lunedì 22 ottobre 2012

SAN GIOVANNI da Capestrano (1386-1456) era convinto assolutamente che la vittoria è nelle mani di Dio che può darla anche a pochi di fronte a molti.



San Giovanni da Capestrano

Correva l'anno 1456. I Turchi minacciavano Belgrado. L'esercito cristiano - benché formato in maggioranza da elementi raccogliticci - riuscì a sconfiggerli il 22 luglio. Gran parte del merito della vittoria va attribuito ad un frate francescano che, accorrendo dove maggiore era il pericolo, incitava i combattenti cosi: «Sia avanzando che retrocedendo, sia colpendo che colpiti, invocate il Nome di Gesù: in Lui solo è salvezza». Per undici giorni ed altrettante notti fu sempre sul campo, sostenendo fatiche e privazioni. E i gravi disagi della guerra lo condussero alla morte il 23 ottobre successivo. Quel frate era Giovanni da Capestrano: aveva settant'anni.

Giovanni era nato a Capestrano, cittadina non lontana da L'Aquila, il 24 giugno 1386. Il padre era un nobile venuto dal Nord, pare dalla Germania, per cui il ragazzo veniva chiamato Giantudesco. A Perugia si laureò brillantemente in giurisprudenza e fu subito chiamato a lavorare nel Supremo Tribunale del Regno di Napoli. Poi divenne giudice e governatore di Perugia. Nel 1416, Andrea Fortebraccio, detto Braccio da Montone, capitano di ventura, nativo di Perugia, nel tentativo di crearsi una signoria in Umbria, occupò la sua città, facendo prigioniero Giantudesco.

Questi, durante la prigionia, ebbe una visione: San Francesco lo esortava a divenire frate del suo Ordine. Pagando un forte riscatto, Giovanni tornò libero e si recò subito al convento di Monteripido, vicino a Perugia. Qui poté indossare il saio dei Frati Minori il 4 ottobre 1416. 

Ignoriamo dove compì gli studi di teologia. Tuttavia fu uno studente molto serio perché, fin dall'inizio della sua predicazione, dimostrò di possedere una vasta conoscenza della Bibbia, dei Padri della Chiesa e delle opere di S. Tommaso d'Aquino.

Il Papa Martino V lo nominò Inquisitore dei Fraticelli, ma Fra Giovanni sostenne dure battaglie anche contro altri eretici, particolarmente contro gli Ussiti, cioè i seguaci di Jan Hus. Il Papa mandò Giantudesco, come suo legato, in Austria, in Baviera, in Polonia. Anche i ministri generali dell'Ordine, nonché re e principi, affidavano al frate tanti incarichi che non gli consentirono di avere una residenza stabile.

Le sue prediche richiamavano autentiche folle; i suoi scritti formano ben diciannove grossi volumi. Fondò molti monasteri del suo stesso Ordine e diffuse i Monti di Pietà per sottrarre i poveri dagli artigli degli usurai. Fu amico di S. Bernardino da Siena, che difese e fece assolvere dall'accusa di eresia, perché onorava Cristo con il famoso monogramma JHS (= Jesus Hominum Salvator: Gesù Salvatore degli uomini).

Nel 1452, Federico III, re dì Germania, era a Roma per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Chiese allora al Pontefice Niccolò V di mandare Fra Giovanni nei suoi Stati. Il frate vi andò con alcuni confratelli, impiegati come interpreti e scrivani. Vi rimase un anno, viaggiando e predicando, ma anche riformando conventi e compiendo miracoli. E, nei pochi momenti liberi, pregava insieme ai confratelli.

Compì molte guarigioni, come – pare - nessun altro Santo ne abbia mai realizzato. Si conservano atti notarili attestanti miracoli. Un antico codice, custodito a Parigi, presenta addirittura duemila casi di guarigione, tutti confermati da testimoni. Dopo la canonizzazione di Bernardino da Siena (1450), Fra Giovanni poneva sul malato una reliquia del suo amico e confratello, attribuendo a lui la guarigione dell'infermo.

Salvatore dell'Europa certamente può essere definito s. Giovanni da Capestrano frate francescano realizzatore della liberazione di Belgrado dall'assalto dei turchi. Sono veramente emozionanti le pagine che p. Hofer nel suo libro "S. Giovanni di Capestrano" ( l' Aquila 1955), dedica a questa impresa e alla sua preparazione . I Turchi erano giunti con circa un mese di anticipo a Belgrado rispetto alle attese dei serbi ed erano un imponente esercito con potenti cannoni e catapulte con navi ben equipaggiate, animali, tra cui cani al seguito (con cui sbranare i cristiani!) e anche donne e bambini (non si sa perché, forse volevano colonizzare la zona).

Tutta la Chiesa, secondo le indicazioni del Papa Callisto III pregava per la liberazione dell'Europa dalle orde islamiche. Il santo di fronte a tale potenza umana poteva rispondere con la potenza divina che durante una s. Messa gli si era rivelata con particolare chiarezza assicurandogli la vittoria nel Nome di Dio. Le forze militari di cui poteva contare erano misere: poche migliaia di uomini male equipaggiati e poco addestrati, erano contadini che seguivano lui come loro capo per la vittoria contro gli infedeli e alcuni militari. Con queste egli, forte veramente della potenza del Nome di Gesù, che faceva invocare ai suoi soldati spesso, riuscì prima a rompere l'assedio navale alla città e quindi a respingere l'assalto turco alla stessa , trionfando poi definitivamente su di loro.

Inutile dire che il comandante ungherese delle truppe e il Legato pontificio sconsigliarono risolutamente al santo tutte le operazioni da lui compiute in nome di una logica evidentemente umana o almeno non così divina come quella del santo. Questi era convinto assolutamente che la vittoria è nelle mani di Dio che può darla anche a pochi di fronte a molti. Si tenga conto che questo comandante ungherese era uno che a Varna aveva fronteggiato l'esercito turco formato da 100.000(centomila) uomini con un esercito di 16.000(sedicimila!!!!) uomini ben addestrati; nel caso nostro è evidente che le milizie di cui poteva contare il santo e un tale comandante erano evidentemete impreparate e inferiori nettamente nel numero.

Durante la battaglia navale per lo sfondamento dell'assedio alla città, il santo stava su un altura visibile ai combattenti e dopo aver fatto spiegare il vessillo crociato e agitando la croce, ora rivolto al Cielo, ora rivolto ai suoi gridava il Nome Gesù, e lanciava contro i nemici del nome cristiano le rituali preghiere di scongiuro.(pag. 667)

Si noti che era incomparabile il dislivello esistente tra la flotta turca potente e ben preparata e quella crociata formata da barche e da una sola nave veramente attrezzata per la guerra ma tuttavia i crociati vinsero anche perché poterono contare su una sortita effettuata dagli stessi abitanti di Belgrado che erano buoni marinai, esperti evidentemente nel combattimento sull'acqua. I turchi seppure più forti furono attaccati di fronte dai militari di s. Giovanni e alle spalle dalle navi degli abitanti di Belgrado.
Entrato in Belgrado trionfalmente s. Giovanni era il "cuore" della truppa: tutti andavano a lui per essere benedetti e per avere ordini ma sopratutto tutti lo seguivano nelle istruzioni morali che egli dava sicché quell'accampamento crociato era una specie di immensa congregazione religiosa, di esso facevano parte anche religiosi laici, eremiti, monaci; non potevano farne parti i sacerdoti, che invece si dedicavano alla penitenza, al culto e all'amministrazione dei sacramenti.

Il santo non chiamava il Sultano il "Gran Turco" ma il"Gran Cane " e voleva che così lo si chiamasse nell'accampamento. Disse una volta a gran voce ai turchi, da lontano: "Annunziate al vostro Gran Cane che se non desiste dai suoi scellerati propositi, fra breve la mano del Signore sarà su di lui".

Tanto era
il movimento del santo per essere ovunque presente e servire i suoi fratelli che il cavallo che gli fu donato per muoversi morì stremato in pochi giorni e a quanto pare nei diciassette giorni decisivi per le sorti della città s. Giovanni dormì solo per sette ore. (pag.669) 

Mai il santo, in questo periodo, si spogliò dell'abito e mai cambiò la biancheria né tantomeno si pensa che dovette lavarsi: una crosta di sudicio e di polvere copriva il suo corpo. Perdette infine anche ogni gusto e si dovette raschiare il suo palato per staccarne le croste che si erano formate perché la carne non imputridisse. Il cibo per tutti, in quei giorni era pane e vino, nient'altro. I Turchi prima dell'assalto finale cannoneggiavano con grossi cannoni (nella cui bocca vi poteva entrare una intera persona) la città sicché le fortificazioni avevano dei grossi cedimenti. I capi crociati in tale situazioni erano pressocché concordi nel lasciare via mare la città allontanando da essa le persone (sia civili che militari) con barche e navigli. S. Giovanni invece fu inflessibile nel rimanere nella città e attendere l'assalto e l'ebbe vinta. L'assalto iniziò il 21 luglio, alla sera e proseguì fino al 22, giorno della memoria di s. Maria Maddalena . Durante tale assalto più volte sembrò che i turchi dovessero vincere e lo stesso comandante crociato Hunyadi si pose su una barca per controllare di là la situazione ed essere pronto a mettersi in salvo in caso di pericolo. 

Un fatto interessante capitò, un ungherese si avventò contro un turco che era balzato oltre le mura, erano tutti due vicini allo strapiombo delle mura di cinta , l'ungherese vide s. Giovanni e gli chiese se si sarebbe salvato rimanendo avvinghiato al turco e gettandolo con sé nello strapiombo il santo annuì e l'uomo si precipitò con il nemico evidentemente morendo con lui. 

Lo stratagemma decisivo con cui si arrestò l'assalto
turco fu quello per il quale i crociati gettarono sugli assalitori, dalle mura della fortezza più interna della citta parecchie fascine di legna preparate con pece, polvere di zolfo e altre materie infiammabili; i turchi rimasero colpiti fortemente da quelle fiamme così forti e oltre a morire in parecchi, si ritirarono. 

Dopo ciò i crociati fecero un pò per inseguirli ed ebbero ragione ulteriormente di loro sicché li ricacciarono lontano scongiurando definitivamente, per quell'anno almeno, il pericolo di nuove incursioni. Mentre inseguivano i turchi il santo volle accompagnare i suoi soldati affermando " Ho aspettato quaranta anni questo ghiotto boccone ; chi non ha coraggio torni indietro!" i due frati che lo accompagnavano non ebbero coraggio di seguirlo nella zona del pericolo verso cui si addentrava, solo lui procedette avanti con i suoi soldati.

E appunto , il santo, salito su un mucchio di terra tra le artiglierie, agitando con la destra la croce, stando tra i combattenti, tra il sibilare dei proiettili , con a fianco il suo portabandiera ora rivolgeva parole di incoraggiamento ai suoi soldati, ora pregava Dio invocandone l'aiuto; ottenendo così da Dio quanto sperava . Così si realizzò la famosa e santa liberazione di Belgrado dai turchi. Alla fine di questa giornata del 22 luglio 1456 il santo rendeva grazie a Dio con le parole del salmo: "Questo è il giorno che ha fatto per noi il Signore", e insieme scriveva al Papa per mettere in mostra la grandezza del miracolo compiuto da Dio con una tale liberazione della città. Purtroppo a causa del grande numero di cadaveri che coprivano la città e le campagne dintorno, di lì a poco scoppiò una pestilenza nella quale morì tanto il comandante Hunyadi quanto il santo, che appunto è sepolto in Austria a Villach

Ora, riflettiamo, tale vittoria militare è segno della vittoria spirituale che Cristo ha su satana e sui suoi strumenti....questa vittoria si deve attuare a livellio visibile nella loro conversione a Cristo, perciò invito a pregare tutti perché si compia pienamente questa vittoria della loro conversione e che essa si compia sotto qualche santo che il Signore vuole certamente inviarci .
Sono un "pazzo, visionario"? No, e lo vedrete....probabilmente dal Cielo...se pregate...e vi salvate. D'altra parte inutile confondersi con mille idee: Dio onnipotente vuole rendere cristiane e sante tutte le genti;... ripeto Dio Onnipotente, cioè Colui cui è possibile operare ciò che vuole; dunque fiducia e preghiera, e sopratutto vita eucaristica: s. Messa , Liturgia e adorazione. Se s. Giovanni ha potuto realizzare cose così grandi lo ha fatto attraverso la sua partecipazione a Cristo nella Eucaristia, nella quale noi riceviamo tutto Cristo nella sua Onnipotenza... dunque se ci crediamo davvero anche noi possiamo realizzare delle meraviglie con Cristo Dio e forse meraviglie più grandi di s. Giovanni.


Perciò impegnamoci a ottenere la
conversione dei musulmani e l'invio da parte di Dio di santi che realizzino conversioni di massa di questi che oggi appaiono come veri nemici di Cristo . Preghiamo e preghiamo bene e anche se non vediamo i frutti perché non sappiamo vederli andiamo avanti e vedremo..... il futuro dell'Europa e del mondo sta anche nelle nostre "bocche" ma soptratutto nei nostri cuori . Preghiamo. Preghiamo. Preghiamo. Lo Spirito Santo ci faccia capire che queste non sono "solo belle parole"

S. Giovanni da Capestrano prega per noi

CUORE IMMACOLATO DI MARIA
FIDUCIA SALVEZZA SPERANZA GIOIA MIA!

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