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giovedì 15 marzo 2012

La Messa in latino giova all'unità della Chiesa

La Messa in latino 
giova all'unità della Chiesa


 da "Gazzetta del Mezzogiorno"
12 marzo 2012

maestro
 Giannicola D’Amico
moderatore della
 Scuola Ecclesia Mater per la musica sacra




L’interrogativo, in un misto fra curiosità e interesse, si ripete con costante cadenza fra fedeli e non, praticanti e non, ed è rivolto a coloro, sempre più numerosi, che grazie a un provvedimento del Papa prendono parte alla Messa secondo il rito straordinario, la cosiddetta "Messa di sempre". 
Il dibattito sta animando il mondo religioso perché se è vero che, soprattutto fra i giovani, si sta facendo strada la volontà di seguire la messa secondo quella che era ed è la lingua sacra della Chiesa Cattolica Romana (e la Puglia è tra le regioni che stanno facendo un po’ da apripista in Italia), è anche vero che non sono poche le resistenze all’interno dello stesso clero che, stando alle parole del Papa, dovrebbe dare "calorosa accoglienza" ai fedeli che richiedono la messa gregoriana, con tanto di musica sacra.
Joseph Ratzinger era ancora cardinale quando gli fu chiesto se dinanzi alla crisi del sacro si potesse pensare a un recupero dell’antico rito. Il futuro papa rispose: "Non si vede proprio che cosa debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani ciò che oggi prescrive?". E ancora: "Purtroppo da noi c’è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non ce n’è per l’antica liturgia. Così siamo sicuramente su una strada sbagliata".

La Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", l’istituzione della Santa Sede preposta alla salvaguardia e alla promozione del rito romano antico, ha ribadito che non c’è nessuna contraddizione tra il Messale di Pio V, nella edizione del 1962 voluta dal Beato Giovanni XXIII, e quello promulgato da Paolo VI nel 1970, cioè tra la messa in latino e quella in italiano. 

È una ricchezza che viene messa a disposizione di tutti i fedeli della Chiesa universale e non di alcuni gruppi. L’art. 14 dell'Istruzione Universae Ecclesiae invita gli Ordinari, cioè Vescovi e superiori religiosi a garantirne la celebrazione, sia favorendo il rispetto dei gruppi di fedeli che la richiedono — sempre più numerosi in tutto il mondo — sia incoraggiando a farne esperienza in tutte le parrocchie e santuari, in primis nelle cattedrali; così facendo si favorisce la riconciliazione in seno alla Chiesa. 

È diritto dei fedeli poter partecipare al rito romano antico. Non c’è limite di numero. Quanto ai sacerdoti, si richiede la loro idoneità a pronunziare in modo corretto il latino, a capirne il significato, ma non è necessario che siano esperti nel latino liturgico. 
I Vescovi, inoltre, (articolo 21) devono favorire la conoscenza della forma extraordinaria da parte dei sacerdoti mediante corsi di aggiornamento; come pure formare i seminaristi al fine di comprenderla e saperla celebrare, quindi a studiare il latino e il gregoriano, come già era stato auspicato nell’Esortazione apostolica 'Sacramentum Caritatis' dopo il Sinodo sull’Eucaristia del 2005. 
Il latino fu introdotto nella liturgia non perché fosse parlato dalla gente, ma per favorire la coesione ecclesiastica, culturale e politica in Occidente ed evangelizzare la cultura classica. Il Concilio Vaticano II ne conserva l’uso. 
Perché dovremmo subire l’inglese o la babele delle lingue nelle messe dei santuari? Il latino è la lingua sacra della nostra Chiesa. Almeno una Messa domenicale potrebbe essere celebrata in ogni parrocchia. Il latino serve per l’unità della Chiesa e l’evangelizzazione del mondo. Anche perchè, come abbiamo visto, la Messa in latino non è contro il Concilio, al contrario di quanto vogliono far passare i denigratori professionisti che affollano tutte le realtà della nostra vita.

