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mercoledì 9 agosto 2017

Splendida attività del Beato Pietro, primo degli apostoli

Memorie Apostoliche di Abdia
MEMORIE APOSTOLICHE DI ABDIA - PRIMO VESCOVO DI BABILONIA 


LIBRO I 

La splendida attività del Beato Pietro, 
primo degli apostoli 

[1] Dopo che il Signore si era fatto carne nella natività, e lo stesso Signore Gesù Cristo, vera luce del mondo, aveva mostrato la sua luce alle tenebre del mondo, mentre se ne camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, che lanciavano il giacchio in mare; erano infatti pescatori. Disse loro: "Seguitemi e vi renderò pescatori di uomini". E quelli subito, lasciate le reti, lo seguirono. Arrivato nei dintorni di Cesarea di Filippo, interrogò i suoi discepoli: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?". Essi risposero: "Alcuni dicono: è Giovanni il Battezzatore, altri Elia, altri Geremia o uno dei profeti". Rispose allora Simone Pietro senza esitazione e con fermezza: "Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente". E Gesù a lui: "Beato sei tu, Simone bar-Jona, perché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato ma il Padre mio che è nei cieli. Ebbene, io dico a te: tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'Ade non prevarranno contro di essa; ti darò le chiavi del regno dei cieli, e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". In quello stesso periodo il Cristo, presi con sè Pietro, Giovanni e Giacomo, tre dei discepoli più cari, andò secondo il suo solito su un monte a pregare. Appena i discepoli lo videro elevarsi un po' più in alto e circondato dalla luce del sole tra Mosè ed Elia, "Signore - disse Pietro - questo è un ottimo luogo per starci; e così, se sei d'accordo, faremo tre tende: una per te, una per Elia e una per Mosè" Gesù però non rispose nulla: li esortò invece ad alzarsi e a deporre il timore; e proseguì il suo discorso sulla passione. Prima delle festività pasquali, quando erano ormai imminenti, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che egli era venuto da Dio e a Dio ritornava, si levò da mensa e depose le vesti; prese un panno, se ne cinse, quindi versò dell'acqua nel catino e prese a lavare i piedi dei suoi discepoli e ad asciugarli col panno. Giunto a Simone Pietro, Pietro gli dice: "Signore, tu i piedi non me li laverai". Gli risponde Gesù: "Ciò che sto facendo tu ora non lo comprendi, lo comprenderai però dopo". Allora Pietro: "Tu i piedi non me li laverai mai!". Gesù gli rispose: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". Al che Pietro: "Non soltanto i piedi, ma anche il mio capo e le mie mani". Gesù, in occasione di quelle parole, rispose: "Chi ha fatto un bagno non ha più bisogno di essere lavato ancora, ma è del tutto mondo". Questi avvenimenti riguardanti Pietro risalgono a prima della risurrezione.

[2] Quindi il Signore Gesù, dopo che fu risorto, disse a Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami?". "Certo, Signore - rispose Pietro - tu lo sai che ti amo". Allora rispose Cristo: "Pasci i miei agnelli"; e soggiunse: "Simone di Giovanni, mi ami?". Gli rispose Pietro: "Lo sai che ti voglio bene". "Pasci allora le mie pecore", rispose Gesù. E per la terza volta rivolto a Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami?". Udito questo, Pietro si rattristò perché gli aveva chiesto per la terza volta: "Mi ami?" e rispose: "Signore, tu lo sai che ti amo!". E Gesù: "Pasci allora le mie pecore. In verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio stenderai le braccia e un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vorrai!". Disse questo per indicare con quale genere di morte doveva glorificare Dio. Questi fatti risalgono al tempo in cui il Salvatore, dopo essere risorto, era apparso sulla spiaggia del mare di Tiberiade ai discepoli che stavano pescando e aveva chiesto loro se avessero preso qualche pesce. Ma essi, che da lontano non avevano riconosciuto il Signore, assicuravano di no. All'udire questo, Gesù ordinò di gettare la rete a destra della barca. Quando essi l'ebbero fatto e Pietro si fu tuffato in mare, tirarono su una rete piena di pesci. Stupefatti da quel miracolo, cominciarono a riconoscere il Signore, e guadagnata la riva trovarono vicino a lui del pesce sopra la brace e del pane. Dopo che ebbero contati ben cento e cinquanta pesci, il Cristo invitò i discepoli a sedere e a mangiare pane e pesce con lui. Questi fatti di Pietro, degni di essere ricordati, avvennero quando ancora Egli era sulla terra dopo la risurrezione.

[3] Dopo che il Signore Gesù fu assunto in cielo, Pietro e Giovanni stavano salendo al tempio verso l'ora nona per la preghiera. Ed ecco che veniva portato un uomo nato storpio, che usavano collocare ogni giorno alla porta del tempio chiamata "Bella" perché chiedesse l'elemosina a quanti vi entravano. Costui, visti Pietro e Giovanni che stavano entrando, chiese loro l'elemosina. Pietro con Giovanni lo fissò e disse: "Guarda verso di noi". L'uomo li guardava attento, con la speranza di riceverne qualcosa. Allora Pietro: "Non ho argento e oro, ma quel che possiedo te lo do: in nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!". E, presolo per la destra, fece l'atto di rialzarlo. All'istante piedi e caviglie presero vigore, ed egli con un balzo fu in piedi e camminò. Entrò poi con loro nel tempio e si mise a testimoniare pubblicamente il fatto e a esaltare il Signore. Come età aveva superato i quarant'anni. Frattanto il numero di coloro che abbracciavano la fede, una moltitudine di uomini e di donne, cresceva sempre più, e si arrivò al punto di portar fuori nelle piazze gli ammalati e di deporli sui rispettivi lettini e barelle lungo le vie pubbliche su cui avevano saputo che gli apostoli sarebbero arrivati. Molti ancora dalle città vicine raggiungevano Gerusalemme portando uomini infermi e tormentati da potenze maligne, e Pietro li guariva tutti Intanto corse voce a Gerusalemme che la Samaria aveva accolto il vangelo e gli apostoli vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi, giunti colà, recitarono per loro un'orazione perché ricevessero lo Spirito santo. Su nessuno di loro infatti era disceso ancora, ma erano stati soltanto battezzati nel nome di Gesù. Allora gli apostoli imposero loro le mani, e così anche i Samaritani ricevettero lo Spirito santo. Un certo Simone, detto il Mago, quando vide che con l'imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito santo, offrì loro del denaro dicendo: "Fornite anche a me questo potere di conferire lo Spirito santo a chiunque imporrò le mani". Pietro gli rispose: "Alla malora tu e il tuo denaro, perché hai creduto di ottenere il dono di Dio con l'oro. Tu non parteciperai mai a ciò che hai chiesto. Questo perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pentiti, quindi, ravvediti da questa tua nefandezza e chiedi a Dio, se possibile, di perdonare il tuo desiderio, perché è iniquo. Io infatti ti vedo schiavo di una passione perniciosa". Simone rispose: "Pregate voi per me il Signore che nulla mi accada di quanto mi avete detto". Essi pertanto, dopo aver testimoniato ed esposto il vangelo di Gesù, rientrarono a Gerusalemme, evangelizzando molte zone della Samaria.

[4] Avvenne allora che Pietro, toccando molte città e villaggi, scese presso i cristiani residenti a Lidda. Là trovò un paralitico chiamato Enea, che giaceva da otto anni in un letto, e gli disse: "Enea, alzati, il Signore nostro Gesù Cristo ti ha guarito". E subito quegli si alzò e si rifece il letto. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saron e si convertirono al Signore. Durante questi avvenimenti occorse il fatto di una cristiana di nome Tabita, che significa "gazzella". Costei si dava alle opere buone e alle elemosine che elargiva di continuo. Un giorno cadde ammalata e morì. I parenti paterni, dopo averla lavata, la deposero nella sala superiore. E siccome Lidda era vicina a Joppe, inviarono due uomini da Pietro per invitarlo a venire da loro immediatamente. Pietro, ricevuta la notizia, si mise in cammino e giunse con loro a Joppe. Appena arrivato, lo fecero salire alla sala superiore e venne attorniato da tutte le vedove in lacrime che gli mostravano tuniche e mantelli che aveva loro confezionato Gazzella. Pietro, commosso dal pianto di costoro, dopo aver fatto uscire tutti i parenti, alzò occhi e mani al cielo, e inginocchiatosi, si mise a pregare. Rivolto al cadavere, disse: "Tabita, alzati!". Quella aprì gli occhi e, visto Pietro, si levò a sedere. Pietro allora le porse la mano, la fece alzare e, chiamati i cristiani e le vedove, la presentò loro viva. Il fatto si riseppe in tutta Joppe e molti credettero nel Signore.

[5] In quello stesso periodo il re Erode prese a maltrattare alcuni membri della Chiesa; vedendo che la cosa era gradita agli Ebrei, arrestò anche Pietro. Si era nei giorni degli Azzimi. Presolo, lo mise in carcere, affidandolo alla custodia di quattro plotoni di soldati, con l'intento di fargli il processo dopo la Pasqua. Pietro era rinchiuso in carcere, ma la Chiesa innalzava continuamente preghiere per lui al Signore. Quando Erode fu sul punto di portarlo in giudizio, quella stessa notte Pietro era addormentato tra due soldati, legato con due catene. I carcerieri montavano la guardia davanti alla porta. Quand'ecco un angelo del Signore apparve e una luce brillò nella cella; toccato Pietro sul fianco, il Signore lo svegliò: "Alzati in fretta"; le catene gli caddero dai polsi, e l'angelo gli disse: "Mettiti la cintura e i sandali"; Pietro ubbidì. Disse ancora: "Indossa il mantello e seguimi". Pietro, seguendolo, uscì; ma non riusciva a capacitarsi che ciò che stava facendo, grazie all'angelo, fosse vero: credeva piuttosto che fosse un sogno. Traversati così il primo e il secondo posto di guardia, giunsero al portone di ferro che dava in città, il quale si aprì da solo. Usciti, percorsero una strada, quando improvvisamente l'angelo scomparve. Pietro, ripresosi, disse: "Ora sono sicuro che il Signore ha inviato il suo angelo e mi ha tolto dalle mani di Erode e dalle speranze del popolo ebreo".

[6] Dopo questi fatti si fece avanti un certo Simone samaritano, che appena vide i miracoli di Pietro, cercò di acquistare il carisma dello Spirito, lui che diceva di essere un gran personaggio e di essere diverso e cangiante; a coloro che avessero creduto in lui egli prometteva di sottrarli alla morte. Costui desiderava creare difficoltà all'insegnamento di Pietro e porne in ridicolo la dottrina; fissò anche un giorno nel quale essere presente allorché la folla si radunava per udire Pietro allo scopo di discutere con lui. Pietro allora si trovava a Cesarea di Stratone. Giunta l'alba del giorno stabilito, Zaccheo, capo della città, si presentò a Pietro e gli disse: "E' ora che tu vada a discutere Pietro. La folla, già radunata al centro dell'atrio, si accalca per aspettarti; in mezzo ad essa vi è Simone con un forte seguito". Pietro, udito questo, per fare la preghiera fece allontanare alcuni che non erano ancora stati mondati dai peccati commessi senza averne coscienza, e disse rivolto ai restanti: "Preghiamo fratelli, perché il Signore per mezzo di Cristo suo Figlio e per la sua ineffabile misericordia mi aiuti mentre sto per espormi in favore della salvezza di individui che sono creature pure di Dio". Detto questo, conclusa la preghiera, si portò nell'atrio della casa dove era radunata una folla grandissima. Appena gli sembrò che tutti fossero attenti nel più grande silenzio e il mago Simone fungesse da capo in mezzo a loro, cominciò così:

[7] "Pace a voi tutti che siete disposti a conciliarvi con la verità. A chiunque infatti la segue, pare naturale rendere un favore a Dio; mentre sono essi a conseguire da lui un dono di grandissimo valore, percorrendo i sentieri della sua giustizia Perciò la prima cosa da fare è ricercare la giustizia del Signore ed il suo regno. La giustizia, perché impariamo ad agire rettamente; il regno, poi, perché conosciamo qual è il frutto delle fatiche e della sofferenza. In esso, per coloro che hanno vissuto bene, vi è ricompensa dei beni eterni; per coloro invece che saranno andati contro la sua volontà ci sarà un equivalente contraccambio di pena per le loro azioni. Quindi è qui, cioè, mentre siete in questa vita, che dovete riconoscere la volontà del Signore e quando viene l'opportunità di agire. Infatti se qualcuno volesse cercare ciò che non può trovare, prima di aver emendato la sua condotta, la sua ricerca sarà sciocca e inutile. Il tempo è poco e il giudizio sarà fatto in vista delle azioni, non delle dispute. Perciò prima di tutto chiediamoci che cosa sia necessario fare o in che modo farlo per meritare la vita eterna. Il mio parere è quindi questo, che è pure quello del Profeta: ricerchiamo dapprima la giustizia specialmente coloro che fanno la professione di conoscere il Signore. Se c'è qualcuno che reputa che vi sia qualche cosa di più giusto, lo dica. Dopo averlo detto, ascolti, ma con calma e pazienza. Infatti per questo all'inizio, sotto la forma di un saluto, ho augurato pace a voi tutti".

[8] Simone di rimando rispose: "A noi non occorre la tua pace, perché se la pace e la concordia esistessero, nella ricerca della verità non potremmo avanzare di un sol passo: infatti sono i ladri, i lussuriosi ad essere in pace tra loro, perché ogni nefandezza dà ragione a se stessa; se quindi ci siamo radunati per questo, vale a dire per applaudire per amor di pace ogni cosa che viene detta, non gioveremmo in nessun modo a coloro che ci ascoltano, ma al contrario li illuderemmo per andarcene da buoni amici. Perciò non invocare la pace, ma piuttosto la diatriba; se gli errori li puoi confutare, non ricercare l'amicizia ottenuta con adulazioni ingiuste. Voglio che tu sappia innanzitutto che quando due vengono a diverbio, verrà il momento nel quale uno dei due, vinto, cadrà". Pietro rispose: "Perché temi di udire spesso la parola pace? Ignori forse che la perfezione della legge è data dalla pace? Dal peccato infatti nasce guerra e discordia. Quando invece non c'è peccato, esiste la pace nelle discussioni, e la verità nelle opere". E Simone: "Le parole che hai detto sono vuote. Ora però ti mostrero la potenza della mia capacità soprannaturale, in modo che subito ti ravveda e mi adori.

[9] Io sono la potenza prima immortale e infinita. Entrato nell'utero di Rachele, fui generato da lei come uomo in modo da poter essere visto dagli uomini. Ho volato nel cielo, il mio corpo è composto col fuoco; ho fatto sì che le statue si muovessero, ho animato cose inanimate, ho mutato pietre in pane, da un monte ho volato discendendo sorretto dalle mani degli angeli. E queste cose non solo le ho fatte, ma le posso ripetere ora per dimostrare a tutti che sono il Figlio di Dio, che sono immortale e in grado di rendere immortali coloro che credono in me. Le tue parole sono tutte inutili, né puoi addurre alcun fatto che provi la verità. Come quel famoso mago che ti ha inviato, che non ha nemmeno potuto liberarsi dal supplizio della croce. Io posso infatti rendermi invisibile a coloro che volessero catturarmi, e poi di nuovo, volendolo, rendermi palese. Se volessi fuggire, trapasserei monti e rocce come argilla. Se precipitassi da un monte altissimo, giungerei a terra illeso, come se fossi trasportato; legato, sarei io stesso a liberarmi e legherei a mia volta coloro che mi avessero messo le catene; gettato assieme agli altri in carcere, farei sì che le porte si aprissero da sole. Trasformerei le statue inanimate in modo tale che vengano ritenute persone vive da coloro che le osservano; in un batter d'occhio farei nascere nuove piante e produrrei virgulti improvvisi; mi butterei nel fuoco, ma non mi brucerei; mi trasformerei in modo tale da non essere riconosciuto. Potrei avere due volti da mostrare agli uomini: apparire come pecora o capra; e, sebbene neonato, mettere la barba. Potrei librarmi volando nell'aria, rivelare ricchezze ingenti, costituire re ed essere adorato come Signore, ricevere di fronte a tutti onori divini in modo che, costruitami un'effige, mi onorino come Signore e mi adorino. Ma che bisogno c'è di elencare tutto? Io posso fare tutto ciò che voglio. Molte di tali opere le ho già sperimentate con successo. Infine, disse, una volta quando mia madre Rachele mi ordinò di andare nel campo a mietere, io, vedendo una falce, le comandai di andare a mietere: ed essa falciò dieci volte più delle altre. Dalla terra ho fatto scaturire virgulti nuovi che in un istante apparvero e misero fronde. Un'altra volta ho perforato un vicino monte".

[10] Dopo che Simone ebbe parlato, Pietro rispose: "Non dire degli altri ciò che non sono. Che tu sia un mago è chiaro e palese dagli stessi discorsi che hai fatto. Il nostro Maestro, di natura divina e umana, è palesemente buono. Quanto al fatto che sia veramente Figlio del Signore, viene comprovato da quegli stessi motivi grazie ai quali fu comprovato. Quanto a te, se non vuoi confessare di essere un mago, andiamo con tutta questa folla a casa tua, e lì scopriremo allora chi è il mago". Ma mentre Pietro diceva questo, Simone cominciò a bestemmiare e a maledire, e non pot‚ essere redarguito nel tramestio generale che ne seguì. Pietro, per non far vedere che se ne andava a causa delle imprecazioni, rimase immobile e lo redarguì aspramente. Il popolo indignato respinse Simone fuori dalle porte di casa, dopo che era già stato scacciato dall'atrio. Uno solo lo seguì. Nel silenzio generale, Pietro così parlò al popolo: "Fratelli, dovete sopportare pazientemente le persone malvagie, ricordatevi che il Signore, pur potendo annientarle, permette tuttavia che vivano fino al giorno prefissato in cui tutto sarà sottoposto al giudizio. Potremo quindi non sopportare noi coloro che sopporta il Signore, cui sono sottomessi e ubbidiscono i cieli e la terra? E voi che vi siete convertiti al Signore per mezzo della penitenza, piegate davanti a lui le ginocchia". Detto questo, si inginocchiò davanti al Signore. Pietro, con gli occhi al cielo pregava tra le lacrime per loro, perché il Signore, nella sua bontà, si degnasse di accogliere coloro che si rimettevano completamente a lui. Dopo aver pregato e prescritto che il giorno seguente giungessero per tempo, celebrò l'Eucaristia. Quindi, come d'uso, rimase in silenzio.

[11] Al mattino giunse un discepolo di Simone a dire: "Ti prego, Pietro, accogli me, misero, che sono stato ingannato dal mago Simone; lo credevo un Dio celeste per tutti i prodigi che gli ho visto fare; dopo aver udito però le tue parole ho cominciato a considerarlo come un uomo, e per di più malvagio. Tuttavia quando uscì di qui, io solo lo seguii, poiché non avevo ancora riconosciuto tutte le sue empietà. Quando vide che lo seguivo, chiamandomi beato, mi condusse a casa sua. Verso mezzanotte mi disse: "Ti renderò superiore a tutti gli uomini, se vorrai restare con me fino in fondo". Appena glielo promisi, pretese da me un giuramento di costanza; dopo averlo ricevuto, pose sulle mie spalle certi suoi segreti impudichi ed esecrabili, perché li portassi, e mi seguì. Appena giunto al mare e salito su di una barca che si trovava lì per caso, riprese dal mio collo ciò che mi aveva ordinato di portare. Discesone poco dopo, non riportò indietro nulla: naturalmente l'aveva gettato in mare. Mi pregò poi di mettermi in cammino con lui, dicendo di voler raggiungere Roma. Là infatti avrebbe avuto tanto successo da venir considerato Signore ed essere insignito pubblicamente di onori divini. "Allora, disse, pieno di ogni ricchezza, se desidererai ritornare qui, ti rimanderò trasportato da una moltitudine di potenze angeliche!". Udite queste parole e non vedendo in lui nulla che potesse testimoniare questa promessa, capii che era un mago e un ingannatore, e risposi: "Ti prego di scusarmi ché i piedi mi fanno male e non sono in grado di andarmene da Cesarea. Oltre al resto ho moglie e figli piccoli che non posso assolutamente lasciare". Udite queste parole, partì per Roma accusandomi di viltà e dicendomi: "Quando saprai della fama di cui mi sarò circondato in Roma, ti pentirai". Dopo di questo, come aveva detto, si diresse verso Roma. Dal canto mio sono subito tornato qui a pregarti di accogliermi come penitente, perché da lui sono stato ingannato".

[12] Appena colui che aveva abbandonato Simone ebbe finito di parlare, Pietro gli ordinò di prendere posto nell'atrio. Anch'egli, facendosi avanti e vedendo che la folla era molto più numerosa dei giorni precedenti, si pose al solito posto e, indicando colui che aveva abbandonato Simone, disse: "Fratelli costui che vedete, è venuto poco fa da me per informarmi sulle nefandezze magiche di Simone e in che modo egli abbia gettato in mare tutti gli artifizi della sua scelleratezza, non per un sentimento di penitenza, ma per il timore di essere arrestato e sottoposto alle leggi pubbliche". Mentre Pietro parlava, il popolo era stupito di vedere l'uomo che aveva abbandonato Simone. Quindi Pietro, lasciata Cesarea, raggiunse Tripoli e, entrato in casa di Marone, vide un luogo adatto alla discussione. Appena vide la folla, che appariva come un grande fiume che si fosse riversato in un piccolo alveo, salì su un piedistallo che era appoggiato lungo la parete che dava sul giardino e salutò dapprima il popolo, secondo l'uso religioso. Alcuni dei presenti, da parecchio tempo in preda ai demoni, si gettarono per terra mentre gli spiriti immondi scongiurarono Pietro che permettesse loro di rimanere anche per un solo giorno nei corpi che occupavano. Pietro, esorcizzandoli, ordinò loro di uscire immediatamente, ed essi se ne andarono senza indugio. Anche altri, infermi da lungo tempo, invocarono Pietro perché li risanasse ed egli promise che avrebbe per loro supplicato il Signore appena terminata l'istruzione religiosa; subito, come aveva promesso, furono guariti dalle loro malattie. Volle che costoro andassero a sedersi in disparte assieme a quelli che erano stati guariti dai demoni, come se fossero affaticati dopo un lungo lavoro.

[13] Partito da Tripoli, Pietro si diresse verso Antiochia. Giunse alle isole dette Ancaridi nel cui tempio c'erano delle colonne di rara grandezza e, per vederle, molti erano venuti con Pietro; Pietro dopo averle ammirate ed essere uscito dalle porte, vide una donnina che chiedeva l'elemosina a coloro che entravano. Dopo averla guardata attentamente, disse: "Dimmi, donna, che difetto fisico hai da sottometterti alla vergogna di chiedere l'elemosina e perché non ti procuri con le tue mani, ricevute dal Signore, il cibo, frutto del lavoro?". Quella rispose sospirando: "Volesse il cielo che avessi mani da potere muovere! Mi è rimasta solamente l'apparenza delle mani. Esse infatti sono morte, malferme e insensibili ai miei morsi". Pietro allora, dopo averle preso le mani, le risanò. Quella donna era la madre di Clemente dal quale nello stesso posto fu riconosciuta. Difatti, grazie alla potenza di Pietro, riabbracciò gli altri figli Faustino e Fausto che, con nomi diversi, venivano chiamati Aquila e Nicia, e così pure suo marito Faustino, che per molto tempo erano rimasti lontani. Siccome volevano lasciare per mare l'isola, la madre disse a Clemente: "Figlio carissimo, è giusto che dica addio alla donna che mi ha accolto: infatti è povera, paralitica e inchiodata a un letto". Udito questo Pietro e tutti coloro che avevano ascoltato rimasero ammirati di fronte alla bontà e alla prudenza della donna. Pietro ordinò immediatamente ad alcuni di andare e di portare la donna sul lettino in cui giaceva. Appena fu portata e messa in mezzo alla folla che era presente, Pietro disse di fronte a tutti: "Se io sono un banditore della verità, per rafforzare la fede di tutti i presenti, perché sappiano e credano che uno solo è il Signore che ha fatto il cielo e la terra, in nome di Gesù Cristo Figlio suo si alzi costei". E subito, appena Pietro ebbe pronunciate queste parole, la donna si alzò risanata e si gettò ai piedi di Pietro, e, baciando una sua intima parente, ringraziava il Signore.

[14] Fatto questo, siccome Pietro voleva andarsene all'albergo, il padrone di casa gli disse: "E' indecoroso per un uomo come te albergare in una locanda quando io ho quasi tutta la casa da metterti a disposizione e diversi letti completi di tutto il necessario". Ma poiché Pietro rifiutava, la moglie del capo-famiglia si presentò davanti a lui assieme ai figli esortandolo: "Ti prego, rimani presso di noi!". Ma neppure così Pietro si decideva ad acconsentire. Giunse allora la figlia di coloro che lo pregavano; da molto tempo essa era posseduta dal demonio e perciò era stata messa in catene e chiusa in una stanza. Allorché si presentò a Pietro aveva le catene, in mano, poiché il demonio se ne era andato da solo; questa disse: "O mio Signore, sarebbe cosa buona che tu oggi festeggiassi qui la mia guarigione e non rattristassi me e i miei parenti". Mentre Pietro si chiedeva il perché di queste parole e delle catene, i parenti di lei, lieti per la guarigione insperata della figlia e stupiti, non riuscivano a dir nulla. I servi dissero: "Costei posseduta dal demonio fin dall'età di sette anni, strappava le vesti di coloro che tentavano di avvicinarsi, li feriva con morsi e cercava di sbranarli. Da vent'anni a questa parte non ha mai smesso di comportarsi così e nessuno ha mai potuto curarla, anzi, nemmeno avvicinarla. Molti infatti li ha fatti andare via senza aver concluso niente, altri li ha uccisi. Era più forte di qualsiasi uomo, poiché certamente si serviva delle forze del demonio. Ora, come vedi, il demonio è fuggito dalla tua presenza: le porte, che erano serrate con tutta sicurezza, si sono aperte e lei se ne sta guarita di fronte a te, pregandoti di rendere lieto per lei e per i suoi parenti il giorno della sua guarigione". Dopo che uno dei servi ebbe parlato così, e le catene caddero spontaneamente dalle sue mani e dai suoi piedi, Pietro, convinto di essere stato lui a guarirla, acconsentì ad andare nella casa di suo padre.

[15] Dopo questi fatti, Pietro, in viaggio per Roma, presentì imminente la propria morte. Perciò nell'assemblea dei fratelli, prendendo la mano di Clemente, si alzò senza indugi e fece risuonare queste parole a tutta la Chiesa: "Ascoltatemi, fratelli e come me servi: siccome il Signore e Maestro Gesù Cristo che mi ha mandato mi ha fatto sapere che è imminente l'ora della mia morte, vi ordinerò vescovo questo Clemente: a lui solo affido la cattedra della mia predicazione e dottrina; egli mi è stato compagno in tutto, dall'inizio alla fine, e perciò ha conosciuto la veridicità di tutta la mia predicazione. Mi è stato compagno perseverante e fedele in tutte le tentazioni. L'ho conosciuto più degli altri come servo del Signore, amante del prossimo, casto, studioso, sobrio, benigno, giusto, paziente come colui che sa sopportare le ingiurie di alcuni anche se vengono da parte di coloro che sono istruiti nella Parola del Signore. Perciò affido a lui il potere datomi dal Signore di legare e di sciogliere di modo che qualunque cosa avrà decretato in terra, rimarrà stabilita anche in cielo. Legherà infatti ciò che sarà necessario legare, e scioglierà ciò che sarà necessario sciogliere". Detto questo, gli impose le mani e lo fece sedere sul suo seggio spiegandogli diffusamente come doveva governare la Chiesa affidatagli o nutrire il gregge ricevuto.

[16] In quello stesso periodo l'apostolo Paolo, in viaggio per Roma, predicava il Cristo Signore. Quindi al tempo di Nerone Cesare, vi erano a Roma gli apostoli Pietro e Paolo, maestri apportatori della salvezza cristiana grazie ai quali, mentre la fede nel Signore Gesù Cristo si sviluppava nella mente di tutti, aumentava la diffusione della vera religione perché erano meravigliosi nelle loro opere e famosi nell'insegnamento in forza della grazia divina. Nerone cominciò ad avversare in modo forte gli apostoli tramite il mago Simone: poiché il mago aveva conquistato con varie illusioni diaboliche l'animo del Cesare al punto che confidava in lui senza il minimo sospetto come in uno che presiedeva alla sua salvezza ed era custode della sua vita. Difatti credeva che con il suo aiuto avrebbe conseguito vittorie in guerra, sottomesso genti e avuto prosperità. Ma l'apostolo Pietro smantellò i suoi sogni ambiziosi e tutte le sue scelleraggini perché la luce della verità e lo splendore della parola divina che da non molto tempo si era irradiata per la salvezza degli uomini, grazie agli apostoli, aveva fatto scomparire dalle umane menti l'oscurità di tutta quanta la menzogna, e le tenebre dell'ignoranza. Allora il mago Simone colpito dal bagliore della vera luce divenne cieco immediatamente: colui che già in Giudea era stato confutato per le sue scelleratezze, e se ne era fuggito dall'altra parte del mare. Egli che altrove aveva sperimentato il potere di Pietro, precedutolo a Roma, osò vantarsi di poter risuscitare i morti. In quello stesso momento era morto un nobile adolescente, parente di Cesare. Si radunò un gran numero di parenti, si chiedevano a vicenda se ci fosse qualcuno che potesse risuscitare il morto. Pietro aveva già una buona fama in questo, ma dai pagani non si credeva per nulla a tutto ciò. Il dolore tuttavia richiese che si cercasse un rimedio; vi furono alcuni che ritennero bene invitare anche Simone, in modo che vi fossero ambedue. Dato che Simone si gloriava della sua potenza, Pietro disse ai parenti che si provasse lui per primo, se ne era capace, a risuscitare il morto. Se non ce l'avesse fatta, fossero pure certi che Cristo avrebbe agito sul morto. Simone che dai pagani era ritenuto dotato di una grande potenza, pose come condizione che, se egli avesse risuscitato il morto, Pietro venisse ucciso, giacché aveva ingiuriato una persona così potente sfidandola con parole provocanti; se però non fosse riuscito a nulla e Pietro avesse risuscitato il morto, il mago si sarebbe sottomesso alla sentenza che era stata posta contro l'apostolo. Pattuita questa condizione, si avvicinò al lettuccio del defunto, e cominciò a fare incantesimi e a sussurrare segretamente formule imprecatorie. Ai presenti sembrò di vedere il capo del defunto muoversi e già si levarono le grida della folla perché si pensava che il morto ritornasse in vita e parlasse con Simone. Cominciò a farsi sentire una grande e generale indignazione verso Pietro, perché aveva osato mettersi a confronto con un uomo così potente. Allora Pietro domandò il silenzio e disse: "Se il defunto è ritornato in vita, parli; se è veramente stato risuscitato, si alzi, cammini e faccia sentire la sua voce. Io vi farò toccare con mano che è un'illusione e non la verità il movimento del capo del defunto. Il mago venga dunque allontanato, disse, dal lettino e saranno messi a nudo gli inganni diabolici". Simone allora venne allontanato dal letto e il morto rimase immobile senza alcuna speranza di vita. Pietro assisteva da lontano e, dopo aver pregato per un poco tra sè, disse: "Fanciullo, alzati, io te lo dico: il nostro Signore Gesù Cristo ti ridà la vita". Immediatamente il giovane si alzò, parlò e camminò, e Pietro lo restituì vivo a sua madre. Essa voleva ricompensare il beato apostolo, ma questi le disse: "Stattene tranquilla, o madre, per tuo figlio e non aver paura; ha infatti il suo custode".

[17] E poiché il popolo voleva lapidare il mago Simone, Pietro riprese: "Gli è già una pena sufficiente il fatto di essersi visto battuto sul suo stesso campo. Rimanga in vita a vedere crescere il regno di Cristo, anche se non lo desidera". Il mago frattanto si tormentava e, scosso dalla gloria dell'apostolo, corse da Nerone Cesare e, servendosi di una nuova ingiuria, nei confronti di Pietro, ottenne che venisse convocato. Quando furono ambedue di fronte all'imperatore, Simone parlò per primo: "Mi meraviglio che tu, Cesare, ritenga costui come uomo di un certo valore, mentre è un pescatore fallito, pieno di menzogne, e sprovvisto di ogni potere, sia quanto a parole sia quanto a fatti. Non sopportare più a lungo questo avversario, comanderò ai miei angeli ora di venire a farmi vendetta di costui". Al che Pietro: "Non temo certamente i tuoi angeli, costretti ad avere paura di me, in forza della mia fede nel Cristo, in questo mio Signore che tu pretendi di essere. Difatti se c'è qualcosa di divino in te che ti fa scrutare i pensieri più intimi, dimmi Simone che cosa penso e che cosa farò. Questo mio pensiero, o ottimo Cesare, prima che il mago ti racconti una fandonia, te lo farò sentire in modo che non possa dire diversamente da come penso". Allora Nerone "Avvicinati e dimmi ciò che pensi". Pietro disse: "Da' disposizione perché mi venga portato un pane di orzo e consegnato di nascosto". Data la disposizione, Pietro riprese: "Mi dica quindi Simone che cosa ho pensato, cosa ho detto e cosa ho fatto". Allora Nerone: "Che dici, Simone?". Simone rispose: "Mi dica Pietro piuttosto cosa ho pensato o fatto io". Pietro allora: "Vi farò constatare che cosa ha pensato Simone, se però lui prima avrà detto che cosa ho pensato io". Simone, udito questo, disse: "Il buon imperatore sappia che nessuno conosce i pensieri degli uomini, se non Dio solo; per il resto Pietro ha mentito". Al che Pietro di nuovo: "Ma tu che ti dici figlio di Dio, dimmi che cosa penso e che cosa ho fatto ora segretamente, fammelo sapere, se puoi". Pietro aveva benedetto il pane di orzo che aveva ricevuto, l'aveva spezzato e riposto nella sua manica destra e nella sinistra.

