio.
  • Fin quando le categorie di uomini non si sentiranno vincolate in una nuova parentela per il bene comune, non sacrificheranno i propri interessi particolari.
  • Giudichiamoci non già in base alla nostra cortesia, ma in base al nostro cuore.
  • Gli uomini ritorneranno a Dio non già perché sono buoni, ma perché riconosceranno di essere malvagi.
  • Il ladro [crocifisso con Gesù] morì da ladro perché rubò il Paradiso.
  • Il male ha la sua ora ma Dio ha il suo giorno.
  • Il mondo ama i mediocri. Il mondo odia coloro che sono molto buoni e coloro che sono molto malvagi. I buoni rappresentano un biasimo per i mediocri, per i quali i malvagi costituiscono un turbamento.
  • Il nostro orgoglio fa sì che guardiamo la gente dall'alto in basso, di modo che non possiamo mai guardare in alto verso Dio.
  • In due soli modi si può giungere a Dio: o conservando l'innocenza o perdendola.
  • La capacità di conversione è maggiore negli individui effettivamente malvagi che non in quanti siano soddisfatti e compiaciuti di sé.
  • La religione non è ciò che un uomo produce dalla propria solitudine, ma ciò che un uomo produce dalle proprie parentele.
  • Lo snobismo può esistere tanto tra i proletari quanto tra i duchi. I nuovi sistemi totalitari hanno prodotto "sangui blu" deplorevoli quanto alcuni sangui blu di origine monarchica.
  • Nel momento stesso in cui smetteremo di vantarci e di darci delle arie, e cominceremmo a vederci quali realmente siamo, verremo esaltati nella nostra umiltà.
  • Non c'è una razza messianica, né una classe messianica, né un colore messianico. Nostro Signore morì per tutti gli uomini, e quindi stabilì una nuova serie di parentele con Dio.
  • Quanto più un uomo diventa malvagio tanto meno comprende la propria malvagità, così come un uomo la cui febbre salga fino al delirio comprende sempre meno la propria infermità.
  • "Salva te stesso e noi". Com'è moderno! La salvezza è riservata a una sola categoria di persone! Non a tutti! Il comunismo parla soltanto per il proletariato, il fascismo parla soltanto della nazione, il nazismo parla soltanto per la razza. I ricchi parlano soltanto per la propria classe. Non una parola circa la salvezza del mondo.
  • Se crediamo di sapere tutto, come può Dio insegnarci quel che non sappiamo?
  • Un uomo moderatamente cattivo crede sempre di essere buono.
  • Un uomo non può avere una religione individuale più di quanto non possa avere un governo individuale o una astronomia individuale o una matematica individuale.
  • L'amore consiste principalmente nella volontà, non nelle emozioni o nelle ghiandole. La volontà è come la voce, le emozioni sono l'eco. Il piacere associato all'amore, ovvero ciò che oggi vien chiamato sesso, è la vainiglia del dolce: la sua funzione è di farci amare il dolce, non di farcelo ignorare. La più grande illusione degli amanti è di credere che l'intensità della loro attrazione sessuale sia la garanzia della perpetuità del loro amore. È a causa di questa incapacità di distinguere tra il ghiandolare e lo spirituale – ovvero tra il sesso, che abbiamo in comune con gli animali, e l'amore, che abbiamo in comune con Dio – che i matrimoni sono così illusori.
  • Il matrimonio fondato esclusivamente sulla passione sessuale dura unicamente quanto la passione animale.
  • Il peccato è sempre egocentrico, mentre l'amore è altruismo e parentela.
  • La separazione dell'anima dal corpo è la morte. Coloro che separano il sesso dallo spirito prefigurano la morte.
  • Il sesso è uno dei mezzi istituiti da Dio per l'arricchimento della personalità.
  • L'amore nel matrimonio monogamo implica il sesso; ma il sesso, nella sua accezione attuale, non significa né matrimonio né monogamia. L'uomo è spinto dal piacere; la donna dal significato del piacere.
  • La felicità non si ottiene puntando affannosamente alla sua ricerca, ma viene incontro, come una sorpresa, a chi è intento a far felici gli altri.
  • La felicità consiste nell'interiorità dello spirito, ossia nello sviluppo della personalità in intima colleganza con un destino celeste.
  • Ciascuno è ciò che ama. L'amore si tramuta a somiglianza di ciò che ama. Se ama il paradiso, diventa celestiale; se ama il carnale fino a divinizzarlo, diventa corruttibile.
  • Quanto più nobili sono i nostri amori, tanto più nobile è il nostro carattere.
  • L'amore è trinità; il sesso è dualismo.
  • Il sesso razionalizza; l'amore no.
  • Non è sempre il dubbio che va debellato, ma le cattive abitudini.
  • L'amore segue l'orologio e il suo scopo; il sesso si concentra sulla molla e trascura la vera missione dell'orologio.
  • L'amore si concentra sull'oggetto; il sesso sul soggetto.
  • Le menti più sane rifuggono dall'adulazione perché scorgono l'egotismo dietro lo schermo dell'altruismo.
  • Nella storia, le sole cause che muoiono sono quelle per le quali gli uomini rifiutano di morire.
  • Il sesso è mosso dal desiderio di colmare un momento tra l'avere e il non avere. È un'esperienza come guardare un tramonto, o far girare i propri pollici per passare il tempo.
  • Il mondo appare ostile a chi vuole tutto per sé.
  • L'amore dà per ricevere. Il sesso riceve per non dare.
  • L'amore è il contatto dell'anima con un'altra per il conseguimento della perfezione; il sesso è il contatto del corpo con un altro per il conseguimento della sublimazione.
  • Nell'amore, la povertà s'integra nella ricchezza; il bisogno nel compimento; il desiderio nella gioia; la caccia nella cattura.
  • Nel sesso, il maschio adora la femmina. Nell'amore, l'uomo e la donna adorano Dio.
  • Nessuno può peccare contro l'Amore senza nuocere a se stesso.
  • Tre sono le cause dell'amore: il bene, la conoscenza e l'affinità.
  • Tre Persone occorrono a produrre Amore in Cielo: Padre, Figliuolo, e Spirito Santo.
  • Tre Persone occorrono perché il Cielo produca amore in terra: Dio, l'Uomo e Maria, in cui Dio Si fece Uomo.
  • Tre Persone occorrono all'amore nella Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe, e la consumazione del loro amore, Gesù.
  • Tre elementi occorrono a produrre l'amore nei cuori: L'Amante, l'Amato e l'Amore.
  • (Fulton John Sheen (1895 – 1979), arcivescovo cattolico e scrittore statunitense.)

