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mercoledì 26 luglio 2017

La Santa Casa di Loreto :

La “vera Casa nazaretana” di Maria



            
            Secondo uno studio archeologico condotto dall'architetto Nanni Monelli e dal padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa” di Loreto, le pietre che si trovano nella grotta dell'Annunciazione a Nazareth hanno la stessa origine delle pietre dell'altare dei Santi Apostoli della Santa Casa di Loreto.
            Questa scoperta ha riaperto la discussione sulla validità storica della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e sul mistero di come sia avvenuta questa traslazione.
            Per approfondire la conoscenza e la storia del santuario mariano dove si conserva e venera la Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata miracolosamente da Nazareth a Tersatto nel 1291 e infine a Loreto, ZENIT ha intervistato il Prof. Giorgio Nicolini, un esperto in materia, autore del libro “La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” (http://www.lavocecattolica.it/).
            Il libro illustra con prove documentali del tutto inedite, la verità storica delle “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth avvenute “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” “ufficialmente” nella loro “veridicità storica” da tanti Papi, per sette secoli. Il libro contiene anche il testo della “benedizione” di Giovanni Paolo II, spedita in data 11 gennaio 2005 all’autore del libro dal Pontefice stesso.

Intervistatore: Secondo un recente studio condotto dall'architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, le pietre dell’Altare degli Apostoli (uno dei più antichi dell’età paleocristiana) che si trova nella Santa Casa di Loreto ha la stessa origine delle pietre che si trovano nella grotta di Nazareth, davanti alla quale si trovavano le tre Pareti della Santa Casa di Maria. E’ un'altra conferma dell’autenticità della Casa di Loreto come la Casa nazaretana di Maria?

Prof. Nicolini:
            Sull’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “vera Casa nazaretana” di Maria non ci sono mai stati dubbi, se non per chi non ne conosce i secolari studi relativi; tanto che tutti i Sommi Pontefici, per sette secoli, ne hanno comprovato l’autenticità con solenni atti canonici di “approvazione”. 
            Tale studio dell’Altare degli Apostoli è invece importante perché, oltre a fornire una ulteriore prova dell’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “Casa nazaretana” di Maria, fornisce anche una “prova” ancora più eclatante a riguardo della “miracolosità” della “traslazione” della Santa Casa di Nazareth. Infatti la “tradizione” ha sempre attestato che, tra il 1291 e il 1296, le tre Pareti della Santa Casa di Nazareth furono trasportate “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, in “vari luoghi”, e insieme alle tre Pareti fu trasportato “miracolosamente”, “in vari luoghi”, anche l’Altare degli Apostoli. Ciò è attestato da antichi documenti, nei quali si parla della presenza di tale Altare unitamente alle tre Sante Pareti, come a Tersatto, in Dalmazia, ove la Santa Casa vi sostò tra il 10 maggio 1291 e il 10 dicembre 1294. Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che “il miracolo” fu “duplice”, perché furono trasportate “miracolosamente” non solo le tre Sante Pareti “integre”, ma insieme ad esse, e distinto da esse, anche l’Altare degli Apostoli.
Intervistatore: Che cosa hanno detto la storia, la tradizione, i Sommi Pontefici, sulla “traslazione” della Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che si trova ora a Loreto?
Prof. Nicolini:
            Nel libro che ho scritto in proposito, dimostro che dal punto di vista storico e archeologico sono accertate, in modo indiscutibile, “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
            Tutti questi fatti soprannaturali furono tramandati dai “testimoni oculari” dell’epoca, nei vari luoghi ove si compirono, e furono rigorosamente controllati dai Vescovi locali dell’epoca, i quali emisero dei pronunciamenti “canonici” di “veridicità”, come attestano delle “chiese” dell’epoca consacrate a tali “eventi miracolosi” dai Vescovi di Fiume, di Ancona, di Recanati, di Macerata, di Napoli… Così pure tanti Sommi Pontefici, impegnando la loro Suprema Autorità Apostolica, hanno “approvato” ininterrottamente, sin dalle origini, la “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa: da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005).
            In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”. E il Santo Pontefice aggiunse ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.

