Avena, Farro, Miglio, Orzo e Kamut: Cereali poco frequenti sulle nostre tavole

Certamente la pasta, il pane ed il riso sono le principali fonti di carboidrati della nostra dieta: il grano ed il riso, sono infatti i cereali più conosciuti e consumati dalla popolazione italiana. Tuttavia esistono anche altri cereali con caratteristiche simili agli alimenti sopraelencati, molto comuni invece in altre zone del pianeta.
Elencheremo  di seguito alcune delle caratteristiche di cinque cereali facilmente acquistabili nei nostri supermercati: avena, farro, miglio, orzo e kamut.
avena
L’avena è il cereale con più alto contenuto proteico (di buon valore biologico). Ancora non è noto se essa può essere consigliata in una dieta per celiaci. Buona è la concentrazione di acido linoleico, acido grasso polinsaturo essenziale per il nostro organismo. Si pensa che essa sia ipocolesterolemizzante,  diuretica, lassativa e saziante. 100 g di avena forniscono 389 KCal.

farro
Il farro è un cereale contenente glutine, e quindi non adatto ai soggetti celiaci. E’ molto spesso utilizzato per la produzione di pane e pasta. Rispetto ad cereali esso fornisce un minor apporto calorico (335 KCal/100g), mentre garantisce una buona concentrazione proteica (e di amminoacidi essenziali, quali la metionina, non prodotta dal nostro organismo). Ottimo anche l’apporto di vitamine del gruppo B.

Il miglio è un cereale molto indicato per i celiaci, in quanto non contiene glutine. I sali minerali maggiormente presenti sono il ferropotassiofosforo, zinco e calcio. Contiene vitamine del gruppo B, vitamina E ed in minor quantità vitamina K. E’ indicato nell’alimentazione per l’infanzia e per le persone con problemi di acidità di stomaco in quanto facilmente digeribile. 100 g di miglio forniscono 356 Kcal, mentre 100 g di miglio decorticato 360 KCal.
L’orzo ha un basso indice glicemico e contiene molti sali minerali quali il silicio, il fosforo, il potassio, il ferro,il magnesio e il calcio, oltre che vitamine del gruppo B e vitamina E. L’orzo contiene glutine e 100 g di farina garantisce 357 Kcal; buono è il contenuto in proteine. Il suo consumo è consigliabile negli anziani e nei bambini, in quanto i sali minerali in esso presenti sono molto utili nella formazione e nella protezione del tessuto osseo. Si ipotizzano altre possibili funzioni attribuite all’orzo, quali il miglioramento della memoria o effetti antiossidanti.
kamut
Il kamut è un particolare tipo di grano  e quindi non è adatto ai celiaci, poichè esso contiene glutine, ed è quindi in grado di provocare la sintomatologia tipica della malattia celiaca. L’apporto calorico del kamut (circa 350 KCal/100g) è leggermente superiore a quello del grano di tipo 0 (340 KCal/100 g) e del grano duro (314 KCal/100g) . Selenio, magnesio e zinco sono certamente i minerali maggiormente contenuti in questo cereale,  mentre tra le vitamine la più presente è la vitamina E (antiossidante). Presenti anche buoni quantità proteiche e lipidiche. Il kamut, quindi, è un cereale molto nutriente e può rappresentare un’ottima alternativa a pane, pasta o riso.

(Fonte www.alimentazione-salute.it)

Cibi contro il Mal di Testa

Ci sono dei cibi che nei soggetti predisposti possono causare mal di testa, dal vino alla cioccolata ai formaggi, in special modo quelli stagionati.

