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domenica 5 maggio 2013

Gesù “Cosa Ti rende felice?”



Domande a Gesù

Dopo aver ricevuto il messaggio intitolato “Bisogna essere preparati in ogni momento” la veggente ha visto un’immagine di Gesù in cui Egli appariva triste. Gli ha poi fatto un certo numero di domande alle quali Egli ha risposto.
Domanda a Gesù “Sei triste?”
Risposta: “Sì, e stanco. I peccati dell’uomo spezzano il Mio cuore in due.”
Domanda a Gesù “Come posso aiutarti?”
Risposta: “Con la preghiera e molta. La recita quotidiana della coroncina della Divina Misericordia e la preghiera del Santo Rosario fatta dai Miei seguaci salverà i Miei figli. Essi, i Miei seguaci, devono perseverare anche se è faticoso.”
Domanda a Gesù “Cosa Ti turba di più?”
Risposta: “Coloro che non solo Mi odiano ma che hanno scelto di adorare Satana con osceni riti nei quali non riescono a vedere come sono stati ingannati.
I Miei sacri servitori che hanno perso il loro amore per Me.
Coloro che perseguitano gli altri.
Gli assassini che non hanno riguardo per le vite dei Miei figli.
L’aborto, la peggiore forma di genocidio. Ho versato lacrime ogni singolo momento per le Mie piccole anime che non sono riuscite a fare il loro primo respiro.
La guerra e la facilità con cui viene provocata solitamente da coloro i quali, se dovessero trovarsi nel bel mezzo di un campo di battaglia, scapperebbero via con viltà. Molte di queste persone dichiarano guerra solo per raggiungere il potere. Mi offendono molto.”
Domanda a Gesù “Cosa Ti rende felice?”
Risposta: “La fede dei Miei seguaci e coloro che sono decisi ad aiutarMi per salvare le anime. Li amo con tanta tenerezza e compassione. Verranno ricompensati grandemente nel Regno del Padre Mio.”

GESU' MARIA AMORE

VENITE INSIEME NEL MIO CUORE!

martedì 22 gennaio 2013

GIANNA JESSEN



Sei in: home / L'intervento / GIANNA JESSEN


Gianna Jessen (Los Angeles, 6 aprile 1977) è una attivista statunitense. Nota per essere sopravvissuta all'aborto che avrebbe dovuto toglierle la vita, milita in movimenti pro life.
Gianna Jessen è nata a Los Angeles in una clinica per aborti legata alla associazione Planned Parenthood. La clinica aveva consigliato alla madre di Gianna, giunta alle fine del sesto mese di gravidanza, di abortire con aborto salino, una tecnica abortista usata prevalentemente dopo il terzo trimestre. Essa consiste nell'iniettare nell'utero una soluzione salina che corrode il feto e porta alla sua morte, dovuta, tra l'altro, all'alterazione delle funzioni della placenta. In seguito, a causa delle contrazioni uterine, il feto viene espulso morto entro le seguenti 24 ore.

Nel caso di Gianna, la tecnica non funzionò e la bambina nacque viva, dopo 18 ore. Gianna venne trasferita in ospedale e riuscì a sopravvivere, nonostante pesasse solo nove etti; tuttavia la carenza di ossigeno causata dall'aborto le ha procurato una paralisi cerebrale e muscolare. Nonostante la paralisi cerebrale Gianna Jessen imparò a camminare con tutore all'età di 3 anni.

La bambina fu adottata a tre anni, a venti anni, grazie alle cure mediche e alla fisioterapia, riuscì a ottenere la capacità di camminare senza tutore, seppure con notevoli difficoltà.

Nonostante la grave paralisi cerebrale, Gianna è sempre stata molto attiva nei movimenti che si oppongono all'aborto e ha raccontato la sua storia al Congresso degli Stati Uniti d'America e alla Camera dei Comuni del Regno Unito.
Nel 1999 è uscita una sua biografia, curata dall'autrice statunitense Jessica Shaver.





Domine Iesu, noverim me, noverim te,
Nec aliquid cupiam nisi te.

lunedì 17 dicembre 2012

Beata Madre Teresa di Calcutta




La beata Madre Teresa di Calcutta ripeté mille volte, in "Occidente": 

"Voi parlate di pace ogni momento, ma sterminate i nascituri ogni giorno: siete in piena guerra".


COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS

mercoledì 5 settembre 2012

Martini, l'aborto e la vera carità


Martini, l'aborto e la vera carità

“Ritengo che vada rispettata ogni persona che, magari dopo molta riflessione e sofferenza, in questi casi estremi segue la sua coscienza, anche se si decide per qualcosa che io non mi sento di approvare“. Questo il pronunciamento sibillino del defunto cardinal Martini sull’aborto citato nei giorni della sua dipartita, a prova della sua apertura e della sua bontà (insieme ai tanti silenzi e ai tanti gesti per prendere le distanze dai principi non negoziabili). 
Non ritornerei su questo argomento, per rispetto ad un defunto, se questa frase come tante altre in cui apriva ad eutanasia ecc. non fosse ormai il manifesto non solo dei nemici della Chiesa ma anche di tanti che si dicono cattolici. 
Cosa si può notare in questa visione dell’aborto proposta da Martini, prendendo le distanze dalla posizione ufficiale della Chiesa? Anzitutto un fatto: Martini si è sempre voluto presentare come l’uomo del dialogo, l’uomo che non condanna, l’uomo di Chiesa buono… a differenza degli altri. Gli altri, dal papa a Ruini…, condannano, stigmatizzano, fulminano… perché sono personaggi cattivi, reazionari, oscurantisti… Io, Martini, sono diverso, voglio una Chiesa diversa….io non condanno, io capisco, io comprendo… 
Vediamo prima allora, quale è la posizione della Chiesa. La Chiesa condanna, da sempre, l’aborto. Lo condanna perché è l’uccisione di una creatura umana, già formata, innocente, chiamata alla vita e perciò degna di rispetto.
La Chiesa, condannando l’aborto, dimostra anche cosa sia la vera pietà: perché l’uccisione di un figlio è, anche per chi la realizza, la rinuncia al grande dono della vita; perché la donna che abortisce, come ormai è sempre più chiaro dagli studi medici, vivrà sempre come un dolore immenso questo suo gesto. 
L’aborto è contro il figlio, contro la madre ed il padre, contro la società. /Foto di aborto procurato/ 
La condanna dell’aborto, va di pari passo con la necessità, proclamata dalla Chiesa, di aiutare le famiglie: la Chiesa ha creato gli orfanatrofi e i Centri Aiuto alla vita. Non si limita a predicare, ma va incontro ai bisogni. I teorici dell’aborto libero, dell’aborto come diritto, non hanno mai fatto nulla per aiutare le ragazze madri in difficoltà. Anzi, con la loro visione (“tanto c’è l’aborto”), hanno legittimato anche il disinteresse dello Stato dinnanzi alle maternità difficili! 
Infine, la Chiesa, condannano l’atto dell’aborto, non giudica, non condanna, come vorrebbe far credere Martini, la persona, non le toglie il rispetto: il giudizio ultimo su di lei è infatti di Dio e di Dio solo. Per questo ogni cattolico direbbe: 
“L’aborto è un abominevole delitto (Concilio Vaticano II, in accordo con secoli di Tradizione); 
uccide il figlio e la madre; 
danneggia la famiglia e la società; 
è sangue innocente versato; 
ogni coscienza retta lo rinnega; 
lo Stato dovrebbe impedirlo, e, nello stesso tempo, venire incontro a chi si trova in condizioni di difficoltà, per prevenire questa tragedia. 
Questo non è un giudizio sulla persona che abortisce, che anzi, va aiutata, dopo ciò che ha fatto, a rinascere”. 
Potrebbe poi dire: “non è questione di quello che ‘io mi sento o non mi sento’, come per Martini, perché io non sono nessuno. E’ questione di fatti: abortire è uccidere. Non è questione di ‘rispetto’, perché il rispetto è sempre dovuto, anche agli assassini di persone adulte. Lo Stato che mette in galera un criminale non significa che non lo rispetti: fa solo osservare la legge, senza la quale la società precipiterebbe nel caos”. E concluderebbe: “condannare l’aborto non è mancanza di carità, ma al contrario, è carità, perché la carità è legata alla verità. Un padre che sgrida il figlio perché si droga, non manca di carità, ma al contrario, lo ama. Così la Chiesa indica a tutti che il figlio è un dono, che la vita va rispettata, e così facendo insegna agli uomini l’amore (e a rifuggire l’odio e la tristezza della morte)”. 
Antonio Righi, Libertà e persona
<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>