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lunedì 16 maggio 2022

LA SANTA MESSA

 LA SANTA MESSA

RIFLESSIONI DI VITA EUCARISTICA

Presentazione

Il padre Emilio Santini (1921-1995), sacerdote cappuccino, per lunghi anni ha dedicato

le sue migliori energie alla direzione dell'Associazione Eucaristica Riparatrice. Non

solo ha curato in modo ammirevole l'organizzazione dell'Associazione, dotandola di una

moderna e decorosa sede, centro vivo di animazione e di accoglienza, ma soprattutto ha

coltivato e promosso tra i numerosissimi iscritti il culto a Gesù Eucaristia con la

meditazione, con la parola pronunciata e scritta.

Questo opuscolo, che raccoglie le sue riflessioni è, a un tempo, testamento e memoria

della sua intima vita eucaristica.

Il linguaggio del padre Emilio è appropriato e in piena sintonia con la teologia

eucaristica.

Le sue riflessioni a tratti potrebbero apparire ripetitive per chi non è esercitato a

esplorare in profondità il mistero eucaristico. Ma così non è per chi ama immergersi

nella contemplazione.

L'insegnamento limpido e calmo del Padre Emilio ha, in effetti, luminose rifrazioni in

sempre nuove sottolineature, in riprese felici, in rinnovate analisi, come una fuga

musicale che riprende incessantemente e varia il motivo dominante.

È questo un modo efficace per accompagnare il lettore alla comprensione e alla

meditazione dell'insondabile ricchezza eucaristica, soprattutto nel suo significato di

sacrificio di Cristo per l'edificazione del Corpo Mistico. Le convinzioni così si radicano

nella mente e i sentimenti toccano il cuore.

La spiritualità del padre Emilio emerge da queste pagine pacata e profonda, come il suo

temperamento mite e forte. Uomo del silenzio operoso fu il padre Emilio. E il silenzio, si

sa, genera mistiche risonanze interiori che si consumano nel segreto con benefici riflessi

sugli altri. Esse fanno luce intorno, come l'evangelica lampada posta sul candelabro ad

illuminare la stanza.

Pertanto invito volentieri alla lettura di queste brevi e serene considerazioni che

possono bene accompagnare, sostenere e facilitare i colloqui eucaristici delle anime pie.

Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto


LA MESSA INVISIBILE

https://www.benedettinealatri.it/images/PDF/la_santa_messa_riflessioni_di_vita_eucaristica.pdf


mercoledì 23 marzo 2022

MERCOLEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

MERCOLEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

La Stazione, a Roma, è nella chiesa di S. Sisto, sulla Via Appia, oggi chiamata di S. Sisto Vecchio, per distinguerla da un'altra chiesa consacrata alla memoria del medesimo santo Papa e Martire.

 

lezione (Es 20,12-24). - Queste cose dice il Signore Iddio: Onora tuo padre e tua madre, affinché tu viva lungamente sulla terra che ti darà il Signore Dio tuo. Non ammazzare. Non commettere adulterio. Non rubare. Non attestare il falso contro il tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la sua moglie, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né altra cosa che gli appartenga. Or tutto il popolo, sentendo i tuoni e il suono della tromba, e vedendo i lampi e il monte che fumava, atterrito e oppresso dalla paura se ne stette da lungi, dicendo a Mosè: Parlaci tu, e noi ascolteremo; non ci parli il Signore, che non abbiamo a morirne. E Mosè disse al popolo: Non v'impaurite. Dio è venuto per provarvi, affinché il suo timore sia in voi; e non pecchiate. Il popolo dunque se ne stette in lontananza, e Mosè s'avvicinò alla caligine nella quale era Dio. Poi il Signore disse a Mosè: Queste cose dirai ai figli d'Israele: Voi avete veduto come vi ho parlato dal cielo. Non vi farete degli dei ne d'argento né d'oro. Mi farete un altare di terra e sopra di esso offrirete i vostri olocausti, le vostre ostie pacifiche, le vostre pecore e i vostri buoi, in luogo dove vi sarà la memoria del mio nome.

 

Doveri verso Dio ed il prossimo.

Oggi la Chiesa ci richiama alla mente i precetti che riguardano il prossimo, cominciando da quello che impone il rispetto verso i genitori. In questo tempo di riforma e di conversione giova ai fedeli rammentarsi che i nostri doveri verso gli uomini poggiano sull'autorità di Dio; donde risulta che noi offendemmo lo stesso Dio, quando peccammo contro i nostri simili. Anzitutto il Signore reclama i suoi propri diritti, esigendo d'essere adorato e servito e interdicendo il culto grossolano degl'idoli; quindi prescrive l'osservanza del Sabato, i sacrifici e le cerimonie. Ma nello stesso tempo vuole che l'uomo ami il prossimo suo come se stesso, dichiarandosi vendicatore dei nostri fratelli, qualora li offendessimo e non risparmiassimo il torto o l'ingiuria. Nel reclamare i diritti del nostro prossimo, la sua voce suona come quando, sul Sinai, promulgò agli uomini i loro obblighi verso il Creatore. Chiarita così l'origine dei nostri doveri, comprendiamo meglio lo stato delle nostre coscienze, e quanto siamo debitori alla giustizia di Dio. Ma se l'antica legge, scolpita su tavole di pietra, sanziona con tanta autorità il precetto dell'amore del prossimo, quanto più la nuova legge, suggellata dal sangue di Gesù Cristo, morente sulla Croce per i suoi fratelli ingrati, ci rivela l'importanza del precetto della carità fraterna! Queste due leggi stanno davanti a noi come il doppio testo sul quale saremo giudicati. Siamo dunque solleciti a conformarci a ciò ch'esse prescrivono, perché si compia in noi la parola del Signore: "Da questo conosceran tutti che siete miei discepoli, se avrete mutuo amore" (Gy 13,35).

