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sabato 8 dicembre 2012

Beato Pio IX a Gaeta, 1848.




Biografia del Papa Pio IX (1846-1878)
Era la sera del 16 giugno 1846. Quel Mastai che rifuggiva dagli onori, si trovò
sotto il peso del più grande: era stato eletto Papa e volle chiamarsi Pio IX. Ebbe
un pontificato difficile, ma proprio per questo egli fu anche certamente tra i più
grandi pontefici della storia. Tutto raccolto nella sua coscienza di Vicario di
Cristo e di responsabile dei diritti di Dio e della Chiesa, fu limpido, semplice
e lineare. Unì insieme fermezza e comprensione, fedeltà ed apertura. Esordì
con un atto di generosità e di cristiano sentire: l’amnistia per i reati politici.
La sua prima enciclica fu una visione programmatica ma anche un anticipo
del Sillabo condannando le società segrete, la massoneria e il comunismo. Nel
1847 promulgò un decreto di ampia e sorprendente libertà di stampa, istituì la
guardia civica, il municipio ed il consiglio comunale, la consulta di Stato e il
Consiglio dei Ministri. Da allora il suo ritmo d’interventi sul duplice piano del
padre di tutti i popoli e di principe temporale si rivelò davvero inarrestabile. La
questione dell’indipendenza italiana, da lui sentita e difesa, non contrappose
il principe al Papa, la qual cosa gli alienò l’animo dei più accaniti liberali. La
situazione, nel 1848, s’arroventò, specie quando, il 15 novembre, fu ucciso
il capo del governo, Pellegrino Rossi. Pio IX dovette allora riparare a Gaeta.
Dopo la proclamazione della Repubblica Romana (9 febbraio 1849), si trasferì
a Portici (4 settembre 1849), quindi rientrò in Roma (12 aprile 1850), dando al
suo pontificato un’impronta inconfondibile nella storia della Chiesa. Nel 1850
riordinò il Consiglio di Stato, istituì la Consulta per le Finanze, concesse una
nuova amnistia, ristabilì la gerarchia cattolica in Inghilterra ed altrettanto fece,
tre anni dopo, in Olanda. Nel 1853 condannò le dottrine gallicane e fondò il
noto Seminario Pio. Poco dopo volse la sua liberalità alle Catacombe, nominò
la Commissione d’Archeologia Cristiana e, l’8 XII 1854, definì il dogma
dell’Immacolata Concezione. Gravi nubi s’addensavano intanto su di lui per le
guerre risorgimentali, le arbitrarie annessioni piemontesi che smantellarono lo
Stato Pontificio, l’usurpazione delle Legazioni. Nel 1869 ebbe l’omaggio del
mondo intero per il suo giubileo sacerdotale. Al termine di quell’anno aprì il
Concilio Ecumenico Vaticano I, la perla del suo pontificato, e lo chiuse il 18
luglio 1870. Con la caduta di Roma (20 settembre 1870) e del potere temporale,
l’amareggiato Pontefice si chiuse e si considerò prigioniero in Vaticano,
resistendo alla Legge delle Guarentigie. Minato nella salute, tenne il suo ultimo
discorso ai parroci dell’Urbe il 2 febbraio 1878. Il 7 ebbe fine, con la sua pia
morte, il più lungo pontificato della storia. Dopo un vaglio secolare di tutta la
sua opera, seguito sempre dalla fama della sua bontà e delle sue eroiche virtù,
fu elevato alla gloria degli altari.
Fonte: Istituto di studi storici Beato Pio IX. Roma.








 STORIA: la proclamazione del dogma dell'Immacolata fu un evento di unità per tutti i cattolici

Notizia del 05/12/2012 stampata dal sito web www.lucisullest.it



L'esilio di Pio IX durante la Repubblica romana: una fucina di pensiero e meditazione


L'Immacolata nella fortezza di Gaeta
di Francesco Guglietta

Fu a Gaeta che Pio IX decise di iniziare l'iter che lo avrebbe portato a definire nel 1854 il dogma dell'Immacolata Concezione, una verità di fede confermata dalle apparizioni di Lourdes delle quali ricorre quest'anno il centocinquantesimo anniversario.
La permanenza forzosa del beato Pio IX a Gaeta dopo i moti del 1848 che portarono alla proclamazione della Repubblica romana, è l'atto finale di uno dei momenti chiave della storia della Chiesa nell'età contemporanea. Proprio i primi tre anni del pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti sono stati definiti da qualche studioso “il triennio centrale dell'Ottocento”.
In questo lasso di tempo, infatti, Pio IX perde progressivamente fiducia nei processi di “rivoluzione” in atto in Europa e prende le distanze dall'ambiente cattolico liberale, incominciando a intravedere nel movimento risorgimentale, come anche nella “modernità”, una pericolosa insidia per la vita della Chiesa. Intraprende un cammino che lo porterà a diventare, per un pregiudizio eccessivamente severo, e in gran parte falso, l'emblema di una Chiesa chiusa al dialogo con il mondo moderno e tutta arroccata in una visione dogmatica della fede e della vita cristiana.
Al termine di questi primi tre anni si colloca il periodo di permanenza a Gaeta che assume il tono di un momento decisivo, di una svolta importante e significativa. Qui si consuma, ad esempio, la presa di distanza da Antonio Rosmini che il Papa stimava profondamente. Proprio durante i nove mesi passati a Gaeta le cose cambiano. Per contro si registra l'ascesa inarrestabile del cardinale Giacomo Antonelli quale principale consigliere del Pontefice e addirittura la messa all'indice di due opere del roveretano. Un segno importante di un mutamento che segnerà tutta la storia dei rapporti tra Chiesa e società nella seconda metà dell'Ottocento fino agli inizi del Novecento e i cui effetti si sono fatti sentire fino a poco tempo fa.
I nove mesi di permanenza di Pio IX a Gaeta hanno, dunque, una rilevanza storica notevole. Capire che cosa sia accaduto, quali siano stati gli eventi che hanno influito sulle scelte del Papa, quali idee lo abbiano influenzato in maniera determinante, è un campo di indagine ancora poco esplorato.
Ma in attesa di attingere agli archivi conservati dalla diocesi di Gaeta, un particolare può già essere messo in evidenza.

