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lunedì 5 ottobre 2015

« Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?».

Varsavia, I.VIII.1925 
L'INGRESSO IN CONVENTO.



Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia
della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la prima volta la
voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma
non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi
chiarisse queste cose. Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai
genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei
genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non rivolgendo
alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia  non
trovasse soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per
me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi.

Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l'anima mi
rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento
nella mia anima. Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie
sorelle. Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a
provare intimi tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi
improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle
vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto
tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi
ingannerai?». All'istante si spense l'allegro suono della musica;
scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo
soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare
per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me. 

Poco dopo
abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella
cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano
poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi
prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore
che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste
parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in
convento ». Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose
indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era
avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un
solo vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno e
vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che
fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno? E dissi
alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ».


Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla
città in un villaggio, dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte.
Feci così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto. Il giorno
dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa che
mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse
ancora Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra.
Durante una di queste, mi sentii dire: « Va' da questo sacerdote e
spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare »

Terminata la S. Messa, 
entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era accaduto
nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento.
In un primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi
raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio avrebbe continuato a
provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti manderò da una pia signora,
presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un
convento ». Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con
grande affabilità. In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a
qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto.14 

Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non
lasciarmi sola ». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne
incontro la Madre Superiora, l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo
un breve colloquio mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli
se mi accoglieva. Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù.
Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa,
sei disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te
con tale domanda». Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei
nel Mio Cuore ». Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi
chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ». « Si », le
risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu
così ch'io venni ammessa in convento. 

Per varie ragioni tuttavia dovetti
rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora.
A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare
contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò
ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava,
per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della
vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi
altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che
nulla avrebbe potuto colmarlo. 

Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui. 
Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò
l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più
profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza. Compresi
quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i
vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio /4
voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità
con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta
dove m'incontravo sempre con Gesù. 

Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta 
del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia
della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di
essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la
preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui
era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose
che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più
stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non
era questa la volotità di Dio. 

Tuttavia quel pensiero, cioè quella tentazione si 
consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di
parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento.
Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere
alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina
e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni
nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che
non riuscii a comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di
rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S.
Messa e comunicarle la decisione presa. 

Andai verso la cella; le suore
erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta,
nella cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a
pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio,
come in un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse
dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il
gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era
consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera
Dopo un momento,
nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto
addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla
coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare,
domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù
rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo
ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato
per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la
decisione che avevo presa. 

Il giorno dopo ci fu la nostra confessione.
Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore
mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere
in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro
ordine. Da quel momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo
dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre
due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel
tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù
mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi

dovevo pregare. 

Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un
momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una
folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande
fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare.
Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode
non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il
loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro
maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che
visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del
Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con
loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla
porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse:
« La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ». 
Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.

***

ATTO DI AFFIDAMENTO 
DELLE SORTI DEL MONDO 
ALLA DIVINA MISERICORDIA

Dio, Padre misericordioso,
che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.
ChìnaTi su di noi peccatori,
risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male,
fa che tutti gli abitanti della terra
sperimentino la tua misericordia,
affinché in Te, Dio Uno e Trino,
trovino sempre la fonte della speranza.
Eterno Padre, per la dolorosa Passione
e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero! Amen.
B. Papa Giovanni Paolo II

"Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l'innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta" (Diario, 1732).





AVE MARIA!

venerdì 21 giugno 2013

È un “cataclisma”, un “terremoto”... ma nessuno piange, si fa finta di niente.



NON PIANGE PIU' NESSUNO


Editoriale di Radicati nella fede, foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (dove si celebra la messa tradizionale)
anno VI - GIUGNO 2013 n. 6

- impaginazione e neretti sono nostri -



Se non ci sono più preti non piange quasi più nessuno. È questa la triste constatazione che ci tocca fare.

Assistiamo alla più grande crisi sacerdotale della storia della Chiesa, intere terre in Europa sono ormai senza sacerdote e tutto tace. Non sentirete nemmeno un vescovo gridare all'allarme, piangere con i suoi fedeli, domandare a tutti una grande preghiera per le vocazioni sacerdotali; intimare un digiuno e una grande supplica perché il Signore abbia pietà del suo popolo.

