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venerdì 1 gennaio 2016

GESU' PREFERI' MORIRE PER TE CHE VIVERE SENZA DI TE

AVE MARIA, gratia plena, Dominus Tecum...

Gesù Cristo ha preferito morire per noi 
che vivere senza di noi
AUGURI!
ANNO DOMINI 2016

«Guardate oggi la sofferenza come benedizione, come passaggio necessario per la vostra Salvezza e conversione!» (23.2.1997)


< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >
LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!
AMDG et BVM

sabato 4 aprile 2015

I primi 5 sabati in onore del Cuore Immacolato

LA GRANDE PROMESSA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 


Salva la tua anima ,inizia subito i primi 5 sabati del mese

devozione cuore maria
La Madonna apparendo a Fatima il 13 giugno 1917, tra l’altro, disse a Lucia:
“Gesu’ vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.

Poi, in quella apparizione, fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per i peccati dei figli e per la loro dannazione eterna!

Lucia racconta: “Il 10 dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v’è chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe”.

E subito la Vergine Santissima aggiunse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo:

A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

E’ questa la grande Promessa del Cuore di Maria che si affianca a quella del Cuore di Gesù.
Per ottenere la promessa del Cuore di Maria si richiedono le seguenti condizioni:
1 – Confessione, fatta entro gli otto giorni precedenti, con l’intenzione di riparare le offese fatte al Cuore Immacolato di Maria. Se uno nella confessione si dimentica di fare tale intenzione, può formularla nella confessione seguente.
2 – Comunione, fatta in grazia di Dio con la stessa intenzione della confessione.
3 – La Comunione deve essere fatta nel primo sabato del mese.
4 – La Confessione e la Comunione devono ripetersi per cinque mesi consecutivi, senza interruzione, altrimenti si deve ricominciare da capo.
5 – Recitare la corona del Rosario, almeno la terza parte, con la stessa intenzione della confessione.
6 – Meditazione, per un quarto d’ora fare compagnia alla SS.ma Vergine meditando sui misteri del Rosario.
Un confessore di Lucia le chiese il perché del numero cinque. Lei lo chiese a Gesù, il quale le rispose:“Si tratta di riparare le cinque offese dirette al Cuore Immacolato di Maria. 1– Le bestemmie contro la sua Immacolata Concezione. 2 – Contro la sua Verginità. 3– Contro la sua Maternità divina e il rifiuto di riconoscerla come Madre degli uomini. 4– L’opera di coloro che pubblicamente infondono nel cuore dei piccoli l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa Madre Immacolata. 5 – L’opera di coloro che la offendono direttamente nelle sue immagini sacre.

Messaggio del 2 agosto 1983 (Messaggio straordinario-Medjugorje)
Consacratevi al mio Cuore Immacolato. Abbandonatevi totalmente a me ed io vi proteggerò e pregherò lo Spirito Santo perché si effonda su di voi. Invocatelo anche voi.

AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA PER OGNI PRIMO SABATO DEL MESE

Cuore immacolato di Maria, ecco a te dinanzi dei figli, i quali vogliono con il loro affetto riparare alle tante offese a te recate da molti che essendo anch’essi figli tuoi, osano insultarti e oltraggiarti. Noi ti chiediamo perdono per questi poveri peccatori nostri fratelli accecati dall’ignoranza colpevole o della passione, come ti domandiamo perdono anche per le nostre mancanze e ingratitudini, e quale omaggio di riparazione noi crediamo fermamente nella tua eccelsa dignità a altissimi privilegi, in tutti i dogmi che la Chiesa ha proclamato, anche per quelli che non credono.

Ti ringraziamo dei tuoi innumerevoli benefici, per quelli pure che non li riconoscono; confidiamo in te e ti preghiamo anche per quelli che non ti amano, che non hanno fiducia nella tua materna bontà, che a te non ricorrono.
Volentieri accettiamo le sofferenze che il Signore vorrà mandarci, e ti offriamo le nostre preghiere e i nostri sacrifici per la salvezza dei peccatori. Converti tanti tuoi figli prodighi e apri loro, quale sicuro rifugio il tuo Cuore, in modo che essi possano trasformare le antiche ingiurie in tenere benedizioni, l’indifferenza in fervida preghiera, l’odio in amore.

Deh! Fa’ che non abbiamo ad offendere Dio nostro Signore, già tanto offeso. Ottienici, per i tuoi meriti, la grazia di conservarci sempre fedeli a questo spirito di riparazione, e di imitare il tuo Cuore nella purezza della coscienza, nell’umiltà e mansuetudine, nell’amore verso Dio e il prossimo.
Cuore Immacolato di Maria, a te lode, amore, benedizione: prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte. 
Amen

ATTO DI CONSACRAZIONE E RIPARAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Vergine santissima e Madre nostra, nel mostrare il tuo Cuore circondato di spine, simbolo delle bestemmie ed ingratitudini con cui gli uomini ripagano le finezze del tuo amore, hai chiesto di consolarti e ripararti.Come figli ti vogliamo amare e consolare sempre, ma specialmente dopo i tuoi materni lamenti, vogliamo riparare il tuo Cuore Addolorato e Immacolato che la cattiveria degli uomini ferisce con le pungenti spine dei loro peccati.