  • AMDG et DVM


CARI GIOVANI, ...il film racconta di due poveri diavoli...

Benedetto XVI Omelie 9038


CELEBRAZIONE DELLA PENITENZA CON I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA IN PREPARAZIONE ALLA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Basilica Vaticana, Giovedì, 13 marzo 2008

13038

Cari giovani di Roma!

Anche quest'anno, in prossimità della Domenica delle Palme, ci ritroviamo per preparare la celebrazione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù che, come sapete, avrà il suo culmine nell’Incontro dei giovani di tutto il mondo che si terrà a Sydney dal 15 al 20 luglio prossimi. Già da tempo conoscete il tema di questa Giornata. Esso è tratto dalle parole poc’anzi ascoltate nella prima lettura: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (
Ac 1,8). L’odierno ritrovarci insieme assume, non a caso, la forma di una liturgia penitenziale, con la celebrazione delle confessioni individuali.

Perché “non a caso”? La risposta può desumersi da quanto scrivevo nella mia prima Enciclica. Là rilevavo che all’inizio dell’essere cristiano c’è l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva (cfr ). Proprio per favorire questo incontro vi apprestate ad aprire i vostri cuori a Dio, confessando i vostri peccati e ricevendo, attraverso l’azione dello Spirito Santo e mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. È così che si fa spazio alla presenza in noi dello Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità che è l’«anima» e il «respiro vitale» della vita cristiana: lo Spirito ci rende capaci “di maturare una comprensione di Gesù sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un’efficace attuazione del Vangelo” (Messaggio per la XXIII GMG, 1).

