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lunedì 8 giugno 2015

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI Giovedì, 7 giugno 2012


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Roma, Giovedì, 7 giugno 2012


Cari fratelli e sorelle!
Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.



Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. 
E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. 
Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. 

In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. 

Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. 
In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare

Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. 
E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.



In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia
Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. 

L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.



A questo proposito, mi piace sottolineare l’esperienza che vivremo anche stasera insieme. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Il sacerdozio comune e quello ministeriale si trovano accomunati nel culto eucaristico. E’ un’esperienza molto bella e significativa, che abbiamo vissuto diverse volte nella Basilica di San Pietro, e anche nelle indimenticabili veglie con i giovani – ricordo ad esempio quelle di ColoniaLondraZagabriaMadrid. E’ evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all’incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso.

 Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. 
Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. 
Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. 

E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17).



Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. 

E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. 

La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito
Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). 

Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22). Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita.



Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni
Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. 

Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. 

Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso. 

Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo. Amen. 

AMDG et BVM

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 17 giugno 2014

ADORA


12 giugno 2011 – L’amore e l’adorazione in abbondanza vi rendono più forti e più calmi

Mia diletta figlia, le grazie ricevute dai Miei figli nell’Adorazione Eucaristica sono potenti. Esse non solo vi daranno le grazie per far fronte alle sofferenze della vita, ma vi rendono più forti nel vostro amore per Me, il vostro devoto e leale Salvatore.
L’amore che si riversa sulle anime durante l’Adorazione è dato in abbondanza. Le anime sentono quest’ondata delle Mie grazie in tanti modi diversi. Il primo dono è la pace nella vostra anima. Sentirete ciò immediatamente dopo aver completato il vostro tempo in stretta unione con Me.
Così molti dei Miei figli si stanno negando i tanti doni che Io offro per l’Adorazione, nella quale trascorrete un’ora del vostro tempo dinanzi alla Mia presenza sull’altare. Sebbene i Cattolici siano consapevoli del potere dell’Eucaristia, molti non riconoscono l’importanza di questo fondamentale momento con Me, in contemplazione. Essi semplicemente ignorano questo dono. Si annoiano a trascorrere quest’ulteriore tempo con Me.
Oh, se solo voi sapeste quanto questo li renderebbe forti. Le loro paure e preoccupazioni sparirebbero se soltanto essi Mi tenessero compagnia in una tranquilla riflessione intima.  Se i Miei figli potessero vedere la luce che avvolge le loro anime durante questa speciale Ora Sacra si stupirebbero.
Bambini, è durante quest’ora che vi avvicinate moltissimo a Me. E’ qui che la vostra voce, le vostre suppliche, le vostre promesse di amore per Me saranno ascoltate. Molte grazie meravigliose sono date a voi bambini in questo momento, quindi per favore non ignorate le Mie richieste di trascorrere questo tempo in Mia compagnia.
La ricompensa vi renderà liberi dalle preoccupazioni.
La ricompensa vi renderà liberi dalle preoccupazioni, leggeri di mente, cuore ed anima e più calmi in voi stessi. Quando Mi ricevete durante l’Eucaristia io riempio la vostra anima. Ma quando venite a Me in adorazione Io vi avvolgerò a tal punto che le chiuse del Mio amore misericordioso satureranno la vostra mente, il corpo e l’anima. Sentirete una forza che produrrà una serena fiducia che non potrete ignorare.
Venite a Me ora, bambini. Ho bisogno della vostra compagnia. Ho bisogno che parliate con Me quando la Mia presenza Divina è più forte. Io vi amo e voglio riversare tutte le Mie grazie su di voi, in modo che voi possiate infondere le vostre anime con il Mio Sacro Cuore.
Il tuo amato Salvatore
Gesù Cristo
AMDG et BVM

venerdì 19 luglio 2013

lunedì 17 giugno 2013

... Eucaristia, Sacramento nel quale il Signore rimane presente anche al di là del tempo della celebrazione, per stare sempre con noi, lungo il trascorrere delle ore e delle giornate

La festa del Corpus Domini è un grande atto di culto pubblico dell’Eucaristia, Sacramento nel quale il Signore rimane presente anche al di là del tempo della celebrazione, per stare sempre con noi, lungo il trascorrere delle ore e delle giornate

ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 10 giugno 2012

Cari fratelli e sorelle!

Oggi, in Italia e in molti altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, cioè la festa solenne del Corpo e Sangue del Signore, l’Eucaristia. È tradizione sempre viva, in questo giorno, tenere solenni processioni con il Santissimo Sacramento, per le strade e nelle piazze. A Roma questa processione si è già svolta a livello diocesano giovedì scorso, giorno preciso di questa ricorrenza, che ogni anno rinnova nei cristiani la gioia e la gratitudine per la presenza eucaristica di Gesù in mezzo a noi.

La festa del Corpus Domini è un grande atto di culto pubblico dell’Eucaristia, Sacramento nel quale il Signore rimane presente anche al di là del tempo della celebrazione, per stare sempre con noi, lungo il trascorrere delle ore e delle giornate.


Già san Giustino, che ci ha lasciato una delle testimonianze più antiche sulla liturgia eucaristica, afferma che, dopo la distribuzione della comunione ai presenti, il pane consacrato veniva portato dai diaconi anche agli assenti (cfr Apologia, 1, 65). Perciò nelle chiese il luogo più sacro è proprio quello in cui si custodisce l’Eucaristia. Non posso a questo proposito non pensare con commozione alle numerose chiese che sono state gravemente danneggiate dal recente terremoto in Emilia Romagna, al fatto che anche il Corpo eucaristico di Cristo, nel tabernacolo, è rimasto in alcuni casi sotto le macerie. Con affetto prego per le comunità, che con i loro sacerdoti devono riunirsi per la Santa Messa all’aperto o in grandi tende; le ringrazio per la loro testimonianza e per quanto stanno facendo a favore dell’intera popolazione. È una situazione che fa risaltare ancora di più l’importanza di essere uniti nel nome del Signore, e la forza che viene dal Pane eucaristico, chiamato anche «pane dei pellegrini». Dalla condivisione di questo Pane nasce e si rinnova la capacità di condividere anche la vita e i beni, di portare i pesi gli uni degli altri, di essere ospitali e accoglienti.

La solennità del Corpo e Sangue del Signore ci ripropone anche il valore dell’adorazione eucaristica. Il Servo di Dio Paolo VI ricordava che la Chiesa cattolica professa il culto dell’Eucaristia «non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla cristiana»(Enc. Mysterium fidei, 57).

La preghiera di adorazione si può compiere sia personalmente, sostando in raccoglimento davanti al tabernacolo, sia in forma comunitaria, anche con salmi e canti, ma sempre privilegiando il silenzio, in cui ascoltare interiormente il Signore vivo e presente nel Sacramento. La Vergine Maria è maestra anche di questa preghiera, perché nessuno più e meglio di lei ha saputo contemplare Gesù con sguardo di fede e accogliere nel cuore le intime risonanze della sua presenza umana e divina. Per sua intercessione si diffonda e cresca in ogni comunità ecclesiale un’autentica e profonda fede nel Mistero eucaristico.

Fonte:  http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2012/documents/hf_ben-xvi_ang_20120610_it.html

mercoledì 21 marzo 2012

Tutti i cristiani oggi hanno altro da fare che stare davanti al Dio fatto Uomo per amore e crocifisso per noi; tutti, compresi preti, suore e Vescovi. Tante chiese si aprono solo per la Messa, per circa un’ora; finita la quale, una immancabile voce solerte a chiudere, lo ricorda chiaramente ai pochi fedeli che ancora si attardano tra i banchi: “E’ ora di chiudere!”.




"Tornare a fare ore di Adorazione" Riflessioni di p. Tagliareni sulla fede ai nostri giorni

Se è bello vedere che alcuni nostri Vescovi esprimono solidarietà e comprensione delle dolorose situazioni familiari e sociali che la crisi in atto determina, ci sembra che le loro espressioni lascino il tempo che trovano. Qualche piccolo aiuto della Caritas non risolve nulla. Così i micro-crediti. Se manca il lavoro e aumentano le tasse, come si sostiene la situazione? Le raccomandazioni di incontrarsi tra le parti sociali e quindi di dialogare, più che fare scioperi e danneggiamenti vari, potrebbero stare meglio sulla bocca di Giorgio Napolitano, che non in quella dei Pastori della Chiesa. 

Non dovrebbero forse questi santi Ministri di Dio darci il senso religioso delle amare vicende che stiamo vivendo tutti? Non dovrebbero forse farci alzare lo sguardo implorante misericordia all’Unico che può salvare tutto: lavoro, economia e società? Sembra invece, che essi non riescano a sollevarsi dal piano puramente socio-politico e orizzontale, quasi abbiano timore di fare alzare gli occhi a politici, imprenditori e lavoratori. Chi di questi infatti, lo fa più? Quanti di questi ormai si ricordano di essere alla mercé del Nemico del bene, perché bestemmiano e non pregano più, non onorano il giorno festivo, non rispettano il matrimonio né la proprietà, non parlano con verità, non mantengono la parola data, fanno continui sprechi e lussi, non rispettano il patrimonio, non lavorano onestamente, non danno buoni esempi ai figli, si drogano di calcio e televisione, sono insensibili ai bisogni dei più miseri, etc. Divorzi, pedofilia, pornografia, omosessualità, traffici illeciti … fanno il Boom! E il caos e il malessere aumenta.

I Vescovi non si chiedono come mai in cinquant’anni le proporzioni dei frequentatori della Messa domenicale si sono invertite: ieri 85 % praticanti; 15 % non praticanti (1961); oggi: 15 % vanno in chiesa la domenica in Italia; 85 % no. Cosa ha fatto uscire in massa i fedeli dalla chiesa? Questa è la domanda cruciale, che non dovrebbe dare requie a nessun Pastore amante del gregge di Cristo.

Noi una risposta l’abbiamo. Crediamo che nelle chiese, in troppe chiese si è spento il fuoco: sono fredde. Si è spento il fuoco dell’amore a Gesù. Si è spenta la luce della fede. Tutti vogliono più benessere e soldi, più tempo per divertirsi e telefonini, più tempo per sé che per Dio. Per questo le chiese sono rimaste desolate. In molte ore del giorno e della notte non c’è nessuno dentro a tenere acceso il fuoco del fervore e dell’amore verso quell’unico che può risolvere tutti i problemi: Gesù-Dio fatto uomo, vivo nel Sacramento dell’Eucaristia, presente in tutti i tabernacoli del mondo. In compenso, pub e discoteche, pizzerie e bar, stadi di calcio e sale Bingo fanno il pieno.
Oltre un terzo degli italiani gioca almeno una volta la settimana (Lotto, Gratta e vinci, Totocalcio, etc.); quelli che vanno regolarmente da maghi e fattucchiere sono il 20 % degli italiani (più di quelli che frequentano la chiesa la domenica!). Il Governo Monti sta cercando di eliminare la Festa domenicale, aprendo i negozi 24 ore su 24 …

Tutti i cristiani oggi hanno altro da fare che stare davanti al Dio fatto Uomo per amore e crocifisso per noi; tutti, compresi preti, suore e Vescovi. Tante chiese si aprono solo per la Messa, per circa un’ora; finita la quale, una immancabile voce solerte a chiudere, lo ricorda chiaramente ai pochi fedeli che ancora si attardano tra i banchi: “E’ ora di chiudere!”.

Ci risuona alle orecchie il lamento di Cristo: “Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). Questo vogliamo dire come un pungolo ai fedeli.

Proposta:
Fare ore di adorazione in ogni chiesa, perché qualcuno ritorni ad accendere il fuoco del fervore e dell’amore verso Gesù e verso il prossimo.

Padre Giuseppe Tagliareni

tratto da Opera della Consolazione
LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

sabato 4 giugno 2011

E' SABATO: GIORNO DI MARIA SS.MA




 ...E perciò preghiamo per i Sacerdoti della Santa Chiesa.
Essi hanno ricevuto un potere che li rende simili alla nostra Mamma Celeste.

    Nella celebrazione della santa Messa, anch'essi generano Gesù.
Cristo si fa realmente presente nell'Ostia consacrata per mezzo della loro parola; presente con il suo corpo, con il suo sangue, con la sua anima, con la sua divinità.

 Senza Sacerdoti non c'è presenza eucaristica.
Certo la venuta di Gesù avviene sempre nel mistero. La candida apparenza del pane nasconde la sua Divinità. Ma come a Betlemme così ora il Figlio di Dio E' realmente presente.

C'è però chi dubita, e fa dubitare.

E così si propaga l'indifferenza verso il Sacramento Eucaristico, si spegne l'adorazione e la preghiera, aumentano i sacrilegi di chi vi si accosta in stato di peccato mortale.

E molti celebrano e non ci credono più, fino a negare la presenza reale di Gesù, o a limitarla al solo momento della santa Messa, oppure riducendola a presenza solo spirituale e simbolica.
Ma la dottrina insegnata dal Magistero e dal Papa non è cambiata.

Ecco perché occorre pregare molto per i Sacri Ministri. Nella Chiesa quasi si sta spegnendo il profumo della adorazione e del santo Sacrificio. E quell'abominio della desolazione, che è già entrato nel Tempio santo di Dio, giunge quasi al culmine.

Se Gesù, come a Betlemme, in verità, rinasce di nuovo sulla pietra dell'altare, dove è generato dai suoi Sacerdoti, occorre adorarLo  con Maria, ricolmarLo di amore con Lei, con la Vergine consolarLo e ringraziarLo, con Lei riparare per le offese, il gelo e la grande indifferenza e irriverenza di cui è circondato.

Con i santi Pastori e i santi Re Magi difendiamo Gesù con la nostra vita, pronti a donare per Lui il nostro sangue.

E COSI' Gesù tornerà a illuminare questo mondo che vuole salvo col suo amore misericordioso.

"Cuore Immacolato di Maria, Madre e Regina dei tuoi Sacerdoti e delle Famiglie a Te consacrate, prega per noi".

AMDG et BVM.