In modo particolare vogliamo riparare le bestemmie proferite contro la tua Immacolata Concezione e la tua Santa Verginità. Molti, purtroppo, negano che tu sei Madre di Dio e non ti vogliono accettare come tenera Madre degli uomini.
Altri, non potendoti oltraggiare direttamente, scaricando la loro collera satanica profanando le tue Sacre Immagini e non mancano coloro che cercano di infondere nei cuori, soprattutto dei bambini innocenti che ti sono tanto cari, l’indifferenza, il disprezzo ed anche l’odio contro di Te.

Vergine santissima, prostrati ai tuoi piedi, esprimiamo la nostra pena e promettiamo di riparare, con i nostri sacrifici, comunioni e preghiere, tanti peccati ed offese di questi tuoi figli ingrati.
Riconoscendo che anche noi non sempre corrispondiamo alle tue predilezioni, né ti amiamo ed onoriamo sufficientemente come Madre nostra, supplichiamo il perdono misericordioso per le nostre colpe e freddezze.

Madre santa, vogliamo ancora chiederti compassione, protezione e benedizioni per gli attivisti atei e i nemici della Chiesa. Riconducili tutti alla vera Chiesa, ovile di salvezza, come hai promesso nelle tue apparizioni a Fatima.
Per quanti sono tuoi figli, per tutte le famiglie e per noi in particolare che ci consacriamo interamente al tuo Cuore Immacolato sii rifugio nelle angustie e tentazioni della Vita; sii cammino per giungere a Dio, unica fonte di pace e di gioia. Amen. 
Salve Regina..
*
«Il Signore 'Vuole' stabilire nel mondo la Devozione al mio Cuore Immacolato»
«Solo il mio Cuore può venire in vostro soccorso»
È giunto il tempo in cui le «Promesse» fatte dalla Madonna a Fa­tima, sono prossime al loro compimento.
L'ora del «trionfo» del Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, si avvicina; di conseguenza, sarà anche l'ora del grande miracolo della Divina Misericordia per l'Umanità: «Il mondo avrà un tempo di pace».
La Madonna vuole però operare questo mirabile Evento con la nostra collaborazione. Lei che ha offerto a Dio la sua piena disponi­bilità: «Ecco l'Ancella del Signore», ripete a ciascuno di noi le parole dette un giorno a Lucia: «Il Signore vuole servirsi di te ... ». Sacerdoti e famiglie sono chiamati in «prima linea» a collaborare al compimento di questo trionfo.

venerdì 11 ottobre 2013

BELLISSIMO: Luca 17,11-19 - Domenica 13 ottobre 2013, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C: "Chi ti fa vedere e capire è il tuo amore per Me. Maestro tuo, il vero e più grande Maestro che ti fa capire il tuo Maestro, è l’Amore», dice Gesù che fino a quel momento ha ascoltato e taciuto.


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, 
ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

BELLISSIMO: Luca 17,11-19

Domenica 13 ottobre 2013, XXVIII Domenica  del Tempo Ordinario - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 17,11-19.
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 
alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». 
Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. 
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 
e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. 
Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 
Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: 
«Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
Traduzione liturgica della Bibbia 


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : Volume 7 Capitolo 483 pagina 392.


1Sono sempre fra i monti, e monti ben rudi, su certe stradette dove non passano certo dei carri, ma soltanto viandanti a piedi o persone cavalcanti i forti somari della montagna, più alti e robusti dei soliti somarelli delle zone meno accidentate. Un’osservazione che a molti potrà parere inutile, ma che io faccio lo stesso.
In Samaria vi sono delle diversità dagli usi degli altri luoghi. Sia nel vestire come in tante altre cose. E una è l’abbondanza di cani, insolita altrove, che mi colpisce, come mi ha colpito la presenza di porci nella Decapoli. Molti cani, forse, perché la Samaria ha molti pastori e avrà molti lupi in quei monti così selvaggi. Molti anche perché i pastori in Samaria li vedo per lo più soli, al massimo con un fanciullo, pascolanti il gregge proprio, mentre altrove sono per lo più in molti a tutelare greggi numerose di capi di proprietà di qualche ricco. Fatto è che qui ogni pastore ha il suo cane, o più cani, a seconda del numero di pecore del suo gregge. 
Un’altra caratteristica sono proprio questi asini quasi alti quanto un cavallo, robusti, atti a scalare questi monti con dei carichi pesanti sul basto, sovente carichi delle legna forti che si trovano su questi magnifici monti coperti di boschi secolari. 
Altra particolarità: la scioltezza nel modo di fare degli abitanti che, senza essere dei «peccatori», come li giudicavano giudei e galilei, sono aperti, franchi, senza bigotterie, senza tutte quelle storie che hanno gli altri. E ospitali. Questa constatazione mi fa pensare che nella parabola del buon samaritano non ci sia stata soltanto l’intenzione voluta di far risaltare che il buono e il cattivo è da per tutto, in tutti i luoghi e razze, e anche fra eretici ci possono essere dei retti di cuore, ma proprio anche la reale descrizione delle abitudini samaritane verso chi è bisognoso di aiuto. Si saranno fermati al Pentateuco, sento che parlano di questo e non d’altro, ma lo praticano, almeno verso il prossimo, con più dirittura degli altri con i loro seicentotredici codicilli di precetti ecc. ecc. 