E poi ci sono dei cibi che invece contribuiscono a ridurre ed a prevenire il mal di testa.
Di seguito una lista di efficaci contro il mal di testa:
  1. Il miglio, tra i cereali, è utile contro l’emicrania perché contiene magnesio.
  2. Il caffè è efficace contro l’emicrania ma può anche causare mal di testa. La chiave sta in un consumo moderato.
  3. semi di lino e di Chia sono ottimi antinfiammatori. Inoltre, il che non guasta, ci fanno fare il pieno di Omega-3 e di fibre.
  4. Gli spinaci, ricchi di vitamina B2 o riboflavina, aiutano a combattere l’emicrania. (fonte www.benessereblog.it)


I Cereali

Noi italiani siamo abituati a pensare soltanto alla pasta quando si parla di cereali, e invece questo è un mondo ben più ricco!
cereali che mettiamo in tavola devono essere variati, in qualsiasi negozio di alimentazione naturale potremo trovare l’avena, l’orzo, il grano saraceno, il riso, il farro, il miglio, il mais, il kamut® e i più rari amaranto e quinoa.
Si possono mangiare in minestra ma anche in insalata, ricette facilissime, rapidissime e ricche di nutrienti preziosi.L’uso eccessivo di farine raffinate ha portato ad un deficit di vitamine(gruppo B), minerali (calcio e magnesio) e oligoelementi (selenio ezinco) che sono contenuti nella parte più esterna del chicco, per cui largo ai cereali integrali da alternare con gli altri!
(fonte www.altrasalute.it/)


La Natura in Soccorso dei Capelli

Grazie alle vitamine della verdura e della frutta, dei semi e degli oli vegetali; scopri i massaggi, gli impacchi e i trattamenti ideali per i tuoi capelli
Non è solo l’atmosfera inquinata cui sono esposti quotidianamente i capelli a comprometterne la bellezza e la vitalità: anche i prodotti che vengono applicati per costringerli in piega “li soffocano”, le tinture e gli acidi delle permanenti li sfibrano. Per conservare una chioma sana, folta e lucente, bisogna intervenire sul cuoio capelluto e sulla struttura del capello con un’adeguata integrazione vitaminica.
I capelli soffrono se non sono ben nutriti
capelli riflettono lo stato di salute dell’organismo. Problemi come forfora, dermatite seborroica, fragilità, vanno letti non solo come una problematica locale, ma inquadrati all’interno della situazione di benessere generale. In questi casi è inutile effettuare trattamenti locali, se non si attua una correzione dei deficit di sostanze nutrienti. Anche la presenza di forfora o di dermatite seborroica può essere aggravata da una dieta sbagliata: per prima cosa, è fondamentale ridurre i grassi animali (burro, strutto) e i latticini (formaggi, yogurt, gelati).
L’alimentazione “amica dei capelli” richiede quote sufficienti di tutte le vitamine, in particolare A e gruppo B, tra cui l’acido pantotenico, il PABA, la biotina, la vitamina B6, da associare a minerali come il ferro, lo zinco e il selenio. Un cereale rinforzante che li contiene tutti, da consumare due volte la settimana, cucinandolo come un normale risotto è il miglio: è un toccasana anche quando i capelli sono sfibrati a seguito di permanenti o tinture. In questi casi al cereale può essere abbinata anche una integrazione di olio di miglio in perle (in farmacia o in erboristeria), una al dì per cicli di un mese.
La strategia giusta in 3 mosse
Il massaggio
Ogni mattina e ogni sera ricorda di massaggiare per 2-3 minuti il cuoio capelluto per favorire la circolazione e l’ossigenazione dei follicoli.
L’impacco
Applica una volta la settimana un impacco nutriente (vedi le ricette sotto) per rinforzare la struttura dei capelli.
Il taglio e il “riposo”
Ogni due mesi andrebbero tagliate le punte rovinate e sfibrate. Inoltre, si dovrebbero sospendere per un mese i trattamenti come decolorazioni, tinte e permanenti con ammoniaca: in questo modo i capelli si “riposano” e si rinforzano.
L’avocado se sono secchi
La chioma è spenta, senza vita e il fusto del capello termina con sgradevoli doppie punte? Il problema dei capelli secchi si può risolvere con un impacco nutritivo a base di avocado, un frutto esotico ricco di grassi indispensabili per conservare l’idratazione e l’elasticità dei tessuti.
Come fare: Schiaccia con una forchetta la polpa di un avocado maturo e applicala suicapelli. Avvolgi la testa nella pellicola trasparente e lascia agire la maschera per circa un’ora. Per potenziare l’effetto nutriente, si può aggiungere all’avocado qualche goccia di olio di ricino. Ripeti il trattamento 2 volte la settimana.
Mele e limone per quelli grassi
capelli sono unti e lucidi, si sporcano facilmente. E più li laviamo, più si appesantiscono. In questo caso, ci sono un paio di interventi efficaci e semplici, da mettere in pratica per almeno un mese.
Prima dello shampoo: Frulla 2 mele acerbe insieme al succo di mezzo limone e friziona con il liquido tutto il cuoio capelluto. Lascia in posa per dieci minuti.
Il lavaggio giusto: Per combattere l’eccessiva produzione di sebo, dopo la frizione di mele e limone utilizza uno shampoo con estratti di ortica e crescione, ad azione seboregolatrice. Lo trovi in farmacia o in erboristeria.
In più, associa il macerato depurativo: Gli estratti di betulla svolgono un’azione disintossicante e depurativa: se la seborrea si accompagna alla forfora e alla pelle impura, può essere utile una cura con il macerato glicemico di betulla (Betulla verrucosa 1 DH) 50 gocce al giorno per qualche settimana, come trattamento di drenaggio.
Il tuorlo quando sono tinti o trattati
Colorazione e decolorazioni sfibrano i capelli, rendendoli opachi e fragili. Per restituire corpo e luminosità resta imbattibile un vecchio rimedio: l’impacco all’uovo.
Come si prepara: Miscela 2 tuorli d’uovo freschi, un cucchiaio di miele, 2 cucchiaini di olio d’oliva e 3 gocce di olio essenziale di camomilla. Distribuisci la miscela su tutta la lunghezza dei capelli. Lascia agire per mezz’ora e poi rimuovi con uno shampoo delicato. Aggiungi all’ultimo risciacquo un cucchiaio di aceto di mele, che lucida e rivitalizza.
Per tutti i capelli
Meno latticini, più semi e verdure per rinforzarli
Se i tuoi capelli sono “sofferenti”, verifica se nella tua dieta se non vi sia una eccessiva assunzione di latticini, carne e salumi. Aumenta invece l’apporto di frutta e verdura fresca e di semi oleosi (noci, mandorle, sesamo, girasole), ricchi di acidi grassi essenziali.
Ginepro e lavanda stimolano la crescita
Oltre alla dieta, associa un trattamento rinforzante: in un cucchiaio di olio extravergine di oliva miscela 2 gocce di olio essenziale di ginepro, 2 di olio di bergamotto e 2 gocce di olio di lavanda. Applica con i polpastrelli un po’ della miscela sul cuoio capelluto, massaggiando delicatamente. Aspetta mezz’ora prima di lavare i capelli. (fonte riza.it)

Proteggere i capelli con il miglio

Grazie al suo elevato contenuto di silicio e vitamine il miglio è il cereale che funziona meglio per rigenerare i nostri capelli e il cuoio capelluto
Il miglio è un cereale che ha origini antichissime; cosa più importante, il miglio è una vera farmacia naturale: contiene vitamina Adel gruppo B e acido folico, ma anche ferro, calcio, fluoro, potassio, magnesio, zinco, silicio aminoacidi solforati come la cisterna, importante per rallentare la cura dei capelli (promuove la formazione della cheratina) ma anche per la protezione delle unghie fragili, delle ossa e dello smalto dei denti.
Usa il miglio come alimento quotidiano
Per contrastare la caduta dei capelli possiamo introdurre nella nostra dieta l’uso di questocerale oggi poco usato. Ma come utilizzarlo? Dopo aver lavato il miglio va tostato con pochissimo olio extravergine di oliva. Si aggiungono due tazze di brodo vegetale per ogni tazza di miglio, si porta a ebollizione, si regola di sale, si abbassa la fiamma per altri 10 minuti e il miglio è pronto da saltare in padella con verdure di stagione.
Perché in questo periodo dell’anno cadono i capelli?
Lo stress è uno degli elementi che maggiormente contribuiscono alla sindrome da stanchezza cronica, che fatalmente si riverbera anche sui capelli, favorendone la caduta. In condizioni di stress il corpo libera nel sangue, in quantità maggiori del solito, molecole come l’adrenalina e la noradrenalina che, insieme ad altre, ottengono l’effetto di ridurre l’apporto di ossigeno e di sostanze nutritive al bulbo capillifero. Non ultimo ad aprile, nel pieno della stagione lavorativa, spesso si mangia male e di corsa, togliendo al corpo il necessario apporto di Sali e vitamine. Il risultato è una carenza di quel “carburante” organico che, tra le altre funzioni, ha anche quella di provvedere alla rigenerazione deicapelli, simbolo della vitalità e della vigoria fisica. (fonte /www.riza.it)

