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venerdì 13 febbraio 2015

La verità non è data da un uomo o da un gruppo di uomini, ma è rivelata da Dio nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, definita dalla Chiesa nel corso della storia.

Una utile bussola nelle tenebre odierne



Un giorno un mio amico, piuttosto rozzo ma cattolico sincero, sentenziò, in riferimento a un prete che era stato sorpreso a rubare e all’attuale crisi della Chiesa: “meglio ladro che eretico”.

Aveva ragione: il ladro ruba al corpo e al portafoglio, l’eretico ruba l’anima e la salvezza eterna.
Meglio ladro che eretico. Perché dico questo? Per difendere i ladri? No, ovviamente, ma per ristabilire la gerarchia del male.

Un noto teologo odierno (uno dei rari casi di teologi buoni) a sua volta diceva (sempre in riferimento a preti peccatori): “meglio erotico che eretico”. E a ragione. Non perché si voglia giustificare i preti che cadono nel peccato grave al VI comandamento, ma per la stessa ragione suddetta. Per ristabilire l’ordine gerarchico del male.
Non so se per un prete sia peggio essere ladro o cadere nel peccato di impurità (a meno che non sia di omosessualismo: in questo caso non vi possono essere dubbi): ma so per certo, per certissimo, che il peccato più grave in assoluto che si possa commettere, specie per uomo di Dio, è l’eresia, che uccide l’anima e la Verità e prepara l’inferno. È anche vero che spesso le due cose sono legate, perché è indubbio che il disordine nel corpo si traduce inevitabilmente in un disordine anche mentale. È la temperanza che salvaguardia la dottrina.
Occorre ricordare e sottolineare senza stancarsi che in questi giorni si sta combattendo una guerra decisiva, anche all’interno della Chiesa, fra la Verità e l’eresia. E ognuno deve pensare bene da che parte schierarsi.

La verità non è data da un uomo o da un gruppo di uomini, ma è rivelata da Dio nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, definita dalla Chiesa nel corso della storia. Le verità certe, oltre a quelle rivelate nei testi biblici, sono quelle dichiarate dogmatiche dalla Chiesa e quelle insegnate da tutti i Papi, i santi, i Padri, i Dottori e i fedeli teologi in tutti i tempi. Il loro insieme si chiama appunto Magistero Universale della Chiesa (MUC). Al MUC tuttavia si antepone la Tradizione stessa della Chiesa, ossia l’insieme delle credenze e degli insegnamenti non ufficialmente definiti ma universalmente creduti, accettati e insegnati da sempre.

Chiunque tenti di modificare o “aggiornare” la Sacra Scrittura, i dogmi, il MUC e  la Tradizione, si mette in cammino verso l’eresia.

Ogni ecclesiastico, compresi i cardinali, compreso il Papa stesso, non sono la verità né la istituiscono. E neanche la gestiscono. Essi ne sono solo i servi, i custodi di essa, e non possono né modificarla secondo i gusti e le esigenze, né ignorarla o tradirla. La Verità, infatti, è rivelata ed è un’altra Persona: è la Persona stessa del Logos incarnato, che ha detto di Sé: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”.

Pietro è il suo servo e ha come dovere specifico quello di conservare il Depositum Fidei e pascere le pecore del Buon Pastore. Pascere, come? Semplice: nella Verità immutabile, che è il campo del Buon Pastore.

Così come anche gli apostoli sono i suoi servi, che devono obbedire a Pietro, e noi tutti dobbiamo seguire Pietro e gli apostoli in tutto e per tutto. Fino a quando e nella misura in cui essi servono la Verità: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (Atti 5,29).

Certamente siamo consapevoli che con queste affermazioni si scherza col fuoco, nel senso che spesso sono state utilizzate proprio dagli eretici e dai nemici della Verità per seminare l’errore nella Chiesa e allontanarsi dall’obbedienza a Pietro. È una lama sottile, indubbiamente: da un lato la necessità dell’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche, dall’altro la ancor più fondamentale necessità della fedeltà a Chi tali gerarchie ha voluto e istituito.