2Gli apostoli parlano col Maestro e, nonostante siano incorreggibilmente israeliti, devono riconoscere e lodare lo spirito che hanno trovato negli abitanti di Sichem i quali, lo comprendo dai discorsi che sento, hanno invitato Gesù a sostare fra di loro. 
«Hai sentito, eh?», dice Pietro, «come hanno detto chiaramente che sanno l’odio giudeo? Hanno detto: “Per Te e su Te c’è più odio che su noi samaritani per quanti siamo e quanti fummo. Ti odiano senza limite”». 
«E quel vecchio? Come ha detto bene: “È in fondo giusto che sia così, perché Tu non sei un uomo ma sei il Cristo, il Salvatore del mondo, e perciò sei il Figlio di Dio, perché solo un Dio può salvare il mondo corrotto. Perciò, essendo Tu senza limite come Dio, senza limitazioni nel tuo potere, nella tua santità e nel tuo amore, come sarà senza limite la tua vittoria sul Male, così è naturale che il Male e l’Odio, tutt’una cosa col Male, siano senza limiti contro Te”. Ha proprio detto bene! E questa ragione spiega tante cose!», dice lo Zelote. 
«Che spiega secondo te? Io... io dico che spiega soltanto che sono degli stolti», dice Tommaso spicciativo. 
«No. La stoltezza sarebbe ancora una scusante. Ma stolti non sono». 
«Ebbri allora, ebbri di odio», replica Tommaso. 
«Neppure. L’ebbrezza cede dopo essersi scatenata. Questo livore non cede». 
«E sì che più scatenato di così! È tanto che lo è... che ormai avrebbe dovuto cadere». 
«Amici, esso non ha ancora toccato la mèta», dice Gesù calmo, come se la mèta dell’odio non fosse il suo supplizio. 
«No?! Ma se non ci lasciano in pace mai?!». 
«Maestro, essi ancora non si persuadono che ho detto il vero. Ma l’ho detto. Oh! se l’ho detto! E dico anche che, se era per voi, sareste caduti tutti nella trappola come ci cadde il Battista. Ma non riusciranno perché io veglio...», dice l’Iscariota. 
E Gesù lo guarda. E lo guardo anche io domandandomi, e me lo chiedo da qualche giorno, se la condotta dell’Iscariota è causata da un buono e reale ritorno sulla via del bene e dell’amore per il suo Maestro, una liberazione dalle forze umane e extraumane che lo tenevano, o se sia un più raffinato lavoro di preparazione al colpo finale, un asservimento maggiore ai nemici di Cristo e a Satana. Ma Giuda è un essere talmente speciale che non è decifrabile. Solo Dio può capirlo. E Dio, Gesù, cala un velo di misericordia e di prudenza su tutte le azioni e sulla personalità del suo apostolo... un velo che si lacererà, completamente illuminando tanti perché, ora misteriosi, soltanto quando saranno aperti i libri dei Cieli. 


3Gli apostoli sono talmente preoccupati dall’idea che l’odio dei nemici non ha ancora raggiunto il suo termine, che non parlano più per qualche tempo. Poi Tommaso si rivolge ancora allo Zelote dicendo: «E allora, se non sono ebbri né stolti, se il loro odio spiega tante cose e non questa, che spiega allora? Che sono? Non lo hai detto...». 
«Che sono? Dei posseduti. Ciò che dicono di Lui essi sono. Questo spiega il loro accanimento che non conosce sosta, che anzi sempre più cresce più si appalesa la sua potenza. Ha detto bene quel samaritano. In Lui, Figlio del Padre e di Maria, Uomo e Dio, è l’Infinità di Dio, e infinito è l’Odio che a questa Infinità perfetta si oppone, anche se nel suo essere senza limite l’Odio non è perfetto, perché solo Dio è perfetto nelle sue azioni. Ma se l’Odio potesse toccare l’abisso della perfezione, esso scenderebbe a toccarlo, si precipiterebbe a toccarlo anzi, per rimbalzare poi, per la veemenza stessa della sua caduta nell’abisso d’inferno, contro il Cristo, a ferirlo con tutte le armi strappate all’abisso infernale. Il firmamento, regolato da Dio, ha un solo sole. Esso si alza e raggia e scompare lasciando il posto al sole più piccolo che è la luna, e questa, dopo aver raggiato a sua volta, tramonta per cedere il posto al sole. Gli astri molto insegnano agli uomini, perché essi si assoggettano ai voleri del Creatore. Ma gli uomini no. E un esempio è questo, di questo voler opporsi al Maestro. Che accadrebbe se la luna in un’aurora dicesse: “Non voglio scomparire e torno per la via già fatta”? Certo che cozzerebbe contro al sole con orrore e danno di tutto il creato. Essi questo vogliono fare, credendo di poter frantumare il Sole...». 
«È la lotta delle Tenebre contro la Luce. La vediamo ogni giorno nelle albe e nelle sere. Le due forze che si contrastano, che prendono a vicenda il dominio sulla Terra. Ma le tenebre sono sempre vinte, perché assolute non sono mai. Un poco di luce emana sempre, anche nella notte più priva d’astri. Pare che l’aria da se stessa la crei negli infiniti spazi del firmamento e l’effonda, anche se limitatissima, a far persuasi gli uomini che gli astri non sono spenti. E io dico che ugualmente, in queste particolari tenebre del Male contro la Luce che è Gesù, sempre, nonostante ogni sforzo delle Tenebre, la Luce sarà a confortare chi crede in Essa», dice Giovanni sorridendo al suo pensiero, raccolto in se stesso come se monologasse. 
Il suo pensiero viene raccolto da Giacomo d’Alfeo. «Nei Libri il Cristo è detto “Stella del mattino”. Una notte dunque Egli pure conoscerà, e - spavento mio! - noi pure la conosceremo, una notte, un tempo in cui non parrà forte la Luce, ma vittoriose le Tenebre. Ma, posto che Egli è detto Stella del mattino in modo che esclude un limite nel tempo, io dico che dopo la momentanea notte Egli sarà Luce mattutina, pura, fresca, verginale, rinnovante il mondo, simile a quella che successe al Caos nel primo giorno. Oh! sì. Il mondo sarà ricreato nella sua Luce». 
«E maledizione sarà sui reprobi che avranno voluto alzare le mani a colpire la Luce ripetendo gli errori già fatti, da Lucifero ai profanatori del popolo santo. Jeovè lascia libero l’uomo nelle sue azioni. Ma, per amore dell’uomo stesso, non permetterà che l’Inferno prevalga», termina Giuda d’Alfeo. 


4«Oh! meno male che, dopo tanto sopore di spiriti, per cui tutti sembravamo come ottusi e tardi per vecchiezza precoce, la sapienza rifiorisce sulle nostre labbra! Non sembravamo più noi! Ora ritrovo lo Zelote, e Giovanni, e i due fratelli di un tempo!», dice l’Iscariota felicitandosi. 
«Non mi pare che fossimo cambiati tanto da non parere più noi», dice Pietro. 
«Se lo eravamo! Tutti. Tu per il primo. E poi Simone e gli altri, me compreso. Se uno c’era che era su per giù quello di sempre, era Giovanni». 
«Uhm! Non so proprio in che...». 
«In che? Taciturni, come stanchi, indifferenti, pensierosi... Mai più si sentiva una delle conversazioni, simili a tante di un tempo, simili a quella di ora, che servono tanto...». 
«A disputare», dice il Taddeo ricordando come infatti sovente degenerassero in battibecchi. 
«No. A formarsi. Perché non tutti si è come Natanaele, né come Simone, né come voi di Alfeo, per nascita e sapienza. E chi lo è meno impara sempre da chi lo è più», ribatte l’Iscariota.


5«Veramente... io direi che più che tutto è necessario formarsi in giustizia. E di questa ce ne ha date magnifiche lezioni Simone», dice Tommaso. 
«Io? Ma tu vedi male. Io sono il più stolto di tutti», dice Pietro. 
«No. Tu sei quello che più sei cambiato. In questo ha ragione Giuda di Keriot. Non c’è più che ben poco in te del Simone che ho conosciuto io quando venni con voi, e che, perdona, rimase qual era per tanto tempo. Da quando ti ho ritrovato dopo la separazione per le Encenie, tu non hai fatto che trasformarti. Ora sei... sì, lo dico: sei più paterno e nello stesso tempo più austero. Compatisci tutti i tuoi poveri fratelli, mentre prima... E si vede, io almeno vedo, che ciò ti costa. Ma vinci te stesso. E mai come ora, che poco parli e poco rimproveri, ci incuti rispetto...». 
«Ma amico mio! Tu sei molto buono a vedermi così... Io, meno che l’amore per il Maestro, che mi cresce sempre, non ho proprio cambiato in nulla». 
«No. Toma ha ragione. Tu sei molto cambiato», confermano in molti. 
«Mah! voi lo dite...», dice Pietro stringendosi nelle spalle. E aggiunge: «Soltanto il giudizio del Maestro sarebbe sicuro. Ma mi guardo bene dal chiederglielo. Egli sa la mia debolezza e sa che anche una lode mal data potrebbe nuocere al mio spirito. Perciò non mi loderebbe, e farebbe bene. Capisco sempre meglio il suo cuore e il suo sistema, e ne vedo tutta la giustizia». 
«Perché hai animo retto e perché ami sempre più. Chi ti fa vedere e capire è il tuo amore per Me. Maestro tuo, il vero e più grande Maestro che ti fa capire il tuo Maestro, è l’Amore», dice Gesù che fino a quel momento ha ascoltato e taciuto. 
«Io credo che... sia anche il dolore che ho dentro...». 
«Dolore? Perché?», chiedono alcuni. 
«Eh! per tante cose, che poi, in fondo, sono una sola cosa: tutto quello che soffre il Maestro... e il pensiero di quello che soffrirà. 
6Non si può essere più svagati come i primi tempi, svagati come dei fanciulli che non sanno, adesso che si conosce di cosa sono capaci gli uomini e come si deve soffrire per salvarli. Ohilà! Credevamo tutto facile nei primi tempi! Credevamo che bastasse presentarsi perché gli altri venissero dalla nostra parte! Credevamo che conquistare Israele e il mondo fosse come... gettare una rete su un fondo pescoso. Poveri noi! Io penso che, se non ci riesce Lui a far buona preda, noi non ne faremo nessuna. Ma questo è niente ancora! Io penso che essi sono cattivi e lo fanno soffrire. E credo che questo sia il motivo del nostro cambiamento in generale...». 
«È vero. Per la mia parte, è vero», conferma lo Zelote. 
«Anche per me. Anche per me», dicono gli altri. 
«Io è tanto che ero inquieto per questo e ho cercato di... avere buoni aiuti. Ma mi hanno tradito... e voi non mi avete capito... E io non ho capito voi. Credevo che foste così come siete per stanchezza dello spirito, per sfiducia, per delusione...», confessa l’Iscariota. 
«Io non ho mai sperato umane gioie e perciò non sono deluso» , dice lo Zelote. 
«Io e mio fratello lo vorremmo vittorioso, ma per sua gioia. Lo abbiamo seguito per amor di parenti prima che di discepoli. Lo abbiamo sempre seguito sino da fanciulli, Egli il più piccolo per età di noi fratelli, ma tanto più grande sempre di noi...», dice Giacomo con la sua ammirazione sconfinata per il suo Gesù. 
«Se un dolore abbiamo è che non tutti noi della parentela lo amiamo nello spirito e col solo spirito. Ma non siamo i soli in Israele ad amarlo male», dice il Taddeo. 


7Giuda Iscariota lo guarda e forse parlerebbe, ma è distratto da un grido che li raggiunge da un poggetto che sovrasta il paesino che stanno costeggiando cercando la via per entrarvi. 
«Gesù! Rabbi Gesù! Figlio di Davide e Signore nostro, abbi pietà di noi». 
«Dei lebbrosi! Andiamo, Maestro, altrimenti il paese accorrerà e ci tratterrà fra le sue case», dicono gli apostoli. 
Ma i lebbrosi hanno il vantaggio di essere più avanti di loro, alti sulla via, ma almeno a un cinquecento metri dal paese, e scendono zoppicando sulla via e corrono verso Gesù ripetendo il loro grido. 
«Entriamo nel paese, Maestro. Essi non vi possono entrare», dicono alcuni apostoli, ma altri ribattono: «Già delle donne si affacciano a guardare. Se entriamo sfuggiremo i lebbrosi, ma non di esser conosciuti e trattenuti». 
E mentre sono incerti sul da farsi, i lebbrosi si fanno sempre più vicini a Gesù che, incurante dei ma e dei se dei suoi apostoli, ha proseguito per la sua strada. E gli apostoli si rassegnano a seguirlo, mentre donne coi bambini alle gonnelle e qualche uomo vecchio rimasto in paese vengono a vedere, stando a prudente distanza dai lebbrosi, che però si fermano a qualche metro da Gesù e ancora supplicano: «Gesù, abbi pietà di noi!». 
Gesù li contempla un istante; poi, senza accostarsi a questo gruppo di dolore, chiede: «Siete di questo paese?». 
«No, Maestro. Di luoghi diversi. Ma quel monte, dove stiamo, dall’altra parte guarda sulla via per Gerico, ed è buono per noi quel luogo...». 
«Andate allora al paese vicino al vostro monte e mostratevi ai sacerdoti». 
E Gesù riprende a camminare spostandosi sul ciglio della via per non sfiorare i lebbrosi, che lo guardano avvicinare senza avere altro che uno sguardo di speranza nei poveri occhi malati. E Gesù, giunto alla loro altezza, alza la mano a benedire. 
La gente del paese, delusa, ritorna nelle case... I lebbrosi si inerpicano di nuovo sul monte per andare verso la loro grotta o verso la via di Gerico. 
«Hai fatto bene a non guarirli. Non ci avrebbero più lasciati andare quelli del paese...». 
«Sì, e bisognerebbe giungere ad Efraim prima di notte». 


