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domenica 20 luglio 2014

Importanza dei sacramenti – Matrimonio e Prima Santa Comunione


6 luglio 2011 – Importanza dei sacramenti – Matrimonio e Prima Santa Comunione

Mia amata figlia prediletta, osserva adesso come la fede dei Miei figli comincia a crescere e a fiorire.
Mentre nel mondo vi è molta oscurità, la luce dei Miei seguaci diventa di giorno in giorno più luminosa a causa della fiamma dello Spirito Santo che è disceso su tutto il mondo.
Oggi, figlia Mia, vorrei ricordare a tutti i Miei seguaci l’importanza della preghiera nell’alleviare la sofferenza nel mondo. Le vostre preghiere adesso stanno aiutando a scongiurare molti dei disastri globali profetizzati. La preghiera è il più potente lenitivo, e quando viene recitata per conto di altri, questi avranno una risposta.
Mentre sono felice per coloro che hanno una fede salda, sono ancora impaurito per coloro che sono ostili alla Mia Luce Divina. E’ la verità. Molte persone stanno vagando per il mondo come in uno stato di torpore. Nulla dà loro pace. Nulla dà loro gioia. Nessuna quantità di benessere materiale allevia il loro dolore. Le loro anime vuote sono perse. Vi chiedo di pregare per loro.
Figlia Mia, ti chiedo di pregare per il Mio Vicario Papa Benedetto perché è circondato da forze massoniche che ora stanno facendo di tutto per detronizzarlo; queste forze del male si sono infiltrate nella Mia Chiesa sin dal Concilio Vaticano II e hanno indebolito i Miei insegnamenti. Sono state approvate molte leggi che Mi offendono, in particolare la presentazione della Mia Santa Eucarestia da parte di laici. La mancanza di rispetto mostrata a Me e al Mio Eterno Padre attraverso nuove leggi intese ad agevolare la società moderna, Mi hanno fatto piangere di tristezza.
La Santissima Eucaristia deve essere ricevuta sulla lingua e non contaminata da mani umane. Eppure, questo è esattamente ciò che i Miei Servi Sacri hanno fatto. Queste leggi non sono state approvate da Me nello Spirito. I Miei servi sacri sono stati condotti lungo un sentiero non in linea con gli insegnamenti dei Miei apostoli. Oggi i Miei sacramenti non sono presi molto sul serio, soprattutto da coloro che chiedono i sacramenti del Matrimonio e della Prima Comunione.
Il voto del Matrimonio è molto serio perché, ricordatelo, è un sacramento ed è fatto in presenza di Dio Padre. Eppure, per molti è tutto un fatto di materialismo e di orpelli esteriori. Molti di coloro che ricevono il Sacramento del Matrimonio non riconoscono in seguito la sua importanza. Molti rompono i loro voti così facilmente. Perché lo fanno? Perché si impegnano a parole in questa Unione Santissima e solo in parte subito dopo? Questa è un oltraggio a una delle più importanti unioni benedette dalla Mano del Mio Padre Eterno. Molte persone non prestano alcuna attenzione alla volontà del Padre Mio secondo la quale nessun uomo osi fare a pezzi una tale unione in seguito. Eppure molti ricorrono al divorzio, che è una legge non riconosciuta dal Padre Mio. Il divorzio è un modo semplice per fuggire dalle vostre responsabilità. Tutti i matrimoni sono celebrati in Cielo. Nessun uomo può distruggere un matrimonio senza offendere il Padre Mio.

Prima Comunione
Il modo di ricevere il Mio corpo nel Sacramento dell’Eucaristia per la prima volta, è un altro esempio di come Io vengo deriso. Così tanti sono i genitori che non tengono conto dell’importanza per i loro bambini di ricevere il Pane della Vita. Sono più interessati a come i loro figli sono ben vestiti piuttosto che al dono meraviglioso che stanno ricevendo. Questo dono li porterà alla salvezza. Ma il materialismo che circonda l’evento non ha nulla a che fare con le loro anime. 

Per Me il lato più triste è che a questi bambini non viene detto nulla su di Me. L’amore che Io ho per i bambini è onnicomprensivo. Quando ricevono la Santa Eucaristia, nella piena consapevolezza di ciò che stanno ricevendo, allora le loro anime diventano pure. Più Mi ricevono in questo modo, più sarà forte la loro fede.

Ricordate che senza i sacramenti la vostra fede si indebolisce. Se la vostra anima per un po’ di tempo resta priva delle Mie benedizioni speciali, diventa dormiente: tutta la fede in Me e nel Mio Eterno Padre scompare nel tempo lasciando solo un piccolo lumicino di riconoscimento a divampare di volta in volta.
Ritornate a Me attraverso i sacramenti. Mostrate il dovuto rispetto per i Sacramenti e riuscirete veramente a sentire la Mia presenza di nuovo.
Ricordate che i sacramenti stanno lì per un motivo: perché sono il nutrimento necessario per la vita eterna dell’anima. Senza di essi la vostra anima morirà.
Vi amo tutti. Vi chiedo di abbracciarMi nel modo giusto, rispettando i sacramenti che vi sono stati dati come un dono da Dio Padre Onnipotente.
Il Vostro Salvatore che vi ama
Re dell’Umanità
Gesù Cristo

giovedì 19 giugno 2014

Mari Carmen: Una bambina meravigliosa, ...elettronica anche. Leggere per credere. Importanza di una buona educazione




Carissimo Amico/Amica,
Il Santo Natale è una festa vissuta intensamente da tutti i bambini in ogni famiglia. Natale è la festa di un bambino. Gesù, che ha voluto condividere la condizione dell'infanzia, ha sempre mostrato un affetto straordinario per i fanciulli. Gli piace accordar loro grazie speciali, come ha fatto per la serva di Dio, Maria del Carmen (chiamata comunemente Mari Carmen) González-Valerio y Sáenz de Heredia. Il 12 gennaio 1996, il Santo Padre, Giovanni Paolo II, ha affermato l'eroicità delle virtù di questa bambina, che aveva passato sulla terra 9 anni e 4 mesi, conferendole il titolo di «Venerabile».


Una sorgente di forza

Mari Carmen nasce a Madrid il 14 marzo 1930, seconda di cinque figli. Si ammala gravemente subito dopo la nascita, a tal punto che la si battezza senza por tempo in mezzo. Il Buon Dio non voleva aspettare per cancellare il peccato originale dalla sua anima, arricchirla della sua grazia e farne così la sua creatura. A seguito di circostanze assolutamente impreviste, essa riceve la Cresima all'età di 2 anni, il 16 aprile 1932, grazie ad un'iniziativa di Monsignor Tedeschini nunzio apostolico in Spagna e amico della famiglia. Lo Spirito Santo aveva fretta di darle il coraggio di cui essa avrebbe avuto bisogno.
A sei anni, fa la prima Comunione. La data è stata anticipata a richiesta della madre: «Ero convinta, dice, che la Spagna, e particolarmente la nostra famiglia, stavano per attraversare un periodo molto difficile. Si vedeva che si stava preparando una persecuzione religiosa e volevo che Mari Carmen facesse prima la prima Comunione». «La prima Comunione è senz'altro un incontro indimenticabile con Gesù; è un giorno che bisogna ricordare come uno dei più belli della vita. L'Eucaristia, istituita da Cristo la vigilia della Passione, nel corso dell'ultima Cena, è un sacramento della Nuova Alleanza, ed è addirittura il più grande dei sacramenti. Il Signore vi si dà come nutrimento delle anime sotto le specie del pane e del vino. I fanciulli lo ricevono solennemente una prima volta – precisamente in occasione della prima Comunione – e sono invitati a riceverlo in seguito il più spesso possibile, per rimanere in un rapporto di amicizia intima con Gesù... Nella storia della Chiesa, l'Eucaristia è stata per molti fanciulli una sorgente di forza spirituale, talvolta addirittura di eroismo» (Giovanni Paolo II, Lettera ai bambini, 13 dicembre 1994). Per questo, Papa San Pio X permise ed incoraggiò la ricezione della Santa Comunione fin dal risveglio della ragione. Mari Carmen ha beneficiato di tale favore, come testimonia la madre: «Ha cominciato a santificarsi veramente dopo la prima comunione». Ed è in occasione di una comunione che si offrirà totalmente a Dio.
Il 15 agosto 1936, miliziani comunisti arrestano suo padre. Egli dice alla moglie: «I bambini sono troppo piccoli, non capiscono. Dirai loro più tardi che il loro padre ha dato la vita per Dio e per la Spagna, affinchè possano esser allevati in una Spagna cattolica, in cui il crocifisso presiede nelle scuole». Poco tempo dopo, viene assassinato. Alla morte del marito, la vita della Signora Gonzalez-Valerio si trova in gravissimo pericolo, a causa della fede cristiana che la anima. Si rifugia presso l'Ambasciata del Belgio, mentre i figli sono accolti da una zia. Un giorno, si viene a sapere che i cinque figli saranno inviati in URSS, come tanti altri, per esservi allevati secondo la dottrina marxista. L'Ambasciatore accetta allora, benchè il posto manchi, di accoglierli nell'Ambasciata. È l'11 febbraio 1937.



Una dignità propria dell'uomo

Mari Carmen si dimostra particolarmente sollecita nell'aiutare molto la mamma, pur rimanendo «una bambina, molto infantile». Eppure, nello stesso tempo, si distingue per un pudore messo in pratica fino in particolari a prima vista insignificanti. «Un giorno, racconta la Signora Gonzalez-Valerio, doveva partecipare ad una festicciola di bambini. Le avevo messo un vestitino scollato e senza maniche e le avevo raccomandato caldamente di non sgualcirlo. Ma mi accorsi che aveva messo una giacca. Mi sono arrabbiata e l'ho sgridata. Mi ha detto piangendo che non sarebbe uscita con quel vestito. Mia madre, che assisteva al dramma, mi chiamò in disparte e mi disse che non avevo il diritto di soffocare quel senso del pudore che aveva già notato in essa, e che avrei dovuto render conto a Dio dell'educazione che le davo. E così Mari Carmen se ne andò alla festa con la giacca». La nonna aveva ragione: «Tale pudore istintivo viene da Dio».

Questa delicatezza particolare, ispirata da Dio, spiega l'atteggiamento di Mari Carmen in circostanze insignificanti per gli altri bambini. All'età di due anni, non si lascia spogliare davanti al fratello, maggiore di lei di un anno, che si trova nella stanza e nemmeno la guarda. D'estate, soffre talmente all'idea di andare sulla spiaggia, che bisogna lasciarla giocare nel giardino di casa. «È allora, dice sua madre, che ho cominciato a capire che vi era qualcosa di eccezionale nel comportamento di mia figlia».

Tale passione per il pudore viene da una vivissima luce che Dio le ha dato sulla grandezza e la fragilità della virtù della castità. La divina Provvidenza ha voluto dare così un elevatissimo esempio alla nostra epoca di trascuratezza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica attira la nostra attenzione nello stesso senso, quando parla del pudore: «Il pudore preserva l'intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto. È ordinato alla castità, di cui esprime la delicatezza. Regola gli sguardi ed i gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro unione. Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore. Suggerisce la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa; richiede che siano rispettate le condizioni del dono e dell'impegno definitivo dell'uomo e della donna fra loro. Il pudore è modestia. Ispira la scelta dell'abbigliamento. Conserva il silenzio o il riserbo là dove trasparisse il rischio di una curiosità morbosa. Diventa discrezione.

«Esiste non soltanto un pudore dei sentimenti, ma anche del corpo. Insorge, per esempio, contro l'esposizione del corpo umano in funzione di una curiosità morbosa in certe pubblicità... Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda ed alle pressioni delle ideologie dominanti. Le forme che il pudore assume variano da una cultura all'altra. Dovunque, tuttavia, esso appare come il presentimento di una dignità spirituale propria dell'uomo. Nasce con il risveglio della coscienza del soggetto. Insegnare il pudore ai bambini ed agli adolescenti, è risvegliare in essi il rispetto della persona umana» (2521-2524). In una istruzione dell'8 dicembre 1995, il Consiglio Pontificio per la famiglia si eleva contro certe tendenze all'impudicizia diffuse nella società contemporanea: «Anche se sono socialmente accettati, vi sono modi di parlare e di vestirsi che sono moralmente scorretti e costituiscono una maniera per banalizzare la sessualità, riducendola ad un oggetto di consumo. Dunque, i genitori devono insegnare ai figli il valore della modestia cristiana, di un abbigliamento sobrio, della necessaria libertà di fronte alle mode, tutte caratteristiche queste di una personalità maschile o femminile matura».


Una notte in albergo

Mari Carmen eccelle anche nella carità verso i poveri. Quando uno di essi suona alla porta ed è lei che apre, gli dà prima di tutto i suoi piccoli risparmi, e poi gli dice: «Ora, suoni di nuovo, perchè la mamma le dia qualcosa». Nei riguardi delle persone che aiutano sua madre, ha una delicatezza che non è della sua età: «Mamma, devi trattar bene i domestici. È già molto che ci servano. Pensa che anche tu sei una serva, poichè servi il Buon Dio». «Davamo del denaro a Mari Carmen perché si comprasse giocattoli, narra la nonna, ma lo passava alla sua balia, perché regalasse giocattoli ai suoi propri figli, raccomandandole caldamente di non dire nulla né alla mamma né a me».

La devozione di Mari Carmen si manifesta molto presto. Fin dall'età di quattro o cinque anni, le piace dirigere il rosario in famiglia e recita a memoria le litanie della Santissima Vergine. Come Santa Teresa di Lisieux, si è fatta confezionare un «rosario di pratiche», su cui conta gli atti di virtù. Si dedica così, in modo equivalente, all'»esame particolare» delle virtù e dei difetti proposto da Sant'Ignazio di Loyola. Nello stesso spirito, tiene un quaderno degli «Atti», per afferrare le virtù e gli obblighi di ciascun giorno: ubbidienza, mortificazione, ricreazioni, lezioni, studio, rosario, comunione, Messa, orazioni giaculatorie, ecc.
Un giorno, siccome vede sua madre subissata dalle preoccupazioni domestiche, le dice: «Mamma, ti occupi troppo delle cose terrene. Devi pregare di più. Siamo di passaggio sulla terra. – Bambina mia, bisogna che mi occupi della casa. – Mamma, la tua casa è il Cielo. Mamma, quando sei in viaggio e passi la notte in albergo, non ti curi di abbellire la stanza, nè di metterci la foto del babbo. Una notte, la si passa come si può. Ebbene, vedi, mamma, così è la vita, così siamo in questo mondo».
A Mari Carmen, piace offrire i suoi piccoli sacrifici al Cuore di Gesù. Il suo insegnante di religione riferisce: «Quando preparavo i bambini alla confessione, potevo leggerle sul viso l'orrore del peccato e gli sforzi per fare un buon atto di contrizione». Tutti i suoi atti, malgrado la sua giovane età, sgorgano, come da una sorgente profonda, dalla sua intimità con Dio.


Un segreto ed un'offerta

Mari Carmen ha i suoi segreti. Sul quaderno degli «Atti», scrive per tre volte: «Personale». Chiede spesso la cartella che contiene l'agenda sulla quale ha scritto queste parole che capisce lei sola: «Mi sono offerta a Dio nella Parrocchia del Buon Pastore, 6 aprile 1939». Annota pure: «Hanno ucciso il mio povero papà». E, in una delle ultime pagine: «Viva la Spagna! Viva Cristo Re!» grido che lanciavano i martiri della guerra al momento di morire. Ed anche: «Per papà, 7 maggio 1939 – Assolutamente personale». Dirà all'infermiera: «Mio padre è morto martire, povera mamma, ed io muoio vittima».
Suo zio Saverio spiega: «Mari Carmen desiderava la conversione dei peccatori, come prova il fatto che offriva le sofferenze della malattia e della morte per Azaña, il Presidente della Repubblica che incarnava il simbolo della persecuzione religiosa, di cui gli assassini di suo padre erano lo strumento». «Mamma, andrà in Cielo Azaña? chiede. Se ti sacrifichi e preghi per lui, sì, sarà salvato». Mari Carmen ha capito perfettamente. Talvolta, dice alla zia: «Zia Fifa, preghiamo per papà e per tutti quelli che l'hanno ucciso». La preghiera dei fanciulli ha un'efficacia particolare sul Cuore di Nostro Signore: «Il Redentore dell'umanità sembra condividere con essi la sua sollecitudine per gli altri, per i genitori e per i compagni, bambini e bambine. Attende veramente la loro preghiera! Che immenso potere ha la preghiera dei bambini! Diventa un modello per gli stessi adulti: pregare con una fiducia semplice e totale vuol dire pregare come sanno pregare i bambini» (Giovanni Paolo II, Lettera ai bambini, 13 dicembre 1994).
Il 3 novembre 1940, Azaña muore a Montauban. Secondo la testimonianza scritta di Monsignor Théas, vescovo della diocesi, che gli prestava assistenza spirituale in quella circostanza, Azaña, malgrado i suoi accompagnatori, ricevette con piena lucidità il sacramento della Penitenza, nonchè l'Estrema Unzione e l'Indulgenza Plenaria, spirando dolcemente nell'amore di Dio e la speranza di vederLo. Ignorò che la sua strada si era incrociata con quella di una bambina di 9 anni, che aveva pregato e sofferto per lui.


«Gesù, Maria, Giuseppe...»

Poco dopo l'»offerta» del 6 aprile 1939, ha inizio il calvario di Mari Carmen: deve mettersi a letto. Si manifesta prima di tutto un'otite che si complica e degenera in setticemia (infezione del sangue). Il 27 maggio, la si trasporta in macchina a Madrid, dove viene operata. Ma siccome ci si rende conto che la malattia sarà lunga, la si riporta a casa. Certi giorni, le si fanno più di venti iniezioni. Una fortissima diarrea ininterrotta è particolarmente penosa per essa. Deve ingerire, ogni due ore, una specie di ripugnante purè di ghiande. Talvolta, il disgusto è tale che non può impedirsi di rimettere, ma mezz'ora più tardi, è pronta ad ingerirlo di nuovo, senza lagnarsi.
Un orecchio è leso dal male, mentre perde il secondo per averci dormito sopra troppo a lungo. A questi mali, si aggiunge una flebite doppia. Si formano piaghe gangrenose. Sviene per il dolore, quando le cambiano le lenzuola. Solo il nome di Gesù l'aiuta a sopportare tutto, perché nessuno pensa a somministrarle calmanti. «Mari Carmen, chiedi a Gesù Bambino di farti guarire, le dice la mamma. – No, mamma, non chiedo questo, chiedo che sia fatta la sua volontà». Desidera che le si leggano spesso le preghiere per gli agonizzanti, e vive col pensiero più in Cielo che quaggiù.
17 luglio 1939. Aveva predetto parecchie volte che sarebbe morta il 16 luglio, festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, e suo onomastico: Carmen. Ma, apprendendo che la zia Sofia si sposa proprio quel giorno, annuncia che morirà soltanto il giorno seguente. Effettivamente, il 17, verso le ore 13, si raccoglie in presenza degli angeli di cui sente il canto. «Muoio martire... Mi lasci partire ora, Dottore, non vede che la Santa Vergine viene a prendermi con gli angeli?» Infatti, con grande stupefazione di tutti, giungendo le manine, dice: «Gesù, Maria, Giuseppe, assistetemi nell'ultima agonia; Gesù, Maria, Giuseppe, fate che muoia nella vostra santa compagnia». Sono le sue ultime parole. Poi, dopo essersi sollevata leggermente, come per afferrare qualcosa, ricade sul cuscino e rende l'ultimo respiro, senza agonia, senza contrazioni del viso. Sfigurata dalla malattia, ritrova nella morte tutta la sua bellezza ed il suo corpo esala un dolce profumo. Il medico legale attesta la morte ma constata con stupore che il corpo della bambina non presenta l'aspetto di un cadavere.


Un punto di riferimento

L'esempio di Mari Carmen ci mette davanti agli occhi un frutto della grazia di Dio, fecondata da una buona educazione. Il compito educativo esige un'attenzione affettuosa e delicata per i bambini, come raccomanda San Benedetto: «Si terrà sempre conto della debolezza dei bambini... Si userà con loro una tenera condiscendenza» (Regola, cap. 37). 
Ma è necessaria anche una santa fermezza, secondo l'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica: «I genitori sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli. Testimoniano tale responsabilità innanzitutto con la creazione di una famiglia, in cui la tenerezza, il perdono, il rispetto, la fedeltà ed il servizio disinteressato rappresentano la norma. Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. Questa educazione richiede che si imparino l'abnegazione, un retto modo di giudicare, la padronanza di sé, condizioni di ogni vera libertà. I genitori insegneranno ai figli a subordinare le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali. I genitori hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di correggerli... Dalla grazia del sacramento del matrimonio, i genitori hanno ricevuto la responsabilità ed il privilegio di evangelizzare i loro figli. Li inizieranno fin dai primi anni di vita ai misteri della fede, dei quali essi, per i figli, sono i primi annunziatori, ed alla vita della Chiesa... I genitori hanno la missione di insegnare ai figli a pregare ed a scoprire la loro vocazione di figli di Dio» (CCC: 2223-2225).


Una bambinaia elettronica

Alla nostra epoca, l'epoca dell'audiovisivo, è fondamentale che i genitori proteggano i loro figli contro l'influenza di una «cultura di morte» a base di pornografia e di violenza. Nel suo messaggio sulla famiglia e la televisione, Papa Giovanni Paolo II precisava: 
«I genitori dovrebbero partecipare attivamente alla formazione nei loro figli di abitudini di utilizzazione della televisione che li condurranno ad un sano sviluppo umano, morale e religioso. I genitori dovrebbero essi stessi informarsi anticipatamente del contenuto dei programmi ed effettuare su tale base una scelta coscienziosa, per il bene della famiglia – scegliere di guardare o di non guardare... I genitori dovrebbero anche parlare della televisione con i figli, incitandoli a controllare la quantità e la qualità dell'utilizzazione e ad avvertire e valutare i valori etici latenti in certi programmi...

«Formare le abitudini di utilizzazione dei figli significherà talvolta semplicemente spegnere il televisore: perchè c'è di meglio da fare, perchè lo esige il rispetto dovuto ad altri membri della famiglia, o perchè l'utilizzazione senza discriminazione della televisione può essere perniciosa. I genitori che utilizzano in modo regolare e prolungato la televisione come una specie di bambinaia elettronica, abdicano al loro compito di primi educatori dei loro figli. Una tale teledipendenza può impedire ai membri della famiglia di essere in contatto fra di loro attraverso la conversazione, le attività condivise e la preghiera in comune. Genitori assennati sanno altresì che anche buoni programmi possono esser sostituiti da altre fonti di notizie, di divertimenti, di educazione e di cultura» (24 gennaio 1994).

I genitori di Mari Carmen non ebbero da affrontare il problema della televisione, proprio della società attuale. Ma lo Spirito Santo illumina sempre i padri e le madri, per far discernere loro quel che conviene all'educazione dei figli, in vista dell'eterna salvezza delle anime.
Chiediamo alla venerabile Mari Carmen di intercedere particolarmente per le famiglie all'avvicinarsi di Natale. Preghiamo per Lei e per tutti coloro che Le sono cari, vivi e defunti.
Dom Antoine Marie osb

venerdì 21 giugno 2013

Beata Maria Baouardy



Maria aveva otto anni. Da più di un anno, si confessava tutte le settimane ma la sua felicità non era completa: Desiderava l'Eucarestia e non cessava di attendere l'ora benedetta in cui avrebbe ricevuto il suo Gesù. Provando una santa invidia per le anime che andavano a ricevere il buon Dio, le seguiva con gli occhi e con il cuo­re e diceva con tristezza: «Quando ti incontrerò, o mio Gesù? Quando potrò intro­durti nel mio cuore? Ah! non ho che otto anni e non ci si comunica per la prima volta che a dodici anni. Quattro anni di attesa! sono troppi! Affretta, affretta que­st'ora, Gesù! Scendi presto nella mia anima».


Ogni sabato, dopo la confessione, domandava al sacerdote la grazia della co­munione, e ogni volta questi le rispondeva invariabilmente: Lo permetto, mia pic­cola bambina, ma un po' più tardi. Questa risposta non la soddisfaceva molto, ma le lasciava una speranza. Egli ha detto che sarà un po' più tardi, si ripeteva, forse sarà sabato prossimo. Durante una settimana in cui aveva più speranza di essere esaudita, si preparò a questo grande atto con doppio fervore. Separata il più possi­bile dai suoi cugini, si dedicò alla preghiera e al digiuno; tutta la notte del venerdì la consacrò all'orazione. Meglio vestita del solito, si recò in chiesa, l'indomani mattina, per confessarsi; come sempre, rifece la sua richiesta per la comunione, mentre il cuore le batteva molto forte, il sacerdote le disse: Lo permetto e dimen­ticò di aggiungere: ma un po' più tardi. Venuto il momento dalla gioia corse alla sa­cra Mensa, e, senza essere vista dalla sua domestica negra, prostrata, ricevette il suo Gesù sotto forma di un bambino. Solo gli angeli potrebbero spiegarci il primo ab­braccio del Salvatore e di quest'anima. Maria era molto felice, ma occorreva che quella felicità potesse continuare. Il sabato seguente, domandò al suo confessore di potersi ancora comunicare. Il sacerdote, stupito, le disse in tono severo: L'hai già fatto? «Sì, Padre mio», rispose la candida bambina. E chi te lo ha permesso? «Lo ha fatto lei stesso, Padre mio, sabato scorso. Le ho chiesto questa grazia, co­me al solito, e lei mi ha risposto: Lo permetto, mia bambina, senza aggiungere co­me le altre volte: Ma un po' più tardi. Io, dunque, ho creduto che me lo permettes­se. Per favore, Padre mio, ora che ho ricevuto e gustato Gesù, non me ne privi più, mi lasci comunicare». Commosso da un simile linguaggio da parte di una bambina così favorita da Dio, il sacerdote le concesse la comunione ogni sabato, raccomandandole tuttavia di non rivelarlo a nessuno, neanche ai suoi parenti, che avrebbero potuto scandalizzarsi. Lei custodi fedelmente il suo segreto. Quando il tempo ordi­nario della prima comunione arrivò, Maria si lasciò festeggiare come gli altri bam­bini della sua età.

Suo zio, a quell'epoca, stava per stabilirsi definitivamente ad Alessandria d'Egitto con tutta la sua famiglia.

Gesù Amore 
accresci in me il Tuo amore

sabato 27 aprile 2013

Marìa Valtorta: Domingo V de Pascua, C: San Juan, 13, 31-35 : LA CENA PASCUAL //Es fuerte!//



LA CENA PASCUAL



Comienzan los sufrimientos del Jueves Santo.



Los diez apóstoles presentes se dan prisa en preparar el cenáculo.
Judas, subido sobre una mesa, mira si hay suficiente aceite en todos los mecheros del gigantesco candil que parece una corola de fucsia doble porque un tallo está rodeado de cinco quinqués semejantes a pétalos, y después hacia abajo, da otra vuelta que semeja  una corona de llamas; finalmente tres delgadas lamparitas suspendidas por unas cadenitas que parecen los pistilos de esta flor luminosa.
Judas baja de un salto y ayuda a Andrés a disponer la vajilla sobre la mesa cubierta con un finísimo mantel. Oigo a Andrés que dice: "¡Qué rico lino!"
E Iscariote: "Uno de los mejores de Lázaro. Marta se empeñó en traerlo."
"Y ¿qué decir de estas copas, de estas jarras?" pregunta Tomás que ha versado el vino en las ricas jarras y las mira reflejándose en sus delgadas partes curvas. Acaricia las asas labradas a cincel, como uno que entiende."
"¿Cuánto costarán?" pregunta Judas Iscariote.
"Es un trabajo a cincel. Mi padre se moriría de gusto por verlas. El oro y la plata en lámina se doblan bien cuando están calientes. Pero tratados así... En un momento se puede echar a perder todo. Basta un golpe fallido. Se necesita igualmente fuerza y habilidad. ¿Ves las asas? Las hicieron al mismo tiempo que el resto. No están soldadas. ¡Cosas de ricos!... Piensa en que no se ven ni la limadura, ni el desbaste. No sé si me comprendas."
"¡Si te entiendo! Quieres decir que es así como quien hace una escultura."
"Exactamente."
Todos admiran las jarras. Después, regresan a su quehacer. Unos ponen en orden los asientos, otros las mesitas.
Entran juntos Pedro y Simón.
"¡Oh, finalmente habéis regresado! ¿A dónde habéis ido otra vez? Después que vinimos todos juntos, tornasteis a desaparecer" dice Iscariote.
"Teníamos algo que arreglar" responde secamente Simón.
"¿Estás de malhumor?"
"Y me parece que sí con lo que se ha oído en estos días y lo que han dicho bocas no acostumbradas a la mentira."
"Y con el hedor de ese... Es mejor que te calles la boca, Pedro" rezonga Pedro entre dientes.
"¡También tú!... Hace días que me parece que la cabeza no te funciona bien. Tienes la cara de un conejo que siente al chacal detrás de sí" responde Judas Iscariote..
"Y tú tienes el hocico de la garduña. Hace días que no te ves tan bien. Miras en cierta forma... Miras como de reojo... ¿Qué esperas, o qué quieres ver? Te das importancia, lo quieres demostrar, pero te asemejas a quien tiene miedo" le replica Pedro.
"¡Oh, sí que tengo miedo! Pero tampoco eres tú un héroe."
"Ninguno de nosotros lo es, Judas. Llevas el nombre del Macabeo, pero no lo eres. Yo digo con el mío: "Dios hace favor". Pero te juro que tengo en mí el estremecimiento de quien sabe que trae desgracias y sobre todo que está en desgracia de Dios. Simón de Jonás o con otro nombre "la roca", parece tan blando como cera puesta al fuego. No puede controlarse más. Jamás lo vi que hubiera tenido miedo aun en las tempestades más furiosas. Mateo, Bartolomé y Felipe parecen sonámbulos. Mi hermano y Andrés no hacen más que suspirar. Mira a los dos primos, a quienes no sólo el parentesco sino también el amor los une con el Maestro. Parece que han envejecido. Tomás ha perdido su buen humor. Simón parece el leproso de hace unos tres años. Se le ve consumido por el dolor, lívido, sin fuerzas."

JUDAS ACUSA A JESÚS ANTE LOS APÓSTOLES DE MELANCOLÍA

"Tienes razón. A todos nos ha sugestionado con su melancolía"  observa Iscariote.
"Mi primo Jesús, mi Maestro y Señor como también lo es vuestro, no es un melancólico. Si con eso quieres dar a entender que está triste por el dolor que Israel le causa, de lo que somos testigos, y por otro que sólo El sabe, afirmo que "tienes razón". Pero si con tal palabra quieres decir que está loco, te lo prohíbo" grita Santiago de Alfeo.
"¿Y no es locura, una idea fija de melancolía? También yo he estudiado esas cosas. Las sé. El dio mucho de Sí, ahora es un hombre mentalmente cansado."
"Lo que significa que está loco, ¿no es verdad?" le pregunta Tadeo aparentemente tranquilo.
"Así es. Tu padre comprendió bien las cosas. Tu padre de santa memoria a quien te le pareces tanto por tu rectitud y sabiduría. Jesús, triste destino de una ilustre casa demasiado vieja y castigada con la senilidad síquica, ha tenido siempre tendencia hacia esta enfermedad. En los primeros días era dulce, después agresivo. Tú mismo viste cómo atacó a fariseos y escribas, a saduceos y herodianos. Se ha hecho imposible la vida como un sendero cubierto de piedras puntiagudas. Y fue El mismo el causante... Nosotros... lo amamos tanto que el amor nos impidió ver. Pero los que no lo amaron idolátricamente, como tu padre, tu hermano José y sobre todo Simón, éstos sí que vieron las cosas en su punto justo... Deberíamos abrir los ojos a sus palabras y no lo hacemos porque estamos todos sugestionados con su dulce fascinación de enfermo. Y ahora..."

JUDAS TADEO, TIENE UN ACTO DE ARREBATO 
Y LE DA UN SOBERBIO BOFETÓN QUE LO ARROJA 
CONTRA UNO DE LOS ASIENTOS.

Judas Tadeo, que es alto como Iscariote, está en frente de él que parece escucharlo calmadamente, tiene un acto de arrebato y le da un soberbio bofetón que lo arroja contra uno de los asientos. Y, con una cólera incontenible, se inclina sobre el bellaco que no reacciona, tal vez temeroso que Tadeo esté al tanto de su traición: "Esto por lo de la locura, ¡reptil! Y sólo porque está allí, y es la tarde pascual no te ahorco.¡Pero piénsalo bien! Si le pasa algo malo, y no pueda controlar mi fuerza, nadie te salvará. Es como si tuvieses ya la cuerda al cuello. Tendrás que probar estas manos mías honradas y fuertes de galileo, de tanto trabajar y  descendiente del que con su honda abatió a Goliat. Levántate, enervado libertino. ¡Y toma tus providencias!"
Judas se levanta, pálido, sin reaccionar lo mínimo. Y lo que me sorprende es que nadie ha protestado por lo que acaba de hacer Tadeo. Antes bien... Todos lo aprueban.

ENTRA JESÚS.

Apenas se ha calmado el ambiente cuando entra Jesús. Se le ve en el umbral de la puertecilla, por la que apenas si su alta persona puede pasar. Pone el pie en plataforma tan reducida, y con su dulce pero triste sonrisa, abriendo los brazos dice: "La paz sea con vosotros" Su voz es como la de un hombre cansado, como la de quien física y sicológicamente se va agotando.
Baja. Acaricia la cabeza rubia de Juan que se le ha acercado. Sonríe, como si ignorase, a su primo Judas, y al otro primo le dice: "Tu madre te ruega que seas afable con José. Hace poco que preguntó por Mí y por ti a las mujeres. Me desagrada no haberlo saludado."
"Lo podrás hacer mañana."
"¿Mañana?... Siempre tendré tiempo de verlo... ¡Oh, Pedro, finalmente estaremos un poco juntos! Desde ayer pareces un fuego fatuo. Te veo por un momento y luego desapareces. Me parece que este día no te he visto sino muy poco. También tu, Simón."
"Nuestras canas que abundan ya pueden asegurarte que no estuvimos ausentes porque tuviésemos hambre de carne" dice con seriedad Simón.
"Aunque... toda edad pueda tenerla... ¡Los viejos!¡Peor que los jóvenes!..." le interrumpe con estas palabras ofensivas Iscariote.
Simón lo mira y va a rebatirle, pero se detiene ante la mirada de Jesús que pregunta a Iscariote: "¿Te duele alguna muela? Tienes la mejilla derecha hinchada y colorada."
"Sí me duele. Pero no es para tanto."
Los otros no dicen nada, y toda acaba así.
"¿Habéis terminado todo? ¿Tú, Mateo? ¿Y tú, Andrés? ¿Y tú, Judas, has pensado en la oferta que hay que hacer al Templo?"
Tanto los dos primos como Iscariote responden: "Todo. Puedes estar tranquilo."
"Llevé las primicias de Lázaro a Juana de Cusa para los niños. Me dijeron: "¡Eran mejores esas manzanas!" Que invitaban a comérselas. Eran tus manzanas" dice sonriente y soñador Juan.
También Jesús sonríe recordando algo...
"Me encontré con Nicodemo y José" dice Tomás.
"¿Los has visto?¿Hablaste con ellos?" pregunta con interés marcado Iscariote.
"Sí, y ¿qué tiene de extraño? José es un buen cliente de mi padre."
"Nunca lo habías dicho... Por eso me sorprendí..." Judas trata de borrar la impresión causada antes con su pregunta.
"Raro que no hayan venido a presentarte sus respetos. Tampoco han venido Cusa, ni Mannaén.. Ninguno de los ..."
Pero Iscariote con una falsa risilla interrumpe a Bartolomé diciendo: "El cocodrilo se mete en su guardia cuando llega la hora."
"¿Qué quieres decir? ¿Qué insinúas?" pregunta con tono agresivo Simón, que no solía hacerlo.

"¡PAZ, PAZ! ¿QUÉ OS PASA? NUNCA HABÍAMOS TENIDO 
ESCENARIO TAN DIGNO PARA COMER EL CORDERO. 
COMAMOS, PUES, LA CENA CON ESPÍRITU DE PAZ.

"¡Paz, paz! ¿Qué os pasa? Nunca habíamos tenido escenario tan digno para comer el cordero. Comamos, pues, la cena con espíritu de paz. Comprendo que os he turbado mucho con mis instrucciones de estás últimas noches. Pero ya hemos terminado. Ahora no os perturbaré más. No todo lo que se refiere a Mí está dicho, tan sólo lo esencial. El resto... después lo comprenderéis. Se os dirá... Sí. Vendrá quien os lo comunicará. Juan, ve con Judas y algún otro a traer las jarras para la purificación, y luego nos sentaremos a la mesa." Jesús es de una dulzura que arrebata.
Juan, Andrés, Judas Tadeo y Simón traen una gran palangana, le ponen agua, ofrecen la toalla a Jesús y a los demás. La palangana que es de metal, la ponen, terminado todo, en un rincón.

JESÚS COLOCA A LOS APÓSTOLES EN LA MESA

"Y ahora cada cual a su lugar. Yo me siento aquí. A mi derecha Juan y al otro lado mi fiel Santiago. Los dos primeros discípulos. Al lado de Juan mi fuerte Piedra; al lado de Santiago, el que se parece al aire. No se le ve, pero siempre está presente y ayuda: Andrés. Junto a él mi primo Santiago. No te lamentes, querido hermano, si doy el primer lugar a los primeros. Eres el sobrino del justo, cuyo espíritu palpita y revolotea a mi alrededor esta noche, más que nunca. Tranquilízate, ¡padre de mi debilidad de pequeño! tú que fuiste la encina bajo cuya sombra encontramos protección mi Madre y Yo. Junto a Pedro: Simón... Simón, ven un momento aquí. Quiero ver tu leal cara. Después no la veré tan claramente porque otros me la ocultarán. Gracias, Simón, de todo." Lo besa.
Simón, al regresar a su lugar, se lleva por un instante las manos a la cara con un gesto de dolor.
"En frente de Simón, mi Bartolomé. Dos hombres honrados y sabios que se parecen mucho. Y cerca, tú, Judas, hermano mío. Así te puedo ver... y me parece que estamos en Nazaret... cuando alguna fiesta nos reunía alrededor de la mesa. También en Caná, ¿recuerdas? Estuvimos juntos. Una fiesta... fiesta de bodas... el primer milagro... el agua cambiada en vino... También hoy es una fiesta... también hoy habrá un milagro...el vino cambiará su naturaleza... y será ..."
Jesús se absorbe en sus pensamientos. Con la cabeza inclinada, como aislado en su mundo secreto. Los apóstoles lo miran sin hablar.
Levantan su cabeza, mira detenidamente a Judas Iscariote y le dice: "Te sentarás frente a Mí."
"¿Tanto me quieres?¿Más que a Simón?"
"Tanto te amo. Lo has dicho."
"¿Por qué, Maestro?"
"Porque eres el que has hecho más que todos para esta hora."
Judas pasa sus ojos por Jesús, por sobre sus compañeros. Por Jesús con un cierto dejo de compasión irónica; sobre los demás, con aire de triunfo.
"Cerca de ti, de un lado Mateo, del otro, Tomás."
"Entonces Mateo a mi siniestra, y Tomás a mi derecha."
"Como quieras, como quieras" responde Mateo. "Me basta con tener en frente a mi Salvador."
"El último, Felipe. ¿Veis? Quien no tiene el honor de estar a mi lado, lo tiene de estar frente a Mí."

JESÚS, ERGUIDO EN SU LUGAR, MEZCLA EN LA ANCHA COPA
 QUE TIENE DELANTE DE SÍ ..."¿POR QUÉ ESTA CEREMONIA?"

