venerdì 24 ottobre 2014

"Stimoli che mi spingevano a predicare" San Antonio Maria CLARET


CAPITOLO XII
Stimoli che mi spingevano a predicare, e cioè:
l'esempio dei Profeti, di  Gesù Cristo, degli Apostoli, dei S.S. Padri, dei Santi.


214 - Oltre a questo amore, che ho sempre sentito per i poveri peccatori, mi  muove a lavorare per la loro salvezza l'esempio dei Profeti, di Gesù Cristo,  degli Apostoli, dei santi, delle sante. Ho letto spesso le loro vite; e i passi  più interessanti li annotavo a mia utilità e profitto e per vieppiù spronarmi.  Riporterò qui alcuni frammenti.

215 - Il profeta Isaia, figlio di Amos, della regale famiglia di David,  profetizzava e predicava. Suo principale scopo era di palesare agli abitanti di Gerusalemme e agli altri Ebrei, le loro infedeltà, e annunziare il castigo di  Dio che sarebbe venuto dagli Assiri e dai Caldei, come difatti avvenne.  L'empio Re Manasse, suo cognato, gli tolse la vita, facendo che fosse segato a  metà.

216 - Il profeta Geremia, profetizzò per quaranticinque anni. Suo  principale scopo fu quello di esortare alla penitenza il suo popolo,  annunciandogli i castighi che gli avrebbe inviato il Signore. Fu condotto in  Egitto, e a Taphnis, città principale, morì lapidato dagli stessi Giudei. La nota caratteristica di questo grande profeta é una tenerissima carità verso  il prossimo, piena di compassione per i suoi malanni, non solo spirituali, ma  anche corporali; carità che non gli dava requie. Fu così che in mezzo al  tumulto della guerra, in mezzo al disordine del regno, il quale andava alla  rovina, e durante l'assedio di Gerusalemme e nella grande mortalità del popolo,  lavorò sempre con molto ardore per la salvezza dei suoi concittadini. Per  questo fu chiamato bellamente amante dei suoi fratelli e del popolo d'Israele.

217 - Il profeta Ezechiele profetizzò e predicò per vent'anni, ed ebbe  la gloria di morire martire della giustizia. Fu ucciso presso Babilonia dal  capo del suo popolo, perché gli rimproverava il culto reso agli idoli.

218 - Il profeta Daniele ricco di incredibili doni, come i più grandi  profeti. Egli non solo predisse cose future, come gli altri profeti, ma  precisò il tempo in cui sarebbero accadute. Per invidia fu gettato nella fossa  dei leoni; ma Dio lo liberò.

219 - Il profeta Elia fu uomo di fervente ed efficacissima preghiera, di  grande e straordinario zelo, e fu perseguitato a morte, anche se non morì, ma  fu rapito da un carro di fuoco.

220 - L'Ecclesiastico, parlando dei dodici Profeti, detti Minori solo perché gli scritti che lasciarono sono brevi, dice che  restaurarono la casa di Giacobbe e salvarono se stessi con la virtù della fede.

221 - Ma quello che più mi ha mosso é stato l'esempio di Gesù Cristo. Egli andava da un paese all'altro, predicando sempre; e non solamente nei paesi  grandi, ma anche nei villaggi e nei casolari, persino a una donna sola, come  fece con la Samaritana, quantunque stanco per il lungo cammino, assetato e in  un'ora scomoda per Lui e per la donna.

222 - Fin dal principio rimasi incantato dello stile usato da Gesù nella  predicazione. Che similitudini! Che parabole! Io mi proposi di imitarlo con  paragoni, esempi e semplicità di stile. Che persecuzioni! Fu posto come segno  di contraddizione, perseguitato nella dottrina, nelle opere, nella persona, fino  a togliergli la vita tra villanie, tormenti e insulti, e con la morte più  ignominiosa che c'é sulla terra.

223 - Molto pure mi muoveva la lettura di quello che fecero gli Apostoli.  L'Apostolo S. Pietro, nella prima predica convertì tremila uomini, e nella  seconda cinquemila. Con che zelo e fervore doveva predicare! Che dire poi di  S. Giacomo, di S. Giovanni e di tutti gli altri? Con che sollecitudine, con  che zelo correvano da un regno all'altro! Con che zelo predicavano, senza paure  né umani rispetti, consapevoli che si deve obbedire prima a Dio poi agli  uomini. Così risposero agli scribi e ai farisei quando comandarono di non  predicare più. Se venivano flagellati, non per questo si impaurivano e  desistevano dal predicare; che anzi, si ritenevano felici e beati d'aver potuto  soffrire qualche cosa per Gesù Cristo.

224 - Ma é lo zelo dell'apostolo San Paolo che più m'entusiasma. Come corre da  una all'altra parte, portando come vaso d'elezione la dottrina di Gesù Cristo!  Predica, scrive, insegna nelle sinagoghe, nelle carceri e in tutte le parti.  Lavora e fa lavorare opportunamente e importunamente; soffre flagelli,  lapidazioni, persecuzioni di ogni sorta, le calunnie più atroci; ma non si  spaventa, al contrario, si compiace nelle tribolazioni, e giunge ad affermare di  non gloriarsi che nella croce di Gesù Cristo.

225 - Molto mi incoraggia anche la lettura delle vite e delle opere dei Santi Padri: S. Ignazio martire; S. Ireneo; S. Clemente presbitero di  Alessandria; S. Ilario; S. Cirillo; S. Efrem; S. Basilio; S. Gregorio  Nazianzeno; S. Gregorio Vescovo di Nissa; S. Ambrogio; S. Epifanio; S.  Girolamo; S. Paolino; S. Giovanni Crisostomo; S. Agostino; S. Cirillo  d'Alessandria; S. Prospero; Teodoreto; S. Leone Magno; S. Cesareo; S. Gregorio  Magno; S. Giovanni Damasceno; S. Anselmo; S. Bernardo.

226 - Leggevo assai di frequente le vite dei santi che si sono distinti nello  zelo per la salvezza delle anime, e ho constatato che mi fanno bene, perché mi  ripeto quelle parole di S. Agostino: Tu non eris sicut isti et istae?  E tu non sarai, non lavorerai per la salvezza delle anime, come lavorarono  questi e queste? [Confes. l. 18, c. 11] Le vite dei santi che mi commovevano di più, sono le  seguenti: S. Domenico, S. Francesco d'Assisi, S. Antonio di Padova, S. Giovanni  Nepomuceno, S. Vincenzo Ferreri, S. Bernardino di Siena, S. Tommaso da  Villanova, S. Ignazio di Loyola, S. Filippo Neri, S. Francesco Saverio, S.  Francesco Borgia, S. Camillo de Lellis, S. Carlo Borromeo, S. Francesco Regis,  S. Vincenzo de' Paoli, S. Francesco di Sales.

227 - Nelle vite e sulle opere di questi santi meditavo, e questa meditazione  accendeva in me un fuoco tanto grande che non mi dava riposo. Avevo bisogno di andare, correre da una parte all'altra, predicando  continuamente. Non posso ridire quel che provavo in me. Non sentivo la fatica,  né mi intimorivano le calunnie più atroci che mi muovevano, né temevo le  persecuzioni più grandi. Tutto mi era dolce, pur di guadagnare anime, a Gesù  Cristo, al cielo, e preservarle dall'inferno.

228 - Prima di chiudere questo capitolo, voglio parlare di due modelli di zelo  veramente apostolico, che mi hanno sempre commosso. Uno é il Ven. P. Diego di  Cadice, e l'altro é il P. Maestro d'Avila. Del primo si legge nella sua vita: Il  Servo di Dio, mosso dallo zelo di guadagnare anime a Cristo, si consacrò per  tutta la vita al ministero apostolico, senza mai riposare. Intraprendeva  continuamente lunghi viaggi, che faceva sempre a piedi, senza paura dei disagi  delle stagioni, passando da un luogo a un altro per annunziare la divina parola  e cogliere il prezioso frutto. Si caricava di cilici, si disciplinava due volte  al giorno e osservava un rigorosissimo digiuno. Suo riposo, la notte, dopo le  fatiche del giorno, era il porsi a pregare davanti al Santissimo Sacramento,  del quale era tanto devoto, da nutrire per Esso l'amore più tenero e vivo.

229 - Dalla vita del P. Avila. Il suo equipaggio consisteva in  un  asinello, di cui, lui e i suoi compagni si servivano a tratti, sul quale  caricavano mantelli, bisacce con una scatola di ostie per celebrare la S.  Messa, cilici, rosari, medaglie, stampe, filo e pinzette per confezionare  corone con le proprie mani. Nulla portava da mangiare, confidando solo nella  divina Provvidenza. Raramente mangiava carne; di solito, pane e frutta.

230 - I suoi sermoni duravano di solito due ore; ed era tanta la copia delle  similitudini, che gli era molto difficile impiegare meno tempo. Predicava con  tanta chiarezza che tutti lo capivano e non si stancavano di ascoltarlo. Giorno  e notte, non pensava che a propagare il regno di Dio, la riforma dei costumi e  la conversione dei peccatori. Per comporre i suoi sermoni non rimestava molti  libri, né li caricava di troppe idee, o esempi della Scrittura, o altre gale.  Gli bastava un argomento e lanciare un grido per accendere il cuore di chi  ascoltava.

231- Al tempo che il P. Avila predicava a Granada, c'era un altro predicatore,  il più famoso di quel tempo. Quando i fedeli uscivano da qualche sua predica,  facevano grandi meraviglie per le tante e così belle cose, tanto egregiamente  esposte e tanto proficue; ma dopo aver ascoltato il P. Avila, andavano tutti a  testa bassa, muti, senza parole, raccolti e compunti dalla forza della verità,  della virtù e della eccellenza dell'oratore.

232 - Il principale fine che si proponeva la sua predicazione era di liberare  le anime dall'infelice stato della colpa, manifestando la bruttezza del  peccato, l'indignazione di Dio e i castighi orrendi che attendono i peccatori  impenitenti, e il premio offerto a quelli che si pentono veramente; concedendo  il Signore tanta efficacia alle sue parole, che dice il Venerabile Fr. Luigi da Granada: «Un giorno lo udii deprecare la malvagità di coloro che per un  godimento bestiale, non si peritano di offendere Dio, prendendo da Geremia  questa citazione: Obstupescite coeli super hoc, e posso assicurare che  lo disse tanto compreso di spavento che mi sembrò tremassero le pareti della  chiesa».


233 - Oh, Dio mio e Padre mio, fate che io vi conosca e vi faccia conoscere; che  vi ami e vi faccia amare; che vi serva e vi faccia servire; che vi lodi e vi  faccia lodare da tutte le creature. Datemi, Padre mio, che tutti i peccatori si  convertano, che tutti i giusti perseverino nella grazia, e tutti possiamo  raggiungere la gloria eterna. Amen.

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