In questo momento si colloca l'iniziativa del Papa di proclamare un dogma mariano: quello dell'Immacolata Concezione. Qualcuno potrebbe pensare ad una distrazione religiosa dai problemi ecclesiali e politici dell'epoca, un allontanamento dal lavoro diplomatico, amministrativo e politico del Pontefice.
Ma nella storia della Chiesa le iniziative di tipo religioso non sono meri apparati ornamentali di una sorta di “autentica” azione ecclesiale che si giocherebbe in realtà nella sfera politica e sociale. I problemi teologici, morali e spirituali della Chiesa sono il reale assillo dell'azione pastorale dei Pontefici, dei Vescovi anche come risposta alle questioni sociali, come contributo al cammino dell'umanità.
L'importanza “strategica”, poi, del periodo in cui questa iniziativa si compie sembrerebbe suggerire che per il Papa questa iniziativa sia essenziale.
Perché?

In maniera un po' romantica a Gaeta la tradizione orale narra che sia stata la preghiera prolungata di Pio IX davanti all'immagine dell'Immacolata Concezione di Scipione Pulzone conservata nella splendida Cappella d'Oro del complesso dell'Annunziata a convincerlo della bontà e della fondatezza del dogma mariano. Un'ipotesi suggestiva, ma poco supportata, finora, da una documentazione storica di convalida.
Interessante, invece, appare un episodio raccontato da Louis Baunard. Narra di Pio IX che contemplando il mare agitato a Gaeta ascoltò e meditò le parole del cardinale Luigi Lambruschini: “Beatissimo Padre, Voi non potrete guarire il mondo che col proclamare il dogma dell'immacolata concezione. Solo questa definizione dogmatica potrà ristabilire il senso delle verità cristiane e ritrarre le intelligenze dalle vie del naturalismo in cui si smarriscono”.

E in effetti proprio la questione di fondo del naturalismo poteva essere una chiave di lettura sintetica agli occhi del Pontefice per comprendere lo smarrimento sociale e culturale dell'Europa del 1848. L'affermazione della Concezione Immacolata della Vergine poneva delle solide basi per affermare e consolidare la certezza di fede del primato della grazia e dell'opera della Provvidenza nella vita degli uomini.

Ma c'è un altro elemento da considerare. Nel gruppo di “ecclesiastici eminenti per pietà e preparati nelle discipline teologiche” cui Pio IX affidò di esaminare la questione della proclamazione del dogma c'era anche Rosmini. Nel suo “Voto” egli distingue la certezza morale e teologica della verità dall'opportunità della proclamazione del dogma, ma soprattutto invita il Papa ad una consultazione generale dell'episcopato. E significativa è l'accoglienza riservata da Pio IX alle indicazioni dell'abate roveretano. Egli coglie il cuore dell'intuizione rosminiana, che non è di opposizione all'iniziativa del Papa, ma è quella di dare forza all'unità della Chiesa in un momento in cui essa è minacciata dagli interessi nazionali e da sollevazioni popolari.

Si percepisce come il rapporto tra Papa Mastai e l'ambiente cattolico liberale sia stato di ascolto attento, ma anche di distanza. Con una certezza chiara: che il bene centrale su cui convergere fosse il bene della Chiesa e la sua libertà e unità. Proprio la considerazione rosminiana lo spingeva a fare della proclamazione del dogma un evento di unità di tutta la cattolicità che rischiava seriamente di dividersi e di frammentarsi dinanzi alle diverse posizioni degli Stati e delle ideologie nascenti.
Possiamo partire proprio dal forte impulso dato da Pio IX alla proclamazione del dogma dell'Immacolata per comprendere la “fucina” di pensiero e di meditazione che ha coinciso con il periodo caietano. Una fase che ci permette di cogliere alcune chiavi di lettura del pontificato del beato Pio IX che si caratterizza per una chiarezza di rapporti con le nuove istanze culturali in Europa, anche accettando con esse la contrapposizione diretta, al fine di promuovere un processo di unità e di compattezza all'interno della Chiesa.
(©L'Osservatore Romano - 13 febbraio 2008)

Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis