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venerdì 11 gennaio 2019

Chiesa cattolica e chiese eretiche

LE CHIESE DEGLI ERETICI NON HANNO
I CARATTERI DELLA DIVINITA'...

LA CHIESA DEGLI ERETICI
NON E' LA CHIESA DI GESU' CRISTO

" Cosicché si possono chiamare inviati non da Dio, ma da satana
a predicare e diffondere l'empietà fra gli uomini "

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PARTE QUARTA
Fondamenti della Religione Cattolica

I. Idea generale della vera Religione.

D. Cosa s'intende per Religione?

R. Per religione s'intende una virtù, con cui l'uomo rende a Dio l'ossequio e l'onore a Lui solo dovuti, come a supremo Signore e Padrone di tutte le cose.

D. Come deve l'uomo praticare la Religione?

R. L'uomo deve praticare la Religione col credere tutte le verità da Pio rivelate, e coll'osservare la sua santa legge; cioè coll'esatto adempimento dei Comandamenti di Dio e della Chiesa da Lui fondata e stabilita.

D. A chi fu rivelata la vera Religione?

R. La vera Religione fu primieramente da Dio rivelata ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo: quindi dallo stesso Dio, e talvolta col ministero degli Angeli, venne rivelata ai Santi Patriarchi, che la praticarono, e ai Profeti, i quali coi loro miracoli dimostrarono di essere da Dio ispirati, perché Dio solo è autore de' veri miracoli, né li può fare, o concedere che altri li faccia, in prova dell'errore e della menzogna. Gli uni e gli altri confermarono questa rivelazione anche con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che esattamente si avverarono, dimostrando così di avere una missione divina, poiché solamente Iddio sa l'avvenire, e può rivelarlo agli uomini.

2. Una sola è la vera Religione.

D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere ugualmente vere?

R. No certamente, perché la verità è sempre una sola, e non può trovarsi in cose opposte. Ora le varie religioni insegnando cose diverse, le une contrarie ed opposte alle altre, ne viene che una sola dev'essere la vera religione, e tutte le altre debbono esser fondate su credenze erronee, sicché professandole si segue l'errore, si è fuori della via della salvezza.

D. Portate qualche similitudine.

R. Siccome quello che è nero non può essere bianco; le tenebre non son luce; il giorno non può essere la notte; così quando una credenza è opposta ad un'altra, o l'una o l'altra dev'essere erronea.

D. Ci sono gli Ebrei, i Maomettani, gli Scismatici, i Protestanti, cioè i Calvinisti, i Luterani e i così detti Evangelici, e c'è la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste principali società noi possiamo con certezza trovare la vera Religione?

R. Prima della venuta di Gesù Cristo la vera religione rivelata, sebbene non ancora piena e perfetta, si trovava presso gli Ebrei. Dopo la venuta di Gesù Cristo la vera religione non può essere se non quella insegnata da Lui, il quale con la sua vita, con i suoi miracoli e specialmente con la sua risurrezione dimostrò di essere il vero Figlio di Dio, mandato dal Padre per salvare gli uomini e per insegnare loro la vera religione piena e perfetta. Tutti coloro pertanto che non riconoscono Gesù Cristo come Figlio di Dio e non professano la sua dottrina, non sono nella vera religione: e tali sono gli attuali Ebrei e i Maomettani. Fra le varie società poi che si professano cristiane e pretendono di essere fondate da Gesù Cristo, noi possiamo trovare la vera religione soltanto nella Chiesa Cattolica Romana:

D. Datene la ragione.

R. Noi possiamo trovare la vera Religione solamente nella Chiesa Cattolica Romana, perché essa sola conserva intatta la divina rivelazione; essa sola fu fondata da Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli e dai loro successori sino ai nostri giorni; motivo per cui essa sola presenta i caratteri della divinità.

D. Quali sono i caratteri, mediante i quali noi Possiamo con certezza conoscere la vera Chiesa di Gesù Cristo?

R. I veri caratteri che ci fanno con certezza conoscere la divinità della Chiesa di Gesù Cristo, sono quattro, cioè essa deve essere Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

La vera Chiesa deve essere, Una, perché essendovi un solo vero. Dio, una sola fede, un solo Battesimo, non può esservi che una sola vera Chiesa, e perché Gesù Cristo volle che la Chiesa da Lui fondata fosse riunita sotto il governo di un solo Capo.
Santa, perché deve essere fondata e governata da Dio, fonte di ogni santità, e insegnare cose sante per condurre gli uomini alla santità ed alla salvezza. eterna.
Cattolica, ossia. universale, perché deve esser adatta per tutti gli uomini, professare tutta la dottrina di Gesù Cristo, e, secondo le parole dello stesso divin Salvatore, dilatarsi in tutto il mondo, abbracciare i fedeli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e durare visibile sino alla consumazione de' secoli.
Apostolica, ossia deve insegnare e credere tutto ciò che hanno insegnato e creduto gli Apostoli, da Gesù Cristo inviati a predicare il Vangelo a tutte le creature; e credere altresì che coloro i quali attualmente l'amministrano sono realmente i successori degli Apostoli.
La Chiesa che ha questi quattro caratteri è senza dubbio la Chiesa di Gesù Cristo.

D. Quale è la Chiesa che presenta questi quattro caratteri della divinità?
R. La Chiesa Romana è la sola che possa con verità vantare questi caratteri della divinità; essa sola infatti:

1. E' Una, perché tutti i veri cattolici sparsi per le varie parti del mondo, anche nei più lontani paesi della terra, professano una medesima fede, una medesima dottrina, e dipendenti tutti da un solo capo, il Romano Pontefice, quale regola e governa come padre amoroso tutta quanta la cattolica famiglia.

2. E' Santa per la santità del suo Capo e Fondatore, che è Gesù Cristo: è santa la fede e la legge che professa: santi sono i Sacramenti che pratica; molti Santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; e più milioni di martiri, da Dio confortati, sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di essa.

3. La Chiesa Romana è Cattolica, cioè universale, perché è istituita e adatta per tutti gli uomini, si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, e abbraccia e professa tutta la dottrina di Gesù Cristo. Egli promise che il suo Vangelo sarebbe predicato per tutta la terra, e noi vediamo che la Chiesa Romana in tutto il mondo ha dei figli, i quali strettamente uniti col Papa professano la dottrina di Gesù Cristo; e questa si predicò e si va predicando nei più lontani paesi.
La Chiesa Romana si estende a tutti i tempi, perché in tutti i tempi, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni, fu, sempre conosciuta Come una società visibile di fedeli riuniti nella medesima fede, sotto la guida di un medesimo. Capo, il Romano Pontefice, che qual padre d'una gran famiglia, condusse in passato, e guiderà per l'avvenire tutti i buoni credenti pel sentiero della verità, sino alla fine dei secoli.

4. La Chiesa Romana è Apostolica, perché crede ed insegna tutto ciò che gli Apostoli hanno creduto e insegnato, e ha per Capi e Pastori i successori degli Apostoli.
Il Vangelo e la testimonianza di diciannove secoli mostrano ad evidenza che Gesù Cristo ha stabilito S. Pietro Capo della Chiesa, e che questi e gli altri Apostoli hanno propagata la dottrina del Vangelo per tutto il mondo. A S. Pietro succedettero altri Sommi Pontefici, i quali senza interruzione governarono la Chiesa fino ai nostri giorni. Agli altri Apostoli succedettero i Vescovi, i quali in ogni tempo e in ogni luogo formarono un solo ovile, riconoscendo solo Gesù Cristo per Pastore supremo e Capo invisibile, e il Pontefice di Roma per supremo Pastore e Capo visibile. Tutte le volte che qualcuno osò insegnare massime contrarie agli ammaestramenti della Chiesa Romana, queste tosto vennero di comune accordo condannate dai Papi e dai Vescovi, come contrarie al Vangelo e a quanto insegnò lo stesso Gesù Cristo. Questa prerogativa della Chiesa Romana è consolantissima per noi cattolici, perché soltanto la nostra Chiesa può, a cominciare dal regnante Pontefice, rimontare da un Papa all'altro senza alcuna interruzione fino a S. Pietro, Principe degli Apostoli, stabilito Capo della Chiesa da Gesù Cristo medesimo.

3. Le Chiese degli eretici non hanno i caratteri della divinità.

D. Le Chiese dei Valdesi e dei Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?

R. Le Chiese dei Valdesi, dei Protestanti e di tutti gli altri eretici non possono avere i caratteri della vera Chiesa.

1. Non sono Une, perché non hanno la medesima fede, né la medesima dottrina, né uno stesso Capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d'accordo sopra tutti i punti principali di lor credenza. Ne vengono continue divisioni in cose di primaria importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di duecento sètte. In esse alcuni ammettono la Messa, ed altri la disprezzano; alcuni credono a sette Sacramenti, altri non ne ammettono che cinque, o tre, o due, o nessuno. Dove dunque, in mezzo a tante e, sì enormi contraddizioni, si può avere unità di fede?

2. Non sono Sante, perché rigettano tutti o in parte i sette Sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; e professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. Fra tutti gli eretici, gli increduli e gli apostati, non si può citarne nessuno che sia stato santo, nessuno che abbia fatto pur un solo miracolo. Che anzi i principali autori delle sètte si deturparono con vizi e delitti. Calvino e Lutero asserivano fin dai loro tempi che i cattolici erano assai migliori dei riformati. Ed Erasmo, benché favorevole al Protestantesimo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli, non han potuto guarire nemmeno un cavallo zoppo.

3. Non sono Cattoliche, perché sono ristrette in alcuni luoghi, e in questi luoghi medesimi cambiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, giacché non contano che pochi secoli d'esistenza. Prima di Fozio non si conosceva lo Scisma Greco; prima di Lutero e Calvino non si sapeva che fosse Protestantesimo o Riforma, Luteranismo o Calvinismo; prima di Pietro Valdo niuno mai nominò i Valdesi; prima di Enrico VIII non si era mai parlato di Anglicanismo. In generale tutte le eresie cominciarono ad essere nominate o ad esistere all'epoca dei loro fondatori; niuna si estende fino a Gesù Cristo.

4. Non sono Apostoliche, perché non professano, anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute e insegnate. Niuna delle società eretiche può risalire colla serie de' suoi membri fino agli Apostoli. Finalmente esse non sono unite al Romano Pontefice, che è successore di S. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.

D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d'oggidì e la dottrina di Gesù Cristo, che gli Apostoli predicarono?

R. No; non c'è alcuna diversità. Chiunque abbia letto, studiato e confrontato fra loro queste dottrine, non può non restare convinto che le verità predicate da Gesù Cristo e dagli Apostoli sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi e si predicano anche presentemente nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.

D. Quale conseguenza si deduce da quanto qui si è esposto?

R. Per noi cattolici se ne ricavano consolantissime conseguenze. La Chiesa Cattolica ha sempre condannato ogni cosa contraria al Vangelo, di mano in mano che si palesava fra i cristiani, e ha sempre difesa e professata la medesima dottrina; né vi fu pure un sol Papa che richiamasse in vita una massima condannata da un suo antecessore, o mettesse in dubbio una verità prima di lui proclamata. Ora la condanna costante dell'errore e la proclamazione delle stesse verità, dal Pontefice oggi regnante fino a Gesù Cristo, ci dà, per così dire, nelle mani il santo Vangelo puro ed intiero come Gesù Cristo medesimo lo ha insegnato e come gli Apostoli lo hanno predicato per tutta la terra.

D. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana si può avere salute?

R. No: Chi per propria colpa si trova fuori di questa Chiesa non può salvarsi. Nella stessa maniera che quelli i quali non furono nell'Arca di Noè, dice S. Girolamo, perirono nel diluvio, così perisce inevitabilmente colui che si ostina a vivere e morire separato dalla Chiesa Cattolica Apostolica, Romana, unica Chiesa di Gesù Cristo, sola conservatrice della vera Religione.

4. La Chiesa degli eretici, non è la Chiesa di Gesù Cristo.

D. Non può darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti (cioè i Calvinisti e i Luterani), e simili, quantunque non siano nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, tuttavia abbiano la vera Religione?

R. Tutti costoro non hanno la vera Religione, perché non la ricevono dalla Chiesa Cattolica, sola vera Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria della verità e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.

D. Qual è il più grande errore degli Ebrei?

R. Il più grande errore degli Ebrei è questo, che essi, aspettando ancora la venuta del Messia, non credono a Gesù Cristo, né al suo santo angelo.

D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?

R. Gli Ebrei per potersi salvare debbono riconoscere Gesù Cristo per Messia, ricevere il santo Battesimo, e osservare i Comandamenti di Dio e della Chiesa.

D. Chi fu il capo del1a Religione maomettana?

R. Maometto, il quale disseminò i suoi errori sul principio del secolo settimo dell'èra cristiana. La sua religione è un miscuglio di Ebraismo, di Cristianesimo, e di Paganesimo con aggiunte, variazioni e favole, che in pratica giungono a distruggere ogni principio di sana morale.

D. Chi fu l'autore dello Scisma Greco?

R. I Greci scismatici riconoscono per autore del loro scisma Fozio, famoso patriarca di Costantinopoli, che nel secolo IX si ribellò al Romano Pontefice.

D. Chi fu il capo dei Valdesi, i quali in gran numero vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?

R. Il capo dei Valdesi fu Pietro Valdo, negoziante di Lione. Egli cominciò a propagare l'erronea sua dottrina verso la metà del secolo XIII.

D. è vero che la dottrina dei Valdesi è stata sempre la stessa dal tempo degli Apostoli fino a noi?
R. è falsissimo per ogni verso. Prima di Pietro Valdo non si parlò mai di questa dottrina; e dopo di lui i suoi seguaci la modificarono ancora, adottando gli errori di Viclefo e di Hus. Nel secolo decimo sesto poi essa degenerò in Calvinismo; e ai nostri giorni i così detti Valdesi sono veri Protestanti, per quanto si chiamino Evangelici.

D. Chi sono i capi dei Protestanti?

R. I capi dei Protestanti sono Lutero e Calvino, vissuti alla metà del secolo decimosesto: Lutero, frate che uscì dal convento, commise i più gravi disordini, fra cui quello di sposare una monaca legata dai voti, essendo egli pure legato da voti solenni e perpetui. Calvino, chierico simoniaco, fu condannato a grave pena per un delitto ignominioso.

D. Questi uomini, Maometto, Fozio, Pietro Valdo, Lutero e Calvino, diedero qualche prova di esser mandati da Dio?

R. Costoro non erano uomini mandati da Dio: non fecero alcun miracolo, né in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono i loro errori e le loro superstizioni colla violenza e col libertinaggio. La loro religione scioglie il freno a tutti i vizi, apre la strada a tutti i disordini. Cosicché si possono chiamare inviati non da Dio, ma da Satana a predicare e diffondere l'empietà fra gli uomini.

D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?

R. Costoro, non avendo per capo Gesù Cristo, non possono appartenere alla sua Chiesa; ma, come insegna S. Girolamo, appartengono alla sinagoga dell'Anticristo, cioè ad una Chiesa opposta a quella di Gesù Cristo.

5. Del Capo della Chiesa Cattolica.

D. Chi è il Capo della Chiesa Cattolica?
R. Il Fondatore, il Capo invisibile di tutta la Chiesa è Gesù Cristo, il quale dopo aver deputato S. Pietro a governarla, assicurò ch'Egli l'avrebbe assistita dal Cielo sino alla fine dei secoli: Et ecce ego vobiscum sum omnibus diébus, usque ad consummationem saéculi (MATTH., XVIII, 20).

D. Chi è il Capo visibile della Chiesa Cattolica ?
R. Il Capo visibile della Chiesa Cattolica è il Sommo Pontefice, detto comunemente il Vicario di Gesù Cristo o il Papa.

D. Il Romano Pontefice da chi è stato stabilito Capo della Chiesa?
R. Il Romano Pontefice è stato stabilito Capo Supremo della Chiesa nella persona di S. Pietro dal medesimo Gesù Cristo.

D. Con quali parole Gesù Cristo stabilì S. Pietro Capo della Chiesa?

R. Gesù Cristo stabilì S. Pietro Capo e fondamento della Chiesa con queste parole: E io dico a te, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non avran forza contro di lei (MATTH., XVI, 18).

D. Che parte ha dunque S. Pietro nella Chiesa?

R. S. Pietro nella Chiesa è quello che sono le fondamenta in un edifizio. Ogni parte di un edifizio che non poggi sopra le fondamenta, non può reggersi, e rovina certamente. Così ogni credenza, ogni autorità, ogni Chiesa che non riconosca l'autorità di Pietro e non sia a questa ubbidiente, non appartiene più alla Chiesa di Gesù Cristo, perché non è appoggiata sopra il vero fondamento della Chiesa, che, come dice S. Paolo, è quella grande colonna sopra cui s'appoggia ogni verità: Quae est Ecclésia Dei vivi, columna et firmaméntum veritàtis (I Tim., III, 15).

D. Quale autorità diede il Salvatore a San Pietro?

R. Gesù Cristo diede a San Pietro un'autorità assoluta: che suole denominarsi Primato di onore e di giurisdizione, in forza della quale egli può comandare e proibire tutto ciò che giudica opportuno pel nostro bene spirituale ed eterno.

D. Con quali parole Gesù Cristo diede tale autorità al Capo della Chiesa?

R. Gesù Cristo diede tale autorità al Capo della Chiesa con le parole dette a S. Pietro: E a te io darò le chiavi del regno de' Cieli; e qualunque cosa avrai legata sopra la terra, sarà legata anche nei Cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche nei Cieli (MATTH., XVI, 19).

D. Che cosa significano le parole Primato di onore e di giurisdizione del Romano Pontefice?

R. Le parole Primato d'onore e di giurisdizione significano che il Romano Pontefice nella Chiesa ha un potere assoluto sopra tutti i cristiani, siano laici, o preti, o vescovi o di qualunque altro grado e condizione: tutti devono sottomettersi alle sue proibizioni ed a' suoi comandi e da lui dipendere, se vogliono esser sicuri di appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo, che, come dice S. Girolamo, è l'unica arca di salvamento.

D. I Principi, i Re e gli altri Potentati della terra sono anche soggetti al Sommo Pontefice?

R. I Principi, i Re e tutti i Potentati della terra, fossero anche padroni di tutto il mondo, nelle cose di Religione devono sottomettersi al Sommo Pontefice, se vogliono appartenere alla vera Chiesa e salvarsi l'anima; perché l'autorità di costoro è tutta temporale, e in faccia alla Religione essi non sono che semplici fedeli, obbligati come gli altri ad obbedire al Capo della Religione.

D. Con quali parole Gesù Cristo diede questo primato a S. Pietro?

R. Gesù Cristo diede a S. Pietro questo primato colle parole già sopra esposte, e con quelle ancora che si leggono nel Vangelo di S. Giovanni al capo XXI, v. 1517.
Dopo la sua gloriosa risurrezione il Salvatore comparve a' suoi Discepoli sul lago di Genezaret, e preso con loro alquanto cibo, per meglio assicurarli ch'era realmente risuscitato, si volse a Pietro e gli disse: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu più di questiCertamente, Signore, rispose Pietro, tu sai che io ti amo. Gesù soggiunse: Pasci i miei agnelli. E replicò la domanda: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tuCertamente, Signore, rispose tosto Pietro, tu sai che io ti amo. E Gesù ripeté ancora: Pasci i miei agnelli. Poi una terza volta gli chiese: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Pietro nel vedersi interrogato la terza volta sopra il medesimo punto, rimase turbato. Gli tornarono alla mente le promesse da lui fatte altra volta, e purtroppo violate, e temette che Gesù Cristo non credesse alle sue proteste, e fosse per predirgli altre negazioni. Perciò rispose umilmente: Signore, tu sai tutto, tu conosci che io ti amo. Cioè Pietro era sicuro in quel punto della sincerità dei suoi affetti; ma non lo era egualmente per l'avvenire. E Gesù che conosceva il suo desiderio di amarlo e la schiettezza de' suoi affetti, lo confortò dicendo: Pasci le mie pecorelle.

D. Che cosa fece Gesù con queste parole?

R. Con queste parole. Gesù Cristo costituì San Pietro Principe degli Apostoli e Pastore universale della Chiesa e di ciascuno dei cristiani; infatti gli agnelli qui significano tutti i fedeli cristiani spinsi nelle varie parti del mondo, che devono essere sottomessi al Capo della Chiesa, come agnelli al loro pastore. Le pecore poi significano i Vescovi e gli altri sacri ministri, i quali dànno bensì il pascolo della dottrina di Gesù Cristo ai fedeli cristiani, ma sempre d'accordo, sempre uniti e sempre sottomessi al Sommo Pastore della Chiesa, che è il Romano Pontefice, il Vicario di Gesù Cristo sopra la terra.

D. Questa dottrina fu professata sempre dai cattolici?

R. I cattolici di tutti i tempi, appoggiandosi sopra queste parole di Gesù Cristo, hanno sempre creduto come verità di fede che S. Pietro fu costituito da Gesù Cristo suo Vicario in terra e Capo supremo visibile della Chiesa, e che ricevette da Lui la pienezza dell'autorità sopra gli altri Apostoli e sopra tutti i fedeli.
è chiaro poi che l'autorità di Pietro doveva durare quanto la Chiesa, cioè sino alla fine dei secoli (giacché il fondamento deve certo durare quanto l'edifizio che vi sta sopra); e che perciò dopo di lui essa doveva passare ne' suoi successori, i quali sono i Romani Pontefici.

6. Dell'infallibilità pontificia.

D. Qual è la prerogativa più importante dell'autorità del Romano Pontefice?
R. La prerogativa più importante dell'autorità del Romano Pontefice, e nel tempo stesso la più consolante per i cattolici, è la sua infallibilità.

D. Che cosa vuol dire infallibilità pontificia?

R. Infallibilità pontificia vuol dire che il Capo della Chiesa nel giudicare delle cose riguardanti la fede ed i costumi è infallibile, cioè non può cadere in errore, non può quindi né ingannarsi né ingannare.

D. Dov'è contenuta la dottrina dell'infallibilità pontificia?
R. La dottrina dell'infallibilità pontificia si ricava dai passi già citati del Vangelo e ancora dal capo XXII, verso 32 del Vangelo di S. Luca, dove il Salvatore dice a S. Pietro: Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno: e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli.

D. Che cosa si deve osservate in questi detti del Salvatore?

R. In questi detti del Salvatore dobbiamo specialmente notare tre cose:
1. Il Salvatore pregò per S. Pietro, affinché la sua fede non venisse meno; e siccome niuno oserà mettere in dubbio che la preghiera del Salvatore ottenga il suo effetto, così niuno oserà mettere in dubbio, anzi ognuno deve credere fermamente che non sia mai per mancare la fede di Pietro, il quale perciò è infallibile.
2. Pietro è incaricato di confermare nella fede non solamente i semplici cristiani, ma i suoi stessi fratelli, cioè gli Apostoli: e tutti i Vescovi loro successori.
3. Quando Pietro nella persona dei Papi suoi successori proclama una sentenza intorno a questioni di fede o di costumi, noi dobbiamo crederla come verità rivelata da Dio, sebbene non sia ancora stata approvata da alcun Concilio o dai Vescovi, separatamente o radunati.

D. Quale fu la dottrina dei cattolici intorno a questa verità?

R. In tutti i tempi e da tutti i cattolici si è costantemente creduto all'infallibilità del successore di S. Pietro, del Vicario di Gesù Cristo. I Romani Pontefici esercitarono sempre questa autorità suprema nelle controversie religiose, e tutti i veri cattolici hanno sempre accolto rispettosamente le loro dichiarazioni, quali verità da non mettersi più in discussione, uscite dalla bocca stessa del divin Salvatore, del quale i Papi sono i Vicari sopra la terra; ma l'infallibilità stessa non fu mai definita e proclamata verità di fede fino al Concilio Vaticano.

D. Se tutti i fedeli già credevano all'infallibilità del Sommo Pontefice, che necessità c'era di definirla?

R. Non ci sarebbe stata alcuna necessità, se non fossero sorti alcuni eretici ad impugnarla, come i Giansenisti; e se dalla mancanza di un'espressa definizione alcuni sconsigliati cattolici non avessero presa occasione di porla in dubbio. E però, come la Chiesa definì la divinità di Gesù Cristo nel Concilio di Nicea, benché creduta da tutti i cattolici, perché Ario aveva osato impugnarla; come il Concilio di Trento definì tante altre verità già comuni nella Chiesa, perché Lutero le aveva negate; così il Concilio Vaticano definì l'infallibilità pontificia per premunire i fedeli contro chi l'aveva messa in dubbio o apertamente negata.

D. Com'è concepita questa definizione?

R. Questa definizione venne proclamata ed approvata nel Concilio Vaticano il 18 luglio 1870, da oltre settecento Vescovi presieduti dallo stesso Romano Pontefice, con queste parole: «Noi definiamo che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, ossia, adempiendo 1'uffizio di Pastore e Maestro di tutti i cristiani per la sua suprema autorità apostolica definisce qualche dottrina della fede e dei costumi da tenersi da tutta la Chiesa; a cagione della divina assistenza, a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode della stessa infallibilità, della quale il divin Redentore volle fornire la sua Chiesa nel definire le dottrine della fede e dei costumi. Poiché queste definizioni del Romano Pontefice sono per sé stesse, e non pel consenso della Chiesa, irreformabili. Che se alcuno oserà contraddire a questa nostra definizione, che Iddio ce ne guardi, sia anatema».

D. Questa infallibilità si estende a tutte le azioni, a tutte le parole del Sommo Pontefice?

R. No: quando chiamiamo il Papa infallibile, lo consideriamo non come cittadino, non come sacerdote o vescovo, né come sovrano; ma soltanto nella sua qualità di Papa, di Capo della Chiesa, quando definisce cose riguardanti la fede ed i costumi e intende di obbligare tutti i fedeli cristiani.

D. In queste definizioni il Papa fa nuovi dommi?
R. In queste definizioni né il Papa né la Chiesa fanno nuovi dommi; ma dichiarano soltanto che quella tal verità fu veramente rivelata da Dio, che è contenuta nella parola di Dio scritta, vale a dire nella sacra Bibbia, o nella sua parola orale; cioè nella tradizione.

D. Datene un esempio.

R. Per esempio, fu sempre costante credenza della Chiesa che la Santa Vergine sia stata concepita senza colpa originale; ma non si era mai definita come verità di fede. Finalmente il Santo Padre Pio IX il giorno 8 dicembre 1854 definì che tale credenza era appoggiata sopra la Sacra Scrittura e la tradizione, e perciò si doveva accettare e tenere per verità di fede. D'allora in poi fu tolto ogni dubbio, né più fu permesso ad alcuno di disputarvi contro, rimanendo anzi tutti obbligati ad annoverarla fra i dommi di nostra santa Religione.

7. Vantaggi della definizione dell'infallibilità pontificia.

D. Quali vantaggi apporta ai cattolici la definizione dell'infallibilità pontificia?

R. La definizione dell'infallibilità pontificia porta con sé molti vantaggi. I principali sono cinque:
1. Essa circondò di nuovo splendore la vene. randa persona del Sommo Pontefice, e per conseguenza tutta la famiglia cristiana, essendo naturale che l'onore del padre ridondi sui figli.
2. Somministrò un mezzo più spedito per Sciogliere le questioni religiose, e condannare gli errori contrari alla fede. Difatti prima di questa definizione, per sciogliere le questioni di religione con autorità infallibile e condannare gli errori, secondo alcuni era necessaria la sentenza di un Concilio generale o di tutta la Chiesa insegnante dispersa. Le quali due cose essendo sempre assai difficili ad aversi, ne seguiva per i fedeli una prolungata incertezza nel credere a certe verità, e il pericolo di abbracciare 1'errore. Ma ora che la Chiesa universale ha proclamato infallibile il Romano Pontefice, viene assai più prontamente da lui dichiarata la verità e condannato l'errore.
3. Con essa, la Chiesa universale assicura i fedeli che, credendo e facendo quello che il Papa propone a credere e ad operare, non potranno mai errare nelle cose necessarie alla loro eterna salute, e che perciò credono ed operano precisamente quello che vuole Dio stesso.
4. Giova altresì a tutta la civile società; poiché, facendo la parola infallibile del Pontefice udire più autorevolmente agli uomini l'obbligo di star soggetti alle autorità della terra, e condannando la ribellione contro le medesime, il Papato diventa di sua, natura il più valido sostegno dei poteri costituiti e della pubblica quiete.
5. è vantaggiosa agli stessi eretici, perché, proclamato il Papa per giudice e maestro infallibile, scompare ogni pericolo di discordie e contraddizioni religiose. Essi devono sentirsi come attratti a rientrare nel seno della Chiesa Cattolica, dove trovano quella regola certa di fede che invano han ricercata nell'eresia; perché, mancando tra gli eretici un'autorità suprema infallibile, e potendo ognuno credere come gli pare e piace, tutto è dubbio ed incertezza desolante, nelle cose più essenziali per l'eterna salute. Non così nella Chiesa Cattolica [*v. P. SECONDO FRANCO. L'infallibilità pontificia ("Letture Cattoliche", anno XIX)].

D. Che cosa rispondere a quelli che dicono essere alcuni Papi caduti in errore?

R. Questa asserzione si deve negare assolutamente, rispondendo che i fatti addotti o sono calunnie inventate contro i Papi, o si riferiscono a cose non riguardanti la fede. Tutti quelli che han fatto uno studio profondo ed imparziale della storia ecclesiastica, convengono che queste asserzioni sono false; e chi insegna diversamente, o s'inganna, o vuole ingannare.

D. Che male farebbe chi negasse l'infallibilità pontificia?

R. Chi negasse l'infallibilità pontificia, ora ch'è stata definita dal Concilio Vaticano, commetterebbe una grave disubbidienza alla Chiesa; e se fosse ostinato nel suo errore, diverrebbe eretico e non apparterrebbe più alla Chiesa di Gesù Cristo e come eretico noi dovremmo fuggirlo. Se non ascolta nemmeno la Chiesa, dice il Vangelo, abbilo per gentile e per pubblicano (MATTH., XVIII, 17), cioè scomunicato.

8. Una risposta ai protestanti.

D. Che cosa rispondere quando i protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo e al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa?

R. Quando i protestanti parlano così, noi dobbiamo rispondere: Voi protestanti dite di credere a Gesù Cristo e al Vangelo: ma non è vero, perché non credete a tutto quello che c'insegna Gesù Cristo nel Vangelo, e rigettate molte altre verità le quali, sebbene non registrate nel Vangelo, per ordine di Lui furono predicate da' Santi Apostoli, e si devono credere da tutti per potersi salvare. Lo stesso S. Paolo scriveva che di alcune cose avrebbe ragionato e disposto verbalmente, quando si fosse trovato con quei cristiani di Corinto a cui indirizzava la sua lettera: Cétera autem, cum vénero, disponam (I Cor., XI, 34). Inoltre, o protestanti, voi non Credete alla sua Chiesa, non credete al Sommo Pontefice, stabilito dallo stesso Gesù Cristo per governare la sua Chiesa. Poi, permettendo ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo, fate un'orribile confusione dei Sacramenti e delle altre verità di fede, ed aprite con ciò una lunga via all'errore, nel quale l'uomo cade inevitabilmente, quando è guidato solo dal proprio lume. Perciò voi protestanti siete come rami tagliati dall'albero, come membra di un corpo senza capo, come pecore senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è Gesù Cristo.

D. Non è possibile che alcun protestante si salvi?

R. Tra i protestanti si possono salvare:
1. I fanciulli che muoiono prima dell'uso della ragione, purché siano stati validamente battezzati.
2. Possono anche salvarsi coloro che sono in buona fede, cioè sono fermamente persuasi di trovarsi nella vera religione. Costoro nel loro cuore sono cattolici, perché se conoscessero bene la Religione cattolica, certamente l'abbraccerebbero.

D. Che cosa devono fare i protestanti per salvarsi ?

R. I protestanti per salvarsi devono rinunziare ai loro errori, rientrare nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, da cui un tempo si separarono; unirsi al Vicario di Gesù Cristo, che è il Papa. Chi si ostina a vivere da lui separato, perisce eternamente.

9 I protestanti convengono che i cattolici sono nella vera Chiesa

D. Che cosa dicono in particolare i protestanti intorno alla Religione Cattolica?

R. I protestanti dicono che nella Chiesa Cattolica vissero grandi Santi, i quali operarono luminosi miracoli, e che noi vivendo secondo i precetti della Chiesa Cattolica possiamo salvarci.

D. Noi cattolici che cosa diciamo della setta protestante?

R. Noi cattolici, seguendo la dottrina, infallibile della nostra Chiesa, diciamo che i protestanti, se non fanno ritorno alla Chiesa Cattolica, non possono salvarsi.

D. Dunque?

R. Dunque, convenendo i protestanti nel dire che nella Chiesa Cattolica si può avere la salute, mentre i cattolici affermano che questa non si può avere nella Chiesa protestante, ne segue che i protestanti stessi in qualche modo riconoscono che i cattolici, essendo sulla retta via della salute, sono anche nella verità. E se si pensa che la Chiesa Cattolica si proclama infallibile ed unica depositaria della vera religione di Gesù Cristo, ne segue ancora che i protestanti, riconoscendo implicitamente la verità della dottrina cattolica, riconoscono la falsità della loro propria credenza. Per lo meno, ogni uomo assennato deve concludere che è più sicura la dottrina cattolica che non la protestante.

D. Non vi sarebbe qualche esempio a questo riguardo?

R. Ne abbiamo molti: Eccone uno ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV, Re di Francia, quando salì sul trono era capo del partito dei Calvinisti; ma Iddio lo illuminò, facendogli conoscere la vera Religione. Dapprima egli procurò di istruirsi rettamente nei dommi della Religione cattolica; poi fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e domandò loro se credevano che egli nella Chiesa Romana avrebbe potuto salvarsi. Dopo seria riflessione risposero di sì. Allora il Re saviamente rispose: «Perché dunque voi l'avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottenere salute nella vostra setta; voi convenite che nella loro si può averla; ragion vuole ch'io mi attenga alla via più sicura, e preferisca quella religione, in cui per comune sentimento mi posso salvare lì. E abiurò l'eresia, rientrando nel seno della vera Religione.

D. Che cosa presenta di speciale la Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche ?

R. La Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche ha questo di speciale, che:

1. Sebbene sia stata in ogni tempo perseguitata dagli Ebrei, dai Gentili, dagli eretici e dai cattivi cattolici, riportò in tutti gli assalti compiuto trionfo, conservandosi pura e inalterabile, quale fu da Dio fondata, senza che abbia ad altri mossa la minima persecuzione. I nemici della nostra fede si sforzano bensì di addurre, travisandoli, alcuni fatti, come sarebbe la guerra contro gli Albigesi, la giornata di S. Bartolomeo, per provare che la Chiesa Cattolica ha talvolta mosso persecuzioni. Ma costoro sono in errore, giacché tali fatti non furono mai dalla Chiesa né comandati, né approvati.

2. Non si legge che alcuno consapevole di sé stesso abbia in punto di morte abbandonata la Chiesa Cattolica per abbracciare qualche altra credenza. Al contrario si trovano nelle storie moltissimi casi di uomini i quali in punto di morte rinunziarono all'eresia, per morire nel seno della Santa Romana Chiesa e assicurarsi così l'eterna salvezza. Di molti celebri personaggi, che in vita o in punto di morte abbandonarono l'errore per vivere o per morire nella Religione Cattolica, si può leggere in vari autori di storia ecclesiastica e specialmente nell'opera: Storia del Giacobinismo dell'abate Barruel (Miscellanea di filosofia, Parigi, 1808).

3. Niuno mai abbandonò il Cattolicismo per condurre vita più virtuosa. Per l'opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli i quali l' hanno abbandonato, lo fecero per abbracciare qualche altra credenza, in cui potessero condurre vita più libera e disordinata. Segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una credenza più rilassata e più favorevole alle loro passioni.

D. Che cosa dobbiamo fare noi cattolici?

R. Noi cattolici dobbiamo: 1. Ringraziare Dio d'averci creati in quella Religione, che unica può condurre a salvamento chi la pratica fedelmente. 2. Pregarlo di cuore che ci conservi fedeli alla sua grazia e al suo santo servizio, e pregarlo altresì per tutti coloro che vivono da Lui lontani, separati dalla vera Chiesa, perché li illumini e li conduca tutti, Egli ch'è il buon Pastore, al suo ovile. 3. Ma insieme dobbiamo guardarci bene dai protestanti, e da quei cattivi cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa e sparlano del Vicario di Gesù Cristo e degli altri suoi ministri, per trascinarci nell'errore. 4. Mostrarci grati a Dio colla fermezza nella fede e colla pratica esatta de' suoi precetti e di quelli della sua Santa Chiesa.

10. Tre ricordi per la gioventù.

D. Come deve regolarsi un giovane cattolico in questi tempi per non essere ingannato in fatto di religione?
R. Credo che voi, o giovani cristiani, non sarete ingannati in fatto di religione, se metterete in pratica i seguenti avvisi:
1. Fuggire, per quanto è possibile, la compagnia di coloro che parlano di cose oscene, o cercano di deridere il Papa, i Vescovi e gli altri ministri della nostra santa Religione.
2. Se per motivo di studio, di professione o di parentela dovrete trattare con costoro, non entrate mai in dispute di religione; e se cercano di farvi difficoltà, rispondete semplicemente: Quando sono infermo, vado dal medico; se ho lite, mi reco dall'avvocato e dal procuratore; se ho bisogno di rimedi, dal farmacista. In fatto poi di religione, siccome quelli che di proposito l' hanno studiata sono i preti, così mi rivolgo a loro.
3. Non leggete mai e poi mai libri o giornali cattivi. Se per caso qualcuno vi offrisse libri e giornali irreligiosi, aborriteli e rigettateli da voi con quell'orrore e disprezzo con cui rifiutereste una tazza di veleno. E se ne aveste presso di voi, consegnateli al fuoco. E meglio bruciate il libro o il giornale, che mettere l'anima vostra in pericolo di andar a bruciare per sempre nelle fiamme dell'inferno.

D. E quando siamo burlati perché pratichiamo la nostra Religione?
R. Quando siete burlati perché praticate la vostra Religione, voi dovete disprezzare ogni burla e mettervi sotto i piedi ogni diceria mondana. Rispondete poi schiettamente ai derisori, che col Signore non si burla, e quindi nemmeno si deve burlarsi di quello che riguarda il suo divin culto. E richiamate alla memoria la sentenza del Salvatore contro quelli che per rispetto umano si lasciano trascinare al male. «Chiunque, Egli dice, si lascia intimorire, e per rossore non si manifesta per cristiano quando ne è in dovere, sarà svergognato da me quando si presenterà al mio divin Tribunale. Nam qui me erubuerit et meos sermones: hunc Filius hominis erubéscet cum vénerit in majestàte sua, et Patris, et sanctorum Angelorum» (Luc., IX, 26). Lasciate dunque dire chi vuole: purché facciate il bene e vi salviate l'anima per l'eternità, tutto il resto poco importa.

D. E quando dicono che siamo in tempo di libertà, e perciò ognuno può vivere come vuole?
R. Noi dobbiamo rispondere che la libertà di cui parlano, non è data da Dio, ma dagli uomini, e perciò non si deve mischiare per niente nelle cose di Religione; oppure rispondere che, se siamo in tempo di libertà, ci lascino anche liberi di professar la nostra Religione, e di praticarla come a noi piace.
Un giovanetto ben educato era deriso da certi suoi compagni maligni, perché andava a confessarsi e si asteneva delle carni nei giorni proibiti dalla Chiesa. Essi gli adducevano che ai nostri giorni tutto è permesso. Allora il giovane accortamente rispose: «Se tutto è permesso, sarà anche permesso a me di praticare la mia Religione, e se voi siete ben educati, dovete lasciarmi libero di osservarne le pratiche».

D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?
R. No certamente; anzi, più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perché è stata fondata da Gesù Cristo sopra una pietra, contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. La storia ci racconta come in passato alcuni sovrani abusando del loro potere spogliarono il Papa, dispersero, imprigionarono Vescovi e Cardinali; il Capo della Chiesa era condotto èrrante di città in città e chiuso in prigione. Ma la mano di Dio non tardò a gravare sugli oppressori; la loro potenza fu abbattuta, i loro eserciti disfatti, ed essi dal colmo della gloria caddero nell'ignominia e poi nella tomba.

Ed i Pontefici? I Pontefici, acquietatesi le burrasche politiche, poterono ritornare gloriosi in Roma a ripigliare possesso del loro trono e ad esercitare la pienezza del lor potere su tutto il mondo. è vero che talvolta, quando la Religione è disprezzata in certi paesi, Dio permette che sia trasportata altrove. Ma ciò è sempre a danno degli uomini, e mai della Religione. Difatti noi vediamo che tutti i passati persecutori della Chiesa non esistono più, e la Chiesa esiste tuttora; tutti quelli che la perseguitano presentemente, di qui a qualche tempo scompariranno anche loro, e la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perché Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei, e vuole che duri sino alla fine del mondo, per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante, formando di tutti i buoni un sol regno nella patria dei beati. Così sia.

* * *

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (MARC., XIII, 31).

Chi persevererà sino alla fine, si salverà (MATTH., X, 22).

Chi prega, certamente si salva; chi non prega, certamente si danna (S. ALFONSO, Del gran mezzo della preghiera).

Chi non ha la Chiesa per madre, non può avere Dio per padre (S. CIPRIANO).

Il primato è dato a Pietro, affinché una sola Chiesa ed una sola Cattedra di Cristo sia mostrata ai cristiani. Primatus Petro datur, ut una Christi Ecclésia, et Cathedra una monstrétur(San CIPRIANO, De unitate Eccl., IV).

Dove è Pietro, cioè il Sommo Pontefice suo Successore, ivi si trova la vera Chiesa di Gesù Cristo. Ubi Petrus, ibi Ecclesia (S. AMBROGIO).

Chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non possederà mai la vita eterna, ma la collera di Dio verrà sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall'unità di Gesù Cristo. Questa bontà e probità, che non è sommessa alla Chiesa, è un'ipocrisia sottile e Perniciosa (S. AGOSTINO).

Io non crederei neppure al Vangelo, se non mi movesse l'autorità della Chiesa Cattolica. Ego vero Evangélio non créderem, nisi me Catholicae Ecclésiae commovéret auctoritas (s. AGOSTINO).

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I marziani? Sono tra noi da un pezzo!
https://www.sanpiox.it/images/stories/P_Rimini/PDF/Veritas/Veritas_093.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 7 settembre 2016

SON POCHI. Comunque per adulti maturi... CERTO CHE GESU' NON CONTA PIU' sui suoi... amici

Miserere nostri, Domine
Miserere nostri!

don Paul Renner, l’errore che sale in cattedra
(di Mauro Faverzani) Il prossimo appello è il 16 settembre, dalle ore 10 alle ore 12. L’esame, quello di Questioni di teologia morale e pratica, figura nella pagina della sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Docente è il prof. don Paul Renner, che insegna presso una struttura convenzionata col prestigioso ateneo, la Scuola Superiore di Sanità “Claudiana” di Bolzano.
Il personaggio, 58enne, raramente è vestito da prete, preferisce abiti spesso sgargianti oppure tipici altoatesini: molto noto in Alto Adige, lo è poco invece nel resto d’Italia. A casa propria riveste cariche autorevoli: insegna Scienze della Religione e di Teologia Fondamentale presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone; è direttore dell’Istituto di Scienze Religiose diocesano ed è incaricato della formazione degli insegnanti di religione per tutto l’Alto Adige; inoltre, è responsabile dell’Ufficio diocesano Cultura ed Educazione permanente. Da una figura così, con tutte queste responsabilità, ci si aspetterebbe quanto meno una dottrina salda, anzi granitica.
Stupisce prender atto che non sia così. E addolora doverlo aggiungere al pur triste eppure affollato novero di quanti siano pronti a cavalcare i peggiori luoghi comuni contro la Chiesa e contro il Catechismo. A partire – come dubitarne? – dalla questione Lgbt. Non da oggi. Già in un’intervista rilasciata al quotidiano Alto Adigenel 2000, dichiarò: «È sostanzialmente vero quanto sostengono molti e cioè che forse in futuro la Chiesa dovrà chiedere perdono per le discriminazioni e le sofferenze inferte alle persone con tendenza omosessuale».
E da qui eccolo vomitare accuse infamanti: «Roma l’hanno già rovinata i cattolici ferventi, senza dover attendere i gay». Ha nostalgia dei primi cristiani, ma solo perché almeno loro «si accontentavano di rimanere defilati e scavavano catacombe», non come al giorno d’oggi, quando «l’incidenza ed a volte l’invadenza del Vaticano nella politica rimane fortissima», commenta sconsolato. Ancora nel 2004, in un’altra intervista sempre per l’Alto Adige, non esitò a mostrarsi favorevole al riconoscimento delle unioni civili, etero e omosessuali, sia pur distinguendole formalmente da quelle sposate.
Di lui nel 2006 si è occupata anche GoiTv, la televisione della massoneria. L’occasione per un’intervista giunse dall’annuale Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia, svoltasi al Palacongressi di Rimini dal 31 marzo al 2 aprile 2006. Don Renner vi partecipò nella veste di oratore, definendo crocifisso e grembiulini compatibilissimi, al punto da ritenere superate divisioni e incomprensioni.
Posizione ribadita anche nel suo libro, Frontiere/Grenzen: Vita freelance di un prete felice (Il Margine, Trento 2006): «I massoni sono un’organizzazione (o una serie di organizzazioni) di persone votate al progresso culturale e spirituale, che si impegnano nella filantropia», e questo, secondo lui, basterebbe a rendere i contrasti con la Chiesa roba del passato. È voce comune che anch’egli sia affiliato alla confraternita, anche se lui, si limita a sostenere «la possibilità di una duplice appartenenza alla chiesa e alla massoneria» (op. cit., p. 204).
Don Renner pare “dimenticare” la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983 con specifica approvazione di papa Giovanni Paolo II, e tuttora in vigore. In essa si ribadiscono la condanna dell’appartenenza alle logge: «I loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la Dottrina della Chiesa – si legge – perciò l’iscrizione ad essa rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». Sconcertante è anche quanto dichiarato nella predetta circostanza alla tv della massoneria: «Gesù è un laico, non è mai diventato sacerdote, non ha mai esercitato il culto. Raduna intorno a sé altri laici, avvia un movimento laicale, che poi ha assunto anche una sua fisionomia clericale, ma la Chiesa è una realtà laica». Per questo non deve «fare proseliti».
Qui don Renner dimostra di non tenere in alcun conto l’istituzione dell’Eucaristia. San Tommaso (che, nel Commentarium in epistolam ad Hebraeos, scrisse: «Solo Cristo è il vero Sacerdote, mentre gli altri sono i suoi ministri» e nella Summa theologiae precisò: «Cristo è la fonte di ogni sacerdozio») e il Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 1544 afferma con chiarezza: «Tutte le prefigurazioni del sacerdozio dell’Antica Alleanza trovano il loro compimento in Cristo Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini». Quanto al far proseliti, val la pena ricordare quanto scritto da Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini al n. 91: «La Chiesa è missionaria nella sua essenza. Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Gesù Cristo». Ed ancora al n. 93: «La missione della Chiesa non può essere considerata come realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale. È necessario dunque riscoprire sempre più l’urgenza e la bellezza di annunciare la Parola per l’avvento del Regno di Dio, predicato da Cristo stesso».
Ma questo probabilmente sfugge al sacerdote altoatesino, talmente infervorato dalla prospettiva del dialogo interreligioso da auspicare l’insegnamento della religione islamica nelle scuole, convinto che ciò possa costituire un «deterrente» contro il terrorismo anziché l’innesto di elementi estranei alla nostra cultura. Del resto, sembra infastidirlo alquanto l’idea che una religione possa dirsi vera e, di conseguenza, le altre false, benché in questo le Sacre Scritture siano chiare: Gesù Cristo è «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6) e non altri. Ma don Renner rilancia in un’intervista per il quotidiano L’Adige: «I primi a scatenare l’odio religioso siamo stati noi cristiani», colpa nostra quindi, contro ogni evidenza storica, a partire dal sangue dei martiri, sgorgato copioso sin dalle origini ed ancora oggi versato in molte parti del mondo.
Che una persona con tali convinzioni sia stata posta ad insegnare agli studenti universitari, ai futuri insegnanti di religione, all’Istituto di Scienze Religiose e debba curare settori strategici come Cultura ed Educazione permanente nella propria Diocesi suscita più di una perplessità. Come è possibile? Che ne pensano il vescovo di Bolzano e la Congregazione per la Dottrina della Fede? (Mauro Faverzani)

giovedì 26 febbraio 2015

Rivoluzione e Tradizione


Rivoluzione e Tradizione



 Cosa fare quando tutto sembra immerso in una confusione tremenda? Cosa fare quando non sembra sussistere nulla di certo?

 L'uomo è fatto per vivere di fronte a Dio, e in Dio trovare la propria consistenza e pace. Un tempo la Chiesa Cattolica comunicava questa pace. Era il mondo, quello lontano da Dio, ad essere in continua agitazione, ma la Chiesa no. La Chiesa era la stabilità.
 Era il mondo senza Dio ad essere immerso in una continua Rivoluzione e questa Rivoluzione continua era amata dalle anime instabili e disperate che, scontente della vita, cercavano affannosamente un’impossibile novità che appagasse il loro vuoto interiore.

 La Chiesa no; sempre uguale a se stessa, composta e pacifica nella stabilità di Dio, avanzava nel mare della storia ed era il vascello sicuro per le anime che non amavano la Rivoluzione riconoscendola falsa e ingannevole.

 Era il mondo moderno che, non volendo dipendere più da Dio e da nessuna autorità, criticava la Chiesa accusandola di non cambiare mai! Non credendo in Dio, il mondo moderno non capiva la stabilità della Chiesa, perché in fondo non capiva la stabilità di Dio.

 Così, in mezzo a tutte le terribili rivoluzioni, la Chiesa con i suoi santi, con la grazia soprannaturale dei suoi sacramenti, con la verità immutabile rivelata da Dio e trasmessa dalla Tradizione e dalla Scrittura, camminava nel mondo, strappando tutte le anime che poteva alla Rivoluzione che uccide, per portarle nel suo seno, nella stabilità della grazia che edifica.

 Tanti venivano colpiti dalla meravigliosa pace che emanava dalla Chiesa Cattolica, pace che convinceva e convertiva, pace che è tra i più grandi segni di Dio.

 Quante conversioni anche nel mondo protestante verso la Chiesa Cattolica: i protestanti si erano adattati alla modernità sempre più atea e indifferente, ma questa modernità non dava pace e molti così tornavano alla Chiesa Cattolica. Descrive molto bene questa situazione Carlo Lovera di Castiglione nel suo famoso testo su ”Il movimento di Oxford”. Parlando della crisi dottrinale scoppiata dentro la chiesa anglicana a metà dell'800 così dice: “...dei fedeli, gli uni non sapevano più che pensarne, altri parteggiavano per i novatori, molti guardavano oltre i confini della Chiesa Stabilita, verso i Cattolici Romani, per i quali la serenità della fede e dell'immutabile dottrina, si rifletteva nel possesso della verità pieno di sicurezza e di pace.” (Carlo Lovera di Castiglione, Il movimento di Oxford, Morcelliana 1935, pag. 220).

 “La serenità della fede e dell'immutabile dottrina, si rifletteva nel possesso della verità pieno di sicurezza e di pace”: come è dolce questo parlare. E' la dolcezza stessa di Dio che dona nella Chiesa quella serenità che ogni cuore cerca.

 Ma ora tutto è cambiato... sono giunti giorni terribili che la retorica buonista dei cristiani ammodernati non può nascondere: la Rivoluzione dal mondo ateo è entrata nella Chiesa e sta consumando tutto. Non c'è più stabilità, la Chiesa sembra entrata in una perenne Rivoluzione che tutto cambia continuamente: confusione nei riti, confusione nella dottrina, confusione nella morale, confusione nella disciplina. Non sai se la verità di oggi durerà domani. Tanti, preti e fedeli, corrono affannosamente per non restare indietro, per adattarsi come possono a questa estenuante confusione.

 Chi cerca veramente Dio, in questa Chiesa rivoluzionaria, resta terribilmente solo.

 Che fare in questo clima asfissiante? e che cosa non fare?

 Innanzitutto occorre non farsi prendere dall'agitazione, occorre non reagire da rivoluzionari: sarebbe come curare il male, che è appunto la Rivoluzione, con la stessa malattia. Lo spirito rivoluzionario, anche quando pretende di salvare il bene, non sarà mai la soluzione.

 Bisogna invece stare veramente fuori dalla Rivoluzione, vivendo integralmente il cattolicesimo in quella stabilità che era sua, prima che la Rivoluzione invadesse tutto.
 Nella confusione nera, nelle tenebre, urge decidere di fronte a Dio di vivere da cattolici, stabilmente. Per questo bisogna riconoscere un luogo che ti comunichi la pace della fede nel possesso della verità rivelata. Un luogo dove è celebrata la Messa tradizionale: eleggerlo come riferimento per la propria vita, lasciandosi educare da questo luogo. Non vivere da agitati in una lotta perenne ma vivere da cattolici nella liturgia di sempre, nella dottrina di sempre, nella grazia di sempre secondo i sacramenti di sempre; e così operare tutto il bene che il Signore ci permette di compiere.

