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martedì 17 novembre 2015

"Oh dolcezza dell'anima mia, ...

PREPARAZIONE ALLA FESTA DEL SANTO NATALE



Geltrude la notte antecedente la vigilia della santissima Nascita di Gesù, passò un'ora meditando silenziosamente le parole del Responsorio: De illa occulta habitatione sua egressus est Filius Dei. Descendet visitare et consolari omnes, qui cum de toto corde desiderabant. Ex Sion species decoris ejus. Deus noster manifeste veniet. Descendet. Il Figlio di Dio è uscito dalla sua dimora nascosta. Egli discende a visitare e a consolare tutti coloro che lo desideravano di cuore. Da Sion appare il suo splendore. Il nostro Dio verrà visibilmente. (Responsorio dell'antico Ufficio della Natività).

Ella vide che il Signore Gesù gustava tranquillamente un dolcissimo riposo nel seno del Padre, mentre gli ardenti desideri delle persone che si preparavano a celebrare la prossima festa, ascendevano verso di Lui come leggere nuvolette. Gesù negl'incanti della giovinezza irradiava dal suo divin Cuore fasci di luce che investivano quelle piccole nuvole, come per tracciare la via affine di giungere direttamente a Lui; 
mentre esse ascendevano verso Dio, Geltrude s'accorse, che le anime che si erano umilmente raccomandate alle preghiere altrui, procedevano rapidamente in alto, senza deviazioni, illuminate dalla chiarezza del divin Cuore, quasi condotte per mano su di una via diretta, senza ostacoli, nè a destra, nè a sinistra. 
Quelle invece che, presumendo di sè, contavano solo sui loro sforzi personali per disporsi alla festa imminente, abbandonavano momentaneamente la retta via, ma poi, attratte dalla divina luce, s'avvicinavano al Signore.

Geltrude, desiderosa di sapere in qual modo la divina Bontà accoglieva ciascuna di quelle anime, le vide ad un tratto trasportate nel seno del Padre, vicino al Figlio di Dio, dove s'inebbriavano di delizie proporzionate ai loro desideri ed alla loro capacità. L'una non era disturbata dalla presenza dell'altra, ma ciascun'anima godeva pienamente di Dio, secondo le sue brame, come se il Signore si fosse accordato solo a lei. 
Alcune l'abbracciavano quale amabile Bambinello incarnatosi per noi; altre si rivolgevano a Gesù come ad un fedelissimo Amico, depositario di tutti i loro segreti; altre infine colmavano di carezze quello Sposo pieno di grazia, scelto fra mille. Ciascuna godeva di Lui secondo l'attrattiva del suo amore.

Geltrude si avanzò, prostrandosi come soleva fare, ai piedi del Salvatore; indi disse: « O mio amatissimo Gesù, quale sarà mai la preparazione mia e quali personali omaggi potrò offrire alla Tua beatissima Madre in questa solennità della tua Nascita? Purtroppo ho omesso e non solo per debolezza di forze, ma anche per negligenza, di recitare l'Ufflcio in suo onore, quantunque obbligata dalla mia Regola ».

Il misericordiosissimo Salvatore ebbe pietà di tanto affanno e raccolse in un fascio tutte le parole che Geltrude aveva pronunciato durante l'Avvento, per lodare Dio e guadagnare le anime, sia istruendole, sia illuminandole nei loro dubbi. 
Indi le offerse con tenerezza alla sua dolcissima Madre, assisa onorevolmente al suo fianco in luce splendida di gloria, per riparare le negligenze di Geltrude verso la Regina del cielo. Vi aggiunse altresì il frutto che quelle parole avrebbero prodotto sino alla fine dei secoli, trasmettendosi dì persona in persona.

La Madre di Dio accettò amabilmente quell'offerta che l'adornava quasi magnífico gioiello. Geltrude le si avvicinò, pregandola d'intercedere per lei presso l'unico suo Figlio, e la Vergine s'inchinò verso la santa con volto sereno, raggiante di bontà. 
Indi, abbracciando il diletto Figlio e coprendolo di baci, Lo pregò in questi termini: « Il tuo amore unito all'amor mio, ti disponga, o Gesù, ad esaudire le preghiere di questa tua diletta sposa ». Geltrude esclamò: « Oh dolcezza dell'anima mia, Gesù amatissimo e desideratissimo, Tu che amo sopra tutte le cose! ».