I Vescovi hanno quindi, la responsabilità di far attuare quanto prescritto, attenendosi alla "mens" del Santo Padre, in modo che non vi siano discriminazioni tra i fedeli che partecipano alla Messa nell’una e nell’altra forma. Pertanto è loro responsabilità pastorale l’obbedienza al Papa, al fine di edificare clero e fedeli, come è richiesto ad ogni Vescovo cattolico.

La
 Scuola "Ecclesia Mater", associazione nata dall’incontro di persone, chierici e laici, mosse da una ricerca e un’espressione del cristianesimo con metodo e ispirazione comuni (soprattutto la teologia apologetica o fondamentale e la teologia liturgica di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI), è un sodalizio che persegue questo programma coniugando la piena fedeltà al dato rivelato e l’adesione alla Chiesa con uno spirito e uno stile di libertà. 

Come ha dichiarato recentemente il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, "se la attuale crisi della vita della Chiesa è innanzitutto una crisi della liturgia, allora un rinnovamento della Chiesa oggi deve partire da un rinnovamento della liturgia".

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

mercoledì 7 marzo 2012

Il Santo Padre in persona ha concesso a ciascun fedele la facoltà di valutare quale Messa gli sia più affine e lo aiuti di più a cogliere il Mistero e il Sacrificio celebrati nella Liturgia.Il fatto che alcune persone, e tra queste moltissimi giovani, trovino il rito tradizionale utile per la propria vita cristiana e intendano coltivare tale passione (a fianco, ovviamente, delle Messe e della vita comunitaria presso le parrocchie) non dovrebbe inacidire o preoccupare nessuno; al contrario ci si dovrebbe rallegrare, come per la riscoperta di un tesoro lasciato sepolto troppo a lungo.


Certe vicende del Nord possono aiutare altri cattolici a capire il momento che si vive anche al Sud,  -o a Est o a Owest -, e incoraggiarli nel cammino intrapreso. Mi pare sia giunto il momento opportuno di pubblicare queste vicende anche per i lettori di "Maria Giglio della Trinità". Buona lettura ... e preghiera! Ave Maria!

 *

martedì 24 gennaio 2012


A Mons. Rogger la Messa in Latino a Trento non piace "Un orrore! Un hobby per pochi settari"





"La messa in latino? Un orrore! Un hobby di don Bombarelli", parroco "non parroco". "I fedeli? Quindici settari".
Queste solo alcune delle perle di Mons. I. Rogger (nella foto in abito corale: giacca e cravatta) che non risparmia parole taglienti (frutto di tanti pregiudizi e inspiegabile rancore) contro il rito antico e la Messa che si celebra a Trento nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, ogni domenica ore 18.30.L'intervista è stata tratta dal quotidiano "IlTrentino" del 18 gennaio 2012 a cura di Luca Marognoli.

Di seguito il testo, tratto dal
sito del quotidiano "IlTrentino". Sottolineato nostro:TRENTO. Ha studiato alla Pontificia Università Gregoriana, dirige il Museo diocesano ed è tra i fondatori dell'Istituto di scienze religiose. A sentir parlare della messa in latino inorridisce, lui che fu tra i fautori del passaggio al messale in italiano. Monsignor Iginio Rogger ha parole taglienti nei confronti del rito - a quanto pare di gran "moda" - celebrato da don Rinaldo Bombardelli in via del Suffragio. «Intanto non chiamatela messa tridentina: è un termine tecnico abusivo. Il Concilio non aveva l'attrezzatura e la cognizione scientifica per poter metter mano alla cosa. Trasferì alla Santa Sede il compito della riforma liturgica, che infatti fece Pio V in termini molto più sfumati rispetto a quanto questi settari tendono ad asserire. Per dire, nel 1563 ogni diocesi che avesse voluto non assumere il messale di Pio V, altamente ufficiale, ma avesse voluto conservare i suoi vecchi libri liturgici lo avrebbe potuto fare. Bastava poter dimostrare che i testi liturgici fossero in uso da almeno 200 anni. Ma un po' per comodità, un po' per carenza di studiosi la gran parte delle Diocesi, compresa Trento, non adottò quella facoltà di pluralismo. In realtà la conoscenza della storia del rito liturgico nel 500 era molto magra e anche Lutero non trovò che ritornare alle scritture.
Perché "settari"...
Se quel parroco non parroco che ha già tentato di bonificare a modo suo la celebrazione liturgica della Val dei Mocheni - che gli era stata assegnata - ha i suoi hobby, lasciamoglieli. Ricordo che inorridii quando fece una messa con il messale di Pio V. Proprio in quella valle, dove nel 1965 reintroducemmo l'italiano, sostituendolo al latino. All'epoca andai tra la popolazione a sondare. Il parroco di allora, santa persona, mi disse: qui sono tutti contenti. E sentenziò: al manco se capis qualcos. Ne capivano più i mocheni di Fierozzo a quei tempi...
Come spiega questo interesse oggi?
A quanto pare quelli il latino lo capiscono tutti: beati loro. Non vado certo a fargli l'esame. Io mi leggo il mio breviario in latino perché so cosa vuol dire. Ma con la gente la grande novità, che poi non è novità per niente, è che la celebrazione si faccia nella lingua che tutti capiscono. Per esprimere la propria fede. Non credo che questo messale latino avrà grande successo. Quelle 15 persone che si fanno una santa causa anche di bazzecole secondarie lei le trova sempre.
Un passo indietro...
Se uno vuole proprio farsi notare celebri in latino. Invece la grande fatica di tutti noi, pur tradotta in un linguaggio curato, è di appropriare alla gente la liturgia in italiano. Vestirla in modo che la gente la senta propria. E' qui che siamo tutti in arretrato. Se vogliamo ci sono anche le disquisizioni di papa Ratzinger con i lefebvriani: siamo capaci di litigare invece che di andare d'accordo... La settimana dell'unità comincia domani: ci confrontiamo con le altre Chiese cristiane che hanno altra lingua, altra forma e altro calendario. Che qualcuno oggi non riconosca quello che si è fatto...
Ci spieghi lei cosa è stato fatto negli ultimi 50 anni?
Fu impresa non da poco dal'65 in poi l'introduzione della liturgia riformata: non è stata fatta per capriccio o dilettantismo dei singoli. Io ero vicario episcopale per la liturgia con monsignor Gottardi. Ci furono difficoltà allora, risolte con il dialogo. Ma la cultura sta evolvendosi. Se vogliono, prendano il messale di Paolo VI, che è in latino, e aiuta a capire perché si canta "Santo, Santo, Santo" e chi deve cantare. Perché si tratta di un'acclamazione, non di una giaculatoria. Di Luca Marognoli © RIPRODUZIONE RISERVATA


Sullo stesso quotidiano, il giorno prima era stato pubblicato un altro articolo dedicato alla celebrazione in rito tridentino (e usiamo questo termine per fare un dispetto a Mons. Rogger, a cui non piace affatto, perchè tecnico-abusivo), si veda qui.
A questa articolo a tratti quasi incredibile, ha fatto seguito una serie di lettere di fedeli -alcuni di "quei quindici settari"!- che hanno scritto al Direttore del quotidiano, ma che purtroppo non è stata pubblicata.
Su segnalazione del nostro solerte lettore, abbiamo tratto il testo della lettera (pubblicata su "
Libertà e persona" e la pubblichiamo:


Egregio Direttore,

siamo un gruppo di ragazzi (tra i 18 e i 26 anni) di formazione ed estrazione diversa. Le scriviamo in merito all’articolo “Un orrore quella messa in latino”, uscito mercoledì 18 gennaio sul Suo giornale.In tale intervista, Monsignor Rogger definisce i partecipanti alla Messa del Suffragio – celebrata ogni domenica alle 18.00 secondo il messale del ’62 – come “quindici” “settari”, e appella il celebrante come un “parroco non parroco”.