8Gesù cammina e tace. Il paese ormai è nascosto alla vista dalle curve della via molto sinuosa, perché segue i capricci del monte ai piedi del quale è tagliata. 
Ma una voce li raggiunge: «Lode al Dio altissimo e al suo vero Messia. In Lui è ogni potenza, sapienza e pietà! Lode al Dio altissimo che in Lui ci ha concesso la pace. Lodatelo, uomini tutti dei paesi di Giudea e di Samaria, della Galilea e dell’Oltre Giordano. Sino alle nevi dell’altissimo Hermon, sino alle arse petraie dell’Idumea, sino alle arene bagnate dalle onde del Mar Grande risuoni la lode all’Altissimo ed al suo Cristo. Ecco compita la profezia di Balaam. La Stella di Giacobbe splende sul cielo ricomposto della patria riunita dal vero Pastore. Ecco anche compiute le promesse fatte ai patriarchi! Ecco, ecco la parola di Elia che ci amò. Uditela, o popoli di Palestina, e comprendetela. Più non si deve zoppicare da due parti, ma scegliere si deve per luce di spirito, e se lo spirito sarà retto bene sceglierà. Questo è il Signore, seguitelo! Ah! che finora fummo puniti perché non ci siamo sforzati a comprendere! L’uomo di Dio maledisse il falso altare profetando: “Ecco, nascerà dalla casa di Davide un figlio chiamato Jeosciuè, il quale immolerà sopra l’altare e consumerà ossa di Adamo. E l’altare allora si squarcerà fin nelle viscere della Terra e le ceneri dell’immolazione si spargeranno a settentrione e mezzogiorno, a oriente e là dove tramonta il sole”. Non vogliate fare come lo stolto Ocozia, che mandava a consultare il dio di Acaron mentre l’Altissimo era in Israele. Non vogliate essere inferiori all’asina di Balaam, la quale per il suo ossequio allo spirito di luce avrebbe meritato la vita, mentre sarebbe caduto percosso il profeta che non vedeva. Ecco la Luce che passa fra noi. Aprite gli occhi, o ciechi di spirito, e vedete», e uno dei lebbrosi li segue sempre più da vicino, anche sulla via maestra ormai raggiunta, indicando Gesù ai pellegrini. 
Gli apostoli, seccati, si volgono due o tre volte intimando al lebbroso, perfettamente guarito, di tacere. E lo minacciano quasi l’ultima volta. 
Ma egli, cessando per un momento di alzare così la voce per parlare a tutti, risponde: «E che volete, che io non glorifichi le grandi cose che Dio mi ha fatto? Volete che io non lo benedica?». 
«Benedicilo in cuor tuo e taci», gli rispondono inquieti. 
«No, che non posso tacere. Dio mette le parole sulla mia bocca», e riprende forte: «Gente dei due luoghi di confine, gente che passate per caso, fermatevi ad adorare Colui che regnerà nel nome del Signore. Io deridevo tante parole. Ma ora le ripeto perché le vedo compiute. Ecco muoversi tutte le genti e venire giubilando al Signore per le vie del mare e dei deserti, per i colli e i monti. E anche noi, popolo che abbiamo camminato nelle tenebre, andremo alla gran Luce che è sorta, alla Vita, uscendo dalla regione di morte. Lupi, leopardi e leoni quali eravamo, rinasceremo nello Spirito del Signore e ci ameremo in Lui, all’ombra del Germoglio di Jesse divenuto cedro, sotto il quale si accampano le nazioni raccolte da Lui ai quattro punti della Terra. Ecco, viene il giorno in cui la gelosia di Efraim avrà fine, perché non c’è più Israele e Giuda, ma un solo Regno: quello del Cristo del Signore. Ecco, io canto le lodi del Signore che mi ha salvato e consolato. Ecco, io dico: lodatelo e venite a bere la salvezza alla fonte del Salvatore. Osanna! Osanna alle grandi cose che Egli fa! Osanna all’Altissimo che ha messo in mezzo agli uomini il suo Spirito rivestendolo di carne, perché divenisse il Redentore!». 
È inesauribile. 


