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mercoledì 24 aprile 2013

Con quest'arte del Demonio cerchi il santo Matrimonio?



CONTRO I BALLI, E LE VEGLIE


ODI il Savio, e 'l suo consiglio,
fuggi, fuggi il gran periglio
di que' balli, e ballerine
che son cause di rovine.

Tutti i sensi in mezzo al ballo
stanno esposti ad ogni fallo:
spesso cade in qualche errore
l'occhio, il pié, la mano, il cuore.

Qui si prende ogni licenza,
qui s'invizia l'innocenza,
qui si fan salti mortali,
mille risse e mille mali.

Qui de' scandali è la peste,
e co' balli si fan feste
non di Dio, né de' Cristiani:
del Demonio e de' Pagani.

Tolto il ballo santo e pio
di Davidde a onor di Dio,
nell'istoria divina
ogni ballo è una rovina.

Degli Ebrei col lor Vitello
finì il ballo in un macello;
a migliaia venitré
dié la morte il gran Mosé.

Un sol ballo il dì di festa
gli costo l'alma e la testa,
e il dì santo profanato
fu col sangue vendicato.

Dopo il ballo muor Sansone
con migliaia di persone;
di chi balla ecco la sorte:
gir saltando alla sua morte.

Altre volte fur rapite
quante furo al ballo unite;
oh de balli empia licenza:
immodestia ed insolenza!

Chi fè mai maggior rovina
d'Erodiade ballerina,
che col ballo traditore
dié la morte al Precursore?

Tanto piacque la saltante
ad Erode festeggiante,
che pospose a un salto indegno
il Battista e mezzo regno.

Ella poi precipitata
dentro l'acqua congelata,
ruppe il collo, e finì il giuoco
col saltar dall'acqua al foco.

Tenne mano a tanto errore
la sua madre, assai peggiore:
quante madri maledette
le sue figlie fan civette?

Quanti padri fan l'Erode,
che del mal de' figli gode?
O peggior di tutti i mostri,
che uccidete i figli vostri!

Con far balli, e veglie, e feste
fate fuoco, e fiamme e peste
dei figliuoli e delle figlie,
e spiantate le famiglie.

Quante perdono il rossore?
Quante l'anima e l'onore?
Quanti balli, e suoni, e canti
son finiti in more e in pianti?

Quanti morti sono cascati?
Quanti il Cielo ha fulminati?
Per l'offesa, e disonore
delle feste, e del Signore!

Dopo il ballo, il dì di festa
una cade, e morta resta;
cade un'altra, e resta morta,
e 'l Demonio se la porta.

Altri molti spiritati
furon tanto straziati,
che lasciar balli ed amori,
del Demonio assai peggiori.

Tu non vuoi lasciar l'usanze
degli amori, e delle danze:
dimmi un poco la cagione
della tua tentazione?

Mi dirai: questi son spassi.
Così dunque il tempo passi,
con far sempre un Carnovale,
balli, e veglie, ed ogni male?

Che bel giuoco, e bello spasso
far le feste a Satanasso!
Non ti puoi tu ricreare
quanto vuoi, senza peccare?

Tu dirai: non v'è peccato.
V'è il periglio ad ogni lato:
vi sono spesso error leggieri
gravi ancor de' mal pensieri.

Arde l'esca appresso al fuoco,
né finisce in ballo, in giuoco;
qui si fa segreta mina
che poi scoppia in gran rovina.

Tu dirai: sono nostre usanze
far gli amori, e veglie, e danze.
Sono usanze pien d'errori,
con i Canoni e i Dottori.

Il Concilio Toletano,
con decreto sovrumano,
vieta i balli, che son peste
de' costumi, e delle feste.

Tu dirai: questa è la via
per trovar la compagnia:
balli, amori, suoni e canti
sono le fiere degli amanti.

Con quest'arte del Demonio
cerchi il santo Matrimonio?
O che buon preparamento
di peccati al Sagramento!

Sono abusi pien d'errori!
Non i bagli, né gli amori;
buone doti, e qualitadi
fan le nozze e i parentadi.

Da Dio vien la buona sorte,
buona moglie, e buon consorte:
e a chi più si porta bene
Dio la dona, e la mantiene.

Ma dov'entra un folle amore
entra spesso un gran furore;
e una sorte maledetta
degli error fa la vendetta.

Così mostra ogni sentenza,
e ragione, ed esperienza.
Segui dunque il buon consiglio:
fuggi i balli e ogni periglio.

Istruzioni in forma di Catechismo del 
Padre Pietro Maria Ferreri della 
Compagnia di Gesù. Venezia, 1759.

sabato 31 marzo 2012

BEATA MARIA BAOUARDY: IL PICCOLO NULLA




Un giorno, nostro Signore la inviò da una signora per dirle di disfarsi di un ve­stito da ballo che le costava mille franchi. Avendo la signora messo in ridicolo que­sta comunicazione, Maria, spinta da una forte ispirazione, le disse: «Eh! sì, Signo­ra, vi annuncio che la prossima volta che indosserete quest'abito morirete voi e il vostro bambino, bruciati».
Accadde proprio come Maria aveva predetto: il fuoco si attaccò al vestito della donna, poi all'appartamento dove abitava, infine fu bruciata lei ed anche il suo bambino che dormiva nella culla.

**


Un'altra volta, ad Alessandria, mentre Maria era sistemata presso una ricca si­gnora, sentì raccontare della squallida, estrema miseria di una famiglia i cui membri erano malati e che nessuno aiutava. Subito, la generosa fanciulla chiese di po­tersi congedare. La donna, molto urtata, la seguì fino alle scale e la colpì di basto­nate con una tale violenza, che Maria ne soffrì a lungo. Senza provare risentimen­to per questa violenza, Maria corse a stabilirsi nella sudicia camera occupata dalla povera famiglia. Il padre, la madre e i bambini giacevano nei letti infetti, che do­vette rinnovare. Notte e giorno, curò quegli infermi sfortunati con grande carità. Ar­rivò persino a mendicare per nutrirli e per vestirli. Infine, dopo quaranta giorni di questa eroica dedizione, ebbe la consolazione di vedere tutti i membri della fami­glia completamente ristabiliti.


***

Durante uno dei suoi viaggi, Maria incontrò una fanciulla, chiamata Rosalia, che aveva furtivamente lasciato la sua ricca famiglia per rimanere vergine e vivere povera per Gesù Cristo. Benché non si fossero mai viste prima d'allora, Maria e Rosalia si chiamarono per nome, e trascorsero una notte deliziosa a parlare di Ge­sù, il loro unico amore. Si raccontarono tutta la loro vita, promettendosi mutua­mente di custodire il segreto, per non essere scoperte e poter conservare il tesoro della verginità.

****

Fu nello stesso periodo che nostro Signore chiese a Maria di digiunare per un anno intero a pane ed acqua. La giovane non poteva decidersi a ciò finché non aves­se ottenuto il permesso del suo confessore, perché molto debole e obbligata a lavo­rare per guadagnarsi da vivere. Alcuni giorni passarono in queste esitazioni. Allo scopo di vincere la sua resistenza, Dio permise che il suo stomaco non ritenesse al­cun nutrimento; fece allora un tentativo di digiuno forzato, e siccome non trovò al­cun ostacolo nel farlo, si decise a sottomettere il caso a un venerabile sacerdote, che l'autorizzò a proseguire la sua penitenza. Così fece, durante tutto il corso dell'an­no, e la sua salute si mantenne florida.

*****
Ascoltiamo ancora la serva di Dio riferire ciò che segue:
«Per mostrarvi la mia ignoranza vi racconto di orribili pensieri che mi assaliro­no, durante uno dei miei viaggi per mare. Mi credevo colpevole di tutti questi pen­sieri, considerandoli veri crimini. Così quando sbarcai, il mio primo pensiero fu di correre presso un confessore. Mi accusai, come se davvero avessi commesso tutti i peccati il cui pensiero si era presentato mio malgrado nel mio spirito. Il sacerdote mi fece una lunga e pressante esortazione per incitarmi al pentimento. Prima di as­solvermi, mi chiese di promettere a Dio di correggermi. Gli risposi: Padre mio, mi è impossibile prometterglielo; volevo dire che non dipendeva da me il non avere più di questi pensieri. Convinto a causa della mia risposta, non solo dei miei crimini, ma anche della mia ostinazione, il ministro di Dio mi rimandò senza assolvermi, dopo avermi fatto le più terribili minacce. Io non sapevo più cosa fare; ero quasi di­sperata. Come sempre, implorai allora la mia buona Madre del Cielo. Sentii una vo­ce dirmi: Va in tale via, entra in tale casa, sarai illuminata e consolata. Mi alzai, e arrivai nel luogo indicatomi. Bussai, e una voce dolce come se venisse dal Cielo, mi rispose: Entra. lo entrai, e mi trovai davanti una donna che mi disse: avvicina­ti, Maria. Sei inconsolabile, ma ti sbagli, poiché tu non sei colpevole. Maria, avere i più orribili pensieri non è peccato; il peccato non esiste fino a quando l'anima non vi acconsente. Tu ti sei dunque espressa male. Và di nuovo da quel confessore, e digli le cose nel modo che ti dirò adesso. Passai la notte con quella persona che mi conosceva molto bene e parlammo tutto il tempo di Gesù e del Cielo. L'indo­mani, di buon mattino, ero già ai piedi dello stesso sacerdote. Gli spiegai le cose così come la persona sconosciuta mi aveva insegnato a fare, e il confessore, invece di rimproverarmi, mi incoraggiò. 

******
Ascoltate ancora cosa mi è successo quand'ero in mare e ammirate la potenza della fede, persino in una peccatrice. Una tempesta fu­riosa si era levata; dopo inutili sforzi per resistere ai venti e ai flutti, il capitano ave­va dichiarato che tutte le speranze erano perdute. I passeggeri si gettarono nelle barche di salvataggio, in mezzo ad una confusione indescrivibile. Il capitano li contò, mancava all'appello una persona. Scese subito nelle cabine, e arrivò alla mia. Ero coricata e dormivo profondamente. Mi svegliò gridando: Alzati, vestiti, e sali su di una barca, siamo perduti. Mi vestii alla meglio e salii sul ponte. Mi sen­tii ispirata a pregare, dopo avere rimproverato a tutti la loro mancanza di fede. In ginocchio con gli occhi rivolti al cielo, dissi, stendendo le braccia: Signore Gesù, tu che sei potente, calma il mare. O potenza della fede! Lo credereste? La tempe­sta cessò, le onde si calmarono, e noi fummo salvi. Ecco ciò che Dio ha fatto at­traverso una peccatrice come me, con un solo grido di fede. Ah! se noi avessimo la fede, una grande fede, otterremmo tutto da Dio».

Chissà quanti altri simili episodi la sua umiltà ha dovuto farle tacere. Quelli che noi abbiamo citato basteranno a convincere il lettore dell'ammirevole virtù di Maria.

da: Il piccolo nulla, cap. II

LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!