Siamo rimasti sinceramente intristiti di fronte al livore mostrato da Mons. Rogger verso un confratello nel sacerdozio e verso fedeli che altro non fanno che partecipare ad una Messa nei termini stabiliti dalla lettera apostolica del Sommo Pontefice Summorum Pontificum (2007). Fatta salda, ovviamente, la facoltà di ciascuno di esprimere perplessità o riserve, questi fedeli meritano se non altro più rispetto. 

Il Santo Padre in persona ha infatti concesso a ciascun fedele la facoltà di valutare quale Messa gli sia più affine e lo aiuti di più a cogliere il Mistero e il Sacrificio celebrati nella Liturgia. 

Il fatto che alcune persone, e tra queste moltissimi giovani, trovino il rito tradizionale utile per la propria vita cristiana e intendano coltivare tale passione (a fianco, ovviamente, delle Messe e della vita comunitaria presso le parrocchie) non dovrebbe inacidire o preoccupare nessuno; al contrario ci si dovrebbe rallegrare, come per la riscoperta di un tesoro lasciato sepolto troppo a lungo.
Perché non si può fare tesoro delle molte e diverse ricchezze oggi vive nella Chiesa di Cristo, ivi compresa la bellezza, la profondità e la sacralità del rito tradizionale? 

Questa lettera vuole essere una mano tesa, un gesto concreto per favorire l’inizio di un rapporto nel nome di Cristo. Ognuno con il proprio carisma, ovviamente, ma tutti volti a glorificare Dio, in conformità e nel rispetto del Magistero della Chiesa.

Alessio, Alessio, Anna, David, Donato, Eleonora, Giulia, Giuliano, Lucia, Massimo, Massimo, Matteo, Milena, Roberto.




*

Ringraziamo di cuore un nostro lettore trentino, che con pazienza ci ha inviato la pagina del quotidiano, assecondando i nostri problemi tecnici! Grazie!


observator
Noto soltanto che parla di confronto con altre chiese cristiane che differiscono per ...forma, calendario...; che profonda considerazione?! Fosse solo differenza di forma e di calendario... della sostanza - che piu' conta ...omissis. Inoltre il latino non va bene , ma nella messa N.O ...puo' andare; allora non e' tanto il latino ma la messa antica , quella di tutti i cristiani per 1970 anni, o quasi. Poi bello il finale... noi non l'avevamo capito che il Santo, Santo Santo fosse un acclamazione. Sul resto, gli altri interventi hanno evidenziato qual tipo di intervista sia stata ...e il Papa e' il capo della ( nuova ) setta e anche Papa Giovanni Paolo II che, inascoltato, aveva dato precise indicazioni e si apprestava a nuovi interventi- mi pare, da cio' che via via trapelava - dati gli ostacoli che venivano frapposti...ma non si diceva "santo subito? come si concilia? forse il Rogger ce lo puo' spiegare...

giovedì 26 gennaio 2012, 01:47:22

doc
Buongiorno a tutti!
Sono uno dei firmatari di quella lettera; sono davvero felice di vedere riportate qui le nostre peripezie e che questa vicenda vi abbia tanto interessati. La cosa più triste, devo dire la verita, è stato leggere una simile intervista proprio alla vigilia della settimana per l'unità dei cristiani. Proprio per questo abbiamo tentato di rispondere alla provocazione con l'offerta di un dialogo, e non con una polemica; purtroppo, la nostra lettera al direttore del giornale è rimasta nel cassetto (è stato pubblicato, cmq, l'intervento di un altro partecipante alla Messa, che si è soffermato piuttosto sulla perfetta liceità di quella celebrazione secondo le direttive del Summum Pontificum).

Una precisazione: i "quindici" citati da mons. Rogger sono un numero da lui ipotizzato e mai verificato (non mi pare di averlo mai visto alla chiesa del Suffragio...); in effetti, i partecipanti ad ogni celebrazione domenicale di don Rinaldo sono solitamente attorno alla cinquantina. Nel complesso, poi, quasi un centinaio di persone la frequentano, chi più, chi meno assiduamente. Noi giovani firmatari siamo solo una parte di quel centinaio di fedeli (è vero, in totale siamo ca. 15, ma è solo un caso!): abbiamo letto l'intervista sul giornale, ne abbiamo discusso insieme (un po' di persona, un po' via mail) ed abbiamo cercato di rispondere con una lettera collettiva alle parole di mons. Rogger, ragionandoci sopra e limandola un po'.

Saluti da Trento,
David

mercoledì 25 gennaio 2012, 16:22:09

Miserere
Che nessun ipocrita, falso "dialoghista", vi possa fermare nel vostro cammino di santificazione, anche se, purtroppo, rivestito della dignità sacerdotale! Restate sempre uniti alla Vera Chiesa con a capo il Santo Padre! Il resto... lasciate perdere!

mercoledì 25 gennaio 2012, 23:33:37

Anselmo R
Per uno abituato all'aria pesante e malata di città fate bene come l'aria pura delle Dolomiti

giovedì 26 gennaio 2012, 09:07:01

robdealb91
Noi di Perugia abbiamo ricevuto dal direttore del settimanale diocesano (non in un'intervista apposita per noi, ma nella risposta a due lettere) dei "fissati", degli "irriducibili", dei "fanatici", "non in comunione con la Chiesa di oggi", nonostante (deve essere stato un colpo per lui sapere ciò!) "la pur giovane età".
Cari amici e coetanei di Trento, vantatevi addirittura, avete avuto un'intervista solo per voi, da cui si può sentire il rumore dei denti che rosicano e delle unghie che si spezzano per arrampicarsi sugli specchi; se a Perugia e, penso quindi anche a Trento, "laici impegnati" e sacerdoti invidiosi arrivano a calunniare il gruppo stabile e i suoi sacerdoti (forse il vedere una chiesa rispettabilmente piena per una Messa, e con numerosi giovani e giovani adulti li scombussola così tanto?) vuol dire che il nostro risultato l'abbiamo ottenuto!
Monsignor Rogger insulta voi, chiamandovi "settari" (ma non era uno di quelli che straparlavano sempre di "dialogo", "comprensione", "accoglienza"?), insulta San Pio V, i Padri del Concilio tridentino, i Santi che si sono nutriti di quella Liturgia, insulta il Papa e il suo Magistero, ma soprattutto insulta Nostro Signore, visto che definisce "orrore" la Messa che è il Suo Sacrificio incruento; vantatevi, vantiamoci dei suoi insulti, e andiamo avanti!!

mercoledì 25 gennaio 2012, 09:31:08


LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

domenica 12 febbraio 2012

"Chiedo che sia deposta ogni attitudine non conforme alla comunione ecclesiale, alla disciplina della Chiesa ed alla obbedienza convinta dovuta ad importanti atti di magistero o di governo..."

Alonso Grosso 1964.jpg
Ci piace riportare questa lettera ferma e paterna 
di S.E. Rev.ma Mons. MARIO OLIVIERI. 


Motu proprio e altari: il Vescovo di Albenga-Imperia rimprovera duramente e con parole severe alcuni suoi sacerdoti.

S.E. Rev.ma Mons. MARIO OLIVERI , AI SACERDOTI AI DIACONI
Lettera sul Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Papa Benedetto XVI
Sulla celebrazione della Santa Messa


Cari Sacerdoti e Diaconi,

è con molta amarezza d'animo che ho dovuto constatare che non pochi di Voi hanno assunto ed espresso una non giusta attitudine di mente e di cuore nei confronti della possibilità, data ai fedeli dal Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Papa Benedetto XVI, di avere la celebrazione della Santa Messa "in forma straordinaria", secondo il Messale del beato Giovanni XXIII, promulgato nel 1962.

Nella "Tre Giorni del Clero" del settembre 2007, ho indicato con forza e chiarezza quale sia il valore ed il vero senso del Motu Proprio, come si debba interpretare e come si debba accogliere, con la mente cioè aperta al contenuto magisteriale del Documento e con la volontà pronta ad una convinta obbedienza. La presa di posizione del Vescovo non mancava della sua pacata autorevolezza, avvalorata dalla sua piena concordanza con un atto solenne del Sommo Pontefice. La presa di posizione del Vescovo era fondata dalla ragionevolezza del suo argomentare teologico sulla natura della Divina Liturgia, sulla immutabilità della sostanza nei suoi contenuti soprannaturali, ed era altresì fondata su rilievi di ordine pratico, concreto, di buon senso ecclesiale.

Le reazioni negative al Motu Proprio ed alle indicazioni teologiche e pratiche del Vescovo sono quasi sempre di carattere emotivo e dettate da superficiale ragionamento teologico, cioè da una visione "teologica" piuttosto povera e miope, che non parte e che non raggiunge la vera natura delle cose che riguardano la fede e l'operare sacramentale della Chiesa, che non si nutre della perenne Tradizione della Chiesa, che guarda invece ad aspetti marginali o per lo meno incompleti delle questioni. Non senza ragione, avevo, nella Tre Giorni citata, fatto precedere alle indicazioni operative ed ai principi guida di azione una esposizione dottrinale sulla "Immutabile Natura della Liturgia".

Ho saputo che in alcune zone, da parte di diversi Sacerdoti e Parroci, vi è stata anche la manifestazione quasi di irrisione verso fedeli che hanno chiesto di avvalersi della facoltà, anzi del diritto, di avere la celebrazione della Santa Messa in forma straordinaria; e pure espressione di disistima e quasi di ostilità nei confronti di Confratelli Sacerdoti ben disposti a comprendere ed assecondare le richieste di fedeli. Si è anche opposto un diniego, non molto sereno, pacato e ragionato (ma ben ragionato non poteva essere) di affiggere avviso della celebrazione della Santa Messa in "forma straordinaria" in determinata chiesa, a determinato orario.

Chiedo che sia deposta ogni attitudine non conforme alla comunione ecclesiale, alla disciplina della Chiesa ed alla obbedienza convinta dovuta ad importanti atti di magistero o di governo.

Sono convinto che questo mio richiamo sarà accolto in spirito di filiale rispetto ed obbedienza.

Sempre con riferimento agli interventi del Vescovo in quella 'Tre Giorni del Clero" del 2007, debbo ancora ritornare sulla doverosa applicazione delle indicazioni date dal Vescovo circa la buona disposizione che deve avere tutto ciò che riguarda lo spazio della chiesa che è giustamente chiamato "presbiterio". Le indicazioni "Circa il riordino dei presbiterii e la posizione dell'altare" sono poi state riportate nell'opuscolo "La Divina Liturgia", alle pagine 23-26.

Quelle indicazioni, a più di quattro anni di distanza, non sono state applicate ovunque e da tutti. Erano e sono indicazioni ragionevoli, fondate su buoni principi e criteri di ordine generale, liturgico ed ecclesiale. Ho dato tempo affinché di esse i Sacerdoti e soprattutto i Parroci ragionassero con i Consigli Parrocchiali Pastorali e per gli Affari Economici, e si tenesse anche opportuna catechesi liturgica ai fedeli. Chi avesse ritenuto le indicazioni non opportune o di difficile applicazione, avrebbe potuto facilmente trattarne con il Vescovo, con animo aperto ad una migliore comprensione delle ragioni che hanno spinto il Vescovo a darle, affinché fossero messe in pratica in modo il più omogeneo possibile in tutte le chiese della Diocesi . Esse non sono certamente contrarie alle norme ed anche allo "spirito" della riforma liturgica che si è attuata nel post-Concilio e partendo dal Concilio Vaticano II. Se qualcuno avesse avuto fondati dubbi avrebbe potuto esprimerli con sincerità e con apertura al sereno ragionamento, e con la volontà rivolta all'obbedienza, dopo che la mente avesse avuto maggiore illuminazione.

Stimo che ormai sia trascorso ampio tempo di attesa e di tolleranza, e quindi sia arrivato il momento dell'esecuzione di quelle indicazioni da parte di tutti, in modo da giungere alla prossima Pasqua con tutti i presbiterii riordinati, od almeno con lo studio di riordino decisamente avviato, là dove il riordino richieda qualche difficoltà di applicazione.