 

VANGELO (Mt 15,1-20). - In quel tempo: S'accostarono a Gesù degli Scribi e dei Farisei di Gerusalemme e gli dissero: Perché i tuoi discepoli trasgrediscono le tradizione degli antichi? Infatti non si lavano le mani quando mangiano. Ma egli rispose loro: E anche voi, perché trasgredite i comandamenti di Dio per la vostra tradizione? Dio infatti ha detto: Onora il padre e la madre; e chi maledirà il padre e la madre sia punito di morte; ma voi altri dite: Chiunque abbia detto al padre o alla madre: Quello che dovresti avere da me sia offerto a Dio, e non è più obbligato ad onorare il padre e la madre; e con la vostra tradizione avete annullato il comandamento di Dio. Ipocriti, ben profetò di voi Isaia, quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me: però mi onorano invano, insegnando dottrine e comandamenti d'uomini. E chiamata a sé la folla, disse loro: Ascoltate e intendete: Non quello che entra dentro la bocca contamina l'uomo; ma quello che esce dalla bocca, quello sì che contamina l'uomo. Allora i suoi discepoli accostatisi gli dissero: Sai che i Farisei, udite le tue parole, ne sono restati scandalizzati! Ed egli rispose loro: Qualunque pianta non piantata dal mio padre celeste sarà sradicata. Lasciateli, son ciechi che guidano dei ciechi: e se un cieco ne guida un altro, tutti e due cadono in una fossa. Pietro allora prese a dirgli: Spiegaci questa parabola. Ed egli disse: Ora siete anche voi senza intelletto? Non capite che quanto entra per la bocca, passa nel ventre e va a finire nel cesso ? Ma quel che esce dalla bocca viene dal cuore, e questo sì che contamina l'uomo. Perché dal cuore vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze e le bestemmie. Queste cose contaminano l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l'uomo.

 

Le pratiche esteriori.

La legge che diede Dio a Mosè imponeva una quantità di pratiche e di cerimonie esteriori, che i Giudei fedeli osservavano con scrupolo e puntualità. Anche Gesù, ch'era il supremo legislatore, vi si conformò con tutta umiltà. Ma i Farisei avevano aggiunto alle leggi e ordinanze divine delle tradizioni umane e superstiziose, quasi da far consistere la religione in queste invenzioni della loro superbia. Gesù ristabilisce il vero senso delle osservanze esteriori, per venire in aiuto ai deboli ed ai semplici, che potevano essere fuorviati da questo falso insegnamento. Durante il corso della giornata i Farisei praticavano una serie di lozioni, sostenendo che, se non si fossero lavate spesso le mani, ed una volta al giorno anche tutto il corpo, il loro cibo era impuro, per le immondezze contratte nell'incontrare o nel toccare mille cose che non erano affatto segnate nella legge. Gesù, volendo liberare i Giudei da un peso così umiliante ed arbitrario, rimprovera i Farisei d'aver pervertita la legge di Mosè.

 

Ciò che contamina l'anima.

Venendo poi a giudicare l'intimo di tali pratiche, insegna che nessuna creatura è per se stessa impura, e che la coscienza d'un uomo non può essere macchiata dal cibo che entra nello stomaco. "Ciò che fa l'uomo colpevole, dice il Salvatore, sono i pensieri e le opere cattive, che vengono dal cuore". Gli eretici pretendevano trovare in queste parole la condanna della pratiche esteriori imposte dalla Chiesa, specialmente quella dell'astinenza; ma a questo proposito dobbiamo applicare loro ciò che disse Gesù ai Farisei: "Sono come ciechi che guidano dei ciechi". Infatti se i peccati che si fanno con le cose materiali si devono attribuire alla volontà spirituale dell'uomo che li commette, non ne segue che la volontà ne possa usare innocentemente, quando Dio, o la Chiesa che comanda in nome suo, le vietano. Dio proibì ai nostri progenitori, sotto pena di morte, di mangiare del frutto d'una data pianta: ma essi ne mangiarono e si resero colpevoli. Forse perché il frutto era impuro in se stesso? No, perché era una creatura di Dio come gli altri frutti del paradiso; ma il cuore dei nostri progenitori si compiacque dell'idea della disobbedienza, ed essi disobbedirono: ecco come si spiega il loro peccato, che aveva per oggetto un frutto. Con la legge promulgata sul Sinai, Dio aveva proibito agli Ebrei l'uso della carne di alcune specie d'animali: se ne mangiavano, peccavano, non perché erano maledette in se stesse, ma perché disobbedivano al Signore. Ora, i precetti della Chiesa riguardanti il digiuno e l'astinenza sono della stessa natura di quelli cui abbiamo accennato. Per darci occasione d'applicare a noi, e unicamente nel nostro interesse, il principio della penitenza cristiana, la Chiesa ci prescrive, in una certa misura, l'astinenza: se violiamo la sua legge, non è l'uso delle vivande che ci contamina, ma la ribellione contro il sacro potere che Gesù Cristo ieri ci raccomandava con tale energia, da non esitare dall'affermare che chi non ascolta la Chiesa dev'essere considerato come un pagano.

 

PREGHIAMO

A noi, che cerchiamo la grazia della tua protezione, concedi, o Signore onnipotente, di servirti, liberati da ogni male, con animo tranquillo.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 570-573

mercoledì 19 giugno 2019

E' lezione grande

QUADERNETTI  di Maria Valtorta

CAPITOLO 711



18 novembre 1947

   Ore 9 ant.
   Dice Gesù

   «Ascolta bene, perché è lezione grande. 
   Il nome più giusto della Messa come voi ormai la dite, o Sacrificio dell'Altare, è "Frazione del Pane". Perché la Messa si è iniziata la sera del Giovedì. Perché la Messa è il perpetuo ricordo dell'amore mio che supera l'ora e il momento. La Passione, la Crocifissione, la Morte furono l'ora e il momento storico del mio amore: l'Eucarestia è il sempre del mio amore per voi. Perché la Messa è l'immolazione del Cristo, non solo come contemplata solo in rapporto alla consumazione materiale del sacrificio con le sofferenze, le ferite, le battiture, la crocifissione, la morte, date dagli uomini, patite da Me rassegnatamente, in ubbidienza al volere del Padre per la salute del mondo, ma l'immolazione amorosa e volontaria di un Dio, del Verbo che si frange a darsi Pane, Cibo agli uomini, umiliandosi più ancora che perla morte di Croce. 

   E non paia parola ingiusta. Pensate a chi talora mi riceve, in chi scendo, Io Dio, Io Puro, Io Santo. Ho iniziato le fusioni di Me con sacrileghi, peccatori, ribelli ai Dieci Comandi del Sinai e ai miei Due Comandi d'amore, al tavolo della Cena, scendendo in Giuda, e da allora labbra impure, calde ancor di lussuria, labbra bestemmiatrici del Padre mio, cuori omicidi, esseri in cui è negazione, eresia, commerci infernali, febbri di concupiscenze, tutto il marciume dell'uomo decaduto, tutta la falsità dei falsi sentimenti e delle calcolanti esibizioni di una fede,che non è vera in loro, accolgono il Santo dei Santi, il Puro dei puri, il Perfettissimo. Gli orrori che si consumano all'altare solo Dio, e chi è con Lui nel Cielo, li conoscono, e sono ben più grandi, immensamente più grandi delle onde sacrileghe del Venerdì Santo... 

   La Messa è la Frazione del Pane. È il sacrificio eucaristico. Sì. Ricorda anche il Sacrificio del Calvario. Perché Io al tavolo della Cena ho detto, contemplando già il mio Corpo immolato e il mio Sangue sparso per gli uomini: "Questo è il mio Corpo e questo è il mio Sangue, il Sangue del nuovo Testamento eterno che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati"1. Ma la Messa è soprattutto il sacrificio del mioamore, il ricordo e la perpetuazione del mio divinamente, e perciò infinitamente, folle amore per gli uomini. 

   E la Frazione del Pane, o se più vi piace chiamarla: Messa, è quella che avete avuta nella visione della Pasqua supplementare, quando Io, Io stesso insegnai al Vescovo della Chiesa di Cristo e al Vescovo di Gerusalemme: Pietro e Giacomo d'Alfeo, a celebrarla. 
   Dopo la cena dei fratelli la consumazione del mio Corpo e del mio Sangue, lasciati, per infinito amore, in Cibo e Bevanda di salute; quel Corpo e quel Sangue che per grazia del Signore i miei sacerdoti possono invocare dal Cielo; né Corpo e Sangue si ricusano all'invocazione sacerdotale, per transustanziare il pane e il vino in Corpo e Sangue di Gesù Cristo; in Gesù Cristo perciò, vivo, vero, completo, presente nelle Specie consacrate, transustanziate in Santo Corpo e Sangue, Anima di Gesù, e Divinità di Verbo di Dio, Uno col Padre e con l'Amore. 
   Dopo l'agape fraterna, coi fratelli della Terra, coi santi fratelli, tra santi fratelli che l'amore faceva uguali, benché vi fossero i maggiori: i sacerdoti, e i piccoli: i fedeli, l'unione col Fratello Divino, con Colui che non sa che amare e che chiede amore e unione coi suoi amati. 

   Necessità di istruzione occorre tenere presente che gli Apostoli, i diaconi, i sacerdoti dei primi secoli dell'era cristiana, erano nella condizione di istruire i pagani, ossia dei veri analfabeti nella Religione Santa necessità di istruzione fece aggiungere alla Frazione del Pane, così semplice e breve, le istruzioni per coloro che aspiravano al Cristianesimo, onde entrassero nell'Ovile di Cristo conoscendo il Pastore e la Sapienza, conoscendo la Legge antica ed eterna e la Parola del Maestro. Ed ecco l'introduzione della lettura delle epistole apostoliche e del Vangelo. Nei primi tempi, proprio agli inizi, in luogo della lettura era la predicazione diretta, ossia il racconto dei tempi antichi, o i consigli verbali apostolici, o l'istruzione verbale dei libri sapienziali, e così pure la verbale narrazione delle mie opere nei tre anni di vita pubblica, della mia nascita, morte e risurrezione. 

   Poscia, aumentando le Chiese, ed essendo insufficiente il numero di veri testimoni oculari: Apostoli e discepoli, per il numero delle Chiese, e inoltre essendosi, nella ripetizione di discepoli, pieni di buona volontà ma soggetti alle manchevolezze dell'uomo, alle involontarie variazioni di episodi, alle arbitrarie interpretazioni fatte con fine retto, ma... umanamente, i Capi del Sacerdozio vollero testi fissi da leggersi nelle adunanze, e poscia spiegarsi ai catecumeni nella parte di adunanza che precedeva alla Frazione del Pane e alla orazione del Pater, così come Io la intonai alla Prima Frazione, alla presenza dei fedeli, nella seconda Pasqua supplementare2dopo la consumazione delle Specie. 