[18] Allora Simone, sdegnato per non aver potuto svelare il segreto dell'apostolo, esclamò: "Vengano avanti grandi cani e lo divorino in presenza del Cesare". Appena ebbe parlato, comparvero dei cani di una grandezza eccezionale e si gettarono su Pietro. Pietro però, alzate le mani in preghiera, mostrò ai cani il pane che aveva benedetto; ed appena i cani lo videro svanirono nel nulla. Allora Pietro rivolto a Cesare: "Ecco, imperatore, che ti ho mostrato a fatti e non a parole che cosa stesse pensando Simone. Infatti colui che aveva promesso che gli angeli sarebbero venuti contro di me ha mandato i cani, per far vedere che non possiede angeli divini, ma solo canini". Perciò il mago indignato cominciò a valersi di ogni risorsa dei suoi scongiuri. Radunò il popolo e dichiarò di essere stato offeso dai Galilei e che avrebbe lasciato la città che normalmente lui proteggeva. Infine fissò il giorno in cui, assicurava con arroganza, in volo avrebbe dovuto essere trasportato alle sedi celesti per destino, per dimostrare che era in suo potere raggiungere il cielo quando voleva. Il giorno stabilito salì sul monte Capitolino e, gettatosi da una rupe, cominciò a volare. Il popolo ammirato si mise a venerarlo. Molti dicevano pure che il volare corporalmente verso il cielo era una facoltà divina e non umana; e molti affermavano che il Cristo non aveva fatto nulla di simile. Allora Pietro, che si trovava tra loro, disse: "Signore Gesù, mostra la tua potenza e non permettere che il popolo che sta per credere in te venga ingannato da queste falsità. Signore, possa egli cadere, in modo che ogni vivente sappia di non potere nulla contro la tua potenza". Dopo che l'apostolo ebbe chiesto queste cose con le lacrime, disse: "Vi scongiuro nel nome di Gesù Cristo: voi che lo portate, lasciatelo andare subito". Alla voce di Pietro, abbandonato dai demoni, ingarbugliatosi il ritmo delle ali che aveva messo, precipitò. Né riprese più i sensi, ma tutto rotto nel corpo, senza forza, dopo poco spirò in quello stesso luogo. Quando venne riferito ciò a Nerone, mentre si rammaricava di essere stato ingannato e deluso, indignato perché era stato tolto un uomo utile e necessario allo stato, cominciò a ricercare dei motivi per uccidere Pietro.

[19] Così venne dato ordine da Nerone che Pietro venisse catturato. Pure essendo stato pregato prima da tutti di andarsene altrove, egli sempre resisteva dicendo: "Questo non lo farò mai, sarebbe come se fuggissi atterrito dal timore della morte"; sapeva bene che ne sarebbe derivato un motivo eterno di gloria per sè e per tutti, conforme alla passione di Cristo.
Siccome però Pietro nascondeva queste cose, il popolo in lacrime lo pregava di non abbandonarlo, e di non passare sopra alle lacrime di tanti fedeli, proprio quando era imminente la bufera contro i cristiani. Vinto infine dalle lacrime del popolo, acconsentì e promise che se ne sarebbe andato dalla città.
La notte seguente quindi salutò i fratelli, e dopo la preghiera in comune si mise in viaggio da solo. Era appena giunto presso la porta che si vide venirgli incontro il Cristo. Lo adorò e domandò: "Signore, dove vai?". E a lui il Signore: "Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta". L'apostolo, udito ciò, comprese che alludeva alla sua passione; nell'apostolo naturalmente si sarebbe visto patire il Cristo che, come sappiamo, soffre nei singoli uomini non per il dolore del corpo, ma per la contemplazione della misericordia e dell'affetto della pietà. Così se ne ritornò in città e fu catturato dalle sentinelle.
A questa notizia subito si radunò una grande folla, tanto che le platee non avrebbero potuto contenere le persone di ambedue i sessi e di tutte le età, e si misero a gridare a gran voce "Perché uccidete Pietro? Che delitto ha commesso? Che danno ha portato alla città? Non è permesso condannare un innocente. E ci sarebbe da temere che per la morte di un uomo così, Cristo si vendichi e noi periamo dal primo all'ultimo"

[20] Pietro però acquietava l'animo del popolo perché non infierisse contro il sovrano, dicendo: "Romani che credete in Cristo e in lui solo sperate, ricordatevi di come egli seppe soffrire e come vi consolò in quegli stessi miracoli che avete visto fatti da me. Sperate in lui che sta per venire e darà a ciascuno secondo le sue opere. Quanto a ciò che ora vedete fatto contro di me, mi è stato annunziato già precedentemente dal Signore che non c'è discepolo superiore al maestro, né servo superiore al padrone Perciò sappiate che mi sto avvicinando in fretta per comparire alla presenza del Signore, una volta spogliato della carne.
Ma perché mi attardo e non vado al supplizio della croce? Coloro che mi perseguitano dispongano pure del corpo: io me ne andrò al Signore con la mia anima".
E accostandosi alla croce supplicò di esservi affisso inversamente al modo tradizionale. Era questo un segno di rispetto affinché egli non sembrasse crocifisso come il Signore, ma come servo.
Finito questo, cominciò a parlare al popolo dalla croce. "Indicibile e nascosto mistero della croce, legame inscindibile della carità. Questo è l'albero della vita su cui il Signore Gesù innalzato, trasse tutto a sè. Questo è l'albero della vita su cui fu crocifisso il corpo del Signore Salvatore. Su di lui è stata crocifissa la morte e il mondo intero è stato sciolto dal legame di una morte eterna. O grazia incomparabile e amore che non verrà mai meno. Ti rendo grazie, Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, non solo con la voce e il cuore, ma anche con l'anima grazie alla quale posso amarti, nominarti, supplicarti senza tregua, averti, conoscerti, vederti. Tu sei per me ogni cosa e in ogni cosa tu mi sei tutto e non ho null'altro all'infuori di te solo. Tu che hai bontà, sei veramente Figlio di Dio e Dio, al quale con il Padre eterno e lo Spirito santo va ogni onore e gloria nei secoli per sempre". Dopo che il popolo ebbe risposto a piena voce: "Così sia!", egli spirò.

Marcello, uno dei suoi discepoli, senza aspettare l'ordine di nessuno, ne depose il corpo dalla croce con le sue stesse mani e, trattatolo con aromi costosissimi lo collocò nella sua stessa tomba, nel posto detto "Vaticano", lungo la via Trionfale, dove è celebrato in pace dalla venerazione di tutta la città.
AMDG et BVM

mercoledì 28 giugno 2017

San Pietro Apostolo

CCCXLIII.  Il lievito dei farisei. Le opinioni sul Figlio dell’uomo. Il primato a Simon Pietro.

Mt 16,5-20; Mc 8,14-21.27-30; Lc 9,18-22




.... Gesù, che era di nuovo avanti tutto solo, torna a voltarsi.
«Perché avete paura di rimanere senza pane per la vostra fame? Anche se tutti qui fossero sadducei e farisei, non rimarreste senza cibo per il mio consiglio. Non è di quel lievito che è nel pane che Io parlo. Perciò potrete comperare dove vi pare il pane per i vostri ventri. E se nessuno ve lo volesse vendere, non rimarreste senza pane lo stesso. Non vi ricordate dei cinque pani con cui si sfamarono cinquemila persone? Non vi ricordate che ne coglieste dodici panieri colmi di avanzi? Potrei fare per voi, che siete dodici e avete un pane, ciò che feci per cinquemila con cinque pani. Non capite a quale lievito alludo? A quello che gonfia nel cuore dei farisei, sadducei e dottori, contro di Me. È odio, quello. Ed è eresia. Ora voi state andando verso l’odio come fosse entrato in voi parte del lievito farisaico. Non si deve odiare neppure chi ci è nemico. Non aprite neppure uno spiraglio a ciò che non è Dio. Dietro al primo entrerebbero altri elementi contrari a Dio. Talora, per troppo volere combattere con armi uguali i nemici, si finisce a perire o a essere vinti. E, vinti che siate, potreste per contatto assorbire le loro dottrine. No. Abbiate carità e riservatezza. Voi non avete ancora in voi ancora tanto da poterle combattere, queste dottrine, senza esserne infettati. Perché alcuni elementi di esse li avete pure voi. E l’astio per loro ne è uno. Ancora vi dico che essi potrebbero cambiare metodo per sedurvi e levarvi a Me, usandovi mille gentilezze, mostrandosi pentiti, desiderosi di fare pace. Non dovete sfuggirli. Ma quando essi cercheranno darvi le loro dottrine, sappiate non accoglierle. Ecco quale è il lievito di cui parlo. Il malanimo, che è contro l’amore, e le false dottrine. Vi dico: siate prudenti ».
«Quel segno che i farisei chiedevano ieri era “lievito”, Maestro? », chiede Tommaso.
«Era lievito e veleno ».
«Hai fatto bene a non darglielo ».
«Ma glielo darò un giorno ».
«Quando? Quando? », chiedono curiosi.
«Un giorno… ».
«E che segno è? Non lo dici neppure a noi, i tuoi apostoli? Perché lo si possa riconoscere subito », chiede voglioso Pietro.
«Voi non dovreste avere bisogno di un segno ».
«Oh! non per poter credere in Te! Non siamo la gente che ha molti pensieri, noi. Noi ne abbiamo uno solo: amare Te », dice veementemente Giacomo di Zebedeo.
«Ma la gente, voi che l’avvicinate, così alla buona, più di Me, e senza la soggezione che Io posso incutere, che dice che Io sia? E come definisce il Figlio dell’uomo? ».
«Chi dice che tu sei Gesù, ossia il Cristo, e sono i migliori. Gli altri ti dicono Profeta, altri solo Rabbi, e altri, Tu lo sai, ti dicono pazzo e indemoniato ».
«Qualcuno usa per Te il nome stesso che Tu ti dai, e ti dice: “Figlio dell’uomo” ».
«E alcuni anche dicono che ciò non può essere, perché il Figlio dell’uomo è ben altra cosa. Né è sempre negazione questa. Perché in fondo essi ammettono che Tu sei da più del Figlio dell’uomo: sei il Figlio di Dio. Altri invece dicono che Tu non sei neppure il Figlio dell’uomo, ma un povero uomo che satana agita o che sconvolge la demenza. Tu vedi che i pareri sono molti e tutti diversi », dice Bartolomeo.
«Ma per la gente chi è dunque il Figlio dell’uomo? ».
«E’ un uomo nel quale siano tutte le virtù più belle dell’uomo, un uomo che raduni in sé tutti i requisiti di intelligenza, sapienza, grazia che pensiamo fossero in Adamo, e taluni a questi requisiti aggiungono quello del non morire. 