Quando ero Arcivescovo di Monaco-Frisinga, in una meditazione sulla Pentecoste mi sono ispirato ad un film intitolato Seelenwanderung (Metempsicosi), per spiegare quale sia l’azione dello Spirito Santo in un’anima. 

Il film racconta di due poveri diavoli che, per la loro bontà, non riuscivano a farsi strada nella vita. Un giorno a uno dei due venne l’idea che, non avendo altro da mettere in vendita, avrebbe potuto vendere l’anima. Questa venne acquistata a poco prezzo e sistemata in una scatola. Da quel momento, con sua grande sorpresa, tutto cambiò nella sua vita. Iniziò una rapida ascesa, diventò sempre più ricco, ottenne grandi onori e alla sua morte si ritrovò console, largamente provvisto di denari e di beni. Dal momento in cui si era liberato della sua anima non aveva avuto più riguardi né umanità. Aveva agito senza scrupoli, badando solo al guadagno e al successo. L’uomo non contava più niente. Lui stesso non aveva più un’anima. Il film – concludevo – dimostra in maniera impressionante come dietro alla facciata del successo si nasconda spesso un’esistenza vuota.

Apparentemente l’uomo non ha perduto niente, ma gli manca l’anima e con essa manca tutto. E’ ovvio – proseguivo in quella meditazione – che l’essere umano non può gettare via letteralmente la propria anima, dal momento che è essa a renderlo persona. Egli infatti rimane comunque persona umana. Eppure ha la spaventosa possibilità di essere disumano, di rimanere persona vendendo e perdendo al tempo stesso la propria umanità. La distanza tra la persona umana e l’essere disumano è immensa, eppure non si può dimostrare; è la cosa realmente essenziale, eppure è apparentemente senza importanza (cfr Suchen, was droben ist. Meditationem das Jahr hindurch , LEV, 1985).

Anche lo Spirito Santo, che sta all’inizio della creazione e che grazie al Mistero della Pasqua è sceso abbondante su Maria e gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, non ha evidenza agli occhi esterni. Se penetra nella persona, oppure no, non lo si può vedere né dimostrare; ma ciò cambia e rinnova tutta la prospettiva dell’esistenza umana. Lo Spirito Santo non cambia le situazioni esteriori della vita, ma quelle interiori. Nella sera di Pasqua Gesù, apparendo ai discepoli, “alitò su di loro e disse: ‘Ricevete lo Spirito Santo’” (Jn 20,22). In maniera ancora più evidente, lo Spirito scese sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste, come vento che si abbatte gagliardo e in forma di lingue di fuoco. Anche questa sera lo Spirito scenderà nei nostri cuori, per perdonare i peccati e rinnovarci interiormente rivestendoci di una forza che renderà anche noi, come gli Apostoli, audaci nell’annunciare che “Cristo è morto e risuscitato!”.

Cari amici, prepariamoci dunque, con un sincero esame di coscienza, a presentarci a coloro ai quali Cristo ha affidato il ministero della riconciliazione. Con animo contrito confessiamo i nostri peccati, proponendoci seriamente di non ripeterli più. Sperimenteremo così la vera gioia: quella che deriva dalla misericordia di Dio, si riversa nei nostri cuori e ci riconcilia con Lui. Questa gioia è contagiosa! “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi – recita il versetto biblico scelto come tema della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù – e mi sarete testimoni” (Ac 1,8). Di questa gioia che viene dall’accogliere i doni dello Spirito Santo fatevi portatori, dando nella vostra vita testimonianza dei frutti dello Spirito: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” (Ga 5,22).

Ricordate sempre che siete “tempio dello Spirito”; lasciate che Egli abiti in voi e obbedite docilmente alle sue indicazioni, per portare il vostro contributo all’edificazione della Chiesa (cfr 1Co 12,7) e discernere a quale tipo di vocazione il Signore vi chiama. Anche oggi il mondo ha necessità di sacerdoti, di uomini e donne consacrati, di coppie di sposi cristiani. Per rispondere alla vocazione attraverso una di queste vie siate generosi, fatevi aiutare col ricorso al sacramento della confessione e alla pratica della direzione spirituale nel vostro cammino di cristiani coerenti. Cercate in particolare di aprire sinceramente il vostro cuore a Gesù, il Signore, per offrirgli il vostro “sì” incondizionato.

Cari giovani, questa città di Roma è nelle vostre mani. A voi il compito di renderla bella anche spiritualmente con la vostra testimonianza di vita vissuta nella grazia di Dio e nella lontananza dal peccato, aderendo a tutto ciò che lo Spirito Santo vi chiama ad essere, nella Chiesa e nel mondo. Renderete visibile così la grazia della misericordia sovrabbondante di Cristo, sgorgata dal Suo fianco trafitto per noi sulla croce. Il Signore Gesù ci lava dai peccati, ci guarisce dalle colpe e ci fortifica per non soccombere nella lotta contro il peccato e nella testimonianza del suo amore.

Venticinque anni fa l’amato Servo di Dio Giovanni Paolo II inaugurò, non lontano da questa Basilica, il Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo: una iniziativa spirituale che si univa alle tante altre presenti nella Diocesi di Roma, per favorire l’accoglienza dei giovani, lo scambio di esperienze e di testimonianze della fede, e soprattutto la preghiera che ci fa scoprire l’amore di Dio. In quell’occasione Giovanni Paolo II disse: “Chi si lascia colmare da questo amore – l’amore di Dio – non può negare più a lungo la sua colpa. La perdita del senso del peccato deriva in ultima analisi dalla perdita più radicale e nascosta del senso di Dio” (Omelia per l’inaugurazione del Centro Internazionale Giovanile “San Lorenzo”, 13 marzo 1983, 5) . Ed aggiunse: “Dove andare in questo mondo, col peccato e la colpa, senza la Croce? La Croce prende su di sé tutta la miseria del mondo, che nasce dal peccato. Essa si rivela come segno di grazia. Raccoglie la nostra solidarietà e ci incoraggia al sacrificio per gli altri” (ibidem).

Cari giovani, questa esperienza si rinnovi oggi per voi: guardate alla Croce, accogliete l’amore di Dio che vi viene donato dallo Spirito Santo e, come disse il Papa Giovanni Paolo II, “Divenite, voi stessi, redentori dei giovani del mondo” (ibidem).

Cuore divino di Gesù, da cui scaturirono Sangue e Acqua come sorgente di misericordia per noi, confidiamo in Te. Amen!


AMDG et DVM

"Molte sono in Cielo le dimore del Padre mio" ha detto il Cristo.

 


 ... Anche Gioacchino ed Anna avrebbero così procreato, benché giustissimi entrambi, sia perché essi pure lesi dalla colpa ereditaria, sia perché il concepimento di Maria avvenne in modo semplicemente umano e comune. Di straordinario nella nascita di Maria, la predestinata Madre di Dio, vi fu solo l'infusione, per singolare privilegio divino, dato in vista della futura missione della Vergine, di un'anima preservata dalla Macchia d'origine, anima unica, tra quelle di tutti i nati da uomo e donna, che fosse immacolata.

 Invece il Cristo, nato da Maria, è primogenito da seno inviolato spiritualmente, essendoché Maria, fedele alla Grazia come nessuna donna seppe esserlo da Eva in poi, non conobbe neppure, non dico la più piccola colpa veniale, ma neppure la più piccola tempesta atta a turbare il suo stato di perfetta innocenza e il suo perfetto equilibrio, per cui l'intelletto signoreggiò sempre sulla parte inferiore, e l'anima sull'intelletto, così come accadeva in Adamo ed Eva sinché non si lasciarono sedurre dal Tentatore; e primogenito da seno inviolato materialmente, perché, essendo Dio sia Colui che la rendeva Madre come Colui che da Lei nasceva, e quindi dotato del dono proprio degli spiriti di penetrare ed uscire senza aprir porta o smuover pietra, Dio entrò in Lei per prendervi natura umana e vi uscì per iniziare la sua missione di Salvatore, senza ledere organi e fibre.

   Primogenito e unico nacque così, dalla Piena di Grazia, il Vivente per eccellenza, Colui che avrebbe ridato la Vita a tutti i morti alla Grazia. Nacque non da fame di due carni, ma nel modo come avreb­bero avuto vita i figli degli uomini se si fossero mantenuti vivi nella Grazia. Non appetito di sensi, ma amore santo a Dio, al quale consa­crare i nati in Grazia, e amore scevro di malizia alla compagna, do­veva regolare il crescere e moltiplicarsi comandato da Dio; solo l'amore, non corrotto da animalità.

   Avendolo infranto quest'ordine, Dio, per ricreare il novello Adamo, dovette da Donna immacolata formarlo, non più col fango che, salito in superbia, aveva voluto esser simile a Dio, ma con gli elementi indispensabili a formare un nuovo uomo, forniti unicamente dalla Purissima ed Umilissima, umile tanto che per questo solo avrebbe già meritato di divenire Madre del Verbo.

   E il Primogenito di fra i morti venne alla luce per portare la luce ai giacenti nelle tenebre, la Vita ai morti alla Grazia, sia che fossero ancora sulla Terra, o già raccolti negl'inferi, in attesa della Redenzione che aprisse loro le porte dei Cieli. E fu Primogenito anche di coloro che devono anche con la carne tornar vivi nei Cieli. Per Lui, nato da Donna immacolata e fedele alla Grazia ricevuta, è vero, con pienezza, ma non lasciata tesoro inerte, anzi sempre usata attivamente, con un costante aumento di essa per la perfetta corrispondenza di Maria a tutti i movimenti o ispirazioni divine, anche solo per questo, non sarebbe stata applicata la condanna: "Tornerai polvere", comune a tutti i colpevoli da Adamo e per causa di Adamo e della sua compagna.

   Anche la Madre di Dio non tornò polvere, essendo anch'Ella esente, perché senza macchia, dalla comune condanna, e perché non era conveniente che la carne, che era stata arca e terreno per contenere il Verbo e per dare al Germe divino tutti gli elementi atti a farne l'Uomo-Dio, divenisse putredine e polvere. Ma la Madre passò dalla Terra al Cielo molti anni dopo il Figlio. Quindi Primogenito dei risorti, anche con la carne, da morte, è e resta Gesù solo, il Quale, dopo la suprema umiliazione e la totale immolazione per totale ubbidienza ai voleri del Padre, ebbe la suprema glorificazione con la sua risurrezione innegabile. Perché molti, e non tutti suoi amici, videro il suo Corpo glorificato e in più ancora lo videro ascendere tra l'ossequio degli Angeli, rimasti poi a testimoniare queste due verità. "Perché cercare il Vivente tra i morti? Non è più qui. È risorto". Risorto tanto trasfigurato in bellezza che Maria di Magdala non lo riconobbe sinché Egli non le si fece riconoscere. E ancora: "Perché state a guardare il Cielo? Gesù, che vi è stato tolto, è asceso al Cielo, e come è asceso così tornerà".

   In tal modo, e la Parola di Verità, e gli angeli che non possono mentire, e la Madre la cui perfezione in tutto era inferiore unicamente a quella di Dio suo Padre, suo Figlio, suo Sposo, e gli Apostoli che lo videro ascendere, e Stefano primo martire, e dopo di lui molti altri, confermarono che Gesù è il Primogenito di tra i morti per essere come Uomo entrato primo con la sua carne nel Cielo. Giorno natale è detto quello in cui un giusto sale con lo spirito liberato dalla carne a far parte del popolo degli spiriti beati. Gesù, nel suo dì natale di Uomo santissimo, vi prese dimora con tutte le sue qualità di Uomo-Dio: in carne, sangue, anima e divinità, perché era il perfetto Innocente.
 
 Ma vi è una seconda morte: quella dello spirito privo di Grazia. Grande numero di giusti attendevano da secoli e millenni che la Redenzione, purificandoli dalla Colpa, permettesse il loro entrare a far parte del Regno di Dio, dove entra solo chi ha in sé la Vita soprannaturale. Ancor più grande numero di uomini, venuti dopo il Cristo, attendono di entrarvi quando sarà compiuta ­la loro purificazione dalle colpe gravi volontarie, o quando la Giustizia perfettissima aprirà i Cieli a tutti coloro che vissero e agirono con carità e giustizia, secondo la legge della coscienza, per servire ed onorare così l'Ente che sentivano essere, facendo così parte dell'anima della Chiesa. 