Oggi tale lama ha raggiunto una sottigliezza spaventosa, ed è facilissimo “tagliarsi” e farsi male. Un principio sano di comportamento esiste, tuttavia: ciò che è scritto nella Bibbia, ciò che è stato definito dogmaticamente, ciò che è parte integrante del MUC e ciò che da sempre è stato insegnato dalla Tradizione, non può essere non seguito e non può essere né adattato né modificato da chicchessia. Quando ci si trovi dinanzi a ecclesiastici che contraddicono anche una sola virgola di tutto questo, allora non vi può essere dubbio: l’obbedienza la si deve alla Verità e alla Chiesa di sempre, non a questi ecclesiastici. Chiunque essi siano.

Per fare due esempi concreti. Oggi la gerarchia ecclesiastica favorisce il trapiantismo. È un tema delicatissimo, che naviga fra la necessaria carità verso il prossimo sofferente e il pericolo di devastanti derive scientiste e materialiste, pericolo forse poco riflettuto e avvistato dalla gerarchia odierna. Eppure, su tale campo è lecito discutere, perché effettivamente non esiste un MUC e una tradizione sul tema, per l’ovvia ragione che solo da qualche decennio si pone il problema e quindi la dottrina a riguardo è in via di definizione. Su un argomento come questo, è lecito sia divergere che acconsentire agli insegnamento del clero attuale.

Altro esempio: il valore sacramentale del matrimonio, che impone l’indissolubilità pena il peccato mortale per chi ne viene meno – eccetto i casi di nullità definita dalla Sacra Rota – e quindi l’esclusione dai sacramenti.
Su questo tema non v’è nulla da togliere né da aggiungere. È sentenziato nel Vangelo, è insegnato chiaramente sempre dal MUC e dalla Tradizione.

Pertanto, chiunque lo mette in dubbio o tenta di modificarne i confini per adattarsi alle esigenze odierne, si pone in marcia verso l’eresia e non può essere più seguito pena la complicità nel peccato orrendo dell’eresia, appunto.
Ecco perché questi sono i giorni della scelta, per ognuno di noi, per ogni fedele. Una scelta drammatica ma inevitabile e di vitale importanza. Per la Chiesa stessa e per la salvezza delle anime.

Preghiamo e lottiamo insieme perché Pietro, gli apostoli e tutti i battezzati vivano e predichino sempre la Verità. Fedeli alla Tradizione e al Magistero Universale della Chiesa.

Questi sono i giorni della scelta. Chi scrive è con la Tradizione di venti secoli di Storia, Dottrina e prassi della Chiesa Cattolica, è con quanto insegnato da sempre da tutti i Papi, tutti i Padri, tutti i Dottori, tutti i Santi, tutti i teologi fedeli alla Tradizione. E invita tutti a seguire la via della Verità incarnata, immutabile perché perfetta, e fonte unica della salvezza eterna.

Così si va contro corrente? Ebbene, questa è un’altra delle croci dei cattolici odierni, forse la meno celebrata eppure la più dolorosa: quello di andare contro gli uomini di Chiesa per amore della Chiesa. È, come dire, per usare proprio il loro linguaggio, “un segno dei tempi”: i laici che devono ricordare agli ecclesiastici quella Verità a cui essi in gioventù hanno offerto la loro esistenza. E lo devono fare contro tutti e contro tutto, soggetti allo scherno come alle minacce, alle denunce come alle calunnie, al costo di sentirsi guardare come dei soggetti pericolosi o strambi, a costo della propria serenità personale, delle amicizie e anche dei posti di lavoro.

Ma questa è la nostra croce oggi: e dobbiamo portarla con coraggio e onore. Un amico morto da qualche giorno ce lo ha insegnato a tutti come si fa. Egli ora è nella pace eterna ed è ricordato come maestro. Tutti coloro che lo hanno deriso, inviso e calunniato, e continuano a farlo in maniera più educata e sottile anche dopo la sua morte, un giorno dovranno rispondere di aver scelto di seguire la corrente dei vincitori odierni.