Tu sai che già circola la voce che Giovanni Battista non sia morto. Ma solo trasportato altrove dagli angeli, e che Erode, per non dirsi vinto da Dio, e più ancora Erodiade, abbiano ucciso un servo e, sottratto il capo di lui, abbiano mostrato come cadavere del Battista il corpo mutilato del servo. Tante ne dice la gente! Perciò pensano in molti che il Figlio dell’uomo sia o Geremia, o Elia, o qualcuno dei Profeti e anche lo stesso Battista, nel quale era grazia e sapienza, e si diceva il Precursore del Cristo. 

Cristo: l’Unto di Dio. Il Figlio dell’uomo: un grande uomo nato dall’uomo. Non possono ammettere in molti, o non lo vogliono ammettere, che Dio abbia potuto mandare suo Figlio sulla Terra. Tu lo hai detto ieri: “Crederanno solo coloro che sono convinti della infinita bontà di Dio”. Israele crede nel rigore di Dio più che nella sua bontà… », dice ancora Bartolomeo.

«Già. Si sentono infatti tanto indegni che giudicano impossibile che Dio sia tanto buono da mandare il suo Verbo per salvarli. Fa ostacolo al loro credere in ciò lo stato degradato della loro anima », conferma lo Zelote. E aggiunge: «Tu lo dice che sei il Figlio di Dio e dell’uomo. Infatti i Te è ogni grazia e sapienza come uomo. Ed io credo che realmente chi fosse nato da un Adamo in grazia ti avrebbe somigliato per bellezza e intelligenza ed ogni altra dote. E in Te brilla Dio per la potenza. Ma chi lo può credere fra coloro che si credono dèi e misurano Dio su se stessi, nella loro superbia infinita? Essi, i crudeli, gli odiatori, i rapaci, gli impuri, non possono certo pensare che Dio abbia spinto la sua dolcezza a dare Se stesso per redimerli, il suo amore a salvarli, la sua generosità a darsi in balìa dell’uomo, la sua purezza a sacrificarsi fra noi. Non lo possono, no, essi che sono così inesorabili e cavillosi a cercare e punire le colpe ».

«E voi chi dite che Io sia? Ditelo proprio per vostro giudizio, senza tenere conto delle mie parole o di quelle altrui. Se foste obbligati a giudicarmi, che direste che Io sia? ».

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente », grida Pietro inginocchiandosi a braccia tese verso l’alto, verso Gesù, che lo guarda con un volto tutto luce e che si curva a rialzarlo per abbracciarlo dicendo:

«Te beato, o Simone, figlio di Giona! Perché non la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. 
Dal primo giorno che venisti a Me ti sei fatto questa domanda, e poiché eri semplice e onesto hai saputo comprendere e accettare la risposta che ti veniva dai Cieli. Tu non vedesti manifestazioni soprannaturali come tuo fratello e Giovanni e Giacomo. 
Tu non conoscevi la mia santità di figlio, di operaio, di cittadino come Giuda e Giacomo, miei fratelli. 
Tu non ricevesti miracolo né vedesti farne, né ti diedi segno di potenza come feci e come videro Filippo, Natanaele, Simon Cananeo, Tommaso, Giuda. 
Tu non fosti soggiogato dal mio volere come Levi il pubblicano. 
Eppure tu hai esclamato: “Egli è il Cristo!”. Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto, né mai la tua fede fu scossa. Per questo io ti ho chiamato Cefa. 
E per questo su te, Pietra, Io edificherò la mia Chiesa, e la porte dell’inferno non prevarranno contro di lei. 
A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. 
E qualunque cosa avrai legato sulla Terra sarà legata anche nei Cieli. 
E qualunque cosa avrai sciolta sulla Terra sarà sciolta anche nei Cieli, o uomo fedele e prudente di cui ho potuto provare il cuore. 
E qui, da questo momento, tu sei il capo, al quale va data ubbidienza e rispetto come ad un altro Me stesso. E tale lo proclamo davanti a tutti voi ».

Se Gesù avesse schiacciato Pietro sotto una grandine di rimproveri, il pianto di Pietro non sarebbe stato così alto. Piange tutto scosso dai singhiozzi, col volto sul petto di Gesù. Un pianto che avrà solo riscontro in quello in frenabile del suo dolore di rinnegatore di Gesù. Ora è pianto fatto di mille sentimenti umili e buoni… Un altro poco dell’antico Simone – il pescatore di Betsaida che al primo annuncio del fratello aveva riso dicendo: «Il Messia appare a te!… Proprio! », incredulo e ridanciano – un poco tanto dell’antico Simone si sgretola sotto quel pianto per fare apparire, sotto la crosta assottigliata della sua umanità, sempre più nettamente il Pietro, pontefice della Chiesa di Cristo.

Quando alza il viso, timido, confuso, non sa che fare un atto per dire tutto, per promettere tutto, per rinforzarsi tutto al nuovo ministero: quello di gettare le sue braccia corte e muscolose al collo di Gesù e obbligarlo a chinarsi per baciarlo, mescolando i suoi capelli, la sua barba, un poco ispidi e brizzolati, ai capelli e alla barba morbidi e dorati di Gesù, guardandolo poi con uno sguardo adorante, amoroso, supplichevole, degli occhi un poco bovini, lucidi e rossi delle lacrime sparse, tenendo nelle sue mani callose, larghe, tozze, il viso ascetico del Maestro curvo sul suo, come fosse un vaso da cui fluisse liquore vitale… e beve, beve, beve con dolcezza e grazia, sicurezza e forza, da quel viso, da quegli occhi, da quel sorriso…

Si sciolgono infine, tornando ad andare verso Cesarea di Filippo, e Gesù dice a tutti: «Pietro ha detto la verità. Molti l’intuiscono, voi la sapete. Ma voi, per ora, non dite ad alcuno ciò che è il Cristo nella verità completa di ciò che sapete 
(è una raccomandazione di Gesù che si ritrova anche in altre occasioni e la cui ragione è quasi sempre nei rispettivi contesti come qui, o in una nota come in Cap 349. Maria Ss. Ne darà una spiegazione più profonda nel Cap 642 Vol 10). 

Lasciate che Dio parli nei cuori come parla nel vostro. In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a sapere il vero significato delle parole “Gesù, il Cristo, il Verbo, il Figlio dell’uomo e di Dio” ».

AMDG et BVM

domenica 8 gennaio 2017

VANGELI DELLA FEDE: 3-6- 1944. Una riunione di cristiani ai primissimi tempi dopo la Pentecoste.



VANGELI DELLA FEDE 
Pagine Valtortiane 

3-6- 1944.
Gesù mi mostra una riunione di cristiani 8 ai primissimi tempi dopo la
Pentecoste. Dico “primissimi” perché i dodici - sono da capo dodici e perciò
Mattia è già eletto 9 - non si sono ancora divisi per andare ad evangelizzare la
terra. Perciò penso che sia da poco accaduta la Pentecoste. Però coi dodici
sono, adesso, molti discepoli.
Sono tutti nel Cenacolo, il quale ha subìto una modificazione necessaria alla
sua nuova funzione e imposta dal numero dei fedeli. Il tavolone non è più contro
la parete della scaletta, ma contro quella di faccia, di modo che anche coloro
che non possono entrare nel Cenacolo, prima delle chiese di tutto il mondo -
Gesù me lo fa riflettere - possono vedere ciò che avviene in esso, pigiandosi
nel corridoio d’ingresso presso la porticina aperta completamente.
5 È il quaderno n. 21; e l’episodio è da noi indicato a pag. 221.
6 Il Padre Migliorini, al quale la scrittrice si rivolge ancora sotto,
apparteneva all’Ordine dei Servi di Maria. Vedi la nota 2 di pag. 5.
7 Sul rigo di spazio tra il presente brano e la data che segue, la scrittrice
annota a matita: Penitenza speciale per Paola.
8 La stessa visione si ritroverà all’inizio del quaderno n. 100, copiata quasi
fedelmente dalla scrittrice, con la stessa data e con aggiunta di particolari,
come episodio da inserirsi nel ciclo della “Glorificazione” della grande opera
sul Vangelo con il titolo: “Pietro, non più rozzo pescatore, nelle sue nuove
vesti di pontefice”.
9 Atti 1, 15-26.
Vi sono uomini e donne, di tutte le età. In un gruppo di donne, presso il
tavolone ma in un angolo, è Maria circondata dalla Maddalena, Marta, Veronica,
Maria di Cleofe, Salome, la padrona di casa. Le nomino come mi vengono, non per
dare una speciale classificazione. Vi è anche un’altra che era anche sul
Calvario. Ma non so come si chiama. Fra gli uomini riconosco Nicodemo, Lazzaro,
Giuseppe d’Arimatea, e mi pare anche Longino, ma è... in licenza, dirò così,
perché non è vestito da soldato, ma ha una veste lunga e bigiognola come fosse
un cittadino. Forse se l’è messa per non dare nell’occhio. Non so. Altri non ne
conosco.
Pietro parla istruendo gli accolti. Racconta ancora dell’ultima Cena10. Dico
“ancora” perché è lui stesso che dice: «Vi dico ancora una volta di questa Cena
in cui, prima d’essere immolato dagli uomini, Gesù Nazzareno, come era detto,
Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore nostro, come va detto e creduto con tutto
il cuore e la mente perché in questo credere è la salvezza nostra, si immolò di
sua spontanea volontà e per eccesso di amore, dandosi in Cibo e Bevanda agli
uomini dicendo: “Fate questo in memoria di Me”. E questo facciamo. Ma, o uomini,
come noi, suoi testimoni, crediamo essere nel pane e nel vino, offerti e
benedetti, come Egli fece, in sua memoria e per obbedienza al suo comando, il
suo Ss. Corpo ed il suo Ss. Sangue - quel Corpo e quel Sangue che sono di un
Dio, Figlio di Dio altissimo, e che sono stati crocifissi e sparsi per noi -
così voi lo dovete credere. Credete e benedite il Signore che a noi, suoi
crocifissori, lascia questo eterno segno di perdono. Credete e benedite il
Signore, che a coloro che non lo conobbero quando era il Nazzareno permette lo
conoscano ora che è il Verbo incarnato ricongiunto al Padre. Venite e prendete.
Udite le parole che Egli vi dice. Venite e prendete. Egli l’ha detto: “Chi
mangia la mia Carne e beve il mio Sangue avrà la vita eterna” 11. E noi allora
non capimmo... (Pietro piange). Non capimmo perché eravamo tardi d’intelletto.
Ma ora lo Spirito ha acceso la nostra intelligenza, fortificato la fede, infuso
la carità, e noi comprendiamo. E nel Nome altissimo di Dio, del Dio di Abramo,
di Giacobbe, di Mosè, nel Nome altissimo del Dio che parlò a Isaia, Geremia,
Ezechiele, vi giuriamo che questa è verità e vi scongiuriamo di credere per
avere vita eterna.»
Pietro è pieno di maestà nel parlare. Non ha più nulla del pescatore alquanto
rozzo di solo poco tempo prima. È montato su uno sgabello perché, bassotto come
è, non sarebbe visto dai più lontani se stesse coi piedi al suolo, ed egli vuol
dominare la folla. Parla misurato, con voce giusta e gesti da vero oratore. I
suoi occhi, espressivi sempre, sono ora parlanti più che mai: amore, fede,
imperio, contrizione, tutto traspare dallo sguardo e anticipa e rinforza le
parole.
Adesso scende dallo sgabello e passa dietro il tavolone fra il muro e questo, e
attende.
10 Matteo 26, 17-29; Marco 14, 12-25; Luca 22, 7-20; 1 Corinti 11, 23-34.
11 Giovanni 6, 22-59.
Giacomo e Giuda (Giacomo fratello di Giuda 12) stendono sulla tavola una
tovaglia candida. Sollevano, per fare questo, il cofano largo e basso che è
posto al centro del tavolo, e anche sul coperchio di quello stendono un lino
finissimo.
Giovanni va da Maria e le chiede qualche cosa. Ella si sfila dal collo una
specie di chiavicina e la dà a Giovanni. Giovanni va al cofano e lo apre. Si
apre ribaltando la parte davanti che viene appoggiata sulla tovaglia e ricoperta
da un terzo lino.
Nell’interno vi è una sezione orizzontale che divide in due piani il cofano. In
basso è un calice e un piatto di metallo. In alto, al centro, il calice usato da
Gesù, il pane spezzato da Lui su un piattello prezioso come il calice. Ai lati
di questi, da un lato la corona di spine, i chiodi, la spugna. Dall’altra la
sindone, il velo di Maria che fasciò i lombi di Gesù, e il velo della Veronica.
Vi sono altre cose sul fondo, ma non capisco che sono né nessuno ne parla o le
mostra. Mentre per queste che ho detto, meno il calice e il pane che restano
dove sono, vengono presi e mostrati alla folla, che si inginocchia, da Giovanni
e Giuda.
Poi gli apostoli intonano delle preghiere, degli inni, direi, perché sono
cantilenati. La folla risponde.
Infine vengono portati dei pani e posti sul vassoio di metallo (non quello di
Gesù) e delle piccole anfore.
Pietro riceve da Giovanni, che sta inginocchiato al di qua del tavolo - mentre
Pietro è sempre fra il tavolo e il muro, col volto verso la folla - il vassoio
coi pani, e Pietro lo alza e offre. Poi lo benedice e lo posa sul cofano. Giuda
porge, stando anche lui in ginocchio, il calice (non quello di Gesù) e due
anfore dalle quali Pietro mesce nel calice e offre. Poi benedice e posa sul
cofano.
Pregano ancora, poi Pietro spezza i pani in molti bocconi, mentre la folla si
prostra più ancora, e dice: «Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di
Me».
E poi esce da dietro il tavolo portando seco il vassoio carico di bocconi di
pane e per prima cosa va da Maria e le dà un boccone. Poi passa sul davanti del
tavolo e distribuisce il pane. Ne restano pochi bocconi che vengono, sempre sul
loro vassoio, deposti sul cofano. Poi prende il calice e lo gira, cominciando da
Maria, fra i convenuti. Giovanni e Giuda lo seguono con le anforette e mescono
quando il calice è vuoto.
Quando tutto è distribuito, gli apostoli consumano i bocconi rimasti e il vino.
Indi cantano un altro inno e poi Pietro benedice e la folla se ne va poco a
poco.
Maria si alza - è sempre rimasta in ginocchio - e va al cofano. Si curva
attraverso il tavolone e tocca con la fronte il piano del cofano deponendo un
bacio sull’orlo del calice di Gesù. Un bacio che è per tutte le reliquie ivi
raccolte. Poi Giovanni chiude e rende la chiave a Maria.
Credo di avere visto, esattamente, come era all’inizio, la S. Messa. E, di
questo ne sono certa, entro il tempo pentecostale Gesù, secondo la sua
promessa, mi
12 di Alfeo.
accontenta nella seconda cosa che volevo sapere (29-5)13. Perché le anime le
vedevo di diverso colore, me lo spiega nel dettato del 31 maggio 14.
E cosa c’era nel cofano così caro a Maria 15 lo so ora. Esso era insieme
reliquiario e primo tabernacolo. E molto mi piace pensare che era Maria colei
che lo possedeva e ne aveva la chiave. Maria: la Tesoriera di tutto quanto è
Gesù, la Sacerdotessa 16 della più vera Chiesa.
13 Pag. 275 (secondo capoverso) e pag. 278 (ultimo capoverso).
14 Pag. 281.
15 Nella visione del 28 maggio, pag. 273.
16 Sacerdotessa e Madre del Sacerdozio (come ne «I quaderni del 1943», pag. 209,
230, 420 e 452) nel senso che, essendo vera Madre di Gesù, Sacerdote supremo ed
eterno, era la prima ad essere a Lui intimamente unita. Rileggi, nel dettato del
18 maggio, l’ultimo capoverso di pag. 253.

mercoledì 21 dicembre 2016

E chi come Pietro...?


  • Dai Quaderni

  • Dio circola come un sangue vitale nelle vene di tutto il corpo dell’Universo. Di questo gran corpo creato da Lui, la Cattolicità è il centro; ma come potrebbero le membra più lontane essere vivificate da Dio se il centro si rinchiudesse in se stesso col suo Tesoro ed escludesse le membra dal beneficio?
    Dio è anche dove diversa fede o diverso spirito fa pensare non sia. E in verità vi dico che non è ciò che appare ciò che è vero. Molti cattolici sono sprovvisti di Dio più di quello che non lo sia un selvaggio. Perché molti cattolici hanno di figli di Dio solo il nome. 14.7.43

  • Le ragioni per cui feci di Pietro il capo della Chiesa invece di fare capo il mio prediletto, sono diverse e tutte giuste.
    Pietro era il più maturo degli apostoli, già rispettato come capo da altri pescatori, divenuti poi apostoli; egli conosceva la vita in tutte le sue pieghe di luce e ombra, era dotato di forza di carattere, di ardimento e di un’impulsività che ci voleva in quelle circostanze. Egli, per sua penosa esperienza, conobbe la debolezza di un’ora e potè capire le debolezze degli altri nelle ore di dubbio e pericolo.
    Non era quello che mi amava di più. Era uno che mi amava con tutta la sua capacità d’amare, come del resto tutti gli altri dodici, Giuda compreso finché non prestò orecchio al seduttore.
    Nella Chiesa che si doveva formare tra tante lotte e insidie, vi era bisogno di uno che per età, autorità, esperienza, irruenza, sapesse imporsi agli altri. E chi come Pietro, in queste quattro doti necessarie alla formazione della mia Chiesa? 20.7.43Maria 
AMDG et BVM

martedì 28 giugno 2016

Pietro apostolo e successore di Gesù in terra

...BUONA LETTURA

Pietro apostolo e successore di Gesù in terra, chiamato originariamente Simone di Giona, poi anche Simon Pietro, di Betsaida. Schiettissimo e di grande cuore, umile, piuttosto rude, si sforza molto di vincere se stesso e di corrispondere con slancio all'amore infinito di Gesù. Vede e comprende le necessità degli altri e li sovviene, come può, con sollecitudine. È sposato con una buonissima donna riservata, Porfirea, ma non ha figli, con suo grande dispiacere. Ottimo pescatore, possiede una barca a vela, e pesca insieme con la barca di Zebedeo. Egli è il capo riconosciuto delle manovre delle due barche. Dev'essere abbastanza conosciuto sul lago ed avere punti di appoggio per la pesca non solo a Betsaida e Cafarnao, ma anche in altri posti fino a Tarichea 10.633

Pietro viene informato della presenza del Messia 1.048 e lo incontra per la prima volta a Cafarnao 1.049
Pietro, con gli altri cinque primi discepoli galilei, con Gesù al Tempio per la Pasqua 1.053 - 1.054. Gesù ritorna da Maria a Nazaret con Pietro e i primi discepoli 1.057


Pietro conduce Gesù alla casa della propria suocera, che si trova ammalata a Cafarnao, e Gesù la guarisce1.060. Nella stessa casa Gesù guarisce il paralitico calato ai suoi piedi da un buco fatto dalla terrazza-tetto della casa 1.064. Di solito, quando Gesù è a Cafarnao, alloggia nella casa di uno che si chiama Tommaso e solo eccezionalmente nella casa della suocera di Pietro. Pesca miracolosa 1.065.


Dopo la Pentecoste del primo anno della vita pubblica Pietro si ricongiunge a Gesù che è ritornato a Nazaret dal viaggio in Giudea con Giovanni, Simone Zelote e l'Iscariota 2.090. Sara con Lui intorno al lago e di nuovo a Nazaret, quando il vecchio Alfeo, fratello di S. Giuseppe, malato e insofferente, inveisce contro i figli Giuda Taddeo e Giacomo e contro lo stesso Gesù. Nota con pena il comportamento irriverente di Giuda e lo mette alla porta 2.100 e tirerà un gran sospiro di sollievo quando questi chiederà ed otterrà permesso di andare a Keriot per curare le vigne ed altri interessi di sua madre 2.102. La sorpresa sarà poi reciproca quando, in viaggio per i Tabernacoli, Pietro e gli altri s'imbatteranno in Giuda a Gerico... ben lontano da Keriot 2.112


Alla fine del ciclo di prediche all'Acqua Speciosa, Gesù predice a Pietro la sua futura missione spirituale 2.132. Infallibile l'ammaestramento dì Pietro e dei suoi successori se vivranno di Dio come unico pane 3.180 (con nota numero 6 spiegativa aggiunta).
Pietro e compagni durante la tempesta sul lago, sedata poi da Gesù 3.185


Pietro e l'orfano Jabè affidato a Gesù dai contadini di Doras nella pianura di Esdrelon. Senza figli, pur desiderandoli tanto, ha tenere cure di padre per il bambino e vorrebbe che Gesù lo affidasse a lui. Gesù teme che gli si attacchi e che ciò possa diventare intralcio per il suo destino di padre a innumerevole figliolanza spirituale. Dovendo Jabè presentarsi al Tempio per l'esame dell'età maggiore, Pietro comunque gli fungerà da padre per tale occasione. A Gerusalemme si sfogherà con Maria Santissima, che perorerà la sua causa presso Gesù vincendola 3.196 - 3.198 - 3.199. Pietro con Marziam da Porfirea 4.228.


Pietro predica ai contadini nella pianura di Esdrelon 4.260. Pietro esce dalla barca per andare incontro a Gesù che cammina sulle acque, ma vien preso dalla paura e comincia ad affondare per mancanza di fede, finché Gesù non gli tende la mano e lo salva 4.274.


Pietro guida i compagni che scortano e aiutano Sintica e Giovanni di Endor nel viaggio verso l'esilio in Siria5.310 - 5.315 - 5.318 - 5.324.
Primato di Pietro annunziato da Gesù sulla via verso Cesarea di Filippo 5.343
Pietro dopo che Gesù annunzia la propria Passione e Morte in croce 5.346. Pietro nella Trasfigurazione di Gesù5.349
Pietro dopo il discorso di Gesù sul Pane del Cielo e la domanda di Lui: "Volete andarvene anche voi?" 5.354


Pietro sistema la casetta oltre Giordano, messa a disposizione di Gesù dal barcaiolo Salomon fattosi discepolo 6.384. Pietro, per non esplodere alle impertinenze dell'Iscariota, e perché Gesù gli ha detto che sacrifici e preghiere non sono mai senza frutto, si sfoga a fare strage di arbusti e giovani piante, ne fa un grosso fastello e se lo carica nella discesa dopo Beter 6.403. I malgarbi dell'Iscariota li sopporterà sempre di più imponendosi il silenzio per amore del suo Gesù. 


Arrivo di Pietro a Nazaret quando c'è ancora Aurea Galla dopo la Pentecoste del terzo anno. Era passato per Tiberiade a cercare di Giuda nel caso che pensasse, almeno al quarto sabato, di venire a Cafarnao. Non lo trova, ma ne ha notizie da Isacco, uomo di pace, che non è stato bene accolto da Giuda 7.440


Pietro e Cusa a Tarichea, quando questo insiste di portare Gesù nella sua casa di campagna 7.463
Nella Perea dopo i Tabernacoli del terzo anno, Pietro solo su un balzo, affranto dall'odio che circonda Gesù, pensa al passato e, con sgomento e preoccupazione, all'avvenire. Gesù lo sorprende e lo incoraggia 7.497.


Durante l'ultima Cena Pasquale, Gesù lava i piedi a Pietro 9.600. Pietro presume di sé e Gesù gli predice il suo rinnegamento 9.600.
Pietro e l'agonia di Gesù nel Getsemani 10.602. Pietro colpisce all'orecchio uno degli sgherri 10.602


Pietro rinnega Gesù 10.604. Gesù passa e lo guarda, e Pietro in aspro pentimento fugge. Lo ritroverà Giovanni, il giorno appresso, al Getsemani e lo porterà da Maria Vergine al Cenacolo 10.615


Pietro dopo la Risurrezione di Gesù. Pietro e Giovanni al Sepolcro 10.619. Pietro all'apparizione di Gesù nel Cenacolo 10.627.
Triplice professione d'amore di Pietro, dopo della quale Gesù lo conferma nel Primato e lo consacra e lo investe Pontefice 10.633.


Pietro si accinge a celebrare la Pasqua supplementare. Appare Gesù e chiama lui e Giacomo d'Alfeo, e suggerisce a Pietro le parole da pronunziare durante lo svolgimento della cena culminante nella transustanziazione e distribuzione dell'Eucarestia da parte di Pietro e di Giacomo 10.636.
Pietro presiede l'elezione di Mattia ad apostolo 10.639.


Pietro Pontefice 10.641. In seguito decide che gli apostoli si spargano per il mondo dopo la morte già avvenuta di Stefano e di Giacomo il Maggiore e dopo la partenza di Lazzaro con Maria Maddalena e Marta10.648. Anche Pietro lascerà la Palestina e si porterà appresso Marziam 10.649.