Intervistatore: C’è però chi sostiene la tesi secondo cui furono alcuni Crociati, con la nave, a trasportare a Loreto solo delle “pietre” della Casa di Maria, che vennero poi ivi riassemblate sotto forma di “casa”. Lei che ne pensa?
Prof. Nicolini:
            Intanto è opportuno precisare che a Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria, comunemente denominata come “la Santa Casa”, ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta.
            L’“ipotesi” di un trasporto umano, avanzata recentemente da alcuni studiosi, oltre ad essere priva di ogni documentazione al riguardo, è “insostenibile” ed “impossibile”, sia per le ragioni “storiche” sopraddette, nonché per ragioni “architettoniche” e “scientifiche”.
            Ad esempio, l’ipotesi di un trasporto umano mediante la scomposizione dei muri della Casa in singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia e poi per altre quattro volte sulla costa adriatica, dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è del tutto impossibile anche dal punto di vista “temporale”. Ciò lo attesta la “simultaneità” delle date di partenza da Nazareth (sicuramente nel maggio 1291) e di arrivo a Tersatto (9-10 maggio 1291), come riportato da una lapide dell’epoca. 
            Così pure risulterebbe impossibile una simile operazione di “smontaggio” e “rimontaggio”, eseguita per di più in cinque luoghi diversi, in Dalmazia e in Italia. 
            L’analisi chimica della malta, infatti, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di un tale ipotetico “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi, ma è giunta a Loreto - dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” - con le pietre “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, così come oggi ancora si presenta.
            La collocazione finale poi su una pubblica strada, a Loreto, ove ancor oggi si trova, è ugualmente umanamente “impossibile”, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.
            L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
            Un altro insigne architetto, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” 
(F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
            L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni: i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata; è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico; la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche. Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla “trasportata” gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che “miracolosamente”, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”… come sempre “testimoniato” e “tramandato” dalla “tradizione” e “approvato” come “veridico” da tutti i Sommi Pontefici, per 700 anni, dalle origini sino ad oggi.


Intervistatore: Recentemente lei ha rivolto alcune domande sulla “questione lauretana” al Santo Padre Benedetto XVI. Quali sono state le risposte?

Prof. Nicolini:
            Ho richiesto al Santo Padre Benedetto XVI un intervento proprio perché venisse “ristabilita” in modo “definitivo” la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, scalzando così tante moderne “fuorvianti” e “secolaristiche” interpretazioni. 
            Il Santo Padre è subito intervenuto per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. 
            Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).
            In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” di nuovo espressamenteripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. 
            Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”
            
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth. 
            Perciò, anche nel “pronunciamento” del nuovo Sommo Pontefice, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono certi “studiosi” contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”… 
            A Loreto, perciò, vi è proprio l’intera Santa Casa di Nazareth (nelle sue tre Pareti), ivi giunta “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, dopo molteplici “traslazioni miracolose”, come sempre insegnato dalla “tradizione”, attestato dagli studi storici, archeologici e scientifici, come quelli sopra accennati, e confermato innumerevoli volte - lungo i secoli - dal Magistero “ordinario” e “solenne” dei Sommi Pontefici.
            Forse giova qui ricordare le sempre attuali e bellissime parole del santo Sommo Pontefice Leone XIII, scritte nella sua Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio 1894):
            Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”. 
            Ed anche: “Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto)a quella famosa profezia: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Agenzia Internazionale ZENIT – Roma, 28 marzo 2006  - ZI06032812 

AMDG et BVM

sabato 10 dicembre 2011

10.XII: LA SANTA CASA DI LORETO ... e Santa Veronica Giuliani


Santa-Casa-Loreto



*
Nell’occasione vogliamo ricordare brevemente i momenti significativi della vita e dei pellegrinaggi mistici di Santa Veronica Giuliani a Loreto negli anni 1714 e 1715.

Una mistica di prima grandezza


Settima figlia dei Giuliani di Mercatello (PU), ebbe fin da bambina esperienze mistiche e doni straordinari. A diciassette anni lasciò le comodità della famiglia ed entrò tra le Clarisse Cappuccine di Città di Castello, dove visse 50 anni come maestra delle novizie e ripetutamente come badessa. Si santificò nel silenzio, nell’umiltà e nella preghiera. 
Fu tanto devota della passione di Cristo da riviverne visibilmente le sofferenze nel suo corpo e nel suo cuore. Ebbe la fronte piagata da una corona invisibile di spine. Un venerdì santo fu trafitta dalle ferite delle stimmate. Tutta la sua vita fu un intreccio di sofferenze, di grazie e di esperienze mistiche.

Per ordine del suo confessore mise per iscritto i fenomeni mistici che Dio operava in lei. Di quelle pagine, scritte con estrema semplicità, sono stati pubblicati ben 15 volumi. L’opera è stata definita ‘un tesoro nascosto’ ed è considerata un capolavoro della letteratura mistica. Dopo aver ricevuto le stimmate, Veronica confessa: “Quando vidi queste stimmate esteriori, io piansi molto e con tutto il mio cuore pregai il Signore di volerle nascondere agli occhi di tutti”. Il suo desiderio fu esaudito.

La discepola e serva della Madonna

La devozione di santa Veronica per Maria era tenera, filiale e fiduciosa. La Madonna non si stancava di offrirle segni di predilezione: la stringeva al suo cuore, la copriva col suo manto, le comandava di chiederle continue grazie. Così la pietà mariana di Veronica verso la Madre celeste giungeva all’unione mistica: Maria occupava sempre più il centro della sua vita e del suo cuore. La vita spirituale di Veronica divenne sempre più un ‘cammino mariano’. 
Dal 1720 Veronica iniziò a scrivere sotto dettatura della Madonna: e la Mamma celeste condivideva con lei gli impegni quotidiani fino ad essere lei la guida del monastero. Tramite la Madre di Dio le venivano trasmesse continue grazie speciali, comprese le stesse virtù di Maria e il dono di essere confermata nella grazia santificante.

Pellegrina ‘in spirito’ alla Santa Casa

Tra le grazie mistiche concesse a santa Veronica, sono da ricordare due pellegrinaggi mistici alla Santa Casa di Loreto, compiuti spiritualmente il 10 dicembre 1714 e 1715, nella festa della Madonna di Loreto. Narra la santa che il confessore, allora il gesuita p. Mario Cursoni, le diede questo sconcertante comando: “Dopo che siete stata comunicata, voi ed io andiamo a Loreto a visitare Maria SS.ma”. E così, ricevuta la comunione eucaristica, dopo un rapimento dello spirito, iniziò il suo mistico pellegrinaggio a Loreto. Nel diario annota: “Come di volo mi trovai a Loreto nella Chiesa di Maria SS.ma. Era una Chiesa grande e dentro a questa vi era, dopo l’altare maggiore, una Chiesa più piccola. Così pareva a me”.

Negli Atti del Processo per la sua beatificazione e canonizzazione, il suo confessore p. Cursoni afferma che la santa, da lui interrogata in proposito, gli descrisse così bene e nei dettagli il santuario, che meglio non avrebbe potuto fare se personalmente vi fosse stata più volte. Per questo le chiese se prima di entrare in clausura non fosse mai stata a Loreto; e lei assicurò che non vi era mai andata. Nel ‘volo mistico’ del 10 dicembre 1714 la santa cappuccina scrive anche di aver avuto in Santa Casa “la visione intellettuale della Madonna”. Scrive nel diario: “O Dio! Parevami di trovarmi in Paradiso per la grande musica celeste che sentivo! In un tratto i miei angeli mi presentarono ai piedi di Maria ed Ella, con faccia ridente e maestosa, mi disse: questa grazia l’hai per mezzo dell’obbedienza; ed è frutto dell’obbedienza ogni grazia che ti farò”. Narra anche che la Vergine le “faceva segno di darle in braccio il suo Figlio SS. e poi lo ritirava”, e che lei “dentro il cuore provava gli affetti come se l’avesse ricevuto”. 

Veronica chiude la pagina sul mistico ‘volo’ a Loreto del 10 dicembre 1714 con queste parole: “Allora parmi mi fosse fatto capire questo nuovo stato di patire, che cioè sarebbe stata chiusa la porta e che avrei, in tutto, pene e tormenti. Mi stabilii nella volontà di Dio e di Maria SS.”.

Non meno toccante fu il ‘volo’ mistico del 1715. Nella Santa Casa si rinnovò la sua immersione nel mistero trinitario. Il 10 dicembre 1715 la Madonna le disse: “Voglio che tu ora rinnovi la tua figliolanza della SS.ma Trinità. Sei figlia del Padre, sei sposa del Verbo Eterno, sei discepola dello Spirito Santo”. Proprio così amava firmarsi santa Veronica! Infine a Loreto la santa cappuccina espresse al sommo grado la sua alta spiritualità mariana, offrendosi totalmente alla Madonna. Scrive il 10 dicembre 1714: “Restai tutta in tutto donata a Maria”. E la Vergine, sempre nella Santa Casa, dopo averle assicurato di essere “la mediatrice fra Dio e le creature” e che tutte le grazie passano per le sue mani, le disse: “Io ti voglio tutta per me; impara da me”. La santa conclude che la sua “anima apprendeva cose maggiori di quelle che essa mai abbia appreso”. 

È veramente significativa questa rinnovata offerta di Veronica a Maria nella Santa Casa, dove si ricorda il sì della Madonna ai disegni divini.

AVE MARIA!
AMDG