Sentirete, questo sì, vescovi e responsabili di curia descrivere i numeri di questo calo vertiginoso di presenza dei preti nella Chiesa, li sentirete elencare i dati pacatamente, troppo pacatamente, in modo distaccato, come se fosse una situazione da accettare così com'è, anzi la chance per una nuova Chiesa più di popolo.

Nella nostra terra italiana, terra di antica cristianità, assisteremo in questi prossimi anni alla scomparsa delle parrocchie, allo stravolgimento, impensabile fino a qualche anno fa, della struttura più semplice del Cattolicesimo, di quella trama di comunità parrocchiali dove la vita cristiana era naturale per tutti... ma l'assoluta maggioranza dei cattolici impegnati farà finta di niente, perché i pastori hanno già fatto così.


È un “cataclisma”, un “terremoto”... ma nessuno piange, si fa finta di niente.
Si fa finta di niente, perché bisogna che la favola della primavera del Concilio continui. Ci si sottrae a qualsiasi verifica storica, si nega l'evidenza di una crisi senza precedenti.

E si prepara un futuro che ci sembra poco cattolico.

Sì, perché si parla di “ristrutturare” l'assetto delle comunità cristiane, di fare spazio ai laici (come se in questi anni non ne avessero avuto a sufficienza), si inventa un nuovo genere di fedeli cristiani che diventeranno gli addetti delle parrocchie, che di fatto sostituiranno i preti. 
Fedeli laici “clericalizzati”, un nuovo genere di preti che terranno le chiese... e nell'attesa di una qualche messa predicheranno loro, come cristiani adulti, il Verbo di verità...

 ...ma nessuno piange, nessuno prega gridando a Dio.

Forse non gridano perché da anni qualcuno ha preparato questo terremoto nella Chiesa.

Hanno svilito il sacerdozio cattolico, trasformando i preti da uomini di Dio ad operatori sociali delle comunità. 
Hanno ridotto loro il breviario e la preghiera, gli hanno imposto un abito secolare per essere come tutti, gli hanno detto di aggiornarsi perché il mondo andava avanti... e gli hanno detto di non esagerare la propria importanza, ma di condividere il proprio compito con i fedeli, con tutti.

E come colpo di grazia gli hanno dato una messa che è diventata la prova generale del cataclisma nella Chiesa: non più preghiera profonda, non più adorazione di Dio presente, non più unione intima al sacrificio propiziatorio di Cristo in Croce, ma cena santa della comunità. Tutta incentrata sull'uomo e non su Dio, tutta un parlare estenuante per fare catechesi e comunità. Una messa che è tutto un andirivieni di laici sull'altare, prova generale di quell'andirivieni di signori e signore che saranno le nostre ex parrocchie senza prete.

E con la messa “mondana”, hanno inculcato la dottrina del sacerdozio universale dei fedeli... stravolgendone il significato. I battezzati sono un popolo sacerdotale in quanto devono offrire se stessi in sacrificio, in unione con Cristo crocifisso, offrire tutta la loro vita con Gesù. 
I fedeli devono santificarsi: questo è il sacerdozio universale dei battezzati. 
Ma i fedeli non partecipano al sacerdozio ordinato che è di altra natura, che conforma a Cristo sacerdote. 
E’ attraverso il sacramento dell’Ordine che Cristo si rende presente nella grazia dei sacramenti. Se non ci fossero più preti sarebbero finite sia la Chiesa che la grazia dei sacramenti.

Martin Lutero e il Protestantesimo fecero proprio così: distrussero il sacerdozio cattolico dicendo che tutti sono sacerdoti: sottolineando appunto il sacerdozio universale, il laicato. 

Nella pratica della ristrutturazione delle parrocchie forse si finirà così: diverso sarebbe stato affrontare questa crisi con nel cuore e nella mente un'alta stima del sacramento dell'ordine, sapendo che il prete è uno dei doni più grandi per la Chiesa e per il popolo tutto; ma così non è: si affronterà questa crisi dopo anni di protestantizzazione e di relativizzazione del compito dei preti. 

Si affronterà questa crisi dopo anni di confusione totale nella vita del clero; dopo anni di disabitudine alla messa quotidiana e alla dottrina cattolica: così i fedeli faranno senza il prete, anzi già fanno senza. E quando un prete arriverà, non sapranno più che farsene, abituati a credere che il Signore li salva senza di loro e i loro sacramenti.

A noi sembra ingiusto far finta di niente.

Per questo chiediamo ai nostri fedeli di pregare con forza perché il Signore torni a concedere, come un tempo, tanti sacerdoti alla sua Chiesa.

Cari fedeli, in questo mese di giugno, che è il mese delle sacre ordinazioni, abbiamo il coraggio di chiedere, anche con le lacrime, questa grazia al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria.

E teniamo come dono preziosissimo la Messa di sempre, la Messa della tradizione, che sola saprà dare nuovi preti alla Chiesa di Dio.

Andate...Predicate...Battezzate...

venerdì 12 aprile 2013

PRIVILEGI DELLA VITA RELIGIOSA


 PRIVILEGI DELLA VITA RELIGIOSA. 


Gesù Cristo, quando l'apostolo Pietro Gli domandò che cosa avrebbe dato di particolare a loro che avevano tutto abbandonato per seguire Lui, gli rispose che nel giorno della rigenerazione li avrebbe fatti sedere su dodici troni e li avrebbe fatti giudici delle dodici tribù d'Israele. E, soggiunse, chiunque lascerà la casa, la parentela, i beni per amor mio, riceverà cento volte più di quello che ha lasciato, e insieme la vita eterna (MATTH. XIX, 27-29). Ecco il privilegio concesso a quelli che professano la vita religiosa! 

A ­loro più particolarmente convengono quegli elogi di S. Pietro: «Voi siete una casta privilegiata, un sacerdozio reale, una gente santa, un popolo scelto, affinché proclamiate le virtù di colui che dalle te­nebre vi ha chiamati all'ammirabile sua luce» (1 PETR. II, 9).



La vocazione alla vita religiosa è grazia insigne, rara e specialissima... 

Le anime consacrate a Dio in un ordine religioso sono la porzione più nobile, più onorevole, più pura della Chiesa di Gesù Cristo; ne formano il più vago ornamento... Stanno più che tutte le altre vicino a Dio... Costituiscono il corteo e, direi, la corona dell'Altissimo. Seguono l'Agnello dovunque vada... Avranno in cielo un seggio più elevato, un luogo distinto... Hanno più meriti per essere esaudite in quello che domandano... Sono parafulmini che arrestano i colpi della giustizia di Dio; sono altri Mosè che s'interpongono tra la collera di Dio e i delitti dei popoli; placano il cielo e salvano la terra. Ah! Dio non ha trattato così tutte le anime (Psalm. CXL VII, 20)


Voi ben potete, o anime privile­giate, dire con la Sposa dei Cantici
«La voce del mio diletto che bussa alla porta, dice: Aprimi, mia sorella, mia amica, mia colomba, mia immacolata» (Cant. V, 2). Mia sorella per la creazione e l'incarnazione, mia amica e mia sposa per la fede e per i voti, mia colomba per il battesimo e la rigenerazione, mia immacolata per la carità.

IMMACOLATA MIA
MIO TUTTO!

sabato 19 gennaio 2013

Racconto Mariano (2)



2. *
Un giovane nobile viaggiando per mare si pose a leggere un libro osceno, a cui portava molto affetto. Un religioso gli disse: Orsù, donaresti una cosa alla Madonna? Rispose di sì. Or via, quello soggiunse, vorrei che per amor della S. Vergine lacerassi cotesto libro e lo buttassi in mare. Eccolo, Padre, disse il giovane. No, voglio che voi stesso fate questo dono a Maria. Lo fece, e la Madre di Dio appena ch'egli ritornò in Genova sua patria, gl'infiammò il cuore in tal modo che si andò a far religioso (Ann. Mar. 1605).



* Esempio 2. -AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 2, cap. 7. Bologna, 1681, II, pag. 131. - IO. NADASI, Annales Mariani Societatis Iesu, Romae, 1658: n. 404, anno 1605, pag. 225-227. Quel giovine, nobile Genovese, si fece Carmelitano.

IMMACOLATA MIA, MIO TUTTO