domenica 24 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Virtù (II)


Vita - Vita interior: I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Virtù (II)

  6. Bellezza della virtù.
  7. La virtù è luce e verità.
  8. Potenza della virtù
  9. Nobiltà e gloria della virtù.
 10. La virtù è la via del cielo, ed un bene che non ci abbandona

6. BELLEZZA DELLA VIRTÙ. - «Che cosa è per noi La virtù, se non la bellezza interiore dell'uomo?», dice S. Agostino (Epl. CCXXII, ad Cosentium); e Filone aggiunge che non solamente la virtù è bella, ma anzi l'idea, l'imma­gine della beltà stessa di Dio (De vita Mosi); infatti la virtù è la suprema partecipazione di Dio il quale, essendo beltà suprema, ne riflette il suo raggio su la virtù e principalmente sul Verbo incarnato, Gesù Cristo, specchio divino di tutte le virtù, del quale il Salmista ha cantato: «Tu superi in bellezza tutti i figli degli uomini» (Psalm. XLIV, 3). O virtù, meraviglia delle meraviglie, bellezza delle bellezze! o virtù, candida come il giglio, dolce come la rosa, umile come la viola, fiore dei fiori! tu riunisci in te tutta la bellezza e tutto l'olezzo di tutti i più belli e più soavi fiori! O virtù, come sono belle le tue vie, come incan­tevoli le tue strade! (Prov. III, 17). 
La virtù è la vera bellezza, il ricco ammanto, l'incomparabile fulgore dell'anima, di tutte le azioni e dell'uomo tutto intero. Al con­trario il vizio ne è la deformità, la laidezza, la vergogna. La virtù veste l'uomo della bellezza di Dio; il vizio gli dà la bruttezza del demonio... Tanto bella e splendida si mostra la virtù, che i malvagi, ancorché vivano turpemente, l'amano e l'ammirano negli altri... «La virtù, dice il Nazianzeno, è in mezzo ai vizi, come la rosa tra le spine (In Praeceptis ad Virgin.)». Perciò il Savio afferma che si mostrano amatori della vera bellezza quelli che sono ricchi di virtù (Eccli. XLIV, 6).


7. LA VIRTÙ È LUCE E VERITÀ. - La virtù è splendida luce, perché: 1° ama la luce e la presenza di Dio...; 2° illumina l'anima, lo spi­rito, il cuore; vede il passato, il presente, l'avvenire; rischiara il tempo e l'eternità...; 3° illumina chi la possiede, e gli altri che le si accostano. Si può affermare di lei quello che l'Evangelista scrisse di Gesù Cristo, increata ed incarnata manifestazione della virtù: «Egli era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (IOANN. I, 9)... 4° La virtù è luce, perché esce da Dio; luce increata che supera, illumina, vivifica tutte le cose, e attrae a sé tutte le altre luci come il sole attrae i pianeti... Guardate i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i santi di tutti i tempi; splendido modello di virtù era ciascuno di loro e una luminosa luce che rischiarava il mondo, come dev'essere La vita di ogni cristiano. Nessun pregio, osserva il Crisostomo, dà tanta chiarezza e tanto lustro all'uomo, anche quando si studia di stare nascosto, quanto lo splendore della virtù; egli risplende non solamente sulla terra, ma anche nel cielo (Homil. ad pop.). Infatti, come dice S. Gregorio, « nella chiarezza della virtù si trova sempre Iddio (In Lib. I, Reg.) ».
La luce del sole oscura tutte le luci inferiori; la virtù è anch'essa una luce che fa impallidire quella della scienza... Come il sole, al suo levare, con i suoi raggi rischiara tutto il cielo, illumina la terra e cambia, per così dire, l'aria in luce, penetrandola; così, dice Filone, le virtù penetrando con i loro celesti raggi l'uomo, lo trasfor­mano tutto in fulgido chiarore (De Plant. Noe). Come l'anima ri­schiara e vivifica il corpo, così la virtù rischiara e vivifica l'anima e il cuore... La virtù illumina col buon esempio, e a lei si può applicare quello che l'Ecclesiaste dice del sole: «Compiendo il suo corso, spande dappertutto torrenti di luce» (Eccle. I, 6). Siamo dunque per le nostre virtù un sole su la terra... I sublimi esempi di Gesù, di Maria e dei Santi, sono per noi luminosissimi soli... Chi pratica la virtù, non cammina mai nelle tenebre, perché ha per guida il lume di vita... L'uomo virtuoso è, per l'esempio che dà, come un faro luminoso che avvisa, dirige e guida il navigante, affinché non rompa negli scogli e giunga tal porto...
La virtù è la pratica della verità, che è sempre pura da ogni errore; essa è la verità nella sua manifestazione esteriore; è il sole della verità... Fuori della virtù, tutto è errore, falsità, menzogna, inganno... Essa può ripetere quelle parole: «Io sono la via, la ve­rità, la vita» (IOANN. XIV, 6). «Chiunque è dalla parte della verità, dà ascolto alla mia voce» (Id. XVIII, 37). Perciò la Scrittura dice che i bugiardi non si ricorderanno della virtù, ma gli uomini sinceri non l'abbandoneranno mai e cammineranno. felicemente fino alla visione di Dio (Eccli. XV, 8).