 Lo dice padre Calmel: “Ciò che sarà sempre possibile nella Chiesa, ciò che la Chiesa assicurerà sempre, nonostante i tentativi diabolici della nuova Chiesa post-vaticanesca, è questo: tendere alla santità realmente, potersi istruire, in un gruppo reale anche se molto piccolo, sulla dottrina immutabile e soprannaturale, sotto un'autorità reale e conservando la sicurezza che resteranno sempre dei veri sacerdoti e dei Vescovi fedeli, che non avranno dimissionato (forse anche senza accorgersene) nelle mani delle commissioni e della collegialità.” (R. T. Calmel, Breve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, pag. 51).

 Carissimi, se vivremo così, le tenebre terribili di oggi resteranno fuori dai nostri cuori.

 Preghiamo perché la Madonna ci ottenga questo rifugio, e noi cerchiamo di esserne sempre più degni.

sabato 6 dicembre 2014

DIO - GESÙ CRISTO (il Vero)- CHIESA CATTOLICA (la Vera)




DIO - GESÙ CRISTO - CHIESA CATTOLICA: 
I TRE CAPOSALDI DELLA FEDE E DELLA SALVEZZA 
MESSI IN FORSE DALL'ERESIA DEGLI ULTIMI TEMPI

Anche il male ha la sua strategia. Come il bene, del resto. Il bene per conservare e edificare, il male e l'errore per distruggere.

La strategia del male è guidata da satana, il nemico di sempre. La strategia del bene e della verità è guidata da Dio, l'amico dell'uomo. Per portare a buon fine la strategia del bene Dio si serve di Maria.
La strategia del satana è cominciata con la prima pagina della storia dell'uomo nel paradiso terrestre ed ha registrato subito un successo clamoroso con la caduta di Eva e di Adamo che ha portato il satana al dominio dell'umanità come «principe di questo mondo». La strategia di Dio, apparentemente posteriore a quella del satana, effettivamente la precede perché Dio amava l'uomo con « amore perpetuo » (Ger. 31, 3), prima ancora della caduta, prima ancora della promessa della redenzione, e si effettua già fin da allora per mezzo di Maria: « Porrò inimicizie fra te e la Donna » (Gen. 3, 15).

Obiettivo primo ed unico della strategia del satana è la distruzione di Dio e di tutto ciò che a Dio si riferisce, non altro. Ma non è facile distruggere Dio. Dio è la vita, non la morte. Dio è solito vincere, non perdere. Tra i due antagonisti, satana e Dio, il primo è il pigmeo, il secondo il gigante. La lotta impari è facile prevedere come andrà a finire, anche se nel decorso della lotta ci saranno vicende alterne, alti e bassi, che diano l'illusione di una vittoria apparente o di una temporanea sconfitta. Il satana, perfidissimo ma intelligentissimo, lo sa. Ed ecco allora messa in campo l'astuzia sua propria per accerchiare l'avversario, distrarlo, isolarlo e farlo cadere se possibile prima dello scontro diretto.
Dio si manifesta nel suo Cristo, e Cristo si esplica e continua nella sua Chiesa. Tre gradi, tre aspetti del cammino che l'uomo deve percorrere per arrivare alla salvezza: attraverso la Chiesa, « colonna di verità » (1 Tim. 3, 15), incontrare Cristo, e in Cristo, via, verità e vita, incontrare Dio e realizzare con lui l'intimità spirituale attraverso la grazia santificante, seme della gloria eterna. L'economia divina della salvezza si attua praticamente, attraverso queste tre tappe: battesimo-fede-grazia. Il battesimo ci inserisce nella Chiesa e infonde nell'anima la virtù teologale della fede, infonde la grazia santificante che è abitazione della Santissima Trinità e ci rende figli di Dio, membri della sua famiglia, fratelli di Cristo e coeredi della vita eterna. La strategia di Dio segue questa linea.

La strategia della distruzione segue l'ordine inverso di questo processo: si comincia col disgregare la Chiesa, ecco il protestantesimo del secolo xvi che ha portato alla frattura nell'unità ecclesiale e lo stacco dalla « Pietra » su cui la Chiesa è fondata. Segue il deismo illuminista e massonico del secolo xvm che porta alla negazione della divinità di Cristo e al rifiuto di tutto il suo insegnamento dogmatico e morale. E infine si ha l'ateismo radicale del secolo xx con la negazione di Dio, della sua autorità e della sua esistenza, per instaurare un ambiguo regnum hominis: apostasia completa, di cui noi oggi siamo e i protagonisti e i testimoni e le vittime. La conclamata civiltà moderna è in grandissima parte una civiltà laica, ossia come si espresse Paolo VI, una civiltà atea.

Tre date storiche, legate tra loro da una singolare uniformità con l'intervallo di due secoli, segnano le fasi discendenti di questa apostasia: 1517, protestantesimo, negazione della Chiesa romana; 1717, massoneria, negazione di Cristo; 1917, bolscevismo, negazione di Dio. Diamo un'occhiata a queste tre date storiche un po' più da vicino.

Nel 1517 inizia la ribellione di Lutero, seguita da altri corifei dell'errore in Germania, Svizzera, Inghilterra, nord Europa che si staccano da Roma. Crisi dogmatica, sì, ma soprattutto crisi disciplinare, perciò scisma. Senza lo scisma la crisi protestante si sarebbe potuta, presto o tardi, ancora ricomporre. Il « Vangelo puro » che il protestantesimo si è sempre vantato di conservare, non si è dimostrato in pratica che una mossa equivoca e propagandistica. Il distacco da Roma è stato fatale alla Germania e agli altri Stati del nord Europa. La vita sacramentaria è stata ridotta, e quindi la vita spirituale si è atrofizzata per la mancanza del sacerdozio vero. I diversi tentativi di un ritorno sincero ed effettivo alle sorgenti che sono stati fatti in seno al protestantesimo con piena buona fede nel corso di questi quattro secoli sono tutti più o meno falliti, disgraziatamente. Il motivo è sempre lo stesso: la Chiesa di Cristo è fondata su una « Pietra » e ignorare la « Pietra » significa anche svuotare il Vangelo e tutto il messaggio di Cristo.

Esattamente duecento anni dopo, il 24 giugno 1717, veniva fondata a Londra la prima loggia massonica. La massoneria si estendeva in pochi anni a tutti gli Stati d'Europa e di America nonostante le molte e ripetute condanne della Chiesa, imponendo una nuova concezione religiosa da cui era escluso il dogma rivelato. Nacque così la nuova teoria mezzo razionalista e mezzo protestante che fu detta deismo. Ma quale Dio era inteso? Non certo il Dio della rivelazione e della Bibbia, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Gesù Cristo, il Dio trascendente, ma un Dio raffazonato su misura umana, dimensionato all'uomo, quasi si direbbe creato dall'uomo. Come creato dall'uomo questo Dio non poteva contenere misteri, non poteva essere Trinità, quindi Cristo fu declassato al semplice livello di uomo: uomo singolare, di eccezione, grande maestro di morale, grande benefattore dell'umanità, ma soltanto uomo, spoglio delle sue qualità e attributi divini. La religione illuministica e massonica fu in questo modo fatta naturale, utilitaristica, contingente a seconda dei tempi e dei luoghi. Così la legge morale su tutta la vasta gamma delle sue applicazioni pratiche.

Passano così altri duecento anni ed ecco il 1917, l'anno del bolscevismo ateo e del più crasso materialismo assurto a nuova religione e a nuova fede in sostituzione di qualunque altra religione trascendente, definita tout court come « oppio del popolo », un narcotico velenoso e mortifero, una piaga sociale che è necessario e doveroso eliminare e combattere con tutti i mezzi: l'ultimo gradino della disgregazione a cui l'uomo, per la ferrea logica dell'errore, era stato costretto ad arrivare.

Ma l'anno dell'esplosione atea e materialista, il 1917, era stato anche, fortunatamente, l'anno delle apparizioni e del messaggio materno di Maria a Fatima.


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