9La gente aumenta, si affolla, ingombra la via. Chi era indietro accorre, chi era avanti torna indietro. Quelli di un piccolo paese, presso il quale sono ormai, si uniscono ai passanti. 
«Ma fallo tacere, Signore. Egli è il samaritano. Lo dice così la gente. Non deve parlare di Te, se Tu non permetti neppure che noi ti si preceda più predicandoti!», dicono inquieti gli apostoli. 
«Amici miei, ripeto le parole di Mosè a Giosuè figlio di Num, che si lamentava perché Eldad e Medad profetavano negli accampamenti: “Sei tu geloso per me, in mia vece? Oh! profetasse così tutto il popolo, e il Signore desse a tutti il suo spirito!”. Ma pure mi fermerò e lo congederò per farvi contenti». 
E si ferma voltandosi e chiamando a sé il lebbroso guarito, che accorre e si prostra dinanzi a Gesù baciando la polvere. 
«Alzati. E gli altri dove sono? Non eravate in dieci? Gli altri nove non hanno sentito bisogno di ringraziare il Signore. E che? Su dieci lebbrosi, dei quali uno solo era samaritano, non si è trovato altro che questo straniero che sentisse il dovere di tornare indietro a rendere gloria a Dio, prima di rendere se stesso alla vita e alla famiglia? Ed egli è detto “samaritano”. Non più ubbriachi sono allora i samaritani, posto che vedono senza traveggole e accorrono sulla via di Salute senza barcollare? Parla dunque la Parola un linguaggio straniero se lo intendono gli stranieri e non quelli del suo popolo?». 
Gira gli splendidi occhi sulla folla di ogni luogo della Palestina che si trova presente. E sono insostenibili nei loro balenii quegli occhi... Molti chinano il capo e spronano le cavalcature o si danno a camminare allontanandosi... 


10Gesù china gli occhi sul samaritano inginocchiato ai suoi piedi, e lo sguardo si fa dolcissimo. Alza la mano, che teneva abbandonata lungo il fianco, in un gesto di benedizione e dice: «Alzati e vattene. La tua fede ha salvato in te più ancora della tua carne. Procedi nella luce di Dio. Va’». 
L’uomo bacia nuovamente la polvere e prima di alzarsi chiede: «Un nome, Signore. Un nome nuovo, perché tutto è nuovo in me, e per sempre». 
«In che terra ci troviamo?». 
«In quella d’Efraim». 
«Ed Efrem chiamati da ora in poi, perché due volte la Vita ti ha dato vita. Va’». 
E l’uomo si alza e va. 
La gente del luogo e qualche pellegrino vorrebbero trattenere Gesù. Ma Egli li soggioga con il suo sguardo che non è severo, anzi è molto dolce nel guardarli, ma che deve sprigionare una potenza, perché nessuno fa un gesto per trattenerlo. 
E Gesù lascia la via senza entrare nel paesino, traversa un campo, poi un piccolo rio e un sentiero, e sale sul poggio orientale, tutto boscoso, e si inselva con i suoi dicendo: «Per non smarrirci seguiremo la via, ma stando nel bosco. Dopo quella curva, la strada si appoggia a questo monte. Vi troveremo qualche grotta per dormire, superando all’alba Efraim...».
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

AVE MAMMA DOLCISSIMA

sabato 27 aprile 2013

Una sfida. ... Ma chi persevererà, sarà salvo.




Da "L'Evangelo come mi è stato rivelato"
  • Una sfida è corsa da secoli fra l’Eterno e Satana. Satana inorgoglito dalla prima vittoria sull’uomo, ha detto a Dio:  “I tuoi creati saranno per sempre miei. Nulla neppure il castigo, neppure la Legge che vuoi dare loro, li farà capaci di guadagnarsi il Cielo, e questa tua dimora da cui mi hai cacciato, cacciato me, l’unico intelligente fra i tuoi creati, ti rimarrà vuota, inutile, triste come tutte le cose inutili”.  E l’eterno rispose al Maledetto: “ Questo ancora potrai sinché il tuo veleno è solo a regnare nell’uomo. Ma Io manderò il mio Verbo e la sua parola neutralizzerà il tuo veleno, sanerà i cuori, li guarirà dalla demenza di cui li hai insatanassati, ed essi torneranno a Me. Come pecore che sviate ritrovano il pastore, essi torneranno al mio Ovile, e il Cielo sarà popolato. Per essi l’ho fatto. E tu digrignerai i tuoi orridi denti per rabbia impotente, là nel tuo orrido regno, prigione e maledetto, e su te verrà ribaltata dagli angeli la pietra di Dio, e sigillata e tenebre e odio saranno teco e coi tuoi, mentre luce e amore, canto e beatitudine, libertà infinita, eterna, sublime, sarà dei miei”. E Mammona con risata di scherno ha giurato: “E sulla mia Geenna io giuro che quando sarà l’ora io verrò. Sarò onnipresente presso gli evangelizzati e vedremo se io o tu  saremo vincitori”.
    Sì, che Satana v'insidia per vagliarvi. Ed Io pure vi circuisco per vagliarvi. I contendenti sono due: Io e lui. Voi nel mezzo. Il duello dell’Amore con l’Odio, della Sapienza con l’Ignoranza, della  Bontà col Male, è su voi e intorno a voi. A stornare i colpi malvagi su voi, Io basto. Mi frappongo fra l’arma satanica e il vostro essere e accetto d'esser ferito in vostra vece perché vi amo. Ma i colpi all’interno di voi, voi li dovete stornare con la vostra volontà, correndo verso di Me, mettendovi nella mia via che è Verità e Vita. Chi non è voglioso di Cielo, non avrà il Cielo. Chi non è atto a esser discepolo  del Cristo, sarà pula leggera che il vento del mondo seco trasporta. Chi è nemico del Cristo, è seme nocivo che rinascerà nel regno satanico.
    Insinuazioni come minacce, derisioni come calunnie, tutto userà il nemico per strappare anime al Cristo e farsene preda . Ma chi persevererà, sarà salvo.
    Chi ha più amore alla vita e al benessere, che alla salute eterna, è libero di andare, di lasciarmi, di occuparsi della piccola vita e del transitorio benessere.  96.2
    N. S. de Coromoto, r. p. n.
    In perìculis
    Marìam cogita, Marìam ìnvoca