8. POTENZA DELLÀ VIRTÙ. - La virtù è onnipotente: essa trionfa dell'inferno, del mondo, della concupiscenza.. Nessun nemico può tenerle fronte... Anzi, essa vince Dio medesimo e prende il cielo d'assalto... Il mare ed il Giordano fuggono alla vista dell'arca (Psalm. CXIII, 3). Alla vista delle virtù, il mare delle passioni, i fiumi delle con­cupiscenze scompaiono... La virtù tocca da un punto all'altro con forza, e dispone con soavità ogni cosa (Sap. VIII, 1). S. Giovanni Crisostomo afferma che mentre il vizio non è che debolezza, la virtù è tutta nerbo e forza, di modo che non c'è cosa più potente di lei e lo prova con la costanza e con la pazienza spiegate da Giuseppe, col suo coraggio nello schivare e vincere la più terribile delle passioni. Di tanta forza è la virtù, egli dice, che essa diviene più grande e più coraggiosa quando è assalita e calunniata... Essa si spinge nella sua potenza fino a toccare l'eroismo. Chi la possiede, chi ha l'aiuto della grazia soprannaturale, diventa più forte di tutto il mondo; essa è invincibile, sfugge agli agguati dell'uomo e del demonio (Homil. ad pop.).
La virtù messa alla prova si accresce, grandeggia, ingigantisce e splende di tutto lo sfarzo della sua potenza e grandezza: «Non si dà virtù senza fatica, scrive S. Ambrogio, perché dalla fatica dipende l'avanzamento e il trionfo della virtù (In Psalm. CXVIII)». Ma la vera virtù è forse mai indietreggiata innanzi alle più aspre ed eroiche fatiche? La morte medesima, anche la più orribile, non la spaventa, non l'avvilisce... Le virtù sono catene che legano i demoni e loro impediscono di avvicinarsi e nuocere. S. Bernardo le raffigura in quei cinque sassi puliti che Davide scelse nel torrente e coi quali abbatté il gigante Golia (In I Reg.). Ma badiamo, dirò col medesimo santo Dottore, che se la virtù è di sua natura forte, essa diventa invinci­bile e meritoria quando a lei va congiunta la grazia. Essa è forte per il giudizio della ragione che approva; e questa forza diviene vit­toriosa, per il buon desiderio della volontà illuminata (Serm. in Cant.). Lodiamo adunque, come uomini fortissimi e gloriosi, gli uo­mini grandi in virtù, e ornati di prudenza (Eccli. XLIV, 1-3). 
La vera e soda virtù è dunque onnipotente; è un diamante preziosissimo di tanta durezza che non si può spezzare, che resiste a tutto, e tutto supera e di tutto trionfa... La virtù è così attiva, che fa del bene anche ai malvagi, anche ai nemici, ed è così potente, che ne riesce vittoriosa coi suoi benefizi... Fare del bene ai cattivi, è la vittoria della virtù, dice S. Cirillo (Catech. II, 5). La vera virtù sta nascosta; ma se si tenta di opprimerla, allora si fa vedere e si mo­stra invincibile. Come le stelle, dice S. Bernardo, splendono la notte, e stanno nascoste di giorno, così la vera e soda virtù che spesse volte nelle prosperità non compare, nelle avversità splende in tutto il suo fulgore (Serm. XXVII. in Cant.).
Anche i pagani ammirano la potenza della virtù; Seneca avverte che è più pronta ad affrontar i cimenti la virtù, che non la crudeltà a inventarli. E’ avida di azioni eroiche; va al suo scopo, senza impen­sierirsi di quello che dovrà soffrire. E il sostegno della debolezza umana, ne è il riparo insuperabile. Chi si trincera in lei è sicuro di non cadere in mano agli assedianti. Senza avversari e senza com­battimenti, la virtù intorpidisce e si snerva; cimentata, grandeggia e triplica le sue forze (Epist. XXIV). Le prove, scrive in altro luogo il medesimo autore, sono come le nuvole per il sole, anzi di meno; poiché la virtù splende nelle traversie e si forbisce nelle avversità. Il vero bene è di tale natura e condizione, che essendo il vero bene, non può non riuscire vantaggioso; tale è anche la natura della virtù. Essa ci purifica ci conduce al cielo dopo di averci purificati (De Prov.). E proprio di una virtù coraggiosa e di uno spirito magnanimo, dice Cicerone, il non temere di nulla, il disprezzare ogni cosa umana, non considerare come insopportabile nulla di ciò che può accadere all'uomo di spiacevole. Chi è fornito di grande virtù non s'inquieta punto di ciò che può cadergli sopra, lo stima un niente; dirige e domina tutta ciò che a lui è inferiore; disprezza i dolori e la morte (De Offic. l. III). Che nobile e giusta testimonianza rendono alla virtù gli stessi pagani!


9. NOBILTÀ E GLORIA DELLA VIRTÙ. - «Gloria, onore e pace a chiunque fa il bene», cioè all'uomo virtuoso, scrive S. Paolo (Rom. II, 10); e già prima di lui il Savio aveva detto: «Procurate di farvi un buon nome per mezzo della virtù; questo bene sarà per voi più durevole che mille dei più preziosi tesori (Eccli. XL, 15); infatti la virtù presenta a chi la pratica, da una mano lunghezza di giorni, dall'altra ricchezza e gloria (Prov. III, 16). Quindi S. Bernardo dà alla virtù il nome di madre dell'onore e la indica come la vera via alla gloria (Serm. I. de S. Victor.). «Somma nobiltà, supremo onore è agli occhi di Dio, scrive S. Gerolamo, essere chiaro per virtù (Epist.)». Solo la virtù è nobile, dice Cassiano, ed è nobilissimo e innanzi a Dio grandissimo chi risplende per virtù (Collat. II, c. 10). Chi vive di virtù, vivrà glorioso nella memoria degli uomini; essendo la virtù, come osserva S. Agostino, la strada per la: quale l'uomo dabbene arriva alla gloria, all'onore, al potere (De Civit., 1. I, c. XV). Papa Urbano rispose a un tale che gli rinfacciava la sua bassa ori­gine: I grandi uomini non nascono già tali, ma tali diventano mediante la virtù (Histor. Eccl.). L'imperatore Massimiliano disse a un ricco che gli of­friva una gran somma di denaro perché gli desse titoli di nobiltà: Io posso arricchirvi, ma in quanto al nobilitarvi, solo la vostra virtù può farlo (ANTON. In Meliss.).
In questo argomento abbiamo due notevoli sentenze di Seneca: «Incomparabile ornamento è la virtù e rende sacro chi la eserci­ta (Epist. LX)». Vi è solo una cosa che ci possa fare immortali e simili agli dèi, la virtù (Apud. Lactant., 1. III, c. XII)»; e il poeta Giovenale dichiara che solo la virtù è nobile e grande (ANTON. In Meliss.).


10. LA VIRTÙ È LA VIA DEL CIELO, ED UN BENE CHE NON CI ABBANDONA. ­- La virtù ha per unico scopo Dio, la sua legge; la sua volontà, il suo servizio, il suo amore; ora se non è questa la via del cielo, bisogna dire che non ve n'è altra... Sì, sola la virtù conduce al cielo; essa è la strada alla vita eterna; la via dell'inferno, della morte eterna, è il peccato. La via della morte è il mondo; la via del paradiso è il disprezzo del mondo... Per questo appunto la virtù è un bene che non ci abbandona mai. «La virtù ci fa eredi di un nome eterno», dice il Savio (Eccli. XV, 6).
«Noi non possiamo dire che siano veramente nostre quelle cose che non possiamo portare con noi, scrive S. Ambrogio; solo la virtù accompagna i defunti (De Abel et Cain, l. I. c. XV)» . Le vesti, i mobili, l'oro, l'argento, dice il Crisostomo, vanno soggetti a deperimento, a perdita, a furto; ma chi è vestito di virtù, possiede un tesoro che né i vermi possono rodere, né i ladri rubare, né la ruggine può consumare (Homil. ad pop.). Perché, come dice S. Bernardo, «la vera virtù non conosce fine, non muore col tempo (Epist. CCLIII, ad Guarin.)». Ciò che appartiene al secolo, rimane nel secolo, la virtù va all'eternità (S. AMBROGIO, In Luc. XII). O virtù inestimabile, tu dài all'anima frutti e beni immortali!...
Platone ci assicura che la virtù ci fa simili a Dio. Ora Dio è eterno (De Legib.). La virtù vale assai più che una lunga posterità, per ren­dere eterno un nome; perciò Seneca dice che ci dà l'immortalità (Epist. XXVII), e Sofocle la chiama un immancabile, eterna possesso (In Eurifilo). Gli alti obelischi, le grandi piramidi richiedono molta fatica per essere collocate, osserva Plinio, ma una volta che sono alzate, rimangono immobili per sempre; così la virtù costa fatica alla debole natura; ci vuole coraggio, fermezza e lavoro per innalzarci fino a lei, e collocarla nell'anima nostra; ma stabilitavi una volta, è un bene che non si guasta, non si corrompe col tempo, ma dura im­mortale (Hist. XXXVI, c. IX).

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