Il miglio: un cereale da riscoprire

Diuretico ed energizzante, il miglio è consigliato in fitoterapia per contrastare lo stress, l’anemia, la depressione e la stanchezza, in particolare quella di origine intellettuale.
Minuscolo e dorato, il semino sferico di questo cereale oggi gode in Italia di un’immeritata cattiva fama. Da noi viene infatti considerato, a torto, soltanto mangime per gli uccelli. Non così in passato, quando il miglio compariva abitualmente sulle tavole dei nostri avi e, insieme a orzo, grano, ceci, lenticchie, cipolle, aglio, porri e cetrioli sfamava già i sumeri. Non minore importanza gli attribuivano i romani: «Per oltre 100 anni conservasi il miglio per affermazione di Varrone quando ripongasi in pozzi chiusi»,scrivevano i loro esattori, dimostrando così da una parte la diffusione in Italia di questo cereale fin dai tempi più remoti – addirittura dall’età della pietra, come dimostrano i reperti archeologici – e dall’altra il suo valore, dato dalla lunga conservabilità e dalle proprietà nutritive.
Benché poco apprezzato dalla Scuola Salernitana, che lo definiva «alimento freddo in primo grado, asciutto in terzo» e diceva a proposito del pane da esso derivato «genera pochissimo sangue e per niente pregevole, non è utile a quelli che vogliono accrescere la loro carne e ingrassare, ma solo a quelli cui si addice l’essiccazione degli umori superflui». Fino all’arrivo del mais rappresentò comunque un alimento di base nell’Italia settentrionale, dove veniva consumato sotto forma di polentina.

Ai nostri giorni il miglio conosce nel nostro Paese una diffusione e una coltivazione limitate, a scapito della biodiversità e della fruibilità di un prodotto valido e gustoso, che costituisce tuttora l’alimento base di molte popolazioni africane; in questo continente, però, ne viene coltivata un’altra specie.

Le ragioni di un abbandono…

Oggi sono pochissimi i produttori italiani di miglio, pianta che si rivela vantaggiosa solo nelle prime fasi di coltivazione. Infatti ha un ciclo vegetativo rapido, che consente la semina ad aprile e il raccolto a giugno.

Si adatta ai suoli magri, si accontenta di poca acqua e di ben pochi concimi; bastano quelli accettati nelle coltivazioni bio. La raccolta è meccanizzata e non presenta inconvenienti: questi arrivano tutti dopo. Infatti poi occorre fare una selezione accurata con una macchina apposita, perché insieme al miglio ci sono molti semi diversi, soprattutto di senape selvatica, molto somiglianti. Si procede poi alla decorticazione, che si effettua sempre con una macchina ma rispettando condizioni ben precise per quanto riguarda l’umidità, altrimenti si rischia di perdere tutto.
Il tegumento, coriaceo, è impossibile da masticare e del resto privo di nutrienti. Contiene però glutine, a differenza del semino interno: se la decorticazione non è ben fatta, il cereale non può quindi essere destinato ai celiaci. Subito dopo quest’operazione si procede al confezionamento: in questo modo, il miglio si conserva meglio e più a lungo.

…e di un recupero

La reintroduzione del miglio nell’alimentazione rappresenta una scelta salutare ma anche gustosa! Di sapore dolce e delicato, questo cereale risulta infatti ben digeribile, e i suoi pregi non finiscono qui. Per cominciare, il miglio è più ricco di sali minerali rispetto agli altri cereali: sono contenuti in maggiori proporzioni ferro, fosforo, magnesio, fluoro e silicio. Quest’ultimo, in particolare, si rivela prezioso per le unghie, i capelli, la pelle, lo smalto dei denti. Le proteine, poi, sono particolarmente en assimilabili e più complete di quelle presenti nel frumento, nel grano saraceno e nel riso. Il miglio contiene lipidi in proporzione variabile con una percentuale elevata di acidi grassi insaturi (78-82%).

Diuretico ed energizzante, il miglio è consigliato in fitoterapia per contrastare lo stress, l’anemia, la depressione e la stanchezza, in particolare quella di origine intellettuale. Gli viene attribuita la proprietà di combattere gli aborti, e quindi è consigliato alle donne in gravidanza. Non a caso, nell’antica mitologia tedesca sisteva una dea protettrice della fertilità che dimorava sul Monte del Miglio. Buono anche il contenuto di vitamine A, B1, B3, E. Infine non dimentichiamo che, grazie all’assenza di glutine, il miglio è un alimento adatto ai celiaci.
Il miglio in cucina

Il miglio presenta il vantaggio di essere facile e rapido da cucinare. L’ammollo non serve. Il miglio si trasferisce in una casseruola e si tosta a fuoco basso, senza condimenti, rimestando. Si aggiunge poi una quantità doppia di acqua calda, si copre il recipiente e si porta a cottura a fiamma bassa in 20 minuti, controllando ogni tanto che non manchi acqua. Volendo si può saltare la fase della tostatura e cuocere il cereale con il doppio di acqua fredda, sempre coperto e sempre per 20 minuti circa. In entrambi i casi, a fine cottura tutto il liquido sarà stato assorbito: sconsigliabile invece procedere alla lessatura e alla scolatura finale dell’acqua, accorgimento valido per tutti gli altri cereali in chicco.

Dimezzando le quantità d’acqua e il tempo di cottura, si può utilizzare il cereale per farcire le verdure al forno; provatelo per esempio con le zucchine, dopo averlo mescolato con tofu a dadini, e avrete un piatto unico davvero squisito. Il miglio vanta inoltre un buon potere agglutinante, che lo rende adatto alla preparazione di crocchette e sformati senza ricorrere alle uova. Vantaggiosa anche l’aggiunta alle minestre e l’impiego nei dolci. Il pane di miglio, per esempio, era un dolce tipico della tradizione italiana, preparato con uova e miele. Infine, non dimentichiamo che è possibile consumare il miglio crudo, nella crema Budwig del mattino. Poco consigliabile invece l’uso della farina, perché irrancidisce facilmente. Dato che i granelli non sono duri, si possono tritare tranquillamente in casa con un macinacaffè.
Il miglio nel mondo

Cereale rustico e poco esigente, il miglio (Panicum miliaceum) si adatta a crescere sotto molti cieli diversi, da quelli tropicali a quelli freddi del Nordeuropa. Così, possiamo dire che il nostro cereale parla molte lingue, anche se in realtà con il nome di miglio si indicano molti tipi di cereali piccoli, con semi dai colori diversi: porpora, nero, giallo, bianco, grigio, rosso. Variabili anche le dimensioni; ai due opposti troviamo il così detto miglio candela o perla (Pennisetum spp), con piante che sfiorano i 2 metri di altezza, e il minuscolo Poa abyssinica. Altri tipi di miglio sono il dagussa, o miglio indiano (Eleusine coracana), coltivato nelle aree tropicali dell’Asia, e quello giapponese che può essere raccolto in sole sei settimane. Non dimentichiamo infine il panico (Setaria italica), oggi destinato soltanto agli uccelli ma in passato molto diffuso in Italia e spesso identificato con il miglio, per la somiglianza tra i due semi. (fonte www.aamterranuova.it)