   Veramente Io allora ho fatto precedere la Comunione all'orazione. Da secoli si fa il contrario. E credete di far bene. Non è peccato farlo. Ma, riflettete. Cosa è il Pater? La preghiera di Gesù al Padre. La preghiera divina che Io ho insegnata agli uomini. La preghiera perfetta. Non ci fosse che quella, e non fosse detta bene altro che quella, tutto avreste, o uomini, per il vostro spirito e la vostra carne, e tutto dareste a Dio, diciò che Dio gradisce, se voi viveste il Pater. 
   Io ho detto: "Padre nostro". Con pieno diritto potevo dire alla Prima Persona: Padre. Voi,... per quanto Dio vi sia Padre, con molto meno diritto lo potete dire perché troppe poche volte riflettete in voi e nelle vostre opere la divina somiglianza col Padre. Peccati e inclinazioni deturpano in voi l'effigie paterna, talora sino ad annullarla affatto. 

   Ed ecco: Io in voi mi trasfondo, in voi vengo, a voi mi assimilo, vi deifico al contatto mio, vengo nelle Specie e sono in voi, e voi potete voce d'uomo fusa alla voce del Figlio di Dio, animo infuocato per l'amore che Io meco porto, santificato (parlo di chi mangia il Pane del Cielo non sacrilegamente) altare che canta e profuma per l'Olocausto che gli splende sopra: il Corpo dell'Agnello di Dio voi potete dire "Padre" al Padre, con pieno diritto, avendo in voi il Figlio del Padre e Fratello vostro; voi potete orare sapendo ciò che dite; voi potete offrire e chiedere con perfetta potenza: vi do la mia Potenza vivendo in voi. 

   Preghiera santa perché detta in momento che la Grazia: il Cristo, così come ha transustanziato le specie in suo Corpo e Sangue, Anima e Divinità, così fa del suo Corpo e Sangue il vostro cibo; si trasformano le specie eucaristiche in voi, in sangue vostro, in carne vostra, voi vivete di Me, anche nella carne mortale... Ecco perché il Viatico ai morenti è sempre Vita, anche se talora non è vita aggiunta alla vita finita, ecco perché in te, anima mia, l'Eucarestia è la vita che ti tiene viva. Io il tuo olio che si riversa nella lampada esausta del tuo corpo e ti tiene viva. Io il tuo Medico. Io il tuo Datore di sangue. Io il tuo Signore che ti voglio: lampada mia, mia eco in questo mondo spento, gelido, tenebroso, muto di voci benedette. 

   Le altre parti della Messa sono assimilazioni, e talora necessità, venute da eresie sorte nei secoli e che andavano combattute. Assimilazioni di palpiti, oh! tutti buoni, di servi miei, i quali, per la tendenza propria dell'uomo di amplificare, appesantire e arruffare le cose, hanno aggiunto, amplificato, appesantito, e anche arruffato, specie per le piccole anime, la così bella, semplice, iniziale Frazione del Pane, e la così divinamente ispirata Adunanza catacombale. Ma lo hanno fatto volendomi onorare, amare e far amare, e perciò hanno fatto opera buona, sebbene non necessaria né utile al Rito. 
   Sono le soprastrutture dei tempi di pace religiosa. Credete di non essere in tempi di pace religiosa solo perché siete calunniati e scherniti e perché qualche sacerdote cade sotto la furia di un figlio di Satana? Oh! non sapete! Quando verranno i tempi profetizzati, coloro che saranno credenti e sapranno dei tempi d'ora, potranno dire: "Ad essi era pace, per noi è guerra atroce". E non saranno più possibili le soprastrutture. Non resisteranno alle catapulte dei satana. Né i fedeli avranno tempo di rifarle quando saranno cadute. 
   Ma resterà l'essenziale, l'immutabile: la Frazione del Pane, l'Adunanza fra i fedeli, perché quelle vengono da Me e dallo Spirito Santo che ispirò gli Apostoli. E ciò che viene da Noi è eterno. 

   Questa la lezione. 

   Darai al novello Isacco
3 questi fogli, così come sono stati scritti sotto mia dettatura, riservandoti di copiarli dopo, nelle direzioni. Dirai a lui di copiarli a macchina e rimandarti la copia da Roma, perché tu la trascriva, o unisca alle direzioni. Così vedrà che gli voglio bene e che quando Io ti detto, e ti do la forza di seguirmi talora non te la do piena per motivi miei imperscrutabili tu non sbagli una parola.         
   E ora riposa nel tuo duplice ardore: di amore per Me e di febbre per te. Sta' in pace, anima mia».


   1 16 Mt 26, 26-28

   2 seconda Pasqua supplementare dovrebbe intendersi: seconda Pasqua, quella supplementare. È descritta nel capitolo
 636 dell'opera "L'Evangelo come mi è stato rivelato".

   3 Isacco, che nell'opera sull'Evangelo è uno dei pastori della Natività, divenuto poi discepolo, era il nome dato a Padre
 Berti, così come 'Lazzaro, fratello di Marta e Maria di Betania, era stato la figura attribuita a Padre Migliorini.





AMDG et DVM

sabato 7 ottobre 2017

VIGILIAMO



Messaggio per locuzione interiore, dato dalla Madonna a don Stefano Gobbi in Rubbio (Vicenza), 31 dicembre 1992. Al di là della fede o meno nei messaggi, bastano i riferimenti biblici:


"Il quarto segno è l’orribile sacrilegio, compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio.

“Costui verrà a mettersi contro tutto ciò che gli uomini adorano e chiamano Dio. Il malvagio verrà con la potenza di Satana, con tutta la forza di falsi miracoli e di falsi prodigi. Userà ogni genere di inganno maligno per fare del male”. (2 Ts. 2, 4-9).

“Un giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l’orribile sacrilegio. Il profeta Daniele ne ha parlato. Chi legge cerchi di comprendere”. (Mt. 24, 15).

