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lunedì 18 luglio 2016

Adultero e maledetto è

Gli sposi Louis (1823-1894) e Zélie (1831-1877) Martin: 
zelanti genitori di santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo

GESU'  ha detto:
Adultero e maledetto è quel vivente che scinde un’unione, prima voluta, per capriccio di carne o per insofferenza morale, perché se egli o ella dicono che il coniuge e ormai per essi cagione di peso e ripugnanza, Io dico che Dio ha dato all’uomo riflessione e intelletto perché lo usi e tanto più lo usi in casi di così grave importanza come la formazione di una nuova famiglia; 

Io dico ancora che se si è in un primo tempo errato per leggerezza o per calcolo, occorre poi sopportare le conseguenze per non creare maggiori sciagure che ricadono specialmente sul coniuge più buono e sugli innocenti, portati a soffrire  più che la vita non comporti e a giudicare coloro che Io ho fatto ingiudicabili per precetto: il padre e la madre. 

Io dico infine, che la virtù del sacramento, se foste cristiani, veri e non quei bastardi che siete,  dovrebbe agire in voi coniugi, per fare di voi un’anima sola che si ama in una carne sola e non due belve che si odiano legate ad una stessa catena. (…)

Nulla vi rende lecito l’essere adulteri. Nulla. Non l’abbandono o la malattia del coniuge e molto meno il suo carattere più o meno odioso. (…)


Io ho detto e non muto il mio dire, che è adultero non solo chi consuma adulterio, ma chi desidera consumarlo nel suo cuore perché guarda con fame di sensi la donna o l’uomo non suo. (…)  


Il mondo si frantuma in rovine perché per prime si sono rovinate le famiglie. (…) 

La libidine estingue la Luce dello spirito e uccide la Grazia. Senza Grazia e senza Luce voi non differite dai bruti e compite perciò azioni da bruti. 25.9.43
<< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria
tua Sposa amatissima >>

sabato 26 luglio 2014

Loro sanno che ogni giorno è grazia

LA FEDE? NON BASTA RECITARE IL CREDO
Siamo nati per la vita eterna: ecco perché si può accettare serenamente la croce (che, in fondo, è provvisoria)
di Costanza Miriano



Io credo, per carità, non c'è che dire. Anzi, il Credo è una delle mie preghiere preferite, in chiesa mi spolmono a proclamarlo, e presto diventerò una di quelle vecchiette che rimangono indietro di vari secondi, e vanno per conto loro sempre a voce un po' troppo alta. Ma la mia fede fieramente declamata reggerebbe a qualsiasi colpo? 

Conosco una famiglia che sa cosa sia davvero credere. Hanno un bambino che soffre di leucemia da quando aveva tre anni. Un primo trapianto, andato bene, una ricaduta. Un secondo trapianto, con un'altra tecnica, andato miracolosamente bene. Poi di nuovo una ricaduta, un ricovero in un ospedale lontano, la difficoltà di gestire i due fratellini che nel frattempo i coraggiosi genitori hanno avuto, rimanendo aperti alla vita. Adesso il terzo intervento (e speriamo il miracolo definitivo: lo stiamo chiedendo a Giovanni Paolo II).
Non ho mai sentito un'imprecazione che sia una da parte di questi genitori, mai un "perché a me", mai un "ma perché Dio permette questo?", mai un "allora le preghiere non servono a nulla". Io che vado nel panico per ogni doloretto allo stinco dei miei figli (era la botta data in scivolata all'albero di limoni), per ogni mal di gola (probabilmente il bagno in piscina e l'aria condizionata in macchina): "saranno i linfonodi ingrossati? Quanti giorni di vita gli resteranno?"

La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all'uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità. Forse ora mentre scrivo è già partito l'embolo che mi porterà alla morte (nel caso che l'articolo esca postumo, sappiate che amo molto i mughetti, confido di riceverne da qualcuno un ramoscello, da morta, visto che mio marito non li distingue dagli altri fiori) mentre io mi illudo di controllare tutto della mia vita e di quella dei miei cari. A volte mi viene il dubbio che io consideri Dio un bel complemento a una vita che però fondamentalmente gestisco di testa mia.

I genitori di quel bambino invece sono dipendenti da Dio come un malato dalla bombola di ossigeno. È quella è la nostra verità. Loro sanno che ogni giorno è grazia, che i nostri capelli sono contati da un Padre che ci ama, sanno che siamo nati per la vita eterna. Per questo non impazziscono, per questo sorridono. Perché credono.

“Ecco, Io sto con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”
(Mt., XXVIII, 20).

domenica 3 giugno 2012

ROSA QUARANTUNESIMA: Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato.

Catecismo para niños
ASCOLTIAMO I SANTI
dal "Segreto ammirabile del S. Rosario"



[116] Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che piace a Dio e ne attira la benevolenza.

Una sola Ave Maria detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Quasi tutti i cattolici recitano il Rosario o una parte o almeno qualche decina di Ave; perché allora sono tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano nella virtù, se non perché non recitano queste preghiere come si deve?

[117] Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci più santi.

Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna. Così deve intendersi quel che sta scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir 15,9. 67 Mc 7,6). La lode e il saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono piacere a Dio quando sono pronunciate da un peccatore impenitente: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. 
Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite ‑ dice Gesù ‑ e recitano ogni giorno il Rosario intero o una parte senza nessuna contrizione dei propri peccati “mi onorano, sì, con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.

2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”:

I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per fare delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore condannato dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non si dovrebbe mai consigliare ad un peccatore di recitare il Rosario poiché gli sarebbe inutile!

II: Se con la volontà di restare in peccato e senza alcuna intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una confraternita della Madonna o si recitasse il Rosario o altra preghiera, saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti presuntuosi ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul petto o la corona in mano vanno gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e precipitano così dalla sede delle più sante confraternite di Maria nelle fiamme dell'inferno.

[118] Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato. Ma non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le proprie colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un veleno funesto e mortale. Non c'è peggiore corruzione di quella in cui cade chi prima era eccellente.

Il dotto cardinal Hugues dice: bisogna essere angeli di purezza per accostarsi alla Vergine santa e rivolgerle il saluto angelico”. 

La Madonna stessa un giorno fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la Vergine gli disse: “Ecco come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”.

***

Lodate il nome del Signore: * benedite Maria sua Madre.
Rinnovate le vostre suppliche a Maria, * 
 Ella vi ispirerà buoni propositi.
Andiamo a Lei con cuore contrito * 
 e non avvertiremo lo stimolo del peccato.
Chi pensa a Lei con animo sereno * troverà pace e dolcezza.
Offriamo a Lei le nostre azioni, * Ella ci aprirà il Paradiso.
Gloria al Padre…

sabato 24 dicembre 2011

mercoledì 30 marzo 2011

Predestinazione Grazia e Gloria...

"Siate semplici come colombe e prudenti come...




PREDESTINAZIONE, 
GRAZIA E GLORIA

   Mi risulta che alcuni fedeli non hanno idee chiare su una verità così fondamentale qual'è la predestinazione.E la poca chiarezza li fa soffrire. Pertanto offro, dall'opera di Maria Valtorta, una pagina stupenda per concisione, chiarezza e amore.

     Dice Gesù:

     "Alla Grazia sono predestinati tutti gli uomini indistintamente poiché Io per tutti sono morto.
     Alla Gloria sono predestinati quelli che rimangono fedeli almeno alla legge naturale del Bene. Alla fine dei secoli, sì, ognuno che sia vissuto da giusto avrà il suo premio.
     E DIO ab eterno conosce coloro che alla gloria sono destinati prima che nascessero alla vita, ossia "predestinati". Attenta però che qui sta il punto per capire la giustizia  di DIO con giustizia.
    
     Vi sono i predestinati, è certo. E DIO li conosce da prima che il tempo sia per essi. Ma tali non sono perché DIO, con palese ingiustizia, dia ad essi ogni mezzo per divenire gloriosi e impedisca con ogni mezzo ogni insidia del demonio, del mondo e della carne a costoro. No. DIO dà ad essi ciò che dà a tutti. Ma essi usano con giustizia i doni di DIO, e quindi conquistano la gloria futura ed eterna, di loro libero volere.
     DIO sa che giungeranno a questa gloria eterna. Ma essi non lo sanno, né DIO in alcun modo lo dice loro. Gli stessi doni straordinari non sono segno sicuro di gloria: sono un mezzo più severo degli altri per saggiare lo spirito dell'uomo nelle sue volontà, virtù e fedeltà a DIO e alla sua Legge. DIO sa. Gode in anticipo di sapere che quella creatura giungerà alla gloria così come soffre in anticipo di sapere che quell'altra creatura giungerà volontariamente alla dannazione.
     Ma  in alcun modo non interviene a forzare il libero arbitrio di alcuna creatura perché essa giunga dove DIO tutti vorrebbe giungessero: al Cielo. Certamente la rispondenza della creatura agli aiuti divini aumenta la sua capacità di volere. Perché DIO tanto più si effonde quanto più l'uomo lo ama in verità: ossia di una carità di azioni e non di parole.


     E ancora: certamente più l'uomo vive da giusto e più DIO a lui si comunica e si manifesta: un'anticipazione di quella conoscenza di DIO che fa beati i santi del Cielo, e da questa conoscenza viene aumento di capacità di volere essere perfetti. Ma ancora e sempre l'uomo è libero del suo volere e, se dopo aver già raggiunto la perfezione uno rinnegasse il bene sin lì praticato e si vendesse al Male, DIO lo lascerebbe libero di fare. Non vi sarebbe merito se vi fosse coercizione.


     Concludendo: DIO conosce ab eterno coloro che sono i futuri eterni abitanti del Cielo, ma l'uomo di sua libera volontà deve volere giungere al Cielo ben usando degli aiuti soprannaturali che l'Eterno PADRE dà ad ogni sua creatura.E così sino all'ultimo respiro, quali che siano i doni straordinari ricevuti e i gradi di perfezione raggiunti.
     Ricordare che nessuno è mai veramente arrivato altro che quando il suo cammino è finito. Ossia: nessuno è certo di aver meritato la Gloria altro che quando il suo tempo è finito e iniziata l'immortalità". (Quadernetti, M.Valt. 23-10-1948/ 48.34).




AMDG