Dopo di avere ripetuto parecchie volte tali aspirazioni d'amore ed altre consimili, interrogò lo Sposo divino: « Quale può essere il frutto di queste parole, che la mia indegnità certo rende insipide? ». 
Rispose Gesù: « Poco importa che il profumo venga estratto da questa o da quell'essenza d'albero, perché diffonda fragranza gradevole. Così se qualcuno mi dice: « Dolcissimo, amatissimo Gesù... ecc. » quantunque si stimi creatura indegna, commuove la mia Divinità nell'intimo, facendo esalare olezzo di meravigliosa dolcezza che imbalsama, con profumi di salute eterna, l'anima che l'ha provocato con le sue parole di tenerezza ».
Iesu, tibi sit gloria,
Qui natus es de Virgine

domenica 13 settembre 2015

"Di dove sei Tu?"

La sua grazia è la nostra forza

Anche se ci sentiamo fragili, poveri e incapaci 
di far fronte alle difficoltà e al male del mondo, 
il  potere di Dio agisce sempre e 
realizza meraviglie proprio nella debolezza.


Il Natale del Signore illumina ancora una volta con la sua luce le tenebre che spesso avvolgono il nostro mondo e il nostro cuore, e porta speranza e gioia. Da dove viene questa luce? Dalla grotta di Betlemme, dove i pastori trovarono "Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia" (Lc 2, 16).

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Di fronte a questa Santa Famiglia sorge un'altra e più profonda domanda: come può quel piccolo e debole Bambino avere portato una novità così radicale nel mondo da cambiare il corso della storia? Non c'è forse qualcosa di misterioso nella sua origine che va al di là di quella grotta? Di fronte a questa Sacra Famiglia sorge un interrogativo più profondo: come può quel Bambino piccolo e fragile aver portato una tanto radicale novità al mondo, al punto da mutare il corso della Storia? Esiste forse qualcosa di misterioso nella sua origine, che va al di là di quella grotta?


"Di dove sei Tu?"

Sempre di nuovo riemerge così la domanda sull'origine di Gesù, la stessa che pone il Procuratore Ponzio Pilato durante il processo: "Di dove sei tu?" (Gv 19, 29). Eppure si tratta di un'origine ben chiara. Nel Vangelo di Giovanni, quando il Signore afferma: "Io sono il pane disceso dal cielo", i Giudei reagiscono mormorando: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: ‘Sono disceso dal cielo?'" (Gv 6, 42). E, poco più tardi, i cittadini di Gerusalemme si oppongono con forza di fronte alla pretesa messianicità di Gesù, affermando che si sa bene "di dov'è; il Cristo, invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia" (Gv 7, 27).
Gesù stesso fa notare quanto sia inadeguata la loro pretesa di conoscere la sua origine, e con questo offre già un orientamento per sapere da dove venga: "Non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete" (Gv 7, 28). Certo, Gesù è originario di Nazaret, è nato a Betlemme, ma che cosa si sa della sua vera origine?
Nei quattro Vangeli emerge con chiarezza la risposta alla domanda "da dove" viene Gesù: la sua vera origine è il Padre, Dio. Egli proviene totalmente da Lui, ma in un modo diverso da qualsiasi profeta o inviato da Dio che l'ha preceduto.


Il mistero di Dio che Si fa uomo

Questa origine dal mistero di Dio, "che nessuno conosce", è contenuta già nei racconti dell'infanzia dei Vangeli di Matteo e di Luca, che stiamo leggendo in questo tempo natalizio. L'angelo Gabriele annuncia: "Lo Spirito scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1, 35).
Ripetiamo queste parole ogni volta che recitiamo il Credo, la Professione di fede: "et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine", "per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria". A questa frase ci inginocchiamo perché il velo che nascondeva Dio, viene, per così dire, aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l'Emmanuele, "Dio con noi".

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"Ciò che accade in Maria, attraverso l'azione
dello stesso Spirito divino, è una nuova
creazione: Dio, che ha chiamato l'essere
dal nulla, con l'Incarnazione dà vita ad
un nuovo inizio dell'umanità"
Benedetto XVI durante l'Udienza 
Generale del 2/1/2013. 
Quando ascoltiamo le Messe composte dai grandi maestri di musica sacra, come la Messa dell'Incoronazione di Mozart, notiamo subito come sia sottolineata in modo particolare questa frase, quasi a voler cercare di esprimere con il linguaggio universale della musica ciò che le parole non possono manifestare: il mistero grande di Dio che si incarna, si fa uomo.

Se consideriamo attentamente l'espressione "per opera dello Spirito Santo nato nel seno della Vergine Maria", troviamo che essa include quattro soggetti che agiscono. In modo esplicito vengono menzionati lo Spirito Santo e Maria, ma è sottointeso "Egli", cioè il Figlio, che si è fatto carne nel seno della Vergine.

Nella Professione di fede, il Credo, Gesù viene definito con diversi appellativi: "Signore, ... Cristo, unigenito Figlio di Dio... Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero... della stessa sostanza del Padre" (Credo niceno-costantinopolitano). Vediamo allora che "Egli" rinvia ad un'altra persona, quella del Padre. Il primo soggetto di questa frase è dunque il Padre che, con il Figlio e lo Spirito Santo, è l'unico Dio.