"Figli prediletti, per capire in che cosa consiste questo orribile sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele.
“Va, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le comprenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni”. (Dn. 12, 9-12).

La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario.

Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa. In questa abolizione del sacrificio quotidiano consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni."
***

Impressionante, vero? 
Vigiliamo su questi abominevoli teologi che vorrebbero modificare le parole della Sacra Liturgia per eliminare la Messa e compiere l’orribile sacrilegio…


AMDG et BVM

lunedì 8 maggio 2017

Quando il sacerdote dice il “Pater noster”

Dal "Sermone di san Vincenzo Ferrer sulla s. Messa"
19. – La 19ma opera che in questo mondo fece il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo fu, quando crocifisso, disse ad alta voce le sette parole
La prima parola fu quando Egli pregò per tutti i suoi crocifissori dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno (Lc. 23, 34). Difatti credevano di appendere al legno un imbroglione o un uomo peccatore, mentre in realtà crocifiggevano proprio il Figlio di Dio Redentore.
La seconda parola quando disse al ladrone: Oggi, sarai con me in Paradiso (Lc. 23, 43).

La terza parola è, o fu, quando vedendo sua Madre che se ne stava morendo per l’indicibile ammirabile dolore – che meraviglia fu mai quella di questo Cuore che non si spezzò! [nel manoscritto: que maravella era com no trencava per lo cor – dicendo: “O Signore e figlio mio carissimo! Al ladrone gli parli e a me non vuoi? Non vuoi parlare? Che piaccia alla tua clemenza dire qualche parola alla Madre tua tanto desolata”. E allora il Signore le disse: Donna, ecco tuo figlio (Gv. 19, 26). Quindi volto a san Giovanni disse: Ecco tua Madre (Gv. 19, 27).
La quarta parola fu quando disse: Elì, Elì! Lemà sabactanì? Cioè: Dio mio, Dio mio! Perché mi hai abbandonato? (Mt. 27, 46). Non che lo abbandoni nella sua divinità, se non che fu abbandonato dai parenti, amici e Apostoli.
La quinta parola fu quando disse: Ho sete (Gv. 19, 28). La Vergine Maria udendo suo figlio aver sete desiderò in quell’istante che le sue viscere si convertissero in acqua perché Egli potesse bere. E allora, disse: “Figlio mio carissimo, e Signore, non tengo acqua, però se vuoi le lacrime, ricevi questo velo che sta pieno di lacrime”.
La sesta parola fu quando disse: Tutto è compiuto! (Gv. 19, 30), cioè, tutta l’umana redenzione.
E la settima parola quando disse: Padre, nelle tue mani, affido il mio spirito (Lc. 23, 46). E inclinò la testa come se dicesse: “Madre mia, consolati con il discepolo e vigilate bene mentre a Dio vi affido perché già me ne muoio e me ne vado all’altro mondo”.
      Si ripresenta nella Messa quando il sacerdote dice il “Pater noster” in cui ci sono sette richieste che indicano le sette parole che Gesù pronunciò sulla croce. 
Così allo stesso modo il sacerdote pronuncia queste petizioni ad alta voce, perché Gesù disse quelle parole a voce alta, ecc.

domenica 7 maggio 2017

“¡Elí, Elí! (Eloim Eloim) ¿lemá sabactaní?”

“Deus meus, Deus meus , ut quid dereliquisti me?” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) 
(Mt. 27, 46).

17. – La 17ma opera fatta da Gesù Cristo in questo mondo fu che durante tutto il tempo che stette inchiodato sulla croce non cessò di pregare, dicendo ad alta voce:“¡Elí, Elí! ¿lemá sabactaní?”, ebraico che in latino vuol dire: “Deus meus, Deus meus , ut quid dereliquisti me?” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) (Mt. 27, 46).
      Dice san Girolamo che in quel momento Gesù iniziò la recita del salmo “Dio mio, Dio mio!” (Sal. 21) e prolungò la sua orazione dicendo i salmi seguenti fino a quel passo che dice: “Nelle tue mani raccomando il mio spirito” (Sal. 30, 6; Lc. 23, 46). In tutto sono 150 versetti, e Cristo li recitò tutti dalla croce: e corrispondono al numero dei salmi del Salterio.
E mentre stette in croce quei giudei non cessarono di lanciarGli ingiurie e vituperi dicendoGli: “Malvagio tu, che hai ingannato il mondo [nel manoscritto:  O, tu malvat, que has enganat lo món!] Imbroglione!, che salvò altri e non può ora salvare se stesso”. 
Altri dicevano: “Falso profeta! Dicesti avresti distrutto il Tempio di Dio e in tre giorni l’avresti ricostruito”. 
Un altro ancora diceva: “Se è il Figlio di Dio, che discenda immediatamente dalla croce!” (cf. Mt. 27, 40-42). 
E altre ingiurie Gli dicevano. E il benigno Signore nulla diceva, ma teneva pazienza e continuava orando.
      E questo lo ripresenta il Sacerdote quando stende le braccia e poi dice: “Pertanto, Signore, noi tuoi servi ricordando … Unde et memores, Domine, nos servi tui,...”. Così ugualmente il Sacerdote non cessa di dire queste parole per mostrarci che Gesù in croce continuava la preghiera e non desisteva.

18. – La 18ma opera compiuta da Gesù in questo mondo fu che nonostante Egli fosse tutta una ferita e avesse quattro piaghe alla mani e ai piedi, pur tuttavia volle ancora sopportare per amore nostro che gliene aprissero un’altra nel costato, e uscì sangue e acqua. 
Fu questo un gran miracolo perché il suo sangue fu sparso nel sudore e nella flagellazione, e nell’atto della coronazione di spine, ed altresì nella perforazione delle mani e dei piedi, eppure dopo essere morto all’aprirGli il costato uscì sangue e acqua (cf. Gv. 19, 34).

Tutto ciò si ripresenta nella Messa quando il Sacerdote con l’Ostia traccia cinque croci, dicendo: “Per Lui, con Lui ed in Lui...” Per ip+sum, et cum ip+so, et in ip+so, est tibi Deo Patri+Omnipotenti, in unitate Spiritus+Sancti, omnis honor, et gloria. ... per significare in questo modo le cinque piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, ecc.
JHS
MARIA!

mercoledì 26 aprile 2017

La 10ma opera


10. – La 10ma opera che fece il nostro Salvatore Gesù Cristo in questo mondo fu – secondo quanto si legge in san Marco (cf. Mc. 1, 12) e san Matteo (Mt. 4, 1-11) – che dopo essere battezzato venne condotto nel deserto dove per quaranta giorni e quaranta notti digiunò, in questo tempo non prese nessun alimento corporale, ma se ne stette sempre in orazione non per sé stesso, non avendone bisogno, ma per noi peccatori.
      E ciò si ripresenta nella Messa quando il sacerdote davanti al centro dell’altare a mani giunte si umilia tanto quanto può chinando la testa e dicendo: Guarda l’umiltà delle nostre anime e la contrizione dei nostri cuori, per mostrare quelle umiliazioni e prostrazioni che il nostro Salvatore faceva nel deserto pregando. 

Poi il sacerdote volgendosi verso il popolo dice: “Pregate, fratelli, affinché il mio e vostro sacrificio sia gradito”, col fine di mostrare che Gesù Cristo pregava per noi. 

E così come le orazioni che Gesù Cristo elevava nel deserto erano molto segrete e non le udiva nessun altro uomo, così anche questa preghiera Segreta che dice il sacerdote, la deve dire anche in segreto e non può essere ascoltata da altri.

JHS
MARIA!

martedì 25 aprile 2017

La nona opera

Lavabo inter innocentes manus meas

9. – La nona opera, realizzata dal Signore e Salvatore Nostro Gesù Cristo, fu che dopo aver accudito e servito sua Madre, per quel che si legge in san Matteo e san Marco (cf. Mt. 13,55; Mc. 6, 3), il nostro Salvatore nella sua umiltà affiancò suo padre putativo Giuseppe nell’ufficio (professione) di carpentiere [nel manoscritto: fuster], dal momento che nella sua anzianità non poteva più maneggiare la sega, e pertanto l’aiutava a maneggiarla. 
Perciò riferendosi a questo passo evangelico il Maestro Nicolàs di Lyra dice che Gesù esercitò questa professione. A ragione i giudei, vedi in san Matteo (cf. Mt. 13, 55) e san Marco (cf. Mc. 6, 3), dicevano: Non è questi il figlio del carpentiere? Perché nostro Signore Gesù Cristo aiutava Giuseppe per poter vivere, e perciò credevano i giudei che fosse suo figlio. [Nel manoscritto a continuazione si legge: Qué estùpidos!].(!)
Dopo di ciò il benedetto Signore arrivò all’età di trent’anni e fu a battezzarsi per quanto Egli non ne avesse necessità. Ma lo fece per santificare le acque per nostra salvezza.
      Questo si ripresenta nella Messa quando il sacerdote lava le sue mani. 
Adesso vi domando: Perché il sacerdote si lava le mani? Forse non lavò la sua coscienza con la confessione sacramentale nonché le mani prima della Messa? Certo che sì, giacché non facendolo direbbe la Messa per la condanna della sua anima. Pertanto buona gente, il sacerdote lava le sue mani non perché sia bisognoso di pulizia, bensì per ripresentare il Salvatore e nostro Signore Gesù Cristo che ha la pienezza d’ogni santità e non necessitava di battesimo, però per umiltà e per nostra utilità Egli stesso volle battezzarsi e darci la virtù dell’acqua per lavarci.
A tal fine il sacerdote pur sacramentalmente confessato, benché sia santo e senza alcuna macchia di peccato, deve lavarsi le mani. Perciò il sacerdote dice: Lavo le mie mani nell’innocenza e mi muovo attorno al tuo altare, o Signore,  come dice il Salmo (Sal. 25, 6) che è supplica di un giusto nella persecuzione. 
   In sintesi voglio dire: Che io sia puro e senza alcuna macchia di peccato, per essere annoverato tra gli innocenti; ma tu, Signore, che sei pienezza di santità, per ripresentare quel salutare bagno del nostro battesimo volesti esser lavato, e per questo io mi laverò adesso.  
[nel manoscrittoQuaix que vulla dir: jatseia que yo sia pur, et net de màcula de peccat, per lo qual sia computat entre los innocents, emperò, Senyor, per representar aquell llavament del nostre baptisme, que jatseia que vós fósseu plenitudo de santedat, emperò volgués ésser llavat, perço yo·m llavaré ara].
AMDG et BVM

lunedì 24 aprile 2017

Ottava opera


8. – L’ottava opera che il nostro Salvatore Gesù Cristo fece in questo mondo fu l’incontro nel Tempio con Maria sua Madre che fu benedetta col gusto di così grande gaudio che non poté contenere le lacrime e benedì il Signore. 

Ora ammirate che cosa fece il glorioso Signore e quanta  fu la sua abbondantissima e grande umiltà, che appena intravide sua madre benedetta si avvicinò a lei e a Giuseppe e confortava la sua sacratissima Madre, asciugandole le lacrime [nel manoscritto: torquant – li les làgrimes] e ritornò con gli stessi a Nazareth, e pur essendo il Re dei Re e il Signore di tutto il mondo, pur tuttavia voleva essere suddito di sua Madre e di Giuseppe. Lo dice san Luca (Lc. 2,51): Ed era loro sottomesso.
      Queste consolazioni che Gesù offriva a sua Madre le ripresenta il sacerdote quando, detto il Credo, si volge al popolo dicendo: Il Signore sia con voi. E dopo ciò segue tutto quel che fa il sacerdote sull’altare preparando i corporali e l’ostia e il calice che appartengono al sacrificio e ripresenta quel ministero e servizio che offrì nostro Signore Gesù Cristo alla sacratissima sua Madre. 
Perciò Egli medesimo diceva in san Matteo (Mt. 20,28): Il Figlio dell’uomo non è venuto ad essere servito, ma a servire.

AMDG et BVM

sabato 22 aprile 2017

La sesta opera compiuta dal Salvatore


6. – La sesta opera compiuta dal Salvatore e Signore Nostro Gesù Cristo in questo mondo fu la fuga dalla Terra Promessa verso la terra d’Egitto, scappando dal pazzo furore di Erode, ed ivi per sette anni visse in esilio e nascosto con la sua divina Madre e Giuseppe.

 Ciò è ripresentato nella Messa quando il suddiacono con un accolito si appresta a pronunciare (proclamare) l’Epistola mentre il sacerdote e il diacono restano seduti separati dall’altare, e così stando seduto alla sede compie sette opere che ripresentano quei sette anni che Gesù Cristo con Maria e  Giuseppe passò in esilio. 

Prima:  si legge l’Epistola; seconda: si dice o legge il Responsorio; terza: si legge l’Alleluia; quarta: si legge il verso e la prosa della Messa solenne; quinta: si prepara un servizio per sé medesimo, l’acqua e il vino; sesta: benedice l’incenso; settima: dà la benedizione al diacono.



       Queste sette cose le compie restando nel medesimo posto per dimostrare che il Salvatore dimorò sette anni in Egitto.

AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 17 aprile 2017

La seconda opera di Cristo


2. – La seconda opera che compì nostro Signore Gesù Cristo fu la Natività, perché Egli non volle nascere in un palazzo come il Pretorio pieno di magnificenze. E la notte fu chiara come il giorno. E volle nascere tra Giuseppe e la Vergine, e giacere coricato tra il bue e l’asino. Le schiere angeliche cantavano: Gloria a Dio nel più alto dei cieli (Lc. 2, 14). I pastori vennero ad adorarlo. Ecco allora che (Cristo) dapprima stava in quella gloriosa sacrestia, cioè la Beata Vergine, però in seguito si manifestò pubblicamente e si rivelò.
      E questo lo ripresenta il sacerdote quando esce dalla sacrestia, giacchè il sacerdote ripresenta Cristo; mentre il diacono e il suddiacono stanno a ripresentare la Vergine e Giuseppe che stavano a ciascun lato di Cristo; i due accoliti ripresentano il bue e l’asino; e la luce che portano gli accoliti sui candelieri ripresentano quel chiarore che brillò alla nascita di Gesù Cristo, sommo sacerdote; il coro dei chierici che cantano “Gloria al Padre e al Figlio”, ecc. quando il sacerdote esce dalla sacrestia ripresenta il coro degli Angeli cantando: Gloria in excelsis Deo (Lc. 2,14) durante la nascita di Gesù Cristo. In alcune chiese esiste il lodevole uso che quando si dice “Gloria al Padre” suonano i campanelli, così si ripresenta la gioia dei pastori che suonavano le loro zampogne.
      Così ugualmente, il sacerdote esce con il volto e le mani lavate, ben pettinato, per cui in alcune sacrestie esiste un pettine, ed esce con il piviale dorato [nel manoscritto: capa dorada] ed egli tutto puro senza colpa [sine taca] né macchia. Questo è così per dimostrare che Gesù Cristo esce, o nasce, senza alcuna colpa, né macchia, né corruzione  della Vergine e nasce con grande gioia. Per questo il re Davide canta nel Salmo (Sal. 18,6): I cieli narrano … nel sole pose la sua tenda; ed egli medesimo come sposo che esce dalla stanza nuziale. Perché esce bello e rasato [nel manoscritto: affaytàs], così come lo sposo esce dall’abitazione con anelli alle mani. 
E tutto ciò nella Messa solenne.

domenica 16 aprile 2017

Famoso sermone di san Vincenzo Ferreri su la santa Messa (1)


La Vergine Maria, Madre della Grazia, sapendo che chi desidera salvarsi é necessario che si guidi e si governi secondo la volontà del suo divin Figlio, a tal fine ci dà un prezioso e grande consiglio: che sempre ci guidiamo e governiamo con la volontà di suo Figlio, e dichiara il tema:  Fate quello che Egli vi dirà (Gv. 2,5). 

Ecco il tema del sermone. E così entro nell’assunto.

      Esattamente, tra tutte le cose che Gesù comandò a noi cristiani per conseguire e raggiungere la gloria, c’è questa: che ripresentiamo la sua santa e benedetta vita nella Messa. Perché quando il giorno del Giovedì santo della Cena istituì questo santo sacramento della Messa, ordinò: Fate questo in mio ricordo (Lc. 22,19 e 1Cor. 11,23). Non disse solo in memoria e commemorazione della Passione, ma in mio ricordo; ossia, di tutta la vita di Cristo, che deve ripresentarsi dal giorno della nascita fino al giorno dell’Ascensione.
      Alcuni potrebbero dire: “Questo comando fu dato solo ai chierici”. 
Ma io vi dico che quest’ordine è sia per i chierici che per i fedeli laici.  Per i chierici perchè commemorino la vita di Cristo celebrando; per i fedeli perchè commemorino la vita di Cristo udendo e ascoltando. Esattamente quel che il tema dice: Fate quello che Egli vi dirà (Gv. 2,5). E’ questo, cioè,  commemorare la vita di Cristo, i chierici celebrando e i laici udendo e ascoltando devotamente.

      E già entriamo nell’assunto.
      Abbiate presente quanto vi indico: sin dal giorno in cui Gesù scese dal Cielo per incarnarsi, fino al giorno in cui salì al Cielo, tutta la sua vita è ripresentata nella Messa solenne principalmente per mezzo di trenta azioni, anche se ben sappiamo che ci sono molte altre opere che non conosciamo. Perciò l’evangelista Giovanni nell’ultimo capitolo dice: Ci sono molte altre cose che Gesù ha fatto. Se si scrivessero una per una, penso che neppure tutto il mondo basterebbe a contenere i libri che si scriverebbero(Gv. 21,25). Furono tante le opere di Nostro Signore Gesù Cristo che se si specificassero tutte e ognuna in modo dettagliato, non ne potremmo raccontare né cento né mille, neppure diecimila, perché bocca d’uomo non potrebbe dire quanti sono i misteri.
Ora questi sono riassunti e condensati come gli atomi stanno nel sole, e pertanto non possono conoscersi e scoprirsi.
       Però il chierico è in cammino verso Colui che è il mistero. Perciò adesso vi dico quali sono i principali misteri. Già altre volte ho predicato su quest’argomento, però mai ho detto tutti i misteri. Alcune volte ho predicato suddividendo la vita di Cristo ripresentata nella Messa in dieci opere, altre volte in quindici, altre in venti. Ora la vita di Cristo l’ho suddivisa in trenta opere. Pertanto ascoltate devotamente.

"fioritela di gigli...."  U. Foscolo
1.- E la prima opera che realizzò Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Salvatore, in questo mondo fu l’Incarnazione, quando discese dal Cielo ed entrò nel seno verginale di Maria Vergine, rivestendosi dell’umanità. Pertanto vi dico che si rivestì di umanità, perché la divinità è segretamente nascosta sotto l’umanità. E dovete sapere che l’Incarnazione si realizza da parte di tutta la Trinità perché le opere della Trinità sono indivisibili, però tuttavia solo il Figlio è rivestito di umanità.
Questo si dimostra per mezzo di una comparazione di tre che indossano a uno una unica tunica. E’ certo che tutti lo rivestono, però soltanto uno permane rivestito e non gli altri. Così, il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo rivestirono dell’umanità il Figlio, però solo il Figlio rimase vestito di umanità e incarnato.
      E quanto vi dico viene ripresentato nella Messa solenne e non nell’altra. Perché quando il sacerdote [san Vincenzo, in verità, usa sempre la parola presbitero] entra nella sacrestia, ivi i tre lo rivestono, cioè: il diacono, il suddiacono e il medesimo sacerdote che si riveste, aiutato dagli altri, però  lui solo  rimane vestito.  Così il Nostro Salvatore Gesù Cristo, grande e sommo Sacerdote, fu rivestito in quella gloriosa sacrestia [nel manoscritto al margine: reliquie, gemme, ed altri ornamenti preziosi si conservano per davvero in quella gloriosa sacrestia], cioè, la Beata Vergine, piena di virtù, di grazia e di perfezioni, lo conserva tutto come un tesoro per la nostra salvezza, ossia: il Salvatore del mondo, Gesù, Dio e uomo e gli ornamenti sono l’umanità.
      E se volete una più alta contemplazione: così come il sacerdote è rivestito nella sacrestia e nessuno del popolo l’ha visto vestirsi, così ugualmente quando Gesù Cristo, Sommo Sacerdote, si rivestì di umanità nella sacrestia, ch’è la Beata Vergine, per dire la Messa nell’altare della croce, nessuno del popolo giudeo lo seppe, né lo vide quando si incarnò, perché questo avvenne molto segretamente.
      E se ancora volete più profondamente contemplare: così come il sacerdote si riveste nella sacrestia con sette vestiti, cioè: la cotta, se è semplice sacerdote, o se vescovo il rocchetto, o se religioso lo scapolare che supplisce la cotta; perché il presbitero non deve rivestirsi direttamente sul suo proprio vestito [su propia ropa]. Il secondo vestito è l’amitto [nel manoscritto: lo amit]. Il terzo è l’alba [o càmice, -nel manoscritto: la camisa]. Il quarto è il cingolo. Il quinto è la stola. Il sesto è il manipolo. Il settimo è la càsula [nel manoscritto: la casulla]. Così il sommo sacerdote Gesù fu rivestito nel ventre della Vergine Maria, che si dice sacrestia, con sette vestiti che sono i sette doni dello Spirito Santo. Di questi vestiti parla Isaia 11, 1-2, quando dice: Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Ecco come i sette doni dello Spirito Santo di cui fu rivestito sono ripresentati dai sette vestiti con cui il sacerdote si riveste in sacrestia.
      E in queste altre parole di Isaia (Is. 4,1) parlando di questi vestiti, o doni dello Spirito Santo, li chiama donne quando dice: Sette donne afferreranno un uomo solo in quel giorno, cioè nell’incarnazione. Sette donne, è come dire che i sette doni dello Spirito Santo, ricevono un solo uomo, ossia Gesù Cristo. E questo lo ripresentano i sette indumenti del sacerdote. E perciò il sacerdote prima di tutto deve indossare la cotta [el sobrepelliz] che è il primo di questi sette vestiti. Fin qui la prima opera di Gesù Cristo ripresentata nella Messa solenne. Pertanto molto bene si dice: Fate questo in mia memoria (Lc. 22, 19 ; 1 Cor. 11,23).
AMDG et BVM