Va da sé che la non applicazione delle indicazioni, nel tempo che ho menzionato, non potrebbe che essere considerata come un'esplicita disobbedienza. Ma ho fiducia e speranza che ciò non avvenga.

Mi affligge non poco l'avervi dovuto scrivere questa Lettera, assicurandovi che la riterrò come non scritta, se essa avrà avuto buona accoglienza e positivo effetto.

Lo scritto porta con se tutto il mio desiderio che esso giovi ad un ravvivamento e ad un rafforzamento della nostra comunione ecclesiale e della nostra comune volontà di adempiere al nostro ministero con rinnovata fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa.

Vi chiedo infine molta preghiera per me e per il mio ministero apostolico, e di gran cuore Vi benedico.

Albenga, 1° gennaio 2012 Solennità della Madre di Dio.

Monsignor + Mario Oliveri, vescovo


Fonte (per testo e foto): sito ufficiale della Diocesi di Albenga-Imperia
***
Nostre personali considerazioni: "Bene Scripsisti de quibus, Mario"Quelle di Mons. Oliveri sono toni insolitamente duri per un Vescovo paterno e di altissimo profilo teologico e diplomatico -anche nel senso tecnico del termine, visto il cursus honorum di Oliveri- quel egli è.
Ma si vede che "
ogni limite ha una pazienza e anche i diplomatici si arrabbiano", per parafrasare il Principe della risata.
A detta di molti, Sua Eccellenza rarissimamente volte aveva usato parole così severe e mai aveva rimproverato esplicitamente, per di più in una lettera pubblica, i suoi sacerdoti , tacciandoli di miopia teologica e pastorale, di arrogante disobbedienza (a lui e al Santo Padre) e superficialità!
Per quel poco che noi, per diretta esperienza personale, abbiamo potuto sperimentare, possiamo assicurare che l'intransigenza del Vescovo e la sua severissima lettera di richiamo all'ordine sono tristemente giustificate ma necessarie. Figuriamoci quindi quanti altri e seri motivi a noi sconosciuti ha avuto Mons. Oliveri per arrivare a scrivere questa infuocata lettera!
Senza tema di essere smentiti, perchè più volte le abbiamo potuto personalmente riscontrare, possiamo confermare le pecche, colpite dalle bacchettate episcopali, di non pochi sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia, in particolare di alcuni Vicariati Foranei (Oneglia,
in primis, salvo tre o quattro rare -e giovani- eccezioni) e addirittura del capitolo della stessa cattedrale di Porto Maurizio di Imperia, canonico prevosto compreso. (Accanto quindi a sacerdoti di eccellenza -ad. es. Cattedrale di Albenga, Vicariato di Porto Maurizio, a Laigueglia, ad Alassio- ci sono anche preti disobbedienti, per usare le parole del Vescovo).
Per quel che conta, noi non possiamo far altro che condividere la lettera di Mons. Oliveri, complimentarci con Sua Eccellenza per l'intransigenza, la coerenza e la forte determinazione e per il suo esplicito richiamo alla filiale obbedienza da parte del suo clero, e, soprattutto condividiamo i suoi intenti e le basi teologiche ed ecclesiologiche che ne stanno alla base.
Siamo certi che i sacerdoti fin ora arroganti o troppo spavaldi, memori dell'obbedienza promessa nelle mani del rispettivo Vescovo consacrante, mantengano i voti presi e, abbassando la cresta, obbediscano al loro Vescovo e al Papa, anche per scongiurare impliciti e conseguenti sanzione o provvedimenti canonici e non, nei loro confronti.
In questo modo, ce lo augiriamo, potranno dare il buon esempio ai Sacerdoti (e ai Vescovi!) delle due diocesi vicine: Ventimiglia-San Remo e Savona-Noli.
I nostri complimenti a Mons. Oliveri!!! Dio La benedica! Ad multos annos, Eccellenza!


Roberto

AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! Semper laudentur