"Nel seno della Vergine Maria"

Questa affermazione del Credo non riguarda l'essere eterno di Dio, ma piuttosto ci parla di un'azione a cui prendono parte le tre Persone divine e che si realizza "ex Maria Virgine". Senza di lei l'ingresso di Dio nella storia dell'umanità non sarebbe giunto al suo fine e non avrebbe avuto luogo quello che è centrale nella nostra Professione di fede: Dio è un Dio con noi. Così Maria appartiene in modo irrinunciabile alla nostra fede nel Dio che agisce, che entra nella storia. Ella mette a disposizione tutta la sua persona, "accetta" di diventare luogo dell'abitazione di Dio.
A volte, anche nel cammino e nella vita di fede possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra inadeguatezza di fronte alla testimonianza da offrire al mondo. Ma Dio ha scelto proprio un'umile donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle provincie più lontane del grande impero romano. Sempre, anche nelle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza.

Professando nel Credo: "per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria", affermiamo che lo Spirito Santo, come forza del Dio Altissimo, ha operato in modo misterioso nella Vergine Maria il concepimento del Figlio di Dio. L'evangelista Luca riporta le parole dell'arcangelo Gabriele: "Lo Spirito scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (1, 35).

Inizio della nuova creazione

Due richiami sono evidenti: il primo è al momento della creazione. All'inizio del Libro della Genesi leggiamo che "lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (1, 2); è lo Spirito creatore che ha dato vita a tutte le cose e all'essere umano.
Ciò che accade in Maria, attraverso l'azione dello stesso Spirito divino, è una nuova creazione: Dio, che ha chiamato l'essere dal nulla, con l'Incarnazione dà vita ad un nuovo inizio dell'umanità. I Padri della Chiesa più volte parlano di Cristo come del nuovo Adamo, per sottolineare l'inizio della nuova creazione dalla nascita del Figlio di Dio nel seno della Vergine Maria. Questo ci fa riflettere su come la fede porti anche in noi una novità così forte da produrre una seconda nascita.

Infatti, all'inizio dell'essere cristiani c'è il Battesimo che ci fa rinascere come figli di Dio, ci fa partecipare alla relazione filiale che Gesù ha con il Padre. E vorrei far notare che il Battesimo si riceve, noi "siamo battezzati" - è un passivo - perché nessuno è capace di rendersi figlio di Dio da sé: è un dono che viene conferito gratuitamente.

San Paolo richiama questa figliolanza adottiva dei cristiani in un passo centrale della sua Lettera ai Romani, dove scrive: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: ‘Abbà! Padre!'. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio" (8, 14-16), non servi.

Maria è la nuova Arca dell'Alleanza

Solo se ci apriamo all'azione di Dio, come Maria, solo se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente, tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli di un Padre che ci ama e mai ci abbandona.
Abbiamo parlato di due elementi: uno è l'elemento primo, lo Spirito sulle acque, lo Spirito Creatore. C'è però un altro elemento nelle parole dell'Annunciazione.

L'angelo dice a Maria: "La potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra". E' un richiamo alla nube santa che, durante il cammino dell'esodo, si fermava sulla tenda del convegno, sull'arca dell'alleanza, che il popolo di Israele portava con sé, e che indicava la presenza di Dio (cfr. Es 40, 34-38). Maria, quindi, è la nuova tenda santa, la nuova arca dell'alleanza: con il suo "sì" alle parole dell'arcangelo, Dio riceve una dimora in questo mondo, Colui che l'universo non può contenere prende dimora nel grembo di una vergine.

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"Sempre, anche nelle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo avere
fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione
nella nostra storia, come in quella di Maria"
Vista della Sala Paolo VI durante l'Udienza Generale del 2/1/2013

Ritorniamo allora alla questione da cui siamo partiti, quella sull'origine di Gesù, sintetizzata dalla domanda di Pilato: "Di dove sei tu?" Dalle nostre riflessioni appare chiara, fin dall'inizio dei Vangeli, qual è la vera origine di Gesù: Egli è il Figlio Unigenito del Padre, viene da Dio. Siamo di fronte al grande e sconvolgente mistero che celebriamo in questo tempo di Natale: il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria.
Questo è un annuncio che risuona sempre nuovo e che porta in sé speranza e gioia al nostro cuore, perché ci dona ogni volta la certezza che, anche se spesso ci sentiamo deboli, poveri, incapaci davanti alle difficoltà e al male del mondo, la potenza di Dio agisce sempre e opera meraviglie proprio nella debolezza. La sua grazia è la nostra forza (cfr. II Cor 12, 9-10).