Jesús, erguido en su lugar, mezcla en la ancha copa que tiene delante de Sí (todos tienen grandes copas, pero la de El es mayor; además tiene otra. Tal vez es la copa del rito). Echa en ella vino, la levanta, la ofrece, la coloca nuevamente sobre la mesa.
Luego todos en tono de salmo preguntan: "¿Por qué esta ceremonia?" Una pregunta ritual, se comprende.
Jesús, como cabeza de familia, responde: "Este día recuerda nuestra liberación de Egipto. Sea bendito Yeová que ha creado el fruto de la viña." Bebe un sorbo de la copa ofrecida y la pasa a los demás. Luego ofrece el pan, lo parte, lo distribuye; después las hierbas impregnadas en la salsa rojiza que hay en cuatro salseras.
Terminado esto, cantan varios salmos en coroDe la mesita traen la fuente en que está el cordero asado y la ponen enfrente a Jesús.
Pedro que en la primera parte... hizo el papel del que pregunta, vuelve a hacerlo: "¿Por qué este cordero, así?"
"En recuerdo de cuando Israel fue salvado por medio del cordero inmolado. Donde había sangre sobre los estípites y arquitrabes, allí no murió el primogénito. Luego, mientras en todo el Egipto se lloraba por la muerte de los primogénitos, en el palacio real, en la choza más humilde, los hebreos, capitaneados por Moisés, se dirigieron a la tierra de liberación y de promesa. Vestidos ya para partir, con las sandalias puestas, en las manos el bastón, los hijos de Abraham se pusieron en marcha cantando los himnos de la gloria."
Todos se ponen de pie y cantan: "Cuando Israel salió de Egipto y la casa de Jacob de un pueblo bárbaro, la Judea se convirtió en su santuario", etc. etc.

AHORA JESÚS TRINCHA EL CORDERO, PREPARA OTRA COPA, 
LA PASA DESPUÉS DE HABER BEBIDO.

Ahora Jesús trincha el cordero, prepara otra copa, la pasa después de haber bebido. Luego cantan: "Alabad, vosotros, al Señor. Sea bendito el Nombre del Eterno ahora y por los siglos. Desde el oriente hasta el occidente debe ser alabado", etc.
Jesús distribuye procurando que cada uno sea bien servido, como si fuera en realidad padre de familia y que a todos sus hijos amase. Es majestuoso, un poco triste. Dice: "Con toda mi alma deseé comer con vosotros esta pascua. Ha sido mi mayor deseo cuando, en la eternidad, he sido "el Salvador". Sabía que esta hora precede a aquella. Y la alegría de entregarme, anticipadamente consolaba mi padecer... Con toda el alma he deseado comer con vosotros esta pascua porque no volveré a gustar del fruto de la vid hasta que haya venido el reino de Dios.. Entonces me sentaré nuevamente con los elegidos al banquete del Cordero, para las nupcias de los que viven con el que vive. A ese banquete se acercarán sólo los que hayan sido humildes y limpios de corazón como Yo lo soy."

¿CÓMO PODEMOS SABER ENTONCES QUIÉN ES EL 
PRIMERO ENTRE NOSOTROS?" "TODOS Y NINGUNO.

"Maestro, hace poco dijiste que quien no tiene el honor del lugar, tiene el de tenerte en frente. ¿Cómo podemos saber entonces quién es el primero entre nosotros?" pregunta Bartolomé.
"Todos y ninguno. Un vez... regresábamos cansados, hastiados del odio fariseo. Pero no estabais cansados para no disputar que quién entre vosotros sería el mayor... Un niño corrió a mi encuentro... era un pequeñín... Su inocencia consoló mi disgusto de tantas cosas, entre la que estaba vuestro modo testarudo de pensar. ¿Dónde estás, Benjamín de la sabia respuesta, que te vino del cielo porque, ángel como eras, el Espíritu te hablaba? Entonces os dije: "Si uno quiere ser el primero, hágase el último y siervo de todos". Y os propuse como ejemplo al sabio niño. Ahora os digo: "Los reyes de las naciones mandan. Los pueblos oprimidos, aunque los odien, los aclaman y les dan el nombre de 'Beneméritos', 'Padres de la Patria'. Mas el odio se oculta bajo el mentiroso título". Que esto no suceda entre vosotros. El mayor sea como el menor, el jefe como el que sirve. De hecho, ¿quién es mayor, el que está a la mesa, o quien sirve? El que está sentado a la mesa, y sin embargo Yo os sirvo, y dentro de poco os serviré más. Vosotros sois los que habéis estado conmigo en las pruebas. Yo dispongo para vosotros un lugar en mi Reino; así como estaré Yo en él según la voluntad del Padre, para que comáis y bebáis a mi mesa eterna, y os sentéis sobre tronos para juzgar las doce tribus de Israel. Habéis estado conmigo en mis pruebas... Solo esto es lo que os da grandeza a los ojos del Padre."
"¿Y los que vendrán?¿No tendrán lugar en el Reino? ¿Nosotros solos?"
"¡Oh, cuántos príncipes en mi casa! Todos los que hubieran permanecido fieles al Mesías en sus pruebas de la vida, serán príncipes en mi Reino. Porque los que hubieran perseverado hasta el fin en el martirio de la existencia, serán iguales que vosotros que habéis quedado conmigo en mis pruebas. Yo me identifico en mis creyentes. El dolor que abrazo por vosotros y por todos los hombres, lo entrego como enseño a mis más selectos. Quien permaneciere fiel en el dolor, será un bienaventurado mío igual que vosotros, mis amados."

"NOSOTROS HEMOS PERSEVERADO HASTA EL FIN."
"¿LO CREES, PEDRO? YO TE ASEGURO QUE LA HORA DE LA 
PRUEBA TODAVÍA ESTÁ POR VENIR. 
"SÉ QUE SOY UN PECADOR, PERO TE SERÉ FIEL HASTA
 LA MUERTE 
"NO SEAS SOBERBIO, PEDRO MÍO. ESTA HORA CAMBIARÁ 
INFINITAS COSAS. 
AHORA EL SEÑOR HA DADO ÓRDENES A SUS ÁNGELES 
QUE SE RETIREN. ES LA HORA DE LOS DEMONIOS...


"Nosotros hemos perseverado hasta el fin."
"¿Lo crees, Pedro? Yo te aseguro que la hora de la prueba todavía está por venir. Simón de Jonás, mira que Satanás ha pedido permiso de cribaros como el trigo. He rogado por ti, para que tu fe no vacile. Y cuando hubieres vuelto en ti, confirma a tus hermanos."
"Sé que soy un pecador, pero te seré fiel hasta la muerte. Este pecado nunca lo he cometido, ni lo cometeré."
"No seas soberbio, Pedro mío. Esta hora cambiará infinitas cosas. ¡Oh cuántas!... Traerán e impondrán nuevas necesidades. Lo sabéis. Siempre os lo he dicho, aun cuando andábamos por lugares lejanos, perseguidos por los bandidos: "No temáis. Ningún mal nos pasará porque los ángeles del Señor están con nosotros. No os preocupéis de cosa alguna". Recordáis, cuando os decía: "No tengáis preocupación por la comida o por el vestido. El Padre conoce que tenemos necesidad". También os decía: "El hombre vale mucho más que un pájaro y que la flor de hierba que hoy está verde y mañana seca. Y con todo mi Padre tiene cuidado también de ella y del pajarillo. ¿Podéis dudar entonces que no tenga cuidado de vosotros?". También os dije: "Dad a quien os pida, a quien os ofenda presentad la otra mejilla". Os dije: "No llevéis bolsa ni bastón". Porque Yo he enseñado amor y confianza. Pero ahora... ahora ya no son aquellos tiempos. Ahora os pregunto: "¿Os ha faltado alguna vez algo? ¿Fuisteis alguna vez ofendidos?'"
"Nada, Maestro. El que fue ofendido, fuiste Tú."   
"Ved, pues, que mi palabra fue verídica. Ahora el Señor ha dado órdenes a sus ángeles que se retiren. Es la hora de los demonios... Los ángeles del Señor, con sus alas de oro, se cubren los ojos, se los envuelven, y sienten que no puedan expresar su dolor porque es de luto, de un luto cruel y sacrílego... Esta noche no hay ángeles sobre la tierra. Están junto al trono de Dios para superar con su canto las blasfemias del mundo deicida y el llanto del Inocente. Estamos solos... Yo y vosotros. Los demonios son los dueños de la hora. Por esto ahora tomaremos la apariencia y modo de pensar de los pobres hombres que desconfían y no aman. Ahora quien tiene una bolsa, tome también una alforja, quien no tiene espada, venda su manto y se compre una. Porque también esto que la Escritura dice de Mí, se debe cumplir: "Fue contado como uno de los malhechores". En verdad que todo lo que se refiere a Mí, tiene su realización."
Simón, que se ha levantado para ir al cofre donde colocó su rico manto -porque esta noche traen todos los mejores vestidos y por lo tanto los puñales, damasquinados pero pequeños, a los ricos cintos- toma dos espadas, dos verdaderas espadas, largas, ligeramente curvas, y las lleva a Jesús: "Yo y Pedro nos hemos armado esta noche. Tenemos éstas. Los otros no traen más que el puñal corto."

JESÚS TOMA LAS ESPADAS, LAS OBSERVA, DESENVAINA
 UNA Y PRUEBA EL FILO SOBRE UNA UÑA.

Jesús toma las espadas, las observa, desenvaina una y prueba el filo sobre una uña. Es una visión rara que causa gran impresión ver la feroz arma en las manos de Jesús.
"¿Quién os las dio?" pregunta Iscariote mientras Jesús las contempla y no habla. Judas parece gato sobre ascuas...
"Que ¿quién? Te recuerdo que mi padre fue noble y rico."
"Pero Pedro..."
"¿Y bien? ¿Desde cuando debo dar cuenta de los regalos que quiera hacer a mis amigos?"
Jesús levanta su cabeza después de haber metido la espada en la vaina. La devuelve a Zelote.

HICISTE BIEN EN HABERLAS TRAÍDO. PERO AHORA, 
ANTES DE QUE BEBAMOS LA TERCERA COPA, 
ESPERAD UN MOMENTO. 

EL LAVATORIO DE LOS PIES

"Bueno. Basta. Hiciste bien en haberlas traído. Pero ahora, antes de que bebamos la tercera copa, esperad un momento. Os dije que el que es más, es igual al más pequeño y que Yo ahora, a la mesa, parezco vuestro criado y os serviré. Hasta ahora os he distribuido la comida, cosa necesaria y servicio para el cuerpo. Ahora os quiero dar un alimento para el espíritu. No es un plato del rito antiguo; es del nuevo. Yo me bauticé primero antes de ser el "Maestro". Para esparcir la palabra basta ese bautismo. Ahora será esparcida la sangre. Es necesario que os lavéis otra vez aun cuando hayáis sido purificados por el Bautista en su tiempo, y también hoy en el Templo. Pero no basta. Venid a que os purifique. Suspended la comida. Hay algo mucho más alto y necesario que el alimento con que se llena el vientre, aun cuando sea un alimento santo como es el del rito pascual. Es un espíritu puro, pronto a recibir el don del cielo que baja ya para hacerse un trono en vosotros y daros la vida. Dar la vida a quien es limpio."
Jesús se pone de pie, hace levantar a Juan, para salir de su lugar. Va a uno de esos arquibancos, se quita el vestido rojo, lo dobla y se pone el manto que ya había doblado antes. Se ciñe la cintura con una larga toalla, después va a donde hay otra aljofaina que está vacía y limpia. Echa agua, la lleva a mitad de la habitación, cerca de la mesa, la pone sobre un banco. Los apóstoles lo miran estupefactos.
"¿No me preguntáis por qué hago esto?"
"No lo sabemos. Te digo sólo que ya estamos purificados" responde Pedro.
"Y Yo te repito que no importa. Mi purificación servirá para que el que está ya puro, lo esté más."
Se arrodilla. Desata las sandalias a Judas Iscariote, y le lava los dos pies. Es fácil hacerlo porque los lechos asientos están de tal modo colocados que los pies dan hacia la parte exterior. Judas está desconcertado pero no replica. Solo cuando Jesús, antes de ponerle la sandalia en el pie izquierdo y levantarse, trata de besarla el derecho que está ya calzado, Judas retrae violentamente su pie y pega con la suela la boca divina. Lo hizo sin querer. No fue fuerte el golpe. Pero me ha causado mucho dolor. Jesús sonríe al apóstol que le pregunta: "¿Te hice daño? No era mi intento... Perdóname", contesta: "No, amigo. Lo hiciste sin malicia y no hace mal." Judas lo mira... Una mirada en que está pintada la turbación, una mirada que huye de todo.
Jesús sigue lavando a Tomás y luego a Felipe... Da vuelta a la mesa y se acerca a su primo Santiago. Le lava los pies, y, al levantarse, lo besa en la frente. Pasa con Andrés que está rojo de vergüenza y se esfuerza en no llorar. Le lava los pies, y lo acaricia como si fuera un niño. Luego es el turno de Santiago de Zebedeo que no hace más que decir en voz baja: "¡Oh, Maestro, Maestro, Maestro!¡Te has rebajado, sublime Maestro mío!" Juan se ha aflojado ya las sandalias y mientras Jesús está inclinado, secándole los pies, se inclina él también y le besa sus cabellos. ¡Pero Pedro!... No es fácil persuadirle que debe sujetarse a este nuevo rito.

PEDRO NO QUIERE QUE LE LAVE LOS PIES."¡OH, SEÑOR MÍO 
BENDITO! ¡ENTONCES LÁVAME TODO!
¡PIES, MANOS Y CABEZA!"

"Tú, ¿lavarme los pies a mí? ¡Ni te lo imagines! Mientras esté vivo, no te lo permitiré. Soy un gusano, y Tú eres Dios. Cada uno a su lugar."
"Lo que hago, no puedes comprenderlo por ahora. Algún día lo comprenderás; déjame lavarte."
"Todo lo que quieras, Maestro. ¿Quieres cortarme el cuello? Hazlo. Pero lavarme los pies, no lo harás."
"Oh, Simón mío, ¿no sabes que si no te lavo, no tendrás parte en mi Reino? ¡Simón, Simón, tienes necesidad de esta agua para tu alma, y para el largo camino que tendrás que recorrer! ¿No quieres venir conmigo? Si no te lavo, no vienes conmigo a mi Reino."
"¡Oh, Señor mío bendito! ¡Entonces lávame todo! ¡Pies, manos y cabeza!"
"Quien se ha limpiado como vosotros, no tiene necesidad de lavarse sino los pies, porque está limpio de los pies... El hombre con los pies camina entre lo sucio. Y poco sería porque, como ya os lo había dicho, no lo que entra y sale con la comida es lo que ensucia, no es lo que se pisa por el camino lo que contamina al hombre, sino cuanto nace y madura en su corazón y de allí le sale para contaminar sus acciones y sus miembros. Los pies del hombre que tiene un corazón impuro van a las crápulas, a la lujuria, a los tratos ilícitos, al crimen... por esto, entre los miembros del cuerpo, son los que tienen más necesidad de purificarse... con los ojos, la boca... ¡Oh, hombre!, que fuiste una criatura perfecta un día: ¡el primero! ¡Y, luego, te has dejado corromper en tal forma del Seductor! ¡En ti, oh hombre, no había malicia, ni pecado!...¿Y ahora? Eres todo malicia y pecado, y no hay parte en ti que no peque."
Jesús lava los pies a Pedro, se los besa. El apóstol llora y toma con sus manotas las dos de Jesús, se las pasa por los ojos y luego se las besa. También Simón se ha quitado las sandalias; y, sin decir nada, se deja lavar. Pero cuando Jesús está para acercarse a Bartolomé, Simón se arrodilla y le besa los pies, diciendo: "Límpiame de la lepra del pecado como me limpiaste de la del cuerpo, para que no me vea confundido en la hora del juicio, Salvador mío."
"No tengas miedo, Simón. Llegarás a la ciudad celestial blanco como la nieve."
"¿Y yo, Señor, qué dices al viejo Bartolomé? Tú me viste bajo la sombra de la higuera y leíste en mi corazón. ¿Y ahora qué ves? ¿Dónde me ves? Da seguridad a un pobre viejo que teme no tener fuerzas ni tiempo para llegar a donde quieres que se llegue." Bartolomé está muy conmovido.
"Tampoco temas tú. En aquella ocasión dije: "He ahí a un verdadero israelita en quien no hay engaño". Ahora afirmo: "He aquí a un verdadero discípulo mío digno de Mí, el Mesías". Que ¿dónde te veo? Sobre un trono eterno, vestido de púrpura. Estaré siempre contigo."
El turno es de Judas Tadeo. Cuando ve a Jesús a sus pies, no sabe contenerse, inclina su cabeza sobre la mesa, apoyándola sobre el brazo y llora.
"No llores, buen hermano. Te pareces al que deben de arrancar un nervio, y cree no poder soportarlo. Pero será breve el dolor. Luego, ...¡oh!, serás feliz, porque me amas. Te llamas Judas. Eres como nuestro gran Judas: como un gigante. Eres el que protege. Tus hechos son como de león y como de cachorro de león que ruge. Tu desanidarás a los impíos que ante ti retrocederán, y los inicuos se llenarán de terror. Lo sé. Sé fuerte. Una unión eterna estrechará y hará perfecto nuestro parentesco en el cielo" Lo besa también en la frente, como al otro primo.
"Yo soy un pecador, Maestro. No a mí.."
"Tú fuiste pecador, Mateo. Ahora eres apóstol. Eres una "voz" mía. Te bendigo. Estos pies han caminado siempre para seguir adelante, para llegar a Dios... El alma los espoleaba y ellos han abandonado todo camino que no fuese el mío. Continúa. ¿Sabes dónde termina el sendero? En el seno de mi Padre y tuyo."
Jesús ha terminado. Se quita la toalla, se lava las manos en agua limpia, se vuelve a poner su vestido, regresa a su lugar y dice, mientras se sienta: "Ahora estáis puros, pero no todos. Solo los que han tenido voluntad de estarlo."
Mira detenidamente a Judas de Keriot que hace muestras de no oír, como que está ocupado explicando a Mateo por qué su padre decidió mandarlo a Jerusalén. Una charla inútil que tiene por objeto dar a Judas cierto aire de importancia; aunque es audaz, no debe sentirse muy bien.

JESÚS ESCANCIA VINO, POR TERCERA VEZ, EN LA COPA 
COMÚN. BEBE Y OFRECE A LOS OTROS PARA QUE BEBAN.

Jesús escancia vino, por tercera vez, en la copa común. Bebe y ofrece a los otros para que beban. Luego entona un cántico, al que los otros acompañan: "Amo porque oye el Señor la voz de mis súplicas; porque inclinó a mí sus oídos. Lo invocaré por toda mi vida. Me habían sorprendido los lazos de la muerte, etc. Una pausa brevísima, luego sigue cantando: "Tuve confianza, por eso hablo. Pero me había encontrado en gran humillación. Habíame dicho en mi abatimiento: "Todos los hombres son engañosos". Mira fijamente a Judas. La voz, cansada esta noche, de mi Jesús toma aliento cuando exclama: "Es preciosa a los ojos de Dios la muerte de los santos" y "Tú has roto mis cadenas. A Ti sacrificaré hostias de alabanza, invocando el nombre del Señor, etc., etc. Otra breve pausa en el canto y luego sigue: "Alabad, naciones todas, al Señor; pueblos todos, alabadlo, porque su misericordia ha quedado con nosotros y la fidelidad del Señor es duradera como la eternidad." Otra breve pausa, y luego un himno largo: "Alabad al Señor que es bueno, porque su misericordia es eterna..."
Judas de Keriot canta tan desentonado que dos veces Tomás le obliga a tomar el tono con su fuerte voz de barítono, y lo mira fijamente. También otros lo miran porque generalmente entona bien y se gloría, como de sus otras dotes, de su voz. ¡Pero esta noche! Ciertas frases lo turban y se detiene, lo mismo que ciertas miradas de Jesús cuando pone énfasis en ciertas frases. Una es: "Es mejor confiar en el Señor que en el hombre." Otra: "No moriré, antes bien viviré y cantaré las obras del Señor." Las dos siguientes parecen estrangular la garganta del traidor: "La piedra que los albañiles desecharon, ha sido convertida en piedra angular" y "Bendito el que viene en el nombre del Señor."
Terminado el salmo, mientras Jesús corta el cordero y lo reparte, Mateo pregunta a Judas de Keriot: "¿Te sientes mal?"
"No. Déjame en paz. No te metas conmigo."
Mateo se encoge de hombros.
Juan, que oyó lo que Judas contestó, dice: "Tampoco el Maestro se encuentra bien. ¿Qué te pasa, Jesús? Estás ronco. Como si estuvieras enfermo o como si hubieras llorado mucho", le extiende sus brazos y reclina su cabeza sobre su pecho.
"No he hecho más que hablar, como no he hecho más que caminar y he cogido frío" dice Judas nervioso.
Jesús se dirige a Juan: "Tú ya me conoces... y sabes qué es lo que me cansa..."

EL CORDERO SE HA TERMINADO. JESÚS VUELVE A TOMAR 
LA PALABRA: "QUIERO QUE ENTENDÁIS LO QUE ACABO 
DE HACER. ...EJEMPLO OS HE DADO PARA QUE COMO 
YO HE OBRADO, OBRÉIS...."EL QUE COME CONMIGO 
EL PAN, LEVANTÓ SU CALCAÑAL CONTRA MÍ".

ECHA NUEVAMENTE VINO EN EL CÁLIZ COMÚN Y, 
ANTES DE BEBER DE ÉL Y DE DARLO A LOS DEMÁS, 
SE PONE DE PIE.

El cordero se ha terminado. Jesús, que ha comido muy poco, que en lugar del poquísimo vino, ha bebido mucha agua como quien tiene fiebre, vuelve a tomar la palabra: "Quiero que entendáis lo que acabo de hacer. Os había dicho que el primero es como el último, y que os daré un alimento que no es corporal. Os di un alimento de humildad, que es para vuestro espíritu. Vosotros me llamáis Maestro y Señor, y decís bien porque lo soy. Si pues Yo os he lavado los pies, también vosotros debéis hacerlo el uno con el otro. Ejemplo os he dado para que como Yo he obrado, obréis. Os digo en verdad: el siervo no es superior al patrón, ni el enviado al que lo envió. Tratad de comprender estas cosas. Si las comprendieseis y pusieseis en práctica, seréis bienaventurados. Cosa que no todos lograréis. Os conozco. Conozco a quién he escogido. No me refiero a todos. Digo lo que es verdad. Por otra parte, debe cumplirse lo que está escrito respecto de Mí: "El que come conmigo el pan, levantó su calcañal contra Mí". Os digo todo antes de que suceda, para que no vayáis a dudar de Mí. Cuando todo se hubiere cumplido, creeréis con mayor razón que Yo soy. Quien me acoge, acoge a quien me ha enviado, al Padre santo que está en los cielos, y quien acogiere a los que yo enviare, me acogerá a Mí mismo. Porque Yo estoy con el Padre y vosotros conmigo... Ahora terminemos el rito."
Echa nuevamente vino en el cáliz común y, antes de beber de él y de darlo a los demás, se pone de pie. Los demás le imitan y repiten un salmo anteriormente cantado: "Tuve confianza y por esto hablé.." y luego uno que parece que nunca va a acabar. Pero, ¡qué bello! Creo que por lo que comienza y por lo largo debe ser el salmo 118. Lo cantan de este modo: un trozo todos juntos, luego por turno cada quien recita un dístico y los demás recitan un trozo, y así hasta el fin. ¡Me imagino que deberán tener sed, al terminar!

"AHORA QUE HEMOS CUMPLIDO CON EL RITO ANTIGUO 
VOY A CELEBRAR EL NUEVO RITO. 
OS PROMETÍ UN MILAGRO DE AMOR, Y HA LLEGADO 
LA HORA DE HACERLO. POR ESTO HABÍA DESEADO ESTA 
PASCUA. 
DE HOY EN ADELANTE ESTA ES LA HOSTIA QUE SERÁ 
INMOLADA COMO UN RITO ETERNO DE AMOR. ..."

Jesús se sienta. No toma la postura habitual de sus tiempos. Se sienta solo, como nosotros. Dice: "Ahora que hemos cumplido con el rito antiguo voy a celebrar el nuevo rito. Os prometí un milagro de amor, y ha llegado la hora de hacerlo. Por esto había deseado esta Pascua. De hoy en adelante esta es la hostia que será inmolada como un rito eterno de amor. Os he amado durante toda mi vida terrenal, amigos míos. Os he amado desde la eternidad, hijos míos. Y quiero amaros hasta el fin. No hay cosa mayor que esta. Recordadlo. Me voy, pero quedaremos siempre unidos mediante el milagro que ahora voy a realizar."

"TOMAD Y COMED. ESTO ES MI CUERPO. HACED ESTO 
EN RECUERDO DE MÍ, QUE ME VOY."

"TOMAD Y BEBED. ESTA ES MI SANGRE. ESTO ES 
EL CÁLIZ DEL NUEVO PACTO (SELLADO) EN MI SANGRE 
Y POR MI SANGRE, QUE SERÁ DERRAMADA POR VOSOTROS 
PARA QUE SE OS PERDONEN VUESTROS PECADOS 
Y PARA DAROS LA VIDA. HACED ESTO EN RECUERDO MÍO."

Jesús toma un pan entero, lo pone sobre la copa llena de vino. Bendice y ofrece ambos, luego parte el pan en trece pedazos y da uno a cada apóstol, diciendo: "Tomad y comed. Esto es mi Cuerpo. Haced esto en recuerdo de Mí, que me voy."
Da el cáliz y dice: "Tomad y bebed. Esta es mi Sangre. Esto es el cáliz del nuevo pacto (sellado) en mi Sangre y por mi Sangre, que será derramada por vosotros para que se os perdonen vuestros pecados y para daros la Vida. Haced esto en recuerdo mío."
Jesús está tristísimo. No se dibuja la sonrisa en su rostro. Ha perdido el color. Parece como si estuviese agonizante. Los apóstoles lo miran afligidos.

"NO OS MOVÁIS. REGRESO PRONTO." TOMA EL DÉCIMO 
TERCER PEDAZO DE PAN, TOMA EL CÁLIZ Y SALE DEL 
CENÁCULO."VA DONDE ESTÁ SU MADRE"

Se pone de pie diciendo: "No os mováis. Regreso pronto." Toma el décimo tercer pedazo de pan, toma el cáliz y sale del Cenáculo.
"Va donde está su Madre" dicen en voz baja Juan.
Judas Tadeo con un suspiro: "¡Pobre mujer!"
Pedro con una voz que apenas se oye: "¿Crees que esté enterada?"
"De todo lo está. Siempre lo ha sabido."
Todos hablan en voz muy baja, como si estuvieran ante un cadáver.
"Pero, ¿estáis seguros que sea así?..." pregunta Tomás, que no quiere aún creer.
"¿Todavía dudas de ello? Es su hora" responde Santiago de Zebedeo.
"Que Dios nos dé fuerzas para serle fieles" dice Zelote.
"¡Oh! yo..." empieza a decir Pedro. Pero Juan, que está alerta, hace: "Pss. Regresa."
Jesús vuelve a entrar. Trae en la mano la copa vacía. En el fondo apenas si se ve algo de vino, que bajo la luz del candil parece en realidad sangre.
Judas Iscariote, que tiene delante la copa, la mira como fascinado, y aparta su vista. Jesús lo mira y tiene un sacudimiento que Juan, que está apoyado sobre su pecho, siente. "¡Dilo! Tiembla..." exclama.
Os he dicho todo y todo os he dado. No podía hacer más. Me he dado Yo mismo."Perdonad que no pueda más. Pero así es."

"NO. NO TIEMBLO PORQUE TENGA FIEBRE... 
OS HE DICHO TODO Y TODO OS HE DADO. 
NO PODÍA HACER MÁS. ME HE DADO YO MISMO. ..."

"NI MI AMOR, NI MI CUERPO, NI MI SANGRE, 
NI MI PALABRA LE HAN HECHO CAMBIAR 
SU DETERMINACIÓN, NI QUE SE ARREPIENTA. 
LO PERDONARÍA, MURIENDO AUN POR ÉL."

Dibuja un delicado gesto con sus manos que antes tenía juntas, y luego separa, las extiende inclinando su cabeza como para decir: "Perdonad que no pueda más. Pero así es."
"Os he dicho todo, y todo os he dado. Y repito. El nuevo rito se ha realizado. Haced esto en memoria mía.Os lavé los pies para enseñaros a ser humildes y puros como lo es vuestro Maestro. Porque en verdad os digo que los discípulos deben ser como el Maestro; también cuando estéis en alto, recordadlo. El discípulo no es más que el Maestro. Como os lavé, hacedlo entre vosotros. Esto es, amaos como hermanos, ayudándoos mutuamente, respetándoos unos a otros, dándoos mutuo ejemplo. Sed puros, para que seáis dignos de comer del Pan vivo que ha descendido del cielo y para que tengáis en vosotros y por El la fuerza de ser mis discípulos en un mundo enemigo que os odiará por causa de mi Nombre. Uno de vosotros no está puro. Uno de vosotros, el que me traicionará. Por ello estoy profundamente conturbado dentro de mi corazón... La mano del que me traicionará está en esta mesa. Ni mi amor, ni mi Cuerpo, ni mi Sangre, ni mi palabra le han hecho cambiar su determinación, ni que se arrepienta. Lo perdonaría, muriendo aun por él."
Los discípulos se miran aterrorizados."¿Soy yo acaso?""Tú lo has dicho, Judas de Simón, no Yo. ..."
Los discípulos se miran aterrorizados. Se miran, sospecha uno del otro. Pedro mira fijamente a Iscariote, como si descorriese el velo de sus sospechas. Judas Tadeo se pone violentamente en pie para mirar a Iscariote por encima de Mateo.
Pero Iscariote no da muestras de intranquilidad. Mira a su vez fijamente a Mateo como si sospechase de él, luego a Jesús. Y, sonriendo, le pregunta: "¿Soy yo acaso?" quiere mostrar que está seguro de su fidelidad. Esa pregunta la hizo para que la conversación no se interrumpiese.
Jesús dice: "Tú lo has dicho, Judas de Simón, no Yo. Tú lo estás diciendo. No dije tu nombre. ¿Por qué te acusas? Interroga a tu consejero interno, a tu conciencia, a la que Dios Padre te ha dado para que te comportaras como un hombre, y mira si te acusa. Lo sabrás antes que todos. Pero si te tranquiliza, ¿por qué dices una palabra y piensas en algo que es anatema aun el decirlo o pensar por chanza?"
Jesús habla calmadamente. Parece un maestro que a sus discípulos explicara una tesis. La confusión es grande, pero la tranquilidad de Jesús la apacigua.

PEDRO JALA DE LA MANGA A JUAN, LE DICE EN VOZ BAJA: 
"PREGÚNTALE QUIÉN ES."
"¿MAESTRO, QUIÉN ES?" 
"AQUEL A QUIEN DARÉ UN PEDAZO DE PAN MOJADO."
"TOMA, JUDAS. ESTO TE GUSTA."
"GRACIAS, MAESTRO. ME GUSTA, SÍ."
"LO QUE TE FALTA HACER EN OTRO LUGAR, 
HAZLO PRONTO, JUDAS DE SIMÓN."

Pedro, que es el que más sospecha de Judas -quizás también Tadeo, pero que se calma al ver la desenvoltura de Iscariote- jala de la manga a Juan, y cuando éste, que está muy junto a Jesús que habla de la traición, se vuelve, le dice en voz baja: "Pregúntale quién es."
Juan vuelve a su anterior posición, levanta un poco la cabeza como para dar un beso a Jesús, y en voz bajísima le dice a la oreja: "¿Maestro, quién es?"
Y Jesús al devolverle el beso sobre la cabellera murmura: "Aquel a quien daré un pedazo de pan mojado."
Toma un pedazo de pan, no del que se sirvió para la Eucaristía, sino de uno entero, lo moja en la salsa del cordero que hay en la bandeja, extiende su brazo y dice: "Toma, Judas. Esto te gusta."
"Gracias, Maestro. Me gusta, sí." Y, sin saber lo que significa aquel bocado, se lo come; mientras Juan, aterrorizado, cierra hasta los ojos para no ver la risa diabólica de Iscariote que muerde el trozo de pan que lo delata.
"Bien. "Aquel a quien daré un pedazo de pan mojado.", aquí (y hace hincapié en esta palabra). Lo que te falta hacer en otro lugar, hazlo pronto, Judas de Simón."
"Obedezco inmediatamente, Maestro. Después me reuniré contigo en Getsemaní. ¿Vas a ir allá o no? ¿Como de costumbre?"
"Voy a ir allá... como de costumbre... de veras."
"¿Qué va a hacer?" pregunta Pedro. "¿Va sólo?"
"No soy un niño" se mofa Judas que se está poniendo el manto.
"Déjalo que se vaya. Yo y él sabemos lo que tiene que hacerse" responde Jesús.
"Sí, Maestro." Pedro no replica. Tal vez se imagina que ha faltado contra la caridad por haber sospechado de un compañero. Se lleva la mano a la frente.
Jesús estrecha hacía Sí a Juan y sobre su cabeza le dice en voz baja: "Por ahora no digas nada a Pedro. Inútilmente se provocaría un escándalo."
"Hasta pronto, Maestro. Hasta pronto, amigos." Dice Judas despidiéndose.
"Hasta pronto" responde Jesús.
Y Pedro: "Te devuelvo el saludo, muchacho."
Juan, con la cabeza casi apoyada sobre las rodillas de Jesús, murmura: "¡Satanás!". Jesús es el único que lo oye, y da un suspiro.
Pasan unos minutos de absoluto silencio. Jesús tiene la cabeza inclinada, y, maquinalmente acaricia los rubios cabellos de Juan.

JESÚS SONRÍE A SUS DISCÍPULOS PARA CONSOLARLOS. 
DICE: "LEVANTÉMONOS Y SENTÉMONOS JUNTOS COMO 
LOS HIJOS SE SIENTAN ALREDEDOR DE SU PADRE."

Luego se sacude. La levanta, mira en derredor suyo, sonríe a sus discípulos para consolarlos. Dice: "Levantémonos y sentémonos juntos como los hijos se sientan alrededor de su padre."
Toman los lechos que están detrás de la mesa (los de Jesús, Juan, Santiago, Pedro, Simón, Andrés y de Santiago, el primo) y los llevan al otro lado.
Jesús se sienta en su lecho, entre Santiago y Juan como antes. Pero cuando ve que Andrés va a sentarse en el lugar que dejó Iscariote, grita: "No, allí no." Un grito impulsivo que su inmensa prudencia no logra controlar. Luego busca de darle una explicación, diciendo: "No es necesario dejar tanto lugar. Estos asientos son suficientes. Quiero que estéis muy cerca de Mí."
Jesús está en el centro. Tiene ante Sí la mesa, que está ya limpia, y el lugar de Judas.
Santiago de Zebedeo llama a Pedro: "Siéntate, aquí. Yo me siento en este banco, a los pies de Jesús."
"¡Que Dios te bendiga, Santiago! ¡Tenía tantas ganas!"
Jesús sonríe: "Veo que empieza a surtir efecto lo que antes os dije. Los buenos hermanos se aman entre sí. Y en cuanto a ti, Santiago, te digo: "Dios te bendiga". Esta acción tuya jamás será olvidada, y la hallarás premiada allá arriba."

CUANTO MÁS GRANDE ES EL MILAGRO, TANTO MÁS SEGURA 
Y PROFUNDA ES LA AMISTAD DIVINA. ESTO ES UN MILAGRO 
QUE POR SU FORMA, DURACIÓN, NATURALEZA, POR SUS 
LÍMITES, NO PUEDE SER MAYOR.

Todo lo que pido lo alcanzo. Lo habéis visto. Bastó un deseo mío para que el Padre concediese a su Hijo darse en comida al hombre. El Hijo del hombre ha sido glorificado ahora con todo lo ocurrido, porque el milagro es prueba de poder y no es posible realizarlo sino a los amigos de Dios. Cuanto más grande es el milagro, tanto más segura y profunda es la amistad divina. Esto es un milagro que por su forma, duración, naturaleza, por sus límites, no puede ser mayor. Yo os lo aseguro: es tan poderoso, sobrenatural, inconcebible a los ojos del hombre soberbio, que muy pocos lo comprenderán como debería serlo, y muchos lo negarán. ¿Qué diré entonces?¿Que se les condene? No. ¡Que se les tenga piedad!
Cuanto mayor es el milagro, tanto mayor es la gloria que recibe el que lo hizo. Ha sido Dios mismo quien dice: "Ese amado mío lo quiso, lo alcanzó. Se lo concedí porque lo amo". Y aquí dice: "Ha alcanzado una gracia ilimitada, así como infinito es el milagro que realizó". La gloria que recibe el autor del milagro de parte de Dios, es la que el Padre recibe de El. Porque cualquier gloria sobrenatural, que viene de Dios, regresa a su origen. Y la gloria de Dios, aun cuando es infinita, siempre aumenta y resplandece más por la gloria de sus santos. Por lo cual afirmo: como Dios ha glorificado al Hijo del hombre, así El lo ha hecho. Yo he glorificado a Dios en Mí mismo. A su vez Dios glorificará a su Hijo en Sí. Muy pronto lo va a hacer.

ALÉGRATE, TÚ QUE REGRESAS A TU TRONO, ¡OH ESENCIA 
ESPIRITUAL DE LA SEGUNDA PERSONA! ALÉGRATE, 
¡OH CARNE QUE VUELVES A SUBIR DESPUÉS DE UN LARGO 
DESTIERRO EN EL FANGO!..."ME BUSCARÉIS DESPUÉS, 
PERO DONDE YO ESTÉ, NO PODRÉIS IR".

Alégrate, Tú que regresas a tu trono, ¡oh Esencia espiritual de la Segunda Persona! Alégrate, ¡oh carne que vuelves a subir después de un largo destierro en el fango! No es el paraíso de Adán, sino el del Padre, que será el lugar donde vivirás. Si por órdenes de Dios, un hombre detuvo el sol con la admiración de todos, ¿qué no sucederá en los astros cuando vean el prodigio de que el Cuerpo del Hombre perfectamente glorificado sube y se sienta a la derecha del Padre? Hijitos míos, todavía estaré un poco con vosotros; luego, me buscaréis como los huérfanos suelen buscar a su padre muerto. Con las lágrimas en los ojos iréis hablando de El, y en vano llamaréis al mudo sepulcro, en vano a las puertas azules del cielo, con el ansia de un alma que llega en busca de amor, preguntando: "¿Dónde está nuestro Jesús? Lo queremos. Sin El no hay más luz, ni alegría, ni amor en el mundo. Devolvédnoslo o dejadnos entrar. Queremos estar donde El está". Pero por ahora no podéis ir. Esto mismo he dicho a los judíos: "Me buscaréis después, pero donde Yo esté, no podréis ir". Lo mismo os digo a vosotros.

PENSAD EN MI MADRE... NI SIQUIERA ELLA PODRÁ IR 
A DONDE VOY. ...

EN ELLA RESIDE TODA CLASE DE GRACIAS Y DE SANTIDAD. 
ES EL SER QUE TODO LO HA TENIDO 
Y QUE TODO LO HA DADO. 
NADA SE LE PUEDE AGREGAR, NADA QUITAR. 
ES EL TESTIMONIO SANTÍSIMO DE LO QUE PUEDE DIOS.

Pensad en mi Madre... Ni siquiera Ella podrá ir a donde voy. Y, sin embargo, Yo dejé al Padre para venir a Ella y hacerme Jesús en su vientre inmaculado. Nací de Ella, de la Inviolable, en un éxtasis luminoso. Me alimenté de su amor convertido en lecho. Tuve pureza y amor porque me alimentó con su virginidad que fecundó el Amor perfecto que vive en el cielo. Yo crecí con sus fatigas y lágrimas... Y, sin embargo, le pido un heroísmo, cual nunca se ha realizado, y que respecto al de Judit, al de Yael no tiene comparación. Y, con todo, nadie le iguala en amarme. Y, pese a todo esto, la dejo y me voy a donde Ella no irá sino después de mucho tiempo. La orden que os di, no la doy a Ella, la orden: "Santificaos anualmente, mes por mes, día tras día, hora tras hora, para que podáis venir a Mí, cuando llegue vuestra hora". En Ella reside toda clase de gracias y de santidad. Es el ser que todo lo ha tenido y que todo lo ha dado. Nada se le puede agregar, nada quitar. Es el testimonio santísimo de lo que puede Dios.

OS DOY UN NUEVO MANDAMIENTO. 
QUE OS AMÉIS LOS UNOS A LOS OTROS. 
ASÍ COMO OS HE AMADO, DE IGUAL MODO AMAOS 
MUTUAMENTE, Y DE ESTE MODO SE CONOCERÁ 
QUE SOIS MIS DISCÍPULOS.

Para que esté seguro que seréis capaces de llegar a donde esté, de olvidar el dolor de la pérdida de vuestro Jesús, os doy un nuevo mandamiento. Que os améis los unos a los otros. Así como os he amado, de igual modo amaos mutuamente, y de este modo se conocerá que sois mis discípulos. Cuando un padre tiene muchos hijos, ¿cómo se sabe que lo son? No ya por el semblante -hay muchos que se parecen y con todo no tienen nada de parentesco, ni de nacionalidad- sino por el amor común a la familia, a su padre, y entre sí mismos. Aun cuando muera el padre, la familia buena no se dispersa, porque la sangre es una, la que el padre comunicó, y liga en tal forma que ni siquiera la muerte destruye tal unión, porque el amor es más fuerte que la muerte. Ahora si vosotros os amáis aun después de que os hubiere dejado, todos reconocerán que os amáis aun después de que os hubiere dejado, todos reconocerán que sois mis hijos, y por lo tanto mis discípulos, y verán que todos sois hermanos porque tenéis un solo padre."

"Señor Jesús, ¿pero a dónde te vas?" pregunta Pedro.

Antes que lance su qui-qui-ri-quí el gallo, 
tres veces habrás negado a tu Señor.

"Me voy a donde por ahora no puedes seguirme. Más tarde lo harás."
"Y ¿por qué no ahora? Te he seguido siempre desde que me dijiste: "Sígueme". Sin pena alguna he dejado todo... Ahora, no es justo, ni correcto de tu parte irte sin tu pobre Simón, dejándome sin Ti, Tú que eres todo para mí, que dejé lo poco que antes tenía. ¿Vas a la muerte? Está bien. También yo voy. Iremos juntos al otro mundo. Pero antes te habré defendido. Estoy dispuesto a morir por Ti."
"¿Que morirás por Mí? ¿Ahora? Ahora no. En verdad, en verdad te asegura: no habrá cantado el gallo, antes que me hubieres negado tres veces. Estamos en la primera vigilia. Luego vendrá la segunda... y después la tercera. Antes que lance su qui-qui-ri-quí el gallo, tres veces habrás negado a tu Señor.
"¡Imposible, Maestro! Creo todo lo que dices, pero no esto. Estoy seguro de mí."
"En estos momentos lo estás, porque estoy contigo. Tienes a Dios contigo. Dentro de poco el Dios encarnado será hecho preso, y no lo tendréis más. Satanás, después de haberos engañado -tu misma confianza es un ardid suyo, una treta para engañaros- os llenará de espanto. Os insinuará: "Dios no existe. Yo sí existo". Y, aun cuando el miedo os haya hecho incapaces de reaccionar, sin embargo lograréis comprender que cuando Satanás sea el dueño de la hora, el Bien habrá muerto y el Mal está a sus anchas, el espíritu habrá sido abatido y lo terreno triunfante. Entonces quedaréis como soldados sin jefe, perseguidos por el enemigo, y atemorizados doblaréis -cual vencidos- vuestras espaldas ante el vencedor, y para que no se os mate, renegaréis del héroe caído. Pero os pido una cosa, y es que vuestro corazón no pierda su control. Creed en Dios, creed también en Mí. Creed en Mí contra todas las apariencias. Tanto el que se queda como el que huye crea  en mi misericordia y en la del Padre. Tanto el que calle como el que abra su boca para decir: "No lo conozco". De igual modo creed en mi perdón.Creed que como fuesen vuestras acciones en lo porvenir, dentro del Bien, de mi doctrina, por lo tanto de mi Iglesia, os dará un lugar igual en el cielo. En la casa de mi Padre hay muchas moradas. Si no fuese así, os lo habría dicho, por que no me adelantaría a vosotros, a prepararos un lugar. ¿No obran así, acaso, los buenos padres cuando deben llevar a otra parte, a sus hijitos? Se adelantan, preparan la casa, los muebles, lo necesario, y luego regresan a tomarlos. Lo hacen porque los aman, para que a sus pequeñuelos nada falte, y no se sientan mal en país ajeno. Igualmente me porto Yo. Y por el mismo motivo. Ahora me voy. Cuando hubiere preparado a cada uno su lugar en la Jerusalén celestial, regresaré, os llevaré conmigo para que estéis donde estoy, donde no habrá muerte, luto, llanto, gritos, hambre, dolor, tinieblas, sequía, sino luz, paz, felicidad y cánticos. ¡Oh, canto de los cielos altísimos cuando los doce elegidos estarán sentados sobre tronos con los doce patriarcas de las tribus de Israel, y -al resplandor del fuego del amor espiritual- cantarán, en medio del océano de la felicidad, el cántico eterno al que acompañará el eterno aleluya del ejército angelical!... Quiero que estéis donde estaré Yo. Sabéis a dónde voy, y conocéis el camino."

SABÉIS A DÓNDE VOY, Y CONOCÉIS EL CAMINO.
"¡PERO, SEÑOR! NO SABEMOS NADA." 
"YO SOY EL CAMINO, LA VERDAD,  LA VIDA. ...

OH, ¿DÓNDE ESTÁS TÚ, OVEJA EXTRAVIADA DE DIOS 
A QUIEN VOLVÍ A TRAER AL REBAÑO? 
¿DÓNDE ESTÁS TÚ QUE RESUCITASTE EN EL ALMA?"
PIENSO EN LA QUE SÓLO SE DEJARÁ VER EN EL CIELO...
 EN FOTINAI (LA SAMARITANA)... 
ELLAS ME ENCONTRARON. VOSOTRAS ME CONSOLÁIS...
¡SED BENDITAS! ..."
"SEÑOR, MUÉSTRANOS AL PADRE Y SEREMOS COMO ELLAS" 
PIDE FELIPE.

"¡Pero, Señor! No sabemos nada. Nos debes decir a dónde vas. ¿Cómo podemos saber el camino que debemos tomar para ir a Ti, y abreviar la espera?" pregunta Tomás.
"Yo soy el Camino, la Verdad, la Vida. Muchas veces os lo he dicho y os lo he explicado. En verdad os digo que algunos que ni siquiera sabían que existe Dios, os han tomado ya la delantera dirigiéndose por mi camino. Oh, ¿dónde estás tú, oveja extraviada de Dios a quien volví a traer al rebaño? ¿Dónde estás tú que resucitaste en el alma?"
"¿Quién? ¿De quién hablas? ¿De María, hermana de Lázaro? Está allá con tu Madre. ¿Quieres que te la llamemos? ¿O quieres a Juana? Debe estar en su palacio. ¿Quieres que vayamos a llamarla?"
"No. No me refiero a ellas... Pienso en la que sólo se dejará ver en el cielo... en Fotinai (la samaritana)...Ellas me encontraron. No se han separado de mi camino. A una señalé al Padre como el Dios verdadero, y al Espíritu cual levita en esta adoración individual. A la otra, que ni siquiera sabía que tenía alma, le dije: "Mi nombre es Salvador. Salvo a quien tiene buena voluntad de salvarse. Soy quien busca a los extraviados; soy quien da la Vida, la Verdad y la Pureza. Quien me busca, me halla". Y ambas encontraron a Dios... Os bendigo, débiles Evas que os habéis convertido en seres más fuertes que Judit... Voy, voy a donde estáis... Vosotras me consoláis... ¡Sed benditas!..."
"Señor, muéstranos al Padre y seremos como ellas" pide Felipe.
"Hace tiempo que estoy con vosotros, y tú, Felipe, ¿todavía no me has conocido? Quien me ve a Mí, ve a mi Padre. ¿Cómo puedes decir: "Muéstranos al Padre"? ¿No logras creer que Yo estoy en el Padre y el Padre en Mí? Las palabras que os estoy diciendo, no las digo por Mí. El Padre que mora en Mí, lleva a cabo cada obra mía. ¿No creéis que estoy en el Padre y El en Mí? ¿Qué debo deciros para que creáis? Si no creéis a mis palabras, creed a lo menos a las obras. Os digo y os lo afirmo: quien cree en Mí, realizará las obras que hago, y mucho mayores, porque me voy a donde el Padre. Y todo cuanto pidiereis al Padre en mi nombre lo haré para que el Padre sea glorificado en su Hijo. Haré todo lo que me pidiereis en mi Nombre. Mi nombre es conocido, por aquello que realmente es, a Mí sólo, al Padre que me ha engendrado, y al Espíritu que procede de nuestro amor. En virtud de este Nombre todo es posible. Quien piensa en mi Nombre, me ama y alcanza. Pero no basta amar, hay que observar mis órdenes para alcanzar el verdadero amor. Las obras son las que dan testimonio de los sentimientos. Debido a este amor rogaré al Padre, y os dará otro Consolador que se quedará para siempre con vosotros, a quien Satanás y el mundo no podrán hacer daño alguno, el Espíritu de Verdad que el mundo no puede recibir, al que no puede hacerle mal, porque no lo ve y no lo conoce. Se burlará de El. Pero El está muy por arriba de modo que la befa no le llegará, mientras, que misericordiosísimo sobre toda medida, estará siempre con quien lo amare, aun cuando sea pobre y débil. Vosotros lo conoceréis porque está ya viviendo con vosotros y pronto estará en vosotros. No os dejaré huérfanos. Ya os lo he dicho: "Regresaré a vosotros". Pero antes de que llegue la hora en que venga a llevaros a mi Reino, volveré. Volveré a vosotros. Dentro de poco el mundo no me verá más. Pero vosotros me veis y me veréis, porque vivo y vosotros vivís; porque viviré y vosotros también. En ese día conoceréis que estoy en mi Padre, y vosotros en Mí, y Yo en vosotros. El que me ama, es el que acepta mis preceptos y los observa. El que ama será amado por mi Padre y poseerá a Dios porque Dios es caridad y quien ama tiene a Dios en sí. Yo lo amaré porque veré en él a Dios, y me manifestaré haciéndome conocer en los secretos de mi amor, de mi sabiduría, de mi Divinidad encarnada. Éstos serán los modos como regresaré entre los hombres a quienes amo aunque sean débiles, aunque sean mis enemigos. Estos serán sólo débiles. Los robusteceré. Diré: "¡Levántate!", gritaré: "¡Sal fuera!", ordenaré: "Sígueme", mandaré: "Oyes", avisaré: "Escribe"... y entre éstos estáis vosotros."

"¿Por qué, Señor, te manifiestas a nosotros y no al mundo?" pregunta Judas Tadeo.
"Porque me amáis y observáis mis palabras. Quien hiciere así, mi Padre lo amará. Vendremos a donde él, haremos en él nuestra mansión. El que no me ama, no guarda mis palabras, y obra según la carne y el mundo. Ahora bien, tened en cuenta que lo que os he dicho no son palabras de Jesús de Nazaret, sino palabras del Padre, porque Yo soy su Verbo, que me ha enviado. Os he dicho estas cosas, conversando de este modo con vosotros, porque quiero prepararos para la posesión completa de la Verdad y de la Sabiduría. Pero todavía no podéis ni comprender, ni recordar. Cuando venga a vosotros el Consolador, el Espíritu Santo que el Padre mandará en mi nombre, entonces comprenderéis y El os enseñará todo y os traerá a la memoria, cuanto os he dicho.
Os dejo mi paz. Os doy mi paz. Os la doy no como la da el mundo, ni siquiera como hasta ahora la he dado: que es un bendito saludo del Bendito a los benditos. La paz que os doy es más profunda. Os comunico Mí mismo en este adiós a vosotros, os comunico mi Espíritu de paz, como os he entregado mi Cuerpo y mi Sangre, para que en vosotros exista una gran fuerza en la batalla que se acerca.Satanás y el mundo declaran la guerra contra vuestro Jesús. Es su hora. Conservad en vosotros la Paz, mi Espíritu que es espíritu de paz, porque Yo soy el Rey de la Paz. Tenedla para que no os encontréis muy abandonados. Quien sufre teniendo la paz de Dios en sí, sufre, pero no blasfema, ni se desespera.
No lloréis. También habéis oído que os he dicho: "Me voy donde el Padre y luego regresaré". Si me amaseis más allá de lo que veis en Mí, os alegraríais inmensamente, porque voy donde el Padre después de un largo destierro... Voy a donde está el que es mayor que Yo, y que me ama. Os lo digo ahora, antes de que se realice, así como os he contado los sufrimientos del Redentor antes de que salga a su encuentro, para que cuando todo se cumpla creáis más en Mí. ¡No os conturbéis de este modo! No perdáis los ánimos.Vuestro corazón tiene necesidad de control... Poco me queda para que pueda hablaros...¡y tantas cosas quisiera deciros! Llegado al término de mi evangelización me parece que no he dicho nada, y que queda mucho, mucho por hacerse. Vuestra actitud aumenta en Mí esta sensación. ¿Qué podré decir, pues? ¿Que no he cumplido con mi oficio? O ¿que sois tan duros de corazón que no logré nada con vosotros? ¿Dudaré? No. Pongo mi confianza en Dios, y a El os confío, amados amigos. El completará la obra de su Verbo. No soy como un padre que está por morir y a quien no le queda otra luz más que la humana. Yo tengo mi esperanza en Dios. Y, aunque veo que tendría que daros tantos consejos de los que tenéis necesidad, y aunque observo que pasa el tiempo, sin embargo, tranquilo me dirijo a mi destino. Sé que está por bajar una lluvia sobre las semillas arrojadas en vosotros, que hará que germinen todas; luego vendrá el sol del Paráclito y se convertirán en un poderoso árbol. El príncipe de este mundo está por venir, aquel con quien no tengo nada que ver. No podría nada sobre Mí, si no fuese por la razón de querer redimiros. Esto sucede porque quiero que el mundo conozca que amo al Padre, y lo amo hasta obedecerlo en la muerte, y de este modo cumplo con lo que me ha mandado.

OÍD LAS ÚLTIMAS PALABRAS. 
PARÁBOLA: YO SOY LA VID VERDADERA. 
EL PADRE ES EL AGRICULTOR. 

Es la hora de irnos. Levantaos. Oíd las últimas palabras. Yo soy la Vid verdadera. El Padre es el agricultor. A todo sarmiento, que no produce fruto, le corta El, y poda al que lo produce para que produzca más. Os habéis ya purificado con mi palabra. Permaneced en Mí, y Yo estaré en vosotros para que lo sigáis estando. El sarmiento que ha sido separado de la vid no puede producir fruto. De igual modo vosotros, si no permaneciereis en Mí. Y soy la Vid y vosotros los sarmientos. El que permanece unido a Mí, produce muchos frutos; pero, si uno se separa, se convierte en rama seca que se arroja al fuego para que se queme. Porque de no estar unidos a Mí, no podéis producir fruto alguno. Permaneced, pues, en Mí y que mis palabras queden en vosotros; y, luego, pedid cuanto queráis que se os dará. Mi Padre será cada vez más glorificado cuanto más produzcáis frutos y seáis mis discípulos.
Como el Padre me ha amado, así también Yo a vosotros. Permaneced en mi amor que salva. Si me amáis seréis obedientes, y la obediencia aumenta el amor recíproco. No digáis que estoy repitiendo lo mismo. Conozco vuestra debilidad. Quiero que os salvéis. Os digo esto para que la alegría que os quise comunicar exista en vosotros, y sea perfecta. ¡Amaos, amaos! Este es mi nuevo mandamiento. Amaos mutuamente más de lo que cada uno se ama a sí mismo. El amor del que da su vida por sus amigos es mayor que cualquier otro. Vosotros sois mis amigos y doy mi vida por vosotros. Haced lo que os he enseñado y mandado. No digo que sois mis siervos, porque el siervo no sabe lo que hace su dueño, entre tanto que vosotros sabéis lo que hago. Todo lo sabéis respecto a Mí. No sólo me he manifestado a vosotros, sino también al Padre, al Paráclito; y manifesté todo lo que oí de Dios. No sois vosotros los que os elegisteis; Yo fui quien os eligió y lo hizo para que vayáis entre los pueblos y produzcáis frutos en vosotros y en los corazones de los evangelizados, vuestro fruto permanezca, y el Padre os conceda lo que pidiereis en mi Nombre.
No digáis: "Si Tú nos has escogido, ¿por qué escogiste a un traidor? Si todo lo sabes, ¿por qué lo hiciste?" No preguntéis ni siquiera quién sea este tal. No es un hombre. Es Satanás. Lo dije a mi fiel amigo y permití que lo dijese. Es Satanás. Si Satanás, el eterno comediante, no se hubiere encarnado en un cuerpo mortal, este hombre poseído no habría podido escapar a mi poder. He dicho "poseído". No. Es algo mucho más: es un entregado a Satanás."
"¿Por qué Tú, que has arrojado los demonios, no lo libraste de él?" pregunta Santiago de Alfeo.
"¿Me lo preguntas, porque amándome, tienes miedo de ser tú? No temas."
"Entonces ¿yo?"
"¿Yo?"
"¿Yo?"
"Callaos. No diré su nombre. Tengo misericordia; tenedla también vosotros."
"Pero, ¿por qué no lo venciste? ¿No pudiste?"
"Podía, pero si hubiera impedido a Satanás que se encarnara para matarme, habría debido exterminar la raza humana antes de su redención. ¿Qué habría entonces redimido?"

PEDRO DICE: ¿SOY YO? 
"NO SIMÓN DE JONÁS. NO ERES TÚ."

"Dímelo, Señor, dímelo." Pedro se ha echado de rodillas y sacude frenéticamente a Jesús como si estuviese bajo el influjo de un delirio. "¿Soy yo? ¿Soy yo? ¿Me examino? No me parece. Pero Tú... Tú me dijiste que te negaré... Yo tiemblo de miedo...¡Oh, que horror que sea yo!..."
"No Simón de Jonás. No eres tú."
"¿Por qué me llamas por mi nombre y no me dices "Piedra"? ¿He vuelto acaso a ser Simón? ¿Lo ves? Lo estáis diciendo... ¡Soy yo! Pero ¿cómo ha sido posible? Decidlo... decidlo vosotros... ¿Cuándo fue el momento en que pude haberme convertido en traidor?... ¡Simón!...¡Juan!...¡Hablad!..."
"¡Pedro, Pedro, Pedro! Te he llamado Simón porque me he acordado de la primera vez que te vi,cuando eras Simón. Y pienso que has sido siempre leal desde aquel primer momento. No eres tú. Te lo aseguro Yo que soy la Verdad."
"Entonces, ¿quién?"
"¡Quién otro sino Judas de Keriot! ¿No lo has comprendido?" grita Tadeo que no logra contenerse más.
"¿Por qué no me lo dijiste antes? ¿Por qué? " grita a su vez Pedro.
"Silencio. Es Satanás. No tiene otro nombre. ¿A dónde vas, Pedro?"
"A buscarlo."
"Deja inmediatamente tu manto y esa espada. ¿O quieres que te arroje de Mí y te maldiga?"
"¡No, no! ¡Oh, Señor mío! Pero yo... pero yo... ¿Deliro acaso? ¡Oh, oh!" Pedro echado por tierra llora a los pies de Jesús.
"Os ordeno que os améis, que perdonéis. ¿Habéis comprendido? Si en el mundo existe el odio, en vosotros debe existir solo el amor. Un amor para todos. ¡Cuántos traidores encontraréis por vuestro camino! Pero no deberéis odiarlos, y devolverles mal por mal. De otro modo el Padre os odiará. Antes que vosotros he sido objeto de odio y se me ha traicionado. Y sin embargo, lo estáis viendo, no odio. El mundo no puede amar lo que no es como él. Por esto no os amará. Si fueseis suyos os amaría, pero no lo sois, porque os tomé de en medio de él, y éste es el motivo por el cual os odia.
Os he dicho: el siervo no es más que el patrón. Si me han perseguido, también a vosotros os perseguirán. Si me hubieran escuchado, os escucharían también a vosotros. Pero todo lo harán por causa de mi Nombre, porque no conocen, porque no quieren conocer a quien me ha enviado. Si no hubiera Yo venido y no les hubiese hablado, no serían culpables; pero ahora su pecado no tiene excusa. Han visto mis obras, oído mis palabras; con todo, me han odiado, y además a mi Padre, porque Yo y el Padre somos una sola Unidad con el Amor. Está escrito: "Me odiaron sin motivo alguno". Pero cuando vendrá el Consolador, el Espíritu de verdad que procede del Padre, dará testimonio de Mí, y también vosotros, porque desde le principio habéis estado conmigo.
Esto os lo he dicho para que, cuando llegue la hora, no quedéis acobardados ni escandalizados.Pronto va a llegar el tiempo en que os arrojarán de las sinagogas; y cuando, el que os matare, pensará dar culto a Dios con lo que hace. No han conocido ni al Padre, ni a Mí. Esa es la única razón que puede excusarlos. Antes no os lo había dicho tan claro, porque erais como niños recién nacidos. Ahora vuestra madre os deja. Me voy. Debéis acostumbraros a otra clase de alimento. Quiero que lo conozcáis.
Ninguno me pregunta de nuevo: "¿A dónde vas?" La tristeza os ha vuelto mudos. Y con todo es bueno que me vaya, de otro modo el Consolador no vendrá. Os lo mandaré. Y cuando vendrá, por medio de la sabiduría y de la palabra, de las obras y del heroísmo que os infundirá, convencerá al mundo de su pecado deicida, y de mi verdadera santidad. El mundo se dividirá claramente en dos partes: la de los réprobos, enemigos de Dios, y en la de los creyentes. Estos serán más o menos santos, según su voluntad, pero se juzgará al príncipe del mundo y a sus secuaces. No puedo deciros más, porque por ahora no lo podéis comprender. Pero El, el Paráclito divino, os entregará enteramente la Verdad porque no hablará por Sí mismo, sino que dirá lo que habrá oído de la mente de Dios y os anunciará lo porvenir. Tomará lo que de Mí sale, esto es, lo que todavía es del Padre, y os lo dirá.
Todavía nos podremos ver un poco, después no me veréis más. Y tras un poco, de nuevo me veréis.

PARÁBOLA DE LA MUJER QUE ESTÁ EN CINTA

Dentro de vosotros mismos estáis dialogando. Oíd una parábola. La última que os dice vuestro Maestro.
Cuando una mujer está en cinta y llega la hora del parto, se encuentra en medio de grande aflicción, sufre y llora. Pero, cuando ha nacido el pequeño y lo estrecha contra su corazón, todo dolor desaparece, su tristeza se cambia en alegría porque ha venido al mundo un nuevo ser.
Así también vosotros. Lloraréis, y el mundo se reirá de vosotros. Pero después vuestra tristeza se cambiará en alegría, una alegría que el mundo jamás conocerá. Ahora estáis tristes; pero, cuando me volváis a ver, vuestro corazón se llenará de una alegría tal que nadie podrá arrebatárosla. Una alegría tan completa que no tendréis necesidad de pedir para la mente, el corazón y el cuerpo. Os alimentaréis sólo con verme, olvidándoos de cualquier otra cosa. Pero, por esto mismo, podréis pedir todo en mi Nombre, y el Padre os lo dará para que vuestra alegría sea siempre mayor. Pedid, pedid y recibiréis.
Ya llega la hora en que os podré hablar abiertamente del Padre. Porque permaneceréis fieles en la prueba y todo será superado. Vuestro amor será perfecto porque os habrá ayudado en la prueba. Y lo que os faltare, lo daré al tomarlo de mi inmenso tesoro diciendo: "Padre, mira. Estos me han amado creyendo que he venido de Ti". Bajé al mundo; ahora lo dejo, voy al Padre, y rogaré por vosotros."
"¡Oh, ahora te explicas! Ahora comprendemos lo que quieres decir y entendemos que sabes todo y que respondes sin que nadie te hubiera preguntado. ¡Verdaderamente que has venido de Dios!"
"¿Creéis ahora? ¿En los últimos momentos? ¡Hace tres años que os he venido hablando! Pero ya ha empezado a obrar en vosotros el Pan que es Dios y el Vino que es Sangre, que no ha brotado de algún hombre, y os causa el primer estremecimiento de ser divinos. Llegaréis a ser dioses si perseveráis en mi amor y en ser míos. No como lo dijo Satanás a Adán y a Eva, sino como Yo os lo digo. Es el verdadero fruto del árbol del Bien y de la Vida. Quien se alimenta de él, vence al Mal, y la muerte no tiene poder. Quien coma de él vivirá para siempre y se convertirá en "dios" en el Reino divino. Vosotros seréis dioses si permanecéis en Mí. Y sin embargo... aun cuando tenéis en vosotros este Pan y esta Sangre, pues está llegando la hora en que seréis dispersos. Os iréis por vuestra cuenta y me dejaréis solo... No. No lo estoy. Tengo al Padre conmigo. ¡Padre, Padre, no me abandones! Os he dicho todo... para que tengáis paz... mi paz. Una vez más os veréis atribulados, pero tened confianza, que Yo he vencido al mundo."
Jesús se pone de pie, abre los brazos en forma de cruz y recita al Padre, con un rostro radiante, la sublime plegaria que Juan nos trasmitió íntegra.

Se oyen más o menos los sollozos de todos los apóstoles. Cantan un himno. Jesús los bendice. Luego dice: "Tomemos los mantos, y vámonos. Andrés, di al dueño de la casa que deje todo así, porque es mi voluntad. Mañana... os dará júbilo volver a ver este lugar." Jesús lo mira. Parece como si bendijese las paredes, los muebles, todo. Luego se echa encima el manto y sale, seguido de sus discípulos. A su lado va Juan sobre el que se apoya.
"¿No te despides de tu Madre?" le pregunta el hijo del Zebedeo.
"No. Ya lo hice. Ahora no hagáis ruido."
Simón, con la antorcha que ha encendido, ilumina el ancho corredor que lleva a la puerta. Pedro abre con cuidado el portón, salen todos a la calle. Y, con una especie de llave, cierra por afuera. Se ponen en camino.
XI. 463-491


A.M.D.G. et B. V. M.