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martedì 11 aprile 2017

Nel fondo di questa voragine c'era Lutero

Beata Maria Serafina Micheli
la visione di Lutero all'inferno

Suor Serafina Micheli e la visione di Lutero all'InfernoNel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) che sarà beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. 

Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. 
La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini ... 
...  d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”.
Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.

La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio.
In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.

L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all’eterna rovina.
Se vogliamo evitare l’Inferno viviamo nell’umiltà. Accettiamo di non essere considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono. Non lamentiamoci, quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno degni di noi. Non critichiamo mai, per nessun motivo, l’operato di coloro che ci circondano. Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani.

Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi. Confidiamo sempre nella grazia di Dio e non in noi stessi. Non preoccupiamoci eccessivamente della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione. Diciamo spesso col salmista: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze” (Salm. 130).
Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. 
E’ questa l’esperienza di San paolo: “La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.
Don Marcello Stanzione

mercoledì 11 febbraio 2015

Dio ha disposto che questa sia la mia ora


18 ottobre 1975. Festa di San Luca Evangelista.
Siate nella gioia.

«Ti ho scelto, figlio, per questa semplice ragione: perché sei il più povero, il più piccolo, il più
limitato. Umanamente sei il più sprovveduto.
Ti ho scelto perché nella tua vita il mio Avversario era ormai riuscito a cantare vittoria. Nella
tua esistenza ti ho fatto vivere come in anticipo quanto Io stessa farò nel momento del mio
più grande trionfo.

Il mio Avversario crederà un giorno di cantare completa vittoria: sul mondo, sulla Chiesa, sulle
anime.
Sarà soltanto allora che Io interverrò - terribile e vittoriosa - perché la sua sconfitta sia
tanto più grande, quanto più sicura era la sua certezza di aver vinto per sempre.
Quanto si sta preparando è cosa tanto grande, che mai così è stata dalla creazione del mondo:
per questo già tutto è stato predetto nella Bibbia.

Vi è già stata annunciata la terribile lotta fra me "la Donna vestita di sole", e "il Dragone
rosso", Satana, che ora riesce a sedurre molti con l'errore dell'ateismo marxista. Vi è già
stata annunciata la lotta fra gli Angeli e i miei figli, contro i seguaci del dragone guidati dagli
angeli ribelli. Soprattutto è già stata chiaramente annunciata la mia completa vittoria.

Voi, figli miei, siete stati chiamati a vivere queste vicende.

E il momento in cui voi questo dovete sapere, per prepararvi consapevolmente alla battaglia. E
ora che incominci a svelarvi parte del mio piano.
Anzitutto è necessario che il mio Nemico abbia l'impressione di avere tutto conquistato, di
aver ormai ogni cosa nelle sue mani. Per questo gli sarà concesso d'introdursi nell'interno della
mia Chiesa e riuscirà ad offuscare il Santuario di Dio. Mieterà le vittime più numerose fra i
Ministri del Santuario.
Questo è infatti il momento di grandi cadute per i miei figli prediletti, per i miei Sacerdoti.

Alcuni Satana insidierà con l'orgoglio, altri con la passione della carne, altri con il dubbio, altri
con l'incredulità, altri con lo scoraggiamento e la solitudine.
Quanti dubiteranno di mio Figlio e di Me e crederanno che questa sarà la fine per la mia
Chiesa!

Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato, figli miei prediletti, che Io sto radunando nella
mia schiera per questa grande battaglia: la prima arma che dovete usare è la fiducia in Me, è il
vostro più completo abbandono.
Vincete la tentazione della paura, dello scoraggiamento, della tristezza. La sfiducia paralizza
le vostre attività e ciò molto giova al mio Avversario.

Siate sereni, siate nella gioia. Non è questa la fine per la mia Chiesa; si prepara l'inizio di un
suo totale e meraviglioso rinnovamento.
Il Vicario di mio Figlio, per mio dono, questo già riesce a intravvedere e, pur nella tristezza
del momento presente, vi invita ad essere nella gioia.

Nella gioia? Voi mi domandate stupiti.

Sì, figli miei, nella gioia del mio Cuore Immacolato, che tutti vi racchiude. Il mio Cuore di
Mamma sarà per voi il luogo della vostra pace, mentre fuori infurierà la più grande tempesta.
Anche se sarete rimasti feriti, anche se sarete spesso caduti, anche se avrete dubitato,
anche se, in certi momenti, avrete tradito, non scoraggiatevi, perché Io vi amo.

Quanto più il mio Avversario avrà voluto su di voi infierire, tanto più grande sarà il mio amore
per voi.
Sono Mamma e vi amo ancora di più, figli, perché mi siete stati strappati.
E la mia gioia è di fare di ciascuno di voi, Sacerdoti prediletti del mio Cuore Immacolato, dei
figli così purificati e fortificati, che ormai più nessuno riuscirà a strapparvi dall'amore di mio
Figlio Gesù.
Farò di voi copie viventi di mio Figlio Gesù.

Per questo siate contenti, siate fiduciosi, siate totalmente a Me abbandonati. Siate sempre in
preghiera con Me.
L'arma che Io userò, figli, per combattere e vincere questa battaglia sarà la vostra preghiera
e la vostra sofferenza.
Allora anche voi, sì, sulla Croce con Me e con mio Figlio Gesù, accanto alla sua e vostra Mamma.

Poi farò Io stessa ogni cosa, poiché Dio ha disposto che questa sia la mia ora: la mia e la
vostra, figli consacrati al mio Cuore Immacolato».

Difendici, o Madre, con la tua protezione: 
e solleva e conforta la nostra anima.

lunedì 8 settembre 2014

O tu



di S. Bernardo.
Guarda la Stella, invoca Maria

O tu che nell’instabilità continua della vita presente
t’accorgi di essere sballottato tra le tempeste
senza punto sicuro dove appoggiarti,
tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella
se non vuoi essere travolto dalla bufera.

Se insorgono i venti delle tentazioni
e se vai a sbattere contro gli scogli delle tribolazioni,
guarda la stella, invoca Maria!

Se i flutti dell’orgoglio, dell’ambizione,
della calunnia e dell’invidia
ti spingono di qua e di là. Guarda la stella, invoca Maria!

Se l’ira, l’avarizia, l’edonismo
squassano la navicella della tua anima,
volgi il pensiero a Maria!

Se turbato per l’enormità dei tuoi peccati,
confuso per le brutture della tua coscienza,
spaventato al terribile pensiero del giudizio,
stai per precipitare nel baratro della tristezza,
e nell’abisso della disperazione, pensa a Maria!
nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità,
pensa a Maria, invoca Maria!

Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore.
E per ottenere la sua intercessione, segui i suoi esempi.

Se la segui non ti smarrirai,
se la preghi non perderai la speranza,
se pensi a lei non sbaglierai..

Sostenuto da lei non cadrai,
difeso da lei non temerai,
con la sua guida non ti stancherai,
con la sua benevolenza giungerai a destinazione.
S. Bernardo
CUORE IMMACOLATO DI MARIA
 fiducia, salvezza, vittoria
e gioia mia!
Dacci il Tuo Cuore Mamma
per amare Gesù come L'ami Tu!"
AMDG et BVM

mercoledì 6 febbraio 2013

I cinque alberi del PICCOLO NULLA, Beata Maria di Gesù Crocifisso.


«Ed ho aperto una mela e vi ho trovato in mezzo cinque piccoli scomparti che formavano una stella, e dentro vi si trovavano i semi.

Durante l'orazione, ho visto una bella mela, essa è diventata marcia sotto i miei occhi; e quando è stata completamente fradicia, i semi del cuore della mela, sono germinati: sono spuntati cinque alberi. Il chicco più basso ha prodotto l'albero più alto, il chicco che seguiva ha prodotto un albero un po' più piccolo e i tre chicchi più in alto hanno prodotto alberi ancora più piccoli. 
Le cinque radici di questi al­beri erano talmente unite ed intrecciate, da formare una sola radice, e così si soste­nevano le une con le altre.

L' albero più alto portava frutti maturi, che si immergevano in acqua, e quest'ac­qua bagnava la radice che nutriva gli altri alberi; quest'albero più alto si chiama l'albero dell'amore.

Il secondo, un po' più piccolo, portava frutti che pendevano dalla parte della ter­ra e pareva volesse offrirli; quest'albero è quello della carità.

Il terzo non sembrava che si appoggiasse a terra e le sue radici pareva che fos­sero nell'aria e si sarebbe detto che stesse per cadere: quest'albero è quello del­l'abbandono.

Il quarto era tutto spoglio come gli alberi durante l'inverno ma, nello stesso tem­po, era pieno di vita: quest'albero è quello della povertà.

Il quinto era verde e coperto di frutti ma questi frutti erano in basso e come na­scosti e non si vedevano: quest'albero è quello dell'umiltà.
*
Ho visto in seguito altri cinque alberi.

Il primo portava un frutto corposo e soli­do al vedersi, ma marcio e come fosse pieno di fumo all'interno: questo è l'amore di sé e di tutto ciò che è sulla terra, il che indurisce talmente il frutto che finisce per imputridirsi.

Il secondo aveva i rami elevati e nessuno poteva raggiungerli per cogliere il frut­to; questo frutto, del resto, era raro e macchiato per la malattia: è l'avarizia che ha paura di spogliarsi, se dona; il che fa sì che il frutto si guasti e cada.

Il terzo aveva le radici profondamente radicate; ed è l'attaccamento alle cose create.

Il quarto sembrava coperto di foglie e di frutti e molto bello: sono le ricchezze, frutti che marciscono alla minima nevicata, o al più piccolo freddo.

Il quinto portava molti frutti, tanto che essi nascondevano le foglie: è l'orgoglio, che appare ricchissimo agli occhi degli uomini ma il minimo soffio di vento, la più piccola contrarietà, fa cadere questo frutto e quelli che lo vogliono mangiare lo tro­vano amaro».

Recordare nostri, Domina, 
et non apprehendent nos mala

martedì 6 marzo 2012

Beata Maria Baouardy: "Gesù mi sembrava tenero come il fiore dei campi, che appassisce non ap­pena lo si tocchi. ... "


Ora accompagniamo suor Maria nel suo ritiro di venti giorni che pre­cedette la sua Professione religiosa. Grazie a Padre Lazzaro, suo confessore, pos­sediamo le rivelazioni comunicate alla novizia. I considerevoli estratti che stiamo per dare di questo lavoro ci sembrano talmente elevati, belli e profondi, che non possiamo non vedervi l'espressione di una dottrina dettata dal cielo a questa 'igno­rante' che sapeva appena leggere.


«Nostro Signore era davanti a me. Io lo vedevo, volevo andare verso di Lui e non lo potevo. Gesù mi sembrava tenero come il fiore dei campi, che appassisce non ap­pena lo si tocchi.

 Facevo un passo verso di Lui, e mi fermavo; non avevo quasi le gambe; sembrava che rientrassero nel mio corpo come delle sbarre di ferro: esse non potevano reggermi. Mi è sembrato tuttavia di essere andata un poco avanti e ho det­to: Signore, sono avanzata un po' verso di te; tu sei davanti a me, i miei occhi ti ve­dono, le mie orecchie ti sentono, dammi un po' di forza per arrivare fino a te. Nello stesso tempo, ho invocato lo Spirito Santo per ottenere la forza. Mi sembrava sem­pre che Gesù non fosse lontano da me. 

Guardavo qualche volta dietro di me, e ogni volta che guardavo così, provocavo delle piaghe nel corpo di Gesù. Ed ho chiesto: Che cosa è tutto questo? Subito qualcuno mi ha preso e mi ha detto: Guarda davanti a te. 
Ho guardato e mi è sembrato di vedere un giardino dove erano fiori, alberi e frutti. Davanti alla porta del giardino era acceso un grande fuoco. Per entrare nel giardino, bisognava attraversare questo fuoco. Contemporaneamente, ho visto due persone davanti al giardino. 

Una camminava con fierezza, la testa alzata; l'altra ave­va la testa abbassata e sembrava curva. La prima è entrata senza timore, con la testa sempre alzata. Tuttavia è penetrata nel giardino ed ha colto dei fiori e dei frutti in quantità. In seguito è ritornata alla porta ed ha attraversato di nuovo le fiamme per uscire; ma i suoi vestiti sono stati interamente bruciati, così come tutto ciò che por­tava. Era completamente nuda. 

Anche la seconda persona è entrata; per attraversare il fuoco, si è molto abbassata e il fuoco non ha preso i suoi vestiti. Una volta nel giar­dino, ella l'ha percorso, ha colto molti fiori, molta frutta di ogni specie, ed è torna­ta alla porta del giardino carica di fiori e di frutti; per attraversare le fiamme alla sua uscita, si è abbassata ancora di più di quando era entrata. E le fiamme non l'hanno toccata; ed è uscita più bella e più ricca di quando era entrata.

Ho chiesto di nuovo quello che ciò significasse, e colui che mi guidava mi ha detto: Il fuoco è l'immagine dei fastidi, delle pene, delle angosce, delle sofferenze, delle prove della vita. Il Signore li manda perché si raccolgano fiori e frutti. 
La pri­ma persona che è entrata nel giardino e che ne è uscita povera, triste, nuda, raffigura coloro che si inorgogliscono nella prova: l'orgoglio, l'egoismo, l'amor pro­prio fanno loro perdere tutto. La seconda persona raffigura le anime che si umiliano nella sofferenza, nella prova. Esse si caricano di fiori e di frutti.

Il momento di offrire al Signore i fiori ed i frutti arriva; è la morte. Le due ani­me si presentano davanti al Signore. Il Signore interroga l'una e l'altra. 

Dice alla prima: Tu sei entrata nel giardino; hai raccolto fiori e frutti: dove sono? Signore, risponde, il fuoco che ho attraversato ha bruciato tutto, tutto divorato. Non ho con­servato niente. Ebbene, riprende il Signore, poiché tu non hai niente, va nel nien­te. Maledetta, io non ti conosco! 

Il Signore si rivolge in seguito alla seconda che nasconde i suoi frutti e le dice: E tu, che cosa hai raccolto? E costei getta subito davanti al Signore ciò che teneva nascosto; e, abbassando la testa, risponde: Sei tu che mi hai guidato e che hai raccolto questi frutti. E il Signore risponde: Entra e riposati e godi delle gioie del Signore».

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!