(Udienza Generale, 2/1/2013)
(Rivista Araudi del Vangelo, Febbraio/2013, n. 118, p. 6 - 8)
AVE MARIA!

venerdì 19 dicembre 2014

MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

MESSAGGIO URBI ET ORBI


DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
NATALE 2012
 
«Veritas de terra orta est!» - «La verità è germogliata dalla terra!» (Sal 85,12).
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie!
Il mio augurio natalizio, in quest’Anno della fede, lo esprimo con queste parole, tratte da un Salmo: «La verità è germogliata dalla terra». Nel testo del Salmo, in realtà, le troviamo al futuro: «La verità germoglierà dalla terra»: è un annuncio, una promessa, accompagnata da altre espressioni, che nell’insieme suonano così: «Amore e verità s’incontreranno, / giustizia e pace si baceranno. / Verità germoglierà dalla terra / e giustizia si affaccerà dal cielo. / Certo, il Signore donerà il suo bene / e la nostra terra darà il suo frutto; / giustizia camminerà davanti a lui: / i suoi passi tracceranno il cammino» (Sal 85,11-14).

Oggi questa parola profetica si è compiuta! In Gesù, nato a Betlemme da Maria Vergine, realmente l’amore e la verità si incontrano, la giustizia e la pace si sono baciate; la verità è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo. 

Sant’Agostino spiega con felice concisione: «Che cos’è la verità? Il Figlio di Dio. Che cos’è la terra? La carne. Domàndati da dove è nato Cristo, e vedi perché la verità è germogliata dalla terra … la verità è nata da Maria Vergine» (En. in Ps. 84,13). 
E in un discorso di Natale afferma: «Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: “La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo”. La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna … La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo» (Sermones, 185, 1).

«Se crediamo». Ecco la potenza della fede! Dio ha fatto tutto, ha fatto l’impossibile: si è fatto carne. La sua onnipotenza d’amore ha realizzato ciò che va al di là dell’umana comprensione: l’Infinito si è fatto bambino, è entrato nell’umanità. Eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta. Porta fidei! La porta della fede! Potremmo rimanere spaventati, davanti a questa nostra onnipotenza alla rovescia. Questo potere dell’uomo di chiudersi a Dio può farci paura. Ma ecco la realtà che scaccia questo pensiero tenebroso, la speranza che vince la paura: la verità è germogliata! Dio è nato! «La terra ha dato il suo frutto» (Sal 67,7). Sì, c’è una terra buona, una terra sana, libera da ogni egoismo e da ogni chiusura. C’è nel mondo una terra che Dio ha preparato per venire ad abitare in mezzo a noi. Una dimora per la sua presenza nel mondo. Questa terra esiste, e anche oggi, nel 2012, da questa terra è germogliata la verità! Perciò c’è speranza nel mondo, una speranza affidabile, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili. La verità è germogliata portando amore, giustizia e pace.

Sì, la pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto.

La pace germogli nella Terra dove è nato il Redentore, ed Egli doni a Israeliani e Palestinesi il coraggio di porre fine a troppi anni di lotte e di divisioni, e di intraprendere con decisione il cammino del negoziato.

Nei Paesi del Nord Africa, che attraversano una profonda transizione alla ricerca di un nuovo futuro - in particolare in Egitto, terra amata e benedetta dall’infanzia di Gesù - i cittadini costruiscano insieme società basate sulla giustizia, il rispetto della libertà e della dignità di ogni persona.

La pace germogli nel vasto Continente asiatico. Gesù Bambino guardi con benevolenza ai numerosi Popoli che abitano quelle terre e, in modo speciale, quanti credono in Lui. Il Re della Pace rivolga inoltre il suo sguardo ai nuovi Dirigenti della Repubblica Popolare Cinese per l’alto compito che li attende. Auspico che esso valorizzi l'apporto delle religioni, nel rispetto di ciascuna, così che queste possano contribuire alla costruzione di una società solidale, a beneficio di quel nobile Popolo e del mondo intero.

Il Natale di Cristo favorisca il ritorno della pace nel Mali e della concordia in Nigeria, dove efferati attentati terroristici continuano a mietere vittime, in particolare tra i Cristiani. Il Redentore rechi aiuto e conforto ai profughi dell’Est della Repubblica Democratica del Congo e doni pace al Kenya, dove sanguinosi attentati hanno colpito la popolazione civile e i luoghi di culto.

Gesù Bambino benedica i numerosissimi fedeli che Lo celebrano in America Latina. Accresca le loro virtù umane e cristiane, sostenga quanti sono costretti ad emigrare dalle loro famiglie e dalla loro terra, rafforzi i Governanti nell’impegno per lo sviluppo e nella lotta alla criminalità.