Scegliamo la Croce come unica via che porta a Cristo. E vivere nella Verità, in nome della Carità reale, è sicuramente oggi il prezzo della Croce per la conquista del Paradiso.

Nella Sua destra la legge infuocata,
Attorno a Lei la milizia dei Santi.
Gli ordini di Dio nei suoi occhi
E i princìpi di giustizia nel suo cuore.

MassimoViglione

giovedì 5 luglio 2012

VERITAS DOMINI MANET IN AETERNUM!



L'ESPERIMENTO DI MICHELSON-MORLEY


L’Etere luminifero è
l’ipotetico mezzo
attraverso il quale si
pensava fino al XIX secolo
si propagassero le onde
elettromagnetiche


L’ipotesi è che la Terra muovendosi nello spazio con una velocità
v (=30 Km/s), provochi un vento d'etere con la stessa velocità v
ma in verso contrario. Se si considera un raggio di luce che
faccia un percorso O‐M1‐O nella direzione del moto della Terra,
esso impiegherà un dato tempo t1 diverso dal tempo t2 necessario
ad un raggio di luce per percorrere una ugual distanza O‐M2‐O in
direzione perpendicolare al moto della Terra; pur essendo uguale
la distanza percorsa, la luce si troverebbe a viaggiare nei due casi
con venti d'etere diversi e quindi anche i due tempi t1 e t2
dovrebbero essere diversi fra loro.
Se l'etere esistesse, allora un osservatore sulla terra in movimento
attraverso l'etere dovrebbe notare un "vento d'etere". Un
dispositivo sperimentale avente la sensibilita' per misurare il
moto della Terra attraverso questo ipotizzato etere cosmico fu
messo a punto da Michelson nel 1881 e perfezionato
successivamente da Michelson e Morley nel 1887. Il risultato
dell'esperimento fu che NESSUN MOTO ATTRAVERSO
L'ETERE VENIVA RILEVATO.
Di che si tratta:
sinteticamente, di far
andare un raggio di
luce da un punto O ad
un punto M1, farlo
riflettere in M1 e
tornare in O. Lo
"stesso" raggio viene
anche inviato in
direzione
perpendicolare al
segmento OM1, lungo
un braccio OM2 di
identica lunghezza OM1 = OM2 = L1 = L2, e si cerca di vedere
dopo la riflessione in M1 e in M2 se i due raggi di luce ritornano
contemporaneamente in O, oppure no. Vengono utilizzate, allo
scopo di evidenziare eventuali ritardi di un raggio sull'altro,
tecniche di interferenza, e per questo lo strumento è detto:
interferometro di Michelson-Morley.


Michelson infatti effettuò due importanti esperimenti finalizzati a
provare l’esistenza dell’etere (mezzo di propagazione delle onde
luminose ed elettromagnetiche). Supponendo infatti che la Terra
gravitasse intorno al Sole a una velocità di 30 km al secondo e
ammettendo l’esistenza dell’etere, si sarebbe evidenziata una
modifica delle frange di un interferometro. Il primo esperimento,
effettuato nel 1887 assieme a Morley, doveva permettere di
misurare la velocità della luce sia a favore di “vento di etere” che
contro: l’esperimento non mostrò alcuna differenza. Dinanzi a
tale risultato due erano le risposte possibili:
1) L'etere non esiste
2) .. oppure non si registra vento d'etere perché la Terra è ferma,
o quasi.


Jean Becquerel, nel suo libro sulla relatività (del 1922),
commentando tale esperimento, afferma: «Non si è mai ottenuto,
nell'esperimento di Michelson, nessuno spostamento delle frange
in nessuna epoca dell'anno. Tutto appare come se la Terra fosse
immobile. Il disaccordo tra l'esperimento e la teoria è brutale!».
L'esito negativo dell'esperimento di Michelson venne
ufficialmente messo in relazione alla teoria della relatività
ristretta (di Einstein), mentre l'ipotesi alternativa, cioè che la
Terra fosse ferma , non venne assolutamente presa in
considerazione. La teoria copernicana (accettata da Galileo in poi
ed in contraddizione con la realtà sensibile), non poteva e non
doveva essere messa in discussione dalla scienza ufficiale,
soprattutto dopo la travagliata scelta del 1600, quando oltre ogni
ragione, e senza alcune prove, si cercò di dimostrare la fisicità
dell'ipotesi eliocentrica.