martedì 13 marzo 2012

Eletti, amici cari, per voi e con voi compirò le Mie più grandi Meraviglie.

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Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

29.02.12


Eletti, amici cari, per voi e con voi compirò le Mie più grandi Meraviglie. 



Sposa cara, il mondo non si apre al Mio Amore; ma Io, Io, Gesù, realizzerò il Mio Progetto con quelli che lo hanno fatto. Vedrai avvenire fatti grandi e misteriosi, dei quali ti spiegherò il significato.

Mi dici: “Dolce Amore, già molti fatti del genere accadono e fanno inorridire, ma preferisco fermare l’attenzione sui belli che mostrano la Tua Azione nel mondo. Il nemico feroce vuole usare la sua carta; ma ho capito molto bene che egli fa solo ciò che permetti e Tu permetti solo quello che serve alla salvezza delle anime. Dolce Amore, perdona al mondo i suoi misfatti e non lasciarlo in preda del nemico infernale che vuole strapparTi le anime! Dolce Amore, serva l’adorazione dei piccoli più piccoli, serva la supplica per effondere le Grazie di salvezza in grande quantità: se il mondo è inondato di Grazie, certo, molti ancora le possono cogliere e farne tesoro. Questo è il mio pensiero: se un fiume dalle acque abbondanti attraversa la città, certo, nessuno muore di sete; ma, se questo inaridisce, solo pochi si salvano dall’arsura”.

Sposa amata, ascolta bene le Mie Parole e meditale: può un padre far mancare il cibo e la bevanda ai suoi figli? No. Certo, darà quanto basta, ma possono essere i figli che rifiutano il cibo e la bevanda. Piccola Mia sposa, Io, Io, Dio, ho creato ogni uomo, il Mio Amore l’ha voluto; ma non ho creato degli schiavi che devono obbedire a forza di nerbate, ho creato degli uomini liberi che possono fare le loro scelte. Come Padre amoroso dono ciò che serve ad ogni uomo; ma egli può anche rifiutare. Ogni città, sposa amata, ogni città del mondo è attraversata da quel fiume di Grazie e nessuna ne è priva; ma vi sono coloro che si accostano ad esso per dissertarsi e quelli che preferiscono morire di sete. Ho preparato, Io, Io, Dio, un grande banchetto per tutte le genti del mondo e ognuno può trovare il cibo adatto al suo gusto; ma ti dico: vi sono quelli che preferiscono morire di fame.

Mi dici: “Amore Santissimo, questo l’ho ben compreso, che, cioè, Tu provvedi a tutti perché il Tuo Amore avvolge e permea l’Universo; ma vedo anche che molti Ti rifiutano e vivono miseramente, mentre potrebbero essere ricchi e felici. Rifiutano, infatti, il Tuo Amore e con esso tutto. Mai capirò come questo sia possibile! Ogni uomo, nel profondo, desidera l’Amore; Tu, Gesù, Tu, Santissimo, Tu offri l’Oceano Infinito del Tuo Sentimento ad ogni uomo. Questo Tu fai per saziare la sua sete d’Amore; ma, spesso, egli è tanto stolto da rifiutare, rifiutare, ancora rifiutare! Perdona, Santissimo, perdona l’insipienza umana! Abbi pietà della Tua creatura prediletta e perdona!”

Sposa amata, a lungo, negli intimi colloqui ti ho parlato di un Progetto; ebbene, questo lo realizzerò sicuramente. È già in atto la prima fase che procede più lentamente; le seguenti saranno più celeri. Coloro che Mi amano e cooperano vedranno accadere cose meravigliose, mai accadute. I Miei fedeli amici siano pieni di viva speranza: farò nuova terra e nuovi Cieli per coloro che adorano il Mio Cuore. Resta, felice, in Me, piccola sposa, ed attendi il compimento del Mio Piano. Ti amo.
Vi amo.

                                                                                              Gesù

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!

LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR