giovedì 26 gennaio 2023

3 Voci, 1 Filo

Dozulé! 3 Voci, 1 Filo: M. Aumont▪Jnsr▪Conchiglia

La Croce sulla collina Haute Butte di Dozulé in Normandia (Francia)
Domani, 28 marzo, si compirà il 45° anniversario di Dozulé, luogo delle Apparizioni di Gesù a Madeleine Aumont, una mistica francese scomparsa nel gennaio dell'anno scorso a 91 anni di età.

Ma quello che molti non sanno è che tali apparizioni sono legate ad altre due donne i cui messaggi, come quelli di Madeleine d'altronde, hanno fatto il giro del mondo e sono tuttora letti da moltissimi fedeli e ricercatori spirituali, sparsi ovunque sul pianeta: esse sono "JNSR" ("Je ne suis rien" = "Io non sono nulla") e "Conchiglia"del Movimento d'Amore San Juan Diego.

Tutta la storia ebbe inizio a Dozulé, un grosso borgo della Normandia, in Francia,situato a circa 25 km da  Lisieux. (Per documentarsi a fondo leggere QUI). 

Gli avvenimenti straordinari si verificarono tra il 1972 e il 1978, quando Gesù apparendo a Maddalena Aumont, moglie di un operaio e madre di cinque figli, le dettò una serie di messaggi (49 per l'esattezza) colmi di insegnamenti e di avvisi per l'Umanità intera. (QUI, la relazione completa).

Tali comunicati erano prevalentemente in latino, linguaggio che Maddalena non conosceva, e dunque rivolti in modo particolare alla Chiesa, alla quale il Cristo rivolse la richiesta di erigere su quel luogo, la collina denominata Haute Butte, una enorme croce luminosa accompagnata dalle parole "Ecce crucem Domini".

La Croce Gloriosa, che fu vista per ben 6 volte dalla veggente svettare luminosissima,avrebbe dovuto essere  alta 738 metri con bracci di m 123, dimensione pari all'altezza del monte Golgota, per rappresentare così Gerusalemme; ma la Chiesa (come troppe volte è successo in passato e nel presente) non ha mai accolto il comando del Signore, almeno fino ad oggi.


I messaggi che il Cristo desidera vengano conosciuti dal mondo intero, riguardano gli ultimi tempi:

‒ L'imminenza della Grande Tribolazione: "Non lamentatevi del cataclisma generaledi questa generazione, perché tutto questo deve accadere... deve compiersi il  tempo delle nazioni." (11ª apparizione).

"Vivete il tempo del supremo sforzo del Male contro il Cristo... Gog e Magog, il loro numero è incalcolabile." (12ª app.)

"Dite alla Chiesa che rinnovi il suo messaggio di Pace al mondo intero, perché l'ora è grave. Satana dirige il mondo, seduce gli Spiriti, li rende capaci di distruggere il genere umano in pochi minuti. Se lo stesso non vi si oppone, lascerò fare e sarà la catastrofe, talmente grande che non ne è esistita un'altra, così, dal tempo del diluvio." (14ª app.)

"È arrivato il tempo di pentirsi, perché è prossimo un cambiamento universale che non è mai avvenuto sin dal principio del mondo e non ve ne sarà più uno eguale... Allora, in quel momento tutte le nazioni della terra si lamenteranno ed è presso questa Croce che troveranno Pace e Gioia." (21ª app.)

"Vivete il tempo in cui vi dicevo: ci saranno su questa Terra sconvolgimenti di ogni genere. È l'iniquità la causa della miseria e della carestia. Le nazioni saranno nell'angoscia per i fenomeni e i segni nel cielo e sulla terra. Tenetevi pronti perché la Grande Tribolazione è vicina e tale che non ce n'è stata mai una simile dall'inizio della storia e non ce ne sarà più." (33° messaggio).

‒ Il verificarsi di una siccità mondiale: "Una siccità grandiosa si abbatterà sul mondo intero... "Quando questa sciagura affliggerà il pianeta, solo la Vasca che Dio ha fatto scavare, conterrà dell'acqua, non per essere bevuta, ma per detergervi come atto di Purificazione." (17° mess.)

Vasca della Purificazione che il Cristo ha chiesto di scavare a 100 metri dal luogo delle Croce.
‒ La grande Evangelizzazione: "Dopo l 'Evangelizzazione planetaria, allora ritornerò nella Gloria." (11° mess.)

‒ L'apparizione nel cielo del Segno del Figlio dell'Uomo, che sarà visto da tutti e che fermerà miracolosamente la follia umana: "Se l'uomo non erige la Croce, la farò apparire IO, ma non vi sarà più tempo." (20ª app.)

"È venuto il momento di resuscitare gli Spiriti..." (31ª app.)

"Ecco che si eleva nel cielo il Segno del Figlio dell'Uomo che Madeleine ha visto brillare da Oriente a Occidente, ed è per questa Croce innalzata sul mondo che le nazioni saranno salvate." (33° mess.)

"L'Umanità non troverà la Pace finché non conoscerà il Mio Messaggio e non lo metterà in pratica." (36ª app.)

‒ Il prossimo Ritorno di Gesù nella Gloria: "La Croce Gloriosa o il Segno del Figlio dell'Uomo è l'annuncio del prossimo Ritorno nella Gloria di Gesù Risorto. Quando questa Croce sarà elevata da terra, Io attirerò tutti a Me." (16ª app.)

''Sarà l'ultimo Anno Santo...'' (17ª app.)

"Dopo questi giorni di angoscia, allora apparirà nel cielo il Figlio dell'Uomo, proprio Lui, con grande Maestà e Potenza, per riunire gli eletti dai quattro angoli della terra..." (21° mess.)

‒ Il Giudizio di Dio e la Nuova Gerusalemme: "Il libro che IO tengo tra le mani è il Libro della Vita. Mio Padre sta per darMi il potere di aprirlo ed è su questa montagna benedetta e sacra, luogo che Egli ha scelto, che sta per rinnovarsi ogni cosa... È qui che voi vedrete la Città Santa, la Nuova Gerusalemme. Ed ecco che apparirà la dimora di Dio tra voi..." (48° mess.)

"Quando questa Croce sarà elevata da terra, in quel momento IO rivelerò alle Chiese i misteri che sono scritti nel Libro della Vita che è appena stato aperto... (49° mess.)

‒ Il Nuovo Regno, dove finalmente non ci saranno che pace e gioia.


Poi Gesù ha dettato una novena e una preghiera, da recitare per mezzo del Rosario, e ha fatto queste Promesse:

"Tutti quelli che saranno venuti a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa saranno salvi." (14°mess.).

"La Croce Gloriosa rimetterà ogni peccato." (15ª app.)

"Tutti coloro che, pieni di fiducia, saranno venuti a pentirsi, saranno salvati in questa vita e per l'eternità. Su loro Satana non avrà più potere alcuno." (17° mess.)

"Ogni focolare che dirà questa preghiera (QUI) con grande fiducia sarà protetto da ogni cataclisma. Il Signore verserà nei loro cuori la Sua misericordia." (28° mess.)

"Vos Amici mei estis, si feceritis. quae Ego preacipio vobis..." ( Siete Miei amici, se farete ciò che IO vi comando). I giorni saranno abbreviati a causa degli eletti, ma guai a quelli che non eseguono la Parola di Dio." (10° mess.)


Come si legge, l'annuncio cristico più importante, per mezzo della Croce Gloriosa, è quello della Sua imminente Venuta e l'urgenza per tutta l'Umanità di prepararvisiconvenientemente.

Tra l'altro, è doveroso aggiungere che il messaggio di Dozulé è indirizzato ad ogni uomo di qualsiasi religione, razza o condizione sociale.

E dal momento che la richiesta del Signore presentata a Madeleine Aumont non è stata ascoltata, il Cristo si è rivolto ad un'altra mistica francese (Fernande Navarro),nominandola appunto JNSR, come suddetto, affinché si innalzino in tutto il mondo delle croci perfettamente in scala con la prima che avrebbe dovuto essere eretta, ossia di m 7,38 per m 1,23 in onore di Sua Madre, la Vergine Maria:

«Dio non vi chiede mai l'impossibile e in tutto ciò che farete per Me, troverete la ricompensa nell'atto stesso in cui lo compirete per la Mia Gloria. Io sono con voi in tutto ciò che farete, affinché regni la Mia Santa Croce sul Mondo intero, perché è con Essa che annuncio la Mia Venuta nella Gloria.

Noi vinceremo con la Mia Croce. Deve essere come un'eco che si ripete all'infinito, rimbalzando di monte in monte. Migliaia di voci, migliaia di Croci che si innalzeranno sul mondo intero: la Croce mette in fuga il Male...

Si, avete capito giusto: è per mostrare ai popoli che devono vivere all'ombra della Mia Croce, e per tale motivo esse devono essere luminose; saranno tantissime come stelle della Terra, accese grazie all'uomo che ha obbedito alla Volontà di Dio, stelle accese per Maria, la Stella del mare, la Stella di Sion, la Stella delle Nazioni, che profumerà la terra asfissiata dall'odore nauseabondo del peccato...

Dio Vuole salvarvi. Viene a salvarvi... Attraverso l'uomo Voglio accendere un campo di stelle sulla Terra; Voglio che egli vi partecipi... in onore della Mia Santissima Madre desidero due colori ‒ bianco e azzurro ‒ perché Ella era sul Golgota ai piedi della Croce, dinnanzi al Crocifisso d'Amore.

È la Rosa bianca di purezza che ha in Sé la Fede, la Speranza, la Carità. Ha riempito il suo velo, azzurro come il cielo, di tutte le Sue Grazie: ad ogni Croce lo dispiegherà ai Suoi Figli per distribuirle.

Le Croci che edificherete avranno dimensioni rappresentative di quella Gloriosa di Dozulé che ho chiesto alla Chiesa, perché essa è l'unica che deve renderMi questa Gloria.

Voi le costruirete in scala 1:100 su alture di media altezza, perché la Mia Croce di 738 metri deve dominare su tutte le altre essendo la stessa il Gesù Risorto. Io vedrò queste Croci innalzarsi, come voci che Mi chiamano, e gli uomini andranno a pregarvi affinché Dio ritorni presto.

Ve l'ho detto: è con la Mia Croce e con il Rosario della Mia Santa Madre che vinceremo il Mondo e il tempo. Migliaia di Croci, migliaia di Rosari... è la Luce che guida il non credente...» (JNSR, mess. del 16 luglio 1996).

"Ogni Croce sarà eretta come una sentinella che veglia su di voi, perché la città dove sarà innalzata sarà sotto la Mia protezione. I bracci disposti da Est ad Ovest vi stringeranno nella Mia Misericordia.

Le Mie Croci si opporranno al Male... sono il Baluardo contro il Male. Esse saranno le porte che chiuderanno le vostre città, le vostre campagne, proteggendovi così dalla tempesta che infierirà al di fuori...» (JNSR, mess. del 28 agosto 1996).


E  la  risposta è arrivata,  come da immagine,  ma  non  ancora sufficiente  per  poter dire che la grande maggioranza dei popoli abbia preso coscienza dell'importanza di un simile ordinamento divino, atto a perdonare le colpe e gli errori dei singoli e a mettere nelle giuste condizioni chiunque voglia essere liberato dalla nauseabonda marea  che  sta  sommergendo  la  cristianità  planetaria.

Poi Gesù, ancora una volta, ha coinvolto una terza veggente, a cui è stato dato il nome di "Conchiglia", per diffondere la Sua Volontà e farsi incontro al genere umano prima che precipiti nel baratro di sé stesso:

7 luglio 2001 - 23.45 - Dio Padre e La Santissima Trinità:

[...] Il Messaggio dato al mondo riguarda ogni individuo credente o non credente.
Dozulé... è l'Ancora di Salvezza.
Dozulé... è la Nuova Arca.
Dozulé... è la Nuova Alleanza.
Dozulé... è la Casa di Dio tra di voi.

Per questo il Messaggio è contrastato in modo inaudito.
Per questo Satana infierisce su voi figli scelti.
Per questo... molti Sacerdoti... Vescovi e Cardinali...
che non credono alla Seconda venuta di Gesù...
ostacolano il Messaggio della Croce Gloriosa di Dozulé. [...]

[...] Sì... perché è per mezzo della Croce Gloriosa
che il Mondo sarà salvato.

O Chiesa incredula e inadempiente alle richieste del tuo Dio,
Unico... Santo... e Immortale!
Cosa dirai al Popolo tutto
quando ogni cosa si realizzerà?

O Chiesa incredula e addormentata
che ne hai fatto della lampada
che hai acceso e stai spegnendo?

Dove hai messo quell'olio (la Fede; ndr)
che sarebbe servito proprio in questo vostro tempo
per far luce alle genti tutte...
in attesa dell'incontro con lo sposo Gesù? [...]

[...] È proprio in questo vostro tempo
che le vergini stolte si sono addormentate
ed hanno finito il loro olio per le lampade. [...]

"Le vergini stolte" (Mt. 25, 1-13)  di Walter Rane
2 gennaio 2002 - 09.00 – Gesù

[...] Siccome non avete preso sul serio
il Messaggio che Mia Madre, la Vergine Maria ha dato a Fatima...
ecco che vi ho dato ancora un'ultima possibilità
parlando alle Mie tre figlie scelte... (M. Aumont, JNSR e Conchiglia; ndr)
dell'Arca di Salvezza che è la Croce di Dozulé.

Credete al Messaggio dato a Dozulé
per la salvezza di tutto il vostro pianeta.
È il Messaggio Unico e Definitivo...
che se ascoltato e messo in pratica sarà la vostra salvezza.

Figli... organizzatevi per tempo!
Non dite poi: non sapevo!

Tutto il mondo è informato sulle apparizioni a Dozulé
e con questi figli e figlie scelti... si sta compiendo la
Nuova e Grande Evangelizzazione
che con i mezzi che avete a disposizione... a breve sarà completata.
Poi... Tutto avverrà come stabilito dal Padre... [...]

15 gennaio 2004 - 04.50 - Gesù

[...] Se il mondo e la Chiesa...
avessero preso in seria considerazione queste Mie Parole
e avessero meditato su di esse dopo averle lette pazientemente
si sarebbe estesa ancora di più la conoscenza
del Messaggio Ultimo… Unico e Definitivo per importanza
in tutto il mondo... dato per tutti gli uomini a Dozulé. [...]

E ancora:

«La Croce di Dozulé è la Nuova Arca di Salvezza e i chiamati da Dio che l'hanno edificata... sono i depositari del grande Messaggio divino, perciò hanno il dovere di raccogliere in quell'Arca più fratelli possibile affinché numerosi siano i salvati.


Tra questi, vi sono anche quei figli che accogliendo il Messaggio dato a Madeleine, a JNSR e a te Conchiglia, si uniscono in comunione d'intenti, seppur a distanza, per propagarne l'Annuncio.» (Riferimento a Dozulé da Dio Padre il 31 agosto 2005.)

E nella lettera scritta a papa Benedetto XVI il 16 settembre 2009 su Dozulé, QUI e QUI (sezione più in evidenza) Conchiglia dice:

[...] "Non siamo tre donne che si sono messe d’accordo per giocare, noi non ci conosciamo. Non siamo in contatto in nessun modo. Io non conosco il francese e probabilmente loro non conoscono la lingua italiana.

Eppure il Messaggio su Dozulé è identico nonostante le forme verbali diverse e in base alle rivelazioni che ognuna di noi ha ricevuto e riceve ancora." 

Poi, continua precisando quanto segue:

Santità,

questa testimonianza è importante:

Nel 1983 un architetto parigino e sua moglie, inviarono il Messaggio di Dozulé a Padre Giuseppe Greco, a Roma. La morte di quest'ultimo ha permesso di togliere il segreto.

Padre Greco, era un Gesuita, esperto al Concilio e consulente pontificio. Egli era particolarmente dotato di discernimento e Papa Giovanni Paolo II lo aveva scelto come confessore e consigliere personale.

Padre Greco lesse il Messaggio di Dozulé e fu convinto molto presto della sua autenticità, grazie alle sue doti di chiaroveggente. Inviò allora un telegramma nel quale si chiedeva loro di recarsi a Roma sollecitamente.

La mistica Madeleine Aumont (1924-2016)

(Ed ecco il rapporto dei coniugi; ndr):

"Padre Greco ci ricevette e, sorprendendoci, ci interrogò per tre giorni al fine di verificare ciò che avevamo compreso del Messaggio in questione.

L'ultimo giorno del nostro soggiorno a Roma, ci propose di redigere una breve lettera indirizzata a Giovanni Paolo II per chiedergli di far aprire un'indagine ufficiale  dal  Vescovo  di  Bayeux-Lisieux,  responsabile  della  Diocesi.

Il giorno dopo, alle ore 9, il prelato consegnò personalmente la lettera nelle mani del Papa che era nel suo studio. I segni evidenti della validità del Messaggio di Dozulé non sfuggirono a Giovanni Paolo II ma, contrariamente ai suoi ordini, non fu mai attuato un vero approfondimento imparziale ed onesto su tutta la vicenda.

Il 24 giugno 1985 fu pubblicata l'ordinanza ufficiale del Vescovo di Bayeux-Lisieux che avrebbe impresso un marchio nella storia della Chiesa Militante, come quello del giudizio di Giovanna D'Arco da parte del Vescovo de Beauvais, Mons. Pierre Cauchon.

Per l'abuso di potere, gli errori e l'arbitrarietà costituiti da ciascuno dei quattro articoli della relativa ordinanza, in contraddizione formale con la realtà di fede, di costumi e di libertà accordati ai fedeli, i pellegrini si appellarono al Papa.

E con una petizione firmata da più di diecimila persone e rimessa dal cardinale Arcivescovo di Dakar nelle mani del card. Ratzinger, che allora era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Roma non ratificò la condanna illecita del Vescovo di Bayeux-Lisieux, ma non rispose mai.

Precedentemente, il card. Ratzinger approvò le modalità dell'inchiesta diocesana ma, palesemente, egli non venne mai a conoscenza dei processi verbali inerenti alle apparizioni.

Il fascicolo fu nascosto. E secondo la prassi della Chiesa, un Vescovo non può essere pubblicamente sconfessato dal Papa (come ad esempio, quello di Mostar ‒ Ratko Peric ‒ per Medjugorje; ndr).

Al contrario, quando i laici si trovano nell'errore, la Santa Sede si affretta a farglielo sapere. Non vengono lasciati nell'inganno, ma rapidamente vengono avvertiti in forma ufficiale.

Questo per Dozulé non avvenne mai, e si deve considerare il silenzio del Vaticano come un'approvazione tacita ed impotente di farsi sentire.

Padre Greco, confessore del Papa, concluse il nostro incontro dicendo: Vi chiedo di non interrompere mai la preghiera, continuate quest'opera di Luce, con riunioni e conferenze sul Messaggio di Dozulé".


Perciò, sebbene vi sia stata una richiesta di Sua Santità Giovanni Paolo II, le Autorità ecclesiastiche locali hanno tentato di nascondere la verità.

Infatti, in seguito a tale richiesta, l'accademico Jean Guitton propose al suo amico Gérard Cordonnier, ingegnere, di espletare un'indagine minuziosa. Questi, sbalordito dall'importanza di ciò che aveva scoperto, dichiarò poco prima di morire per un incidente stradale:

"Ma voi non avete il diritto di mantenere segrete queste parole fondamentali, esse sono rivolte al mondo intero!"

Per concludere, si può dire che il Diritto Canonico disciplina esattamente i diritti ed i doveri di ognuno, della gerarchia come dei fedeli. Occorre conoscere che il Concilio Vaticano II precisa nel decreto sull'Apostolato dei laici, al capitolo I, paragrafo 3:

"Ai Cristiani spetta il bellissimo compito di lavorare incessantemente per far conoscere ed accettare il Messaggio Divino di Salvezza a tutti gli uomini sulla Terra.

Per l'esercizio di quest'Opera, il Santo Spirito, che santifica il popolo di Dio, accorda ai fedeli anche dei doni particolari... poiché Egli «soffia dove vuole». "


È il Sacerdozio reale e profetico dei laici. Lo Spirito di Verità si effonde su ogni uomo, non solo sul Clero...

Quindi, in attesa che qualcuno a Roma si svegli... diamoci da fare almeno noi!



mercoledì 25 gennaio 2023

SAN PAOLO. IL PIU' GRANDE MISSIONARIO DI TUTTI I TEMPI


eAD

San Paolo è senz’altro il più grande missionario di tutti i tempi, non conobbe personalmente Cristo, ma per la Sua folgorante chiamata sulla via di damasco, ne divenne un discepolo fra i più grandi, perorò la causa dei pagani convertiti, fu l’apostolo delle Genti; insieme a Pietro diffuse il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo di allora; con la sua parola e con i suoi scritti operò la prima e fondamentale inculturazione del Vangelo nella storia.




Origini e formazione
Nacque probabilmente verso il 5-10 d.C. a Tarso nella Cilicia, oggi situata nella Turchia meridionale presso i confini con la Siria, città che nel I secolo era un luogo cosmopolita, dove vivevano greci, anatolici, ellenizzati, romani e una colonia giudaica, a cui apparteneva il padre commerciante di tende, il quale con la sua famiglia, come tutti gli abitanti, godeva della cittadinanza romana, riconosciuta dal triumviro Marc’Antonio e poi dall’imperatore Augusto.
Come molti degli ebrei di quel tempo, portava due nomi, uno ebraico Saul, che significava “implorato a Dio” e l’altro latino o greco che era Paulus, probabilmente alludeva alla sua bassa statura; Paulus divenne poi il suo unico nome, quando cominciò la sua predicazione in Occidente.
Conosceva la cultura ellenistica e a Tarso imparò il greco, ma la sua educazione era fondamentalmente giudaica, il suo ragionamento e la sua esegesi biblica, avevano l’impronta della scuola rabbinica.

Persecutore dei cristiani
Da giovane fu inviato a Gerusalemme, dove fu allievo di Gamaliele, il maestro più famoso e saggio del mondo ebraico dell’epoca; e a Gerusalemme conobbe i cristiani come una setta pericolosa dentro il giudaismo da estirpare con ogni mezzo; egli stesso poi dirà di sé: “Circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo quanto alla legge, quanto a zelo persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge” (Fil. 3,5-6).
Verso il 20 terminati gli studi, Saulo tornò a Tarso, dove presumibilmente si trovava durante la predicazione pubblica di Gesù; secondo gli “Atti degli Apostoli”, egli tornò a Gerusalemme una decina d’anni dopo, certamente dopo la Passione di Cristo, perché fu presente al martirio del protomartire s. Stefano, diacono di Gerusalemme; pur non partecipando direttamente alla lapidazione del giovane cristiano, era tra coloro che approvarono la sua uccisione, anzi custodiva i loro mantelli.
Negli “Atti degli Apostoli”, Saul è descritto come accanito persecutore dei cristiani, fiero sostenitore delle tradizioni dei padri; il suo nome era pronunciato con terrore dai cristiani, li scovava nei rifugi, li gettava in prigione, testimoniò contro di essi, il suo cieco fanatismo religioso, costrinse molti di loro a fuggire da Gerusalemme verso Damasco.
Ma Saulo non li mollò, anzi a cavallo e con un drappello di armigeri, con il consenso del Sinedrio, cavalcò anch’egli verso Damasco, per scovarli e suscitare nella città siriana la persecuzione contro di loro.

La conversione
E sulla strada per Damasco, il Signore si rivelò a quell’accanito nemico; all’improvviso, narrano gli ‘Atti’, una luce dal cielo l’avvolse e cadendo dal cavallo, udì una voce che gli diceva: “Saul, Saul, perché mi perseguiti?”. E lui: “Chi sei o Signore?”; e la voce: “Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” (Atti 9, 3-7).
Gli uomini che l’accompagnavano, erano ammutoliti perché l’avevano visto cadere, forse videro anche l’improvviso chiarore, ma senza capire qualcosa; Saulo era rimasto senza vista e brancolando fu accompagnato a Damasco, dove per tre giorni rimase in attesa di qualcuno, digiuno e sconvolto da quanto gli era capitato.
In quei giorni conobbe la piccola comunità cristiana del luogo, che avrebbe dovuto imprigionare; al terzo giorno si presentò il loro capo Anania, convinto a farlo da una rivelazione parallela, che gli disse: “Saulo, fratello, il Signore Gesù che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato da te, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”.
Detto ciò Anania gl’impose le mani guarendolo e poi lo battezzò; Saulo rimase qualche giorno a Damasco, dove si presentò nella Sinagoga, testimoniando quanto gli era accaduto, la comunità cristiana ne gioì, mentre quella ebraica rimase sconcertata, pensando che avesse perso la testa.
Fu la sua prima delusione, Anania gli aveva detto: “Iddio dei nostri padri, ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere Cristo e ad ascoltare le parole della sua bocca; perché tu gli sarai testimonio presso tutti gli uomini”.
Da quel momento, si può dire, nacque Paolo, l’apostolo delle Genti; egli decise di ritirarsi nel deserto, per porre ordine nei suoi pensieri e meditare più a fondo il dono ricevuto; qui trascorse tre anni in assoluto raccoglimento.
Forse proprio in questo periodo, avvenne quanto lui stesso racconta nella seconda lettera ai Corinzi (12, 2-4) “Conosco un uomo in Cristo, che quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo fu rapito in Paradiso e sentì parole indicibili, che non è lecito ad alcuno pronunziare”.
In effetti Paolo non era vissuto con Gesù come gli Apostoli e quindi non aveva ricevuto gradatamente tutta la formazione necessaria al ministero.
Ma a questo, il Maestro suppliva con interventi straordinari come la folgorazione sulla via di Damasco e facendogli contemplare la realtà divina portandolo in Paradiso, senza questo avvenimento Paolo non avrebbe potuto fare e insegnare come fece e insegnò.

Incontro e rapporto con gli Apostoli
Confortato da questa luce, dopo il ritiro ritornò a Damasco e si mise a predicare con entusiasmo, suscitando l’ira dei pagani, che lo consideravano un rinnegato e tentarono di ucciderlo; Paolo fu costretto a fuggire, calandosi di notte in una cesta dalle mura della città aiutato da alcuni cristiani, era all’incirca l’anno 39.
Rifugiatosi a Gerusalemme, si fermò qui una quindicina di giorni incontrando Pietro il capo degli Apostoli e Giacomo, ai quali espose la sua nuova vita.
Gli Apostoli lo capirono e stettero con lui ogni giorno per ore ed ore, parlandogli di Gesù; ma la comunità cristiana di Gerusalemme era diffidente nei suoi riguardi, memore della persecuzione accanita che aveva operato; soltanto grazie alla garanzia di Barnaba, un ex levita di grande autorità, i dubbi furono dissipati e fu accettato.
Anche a Gerusalemme, nei quindici giorni della sua permanenza, Paolo cercò di fare qualche conversione, ma questa sua attività missionaria indispettì i giudei e impensierì i cristiani, alla fine non trovandosi a suo agio, si recò prima a Cesarea e poi tornò a Tarso in Cilicia, la sua città, riprendendo il mestiere di tessitore.
Dal 39 al 43 non vi sono notizie sulla sua attività, finché Barnaba, inviato dagli apostoli ad organizzare la nascente comunità cristiana di Antiochia, passò da lui invitandolo a seguirlo; qui Paolo abbandonò per sempre il nome di Saulo, perché si convinse che la sua missione non era tanto fra i giudei, ma fra gli altri popoli che gli ebrei chiamavano ‘gentili’; ad Antiochia i discepoli di Cristo, furono denominati per la prima volta come “cristiani”.
Alla fine dell’anno 43, Paolo e Barnaba tornarono a Gerusalemme, per portare un aiuto economico a quella comunità e al ritorno ad Antiochia, condussero con loro il giovane Giovanni Marco, figlio della padrona di casa, la vedova Maria, che ospitava gli Apostoli nelle loro tappe a Gerusalemme, egli era nipote dello stesso Barnaba e il futuro evangelista.

Primo viaggio apostolico
Barnaba e Paolo decisero di intraprendere nel 45, un viaggio missionario in altre regioni, quindi con Marco partirono per Cipro, l’isola di cui era originario Barnaba, non si conosce l’estensione della loro evangelizzazione, qui Paolo ebbe un diverbio con il mago Elimas; da Cipro i tre fecero il viaggio di ritorno ad Antiochia, toccando varie cittadine dell’Asia Minore; a Perge nell’Anatolia avvenne la cosiddetta ‘fuga di Marco’, spaventato dalle difficoltà del lungo viaggio, lasciò i due compagni e se ne tornò a Gerusalemme.
Paolo e Barnaba comunque proseguirono e a Listra, Paolo guarì uno storpio; gli abitanti li scambiarono per Giove e Mercurio e volevano offrire loro un sacrificio.

La controversia sull’osservanza della Legge mosaica
Tornati ad Antiochia, soddisfatti per i risultati conseguiti, i due apostoli trovarono la comunità in agitazione, perché alcuni cristiani provenienti da Gerusalemme, riferirono che era in discussione il concetto che il battesimo cristiano, senza la circoncisione ebraica non sarebbe servito a nulla; così Paolo e Barnaba per chiarire l’argomento si recarono a Gerusalemme dagli Apostoli, provocando così quello che venne definito il primo Concilio della Chiesa.
Pietro ribadì che la salvezza, proviene dalla Grazia del Signore Gesù, che non aveva fatto nessuna discriminazione tra ebrei circoncisi e fedeli non ebrei; Paolo dal canto suo illustrò i risultati meravigliosi ottenuti fra i ‘gentili’ e si dichiarò a favore della non obbligatorietà dell’osservanza della legge mosaica, al contrario di molti cristiani per lo più ex farisei, che non volevano rinunciare alle loro pratiche, osservate sin dalla nascita, come la circoncisione, l’astensione dalle carni impure, la non promiscuità con i pagani o ex pagani, ecc.
Alla fine fu l’apostolo Giacomo a fare una proposta, accettata da tutti, non imporre ai convertiti dal paganesimo la legge mosaica, la cui pratica rimaneva facoltativa per gli ex ebrei.
A Paolo, Barnaba, Sila e Giuda Taddeo, fu dato l’incarico di comunicare ai fedeli delle varie comunità le decisioni prese. Ma la polemica continuò fra i cristiani delle due provenienze, fino a quando la Chiesa, ormai affermata nel mondo greco-romano, divenne autonoma dall’influenza della sinagoga.

Secondo viaggio apostolico
Si era nel 50 e Paolo decise di partire con Barnaba per un nuovo viaggio in Asia Minore, Barnaba propose di portare con loro il nipote Marco, ma Paolo si oppose decisamente, per non avere problemi come già successo nel primo viaggio.
Irrigiditi sulle proprie posizioni, alla fine i due apostoli si divisero, Barnaba con Marco andarono di nuovo ad evangelizzare Cipro e Paolo con Sila (O Silvano) andarono nel nuovo itinerario.
Il viaggio apostolico durato fino al 53, toccò la Grecia, la Macedonia dove Paolo evangelizzò Filippi; qui i due furono flagellati ed incarcerati, ma dopo un terremoto avvenuto nella notte e la conversione del carceriere, la mattina dopo furono liberati.
Andarono poi a Tessalonica, a Berea ed Atene, dove il dotto discorso di Paolo all’Areopago fu un insuccesso; dopo una sosta di un anno e mezzo a Corinto, ritornarono ad Antiochia.

Terzo viaggio apostolico
Nel 53 o 54, iniziò il terzo grande viaggio di Paolo, si diresse prima ad Efeso, fermandosi tre anni; la sua predicazione portò ad una diminuzione del culto alla dea Artemide e il commercio sacro ad esso collegato ebbe un tracollo, ciò provocò una sommossa popolare, da cui Paolo ne uscì illeso; la comunità fu affidata al discepolo Timoteo.
Da Efeso fu di nuovo in Macedonia e per tre mesi a Corinto; sfuggendo ad un programmato agguato sulla nave su cui si doveva imbarcare, continuò il viaggio per terra accompagnato per un tratto da Luca che ne fece un resoconto particolareggiato.
Egli visitò con commozione le comunità cristiane dell’Asia Minore che aveva fondate, presentendo di non poterle più rivedere.
L’ultima tappa fu Cesarea dove il profeta Agabo gli predisse l’arresto e la prigione, da lì arrivò a Gerusalemme verso la fine di maggio 58, qui portò le offerte raccolte nel suo ultimo viaggio.

Gli avvenimenti giudiziari
A Gerusalemme, oltre la gioia di una parte della comunità, trovò un’atmosfera tesa nei suoi confronti, conseguente alla già citata questione dell’ammissione incondizionata dei pagani convertiti al cristianesimo.
I sospetti sul suo conto, da parte degli Ebrei erano molti, alla fine fu accusato di aver introdotto nel tempio profanandolo, un cristiano non giudeo, tale Trogiuno; ciò provocò la reazione della folla e solo l’intervento del tribuno Claudio Lisia lo salvò dal linciaggio; convinto però che Paolo fosse un egiziano pregiudicato, lo fece flagellare, nonostante le sue proteste perché ciò era illegittimo, essendo cittadino romano.
Condotto davanti al Sinedrio, Paolo abilmente suscitò una contrapposizione tra Sadducei e Farisei, cosicché Lisia lo riportò in carcere e il giorno dopo, volendosi liberare della spinosa questione, mandò l’Apostolo sotto scorta a Cesarea, dal procuratore Antonio Felice, il quale pur trattandolo con una prigionia alquanto lieve, lo trattenne per ben due anni, sperando in un riscatto.
Solo il suo successore Porcio Festo, nel 60, provvide ad istruire un processo contro di lui a Gerusalemme, ma Paolo si oppose e come “civis romanus” si appellò all’imperatore.
Appena fu possibile, fu consegnato al centurione Giulio per essere trasferito a Roma, accompagnato da Luca e Aristarco; il viaggio a quel tempo avventuroso, fu interrotto a Malta a causa di un naufragio, dopo tre mesi di sosta, proseguì a tappe successive a Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Foro Appio e Tre Taverne, arrivando nel 61 a Roma.
Qui gli fu concesso di alloggiare in una camera affittata, in una sorta di libertà vigilata ma con contatti con i cristiani, in attesa di un processo che non si fece mai, per il mancato arrivo degli accusatori dalla Palestina.
Terminato qui il racconto degli “Atti degli Apostoli”, le fasi finali della sua vita, possono essere ricostruite da alcuni accenni delle sue Lettere; probabilmente fu liberato, perché nel 64 Paolo non era a Roma durante la persecuzione di Nerone; forse perché in Oriente e in Spagna per il suo quarto viaggio apostolico.
Si sa che lasciò i discepoli Tito a Creta e Timoteo ad Efeso, a completare l’evangelizzazione da lui iniziata.

Il martirio
Nel 66, forse a Nicopoli, fu di nuovo arrestato e condotto a Roma, dove fu lasciato solo dai discepoli, alcuni erano lontani ad evangelizzare nuovi popoli, qualcun altro aveva lasciato la fede di Cristo; i cristiani di Roma terrorizzati dalla persecuzione, lo avevano abbandonato o quasi, solo Luca era con lui.
Paolo presagiva ormai la fine e lanciò un commovente appello a Timoteo: “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele… Cerca di venire presto da me perché Dema mi ha abbandonato…, Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero…”.
Questa volta il tribunale romano lo condannò a morte perché cristiano; fu decapitato tradizionalmente un 29 giugno di un anno imprecisato, forse il 67, essendo cittadino romano gli fu risparmiata la crocifissione; la sentenza ebbe luogo in una località detta “palude Salvia”, presso Roma (poi detta Tre Fontane, nome derivato dai tre zampilli sgorgati quando la testa mozzata rimbalzò tre volte a terra); i cristiani raccolsero il suo corpo seppellendolo sulla via Ostiense, dove poi è sorta la magnifica Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Culto
Non c’è certezza se i due apostoli Pietro e Paolo, siano morti contemporaneamente o in anni diversi, è certo comunque che il 29 giugno 258, sotto l’imperatore Valeriano (253-260) le salme dei due apostoli furono trasportate nelle Catacombe di San Sebastiano, per metterle al riparo da profanatori; quasi un secolo dopo, papa s. Silvestro I (314-335) fece riportare le reliquie di Paolo nel luogo della prima sepoltura e in quell’occasione l’imperatore Costantino I, fece erigere sulla tomba una chiesa, trasformata in Basilica nel 395, che sopravvisse fino al 1823, quando un violento incendio la distrusse; nello stesso luogo fu ricostruita l’attuale Basilica.
La Chiesa Latina celebra la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni di Roma il 29 giugno, perché anche se essi furono i primi a portare la fede nella capitale dell’impero, sono realmente i ‘fondatori’ della Roma cristiana.
La festa liturgica dei ss. Pietro e Polo venne inserita nel santoriale, ben prima della festa del Natale e dopo la Vergine SS. Sono insieme a s. Giovanni Battista, i santi ricordati più di una volta e con maggiore solennità; infatti il 25 gennaio si ricorda la Conversione di s. Paolo, il 22 febbraio la Cattedra di s. Pietro, il 18 novembre la Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo, oltre la solennità del 29 giugno.

La sua dottrina
Le sue 14 ‘Lettere’ fanno parte della ‘Vulgata’, versione latina della Bibbia e costituiscono i cardini dottrinali della Chiesa; indirizzate a comunità di cristiani dell’epoca (Filippesi, Colossesi, Galati, Corinzi, Romani, Ebrei, Tessalonicesi, Efesini), oppure a singoli discepoli (Tito, Timoteo, Filemone), in esse Paolo espose il suo pensiero annunziante il Vangelo, da lui definito così: “Io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo”.
In esse si trattano argomenti fondamentali quali la fede, il battesimo, la giustificazione per mezzo della fede, il peccato, l’umanità, lo Spirito Santo, il problema dell’incredulità e della conversione degli ebrei; la natura del ministero apostolico, lo scandalo di un incesto, il problema del matrimonio e della verginità, la celebrazione dell’Eucaristia, l’uso dei carismi, l’amore cristiano, la risurrezione dei morti, le tribolazioni e le speranze degli Apostoli.
E ancora: il mistero dell’Incarnazione, Cristo e la Chiesa, la salvezza universale, l’umiltà di Cristo, del suo primato sull’universo, l’impegno dei fedeli per la loro personale salvezza, la seconda venuta di Cristo e dell’Anticristo, il delineamento della figura e l’opera di Cristo, sotto il punto di vista dell’Antico Testamento, del sacrificio, del culto, del sacerdozio, del tempio; infine insegnamenti pratici per reggere una comunità, la difesa della causa di uno schiavo fuggito.

S. Paolo nell’arte e patronati
Era piccolo di statura, con naso adunco e occhi cisposi, impetuoso nell’affrontare la nuova missione cui era destinato, ma anche non rinunciatario dei suoi diritti, ligio alle regole e alle leggi; Paolo nell’arte, è stato invece raffigurato variamente secondo l’estro dell’artista, maturo o anziano, con barba e baffi e con capelli a corona intorno ad un’ampia fronte calva, seguendo anche le indicazioni degli apocrifi “Atti di Paolo e Tecla”, considerata sua discepola ad Iconio.
È patrono oltre di Roma, di Malta e dal 16 luglio 1914 della Grecia, innumerevoli sono le basiliche e chiese a lui dedicate in tutto il mondo; otto Comuni in Italia portano il suo nome; ricordiamo anche la metropoli sudamericana di San Paolo del Brasile.
È protettore dei cordai e dei cestai; è invocato contro le tempeste di mare, i morsi dei serpenti e contro la cecità.
Suo attributo è la spada, strumento del suo martirio.


Autore: 
Antonio Borrelli

AMDG et DVM

È ragionevole credere

 Benedetto XVI: credere è ragionevole

È ragionevole credere, perché il mistero di Dio "non è irrazionale, ma sovrabbonda di senso, di significato, di verità". Intelletto e fede, "dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti", ma entrambi "condizioni per comprendere il senso" e recepirne "il messaggio autentico". Tra l'altro, giungere alla conoscenza di Dio richiede una esperienza di fede che è al tempo stesso "un cammino intellettuale e morale" perché fa superare "i nostri egoismi" ed apre "ai valori veri dell'esistenza".

Benedetto XVI, continuando le sue catechesi sull'Anno della fede durante le Udienze del mercoledì, questa mattina si è soffermato sulla ragionevolezza della fede in Dio, spiegando come la stessa fede cattolica "nutre fiducia anche nella ragione umana".



"Nell'irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé", ha aggiunto il Papa, raccontando le esperienze dei tanti protagonisti e autori cristiani che hanno testimoniato l'esistenza di una fede "che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare". È il caso, ad esempio, di Sant'Agostino, Sant'Anselmo, San Tommaso.

La fede, che permette "un sapere autentico su Dio", coinvolge tutta la persona umana e quindi "dona sapore alla vita, un gusto nuovo d'esistere, un modo gioioso di stare al mondo". Contemporaneamente favorisce anche l'accesso al "vero bene dell'umanità", indicando "l'orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta". 

E qui si inseriscono anche tutte quelle indagini che mirano ad assicurare un futuro migliore all'umanità, ad esempio attraverso la sconfitta delle malattie. In questo contesto, non c'è affatto conflitto con la scienza, ma una evidente cooperazione, "offrendo criteri basilari" affinché sia sempre promosso il bene di tutti. 

Aprirsi alla fede è dunque "decisivo per l'uomo", se si vuole veramente ritrovare "il senso dell'esistenza e il fondamento della vera libertà".

Giovanni Tridente

Il blog degli amici di Papa Ratzinger 4 [2010-2011]: Benedetto XVI. Mosaico dei momenti commoventi e di...

Il blog degli amici di Papa Ratzinger 4 [2010-2011]: Benedetto XVI. Mosaico dei momenti commoventi e di...: Clicca qui per vedere il bellissimo video realizzato dal nostro Gatto che ringraziamo di cuore :-)

martedì 24 gennaio 2023

Visita a Dozulé

 


https://www.youtube.com/watch?v=1WrXZKHeoX0

ALLA "CROCE