Cari fratelli e sorelle! Amore e verità, giustizia e pace si sono incontrate, si sono incarnatenell’uomo nato a Betlemme da Maria. Quell’uomo è il Figlio di Dio, è Dio apparso nella storia. La sua nascita è un germoglio di vita nuova per tutta l’umanità. Possa ogni terra diventare una terra buona, che accoglie e germoglia l’amore, la verità, la giustizia e la pace. Buon Natale a tutti!


  

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 9 luglio 2013

E' SEMPRE NATALE!


Adeste fideles,
Laeti triumphantes;
Venite, venite in Bethlehem;
Natum videte,
Regem Angelorum:

Refrain:

Venite adoremus,
Venite adoremus,
Venite adoremus Dominum!


2. Deum de Deo,
Lumen de lumine,
Gestant puellae viscera;
Deum verum,
Genitum, non factum:

Refrain

3. Cantet nunc hymnos
Chorus angelorum,
Cantet nunc aula caelestium:
Gloria, gloria,
In excelsis Deo!

Refrain

4. Ergo qui natus
Die hodierna,
Jesu tibi sit gloria;
Patris aeterni
Verbum caro factum!

Refrain


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sabato 31 dicembre 2011

SANTA ELISABETTA CANORI MORA. Come visse quel Natale


Elisabetta Canori Mora nasce a Roma il 21 novembre 1774 da Tommaso e Teresa Primoli. La sua è una famiglia benestante, profondamente cristiana e attenta all’educazione dei figli. Il padre era importante proprietario terriero e gestiva molte tenute agricole, un gentiluomo vecchio stampo, amministrava senza avidità disdegnando il sopruso e la sopraffazione. I coniugi Canori hanno dodici figli, sei dei quali muoiono nei primi anni di vita. Quando nasce Elisabetta trova cinque fratelli maschi ed una sorella, Maria; dopo due anni arriva un’altra sorella, Benedetta. Nel giro di pochi anni, i cattivi raccolti, la moria di bestiame e l’insolvenza dei creditori, cambia la situazione economica e Tommaso Canori si trova costretto a ricorrere all’aiuto di un fratello che abita a Spoleto che si fa carico delle nipoti Elisabetta e Benedetta. Lo zio decide di affidare le nipoti alle Suore Agostiniane del monastero di S. Rita da Cascia, qui Elisabetta si distingue per ...
... intelligenza, profonda vita interiore e spirito di penitenza. Rientrata a Roma, conduce per alcuni anni vita brillante e mondana, facendosi notare per raffinatezza di tratto e bellezza. Elisabetta giudicherà questo periodo della sua vita un “tradimento”, anche se la sua coerenza morale non viene meno e la sua sensibilità religiosa è in qualche modo salvaguardata. Un alto prelato che conosce bene i problemi economici e le qualità spirituali della famiglia Canori, propone di far entrare Elisabetta e Benedetta nel monastero delle Oblate di S. Filippo, facendosi carico di tutte le spese. Benedetta accetta e si fa suora nel 1795, Elisabetta no, non se la sente di lasciare la famiglia in difficoltà.
Il 10 gennaio 1796 nella chiesa di Santa Maria in Campo Corleo, si celebra il matrimonio con Cristoforo Mora, ottimo giovane, colto, educato, religioso, ben avviato nella carriere di avvocato. Il matrimonio è una scelta maturata attentamente ma, dopo alcuni mesi, la fragilità psicologica di Cristoforo Mora compromette tutto. Allettato da una donna di modeste condizioni, tradisce la moglie e si estranea dalla famiglia, riducendola sul lastrico. Elisabetta alle violenze fisiche e psicologiche del marito risponde con una totale fedeltà.

La nascita delle figlie Marianna nel 1799 e Maria Lucina nel 1801 non migliora le cose. Costretta a guadagnarsi da vivere col lavoro delle proprie mani, segue con la massima attenzione le figlie e la cura quotidiana della casa, dedicando nello stesso tempo molto spazio alla preghiera, al servizio dei poveri e all’assistenza degli ammalati. La sua casa diventa punto di riferimento per molte persone che a lei si rivolgono per necessità materiali e spirituali. Svolge un’azione particolarmente attenta alle famiglie in difficoltà. Conosce ed approfondisce la spiritualità dei Trinitari e ne abbraccia l’ordine secolare, rispondendo con dedizione alla vocazione familiare e di consacrazione secolare. La fama della sua “santità”, l’eco delle sue esperienze mistiche e dei suoi “poteri taumaturgici” hanno grande risonanza particolarmente a Roma e nelle sue vicinanze.
Niente, però, incide sul suo stile di vita povero, improntato ad una grande umiltà e ad un generoso spirito di servizio ai poveri e ai lontani da Dio. Dona se stessa per la conversione del marito, per il Papa, la Chiesa e la sua città di Roma, dove muore il 5 febbraio 1825.
E’ sepolta nella Chiesa di San Carlino. Subito dopo la sua morte, il marito si converte, entra nell’Ordine dei Trinitari e diviene, poi frate Minore Conventuale e sacerdote, come gli aveva predetto la consorte. Elisabetta Canori Mora viene beatificata il 24 aprile 1994.
Riguardo al Natale la Beata scrive nel suo diario: “Mi distaccai dalle vanità, vinsi molti ostacoli che m’impedivano d’andare a Dio… Propongo di non desiderare niente che sia di mio profitto, ma di compiere in ogni istante della mia vita la santa volontà di Dio. Figlia mia diletta, offriti al mio celeste Padre a pro della Chiesa: ti prometto il mio aiuto…” (dall’autobiografia). “Una simile madre non si trova al mondo, e io sono indegno di esserle consorte” (il marito Cristoforo alle figlie).
Dal giorno 18 al giorno 24 dicembre 1814 il mio spirito l’ha passata in piangere i propri e gli altrui peccati; ma tratto tratto ero sopraffatta dalla carità di Gesù Cristo, che mi faceva languire di amore. La notte del santissimo Natale, circa le ore sette e mezza italiane, mi portai alla chiesa del santissimo Bambino Gesù, per assistere alle sacre funzioni di quella benedetta notte. Stetti in orazione circa sei ore e mezza, mi parve questo tempo molto breve.
Ecco come passai questo tempo. Mi prostrai dinanzi al mio Dio, protestando di riconoscermi affatto indegna di trattenermi in compagnia di tante anime a lui fedeli, per poterlo in quella santa notte lodare, benedire, ringraziare in compagnia dei santi Angeli, confessando di essere la creatura più vile, che abita la terra, piangendo, parte per la mia ingratitudine, parte per la gioia che sentivo nel mio cuore, alla considerazione del grande amore che ci dimostra Dio in donarci il suo Santissimo Figliolo.
Andava ogni momento più crescendo la gioia del mio cuore, l’intelletto veniva rischiarato da interna luce e lo spirito si andava ingolfando nella penetrazione di questo divino mistero, quando sopraffatto dall’immensità dell’infinito amore di Dio amante di noi miserabilissime sue creature, si perdeva il mio povero intelletto in questo vasto oceano dell’infinita carità di Dio. Pensi in questo tempo ogni idea sensibile, quando da mano invisibile fui condotta al sacro presepio.
Fui condotta sopra un monte, e in certa lontananza vedevo quel piccolo paradiso. Nel vedere il chiarissimo splendore che tramandava quel beato tugurio da ogni intorno, che ai piedi del monte restava. Ah già il mio cuore era impaziente di potermi là approssimare. Ah. Non avrei voluto camminare, ma volare, tanto era il trasporto dell’amore che sentivo verso il nato Signore. Io andavo dicendo tra me: “Voglio morire ai suoi piedi, per il dolore di averlo offeso”.
Intanto l’amore disponeva il mio cuore a fare ogni qualunque sacrifico per compiacere il divino infante. Non so ridire di qual grado fosse la fede, la speranza, la carità, l’umiltà, l’obbedienza, la purità, la povertà che mi fu somministrata dallo Spirito del Signore in quei preziosi momenti. Fui trasmutata in guisa tale che io più non conoscevo me stessa, senza esagerazione, il mio povero spirito apprese una idea angelica, che io stessa, senza ammirata, e nell’ammirazione conoscevo il mio nulla, lodavo e benedicevo l’infinita bontà di Dio, dando tutto a lui l’onore e la gloria; e intanto mi andavo avvicinando al beato presepio; vidi quel beato tugurio ripieno di splendidissima luce, molti erano gli adoratori di quel grazioso infante, vedevo nella suddetta valle, contigua al beato presepio, come già dissi, ripiena di luce che tramandava dappertutto l’alta magnificenza del nato Re del cielo, che per amore dell’uomo si degnò nascere in estrema povertà”.
Don Marcello Stanzione
AVE MARIA!
AMDG

domenica 25 dicembre 2011

SANTA MESSA DI NATALE A BARI nel venerabile e antico rito in latino


Messa di Natale a Bari

  Il 25 dicembre, come tutte le domeniche, verrà celebrata alle ore 18,30 la Messa nel venerabile e antico rito in latino presso la chiesa di San Giuseppe, sita nel quartiere di Bari Vecchia, e retta da Mons. Nicola Bux, Consultore dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Si ricorda che la Chiesa di San Giuseppe di Bari Vecchia non va confusa con la Parrocchia di San Giuseppe sita nel quartiere Madonnella.



AVE MARIA!
AMDG

25.XII: BUON NATALE!


BUON NATALE!



Figli cari e tanto amati, Gesù oggi nasce per ciascuno di voi. Sapete perché nasce per voi? Egli, Dio Infinito, Creatore del Cielo e della terra, nasce per voi in questo giorno, per ciascuno: vuole che facciate la scelta di essere Suoi.

Voi, figli amati, voi dovete dire col cuore, con la mente, con la vita: “Gesù, sono Tuo”. Questa frase Egli si aspetta da ciascuno di voi. Non lasciate passare invano questo momento bello, sublime, favorevole; non lasciatelo passare, piccoli Miei figli. La Madre del Cielo è accanto a ciascuno di voi per aiutarvi a dire un sì totale, un sì deciso, un sì gioioso a Gesù.

La Madre del Cielo è qui per aiutarvi in questa grande decisione. Se tutti vi decideste, se lo faceste, figli del mondo, la vostra vita cambierebbe: la notte diverrebbe giorno luminoso e la fatica del vivere sarebbe gioia, gioia grande, gioia piena. Pensate ai progenitori, pensate ad essi e riflettete: prima del peccato gravissimo di disobbedienza, come era la loro vita? Com’era?

Mi dice la Mia piccola figlia: “Madre cara, essa era bellissima, era un canto armonioso della piccola creatura verso il suo Creatore. L’uomo non aveva sofferenza: viveva nella bella Creazione, stillante Rugiada Divina; non temeva la morte, perché essa non esisteva, non temeva la malattia, perché essa non esisteva. Tutto era bellezza ed armonia.”

Piccola Mia, capisci come era sublime il Progetto di Dio sulla Sua creatura prediletta? Adamo si sentiva solo nel Paradiso Terrestre; Dio gli diede vicino una creatura simile a lui e la chiamò Eva. Che mancava ai progenitori? Nulla mancava; erano felici in Dio, prima del peccato. Tutto cambiò dopo la grande disobbedienza: entrarono, nella loro vita la malattia, la morte, il dolore che prima erano sconosciuti. Piccola figlia, hai riflettuto su tutto questo?

Mi dici: “Madre cara, mai cesso di riflettere e mai cesso di benedire ed adorare il Padre caro Che non ha voluto lasciare i progenitori nella più grande miseria, ma ha mandato il Figlio per la salvezza dell’Umanità di tutti i tempi. Madre cara, Dolce Tesoro, oggi sono vicino a Te nella piccola grotta. Mi è concesso di vedere la scena più bella e sublime: Gesù, il Salvatore del mondo, è un Piccolo Bimbo Dolcissimo Che riposa nella più povera culla. Il più Piccolo è il più Grande! Tu, Madre Dolcissima, Lo contempli mentre dorme e Lo copri bene con le fasce che hai portato, perché fa freddo in questa povera grotta.

Il Piccolo Divino riposa tranquillo, mentre la luna Lo accarezza dolcemente col suo raggio pallido e le stelle splendono come mai hanno fatto. Intorno a questa povera culla vi sono tutti gli angeli del Cielo. Sento il loro canto e provo la più grande emozione: il canto è una dolce ninna nanna per il Figlio di Dio, fatto Uomo per Amore.

Vedo Te, Madre, felice, Che sorridi al Piccolo ormai sveglio; il caro Giuseppe, come incantato per la gioia e la grande emozione, è tanto emozionato che dalle sue guance scende lieve, lieve, una lacrima di felicità.
Alzo lo sguardo verso l’alto e vedo che la famiglia dei ragnetti si è moltiplicata e la ragnatela è divenuta molto più grande: è bella e perfetta. Mille ragnetti contemplano felici ed adorano il Bambino Che ora, sebbene piccolo piccolo, sorride. Madre cara, voglio ringraziare il Padre caro col Tuo Cuore ed adorarLo con Te.”
Piccola figlia, insieme preghiamo. Lodiamo. Adoriamo, adoriamo, adoriamo!

Maria Santissima.


AVE MARIA!
AMDG

giovedì 22 dicembre 2011

Ma quale amore più tenero!


NON SI PUO’ SCINDERE IL NATALE DALL’EUCARISTIA. 


Gesù nacque e fu deposto in una mangiatoia (= presepe) in Betlemme = "casa del Pane". Le tappe della vita di Gesù sono sempre unite strettamente. Gesù è venuto e viene per noi nel presepe, al calvario e nel tabernacolo.


     L’Amore di Gesù nel Santissimo Sacramento è il più grande e dolce amore che i nostri cuori  possano mai conoscere e sperimentare.
     L’amore suo fa di te la persona più speciale e importante del mondo.
     Dio ha molti attributi individuali. Ogni persona rappresenta (o ripresenta) un attributo speciale e unico di Dio, mai prima creato e mai riprodotto in alcun’altro. Dio vede sé medesimo in noi. In ciascuno di noi, Dio vede questa unica qualità e speciale attributo che solo noi possediamo. Ed Egli è pronto a fare per te solo quel che operò per l’intera razza umana. Gesù rifarebbe tutto di nuovo, per te, se fosse necessario per la tua salvezza.
Talmente sei speciale per Lui.
Però mai arriverai  a saperlo se non t’avvicini a conoscerLo nel Santissimo Sacramento. Il Santissimo Sacramento è Dio, l’innamorato divino, che ci dice quanto infinitamente speciali siamo noi per Lui. Dio non ci mandò caramelle o biglietto di San Valentino, bensì suo Figlio unico.
     
     “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui (Giovanni 3, 16-17).

Dio ama tanto il mondo che per mezzo del Santissimo Sacramento continua a inviare  suo Figlio unico, che ci dice che il Padre ci ama tanto come ama suo Figlio (Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”  Giov. 17, 23).  
In altre parole, ciascuno di noi è così speciale per il Padre come lo è Gesù medesimo. Ma quale amore più tenero!

BUON NATALE!

AVE MARIA!
AMDG


"Figli cari e tanto amati






La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, preparatevi con amore alla grande festa che viene, purificate il vostro cuore con il sacrificio e lasciate che la preghiera sgorghi come fiume limpido dal vostro cuore verso Gesù Che viene per voi, per ciascuno di voi. 

Figli cari, Egli non è venuto solo allora, ma viene sempre a voi con la Sua Divinità e con la Sua Umanità. Figli, fate in modo che il Natale sia per voi un grande giorno meraviglioso d’incontro col Piccolo Gesù.


    Vedete che Egli si è fatto Bambino ed ha nascosto la Sua Divinità perché ognuno si accostasse a Lui senza timore e con gioia. Figli amati, quando abbracciate un bambino, voi siete felici e colmi di tenerezza; certo, non avete timore di lui, ma tanta tenerezza. Ecco, in questo modo, preparatevi ad incontrare Gesù: col cuore colmo di umiltà e viva emozione. 
Figli amati, il Piccolo Gesù, Che vedete con gli occhi del cuore in una minuscola culla, è Dio, è il vostro Signore, è il vostro Dio. Accostatevi a Lui con viva speranza e chiedete i Doni spirituali, offrendo i vostri. 

Già vi ho detto quello che Egli desidera: il vostro piccolo cuore, non altro. 
Figli del mondo, volete donare in questo Natale il cuore a Gesù? Egli lo attende. Non offriteGli un cuore colmo di sentimenti negativi, ma colmo di sentimenti soavi, di pensieri d’amore. 
Figli cari, non presentatevi a Gesù per adorarLo con sentimenti di invidia, di odio, di ostilità verso i vostri fratelli. Non dite: “Amo Gesù”, non dite questo, covando sentimenti ostili verso i fratelli, verso l’intera Creazione! Questo non sarebbe amore.
 Figli cari del Mio Cuore, presentate a Gesù, Che viene per ciascuno di voi, un cuore puro; purificate il vostro cuore con i più soavi sentimenti in sostituzione di quelli di ostilità. Figli amati, esaminatevi alla Luce di Dio. Vi porto la Luce di Dio perché possiate vedere bene dentro di voi, vedere tutto quello che non va. 

Vi prego, cari figli: non siate superficiali e frettolosi in questo esame, ma attenti. C’è chi dice: “Tutto va bene”; questo dice, perché ha timore di entrare in se stesso, di guardare bene le condizioni della propria anima. Per voi non sia così: esaminatevi a fondo; se vedete qualcosa che non va, correggetevi con grande umiltà. Se la coscienza non vi rimprovera alcunché, esultate in Dio perché il merito è Suo: Egli vi ha concesso le Grazie, voi le avete colte; Egli vi ha bagnato con la Sua Rugiada, voi siete divenuti in Lui uomini nuovi.
 Vi chiedo, chiedo ad ogni uomo della terra di rinnovarsi in Dio, presentatevi davanti alla Sua Maestà con le vesti candide che vi dànno l’accesso al Paradiso. Figli cari, ci pensate al Paradiso? Fermate la vostra attenzione spesso su questa sublime realtà. Vi dico: è tempo questo di grande preparazione. Nessuno resti inattivo. Il traguardo è meraviglioso, ma occorre raggiungerlo, serve impegnarsi ed impegnarsi a fondo con tutte le proprie forze e con quelle che Dio aggiunge. Pensate al Cielo! In questi giorni guardate con gli occhi del cuore il suo vivo splendore. Chi fissa il Cielo si prepara ad entrarci. 

Sia ogni cuore umano, in questo Natale, sia tutto desideroso del Cielo.
Insieme lodiamo il Nome Santissimo. Ringraziamo. Adoriamo, adoriamo, adoriamo! Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                          Maria Santissima
AVE MARIA!
AMDG