La spiegazione più semplice, cioè che la Terra fosse ferma,
secondo J.A.Coleman (presidente dell'allora dipartimento di
fisica dell'American International College di Springfield –
Massachussets) fu respinta non per ragioni scientifiche ma per
motivi filosofici: “tale idea non fu presa sul serio, perché allora
avrebbe significato che la nostra Terra occupava veramente un
posto privilegiato nell’universo, mentre gli altri corpi celesti le
facevano omaggio di gravitarle attorno”


Nel 1905 Einstein con la sua teoria della relatività ristretta
(postulando che la velocità della luce non poteva comporsi con la
velocità di un corpo fisico e che l’etere non esisteva) proponeva
un’altra spiegazione. La teoria di Einstein fu adottata dalla
maggioranza degli scienziati e l’esperimento di Michelson fu
archiviato. 


Ma Michelson nel 1924, questa volta con H.G.Gale,
decise di misurare l’effetto della rotazione diurna della Terra
(intorno al suo asse) sulla velocità della luce. La velocità
tangenziale della Terra è perfettamente conosciuta in anticipo: è
di un giro al giorno, cioè, in un punto dell'equatore terrestre, è di
40.000 km in 24 ore … quindi raggiunge il suo massimo
all’equatore ovvero è di 463 m al secondo (344 metri/secondo
alla latitudine di Chicago). Benché il movimento da mettere in
evidenza fosse, alla latitudine di Chicago, quasi 100 volte
inferiore al primo esperimento (del 1887) le frange d’interferenza
questa volta evidenziavano l’influenza della rotazione della Terra
sulla velocità apparente della luce. Ora se il motivo della
negatività del primo esperimento fosse stata l'inesistenza
dell'etere .. allora anche il secondo esperimento avrebbe dovuto
dare esito negativo (a prescindere dal moto stesso) … Invece la
registrazione del movimento diurno terrestre annullava ogni
possibilità di errata interpretazione del primo esperimento:
Michelson non riuscì a misurare il movimento della Terra rispetto
al sole, non perché l'etere non esiste, ma perché la Terra è ferma !


La validità dell’esperimento del 1887 era così confermata: la
positività di questo secondo esperimento dimostrava che gli
strumenti usati da Michelson per registrare il movimento di
rivoluzione della Terra erano di grande precisione, tant'è vero che
egli riuscì ad evidenziare il movimento di rotazione terrestre
(intorno all'asse) di circa 100 volte inferiore rispetto a quello
(ipotetico) di rivoluzione intorno al Sole. Ora se lo stesso
apparecchio registra la rotazione della Terra su se stessa e non
segnala nessun suo spostamento attorno al sole, è perché il
secondo movimento non esiste. Però, dell’esperimento del 1924
si considerò solo che convalidava che la velocità della Terra
attorno al suo asse era conforme al calcolo teorico, … furono
tralasciate invece le altre implicazioni sulla teoria della relatività
e sul geocentrismo.


L'interferometro divenne lo strumento principe per misure di
precisione e nel 1907 valse a Michelson il Premio Nobel.


Dal Salmo 18,6: “Là pose una tenda per il sole che esce come
sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la
via. Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge
l'altro estremo”.
Da Sir. 43,2-5: “Il sole mentre appare nel suo sorgere
proclama: Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo! … Grande è
il Signore che l'ha creato e con la sua parola ne affretta il
rapido corso”.
Salmo 118,90: “Hai fondato la Terra ed essa è salda”.
***
VERITAS DOMINI 
MANET IN AETERNUM