   Non si può pensare che Dio, Carità perfetta che ha creato tutte le anime, predestinandole alla Grazia, escluda dal suo Regno quelli che, non per propria causa, non hanno ricevuto il Battesimo. Quale colpa hanno commessa? Spontaneamente vollero nascere in luoghi non cattolici? Sono responsabili i neonati, morti nel nascere, di non essere battezzati? Può Dio infierire su tutti questi che non sono "chiesa" nel senso stretto della parola, ma che lo sono avendo ricevuto l'anima da Dio ed essendo morti innocenti perché morti nel nascere, od essendo vissuti da giusti per loro naturale tendenza a praticare il bene per onorare così il Bene supremo che tutto, in loro e intorno a loro, testimoniava essere? No. Ed è cosa probante, che così non sia, il giudizio inesorabile e severissimo dato da Dio a quelli che sopprimono una vita, anche embrionale, o appena venuta alla luce, vietandole di ricevere il Sacramento che leva la Colpa d'origine. Perché questo rigore se non perché per secoli e millenni quelle anime di innocenti vengono separate da Dio, in uno stato non di pena, ma neppur di gaudio? Può pensarsi che il Buonissimo, che ha predestinato tutti gli uomini alla Grazia, defraudi di essa coloro che non per spontanea elezione non sono cattolici?
  
    "Molte sono in Cielo le dimore del Padre mio" ha detto il Cristo. Quando non sarà più questo mondo, ma vi sarà un nuovo mondo, un nuovo cielo, e i nuovi tabernacoli della Gerusalemme eterna, e tutta la creazione razionale avrà la sua glorificazione con l'esaltazione dei Risorti, che furono dei giusti, al possesso del Regno eterno di Dio, anche coloro che furono uniti soltanto all'anima della Chiesa avranno la loro dimora in Cielo, perché solo Cielo ed Inferno rimarranno eterni, e non può pensarsi che la Carità danni al supplizio eterno creature immeritevoli di esso.

 Gesù Cristo, reso lo spirito nelle mani del Padre, entrò primo col suo Spirito santissimo nel Regno della Vita, al posto di Adamo, che avrebbe dovuto essere il primo uomo entrato a far parte del popolo celeste, e che, per la sua prevaricazione, dovette attendere millenni per entrarvi con lo spirito, e deve attendere molti più millenni ad entrarvi con la carne ricongiunta allo spirito. Gesù no. 
Nell'attimo stesso in cui "con grande grido" rese lo spirito, la sua anima giustissima, che per l'infinita carità della sua natura di Dio-Uomo s'era caricata di tutte le colpe passate, presenti e future dell'Umanità, ma non della Colpa che leva la Grazia che è vita dello spirito, e se ne era caricato per consumarle tutte mediante la sua completa immolazione, fu, come ogni anima d'uomo, giudicata dal Padre. 
Il Quale, come prima della consumazione del Sacrificio "trattò Colui che non conobbe il peccato come fosse lo stesso Peccato", così, dopo che tutto fu compiuto, "lo esaltò e gli donò un nome che è al di sopra d'ogni altro nome, tale che nel Nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in Cielo, in Terra e nell'inferno, e ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre". 
Ed essendo stata giudicata, la sua anima d'Uomo, anima giunta alla perfezione, subito gioì nel Signore e si riposò in Lui sino al momento che, riunitasi al Corpo, fece del Vivente, ch'era stato fatto morto, il glorioso Risorto, il primo glorioso risorto anche con la carne, il primo Uomo nato al Cielo in corpo ed anima, primizia dei risorti, promessa di risurrezione ai giusti, e pegno del possesso del Regno di cui Egli è il Re ed erede primogenito.

   È sempre al Primogenito che è data l'eredità del Padre, quell'eredità che Egli ha stabilita per i suoi figli. E perché tutti i fratelli del Cristo avessero parte a questa eredità eterna, santa, regale, Egli a loro la lega con santo testamento, scritto col suo stesso sangue; e perché gli uomini prendano la loro parte nel Regno, che il Padre a Lui ha dato e che Egli ha accettato per darlo agli uomini suoi fratelli, si è lasciato dare la morte, perché soltanto la morte del testatore dà valore al testamento.

 Gesù, il Primogenito dalle molte primogeniture, così ha preso per primo possesso del Regno dove è Re dei Re e Signore del secolo eterno, secondo il Volere del Padre, di Colui che è l'Onnipotente, l'Alfa e l'Omega, il Principio, la Fine, la Potenza, Sapienza e Carità, di Colui che tutto sa di ciò che fa, e tutto quanto fa, fa con perfezione e con fine buono, e per questo ha generato il suo Verbo, e, venuto il tempo, gli ha dato una Carne, e quindi l'ha immolato, e poscia risorto ed esaltato, e ha messo nelle sue mani trafitte ogni potere di giudizio per cui quanti lo vedranno, di quelli che materialmente, o con l'offesa dei peccati, lo trafissero, si batteranno il petto una e una volta: al giudizio particolare e all'apparizione finale di Cristo Giudice. Perché così è stabilito e così sarà.
http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-i

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AMDG et DVM


Martino, sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l'intensità della sua preghiera.


  

   

11 NOVEMBRE
SAN MARTINO DI TOURS, VESCOVO
(317-397)
Memoria

  

LETTURE: Is 61,1-3Sal 111; Mt 25,31-40

  

Figlio di un tribuno romano, Martino nacque in Pannonia (Ungheria) e si arruolò giovanissimo nell’esercito imperiale. Abbandonata la milizia dopo aver ricevuto il battesimo, si recò in Gallia per divenire discepolo di sant’Ilario di Poitiers. Condusse vita eremitica nell’isola Gallinara (Alassio), poi, per consiglio di Ilario fondò a Ligugé (Vienne, Poiton), il primo monastero di tutto l’Occidente. Di lì mandò i suoi monaci all’opera missionaria in tutto il paese. Nel 373 venne scelto come vescovo di Tours. Contemporaneo di sant’Ambrogio, ne emulò lo zelo, divenendo uno dei fondatori della Chiesa della Gallia. Eresse il monastero di Marmoutier, in cui preparava i giovani al sacerdozio, un primo vero seminario che diede molti vescovi alla nazione. Peregrinava di villaggio in villaggio, svolgendo un efficace apostolato fra pastori e contadini, creando parrocchie rurali: il centro della vita economica si spostava allora dalle città alle campagne. Operò ad eliminare il paganesimo e a stabilire la pace religiosa turbata da errori. Fu uno dei primi santi non martiri ad essere onorato nella liturgia. Il suo culto fu ed è ancora diffusissimo: decine e decine di comuni in Italia portano il suo nome.
 

Martino povero e umile

Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo
(Lett. 3, 6. 9-10. 11. 14-17. 21; Sc 133, 336-343)


Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano d'accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava infatti che se fosse riuscito a rimettere l'armonia in quella chiesa avrebbe degnamente coronato la sua vita tutta orientata sulla via del bene.
Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa dove si era recato finché la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo, lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: «Perché, o Padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? Sappiamo bene che tu desideri di essere con Cristo; ma il tuo premio è al sicuro. Se sarà rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a compassione di coloro che lasci quaggiù».
Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà.
O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella fatica, invincibile di fronte alla morte! Egli non fece alcuna scelta per sé. Non ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l'intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di Abramo mi accoglie.
Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio. 
Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in paradiso.

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1  http://www.senecio.it/sag/venanzio.pdf


2.  http://www.donboscosanto.eu/download_orig/Don_Bosco-Vita_di_San_Martino_Vescovo_di_Tours-i.pdf


3.  https://core.ac.uk/download/pdf/11693659.pdf


4.  http://www.giuliocesaro.it/pdf/cultura/027%20San%20Martino.pdf


5.  http://www.culturamariana.com/pubblicazioni/Martino/Martino_di_Tours.pdf

 



AMDG et DVM

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